Il signoraggio e i complottisti anticomplottisti

“Attualmente (…) capitalismo e anticapitalismo tracciano lo stesso orizzonte assente. La stessa prospettiva tronca di gestire il disastro.

Appello del Comitato Invisibile

Da un po’ di tempo, vanno di moda alcune Soluzioni alla crisi in cui ci troviamo.

Chi invita a bloccare l’immigrazione, chi a dare subito la cittadinanza agli immigrati; altri a privatizzare il sistema pensionistico, altri ad abolire oppure reintrodurre il sistema proporzionale nelle elezioni, altri ancora a vietare la candidatura al parlamento a chi ha subito condanne penali.

Di “destra” o di “sinistra” che sembrino, sono tutte Grandi Chiavi.

Alcune di queste Grandi Chiavi sono di tipo strettamente monetario, come la Modern Monetary Theory (MMT), promossa in Italia da Paolo Barnard, e la teoria del Signoraggio. I cui sostenitori, peraltro, sono in feroce conflitto tra di loro.

Tutte queste teorie si fondano su un presupposto implicito: che la chiave possa aprire la porta e farci uscire dalla Crisi. Come se l’orrore in cui viviamo non fosse universale, ma solo qualche difetto in un sistema che peraltro va bene. E per questo motivo, non ho mai avuto voglia o tempo di approfondire queste teorie. Ne parlo quindi non come critico, ma come autonominato antropologo.

Tra queste, la teoria del Signoraggio ha una storia curiosa: è stata predicata per decenni dal professore Giacinto Auriti dell’Università di Chieti, ascoltato forse da qualche decina di amici. Mentre dopo la sua morte, si è diffusa clamorosamente grazie a Internet, sfuggendo probabilmente del tutto al giro di chi all’inizio ci aveva creduto.

Oggi, viene sostenuta da una pletora di personaggi, spesso al limite dell’assurdo, tra cui spiccano il mitico Alfonso Luigi Marra e la sua attuale compagna, la Jeune-Fille all’italiana, Sara Tommasi. Una signora che ha fatto molto di più di Auriti per far conoscere la teoria, esponendo la teoria (e se stessa) completamente nuda  in occasione di una manifestazione svoltasi, chi sa perché, in Via delle Vergini a Roma.

La teoria del Signoraggio non è stata solo oggetto di simili manipolazioni; è stata anche oggetto di dure critiche, che provengono sia dal giro degli anticomplottisti-a-tutti-i-costi che da una certa sinistra estrema.

Gli anticomplottisti-a-tutti-i-costi li ascolto come ascolto tutti gli estremisti, perché tirano fuori fatti insoliti e interessanti; ma il tono di fondo, che consiste nel gettare il ridicolo su tutto ciò che non sia banale, li rende particolarmente sgradevoli.

L’ultima critica dall’estrema sinistra proviene invece da Mauro Vanetti e Luca Lombardi, e si intitola SIGNORAGGIO FAQ, ovvero come ho imparato a non preoccuparmi del Complotto e a odiare il Capitale. L’articolo unisce una critica sistematica alla teoria del signoraggio a una riproposizione di alcuni temi diffusi in ambienti che si ispirano, a ragione o a torto, al pensiero di Karl Marx.

Ora, io faccio fatica a seguire tanto la teoria quanto i suoi critici, proprio per i motivi che avevo espresso prima.

Il mio giudizio sulla teoria del signoraggio me lo sono già fatto anni fa, quando ho conosciuto superficialmente Giacinto Auriti.

Non è giusto dire che abbiamo capito tutto di una persona che abbiamo visto una volta in vita nostra; quindi tenete presente che non sto parlando di Auriti, ma della mia opinione di Auriti.

Un uomo modesto, nel senso migliore della parola: cioè che annullava se stesso, di fronte alla propria teoria. Che con grande impegno e intelligenza trovava in ogni cosa il riscontro di quella teoria; ma difficilmente accoglieva alcun dato contrario, e non coglieva mai il contesto. Anzi, per persone del genere, che comunicano esclusivamente in uscita, i contesti spesso non esistono proprio. O meglio, la Chiave è il contesto di tutto, e il mondo è solo un insieme di piccole dimostrazioni.[1]

Auriti ha trovato spazio in un angolo molto particolare degli ambienti della cosiddetta estrema destra (che per la maggior parte non se ne interessavano affatto), ma è quasi un caso della sua biografia personale: le Grandi Chiavi non sono di destra o di sinistra, cattoliche o laiche, sono se stesse e basta.

Teorie del genere rotolano sulla superficie del mondo come palle perfettamente lisce, che non offrono appigli. E proprio in questo sta la difficoltà a darvi una risposta.

Vanetti e Lombardi fanno una critica tecnica molto articolata alla teoria del signoraggio, che mi interessa quanto mi interessa la teoria stessa, cioè molto poco.

A questa critica, su cui non mi pronuncio (vabbene, hanno probabilmente ragione in linea di massima), si accompagna una sorta di urgenza missionaria. Quello del signoraggio, dicono,

“è un tema su cui si fa molta disinformazione; le fonti di questa disinformazione sono gruppi fascisti o rossobruni (cioè fascisti camuffati da comunisti), teorici del complotto e moltissima gente in buona fede che si è convinta che queste teorie spieghino come le banche e il capitalismo ci schiavizzino. Chiameremo quelli che diffondono bufale sul signoraggio “signoraggisti”.

Il mio scarso interesse per la teoria del signoraggio è dovuto proprio al fatto che si tratta di una palese semplificazione; cui Vanetti e Lombardi contrappongono la propria Teoria del Tutto:

“Ovviamente, se una rivoluzione cambiasse il carattere del potere politico nel nostro Paese, la politica portata avanti dalla Banca d’Italia cambierebbe radicalmente come d’altronde è successo in tutti i processi di profonda trasformazione sociale (cfr. le riforme costituzionali in Venezuela che si proponevano di abolire la cosiddetta “autonomia” della banca centrale).

Il problema non è tanto far passare la banca centrale nelle mani dello Stato, il problema è far passare lo Stato nelle mani dei lavoratori.”

Ora, conosco persone che sostengono con entusiasmo il governo di Hugo Chávez e che si recano spesso in Venezuela. Mi riferiscono, unanimi, che il problema principale del “processo bolivariano” consiste nel fatto che la gente va in massa a votare per Chávez, ma pochissimi partecipano attivamente alle attività collettive che lui cerca di mettere in piedi.

Le banche – come gli Stati – sono tautologicamente già in mano ai “lavoratori”, nel senso che chi ci lavora è un lavoratore. Ma qui probabilmente si intende qualche mitologica entità collettiva, che dovrebbe gestire i computer con i calli sulle dita. E in questo senso, nessuno ha mai visto una banca – o uno Stato – in mano ai “lavoratori”, ma solo in mano a funzionari, che rispondono a diversi interessi, tra cui soprattutto i propri. Anche quando parliamo di “banche cooperative”, come ce ne sono molte.

La teoria del “controllo dei lavoratori” si distingue da quella del signoraggio, solo perché non è nemmeno smentibile, mentre almeno le affermazioni signoraggiste, grazie alla loro precisione, si possono analizzare.

Ma per Vanetti e Lombardi, il mondo è nettamente diviso in due schieramenti in lotta tra di loro:

“Anzi, siccome [le persone ingenue] vedono che i fascisti sono molto più insistenti dei comunisti nel chiedere “sovranità monetaria” finiscono per pensare che i fascisti siano più anticapitalisti dell’estrema sinistra. Questo è uno dei motivi per cui i fascisti insistono su questo tema: farsi una verginità anticapitalista senza in realtà rompere coi meccanismi fondamentali del capitalismo.”

Ora, si “rompe con i meccanismi fondamentali del capitalismo” andando a coltivare un campo sugli Appennini da soli; o forse facendo i rapinatori.

Non so quali mestieri facciano Vanetti e Lombardi, ma dubito che siano meno complici di me, che faccio il traduttore di manuali tecnici per aziende capitaliste; o del militante di Forza Nuova che scarica casse per un centro commerciale.

Si è complici in base alle cose concrete che si fanno, non alle idee che frullano in testa alle persone, e di cui giustamente gli imprenditori se ne infischiano.

La fantasia che divide il mondo in Rivoluzionari e Reazionari è a sua volta necessariamente complottista: i neofascisti vengono quindi immaginati come parte di un’Organizzazione al Servizio del Capitale, che avrebbe qualcosa da nascondere mentre si Infiltra tra i Rivoluzionari.

Ditemi voi, se in tempi di liberalismo trionfante e di pensiero unico, qualcuno dovrebbe aver interesse a infiltrarsi proprio nella disastrata compagine dell’estrema sinistra, o a far finta di essere anticapitalista. La verginità, anticapitalista o meno, non è certo un requisito per essere ammessi nel salotto di Maria De Filippi.

Per chi sta conducendo la Rivoluzione, la teoria del signoraggio, invece di essere la palla rotolante che è, diventa un’arma contro i Lavoratori.

Ora, nessuno è obbligato a occuparsi di realtà marginali come certi gruppi di estrema destra, ma se uno proprio ci tiene – e mi sembra che Vanetti e Lombardi ci tengano – dovrebbe porsi domande di tutt’altro tipo.

Ad esempio, cosa porta un giovane squattrinato, che non ha nulla da guadagnare a “fare politica”, figuriamoci poi in un gruppo emarginato e malvisto, a battersi contemporaneamente per chiudere un campo Rom e per chiudere una banca?

Quali complessi fattori, vicende umane, tentativi confusi di capire il mondo, voglia di esserci, senso di inferiorità e insieme rigetto verso la sinistra realmente esistente, risentimenti personali, dubbi che non si vogliono ammettere, fragilità, sovrapposizioni stratificate di luoghi comuni e disprezzo per i luoghi comuni, ci sono in una scelta simile?

Come sempre, dall’Appello del Comitato Invisibile:

“E’ a forza di vedere il nemico come un soggetto che ci sta di fronte – anziché sentirlo come un rapporto che ci vincola – che ci rinchiudiamo nella lotta contro il rinchiudere. Che riproduciamo con la scusa dell’ “alternativa” il peggio dei rapporti dominanti. Che ci mettiamo a vendere la lotta contro la merce. Che nascono le autorità  della lotta antiautoritaria, il femminismo con i coglioni e i linciaggi antifascisti.”

Nota:

[1] Per questo, è del tutto irrilevante cercare le origini della teoria del signoraggio, attribuite a Ezra Pound. Che avrà anche avanzato ipotesi del genere, ma era mille altre cose.

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129 risposte a Il signoraggio e i complottisti anticomplottisti

  1. daouda scrive:

    Non c’è altro da aggiungere che questo, e poi basta.

    http://download.luogocomune.net/download/Libri/LoStatoFalsario-M.N.Rothbard.pdf

    Inoltre

    “La fantasia che divide il mondo in Rivoluzionari e Reazionari è a sua volta necessariamente complottista: i neofascisti vengono quindi immaginati come parte di un’Organizzazione al Servizio del Capitale, che avrebbe qualcosa da nascondere mentre si Infiltra tra i Rivoluzionari.”

    E’ esattamente l’inverso, e lo è proprio perché il mondo HA UN FINE. Il fatto che tu faccia finta che non esista un progetto ed un corso della storia ti rende complice di questo, sempre che non sia una tua prerogativa.
    Inoltre i neofascisti in moltissime loro sfaccettature sono dei rivoluzionari e non dei reazionari.Ma anche molti reazionari sono stati, a loro tempo, dei rivoluzionari.

    Comunque sia tale esaspreazione dervia soprattutto dall’ignoranza del processo di individuazione e del divenire. Il gomblotto è naturale , non artificiale. E ciò lo si comprende a pieno se si smette di usare il termine natura nel sendo moderno…

    “Si è complici in base alle cose concrete che si fanno, non alle idee che frullano in testa alle persone, e di cui giustamente gli imprenditori se ne infischiano.”

    Questa visione ignora completamente il rapporto psiche-soma. Non è che il Cristo quando dice che chi desidera una donna sposata commette adulterio sia mendace, è solo che tecnicamente ha ragione Lui.
    Come credere che il fatto che sia possibile parlare faccia sicché la parola espressa non permanga nell’individuo che la pronunci. E’ una assurdità che appare logica e normale solo a chi non riflette sui principi.
    D’altronde per avere un effetto non serve affatto farlo in prima persona. La dominazione del mentale e l’alimentazione di determinati pensieri si esplicherà in chi avrà la potenzialità, volontà di attivarli ed effettuarli anche tramite opportune induzioni dei più svariati generi. Ma il continuare a pensarne qualcosa fortifica e aumenta di gran lunga le probabilità degli atti , oltre che la loro incidenza.

    Il tuo discorso sulla Chiave è poi posto male e chiaramente insensato visto che tu poni una chiave e per definizione hai una tua chiave.
    Metafisicamente poi la Chiave , sta fantomatica chiave del tutto, è un’ovvietà.
    Ma per l’appunto tali grandi chiavi non sono affatto esterne.

    Ed il comitato invisibile , alquanto puerile e lo sai, parafrasando Laing non fà che barcamenarsi come altri portando il dentro del fuori all’interno.Ma è e rimane esterno.

    p.s. è impossibile passare lo stato nelle mani dei lavoratori.

    p.p.s. “Ad esempio, cosa porta un giovane squattrinato, che non ha nulla da guadagnare a “fare politica”, figuriamoci poi in un gruppo emarginato e malvisto, a battersi contemporaneamente per chiudere un campo Rom e per chiudere una banca?”

    La tua faziosità elimina di per sé il fatto che l’uomo è sempre così, in ogni schieramento oltretutto, e che continua ad esserlo anche se è nello schieramento giusto.
    Perché non avere schieramenti è proprio di chi è morto, o di chi è rinato la terza volta.

    Inoltre tanto varrebbe chiedersi il perché si esista visto che ogni atto accadente , accaduto e che accadrà è necessario ed indispensabile.
    La sua predeterminazione rispetta le potenzialità inerenti alla sua natura ed all’interazione delle cose come al processo evolutivo, ma ciò non significa che se un individuo soffre sia sbagliato, foss’anche se fosse torturato o vivesse come un cane, cose che non augurarsi e impegnarsi ad evitare è del tutto normale per coloro a cui è normale giust’appunto. L ‘altruismo è il vero egoismo all’esterno mentre l’egoismo è il vero altruismo all’interno.
    Il problema è che nel centro, nel perno, non c’è nessun problema.
    Solo così si può essere obiettivi, fedeli, sinceri. Ecco perché le istituzioni sono spesso rigide e si lavora per discreditarle e distruggerle come è successo appunto, oltre al fatto che l’indole è debole di suo.
    Ecco perché si segue loro. Ma non è obbligatorio seguirle appunto. Solo che poi è ridicolo, un po’ triste anche, vedere gente che giudica gente che giudica gente e che fà non si sà che per ottenere cosa?

    Stirner ha avuto il merito di dirsi contro tutti e tutto, ma non contro sé stesso. Ma chi ha provato ad essere schizofrenico questo lo sà, ed è più sincero. E magari capisce pure che è un coglione e quindi deve rivedere il suo giudizio.

  2. Francesco scrive:

    >> Ora, si “rompe con i meccanismi fondamentali del capitalismo” andando a coltivare un campo sugli Appennini da soli; o forse facendo i rapinatori.

    ehm, in questo caso come giudichi Karl Marx?

    proprio non capisco il tuo voler sottovalutare il pensiero, il porre le categorie da cui scaturirà il giudizio e, infine e nelle varie circostanze, l’azione

    eppure il potere del “sistema liberale” risiede esattamente nell’aver imposto con successo le sue categorie di giudizio – “le autorità della lotta antiautoritaria” non dice questo? che chi lotta nella prassi ma pensa con le categorie del nemico ha già perso?

    ciao

  3. Miguel Martinez scrive:

    Ho trovato il curriculum di Mauro Vanetti. Che non è né peggiore né migliore del mio, ovviamente (anche se dimostra, come dire, un maggiore impegno di me nell’inserirsi nella società); ma si fa fatica a trovare l’elemento di rottura con “i meccanismi fondamentali del capitalismo”:

    Mi chiamo Mauro Vanetti e sono nato il 29 settembre 1979 a Pavia, dove ho sempre abitato tranne nel 2008 quando stavo a Londra. Sono un programmatore ed un attivista di sinistra. Questi sono alcuni fatti di rilievo che mi sono accaduti da quando ho aperto questo sito:

    Il 21 aprile 2006 mi sono laureato. (v. La mia tesi)
    Il 21 giugno 2006 ho iniziato a lavorare come programmatore presso la Cisco Photonics, a Monza.
    Il 18 settembre 2006 ho iniziato a lavorare come programmatore presso Funambol, a Pavia.
    Dal 10 dicembre 2006 al 2 dicembre 2007 ho preso una stanza in un appartamento nella celebre via Siro Comi, che è considerata da alcuni una specie di Bronx e da altri una specie di Quartiere Latino… fate voi.
    Il 26 gennaio 2007 ho passato l’esame di Stato per diventare ingegnere dell’informazione.
    Il 12 agosto 2007 sono andato per un mese a lavorare a San Francisco.
    Il 6 gennaio 2008 mi sono trasferito a Londra.
    Il 4 gennaio 2009 sono tornato a Pavia.
    Il 22 marzo 2009 mi sono insediato nella mia nuova casa a Pavia.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Molte ditte per cui lavoro somigliano alla Funambol, la ditta che dà lavoro a Mauro Vanetti. E quindi è unicamente in riferimento alla sua presunta rottura con i meccanismi fondamentali del capitalismo, che cito quanto trovo in rete:

    http://www.funambol.com/about/careers.php
    “Funambol is headquartered in Silicon Valley (Foster City, CA). Our R&D center is in Pavia, Italy, outside of Milan, although some of our engineering and technical positions can be performed in other places around the world.”

