Il Club Roberto Cavalli, le macchie di leopardo su Firenze

Il leopardato è un modo di vestire praticato da certe signore cinquantenni che vorrebbero essere scambiate per peripatetiche diciottenni, ma finiscono per sembrare semplicemente sessantenni volgari.Il principale promotore di questo stile animalier è un certo Roberto Cavalli, che compie su di sé la stessa operazione delle sue clienti: nel tentativo di sembrare un trasgressivo adolescente, riesce a dimostrare parecchi di più dei suoi sessantotto inverni.

Roberto Cavalli è uno dei grandi maestri del culto della Jeune-Fille.

Il maculato di massa, con la sua rumorosa allegria apparente, si promuove in tutti i tentacolari modi di cui è capace il mercato. C’è anche Roberto Cavalli Vodka, Roberto Cavalli agriturismo,un vino (“Cavalli tenuta degli dei”), una linea di carrozzine (Baby Safari Collection di Aprica a pelle di giraffa) e persino “la nuovissima collezione di accessori ed abitini per animali Roberto Cavalli Pets“.


Caratteristica dei nostri tempi, come abbiamo visto, è una sorta di inversione delle funzioni umane consuete: l’intimo, il simpatico, l’irregolare, il frivolo e il personale sono semplici maschere di una realtà feroce e impersonale.

Infatti, le amenità di Roberto Cavalli sono inscindibili da un intreccio complesso di società tutelate da commercialisti, avvocati, giornalisti compiacenti e buttafuori.

Casa Cavalli è una gigantesca costruzione, opera dell’architetto Italo Rota, con tanto di pista per elicotteri, che deturpa le colline nei pressi di Firenze: di sera la casa diventa una fonte luminosa gigante, una vera e propria lanterna nel bel mezzo della campagna toscana, con l’alternarsi del verde, del rosso, del rosa e così via”.

E’ qui che Roberto Cavalli celebra il rito annuale del consumo natalizio, in un’atmosfera meticolosamente analizzata dalla saggia Betty Moore su Le Malvestite.

Una certa Nanà Bottazzi, categoria giornalista compiacente, chiede a Eva Cavalli, moglie di Roberto e madre dei suoi numerosi figli, “C’è un momento in cui si commuove, signora Cavalli?” E la signora Eva risponde, “Sì, è quando entriamo in quella stanza che trabocca di regali, i bambini hanno gli occhi lucidi e sono eccitati, pronti a scartarli”. Quella stanza, a quanto pare, è questa cosa qui, con tanto di albero impiccato alle travi, orso leopardato, corna e crocifisso. I bambini entrano, presumibilmente, dopo i fotografi.

Visto che Roberto Cavalli festeggia in questo modo il Natale, è comprensibile il fatto che abbia chiesto di non pagare le tasse sulla propria villa, che a dire dei suoi commercialisti gli servirebbe come luogo di lavoro e di rappresentanza: la vita privata è infatti la forma suprema di merce  pubblica dei nostri tempi; non a caso, anche il gatto di Cavalli è maculato.

La figlia di Roberto, Rachele Cavalli, ha sposato un certo Joseph Danilo Jacoviello, ventottenne figlio di un non meglio precisato “imprenditore napoletano”. A Joseph Danilo Jacoviello, il suocero ha affidato la gestione del primo Dinner Club Roberto Cavalli del mondo, aperto lo scorso dicembre a Firenze, cui fanno seguito i Roberto Cavalli Club di New York e Dubai: lo stile a chiazze può essere un vestito, una carrozzina, una vodka o anche una cena.

Joseph Danilo Jacoviello e Rachele Cavalli

Il Roberto Cavalli Club si è così impossessato di una chiesa anglicana sconsacrata accanto alla grande Basilica di Santa Maria del Carmine, uno dei più notevoli luoghi d’arte di Firenze. Il Cavalli Club si vanta di essere “una nave d’oro e acciaio, nel centro del capoluogo toscano” , progettata ovviamente da Italo Rota.

A un certo punto, Italo Rota ha deciso che questo tempio alla fuffa contemporanea aveva bisogno di un altrettanto trionfale ingresso, capace di imporre Roberto Cavalli all’intera piazza come il vero monumento dei nostri tempi.

(Continua…)

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10 risposte a Il Club Roberto Cavalli, le macchie di leopardo su Firenze

  1. PinoMamet scrive:

    Se fossi un bambino, quella stanza lì mi farebbe abbastanza paura.

    C’è qualcosa di diabolico, boh…

    Ciao!!

  2. NonStoConOriana scrive:

    A me la sola esistenza di elementi del genere fa molta paura, anche se bambino non lo sono più.

    Le epoche di decadenza, storicamente, sono fitte di esempi come questi.

    Reza Pahlevi festeggiò i duemilacinquecento anni dell’impero persiano con sprechi ossessivi e con una “modernizzazione” in cui i sudditi che bivaccano nella penisola italiana riconoscerebbero molti tratti comuni alla situazione attuale, se solo non fossero, appunto, dei sudditi intenti a bivaccare: il Concorde, aereo per ultrastraricchi con caviale servito a bordo, compì i suoi primi voli regolari tra Parigi e Kish.

  3. utente anonimo scrive:

    Che dire? Quì parlare di semplice “cattivo gusto” è troppo gentile e riduttivo.

    Siamo di fronte all’ultimo stadio della cancrena consumistica che non sa più chi e cosa fagocitare.

    La riduzione del essere umano a mero appendiabiti deambulante.

    Raffaele

  4. roseau scrive:

    Miguel, ti sei dimenticato di citare il più valido collaboratore di Roberto Cavalli: lui, l’ ineffabile, insostituibile Cubo Leopardato

  5. roseau scrive:

    Il leopardalo è anche tappeto di voluttà e accessorio di seduzione per vergini sognanti, come per

    trentenni coronate, o per quarantenni restaurate.

  6. utente anonimo scrive:

    ecco chi disegna i vestiti di gheddafi!

    roberto

  7. RitvanShehi scrive:

    >ecco chi disegna i vestiti di gheddafi! roberto< Ma no, lo stilista di Gheddafi si chiama Roberto….Cammelli:-)

  8. utente anonimo scrive:

    se fossi in te mi farei una ragione del fatto che Roberto Cavalli non ti regala piu’ le canottiere leopardate per il lavoro notturno alle cascine

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