Lo spiritualismo e Lisa Thiel

“Thou and I in shadow-land,
Four hundred years ago,
Saw strange flowers bloom on the strand,
Heard strange breezes blow:
In the ideal love is real,
This alone I know.”

Charles Godfrey Leland, A Thousand Years Ago

Di tanto in tanto parliamo qui dello spiritualismo contemporaneo, in genere sotto il tag cialtroni.

Si tratta di un fenomeno poco notato – la nostra società è tutta costruita su elementi che fanno finta di essere neutrali, per non essere visti: solo per la politica o lo sport è permesso litigare.

Ma lo spiritualismo coinvolge un numero di persone molto maggiore di quanto facciano la  cosiddetta politica o la religione organizzata, per cui si fa male a sottovalutarlo.

La natura cialtrona di gran parte dello spiritualismo dei nostri tempi dovrebbero essere ovvi.

Merce consolatoria, che si confonde anguillescamente con l’arte, la psicologia, la motivazione imprenditoriale, la magia per sciampiste, la guarigione dalla forfora o la predizione m’ama-non-m’ama, lo spiritualismo ottimista rimuove con un sorriso saccarino la violenza reale della vita; la sua natura non prevede terremoti e non sa nulla della fame delle volpi; e sfugge a ogni conflitto costruendo un mondo che è vero semplicemente perché mi piacerebbe che fosse vero.

Questo aspetto mellifluo e sdolcinato si combina con l’arroganza dell’ignoranza che monta in scranno. L’imprenditore di turno, in genere un ragioniere bocciato o una poetessa di provincia che scambia premi con persone affini, si presenta come colui/colei che sa tutto, contemporaneamente, di meccanica quantistica, di geroglifi egizi, di stupefacenti amazzonici, di templari francesi e di taoismo cinese, nonché di medicina e psicologia. Anzi, ogni produttore di fuffa ritiene di saperne di più degli esperti, di tutte queste cose messe insieme. Parola di gente che parla male l’italiano e in inglese sa a malapena chiedere l’ora.

Un ignorante che pontifica su ciò che non sa, dice inevitabilmente il falso. Certo, il falso non esiste, le Più Recenti Scoperte della fisica (che risalgono ai primissimi anni del Novecento, ma questo il Maestro non lo sa) dimostrano che Tutto E’ Relativo e quindi che qualunque sciocchezza possa passare per la testa dell’ignorante può essere vera. Cosa ovviamente falsa anch’essa: spiritualismo e falso, affermato con la massima faccia tosta, sono quindi sostanzialmente sinonimi.

Lo spiritualismo non è una bizzarria dei nostri tempi, ma la forma necessaria della religiosità ai tempi del capitalismo assoluto.

Centinaia di migliaia di imprenditori concorrono per creare nuovi prodotti, che seducano e non intimoriscano. Non creano confini, non separano, ma cercano di giocare su tutti i possibili registri contemporaneamente; e la ragione è estranea al loro discorso, proprio come lo è alla pubblicità. Anzi, per molti versi, lo spiritualismo è pubblicità senza prodotto, la forma suprema di una civiltà smaterializzata.

E anche di una civiltà democratica, nel senso particolare di un mondo in cui, ci hanno insegnato, il Cittadino è il giudice supremo e insindacabile della veridicità delle merci che gli si offrono.

Gli arroganti imprenditori dello spiritualismo, grandi e piccoli, meritano spesso la gogna pubblica, e siamo sempre felici di fare la nostra modesta parte in questo senso.

Però il disprezzo intellettuale non coglie il punto fondamentale: milioni di esseri umani cercano consolazione, cercano poteri magici (magari sotto altro nome), cercano il successo; ma cercano anche una via di uscita dall‘orrore di questo mondo.

Ce lo spiega Karl Marx nella citazione più storpiata della storia umana:

“La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli.”

Che nella disumanità generale, la creatura oppressa faccia sentire il proprio singhiozzo, abbia sentimento e abbia spirito è un bene straordinario, un segno immenso di speranza. E quel qualcosa che sopravvive nella clandestinità e nell’inganno è infinitamente più vero di ciò che ci viene presentato come reale.

Lisa Thiel è una cantante di cui non so nulla: qualcosa del suo accento mi fa pensare che sia statunitense, ma potrebbe anche non esserlo.

Per un momento ho temuto che fosse questa Lisa Thiel,  una signora che insegna “lunchtime corporate Yoga“, cioè vende brevi sessioni di rilassamento per businessmen stressati, che si svolgono nell’intervallo del pranzo per non rubare tempo alla caccia al denaro. Ma lode sia alla Dea, è troppo giovane e non parla di interessi musicali, per cui non può essere lei la cantante.

Su Youtube, qualcuno ha messo in rete delle canzoni di Lisa Thiel, accompagnandole in genere a immagini ingenue in stile streghette per tele-adolescenti. Al massimo, qualche centinaio di visitatori si è fermato ad ascoltare qualcuno che vale, certamente, molto di più di ciò che sentirete normalmente in giro.