    E poi:

    http://archiviostorico.corriere.it/2006/maggio/22/software_Funambol_tra_Pavia_California_ce_0_060522016.shtml

    “Il software di Funambol tra Pavia e California

    Per creare in Europa qualcosa di simile alla Silicon valley occorre badare un po’ meno alla ricerca e un po’ più al mercato. È la ricetta di Fabrizio Capobianco, fondatore e amministratore delegato di Funambol. L’ azienda di Capobianco sviluppa un software che si chiama Funambol v3 e serve a ricevere sul computer palmare la posta elettronica. Rispetto ai concorrenti ha due vantaggi che lo rendono unico. Intanto funziona non su alcune categorie di apparecchi, come accade per altri software, ma su un grande numero di dispositivi, dal Blackberry a Windows Mobile, Palm e altri. Si rivolge, quindi, ad un mercato più vasto, e in rapida crescita. Secondo la società di ricerca Gartner, soltanto nel 2005 sono stati venduti nel mondo 15 milioni di palmari. Un’ altra previsione, del centro di analisi Datamonitor, dice che il settore delle email su palmare, di qui al 2009, triplicherà. Funambol ha le carte in regola per approfittarne essendo relativamente a buon mercato. Il suo software viene, infatti, distribuito in modalità dual license, cioè sia in versione free – che chiunque può scaricare da Internet, modificare e ridistribuire gratuitamente – che proprietaria, ossia a pagamento, ma arricchita di funzioni, coperta da licenza e assistita. Funambol v3 è un software open source, cioè sviluppato dall’ omonima ditta col supporto di collaboratori volontari sparsi un po’ ovunque. Per quanto aperto, è un prodotto e come tale dev’ essere venduto. «Una società open source deve bilanciare la necessità di regalare software alla comunità con quella di creare valore per gli investitori. Significa camminare su una corda, bilanciando le due esigenze. Come un funambolo». Capobianco sembra riuscirci abbastanza bene. Ha stretto alleanze con Nokia e Vodafone, e ha lanciato la sua soluzione con il più grande operatore mobile delle Filippine, Pldt, che conta 22 milioni di utenti. Nata a fine anni 90 da un’ idea di Capobianco e Stefano Fornari, compagni d’ università a Pavia e oggi poco più che trentenni, Funambol è di proprietà dei due fondatori e dei loro dipendenti, una trentina, che posseggono quote della società. Non dichiara il fatturato, non essendo quotata in Borsa, ma vanta una clientela internazionale. E internazionale è lei stessa, divisa tra Silicon Valley e Pavia, dove risiede il centro di ricerca. «L’ Italia ha i numeri per diventare un centro di eccellenza nel software – conclude Capobianco dalla sua casa in California -. Ma la Silicon valley è la culla dell’ informatica: chi vuole competere deve essere qui».

  5. Miguel Martinez scrive:

    Daouda, ricordati che sei a dieta, per un po’.

    Quando sarai dimagrito, lo decido io, nel ruolo del tuo personal trainer.

  6. Miguel Martinez scrive:

    per Francesco

    “ehm, in questo caso come giudichi Karl Marx? “

    A parte che all’epoca c’era un sistema meno interconnesso di quello attuale, all’incirca come giudico te o me.

    • Francesco scrive:

      A parte che mica è molto vero, leggiti Mike Davis :D, io sono molto più alto, simpatico e pulito di Marx! e credo anche tu 🙂

      ciao

  7. Miguel Martinez scrive:

    Luca Lombardi lavora presso il Computer Vision and Multimedia Lab dell’Università di Pavia (ahi, l’inglese…), dove si propongono, ad esempio, tesi sulla videosorveglianza:

    http://vision.unipv.it/gradThesis/grad.html

  8. Francesco scrive:

    Si tratta di cose assai diverse tra di loro. La Teoria Monetaria Moderna
    ( http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_Monetaria_Moderna ) è una cosa seria, sul resto stendiamo un velo pietoso.

    ps

    ECCO FINALMENTE I VIDEO UFFICIALI DEL SUMMIT DI RIMINI (24-25-26 FEBBRAIO 2012) SULLA TEORIA MONETARIA MODERNA!!!

    Sono 18 video, buona visione:

    24 Febbraio 2012

    PRESENTAZIONE

    http://www.youtube.com/watch?v=bZyEySiv7jE

    25 Febbraio 2012

    KELTON (1ª RELAZIONE – Che cos’è la moneta?)

    http://www.youtube.com/watch?v=CunNOVbdxCA

    HUDSON (1ª RELAZIONE – Finanza contro economia reale, credito contro moneta)

    http://www.youtube.com/watch?v=hFG90V_p-qY

    PARGUEZ (1ª RELAZIONE – Euro, il nuovo ordine totalitario)

    http://www.youtube.com/watch?v=zEigx-aYfFE

    BLACK (1ª RELAZIONE – L’economia senza moralità: creare crack finanziari è razionale)

    http://www.youtube.com/watch?v=-ol56YxMWNY

    AUERBACK (1ª RELAZIONE – Unione Europea, un progetto inadeguato)

    http://www.youtube.com/watch?v=C9awqw8fx9A

    TAVOLA ROTONDA (25 FEBBRAIO MATTINA)

    http://www.youtube.com/watch?v=aDF2yTP-Mvo

    KELTON (2ª RELAZIONE – Finanza Funzionale, moneta sovrana e piena occupazione)

    http://www.youtube.com/watch?v=lw6XeECfdcg

    HUDSON (2ª RELAZIONE – Vivere e lavorare per pagare debiti)

    http://www.youtube.com/watch?v=Ts7Im4fmfGw

    PARGUEZ (2ª RELAZIONE – L’euro e la distruzione dell’industria italiana)

    http://www.youtube.com/watch?v=M4SwQ3Zi-aY

    BLACK (2ª RELAZIONE – L’economia senza moralità: creare crack finanziari è razionale)

    http://www.youtube.com/watch?v=ooaKXgR-3B4

    AUERBACK (2ª RELAZIONE – Banchieri tedeschi a caccia di rendite finanziarie nel sud Europa)

    http://www.youtube.com/watch?v=K91PyUJP_Ak

    GALLONI – Il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia

    http://www.youtube.com/watch?v=FGZZ4s2udSM

    TAVOLA ROTONDA (25 FEBBRAIO SERA)

    http://www.youtube.com/watch?v=qA1BTi_gQpo

    26 Febbraio

    KELTON (3ª RELAZIONE – Bilanci Settoriali, deficit pubblico e risparmio privato)

    http://www.youtube.com/watch?v=J02Ikcd7CYI

    TAVOLA ROTONDA: COME USCIRE DALL’EURO (26 FEBBRAIO MATTINA)

    http://www.youtube.com/watch?v=TKVfhUbPCxY

    AUERBACK (3ª RELAZIONE – Eurozona: le limitazioni di sovranità monetaria e fiscale)

    http://www.youtube.com/watch?v=vuUaE2rK7fE

    TAVOLA ROTONDA CONCLUSIVA (26 FEBBRAIO SERA)

    http://www.youtube.com/watch?v=Aa5LzUfVstY

    • Francesco scrive:

      egregio, La invito a cambiare nickname e, soprattutto, a studiare economia

      consiglio, per iniziare, Collodi C. “Pinocchio”, che è adatto per iniziare a impratichirsi col tema

      • Fr@ncesco scrive:

        Non l’ho mai letto, ma mi è stato già consigliato da una persona che mi diceva che il nome Pinocchio si riferiva alla ghiandola pineale (=il cosiddetto “terzo occhio” pineale…), mi è stato inoltre riferito che il Grillo Parlante rappresenta la mente, Mastro Geppetto lo spirito, la Fata Turchina l’anima. Ma su questo celebre libro, scritto dal massone 33 Collodi, non so molto altro…

      • Francesco scrive:

        ignoro i riferimenti massonici ma quelli a una sana economia sono robusti e utili, soprattutto per chi vorrebbe abbeverarsi invece a fonti avvelenate e fallaci

        credo che la Fata Turchina rappresenti l’illusione del Welfare State, la cui realtà è invece riprodotta nel Paese dei Balocchi

        🙂

      • PinoMamet scrive:

        Penso che il povero Carlo Lorenzini manco sapesse che era, la ghiandola pineale…

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per i due Franceschi

    Credo che il “nuovo” Francesco non potesse sapere che esisteva già un commentatore che da secoli usa quel nome.

    Invito il “nuovo” Francesco a usare un altro nick, diverso anche di poco, per non ingenerare confusione.

    Lo ringrazio del suo intervento, ma magari qualche riflessione in più, oltre ai link, sarebbe gradita.

    • Fr@ncesco scrive:

      Chiedo scusa,

      mi firmerò allora come Fr@ncesco, con la “chiocciolina in mezzo”.

      ps
      io sono quello che NON ha letto Pinocchio.

      • Francesco scrive:

        >> io sono quello che NON ha letto Pinocchio.

        😀

        smetto di essere noioso e ti do il benvenuto, in qualità di eretico di casa e di omonino!

      • corrado (qualc1) scrive:

        Ma allora il “Francesco” che ha chiesto «ehm, in questo caso come giudichi Karl Marx?» non è il Francesco storico di questo blog? Ci sono rimasto male: speravo in una folgorazione sulla via di Treviri 😛

      • Francesco scrive:

        no no sono io

        uso sempre Marx contro la sinistra

        di solito funziona benissimo

        🙂

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Fr@ncesco

    Perfetto!

    🙂

  11. Marziano scrive:

    A Stupidi terrestri
    – Sul pianeta rosso gli scambi avvengono soltanto in NATURA e non mediante moneta
    – Abbiamo notato notevole DISORDINE sul pianeta azzurro e vi intimiamo scambio forzoso
    – Noi daremo a Voi segreto energia gratuita SENZA petrolio voi darete a noi tutte puzzole nord america e signigicativo lotto scoiattoli rossi europei
    – In caso di inadempienza VETRIFICHEREMO terra con arma BZAZZ

    • Francesco scrive:

      carissimi Intelligenti marziani

      causa grave scarsità et valore sciamanico impossibilitati cedervi puzzole et scoiattoli

      offresi 50000 partecipanti marcia pace Perugia Assisi et scrittori testi sito Finmeccanica

      consigliamo trasporto separato mercanzia

      baci

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Marziano

    “signigicativo lotto scoiattoli rossi europei”

    Ce ne rimangono ormai pochi… almeno qui a Firenze, sugli alberi si vedono ormai solo i grossi scoiattoloni americani 🙁

    • PinoMamet scrive:

      Azz, invasori statunitensi! Non bastavano Aviano e Camp Darby! 😉

      In collina qua fino a pochi anni fa vedevo abbastanza frequentemente gli scoiattoli rossi “nostrani” (adesso non so, è un po’ che non faccio una bella passaggiata nei boschi) che sono un po’ diversi e più piccoli di quelli grigi che vedevo in America.
      Anche più timidi (quelli statunitensi sono abbastanza sfrontati! invece quelli nostrani scappano…)

      In compenso a ogni inverno c’è qualche lupo molto malmesso che scende dall’Appenino, e questi quando ero ragazzino erano ancora una rarità, si sono ripopolati col tempo…

  13. jam scrive:

    …non denigrate le donne!
    l’illusione del welfare state é rappresentata dal gatto e la volpe
    la fata turchina, rappresenta l’immigrata turca che porta una collanina di turchesi, e ha inoltre la bacchetta magica per far scomparire il gatto e la volpe…
    ciao

    • Il welfare è l’unica protezione che il debole ha: il desiderio di eliminarlo, da parte dei sostenitori del sistema, è la volontà del vincente di umiliare e annientare lo sconfitto; mentre il desiderio di chi si ritiene “nemico del sistema” di spazzarlo via perché “toppa di un sistema fallito e mostruoso” è quanto di più orribile possa esistere, perché significa vedere l’uomo semplicemente come un mezzo da sacrificare e da far soffrire il più possibile per “capitalizzarne” il dolore e usarlo per i propri obiettivi.
      Non c’è differenza umana tra i primi e i secondi, visto che sono tutti accomunati per il menefreghismo verso le persone.

      • Francesco scrive:

        >> Il welfare è l’unica protezione che il debole ha:

        due errori: “unica” e “debole”

        >> il desiderio di eliminarlo, da parte dei sostenitori del sistema,

        è conseguenza del dissesto delle finanze statali

        saluti

      • Puoi citarmene altre di tutele per chi è nel bisogno?
        Ah, l’elemosina non è una tutela, ma una concessione. Spero sia chiara la differenza giuridica tra le due cose…

        Parlando di dissesto, ti dirò, per fare un esempio concreto, che il dissesto dell’INPS non è iniziato quando si è prevista l’integrazione al minimo per le pensioni più povere, ma quando si sono sfondati i tetti pensionistici per le pensioni più ricche (prima fissati al livello del reddito di un mediocre impiegato). Ergo, quando si sono fatte le tue amate politiche di destra.

        Questo se vogliamo parlare di cose reali. Poi se vogliamo fare grandi discorsi teorici e dire che l’origine di tutti i mali del mondo sta nell’altruismo e nella solidarietà generale, allora prego, predicate pure.

      • Francesco scrive:

        >> Spero sia chiara la differenza giuridica tra le due cose…

        mi pare sia un dannoso sofisma, tipico delle degenerazione intellettualistica del marxismo e dell’influenza clericale sul progressismo.
        hai ben usato tu stesso la parola solidarietà

        l’esempio di folle redistribuzione che citi è pessimo in sè ma mi risulta che il dissesto dell’INPS risalga alla fine delle dinamiche demografiche e lavorative che mascheravano lo squilibrio di base tra versamenti ed erogazioni

        ciao

      • Solidarietà sociale (o generale) è diverso da solidarietà collettiva e anche da solidarietà individuale. La solidarietà sociale è quella della collettività nel suo complesso, quella pubblica, dell’assistenza sociale; la solidarietà collettiva è quella che avviene all’interno di una collettività di individui (esempio, la mutualità nelle assicurazioni, ecc) ed è frutto di una scelta negoziale, non di un atto di imperio come la prima; la solidarietà individuale è il gesto individuale, l’elemosina, la mancetta, la carità pelosa e tutte quelle altre robe che piacciono tanto ad un certo cattolicesimo.
        Diciamo che comprendere questa distinzione è fondamentale giusto solo per capire cosa sia lo Stato assistenziale.

      • daouda scrive:

        Mauritius è invece il contrario. Il welfare serve innazitutto come tecnica del controllo e come fonte di alienazione.
        Su tutti gli altri che non hanno direttamente a che fare con esso, esso grava in modo imponente rovinando la vita alle persone.

        Il welfare è il vero problema. Il fatto che essi stessi lo stiano demolendo dipende dal fatto che esso è comunque sia insostenibile essendo innaturale e coloro che lo hanno propagandato ed imposto ruffianamente , da buoni imbonitori quali sono, lo hanno fatto scientemente sapendo che , successivamente, sarebbe dovuto essere demolito il che annullava di colpo all’umanità ogni velleità di partecipazione politica ed interazione sociale realmente contrastate che , grazie al welfare , è stata incanalata in àmbiti, schemi, luoghi preordinati in cui veniva nientificata la reattività del popolo, deviato nei valori.
        Questo è stato il ruolo del welfare. I suoi benefici non riescono neanche minimamente a compensare i danni causati, SIA economicamente che umanamente come in qualsiasi altro campo in cui lo stato devia sussumendo ogni arte e scienza riprogrammandola per gli scopi del suo potere affiliato alle banche, alle industrie ed all’apparato culturale che hanno pervicacemente invaso e costruito.
        Ma tutto ciò è un tassello del piano…come il fatto che il welfare sarà estremamente ridotto fà parte , ancora, di una tappa.

        p.s. L’ inps è uno schema di Ponzi. E’ di conseguenza iniqua per definizione. Non ha niente a che fare con “destra” o sinistra” che, in regime repubblicano, non hanno più senso come distinzioni terminologiche.
        Chi sà, vede che Keynes e Friedman fanno parte della stessa corrente seppur con due impostazioni diverse.Destra e sinistra ( basta vedere i fasci ) poggiano sulle medesime basi.

        p.s. la solidarietà collettiva è sempre una solidarietà risultante dalla sommatoria delle solidarietà individuali il che come ravvisi fà della solidarietà singolare e della solidarietà collettiva qualcosa che è sempre PUBBLICO poiché si riverbera sugli altri e PRIVATO poiché compiuta da gente ed associazioni ben definibili e determinate…Le tue distinzioni non hanno quindi senso.
        Il problema è pittosto a monte…lo stato non fà ragionevole assistenza né efficiente assistenza ed in più tale assistenza è viziata dall’ingiustizia non solo oppressiva delle gabelle che impone, ma dalla sua stessa costituzione che alimenta di per sé stessa quei problemi che poi viene chiamato a risolvere.
        Inoltre lo stato è per definizione privato, sia in senso marxiano, sia in senso liberista visto che è posseduto da chi lo gestisce ed , indirettamente, da chi ci ricava bisogni, favori,protezione e denaro.

        Tié : sò comunisti e ti ho scritto tutto…
        http://illatocattivo.blogspot.it/2011/12/la-questione-dello-stato.html

      • “Il welfare serve innazitutto come tecnica del controllo e come fonte di alienazione.”
        Be’, sì, in effetti se un vecchio si dà all’accattonaggio e muore di fame o se un povero schiatta per assenza di cure mediche per lo Stato diventano incontrollabili. Mai pensato di avvalerti di questa “via di liberazione” per suggire al biekiSSimo kontrollo pubbliko?

