La violenza segreta

Uno straordinario video dell’artista sámi (o “lappone”), Mari Boine mi riporta alla questione di genere, di cui si parla ogni tanto qui, da quando un lettore mi ha fatto scoprire la teoria della Jeune-Fille.In sostanza, la teoria della Jeune-Fille dice che il dominio maschile ha proiettato un’immagine femminile che possiamo definire di subordinazione manipolatoria. Quando il dominio maschile si assottiglia nel dominio astratto del capitale, la subordinazione e la manipolazione si fanno generali: ecco che la Jeune-Fille diventa la forma umana prevalente dei nostri tempi, per maschi e femmine.

Preciso subito di non essere d’accordo con due elementi importanti di questa teoria. Primo, la forma prevalente dell’umanità non coincide con il Ceto Medio Globalizzato e benestante. La forma media dell’umanità vive nelle baraccopoli del Terzo Mondo, e ogni teoria che dimentica questo rimane occidental-centrica.

Secondo, la teoria della Jeune-Fille sfocia nell’ennesima riedizione ottimistica e progressista del racconto del gruppo sociale che, una volta presa coscienza, farà la rivoluzione: infatti, gli autori fantasticano sul momento in cui le Jeune-Filles, sensibili e colte, cesseranno di essere oggetto di manipolazione mediatica. Le veline che prendono d’assalto il Palazzo di Arcore, insomma.

Eppure ritengo che quella della Jeune-Fille sia un’eccellente teoria. Prende atto di un fatto molto reale: qualcosa che possiamo chiamare la “femminilizzazione” antropologica dell’Occidente. Dove per femminile intendiamo, più o meno, ciò che un becero borghese maschio dell’Ottocento poteva pensare fosse “da donnette”. Tale “femminilizzazione” viene di solito notata solo da alcuni rancorosi, che affermano che “non ci sono più in giro i veri maschi”, e che “la società è in mano alle donne”. La teoria della Jeune-Fille rovescia la prospettiva.

Prima di tutto, riconosce che la femminilizzazione non è dovuta a qualche caduta morale (ammesso e non concesso che il patriarcato sia “morale”), ma allo sviluppo simbiotico del capitalismo e dei media.

In secondo luogo, non dice affatto che la femminilizzazione della società costituisca un matriarcato, cioè un dominio delle donne. Innanzitutto, perché il potere reale – economico, mediatico, politico e militare – è in massima parte in mano a uomini, e quelle donne che possiedono un potere reale non sono certamente Jeune-Filles.

Cioè, la jeunefilletà è sempre una condizione di subordinazione. E il dominio (distinto dal potere) è più che mai “maschile”, tra virgolette. Nel senso che rispecchia i due elementi primari che il becero borghese dell’Ottocento avrebbe riconosciuto come degni del vero uomo: la violenza e la razionalizzazione.

Nessuna società è mai stata tecnica – e quindi razionalmente violenta e programmata – quanto la nostra.

Chiuso nel suo harem, il Jeune-Fille (ripetiamo, il genere fisico e quindi grammaticale è intercambiabile) cerca soprattutto la sicurezza, contro le incertezze della vita, la solitudine, la noia e gli scarti umani che lo circondano ovunque.

Il maschile è quindi posto fuori da sé: è il muro,  il guscio, il custode specializzato nella caccia, nell’omicidio e nella repressione.

Sono maschili – in questo senso simbolico – le logiche che programmano i motori che mandano avanti il nostro sistema; come sono maschili i missili, le telecamere, la costruzione della Grande Muraglia di cui vediamo frammenti nel Muro dell’Apartheid in Palestina, in quell’altro immenso muro che tiene i messicani fuori dagli Stati Uniti…

Nella Jeune-Fille, vediamo forse la fine del patriarcato storico; ma mai come oggi, il mondo è stato dominato da un principio maschile. Con un curioso rovesciamento apparente rispetto al passato, in cui la sfera femminile era “privata” e quella maschile “pubblica”: delle multinazionali, vediamo ovunque le immagini femminili pubblicitarie, mentre il meccanismo maschile che le costruisce resta invisibile. Il film Sesso e potere, dove un mondo ferocemente maschile, ma invisibile, lancia come immagine pubblica la bambina profuga con un gattino, ce ne dà tutta la misura; e dimostra anche l’errore radicale che compie il maschilismo rancoroso quando cerca di leggere i nostri tempi.