Lisa Thiel è chiaramente legata a certi ambienti wiccani, uno dei movimenti meno indegni e meno mercificati dello spiritualismo contemporaneo. Inevitabilmente, la Wicca è anch’essa una mistificazione, costruita in tempi assai moderni sull’invenzione di antiche tradizioni. Capita, quando si è rinchiusi in un orfanotrofio, di fingere di avere dei parenti.

La Wicca deve molto al meraviglioso avventuriero statunitense, Charles Godfrey Leland, anarchico ed esperto (autentico) di cose zingare, che sosteneva di aver ricevuto da una strega toscoromagnola di nome Maddalena il testo Aradia o il Vangelo delle Streghe.

Vero o falso? Basterebbe leggere il manoscritto originale in italiano, per stabilire se è opera di un viaggiatore statunitense… ma guarda caso, abbiamo solo la traduzione in inglese, debitamente ritradotta per uso wiccano in italiano. Ermete, non a caso, era dio dell’astuzia dei ladri…

Tra le tante canzoni di Lisa Thiel, ne scelgo una, perché rappresenta l’auspicio più vero che si possa avere per una figlia.

Figlia degli elementi
figlia della pioggia
figlia del tuono
figlia della fiamma

Figlia dell’alba
e figlia della luce
figlia delle stelle
e figlia della notte

Figlia della terra
e figlia degli alberi
figlia delle tempeste
e figlia della brezza

Figlia della luna
e figlia dei mari
figlia dei venti
e figlia delle foglie

Io sono la figlia degli elementi
io sono la figlia della pioggia…

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17 risposte a Lo spiritualismo e Lisa Thiel

  1. Francesco scrive:

    >> La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa

    Ma quanto è messo male il mondo perchè chi dice una cosa come questa* sia uno degli uomini più influenti della storia recente?

    Mi vien da pensare che l’importanza di Marx dimostri non che aveva ragione nella diagnosi e prognosi ma quanto alienante sia il mondo moderno (e io penso più al mondo “illuminato” che a quello capitalista, che il secondo mi pare un frutto del primo).

    * la frase è falsa in maniera disarmante, gigantesca, se la si guarda negli occhi e ci si libera da 200 anni di ripetizione dovrebbe far ridere e piangere.

    • PinoMamet scrive:

      “>> La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa
      la frase è falsa in maniera disarmante, gigantesca”

      Oh beh ma non parlava della tua religione. La tua è il Codice Penale dell’oppressore, casomai 😉

    • PinoMamet scrive:

      Comunque scherzi a parte, Francè, non capisco cosa ci vedi di tanto strano nella costatazione del fatto (che mi sembra lampante) che gli uomini si rivolgano al divino per consolazione, per trovare un senso all’esistenza, e per ricerca di aiuto.

      Poi ovvio le religioni sono anche tutt’altro, sono organizzazione, rito, devozione, abitudine e tutto quello che ti pare.
      E naturalmente ognuno liberissimo di credere che la sua sia l’unica “discesa dall’alto”, una pretesa che (almeno questa) mi sembra accantonata nel mondo altrimenti risibile dello spiritualismo moderno.

      Ciao!

      • Francesco scrive:

        “per trovare un senso all’esistenza” mi pare IL motivo per muoversi, l’unico adeguato

        per questo la religione è la cosa più seria della vita dell’uomo

        il resto sono salmerie che seguono

        PS non ho capito la battuta sul codice penale

        • PinoMamet scrive:

          Era riferita a certi aspetti non troppo simpatici- lo ammetterai- della religione cattolica (i manuali dei confessori, il frequente infrociamento politico, la Santa Inquisizione…) che rendono difficile identificarla con gli aneliti degli oppressi…

          in tema:
          il fatto che tu ritenga che, tra i “moventi” dello spirito o anelito religioso, ve ne sia uno solo valido e accettabile, non esclude che ve ne siano altri!

          Ciao!!

          PS
          A scanso di polemiche inutili, ti ricordo che, data l’occasione, mi è capitato di difendere anche l’Inquisizione… e persino la religione cattolica! 😉

          • Francesco scrive:

            non parlo di unico anelito accettabile, parlo di gerarchia

            come nel calcio, non c’è solo il Milan ma il Milan viene prima

  2. nic scrive:

    Si ni siquiera con el rollo del diosito – que pasó, carnalito? que desde siempre le pegaba duro, pues – se te arma una charla de las chingonas, quizás que tengas que volverte a huevo a la terca actualidad. La actualidad desesperada, por supuesto. 😉

    Allah es grande, Kadafi (era) su profeta! jajaja

  3. Moi scrive:

    La religione è la presunzione umana di credersi una materia organica speciale rispetto alle altre dopo la morte …

    • Francesco scrive:

      Anche prima della morte, se è per quello.

      Ma più che di presunzione parlerei di umile riconoscimento di una evidenza, umile perchè quella “specialità” non ce la diamo, non è nella nostra disponibilità, ci obbliga a riconoscere un Altro come centro dell’Essere e senso della nostra vita.