        “ogni velleità di partecipazione politica ed interazione sociale realmente contrastate che , grazie al welfare , è stata incanalata”
        Che c’entra la partecipazione sociale e politica col welfare? Il welfare non incanala niente, ma semplicemente libera dal bisogno e garantisce che tutti possano partecipare a quello che preferisci. Dubito che l’accattone (che poi nel biekiSSimo stato aSSistenziale è diventato il soggetto protetto INPS, INAIL, ecc) possa partecipare alla vita sociale…

        “riprogrammandola per gli scopi del suo potere affiliato alle banche, alle industrie”
        Certo, alle industrie. Perché secondo te all’imprenditore medio fa piacere pagare l’irap per finanziare la sanità e sganciare l’equivalente dei 2/3 delle retribuzioni per pagare i contributi INPS? O non hai mai sentito parlare del c.d. cuneo fiscale e contributivo?

        “Ma tutto ciò è un tassello del piano…come il fatto che il welfare sarà estremamente ridotto fà parte , ancora, di una tappa.”
        ?????!?!
        Allora, lo Stato sociale è un biekiSSimo strumento di kontrollo, la sua negazione idem. Allora lo Stato sociale ti va bene o no?

        “E’ di conseguenza iniqua per definizione. ”
        Per te anche curare l’indigente è iniquo. E magari anche il fatto che io abbia imparato a leggere e a scrivere per contraddire quello che dici, giusto?

        “la solidarietà collettiva è sempre una solidarietà risultante dalla sommatoria delle solidarietà individuali”
        Infatti ho appena scritto che la solidarietà generale/sociale si differisce dalla solidarietà collettiva.

      • daouda scrive:

        a) Veramente è il welfare e la presenza statuale che favoriscono l’accattonaggio , il fallimento, la miseria.

        b) contento te se credi che il walfare garantisca qualcosa invece di pesare sulle spalle di alcuni per redistribuire poco e male a chi in sua assenza avrebbe meno problemi.

        Comunque incide socialmente per forza di cose.

        “riprogrammandola per gli scopi del suo potere affiliato alle banche, alle industrie”

        c) dai sappiamo tutti che i magnati pagano pochissimo di tasse. Loro hanno leggi ad hoc, mercato chiuso ai competitori, garanzia di impunità e contributi statuali.
        Fanno schifo.L’irap non c’entra niente se riescono poi a recuperare il tutto.

        d)lo stato sociale non mi va bene perché è un’infamia. Dovendo crollare sia perché “irregibile” sia perché progettato sia perché pilotato da porci ed inetti , non posso sperare nel futuro e non pretendo un ritorno al passato.
        Non c’è nulla da fare.

        e) E’ un giudizio di valore, ma che c’entra questo?

        “Per te anche curare l’indigente è iniquo. E magari anche il fatto che io abbia imparato a leggere e a scrivere per contraddire quello che dici, giusto?”

        Non hai contraddetto nulla.

        f) “La solidarietà sociale è quella della collettività nel suo complesso, quella pubblica, dell’assistenza sociale; la solidarietà collettiva è quella che avviene all’interno di una collettività di individui, ed è frutto di una scelta negoziale, non di un atto di imperio come la prima”

        Innanzitutto non ha senso la distinzione, perlomeno nei termini usati. Inoltre lo stato non attua solidiarietà poiché rialloca poco e male. I cittadini vanno in perdita, sempre.

    • Francesco scrive:

      non sono convinto, cara Jam

      la fata Turchina è l’illusione di come dovrebbe funzionare il welfare, il Gatto e la Volpe di come si potrebbe finanziarlo

      quindi la prima è causa dei secondi che sono causa della rovina di Pinocchio …

  14. fp40 scrive:

    Domanda: “si fa fatica a trovare l’elemento di rottura con “i meccanismi fondamentali del capitalismo”

    Risposta: “Funambol v3 è un software open source”

    Post molto interessante, in particolare mi è piaciuto il discorso sulle Grandi Chiavi e il bias cognitivo che inducono. È un fenomeno che capita anche in ambito scientifico. Sugli anticomplottisti-a-tutti-i-costi, benché gli sia vicino per formazione, ho rilevato anche io, in molti di questi, un fastidioso disprezzo del prossimo. Per cui prendo ciò che mi serve da loro, ma sono interessato anche capire gli uomini e i meccanismi che portano a determinate teorie.

    ps: devo trovare il tempo di leggermi questa cosa del Comitato Invisibile.

    Saludos.

  15. Mauro Vanetti scrive:

    Miguel,
    non ci crederai ma tutto sommato avevo apprezzato il tuo post; mi è sembrato sincero e dove prendevi cantonate mi è parso lo facessi perché avevi equivocato e non per malizia.

    Purtroppo sotto il post ho trovato invece i commenti, che non ti fanno onore. Come è evidente dal fatto che uso il mio vero nome e cognome dappertutto e che metto sul mio sito addirittura il mio numero di telefono, ho scelto – rischiosamente – di rinunciare a velare la mia identità online. Questa scelta di franchezza dovrebbe indurre i miei interlocutori ad una scelta di lealtà e onestà quando parlano di me, cosa che purtroppo non sempre accade.

    Mi tocca dunque spiegare delle cose che avrebbero potuto esserti ovvie riflettendoci un attimo:

    1. Quando parlo di “rompere con i meccanismi fondamentali del capitalismo”, parlo di una rottura politica e culturale, non di una rottura individuale e moralistica con la società capitalistica, visto che vivo in un Paese capitalista. Non ha alcun senso fare una colpa a qualcuno di vivere nella società capitalista, se lotta quotidianamente per abolirla. Le rivoluzioni socialiste, com’è noto, sono fatte da persone che sono parte della società capitalista e non da alieni o da eremiti.

    2. In ogni caso, io sono un lavoratore dipendente. Sebbene io sia di una famiglia benestante (di professionisti, non di imprenditori) e abbia ereditato una casa, e sia quindi un privilegiato rispetto ad altri lavoratori, guadagno meno di 1400 euro al mese (contratto sesto livello impiegato metalmeccanico). Sono iscritto alla FIOM-CGIL e sono delegato sindacale.

    3. Luca Lombardi che ha scritto con me le FAQ sul signoraggio non è il prof. Luca Lombardi dell’Università di Pavia; conosco anche quest’ultimo perché era nella mia facoltà, non so quali siano le sue idee politiche e non lo vedo da 6 anni. Il Luca Lombardi marxista è un’altra persona.

    4. Fabrizio Capobianco è il mio datore di lavoro e ha idee politiche quasi opposte alla mie, che esprime pubblicamente come faccio io. La ditta che ha fondato e in cui lavoro, Funambol, non è una cooperativa e non ha niente di anticapitalista.

    Fatta pulizia sulle tue brillanti operazioni di investigazione privata sul Web, riacquistiamo un po’ di aplomb e torniamo ora indietro al merito del tuo post:

    5. Il complottismo (le “Grandi Chiavi”) forse non è semplicisticamente “di destra” ma ha sempre almeno un nocciolo reazionario perché è necessariamente una forma di idealismo filosofico. La Grande Chiave è il Grande Complotto, ovvero il Grande Piano, la Grande Idea, da cui prende forma la realtà. Per il pensiero complottista il motore dell’universo è l’Idea che si fa carne, è una singola cosa semplice, l’Uno, che spiega il Tutto.

    6. Il periodo sul Venezuela è stato mal interpretato; l’osservazione tra parentesi non si riferisce a “se una rivoluzione cambiasse il carattere del potere politico” ma a ciò che si trova subito prima della parentesi aperta: “tutti i processi di profonda trasformazione sociale”. Credo che in Venezuela sia in corso un processo di profonda trasformazione sociale, ma che non si sia ancora compiuta una rivoluzione che abbia cambiato irreversibilmente il carattere del potere politico. Il fatto che lo Stato venezuelano non sia basato sulla partecipazione diretta delle masse è precisamente una delle cause di questo stallo. Ho scritto su questo argomento e ne ho parlato in una serie di proiezioni pubbliche che ho avuto la fortuna di organizzare in collaborazione con l’ambasciata venezuelana di Londra nel 2006. Per esempio si legga http://www.maurovanetti.info/?q=chile.

    7. Il controllo dei lavoratori sull’economia è certamente un tema complesso, ma se lo si vuole affrontare va affrontato seriamente e non dicendo sciocchezze come “Siccome nelle banche ci stanno i lavoratori, sono controllate dai lavoratori e tutto il resto è metafisica”. Chi comanda oggi in una banca? Gli impiegati allo sportello? Esistono una grande elaborazione teorica e numerose esperienze pratiche sulla questione. Suggerisco per esempio l’interessante documentario “Quattro fabbriche” che parla di come si sia cercato in diverse fabbriche venezuelane di portare avanti l’idea di controllo operaio e di tutti i problemi nel realizzare questa idea; anche il documentario di Patricio Guzman di cui parlo nel link che ho dato sopra affronta la questione rispetto all’esperienza della (fallita) rivoluzione cilena prima del golpe di Pinochet. Ma anche solo restando in Italia, avrai sentito parlare dell’occupazione delle fabbriche durante il Biennio Rosso e di un giornale chiamato “Ordine Nuovo”…

    8. I fascisti hanno bisogno eccome di farsi una verginità anticapitalista, proprio perché il loro obiettivo non è ritagliarsi uno spazio alle trasmissioni di Maria De Filippi (che tra l’altro, è di Pavia: non lo hai scoperto nelle tue indagini via Google?). Chiunque abbia avuto a che fare coi fascisti sa benissimo che – da sempre – per il tipo di “target” che hanno mostrarsi anticapitalisti è una necessità vitale. Il punto è che in linea di principio l’anticapitalismo, nonostante tutto, è molto popolare, anche negli Stati Uniti ormai, come dimostrano recenti sondaggi; la ragione è che il capitalismo fa schifo. Chi non è molto popolare sono i comunisti, per una serie di ragioni, prima fra tutte l’inettitudine che hanno dimostrato negli ultimi decenni nel realizzare un’alternativa credibile al capitalismo. Di conseguenza tutta una serie di forze (non solo i fascisti, ma per esempio anche la Chiesa cattolica e tutto sommato la stessa socialdemocrazia) cercano di… capitalizzare l’anticapitalismo. I fascisti lo fanno “sulla strada” cercando di costruire organizzazioni militanti che scimmiottano in certi aspetti l’estrema sinistra, ma su contenuti di fondo reazionari. Ideologie farlocche come il signoraggismo sono perfette per lo scopo.

    9. Le motivazioni individuali di un fascista sono molteplici e quelle che citi rientrano tutte nel novero. Ho avuto purtroppo modo di studiare da vicino la psicologia di molti giovani fascisti e dire che sono soltanto degli idioti è riduttivo. Le variegate motivazioni individuali non contraddicono il ruolo oggettivo che giocano le organizzazioni fasciste; le allucinazioni ideologiche non possono essere il metro di giudizio della realtà. Tra l’altro, non credo che ci sia una grande cospirazione dietro l’esistenza dei gruppi fascisti, è semplicemente un’esigenza spontanea della società capitalistica; al tempo stesso, delle cospirazioni statali e capitalistiche per favorire e promuovere certi gruppi fascisti effettivamente esistono, e sono ormai storicamente dimostrate. Il complottismo non sta nell’affermare che esistono degli specifici complotti, ma nel pensare che tutto ciò che è importante esista solo come risultato di un complotto, a prescindere dalle condizioni obiettive che hanno reso possibile attuare un determinato disegno cospirativo. Il fascismo di Mussolini fu un complotto della borghesia italiana, ma un complotto reso possibile dalle condizioni generali del Paese dopo il Biennio Rosso; anzi, sono quelle stesse condizioni ad aver spinto la borghesia a complottare.

    Arrivederci.

    • Francesco scrive:

      >> la questione rispetto all’esperienza della (fallita) rivoluzione cilena prima del golpe di Pinochet.

      oh, una cosa nuova e interessante. di cosa si sta parlando?

  16. corrado scrive:

    Nel merito – per quel poco che ho capito – hanno ragione Vanetti e Lombardi. Certo usare come argomenti il fatto che siano teorie propugnate da fasci e “rossobruni” non è forse un buon inizio, però poi argomentano in odo più che valido.
    Altri debunker, come Attivissimo – che io non demonizzo affatto, anzi è spesso una fonte interessante e penso onesta – nel suo post sull’argomento è molto più sbrigativo:

    http://attivissimo.blogspot.it/2009/05/signoraggio-chi-blatera-di-diritti-e-il.html

    A differenza di altri suoi post sembra un involontario spot pro-complottismo, quasi volesse insabbiare la questione delegittimando che la propugna.

  17. corrado scrive:

    Nel merito – per quel poco che ho capito – hanno ragione Vanetti e Lombardi. Certo usare come argomenti il fatto che siano teorie propugnate da fasci e “rossobruni” non è forse un buon inizio, però poi argomentano in odo più che valido.
    Altri debunker, come Attivissimo – che io non demonizzo affatto, anzi è spesso una fonte interessante e penso onesta – nel suo post sull’argomento è molto più sbrigativo:

    http://attivissimo.blogspot.it/2009/05/signoraggio-chi-blatera-di-diritti-e-il.html

    A differenza di altri suoi post sembra un involontario spot pro-complottismo, quasi volesse insabbiare la questione delegittimando che la propugna.

  18. corrado scrive:

    Per quel che riguarda la Moder Monetary Teory – e in generale la questione monetaria – secondo me fa male a disinteressarsene. Secondo me è un argomento che va approfondito.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    “non ci crederai ma tutto sommato avevo apprezzato il tuo post; mi è sembrato sincero e dove prendevi cantonate mi è parso lo facessi perché avevi equivocato e non per malizia.

    Purtroppo sotto il post ho trovato invece i commenti, che non ti fanno onore”

    Ti ringrazio del lungo e dettagliato intervento. Tra l’altro, la scelta di esporci con nome e cognome è comune.

    Spezzo la mia risposta in varie parti, per evitare di fare un papiro chilometrico.

    1) Quando parlo di “rompere con i meccanismi fondamentali del capitalismo”, parlo di una rottura politica e culturale, non di una rottura individuale e moralistica con la società capitalistica, visto che vivo in un Paese capitalista.”

    Tu, io, i “rossobruni”, i terziari francescani e innumerevoli altre persone non “amano” il capitalismo, pur dovendoci vivere dentro. E fin qui ci capiamo.

    Tu però dici che questo distacco interiore non basta affatto, ci vuole una “rottura con i meccanismi fondamentali del capitalismo”.

    Ora, i meccanismi fondamentali del capitalismo sono cose duramente oggettive, per cui la rottura che non sia solo a chiacchiere deve essere una rottura altrettanto oggettiva.

    Ma tu non accetti nemmeno la rottura oggettiva, che ritieni “individuale e moralistica”. Nemmeno io compio una rottura oggettiva, ma non per gli stessi motivi: sono semplicemente incompetente per fare il contadino o il rapinatore.

    A questo punto, il concetto di rottura “culturale e politica” mi risulta incomprensibile.

    • Valerio Mele scrive:

      Secondo me, la “rottura con i meccanismi fondamentali del capitalismo” (più che il ritiro dalla “società” o ancor peggio la rapina, che valorizzerebbe il capitale ancor di più, visto che chi deruba mette a rischio la sua vita per estrarre “lavoro morto” altrui, sotto forma di banconote, forse più convintamente di un qualsiasi imprenditore) può solo implicare che si cambi completamente il paradigma sia del Lavoro che del Denaro, come ovviamente dello Stato, il presidio territoriale che garantisce questi suoi due “fondamentali” (deterritorializzati) con le sue armi, reali e simboliche. E un paradigma nuovo si costruisce progettando e praticando un’economia politica che non preveda profitto o interesse, per es…. e con essi quel particolare rapporto sociale (di assoggettamento/soggettivazione, in definitiva di produzione di “sog-getti” in quanto merci, se non feticci) che il capitalismo cerca soprattutto di riprodurre “universalmente”, seminando a piene mani e strategicamente le sue finzioni (leggi, sicurezza, gossip, “anti-capitalismo”, ecc…).

      Condivido che si chiacchieri un po’ troppo tra chi si definisce anti-capitalista… e che vi sia questo curioso fenomeno, molto diffuso in effetti, del capitalismo anti-capitalista

  20. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    2) “In ogni caso, io sono un lavoratore dipendente.”

    4) Fabrizio Capobianco è il mio datore di lavoro e ha idee politiche quasi opposte alla mie

    Il concetto è chiaro.

    Io avevo visto che eravate tutti più o meno della stessa generazione, tutti formati alla stessa facoltà e – secondo Capobianco – tutti soci e non solo dipendenti dell’azienda; e se ho citato le idee di Capobianco, era proprio per questa idea di una impresa condivisa. Per carità legittima, ma che indicherebbe un’intima adesione e non una rottura con i famosi “meccanismi fondamentali”.

    Quindi ho tolto i riferimenti.

  21. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    3) “Luca Lombardi che ha scritto con me le FAQ sul signoraggio non è il prof. Luca Lombardi dell’Università di Pavia”

    Oddio, qui pensavo di andare a colpo sicuro: vedo che hai anche fatto il tutor per corsi del prof. Luca Lombardi. Vedrò di togliere anche questi riferimenti.

  22. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    “5) Il complottismo (le “Grandi Chiavi”) forse non è semplicisticamente “di destra” ma ha sempre almeno un nocciolo reazionario perché è necessariamente una forma di idealismo filosofico.”

    Beh, forse anche dividere la specie umana in Reazionari e Rivoluzionari costituisce una Grande Chiave, certo più sofisticata del Signoraggio.

  23. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    “6. Il periodo sul Venezuela è stato mal interpretato;”

    Va bene. Siamo d’accordo che ci sono trasformazioni notevoli in Venezuela, e anche che lo Stato non è in mano ai lavoratori.

  24. Miguel Martinez scrive:

    “7. Il controllo dei lavoratori sull’economia è certamente un tema complesso”

    Qui non mi convinci. Stiamo parlando di banche, non di poderi o di fabbriche relativamente semplici. Cioè parliamo di entità con pochissimi lavoratori che formano una rete spaventosamente complessa, con ripercussioni su ogni aspetto della società attorno.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    “Di conseguenza tutta una serie di forze (non solo i fascisti, ma per esempio anche la Chiesa cattolica e tutto sommato la stessa socialdemocrazia) cercano di… capitalizzare l’anticapitalismo. “

    Verissimo. Aggiungerei anche i comunisti, nonché spesso e volentieri Hollywood.

    Il comunista realmente esistente è una macchina da guerra, nel Grande Scontro, sentinella sul fronte che si ostina a non guardare mai dentro se stesso.

    Allo stesso tempo, l’essere umano realmente esistente, oggi, è un complice del capitalismo; che non è qualcosa fuori da sé, ma è la base delle relazioni umane dei nostri tempi.

    Rifiutando di riconoscere che il nemico è anzitutto dentro di sé, il comunista deve trovare un nemico esterno, ma alla sua portata.

    E siccome la portata del comunista di oggi è molto piccola, si cerca un nemico molto piccolo.

  26. Miguel Martinez scrive:

    Comunque, vorrei che fosse chiaro che l’unico motivo per cui mi sono accanito sul curriculum di Mauro Vanetti – pur spiegando che non è né migliore né peggiore del mio – è la sua pretesa di aver rotto con i “meccanismi fondamentali del capitalismo” e di avere (di riflesso) una “verginità anticapitalista” che mancherebbe ad altri.

    Le ritengo affermazioni analizzabili scientificamente, ma per fare un’analisi scientifica, occorre dare un’occhiata ai dati.

    Altra cosa è dire, “io odio il capitale”, che va benissimo, ed è un sentimento condiviso in una maniera o l’altra da milioni di esseri umani (compresi cattolici, fascisti, socialdemocratici, ufologi, comunisti, ecc. ecc.); e si può certo pretendere che il pensiero di Marx ci aiuti a capire più cose di quante ce ne faccia capire il pensiero di Auriti, anche se né l’uno né l’altro hanno fatto finora alcunché per farci uscire dalla “porta”.

    In questo senso, la profondità maggiore di un pensiero non comporta necessariamente la sua maggiore efficacia.

  27. Miguel Martinez scrive:

    Per tutti

    Ho tolto i riferimenti al prof. Luca Lombardi di Pavia (incredibile errore di persona, visto che si trattava del docente che ha seguito Vanetti, ma non è il Luca Lombardi coautore del saggio) e alla ditta per cui lavora Vanetti, visto che lui dichiara di essere un semplice dipendente e non un socio.

    Questo può aver creato un po’ di disordine nella sequenza dei commenti, ho cancellato anche un commento di serse, che non ne ha colpa, ma non avrebbe avuto alcun senso nella nuova situazione.

  28. Mauro Vanetti scrive:

    Ti ringrazio delle correzioni apportate al thread. Vedi mai che riusciamo a trasformare un flame in un discorso sensato…

    In effetti l’equivoco tra i due Luca Lombardi era comprensibile, appena ho visto che il nostro articolo su Carmilla stava avendo una certo eco ho pensato che facilmente qualcuno a Pavia avrebbe creduto si trattasse del professore. Ho aggiunto un’annotazione sul mio sito al proposito per evitare lo stesso errore.

    Per quanto riguarda la ditta in cui lavoro, non è affatto vero che siamo tutti soci, ma come in tanti altri posti di lavoro ai dirigenti e ai proprietari piace fare spesso affermazioni egualitarie. Non farmi aggiungere altro. 🙂

  29. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    Benissimo e ti ringrazio della comprensione.

    Per essere chiari:

    1) la mia ipotesi, in base ai dati disponibili, era abbastanza sensata

    2) era però del tutto errata, e te ne chiedo scusa.

    Per fortuna, l’ipotesi è rimasta tra i commenti, che non sono visibili, credo, ai motori di ricerca, e sono frequentati da un piccolo giro di lettori appassionati, che avranno visto anche la correzione.

    Piuttosto, il giro alla ricerca dei tuoi loschi legami mi ha ispirato il post di oggi, per cui non tutti i mali vengono per nuocere.

  30. Miguel Martinez scrive:

    E comunque, avevo escluso che potesse trattarsi di questo Luca Lombardi:

    http://it.linkedin.com/pub/luca-lombardi/4/71a/592

    🙂

  31. Mauro Vanetti scrive:

    Sulla questione della “rottura col capitalismo” non ci stiamo ancora capendo. Fai una distinzione tra rottura soggettiva (“odiare il capitalismo”) e rottura oggettiva, ma credo che in realtà i casi da distinguere siano tre:
    1. Odiare il capitalismo (rottura soggettiva)
    2. Tirarsi fuori dal capitalismo (rottura oggettiva, ma individuale)
    3. Operare per l’abolizione del capitalismo (rottura oggettiva collettiva)

    Il marxismo nasce proprio dall’idea che odiare il capitalismo sia insufficiente e che tirarsene fuori sia controproducente.

    Anzi, l’odio di per sé rischia anche di accecare, i marxisti hanno sempre cercato di “capire” il capitalismo, arrivandone a dare una giustificazione storica. Il marxismo non è tanto “odioso” in senso morale, più laicamente è obsoleto. Per Marx il comunismo è “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, ovvero un movimento che non costruisce società utopiche al di fuori del capitalismo bensì un movimento che porta alle sue estreme conseguenze le tendenze suicide presenti nel cuore dello stesso capitalismo. Da qui l’idea che proprio chi vive quotidianamente nel capitalismo e lo fa funzionare, cioè i lavoratori salariati, sia chi può abbatterlo. Questa idea è proprio il contrario dell’idea di “non compromettersi” con le “impurità” del sistema.

    Qual è dunque l’accusa che facciamo ai fascisti o ai loro fratellini rossobruni? Di non operare per l’abolizione del capitalismo ma solo di concentrarsi su aspetti secondari.

    Il capitalismo moderno è un blocco Stato-banca-fabbrica. Ogni critica che espunga uno di questi elementi essenziali separandolo e contrapponendolo agli altri, non è una critica rivoluzionaria (o meglio: è una critica destinata al fallimento perché mistifica la realtà). I fascisti hanno una tradizione di concentrare il fuoco sulla banca, ma anche se togli la banca resta lo Stato-fabbrica fascista (e la banca rientra dalla finestra, perché solo i fascisti sono abbastanza fessi da credere che sotto Hitler e Mussolini non ci fosse un sistema finanziario in Italia e Germania). Si potrebbero trovare altri esempi di critiche “monche” al capitalismo, come quella di stampo libertario che si fissa sul solo Stato, i riformisti che al massimo arrivano a criticare banca e fabbrica ma sono colti da crisi mistiche alla soglia del potere statale, un certo economicismo sindacale vecchio stampo che non vede al di là dei rapporti di produzione in fabbrica ecc. Non mi sfugge neppure che gran parte dell’attuale “movimento comunista mondiale” sia titubante nell’accettare una critica così totale al capitalismo e sia sempre in ricerca di un accomodamento con lo Stato borghese o con “la parte buona” della borghesia.

    Il signoraggismo, dicendo che lo Stato e la fabbrica sono schiavi delle banche tanto quanto i “cittadini”, demolisce ogni possibile analisi di classe e impedisce di vedere come Stato, banche e fabbriche rispondano oggi essenzialmente tutti alla borghesia. Basti vedere con quali argomentazioni hanno reagito i signoraggisti che frequentano Come Don Chisciotte alle nostre FAQ: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10067 Un tema ricorrente è il fastidio verso il “dogmatismo” marxista sulla lotta di classe.

    Spero sia ora più chiaro il mio punto di vista.

    • Mauro Vanetti scrive:

      Lapsus *sicuramente* 🙂 non freudiano: “Il marxismo non è tanto “odioso” in senso morale, più laicamente è obsoleto”. Volevo dire “il capitalismo”, che gaffe. Il capocellula mi farà fare tre giri di chiglia.

      • Francesco scrive:

        beh, però la frase sbagliata è giusta, quella giusta è sbagliata nel presente e potrebbe diventare vera in futuro. però siccome tutti i modi di produzione prima o poi diventano obsoleti, è ben poco significativa

        😀

    • daouda scrive:

      Mauro apparte che odiare il sistema quale esso sia è farne parte ed alimentarlo, massimamente vero nella nostra realtà digital-cibernetica evoluzione di un cammino alienante costante, è proprio in sé sbagliato l’odio ( e da qui ne deriva la strumentalizzazione di questo ) per il semplice motivo che chiude e ottunde, anche empiricamente.
      Il risentimento è figlio dell’oppressione, e riproporrà questo.

      Ora ogni sentimento ha il suo àmbito…”ogni cosa ha il suo tempo”, ma secondo un determinato modo e mezzi propri ad ogni cosa cosicché non esista il vizio che è semplicemente un disordine della virtù.
      Tralasciando le questioni inerenti a come spiegare le determinanti valoriali ,che apriremmo un tema irto e di difficile interazione, il punto tre deriva dal punto 2 proprio perché le masse seguono a ruota.
      Devono stare insieme; si passa per forza di cose dall’individuo.
      Ma la contestazione che faccio al punto due ed al punto tre verte anche sul fatto che la frase 2 è cosa tenicamente impossibile non essendone l’homo mai fuori e la frase 3 è invece proprio un processo invertito di risoluzione del problema.
      Non si potrà mai avere una oggettiva(?)/obiettiva distruzione dei processi “capitalistici” ( ci dobbiamo rendere conto tutti che quando parliamo di capitalismo non si parla solo e soltanto del modo attuale , ma di quel che i fasci per comodità e pubblicità chiamano -Sistema- ) senza avvalersi di quel che è inalienabile , una cosa che garantisce la propulsione di un tale processo.
      Non solo. Prevenire è meglio che curare, ed il marxismo non vuole prevenire alcunché ma goisce , comunque sia, delle disperazioni attuali per il suo progressimo intrinseco, ma soprattutto “Dal Basso” ( gran cd di Lou x tra l’altro…) non si ottiene nulla di migliore ma si favorirà solo e soltanto una situazione sempre più spinta: disumanizzante e coercitiva.

      A me fà ridere sapere che Engles ha scritto più o meno così ” noi non siamo egualitari. Il nostro egualitarismo si fonda esclusivamente sull’abolizione delle classi”.
      Una mente avvezza a certi giochetti capirebbe subito l’ipocrisia in questione.
      Se l’egualitarismo è , per definizione, ameno e nefando vista la sua illogicità, non può avere mai voce in capitolo.
      Basterebbe già questo per chiarire che il comunismo è uno strumento infame più che uno strumento ri-voluzionario.
      Insomma Miguel giustamente accenna ad una Chiave, che io credo che tutti si abbia e che sia un problema genericamente humano, e fare un’astrazione RIVOLUZIONE vs REAZIONE, il comunismo usando le vostre categorie, come la lotta di classe, come la sinistra, sono per la reazione.

      Ma preferisco analizzare rispondendo ai i punti immessi:

      1. Il socialismo è parte integrante del sistema. Si è abbondantemente discusso del fatto che Lassalle, i fabiani, Kautsky siano dei fasulli, non perché si debba ritenere in sé per sé Maximilien Rubel come un giusto interprete di Marx – che poi, mi permetto, sti cazzi , la verità non dipendendo da Marx! – o esagerare le valutazioni del profesessor La Grassa ( in àmbito di chiarificazione del termine proprietà privata e studio sulla rendita di classe , non tanto sulla sua contestazione riguardo il fattore definito “umanista” in Marx ).
      Sembri proprio riproporre qualcosa che è già saputo.Già visto e porta morte e desolazione e potere oppressivo. Il consenso non è un metro di giudizio obiettivo né scientifico d’altronde.

      Il senso di colpa che si dovrebbe immaginare è proprio quello di chi il capitalismo in senso generico lo combatte.Non solo lo allena, ma lo allarga e ciò dipende da una cattiva theoria che per definzione porta ad una cattiva prassi.

      E’ chiaro che l’eremitaggio è altra questione, ma non si può assumere in sé per sé come ovvio il fatto che il sistema verrà abolito, per sempre, in un incerto futuro ed in qualche modo( che non può essere la statalizzazione né la gestione dei consigli , erronei in partica e concettualmente ).
      Tale posizione svela non solo una gran dose di presunzione mista a miopia strategica totale, ma una incredibile fallacia logica tanto semplice quanto ignorata ossia il fatto che l’unico momento della certezza è il presente.

      5. Mi rincresce leggere cose del genere. Innazitutto scrivere che l’Uno spieghi il Tutto , metafisicamente, è una bestialità.

      In secondo luogo basterebbe comprendere la fallacia dell’idealismo filosofico ( che non comprendo bene come possa dirsi reazionario e di destra se non in termini hegeliani e democratici il ché, èun abuso ed uno sconfinamento lessical concettuale realmente increscioso…difatti mi obbliga a scrivere sinistra e comunismo come se fossero due realtà affini , cosa che non è ).
      Essa consiste nella confusione tra generale ed universale e quindi nell’individualismo razionalista.

      D’altronde nei suoi errori concettuali il comunismo è individualista ( comunismo è opposto a liberismo, collettivo a singolare , non certo ad individuale ) per forza di cose.
      Tale notazione è utile solo per far comprendere come le parole siano importantissime e le loro misinterpretazioni come la loro commistione in campi diversi è favorita abilmente.

      In terzo luogo comprendo cosa affermi e vedo tale degenerazione soprattutto a “destra”.Eppure il grande complotto, il grande piano, potrebbe benissimo essere riletto in termini di materialismo dialettico ( epurandolo dalle sue lenti riduzioniste ).

      Ciò perché è spiegabile senza alcun problema in termini di scienza, ma assumerebbe tutto un altro valore, come assumerebbe tutto un’altro valore la questione della lotta di classe.

      Difatti la lettura sentimentalista dei destri poi, non è negata a voi.
      E converrebbe documentarsi poiché tra molta fuffa ci sono scrittori che riportano dati veritieri che , seppur la chiave interpretativa è faziosa, non possono essere elusi.
      Quando voi cianciate del grande Capitale fate lo stesso. E ciò è molto molto ironico indipendentemente dalle vostre pretese scientifiche, è una sorta di “collante psichico” para-religioso.

      Ma tale collante non è da negare. I marxisti, strategici, questo lo sanno molto molto bene.

      Se il saggio cinese dice che il vero agire è non agire, ugualmente il vero punto è che la chiave è una non chiave.
      Finalmente la giustizia, finalmente la libertà. Chiaramente questa è una chiave positiva e non sistemica, proprio perché, non è una chiave affatto.

      6. tecnicamente la partecipaazione diretta delle masse è impossibile. Alimentare tale illusione non è servire la Ri-voluzione, ma la Reazione, secondo lo stile dialettico che stiamo portando avanti.

      A rigor di logica poi l’evolzionismo è in realtà un involuzionismo.Di conseguenza sperare in processi rivoluzionari è irreale.
      NOn serve neanche scomodare i principi primi. E’la natura che insegna.E se si afferma che quel che muore rinasce, non è il capitalismo quello che deve generare il comunismo, ma l’umanità con la sua morte ( letterale ovviamente ).
      Ecco da dove giunge l’accusa di messianesimo al comunismo e perché lo si chiama satanico.
      La natura non migliora, si corrompe.Il progressimo è illogico per definizione.

      7. Tale controllo è solo una migliore ripartizione della proprietà privata intesa marxianamente.

      8. Il comunismo, se inteso come collettivismo ( da quel che accenni brevemente mi sembra sia così ) è già al potere.
      Quel che non si vuole dire è che il fascismo è stato importantissimo per il processo di collettivizzazione/statalizzazione della società.
      ossia che il fascismo è di sinistra.

      Cosa sia il comunismo realmente non è dato sapere ed ognuno, in ossquio alla para-religiosità militante ( l’articolo “militantismo stadio supremo dell’alienazione” dell’OJTD , Francia, 1972 è uno spunto utile quantunque mantenga un’impostazione sia riduzionista sia razionalista, ergo sistemica ).

      Comunque sì, il signoraggismo è utilissimo. al riguardo..

      9. Lo credo anch’io e quel che scrivi è vero. Solo che l’idiozia a sinistra ha una diversa peculiarità ed è altrettanta, ributtante.
      Non credo sia strano scrivere che se un destroso vede dei favoreggiamenti ai comunisti non abbia torto.( i fasci non esistono. I fascisti non sono di destra , sono fabiani o comunque hegeliani di destra, non di destra politicamente ) Anche voi puntellate il sistema.Ma dovremmo entrare nel merito di quel che non si sà sia il comunismo , dipendendo troppo spesso dal parere dell’interlocutore del momento.

      Quel che scrivi sul complottismo comunque è molto sensato.

      p.s. per Miguel :

      – i contadini dovrebbero coltivare una terra abusiva , incontaminata ( per non dare prodotti influenzati e “innaturali”…il ché porta a vari problemi anche riguardo all’acqua ed all’aria…) con mezzi non industriali.

      – il rapinatore non si estranea per definizione dovendovi non tanto interagire quanto partecipare, e comunque alimenta il sentimento ( d’incertezza ed altro ) di cui il sistema si nutre assieme ad altre cose del genere, oltre a compiere infamità se colpisce chi non ha colpe.
      Ad ogni modo è lo stesso motivo per cui tecnicamente nessuna lotta armata è capace di abolire il capitalismo.Può resistergli diluendone o posponendone l’invadenza ( stiamo parlando del capitalismo in senso lato ) ma non vincerlo poiché lo ha già accettato, anche theoricamente.