      L’ateismo è una forma folle, coerente, disperata di presunzione. Però allora preferisco Capaneo, che non si finge l’inesistenza degli Dei ma li sfida. E’ meno vigliacco.

  4. Karakitap scrive:

    Post molto bello (ma con questo blog sono rari i casi di una delusione in tal senso), la canzone inoltre non è affatto male; il tema contenuto nel post mi ha fatto pensare, proprio in questi giorni la mia mente andava ad un episodio della serie animata su Corto Maltese, in cui l’eroe di Pratt si trovava nella ormai agonizzante Turchia ottomana, c’è una scena in cui lui e il suo accompagnatore incontrano un gruppo di yezidi in preghiera (una delle comunità su cui circola da anni una leggenda nera a causa della loro particolare teologia) Corto chiede alla guida: “ma cosa vogliono questi yezidi?” e l’altro: “quello che vogliono tutti, stare meglio”, ecco qui c’è una possibile chiave per capire il perché ci si affidi alla religione, questo mondo, diciamocela tutta, è fatto male, e sembra proprio che non siamo tarati per affrontarlo, anche perché c’è un qualcosa o qualcuno che quando meno te l’aspetti ti dà un calcio dove fa male e ti ritrovi a chiederti come mai ti sia successo.
    Ora, poniamo un esempio, che la religione sia sbagliata (in tutte le sue possibili forme) posso anche pensarlo, per mio libero convincimento, ma proviamo a dirlo (per fare un esempio) ad una ragazza che, quando non ha a che fare con l’università, fa lezioni di catechismo ai bambini, lei sarà specularmente convinta che la sua fede, che dura da secoli, confermata dalla saggezza di generazioni di dotti, rinforzata dalla forza che ha portato i fedeli a vecchi e nuovi martirii, tenuta viva da oratori, processioni, colonie estive e invernali, vi dirà che siete in torto, e non potendo più denunziarvi al Sant’Uffizio, magari dirà che prega per voi (e forse lo farà davvero).
    A parte questo esempio, non so se avete presente La via lattea di Bunuel (è un film che amo molto, e che mi ha convinto ancora di più delle mie posizioni laiche) c’è una scena in cui il marchese di Sade si fa beffe di una sua vittima in catene, dicendole che la sua è vana speranza, ebbene la ragazza con una forza che non ci si aspetterebbe da chi è in quella situazione continua a ribattere la propria tesi, tanto, non si deve aver paura di chi uccide il corpo…
    E questo discorso può valere più o meno per tutte le altre fedi presenti sul globo, in fondo, questo mondo è troppo malmesso per poter sperare di migliorarlo, resta solo la speranza post mortem, cosa che quindi rende alquanto velleitari i progetti di chi voleva il paradiso sulla Terra, hic et nunc..
    Quanto alla wicca, ne so troppo poco per esprimere un parere, per la new age provo un’istintiva antipatia, forse perché diffido di chi apre troppo la mente (con il rischio di far scappare il cervello), ma la questione è sempre la stessa, credo, se uno si trova bene a sentirsi figlio/a degli elementi, che problema c’è?
    Salutoni, Karakitap

    • Francesco scrive:

      Dear Kaaratitap,

      quando è nata questa idea che la religione sia una cosa “post mortem”? è in netta contraddizione con quanto scritto nei Vangeli e questo sempre mi stupisce.

      Grazie

  5. Karakitap scrive:

    Beh, dal fatto che la religione (e qui non mi riferisco solo al cristianesimo) promette il paradiso ai credenti e pianto e stridore di denti agli infedeli, e mi sembra che per poter andare in paradiso (a meno che non si sia Enoch) bisogna prima passare per la morte, se non fosse così, perché si commissionavano ai pittori quadri e affreschi che mostravano la beatitudine dei primi e la dannazione dei secondi?
    Almeno così la vedo io.
    Salutoni, Karakitap

    • Francesco scrive:

      potrei citare un saggio musulmano, che voleva bruciare paradiso e inferno per amare Dio in assoluta purezza e disinteresse

      non mi pare quello che tu citi, il cuore dell’esperienza religiosa

      • Karakitap scrive:

        Io ne avevo sentito di un altro (forse è lo stesso, purtroppo ho dimenticato il nome) che voleva riempire con la sua presenza l’inferno per evitare che vi finissero gli altri.
        C’è un proverbio romano che recita “i monaci cuociono la loro pentola sul fuoco dell’inferno”, mi sembra quindi chiaro che molti li aiutavano con la speranza della salvezza, e non per fede disinteressata.
        Quello che dice il saggio è molto bello, ma non so quanti la possano pensare come lui.
        Salutoni, Karakitap

  6. Daouda scrive:

    E’ tutta una questione tra fedeli e non fedeli.

    Siate fedeli alla verità, alla bontà, alla bellezza, alla temperanza, alla fortezza, alla prudenza, alla giustizia, alla sapienza.

    Tutto sta a capire quanto una ateo riesca ad esserlo rispetto ad un credente.
    I credenti oggi sono atei devoti, null’altro.

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