      • daouda scrive:

        7….migliore ripartizione nell’immediato ovviamente. Nel lungo periodo si ha una condizione generale peggiore della precedente seppur non bisogna dimenticare il fattore temporale ossia, data oltretutto la velocità attuale, la condizione a lungo periodo và paragonata con i paesi che non hanno avuto tale sistema , possibilmente con caratteristiche simili.

        p.s. lasiame sta precisazione Miguel per piacere

    • Ritvan scrive:

      —-Spero sia ora più chiaro il mio punto di vista. Mauro Vanetti—

      Per niente…almeno per me.
      Se ho capito bene, il capitalismo fa schifo (non “in senso morale” ma in quanto “obsoleto”) e, pertanto, va abbattuto, missione storica affidata ai “lavoratori salariati” (quelli con partita IVA vade retro:-), immagino).
      Però, a ‘sto punto, per parafrasare il kompagno Lubrano, alcune domande nascono spontanee:
      1. Tale Glorioso Abbattimento dev’essere fatto in contemporanea mondiale o almeno – se ricordo bene le lezioni di marxismo della Gloriosa Scuola di Enver Hoxha – nelle nazioni kapitaliste più avanzate (USA&co) oppure andrebbe bene pure fatto solo in alcuni Paesi o anche in un solo Paese, come c’ha insegnato il buon Lenin?
      2. Se putacaso:-) tale Glorioso Abbattimento dovesse essere in qualche modo:-) ostacolato dalla Biekissima Borghesia Kapitalistika e dai suoi accoliti, i Gloriosi Lavoratori Salariati Abbattitori sarebbero autorizzati a rispolverare la Gloriosa Frase del Grande Timoniere “La Rivoluzione non è un pranzo di gala”, con tutto ciò che ne consegue?
      3. Per fare un paragone “edilizio”, va bene abbattere la catapecchia obsoleta e non ristrutturabile dove abitiamo, ma poi, al suo posto cosa si costruisce, se non si vuole restare all’addiaccio e non s’intende trasferirsi in albergo per sempre? Insomma, Egregio Programmatore, si potrebbe vedere uno straccio di “progetto dettagliato” della Società Nuova che dovrebbe sostituire il biekissimo kapitalismo, oppure sostituiamo Marx&Engels con il buon Napoleone che usava dire “”On s’engage et puis… on voit” (in linguaggio napoleonico “prima si dà battaglia e poi…si vedrà”), frase che pare piacesse tanto al buon Lenin?
      3. Nell’ambito del Suo Spett.le Progetto Dettagliato di cui al punto 3, se le sembrasse troppo impegnativo illustrarcelo per intero, potrebbe almeno illuminarci su un piccolo particolare, ovvero, se a qualcuno – sa, di gente autolesionista:-) ce n’è tanta in giro – non andasse bene la Nuova Società costruita sulle rovine del biekissimo kapitalismo sarebbe libero di andarsene in un Paese rimasto ancora biekamente kapitalista dove farsi sfruttare per bene:-), oppure i Gloriosi Ex Lavoratori Salariati Abbattitori Del Kapitalismo lo dovrebbero rinchiudere in un grazioso “campo di rieducazione” con tanto di filo spinato e torrette di guardia intorno finché non cambi idea…per il suo bene, naturalmente:-) ?

      Grazie in anticipo per i chiarimenti che vorrà dare.

      P.S. I frequentatori abituali del blog lo sanno, ma per lei che è nuovo mi sembra opportuno ricordare che sono nato e vissuto fino alla maggiore età nell’Albania di Enver Hoxha, in una Società Nuova Nata Dopo L’Abbattimento Del Kapitalismo…oh, lo so, quella non era affatto la Società Nuova che lei ha in mente, ci mancherebbe:-)….magari la cosa era dovuta al fatto che noialtri albanesi siamo notoriamente degli esseri inferiori:-), incapaci di progettare e costruire una Gloriosa Società Nuova Postkapitalistika Come….Marx Comanda, però, mi sembra giusto precisarlo.

    • corrado (qualc1) scrive:

      Discorso molto lucido, però:
      1) Nell’attuale fase storica di fatto sono state le banche d’affari ad aver scatenato questa crisi che ha gettato nella disperazione un’enorme fetta di umanita;
      2) L’industria è un mondo molto variegato è complesso. La multinazionale che delocalizza licenziando a manetta, sfrutta la globalizzazione economica per ingigantire i suoi fottendosene delle vite di migliaia di operai ecc. – scusi se mi esprimo in modo così semplicistico, stile ragazzo col megafono al corteo – è sicuramente il nemico di classe, l’imprenditoruccio che non viene pagato per una commissione fatta ad un ente pubblico ma contemporaneamente viene strangolato da Equitalia faccio fatica a considerarlo un nemico.
      3) Lo Stato almeno in teoria dovremmo essere “tutti noi”, e sempre in teoria è democratico, quindi – sempre più teoricamente – se attua determinate politiche economiche e monetarie sarebbe in parte anche merito o colpa nostra che ne abbiamo determinato la guida col voto. In questo l’autonomia della banca centrale rispetto al Ministero delle Finanze e – soprattutto – l'”autonomia” della BCE rispetto a qualsiasi istituzione democratica (come potrebbe essere il Parlamento Europeo) è un’ulteriore passo la perdita di democrazia e sovranità.

      • Ritvan scrive:

        —-….l’imprenditoruccio che non viene pagato per una commissione fatta ad un ente pubblico ma contemporaneamente viene strangolato da Equitalia faccio fatica a considerarlo un nemico. corrado—-

        NEP-istaaaaaaaa!!!!:-). Kompagni, fucilatelo subito, altrimenti questo sabota la Gloriosa Rivoluzione Proletaria!:-):-)

      • Ritvan scrive:

        A seguito del mio commento all’indirizzo di corrado, mi è arrivata una solenne lavata di capo, firmata “Ufficio Politico Mondiale Della Gloriosa Rivoluzione Proletaria” che così recita:

        “Kompagno Ritvan, sei tu, invece, ad essere un Biekissimo Deviazionista Estremista Di Sinistra. Quelli che il kompagno corrado chiama “imprenditorucci” per il momento dobbiamo tenerceli buoni e perfino dir loro che sono nostri alleati, poiché non è saggio allargare la cerchia dei nostri nemici…almeno non prima del Trionfo del Sol Dell’Avvenir…poi, dopo, un posticino nel più vicino gulag lo si troverà anche per loro e per le loro famiglie, schifosi perpetuatori del modo di produzione biekamente kapitalistiko che non sono altro”:-):-):-).

      • Francesco scrive:

        1) dette banche d’affari hanno agito nelle condizioni di basso tasso di interesse di lungo periodo imposte dalla FED per compiacere i Presidenti e garantire la sostenibilità (a breve termine) del modello “indebitati e consuma”, urge depersonalizzare l’analisi
        1bis) la gran fetta dell’umanità vive in Paesi emergenti che non sono per un cavolo disperati, crescendo del 5-10% annuo con salari reali in aumento, urge allargare l’analisi

        2) l’errore di prospettiva è così grave che la accuso di “catto-conservatorismo” della peggior specie

        3) poichè le mani sulle Banche centrali ce le avevano i Cirino Pomicino, la sua tesi è di dubbio ortodossia

      • corrado scrive:

        Lei è il Francesco “ciellino” o il Fr@ncesco “compagno”?
        «dette banche d’affari hanno agito nelle condizioni di basso tasso di interesse di lungo periodo imposte dalla FED per compiacere i Presidenti e garantire la sostenibilità (a breve termine) del modello “indebitati e consuma”»
        Da quel che ho capito questa fase viene chiamata da alcuni studiosi “keynesismo privatizzato”: e se non sbaglio è strettamente legato alla contrazioni dei salari e delle tutele sociali a cui si “poneva rimedio” dando il via libera all’indebitamento privato di queste classi, deregolamentando il mercato creditizio (subprime ecc.). Quindi non nego di certo che la “colpa” sia innanzitutto del Governo Federale clintoniano e del Congresso a maggioranza repubblicana (che nel 1994 aveva vinto le elezioni di medio termine)
        http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Gennaio-2012/pagina.php?cosa=1201lm10.01.html#2

        «1bis) la gran fetta dell’umanità vive in Paesi emergenti che non sono per un cavolo disperati, crescendo del 5-10% annuo con salari reali in aumento, urge allargare l’analisi»
        Insomma, sono un asinaccio che scrive un commento in un blog altrui, è naturale da parte mia semplificare un po’.

        «l’errore di prospettiva è così grave che la accuso di “catto-conservatorismo” della peggior specie»
        Io cerco semplicemente di avere un approccio che sia il meno ideologico possibile.
        Quella dell’imprenditore è una figura che in genere mi sta sulle balle. Ma se un’impresa viene strangolata dal mercato globale, dal sistema creditizio e da un cattivo funzionamento dell’amministrazione pubblica non riesco a vedere in questo un «tanto peggio tanto meglio» verso la Rivoluzione Proletaria.

        «poiché le mani sulle Banche centrali ce le avevano i Cirino Pomicino, la sua tesi è di dubbio ortodossia»
        Infatti ho riempito la frase con un sovrabbondante utilizzo dell’avverbio “teoricamente”. Il fatto che comunque oggi sia la Bce, a mandare le sue letterine per intimare a governi “democraticamente” (virgolette d’obbligo) eletti le politiche da adottare non lo considero un gran progresso.

        Poi sia chiaro: io so di saperne poco e cerco di informarmi qua e la.

      • Francesco scrive:

        x Corrado

        i) io sono il Francesco vecchio, che i ciellini si prendono le loro responsabilità personali personalmente e non le scaricano sul movimento – almeno così faccio io
        ii) veramente io partivo da ben prima, dal primo mandato di Reagan e dalla FED di Greenspan, che furono loro a rompere la tradizione per cui era la sinistra a rovinare gli equilibri economici dello Stato (in questo della società nel suo complesso)
        iii) perchè il mercato globale “ammazzi” un’impresa, serve che ce ne sia un’altra che offre un prodotto migliore o più economico, o entrambi. il che dovrebbe essere un bene sociale.
        iv) il mestiere di una banca centrale è stampare moneta in modo da preservarne il valore. di più, è male. per questo è meglio la BCE della FED (e di Cirino Pomicino)

  32. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro Vanetti

    “Sulla questione della “rottura col capitalismo” non ci stiamo ancora capendo.”

    Chiarissimo e ben espresso.

    Su un punto sono d’accordo: cioè la critica alla visione parziale del capitalismo di tanti. Qualcuno si concentra sull’aspetto finanziario; qualcuno sull’aspetto ecologico; qualcuno sull’aspetto legalitario; ecc.

    E qualcuno anche sull’aspetto “capitalistico”, che non coglie il senso ancora più ampio di un dominio totale, che al limite non ha nemmeno bisogno di “dominatori” umani.

    Per dire, nella mia ricerca sul professor Lombardi, mi sono posto la domanda – errata nello specifico, ma credo valida in generale – ma questo qui vuole mettere la videosorveglianza, il controllo dei movimenti delle mani e tutto il resto sotto controllo dei Lavoratori anziché dei Padroni?.

    Certamente, il capitalismo storico è “obsoleto”, visto che il capitalismo stesso è “il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, cioè si abolisce, si supera e si rinnova più forte a ogni stagione; e soprattutto coopta la totalità del genere umano e del mondo.

    Ma l’0bsolescenza riguarda ancora di più le umanità che vi si oppongono: in questo senso, ritengo che la tua terza ipotesi sia semplicemente una variante della prima, che certo dà maggiori soddisfazioni perché genera l’illusione di “fare qualcosa”.

    In negativo, genera anche l’illusione di ostilità verso coloro che starebbero “facendo la cosa sbagliata”, e quindi proietta un certo grado di violenza fuori di sé, invece che contro di sé.

    Io credo che sia fondamentale partire da un riconoscimento della dura realtà: cioè ritengo che:

    1) la tua ipotesi sia assai più elaborata e intelligente di quella dei signoraggisti

    2) nella pratica, entrambe le ipotesi sono identiche, in quanto non incidono per nulla.

    O al limite, incidono creando qualche microscopico effetto secondario: dalla tua ipotesi, potrà nascere un aumento di stipendio che permetterà a qualcuno di acquistare un televisore al plasma, dall’ipotesi signoraggista, un piccolo bestseller per qualche casa editrice alternativa che poi metterà il suo onesto guadagno… in una banca.

    Perché “fare qualcosa” non è sinonimo di “pensare di essere quelli che fanno qualcosa”, perché si agitano molto.

    Partiamo dalla nostra nudità, non dai vestiti che ci illudiamo di indossare.

    Questa è la differenza fondamentale di prospettiva, tra me e te. Il che non vuol dire che io abbia ragione 🙂

  33. Val scrive:

    Come se l’orrore in cui viviamo non fosse universale

    Intuitivamente, trovo contraddittorio postulare l’universalità dell’orrore e criticare il ricorso a quella che chiami “Grande chiave”. Io associerei tutti i veri o presunti riformismi all’idea che il sistema possa essere corretto e migliorato, le “grandi chiavi” all’idea che l’orrore sia universale.

    L’ affermazione, in ogni caso, meriterebbe di essere approfondita. E’ a suo modo una frase ad effetto ed è probabile che molti (io incluso) siano superficialmente d’accordo. Però, a ben vedere, essa risulta meno categorica di quel che sembra. O forse lo è talmente tanto da risultare depotenziata: ciò che spiega troppo non spiega nulla. Se l’orrore è addirittura universale, certo, l’eremitaggio è l’unica soluzione, ma solo in una prospettiva religiosa: l’universalità dell’orrore si spiega con l’orrore ineliminabile (il peccato) che ogni uomo porta con sé, non con quello intriseco a un sistema sociale. Da questo punto di vista la Chiesa, con un piede in cielo e uno in terra (la città di Dio, la città dell’uomo), è davvero espressione di una saggezza millenaria.

    Ma se utilizziamo un approccio (e un linguaggio) un po’ meno apocalittico, qualsiasi sistema sociale ritenuto inadeguato (termine omnicomprensivo che va da insoddifacente a detestabile a orribile) va affrontato con un qualche tipo di chiave in mano. La stessa rivoluzione socialista, qualunque cosa essa sia, è una chiave.

  34. Miguel Martinez scrive:

    Per Val

    “L’ affermazione, in ogni caso, meriterebbe di essere approfondita.”

    Prendi il post successivo a questo, dove si parla della Finmeccanica.

    Credo che ci sia una domanda tremenda implicita, riguardante il senso di tutto ciò.

    Ma la chiave?

    La chiave signoraggio?

    La chiave legalità?

    La chiave controllo-dei-lavoratori?

    La chiave lotta-alla-corruzione?

    La chiave valori-morali?

    La chiave produzione sostenibile?

    La chiave protezione-degli-interessi-nazionali?

    Non credo che la Finmeccanica sia terribilmente inquinante; è amata dai propri lavoratori; produce cose concrete e non solo finanza; ci saranno casi di corruzione, ma avranno tutt’al più l’effetto di frenarne l’efficienza; è gestita in buona parte dallo Stato; offre asili ai dipendenti, e pure posti fissi piuttosto sicuri; probabilmente non fa discriminazione contro donne, omosessuali, meridionali o chi vi pare; è globale e insieme Made in Italy.

    E ogni giorno, la Finmeccanica cresce, con i tanti laboratori collegati, i bravi informatici, gli appassionati ricercatori, i bravi manager e i bravi venditori.

  35. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    “Il complottismo (le “Grandi Chiavi”) forse non è semplicisticamente “di destra” ma ha sempre almeno un nocciolo reazionario perché è necessariamente una forma di idealismo filosofico. “

    C’è un fondo di verità, che non riguarda però necessariamente le astrazioni filosofiche (quanto imprenditori sono “materialisti” e quanti rivoluzionari “idealisti”, in senso lato?).

    Se prendiamo come riferimenti sociali della “sinistra”, gli operai delle grandi fabbriche ieri e il ceto intellettuale subalterno oggi; e della “destra” il mondo dei piccoli imprenditori, negozianti e coltivatori diretti…

    – per la “sinistra”, l’avversario si riassume nella figura assai concreta del datore di lavoro;

    – per il piccolo imprenditore/negoziante/coltivatore diretto, il lavoratore può a volte essere una rogna, ma essendo utilissimo e legato all’imprenditore/negoziante/coltivatore diretto per necessaria complicità, non può essere un nemico;

    – mentre il piccolo imprenditore/negoziante/coltivatore diretto ha come controparte e visione diretta del “grande capitalismo”, proprio la banca che in qualunque momento lo può affondare.

  36. carlo scrive:

    COMUNICATO STAMPA

    Quando Marra narrò, tre anni fa, il commercio delle sentenze e molto altro anche in tema di signoraggio e illiceità del sistema fiscale..

    Alberto Dandolo: Ad aprile 2009, lei, su una pagina intera di Il Giornale, ha pubblicato un documento tremendo, intitolato: «..Vendita di massa delle sentenze ad opera di buona parte dei giudici delle Commissioni Tributarie. Diritto di comprare le sentenze se si consente che i giudici le vendano». Oggi, puntuale, il grande scandalo è scoppiato: era tutto come diceva lei.

    Alfonso Luigi Marra: Quella è solo la prima parte del titolo del documento n. 166, del 25.3.2009 (scaricabile da www. marra . it), nel quale descrivevo i fatti oggi emersi, ma anche molte altre cose, delle quali invece per il momento nessuno fa parola. Proseguivo infatti scrivendo: «Criminalità della tassazione stante il signoraggio bancario, e necessità di portare allo scoperto quella parte della magistratura e dell’apparato ministeriale, poliziesco ed esattoriale, che costituisce il principale baluardo del crimine del signoraggio bancario e del conseguente crimine della tassazione». Da quest’orecchio però la magistratura insiste per il momento a non sentire, e dobbiamo così assistere alla prosecuzione della sceneggiata dell’indignazione per l’evasione fiscale. Ora però tutte le commedie stanno per finire, e anche Monti, che a mio avviso non è sobrio ma fibrillante di paura nel manifestare esaltazione per i suoi presunti successi, dovrà iniziare a fare qualche ammissione, visto che a gennaio 2012 il fatturato dell’industria è sceso su base mensile del 4,9%. Né è dato capire da cosa possa mai dipendere – se non dalla fantasiosità della finanza e di chi la controlla – il miglioramento del famoso spread, visto che nessun altro indicatore è positivo.

    Dandolo: Che sensazioni dà l’aver previsto tutto, nei suoi libri e nei suoi documenti, con decenni di anticipo?

    Marra: Di dispiacere per la società, perché quelle analisi e quelle previsioni hanno credo prodotto, sia pure nel più generale silenzio, molti cambiamenti, ma sono state troppo soffocate e mistificate, e non hanno fermato il disastro.

    Dandolo: Secondo lei perché c’è tanta resistenza verso le sue tesi?

    Marra: Perché nel momento in cui si ammette la fondatezza di quel dico inizia un nuovo e ben più vasto e profondo ’92. Come faranno infatti i partiti a spiegare perché hanno taciuto sul crimine del signoraggio bancario, sulle sei leggi regala-soldi alle banche e sulle tante altre cose, soprattutto in campo scientifico, che ho scritto dal 1985?

    Dandolo: Si sente un po’ Robespierre?

    Marra: Per fortuna di tutta questa gente non siamo nel 1789, altrimenti non so quanti avrebbero salvato la testa. È certo però che saranno tutti ‘condannati’ allo status di cittadini privati. Cosa c’è di male: forse che lei stesso ed io, in questo momento, non siamo appunto dei privati cittadini?

  37. Miguel Martinez scrive:

    Dopo Sara Tommasi, anche Raz Degan – che ricordo vagamente come una sorta di fascinotenebroso modello – si è buttato nella guerra al Signoraggio. Purtroppo c’è un video, e non ho nessuna voglia di subirmelo, raccontatemi voi.

    http://yam112003.ning.com/video/mistero-signoraggio

  38. Miguel Martinez scrive:

    Per daouda

    Non cancello, ma per oggi può bastare, grazie.

    Ci vediamo dopo mezzanotte!

  39. Moi scrive:

    I frequentatori abituali del blog lo sanno, ma per lei che è nuovo mi sembra opportuno ricordare che sono nato e vissuto fino alla maggiore età nell’Albania di Enver Hoxha, in una Società Nuova Nata Dopo L’Abbattimento Del Kapitalismo…oh, lo so, quella non era affatto la Società Nuova che lei ha in mente, ci mancherebbe:-)….magari la cosa era dovuta al fatto che noialtri albanesi siamo notoriamente degli esseri inferiori:-), incapaci di progettare e costruire una Gloriosa Società Nuova Postkapitalistika Come….Marx Comanda, però, mi sembra giusto precisarlo.

    RITVAN

    ——

    Alla UAAR molti pensano che almeno (!!!) l’ Ateismo Laicista AntiTeista di Stato funzionasse bene 😉

  40. Miguel Martinez scrive:

    Per Ritvan

    “Per niente…almeno per me.”

    Ma che marxismo ti hanno fatto studiare in Albania?

    Credo che Mauro ti risponderebbe che il comunismo non è un progetto fatto a tavolino, è il movimento reale ecc., come lo era l’ascesa della borghesia nel Cinquecento: nessuno nel Seicento poteva dire come sarebbe stato lo “Stato della borghesia”, perché stava crescendo spontaneamente, da solo.

    Certo, qualcuno poteva farsi delle fantasie, ma nasceva in ogni bottega di artigiano, in ogni intelletto curioso, in ogni persona che cominciando a leggere e scrivere metteva in discussione l’autorità.

    Credo che le persone come lui vedano il comunismo come una cosa del genere, in cui è quindi impossibile “dire come sarà”.

    Ora, se qualcuno nel 1750 si fosse messo a cercare segni della “borghesia in ascesa”, li avrebbe trovati ovunque.

    Nel 2012, ogni gruppetto comunista discute furiosamente su voci che dicono che un “comunismo nascente” sarebbe stato avvistato in un villaggio del Chiapas, in uno sciopero a Oslo, in una tesi di laurea di giovane economista tailandese.

    E ogni, singola volta, questi evanescenti segni si dimostrano analoghi agli avvistamenti di UFO.

    • Moi scrive:

      Ritvan … Ma che marxismo ti hanno fatto studiare in Albania?

      Miguel Martinez

      —–
      Ocio Miguelito che … alla Sigurimi l’ Italiano lo capiscono benissimo.

      🙂 😉

    • Ritvan scrive:

      Per Ritvan

      —-“Per niente…almeno per me.”
      Ma che marxismo ti hanno fatto studiare in Albania? Miguel—

      Beh, come già detto:-), essendo noialtri albanesi una razza inferiore:-) probabilmente mi hanno fatto studiare un marxismo con…la coda:-)

      —Credo che Mauro ti risponderebbe che il comunismo non è un progetto fatto a tavolino, è il movimento reale ecc., come lo era l’ascesa della borghesia nel Cinquecento:—
      Mi pare che ‘sta roba (disprezzo per il marxismo in salsa albanese compreso) l’hai copiata da quell’altro marxista di p. (a proposito, che fine avrà fatto?).

      —nessuno nel Seicento poteva dire come sarebbe stato lo “Stato della borghesia”, perché stava crescendo spontaneamente, da solo.—
      Sì, Miguel e nessuno al tempo delle caverne poteva dire come sarebbe stato uno Stato:-). Però, siccome qualche passettino avanti nella conoscenza del mondo l’abbiamo fatto rispetto sia al tempo delle caverne che al ‘600, si potrebbe avere lo stesso una risposta in merito dai cari marxisti?

      —Certo, qualcuno poteva farsi delle fantasie, ma nasceva in ogni bottega di artigiano, in ogni intelletto curioso, in ogni persona che cominciando a leggere e scrivere metteva in discussione l’autorità. Credo che le persone come lui vedano il comunismo come una cosa del genere, in cui è quindi impossibile “dire come sarà”.—
      Ah, dici forse che è solo un sogno? Beh, allora sogni d’oro…e mi auguro, però, che i suddetti kompagni non si sveglino, invece, in un incubo…perché sai, la Storia ha dimostrato IN TUTTI I PAESI in cui tale “sogno” è stato materializzato finora che dopo aver sterminato i “nemici di classe” borghesi&kapitalisti i cari “sognatori” si son messi a sterminarsi allegramente fra di loro.

      —-Ora, se qualcuno nel 1750 si fosse messo a cercare segni della “borghesia in ascesa”, li avrebbe trovati ovunque. Nel 2012, ogni gruppetto comunista discute furiosamente su voci che dicono che un “comunismo nascente” sarebbe stato avvistato in un villaggio del Chiapas, in uno sciopero a Oslo, in una tesi di laurea di giovane economista tailandese. E ogni, singola volta, questi evanescenti segni si dimostrano analoghi agli avvistamenti di UFO.—
      Concordo perfettamente….O che tu ti metti a fare il biekissimo reazionario ora??!!:-)

  41. Mauro Vanetti scrive:

    Ritvan mi scuserà se semplifico, ma al di là delle maiuscole e del sarcasmo le sue obiezioni contro una rivoluzione comunista e proletaria mi sembra che si riducano a due:

    1. E chi non è comunista?

    2. E chi non è proletario?

    Se non vogliamo scendere nei dettagli (e nei dettagli bisogna pur scendere se si sta organizzando concretamente qualcosa, ma qui stiamo parlando in generale quindi non serve), la risposta è la stessa in entrambi i casi: si deve cercare di avere dalla propria parte più alleati possibile senza che questo sputtani l’obiettivo; similmente, si deve cercare di colpire gli avversari il meno possibile perché sia loro impedito di sputtanare l’obiettivo.

    Sull’Albania, non conosco abbastanza bene la storia di quel regime ma mi sembra un altro esempio del fallimento dei regimi stalinisti, ossia di società che pur avendo nazionalizzato l’economia hanno costruito uno Stato autoritario e burocratico che ha per l’appunto sputtanato l’obiettivo.

    • Ritvan scrive:

      Abbia pazienza, kompagno Vannetti, ma al di là delle maiuscole e del sarcasmo mi pare che lei faccia mostra di aver capito poco o niente delle mie serissime domande, a cui spero vorrà rispondere, magari con comodo.
      Io non ho alcuna “obiezione” contro una rivoluzione comunista e proletaria, così come non ho alcuna “obiezione” contro i terremoti, i vulcani ecc., solo che vorrei, se possibile, essere avvisato con un pochino d’anticipo, sa, prima di chiudere le frontiere…:-)
      Un sistema che non tiene conto di intrinseche ed innate caratteristiche umane, come quella di avere una PROPRIETA’ PRIVATA, deve per forza di cose instaurare uno Stato burocratico e totalitario (“autoritario” mi sembra un eufemismo). E’ una necessità storica – come direste voialtri marxisti – non un capriccio del selvaggio, sadico e paranoico capocomunista albanese (o sovietico, rumeno, cinese, cambogiano, ecc.) di turno, come mi sembra di intuire – e mi corregga se sbaglio- dalla sua risposta.

      Hasta la victoria, siempre!:-)

      • Mauro Vanetti scrive:

        Mi piace il paragone coi vulcani e coi terremoti. In effetti le rivoluzioni proletarie sono fenomeni naturali con caratteristiche “catastrofiche”.

        Se l’esito autoritario-burocratico (alcuni Paesi stalinisti sono stati totalitari per lunghi periodi della loro storia, ma non mi pare si possa applicare questa definizione a tutti i casi) è garantito dalla “natura umana”, non potremmo far altro che metterci al riparo quando capita una rivoluzione e poi, passata la nottata, sperare che non ricapiti troppo spesso.

        Personalmente, non condivido questa visione che mi sembra tragga troppe conclusioni rigide da quel che è avvenuto nel Novecento. Non mi sembra neanche ragionevole dire che la proprietà privata dei mezzi di produzione sia parte della natura umana; se così fosse, d’altronde, il capitalismo violerebbe la natura umana più o meno nella stessa misura visto che la gran parte dei terrestri non ha in questo sistema la proprietà di nessun mezzo di produzione.

        Per intenderci, non penso neppure che le deformazioni staliniste del Novecento siano frutto della paranoia di singoli individui, di Mao piuttosto che di Stalin o di Enver Hoxha. La burocratizzazione degli Stati basati sull’economia pianificata ha avuto motivazioni economiche e politiche che sono state studiate scientificamente da Lev Trotskij e da altri teorici marxisti, e la burocrazia non è un accidente ma un cancro persistente del movimento operaio, come sa chiunque abbia militato a sinistra anche in un Paese capitalista. In parte il problema è attenuato in questo secolo dal fatto che l’effetto emulazione tra regimi cosiddetti socialisti ha perso la sua forza, ma casi come quello del Venezuela mostrano che la minaccia burocratica è ancora operante.

        Trotskij faceva questo esempio molto semplice: se c’è scarsità di una merce, si forma una coda; se si forma una coda, ci vuole un gendarme per tenere ordine; se c’è un gendarme, vorrà una quota di merce superiore agli altri e supererà la gente in coda. Il gendarme vorrà mai abolire la coda?

        Il socialismo non è un regime ideale da realizzare seguendo un libro di ricette ma è l’esito possibile di una lotta fra interessi sociali e caratteristiche umane contrastanti. Il Novecento ci ha insegnato che questa lotta può essere sconfitta in molti modi, e uno dei modi in cui viene sconfitta è costringendola a ripiegare e degenerare. Anche in questo caso, non credo che le ripetute sconfitte siano un’argomentazione valida per arrendersi.

      • daouda scrive:

        “Il socialismo non è un regime ideale da realizzare seguendo un libro di ricette ma è l’esito possibile di una lotta fra interessi sociali e caratteristiche umane contrastanti”

        E’ questa la menzogna.

        Tralasciando il problema di quale comunismo si stia parlando, oltre ai modi con cui giungervi.
        D’altronde Trotskij mi pare sia stato lasciato sospettosamente vivere troppo a lungo per credere alla favola della sua diatriba con Stalin…

      • Mauro Vanetti scrive:

        Be, daouda, ammetto di non aver sentito mai prima d’ora enunciare la teoria che Trotskij fosse sotto sotto in combutta con Stalin. Di fronte a rivelazioni così inaudite, perdo la capacità di argomentare. 🙂

      • Ritvan scrive:

        —Mi piace il paragone coi vulcani e coi terremoti. In effetti le rivoluzioni proletarie sono fenomeni naturali con caratteristiche “catastrofiche”. Mauro Vanetti—
        Mmmmm….non essendo io marxista non volevo dire quello che deduci tu (passiamo al “tu”, ormai siamo abbastanza intimi:-) ). Volevo solo dire che una rivoluzione ha in comune coi suddetti fenomeni naturali il fatto che IO non la posso impedire. Tutto qui.

        —-(alcuni Paesi stalinisti sono stati totalitari per lunghi periodi della loro storia, ma non mi pare si possa applicare questa definizione a tutti i casi)—
        Ah, se non ho capito male, ci sarebbero stati “alcuni” Paesi “stalinisti” e nel contempo “non totalitari”??!! Mi faresti qualche esempio di tale schizofrenia:-), per favore?!

        —-Se l’esito autoritario-burocratico è garantito dalla “natura umana”, non potremmo far altro che metterci al riparo quando capita una rivoluzione e poi, passata la nottata, sperare che non ricapiti troppo spesso.—
        Guarda che il peggio arriva DOPO la Rivoluzione, pertanto “ha da passa’ ‘a nuttata”:-)

        —Personalmente, non condivido questa visione che mi sembra tragga troppe conclusioni rigide da quel che è avvenuto nel Novecento.—
        Eh, già, noialtri poveri esseri umani non ancora Illuminati Dall’Idea Marxista siam fatti così: se in TUTTI i Paesi in cui è stata finora applicata (male, dici tu e vabbeh:-) ) l’ideologia marxista è finita a schifio noi “rigidamente”:-) pensiamo che quel “seme” non poteva dare che quei “frutti”, visto che sia la terra che i “giardinieri” erano diversissimi fra di loro. Mannaggia quanto siamo rigidi…:-)

        —-Non mi sembra neanche ragionevole dire che la proprietà privata dei mezzi di produzione sia parte della natura umana; se così fosse, d’altronde, il capitalismo violerebbe la natura umana più o meno nella stessa misura visto che la gran parte dei terrestri non ha in questo sistema la proprietà di nessun mezzo di produzione.—-
        Mmmmm….forse mi sono espresso male io:-) e tu subito mi azzanni sul collo:-), nella migliore tradizione marxista:-). Non volevo dire che la proprietà privata (di mezzi di produzione o semplicemente di oggetti) sia un requisito imprescindibile dell’essere umano, come il cervello p.es.:-), intendevo dire che l’essere umano in genere vorrebbe che NON GLI FOSSE IMPEDITO PER LEGGE dai propri simili di avere proprietà privata. Poi, se uno non è capace di metter su un po’ di proprietà privata oppure la vuole donare ai poveri (tipo San Francesco:-) ) saranno fatti suoi?

        —Per intenderci, non penso neppure che le deformazioni staliniste del Novecento siano frutto della paranoia di singoli individui, di Mao piuttosto che di Stalin o di Enver Hoxha. La burocratizzazione degli Stati basati sull’economia pianificata ha avuto motivazioni economiche e politiche che sono state studiate scientificamente da Lev Trotskij e da altri teorici marxisti, e la burocrazia non è un accidente ma un cancro persistente del movimento operaio, come sa chiunque abbia militato a sinistra anche in un Paese capitalista.—
        Ah, ecco, me pareva…però, i sullodati “teorici marxisti” oltre a confermare la “diagnosi” di “cancro genetico”:-) hanno anche indicato la “cura”? E per favore, non mi parlare anche tu (come altri marxisti di passaggio qui in passato) dei Gloriosi Consigli Di Fabbrica, che poi il Mio Noto Sarcasmo diventa ferocissimo:-).

        —Trotskij faceva questo esempio molto semplice: se c’è scarsità di una merce, si forma una coda; se si forma una coda, ci vuole un gendarme per tenere ordine; se c’è un gendarme, vorrà una quota di merce superiore agli altri e supererà la gente in coda. Il gendarme vorrà mai abolire la coda?—
        Beh, seguendo l’Illuminato Esempio Trotskista e prendendo atto che l’attuale stato di sviluppo delle Forze Produttive Nel Mondo non ha ancora raggiunto un punto tale da offrire a chiunque lo desideri qualunque merce e nella quantità desiderata senza fare la “coda”, se ne deduce che l’esistenza dei “gendarmi della coda” è inevitabile. Pertanto, non sarebbe il caso di rinviare il sorgere del Sol Dell’Avvenir a data da destinarsi, magari quando sarà stato inventato il “sintetizzatore molecolare” che vediamo a Star Trek:-), in grado di convertire le molecole d’aria in qualsiasi merce desideriamo e in qualsiasi quantità?:-)

        —-Il socialismo non è un regime ideale da realizzare seguendo un libro di ricette ma è l’esito possibile di una lotta fra interessi sociali e caratteristiche umane contrastanti.—
        Possibile. Però, se permetti e visti anche i risultati del passato, io aggiungerei “e non augurabile”.

        —Il Novecento ci ha insegnato che questa lotta può essere sconfitta in molti modi, e uno dei modi in cui viene sconfitta è costringendola a ripiegare e degenerare.—
        Ah, e chi l’avrebbe “costretta” a “ripiegare e degenerare”?! I Nemici Esterni e i Nemici Interni, immagino:-)….ammessa e non concessa tale scusa poco marxista (da quel che m’è stato insegnato dai biekissimi:-) prof di marxismo di Hoxha i fattori determinanti sono sempre quelli intrinsechi, non quelli esterni) chi ti assicura che in futuro i suddetti biekissimi Nemici starebbero con le mani in mano?

        —-Anche in questo caso, non credo che le ripetute sconfitte siano un’argomentazione valida per arrendersi.—
        Mah, questioni di punti di vista…io p.es. dopo aver visto alcune persone buttarsi una dopo l’altra da un grattacielo e sfracellarsi sull’asfalto, prima di ritentare personalmente il volo umano in tali condizioni:-) non mi limiterei solo a inveire contro il Biekissimo Komplotto Costituito Dalla Legge di Gravità In Combutta Con La Durezza Dell’Asfalto…ma evidentemente io non sono un marxista e non faccio testo:-)

      • corrado scrive:

        @Douda:
        «D’altronde Trotskij mi pare sia stato lasciato sospettosamente vivere troppo a lungo per credere alla favola della sua diatriba con Stalin…»
        Le cose andarono così, infatti: Trotskij era stato iniziato alle arti divinatorie da Rasputin trent’anni prima. Quella sera erano un po’ sbronzi e Trotskij disse a Mercader: «Gli uomini del futuro saranno ammorbati – ogni Natale – da insulse pellicole aventi per attore protagonista un tuo nipote». Mercader non ci vide più dalla disperazione e gli tirò una picconata.

      • Ritvan scrive:

        —–Le cose andarono così, infatti: Trotskij era stato iniziato alle arti divinatorie da Rasputin trent’anni prima. Quella sera erano un po’ sbronzi e Trotskij disse a Mercader: «Gli uomini del futuro saranno ammorbati – ogni Natale – da insulse pellicole aventi per attore protagonista un tuo nipote». Mercader non ci vide più dalla disperazione e gli tirò una picconata. corrado—-

        :-):-)…però non spieghi come mai il buon Mercader andava in giro con in tasca una picozza dal manico mozzato:-).

        P.S. Dal sito:
        http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/15/il-caso-trotzkij-messico-1940-killer-venuti.html
        si apprende che “…Stalin aveva cominciatoa dire esplicitamente ai suoi più stretti collaboratori che Trotzkij andava fisicamente eliminato almeno dall’ inizio degli anni Trenta, quando questi era ancora in esilio nell’ isola di Prinkipo (Büyük Ada). Riuscirono solo a distruggere, in un misterioso incendio, i suoi archivi. Ci avevano riprovato nel 1935, quando Trotzkij passò in Francia e poi quando si imbarcò per la Norvegia. I probabili responsabili al massimo livello di queste operazioni fallite, Shpigelglas e Yagoda, furono fucilati pochi anni dopo…”.

      • corrado scrive:

        @Ritvan «…però non spieghi come mai il buon Mercader andava in giro con in tasca una picozza dal manico mozzato»
        Pochi anni prima era uscito “Biancaneve”: si vede che gli era piaciuto così tanto da voler farsi questo gadget simile alle picozze dei nanetti “mineros” (che data la statura avevano picozze col manico molto corto). Forse vagheggiava un futuro in cui ogni Natale i fanciulli si sarebbero allietati con queste pellicole di buon valore artistico e non accettava il fatto che questo sogno sarebbe svanito a causa di un suo consanguineo.

        (Vabbe’, penso di stare delirando troppo adesso. Ora arriva l’ambulanza.)

      • Ritvan scrive:

        @ corrado
        :-):-):-)

  42. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    Non ti preoccupare, mi porto dietro il sarcasmo di Ritvan da anni, alla fine ci si fa la pelle 🙂

    Non capisco la frase:

    “similmente, si deve cercare di colpire gli avversari il meno possibile perché sia loro impedito di sputtanare l’obiettivo.”

    • Ritvan scrive:

      —Per Mauro: Non ti preoccupare, mi porto dietro il sarcasmo di Ritvan da anni, alla fine ci si fa la pelle:-) Miguel—

      Eh, no, caro Miguelito, un Vero Marxista DOC, seguendo il Luminoso Esempio Del Fondatore, dovrebbe apprezzare solo il proprio sarcasmo, mentre a quello degli altri – pur limitato alle IDEE, non applicato alla persona -dovrebbe rispondere con pesanti insulti PERSONALI. Karl Marx docet.
      P.S. In questo senso, indovina chi – a dispetto delle sue urla “anticomuniste” qui – potrebbe essere un perfetto “discepolo” del sullodato Marx?:-)
      P.S. 2 Si vede che o il kompagno Vanetti non è un marxista “sano”:-), oppure, tanto per non allargare prematuramente la cerchia dei “Nemici Della Rivoluzione”:-), aspetta pazientemente il Trionfo Della Rivoluzione per poi far pagare il tutto – compresi gli interessi maturati nel tempo:-) – al bieko sarkastiko Ritvan in un bel gulag:-)

      • Moi scrive:

        Un Vero Marxista DOC, seguendo il Luminoso Esempio Del Fondatore, dovrebbe apprezzare solo il proprio sarcasmo, mentre a quello degli altri – pur limitato alle IDEE, non applicato alla persona -dovrebbe rispondere con pesanti insulti PERSONALI. Karl Marx docet.

        RITVAN
        ——-

        Eh, ma allora si fa prima a contare i NON-Marxisti … fuori e dentro ‘sto blog !

  43. Miguel Martinez scrive:

    Per Ritvan

    “E ogni, singola volta, questi evanescenti segni si dimostrano analoghi agli avvistamenti di UFO.—
    Concordo perfettamente….O che tu ti metti a fare il biekissimo reazionario ora??!!:-)”

    No, faccio il realista. Comunque non vorrei essere frainteso: la mia polemica con i comunisti non ha nulla a che fare con quella liberista.

    Io so benissimo che:

    1) “il capitalismo fa schifo”, per citare la bella, lapidaria frase di Mauro

    2) le conseguenze di questo schifo generano da una parte mille resistenze, dall’altra generano anche mille invidie

    Cioè abbiamo da una parte, i contadini naxaliti dell’India cacciati a migliaia dalle loro terra (peraltro da un partito che si definisce comunista) per far posto a grandi imprese globalizzanti;

    dall’altra, abbiamo, che so, le lesbiche di New York, che – comprensibilmente – dicono che sono brave come chiunque altro a fare soldi, lanciare missili e spiare, e non capiscono perché non possano diventare dirigenti di aziende o generali dell’esercito.

    E poi innumerevoli belle persone, che di giorno in giorno, per qualche motivo, si ribellano, si oppongono e talvolta cadono…

    E ci sono anche rapporti umani (per dire, anche quelli che ho descritto a San Frediano) che proprio per il fatto che sono vivi e reali, per quanto fragili, si oppongono allo schifo;

    esistono i lavoratori della Finmeccanica, che probabilmente scenderebbero in strada con la bandiera rossa cantando Bella Ciao, se si minacciasse di delocalizzare i sistemi di omicidio della loro azienda in Cina;

    Ci sono persone che magari si rifugiano nel signoraggismo, o nella rabbia contro gli immigrati, o nella lettura del Libro dell’Apocalisse o chissà quante altre cose, esprimendo comunque disagio per ciò che avviene;

    infine, ci sono persone che in piccole scelte personali rinunciano alla Visibilità, al Profitto, allo Spettacolo, perché sentono che è sporco, e preferiscono scrivere fiabe o suonare il violino.

    Ma la mia obiezione radicale, cioè che va alla radice, ai comunisti è che nessuno di questi è il Grande Soggetto che loro sognano.

    E se non c’è il Grande Soggetto, l’intera costruzione comunista crolla, crolla la sua pretesa scientifica, crolla la pretesa di “fare qualcosa”, crolla la pretesa che esista una “guerra” con due soggetti in lotta tra di loro, crolla la paura delle “infiltrazioni”, delle “deviazioni”.

    Diventa un altro modo, rispettabilissimo, di sognare qualcosa per non morire dentro.

    • daouda scrive:

      Guarda che la critica al comunismo non solo economica ( il liberismo è un’altra componente deviata della reale economia ) ma filosofica ed esistenziale poiché il comunismo fagocita la psicologia degli individui.
      I sogni dei comunisti non sono sogni rispettabili. Sono sogni violenti. Loro non si ritirano né abbozzano. Loro deviano anche le giuste resistenze dentro la fogna delle loro idealità e rendono servizio a sto cazzo de “Sistema”.

      Quel che accenni è il problema dell’umanità ricorrente, ed è ineludibile.
      Nessuno ne può scampare se continua a seguirne le regole e visto che i rapporti non sono come si presentano, né come appaiono, manifestare per qualcosa di falso in termini falsi non tanto e non troppo perché falso in sé ma soprattutto perché FALSATO apriori , ormai, ineluttabilmente, non può portare fuori dalle regole.

      Si insegna che l’ignoranza invincibile preserva da molti errori poiché risparmia da molte responsabilità, e poi una qualche armonia e condivisione è sempre meglio di tanti altri sentimenti cattivi/schiavi.
      Il problema rimane il credere che il fare serva a qualcosa, nel senso che sia nel fare la possibilità di giustizia.Non è così.

      “Senza di me non potete nulla” disse il Signore.
      Non è triste in sé , non può esserlo, ritenere che tali parole siano farneticazioni fantastiche e psicologismi perché fà parte del processo di decadenza, ma fà tristezza perché l’ovvietà è misconosciuta.

      Kirillov :

      «L’intera storia dell’umanità è con me. L’uomo non ha fatto che inventare a fine di poter vivere senza uccidersi. E’ in questo che consiste la storia del mondo dalla sua origine sino ai nostri giorni»

      «Colui che sa uccidersi ha scoperto il segreto dell’inganno. Fuori di ciò, niente libertà: là è tutto, il resto è nulla. Ognuno può far sì che non vi sia né Dio, né nulla. Chi osa uccidersi, quegli è il Dio. Colui che si ucciderà unicamente per uccidere la paura, nello stesso istante diverrà un Dio»

      Parole che non possono che essere lette secondo lo spirito o secondo la carne.
      Troppa gente ha paura di uccidersi e crea sistemi per uccidere gli altri.

    • Ritvan scrive:

      —No, faccio il realista. Comunque non vorrei essere frainteso: la mia polemica con i comunisti non ha nulla a che fare con quella liberista. Miguel—

      Lo so, carissimo, ecco perché ti ho chiamato – siempre scherzosamente – “reazionario” e non “liberista” e sul tuo “non liberismo” noialtri tuoi affezionati lettori non abbiamo alcun fraintendimento.

  44. lello scrive:

    Che dire…appena finito di leggere il post e come al solito parecchi ottimi spunti per riflettere. Per rispondere al primo commento di daouda, dato che adesso non ho tempo per leggere tutti i commenti, vorrei citare un’ attimo questo passaggio :
    “Quali complessi fattori, vicende umane, tentativi confusi di capire il mondo, voglia di esserci, senso di inferiorità e insieme rigetto verso la sinistra realmente esistente, risentimenti personali, dubbi che non si vogliono ammettere, fragilità, sovrapposizioni stratificate di luoghi comuni e disprezzo per i luoghi comuni, ci sono in una scelta simile?”.
    Un concetto migliore per esprimere qualsiasi appartenenza di una persona ad un gruppo/assembramento sociale (politico e non) non poteva esserci. Mi sembra che tu sia portato a ragionare molto per massimi sistemi. Quello che pare sfuggirti e che a me invece piano piano si sta rendendo molto piu chiaro.. è che ognuno di noi vive la sua vita percependola esattamente come la percepisce lui (e solo lui inteso come se stesso) anche sotto l’enorme costruzione di ideali, concetti, preconcetti, valori o presunti tali, fedi, credenze e superstizioni che vivere in una socialità/società comporta. Se non è chiaro, posso dirti che a mio avviso è come se in un infinita scala cromatica, (il mondo) ognuno di noi percepisca sfumature diverse e le rielabori a modo suo. E questo post specie sul passaggio che ho citato mi piace moltissimo perchè sa cogliere quelle mille sfumature di questa realtà che ci circonda ( non ti parlo società ma di vita) . Ovviamente l’esempio del militante di FN può essere applicato non solo ad una qualsiasi altra astrazione idelogica/religiosa, ma (se hai seguito bene il mio discorso) proprio alla vita in sè, intesa come realtà (fisica, sensoriale) nella quale siamo immersi.
    Boh…per chiudere, complimenti per il post Mig 😉

    • daouda scrive:

      Te lo contesto perché L’Esistenza stessa , in definitiva, è UNICA.
      Come l’umanità è più grande dell’homo e delle sue razze…Il genere filosofico è superiore alla specie.

      Quel che tu dici è quindi subordinato a quel che ho scritto. Che poi è l’unico fattore che permette di assere che ognuno vede quel che vede differentemente però uguale in quanto umanità, ossia quel che ci fà comunicare.

      E’ però vero, hai ragione, il fatto che io tenda ad astrarre molto.
      Non credo che quindi sembra che mi sfugga qualcosa…mi sfugge proprio! E il piano su cui mi sfugge è il piano del rispetto delle persone e della loro storia come anche la consapevolezza delle loro nature speciali e specifiche.
      Ma io lo faccio apposta.
      Perché se giungi a rispettare profondamente i vissuti degli homini tutti e delle loro realtà non puoi riuscire a giudicare. E non si può campare così. E ti dò ragione proprio perché ormai ho iniziato talmente tanto ad “isolarmi” e non rispettare che mi ci sono perso, un piacere , ma perverso.

      Il fatto è che ogni limite, qualunque sia, non è mai raggiungibile né è posto sullo stesso livello del limitato. Chi ha l’umanità comprende l’homo , sennò è solo angoscia e tristezza il rendersi conto che io sono io ma che qualunque io dica così cosicché si sia l’oggetto dell’io altrui, la fonte dei suoi limiti che al contempo limita il mio me. In tempi bestiali queste cose poi sono terribili.

      Per avere un ordine, ci si deve basare per forza di cose su di un riferimento costante e superiore.
      Il giudizio non è allora giudizio.Altrimenti qualsiasi cosa non uscirà mai da quella angoscia che descrive Miguel , oggi come ieri.

  45. Miguel Martinez scrive:

    per daouda

    “Guarda che la critica al comunismo non solo economica”

    Hai visto? Con un commento al giorno ti vengono testi molto più chiari e ragionati, e anche non dettati dal – diciamo – entusiasmo del momento.

    Grazie e a domani (che magari aumentiamo a due al giorno la tua quota).

  46. Mauro Vanetti scrive:

    Non ho risposto a Corrado http://kelebeklerblog.com/2012/03/27/il-signoraggio-e-i-complottisti-anticomplottisti/#comment-105795 (ma quanto scrivete su questo blog??).

    Punto per punto:

    1. Nego il fatto che le banche commerciali da sole abbiano “scatenato questa crisi”. Anche questa crisi è il risultato della crisi di sovrapproduzione nell’economia reale, che ad un dato momento si è espressa nella sfera della finanza, per poi contagiare i bilanci pubblici. Fabbrica-banca-Stato sono corresponsabili perché sono nei fatti una cosa sola. Ho preparato tempo fa una presentazioncina un po’ sciocca per un’assemblea pubblica sul debito e la crisi, penso chiarisca, nella sua semplicità, certi nessi causali: http://www.maurovanetti.info/?q=node/805

    2. Sono d’accordo, specie durante una crisi la piccola borghesia è sempre più sprofondata ad un livello simile a quello del proletariato; va conquistata come un alleato e non certo trattata come un nemico. Si può ben dire che in un regime socialista sano il piccolo imprenditore onesto se la passerebbe probabilmente meglio di come se la passi oggi sotto il dominio delle banche private e dei grandi monopoli. La schizofrenia nel gestire i rapporti con la piccola borghesia ha mandato a ramengo più di un esperimento rivoluzionario novecentesco.

    3. Dal punto di vista marxista, lo Stato non siamo affatto “tutti noi” neppure in teoria. Lo Stato è un organismo particolare e armato che garantisce l’ordine nella società. Che in alcuni casi tragga legittimità dal voto di qualche milioni di maggiorenni è un fatto tutto sommato secondario; se vogliamo, è una rappresentazione del fatto che nessun dominio sarebbe possibile senza la collaborazione dei dominati: i sudditi credono di essere sudditi perché il re è re, ma in realtà è il re ad essere re perché i sudditi accettano di essere sudditi.

    • corrado scrive:

      Pienamente d’accordo sul punto 1) e 2). Anche se sottolineo di aver parlato di “banche d’affari” e non di “banche commerciali”.
      Sul 3) non so. La critica marxista alla democrazia borghese è sicuramente azzeccata, ma smantellare quei residui di sovranità popolare che questa consente mi sembra un passo indietro.

    • Francesco scrive:

      una curiosità: la tesi marxista della sovrapproduzione è molto carina e convincente, eppure il capitalismo fugge da questa situazione priva di vie di fuga da un paio di secoli (o quasi)

      non vi viene il dubbio che qualcosa non funzioni?

      ciao

      • Mauro Vanetti scrive:

        !!

        Nessun marxista serio ha mai detto che una crisi di sovrapproduzione sia una situazione “senza via d’uscita” per il capitalismo. Al contrario, già Karl Marx spiegava che si tratta di crisi periodiche seguita da fasi di ripresa, appena la distruzione di capitale permette di ricostituire un adeguato saggio di profitto.

      • Francesco scrive:

        e allora perchè il capitalismo dovrebbe crollare, alla fine?

        ricordavo che queste “riprese” fossero ogni volta al ribasso. degli escamotage per negare l’evidenza di un sistema autodistruttivo

  47. Mauro Vanetti scrive:

    Be, daouda, ammetto di non aver sentito mai prima d\’ora enunciare la teoria che Trotskij fosse sotto sotto in combutta con Stalin. Di fronte a rivelazioni così inaudite, perdo la capacità di argomentare. 🙂

    • corrado scrive:

      Se guarda più indietro ho esposto la mia versione alternativa dell’assassinio di Trotskij. 😛

    • daouda scrive:

      x Mauro: come fai ad essere in combutta con chi vuole ucciderti? Inoltre perché dice che rivelo qualcosa se ho fatto solo presente una stranezza sorprendente?
      Tutti qui credono di sapere come sono andate le cose perché le leggono. Anche chi dice che non lo fà.
      Io leggo di tutto e contraddico ogni cosa, ma non serve poi molto. Sarebbe più opportuno comprendere certi meccanismi e smettere di ritenere la materialità l’unica fonte di indagine ( cosa che in sé è invero assurda visto che ogni esperimento non fornisce alcuna verità – ciò dipendendo dall’impossibilità di appurare per sempre e da sempre la validità di ogni esperimento come dall’impossibilità di sapere tutte le influenze che agiscono ed influiscono su ogni accadimento che per definizione, oltretutto , è irripetibile – è sempre oggetto di interpretazione preordinata o postconfezionata ).

      Comunque sia la mia frase voleva far focalizzare sull’uniformità di giudizio ed azione all’interno dell’insieme sovversivo. La Causa come chiave interpretativa di una diatriba ( effettiva è vero, ci mancherebbe ) la quale ha senso solo all’interno di una tale cerchia e la cui sconfitta fu data , nella persona di Troskji, solo congiunturalmente il che non significa che lo stanilinismo ed il troskijmo siano la posizione giusta, anzi…seppur avere la posizione giusta in àmbito sovversivo non ha senso essendo sempre un’amalgama alquanto adattiva e pronta a riciclarsi in ogni modo. La storia politica degli stati uniti ne è un esempio, ma anche la teologia della liberazione, l’infiltrazione nei paesi islamici e nel presunto tradizionalismo cinese. Perché se ci fai caso l’eurasiatismo può diventare un progetto molto interessante( nefasto chiaramente ) in questi momenti di risveglio pseudo spirituale.

      Ad ogni modo io le mie critichea quel che hai scritto tu le ho già messe in rete.

      x Corrado: simpatica.

  48. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    Daouda, a causa di una raffica di intemperanze, è attualmente a dieta, ridotto a un commento al giorno.

    Non cancello i suoi ultimi commenti, perché tu gli hai risposto, comunque adesso Daouda dovrà aspettare fino a dopodomani. Ha un giorno e mezzo di libertà dalla servitù informatica.

  49. Mauro Vanetti scrive:

    Miguel mi chiede cosa voglia dire che “si deve cercare di colpire gli avversari il meno possibile perché sia loro impedito di sputtanare l’obiettivo”. In effetti è scritto in un italiano involuto. 🙂

    Volevo semplicemente far notare come non ci sia nessuna teoria particolare marxista su come trattare i nemici. Semplicemente, è opportuno colpirli il meno duramente possibile, purché non si permetta loro di vincere. Questo vale sia per gli avversari politici sia per gli avversari sociali. Facciamo cioè come fan tutti.

    Il gulag non si spiega con una particolare teoria marxista sul trattamento dei nemici, ma con gli obiettivi specifici del regime staliniano, per il quale frustrare la partecipazione popolare e stroncare la vecchia guardia rivoluzionaria non era un difetto ma un pregio delle purghe. Non condivido gli obiettivi di quel regime e quindi oltre a non sentirmene complice nei gulag ci finivano proprio quelli che la pensavano come me.

    D’altronde la strage di piazza Fontana non dipende da un particolare dettaglio della dottrina cristiana o liberale, ma dagli obiettivi che avevano in quel momento i democristiani e i borghesi al potere. Sto semplicemente invitando a superare la discussione un po’ noiosa e moralista su mezzi e fini.

    • Ritvan scrive:

      —….nei gulag ci finivano proprio quelli che la pensavano come me…Mauro Vanetti—

      Sarebbe più esatto dire “..ANCHE quelli che la pensavano come me”. Però, come mi hanno raccontato amici “reazionari” che si son fatti anni di gulag in compagnia di gente “che la pensava come te” (e pur soffrendo lo stesso identico trattamento bestiale inflitto dai carnefici del regime) questi ultimi ci tenevano molto a non mischiarsi in alcun modo ai primi e a non dare loro alcuna confidenza….E quando venivano fucilati di solito morivano gridando “Viva il Partito e il kompagno Enver Hoxha”…..

      P.S. Mauro, mi sembri una persona perbene, onesta e in buona fede, pertanto, temo che nell’eventualità di un Trionfo Del Sol Dell’Avvenir – e sempre in caso il mio gommone mi tradisca e mi lasci qui – le probabilità che noi due ci si ritrovi a spaccar pietre nello stesso gulag siano abbastanza consistenti. Però, ti prego, a quel punto non trattarmi da “sporko reazionario”, atteggiandoti a “vittima di un errore burocratico/giudiziario”, eh!:-)

      P.S.2 (siempre nell’ambito del Noto Sarkasmo Ritvaniano). A proposito di comunismo&comunisti si racconta la seguente battuta: Dio, nella Sua Infinita Saggezza, ha concesso tre doni all’umanità: l’intelligenza, l’onestà e il
      comunismo, ma con la “clausola” che nessun uomo potrebbe possedere contemporaneamente tutti e tre i doni, al massimo due…..:-):-).

  50. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    “Mi piace il paragone coi vulcani e coi terremoti.[…] Il socialismo non è un regime ideale da realizzare seguendo un libro di ricette ma è l’esito possibile di una lotta fra interessi sociali e caratteristiche umane contrastanti. “

    E’ esattamente questa la mia critica ai comunisti. Nel senso che non vedo alcun “interesse sociale”, o meglio alcun Soggetto, in movimento dall’altra parte. Ma credo che ci farò uno dei miei noiosi e chilometrici post, appena trovo un attimo di tempo.

    Apprezzo comunque il fatto che dici “esito possibile“.

    Come condivido in linea di massima l’importante affermazione “Fabbrica-banca-Stato sono corresponsabili perché sono nei fatti una cosa sola”. Perché lo sono, anche sul piano delle componenti umane: uno degli errori dei “signoraggisti” e affini consiste proprio nel credere che i banchieri siano una casta a parte.

    Poi non mi limiterei a questi tre ingredienti, con la loro enfasi marxiana sulla “materialità” della produzione.

    Bello l’esempio di Trotzkij sul gendarme… ovviamente un liberista ti direbbe, apriamo allora tre code e mettiamo i gendarmi in concorrenza tra di loro.

    • Ritvan scrive:

      —-Bello l’esempio di Trotzkij sul gendarme… ovviamente un liberista ti direbbe, apriamo allora tre code e mettiamo i gendarmi in concorrenza tra di loro. Miguel—

      Sì, un liberista fesso, visto che non ci sarebbe alcuna “concorrenza” fra i gendarmi, poiché ogni gendarme “inchiapperebbe” solo i disgraziati della propria fila. Un liberista serio, invece, direbbe che l’unica soluzione sarebbe l’assenza di file per comprare le merci. Esattamente come avviene nel biekissimo kapitalismo.

      P.S. A proposito di file e gendarmi, non sempre i “gendarmi” ne escono bene, anzi. Si racconta che in un villaggio sperduto siberiano dell’URSS e in pieno inverno le autorità locali avvisano che è in arrivo un treno pieno di arance che saranno distribuite alla popolazione direttamente dai vagoni e che, pertanto, la popolazione dovrà mettersi subito in fila alla stazione accanto al binario e aspettare l’arrivo del treno. E così viene fatto. Passa un’ora e dalla stazione viene comunicato alla folla in fila a 40 gradi sotto zero:”Ci comunicano che la quantità di arance in arrivo è inferiore al previsto e, pertanto, non basterà per tutti. Perciò, gli ebrei vengono esclusi dalla distribuzione e possono tornare a casa.”. Gli ebrei mogi-mogi eseguono. Dopo un paio d’altre ore (sempre in fila a 40 gradi sotto zero) nuovo comunicato:”Ci hanno comunicato che le arance basterebbero solo per le famiglie dei membri del Partito…pertanto, tutti gli altri a casa”. Si esegue. Dopo qualche ora – ormai è notte inoltrata, sempre 40 gradi sotto zero – nuovo comunicato dalla stazione:”Le arance sono ancora meno del previsto, pertanto devono rimanere solo i membri del Partito che sono anche veterani della Rivoluzione d’Ottobre”. Restano in quattro gatti. Dopo alcune ore, quasi all’alba, finalmente arriva il treno. A quel punto i quattro gatti Veterani Della Rivoluzione D’Ottobre sentono il nuovo comunicato:”Dal treno ci comunicano che non c’è nessuna arancia a bordo, pertanto, chi aspettava la distribuzione di arance torni pure a casa”.
      Il commento sconsolato dei Gloriosi Veterani, mentre tornano a casa mogi-mogi e con le mani vuote, dopo aver aspettato invano per tutta la notte all’addiaccio a 40 sotto zero: “PORCA MISERIA….QUESTI MALEDETTI EBREI SEMPRE PRIVILEGIATI !”:-):-):-)

      • Francesco scrive:

        barzellette per 600 anni?

        bel libro

        PS la soluzione liberista è mettere un prezzo flessibile al prodotto per cui c’è la coda, che salirà fino a quando la domanda sarà pari all’offerta, generando un equilibrio di mercato

        se il prezzo di equilibrio è “alto” (cioè permette di fare bei profitti), qualcuno prenderà a prestito mezzi di produzione e entrerà sul mercato aumentando l’offerta

        l’unico ruolo positivo dei gendarmi è garantire che nessuno prenda senza pagare

        il capitalismo è meraviglioso, direi

        🙂

  51. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    “Miguel mi chiede cosa voglia dire…”

    Era un banale problema ortografico: perché al posto di purché, adesso è chiaro.

    Concordo anche sulla necessità di evitare i discorsi moralistici; ma penso che la questione dei gulag sia più complessa.

    Intanto, sono stati un sistema straordinario di produzione, per lavori che in altri casi sarebbero stati antieconomici: fare immense dighe, costruire strade gigantesche, scavare l’oro in zone inabitabili della Siberia. O paghi somme pazzesche, oppure obblighi la gente a farli, simili lavori (oppure non li fai per niente, ma uscire dalla logica dello scatenamento delle forze produttive non era certo nella mentalità sovietica).

    Poi se devi fare un piano a lungo termine, che non sia soggetto ai cangevoli umori popolari, alle variabili del mercato o alle risse tra dirigenti, devi assicurarti il potere decisionale a lungo termine (come avviene in qualunque ditta, peraltro).

    E devi quindi obbligare anche chi non è d’accordo a fare come vuoi tu, e questo necessariamente richiede un regime di terrore.

    • Mauro Vanetti scrive:

      Certo, ma il punto è che per il regime stalinista agli ovvi vantaggi del sistema dei gulag non si contrapponeva il rischio che questo gli sputtanasse la rivoluzione; molto banalmente, perché l’avevano già sputtanata loro.

  52. Mauro Vanetti scrive:

    Insomma, dici che non esiste il soggetto rivoluzionario. Non esiste “in sé” o “per sé”? In sé, cioè oggettivamente, esiste eccome; soggettivamente, siamo di fronte all’annoso problema della ricomposizione di classe. A me sembra che un processo di ricomposizione sia in atto, anche in risposta alla crisi; questo processo non è compiuto e mancano molte tessere al puzzle, ma non vedo ostacoli assoluti al suo compimento. Credo tuttavia che il ruolo che avranno le aspiranti generalesse lesbiche di New York non sarà decisivo; non ho questa visione “arcobaleno” del Grande Soggetto come “sommatoria di tutta la gente strana del mondo” dove “uno vale uno”, come dice Beppe Grillo.

    • daouda scrive:

      Ma tecnicamente non c’è nessuna rivoluzione da fare, per come la intendete voi, perché impossibile. Oltre i vostri errori logico programmatici…

      E giocano su questo perché VOGLIONO che, ad un determinato momento, si scateni il panico.
      Oltre a sfruttarvi già per farvi propagandare delle stronzate immonde…cioè già dobbiamo subìcce sta sbobba, je famo pure la réclame?

      p.s. un soggetto in sé come astrazione categoriale sicuramente esiste, ma non può essere rappresentabile. L’umanità non esiste ad esempio ( dipende poi cosa si intende per umano. Il concetto plotiniano di Anima mundi è il concetto di natura umana in sé ) esiste solo l’homo.

  53. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    “Insomma, dici che non esiste il soggetto rivoluzionario. Non esiste “in sé” o “per sé”? “

    Probabilmente possiamo essere d’accordo nel dire che l’esistenza “in sé” del Soggetto sia asso,utamente decisiva: se c’è, quella comunista è una prospettiva sensata; se no, no.

    E se non è sensata, non hanno senso tutti i ragionamenti tattici per come realizzarla; e quindi tutti i conflitti tra gruppi comunisti, e contro altre prospettive che “ritarderebbero la rivoluzione” conducendo le masse su strade sbagliate.

    Ora, io credo che il Soggetto non esista nemmeno “in sé”: esistono innumerevoli vittime del capitalismo (ma anche di altre cose: ad esempio non considero che l’omofobia sia di per sé un prodotto del capitalismo), di ogni sorta.

    Penso che gli abitanti dei sobborghi di Baghdad, se ne fossero informati, augurerebbero il licenziamento in tronco dei lavoratori della Finmeccanica, se non peggio… E cosa mai accomunerebbe i naxaliti indiani agli imprenditori veneti suicidi “per colpa delle banche”?

    O i venditori ambulanti organizzati di Città del Messico, che sono il braccio attivo della “sinistra” dalle mie parti, che hanno come primi nemici tutti i venditori ambulanti non organizzati, o cui non sono riusciti a subappaltare licenze di vendita…

    “Ricomporre” (ma perché il “ri-” davanti?) tutta questa umanità e trasformarla in un esercito comunista ha più o meno lo stesso senso che mettere insieme tutti i nemici di Mauro Vanetti 🙂 (che so, il vicino di casa che ti accusa di avere la grondaia che perde, il signoraggista offeso dal tuo articolo, il tuo collega che dice che a te hanno affidato un computer più grosso del suo, il tizio che ti sospetta a torto di avergli graffiato l’auto) e farne un esercito controrivoluzionario.

    • nic scrive:

      Nella storia di questo pianeta è mai esistita una rivoluzione organizzata realmente da questo mitico soggetto collettivo marz(x)iano?

      Lenin, Mao, PolPot, Gonzalo, Castro, Kadafi, Ho Chi Minh…

      Per fare la rivoluzione non serve la Classe, ma la catastrofe prima (da guerra, fame, angloamericani o tsunami è lo stesso) ed il Partito-Esercito-Setta poi.

      PD: i gulag sono inclusi nel kit

  54. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauro

    preciso perché insisto nell’usare il termine “comunista” e “comunisti”: mi riferisco a una comunità umana realmente esistente, che non è la stessa cosa né del “pensiero di Karl Marx”, né tantomeno della “sinistra” in generale.

    Credo che sia una denominazione corretta e comprensibile.

  55. Ti ringrazio per avere segnalato il mio sito a proposito della MMT. Leggo con piacere le cose che scrivi e segnalerò il tuo sito ai miei lettori.

    Ciao,

    Francesco Maria Toscano
    http://www.ilmoralista.it

  56. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “uso sempre Marx contro la sinistra

    di solito funziona benissimo”

    Direi che fa parte del costitutivo complesso di inferiorità della destra, che Mauro Vanetti scambia per “camuffamento” e “infiltrazione”.

    Da qualche parte racconto sul blog http://kelebeklerblog.com/2006/03/04/in-missione-segreta-tra-i-forzisti/ di come sono andato a un convegno di Forza Italia per Oriana Fallaci a Firenze: una moderata pioggerellina di applausi per i relatori di destra, un uragano di gente in piedi quando è entrato Riccardo Nencini, socialista di centrosinistra, con il relatore commosso che diceva ogni due minuti che era “di sinistra”.

    Su questo blog ci sbracciamo a dirci non di sinistra. Così nessuno ci può prendere per gente di destra 🙂

    • Francesco scrive:

      confondi NeoFascisti e Destra

      i primi, essendo cerebralmente scarsucci, hanno un complesso di inferiorità verso tutti, comprese le vongole e le ostriche. però sanno di “fare politica” e quindi il primo complesso ce l’hanno con i rossi

      i secondi hanno i loro Padri Tutelari (da Adam Smith in poi) e nessun problema, al punto che passano molto tempo a litigare all’interno. essendo il Karl Marx economista un “eretico” della nostra scuola classica, è facile usare la sua terminologia (nota alle vittime) per scagliare i risultati della scuola classica contro le deboli velleità dei rossi moderni (e dei sentimentalisti tutti)

      a questo aggiungo che Marx era un gigante, come polemista, e odiava i sentimentalisti, quindi offre grandiosi esempi e suggerimenti

      ciao

    • Francesco scrive:

      Miguel

      su questo blog vi definirei (voi della maggioranza) di sinistra non marxista

      nel senso che vi fate un punto d’onore di non capire nulla di economia e preservate questa ignoranza della materia per fornire giudizi economici con maggiore nettezza

      sia detto senza offesa e con affetto (mica che qualcuno abbia mutuato il codice d’onore albanese da Ritvan)

      Francesco

      • Ritvan scrive:

        —…mica che qualcuno abbia mutuato il codice d’onore albanese da Ritvan…Francesco—

        Mio buon Francesco, si vede che la tua conoscenza del Kanun albanese è più o meno uguale a quella dell’economia da parte dei sullodati “di sinistra non marxista”:-). Per il suddetto “codice d’onore” dire a qualcuno che non ci capisce ‘na mazza di economia non era mica un’offesa da lavare col sangue, eh, visto che il capirci di economia non rientrava fra i requisiti richiesti per essere definito “uomo d’onore”, cribbio!:-)

      • Francesco scrive:

        mi sento più tranquillo, allora

        😀

      • Ritvan scrive:

        x Francesco
        🙂 🙂

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