Ma forse questo rovesciamento della visibilità non è così paradossale, se pensiamo che tutto ciò che ci è dato vedere del mondo ormai è il privato, grazie ai media audiovisuali: la televisione per sua natura porta gli altri nel nostro salotto e ce li fa vedere da vicino. Così sappiamo tutto delle rughe di Carla Bruni, e nulla della macchina di potere dietro suo marito.

Ma torniamo al video di Mari Boine, che invece ci fa vedere proprio quell’invisibile mondo maschile, nel suo momento culminante.

 

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65 risposte a La violenza segreta

  1. utente anonimo scrive:

    non solo la jeune fille, ma anche gli imputati dei post “di sintesi” diventano intercambiabili, o parti di un unico Grande Altro: a seconda dei casi, c’è il Consumatore Massificato Globale, l’Italiano Medio, l’Imprenditore puttaniere e bestemmiatore, oggi il Mondo Maschile Invisibile

    non è un caso che accetti l’atteggiamento da prima teoria critica (apocalittica, impressionistica ed élitista) del collettivo Tiqqun, solo relativizzandola e togliendo l’happy end

    no, nella Grande Narrazione Critica non ti seguo tanto, e in più il video ha un commento musicale che mi pare molto poco indovinato

    renna

  2. idiotaignorante scrive:

    A me lascia un po’ cosi’ la scelta di un link ad un articolo di Meyssan, arcinoto cialtrone complottista che, di conseguenza, va preso con le molle e ha un contributo informativo tendente allo zero.

  3. kelebek scrive:

    Per Renna n. 1

    Beh, è chiaro che le diverse definizioni sono collegate tra di loro.

    Quello che voglio sottolineare è un dato che è facile dimenticare: cioè che un sistema economico/sociale plasma non solo un’ideologia astratta, ma anche un’umanità a propria somiglianza.

    Non è certo mai un’opera perfetta, ed esiste sempre un’umanità sottostante.

    Però le esperienze e le esigenze della vita lasciano un segno sulle persone. Per dire, in una società dedita all’accumulazione primitiva (e cioè al saccheggio), come quella dei vichinghi, la formazione sin dall’infanzia doveva modellare dei comportamenti e dei modi piuttosto diversi da quelli della società attuale.

    Per quanto riguarda la happy end che tolgo alla teoria critica del collettivo Tiqqun, gli è che le happy end sono state previste per tutta una serie di attori sociali, con esiti ugualmente disastrosi.

    E il racconto della happy end che fa Tiqqun è effettivamente molto debole, perché – a differenza della happy end che vedeva in quel ruolo la classe operaia – non ha alcuna base nei rapporti di forza materiali.

    Miguel Martinez

  4. kelebek scrive:

    Per Idiotaignorante

    Sono abbastanza d’accordo con te. In effetti, ho cercato al volo un link per concretizzare il discorso.

    Forse ne cercherò un altro, con calma.

    Miguel Martinez

  5. PinoMamet scrive:

    Quando ero bambino

    c’era Big Jim. Credo fosse la versione taroccata di G.I. Joe, o il nonno di Action Man.

    Comunque, Big Jim pilotava l’elicottero, era cintura nera di karate, faceva alpinismo e immersione subacquea, era esperto di esplosivi.

    A conti fatti, doveva essersi fatto un discreto culo per essere bravo in tutte quelle cose lì.

    Ma Barbie mica usciva con lui; non ci pensava neanche.

    Barbie usciva, lo sanno tutti, col fighetto Ken dotato di auto sportiva.

    Tutti i bambini dicevano che Ken era frocio. Non erano stupidi: erano avanti coi tempi. Infatti, una generazione cominciò a “fare il frocio”, in varia misura (magari semplicemente interessarsi alla moda in maniera patologica) per recuperare l’intimità con le donne che il modo di vita “alla Big Jim” non gli garantiva più.

    E’ stato un processo lungo: c’era ancora Rambo, ma non era già più un modello di successo. Il modello di successo era quello degli anni ’90: Friends. Dei personaggi maschili di Friends, nessuno rispondeva al modello del “macho”; anzi, adesso che si rivedono le puntate, mi pare che la loro non machità sia sottolineata in più di una occasione (il personaggio italoamericano è un tombeur de femmes e ha un bel fisicone da americano, ma in definitiva piace più per l’aspetto fisico, la simpatia e la stupidità che per le doti da “vero uomo”, che non riesce neppure a fingere bene nel suo lavoro di attore). Friends recuperò- adesso è normale- un elemento tipicamente “femminile” della narrazione: lo sviluppo cronologico, che permette la descrizione di lunghe storie d’amore, e il pettegolezzo tra personaggi e meglio ancora, tra appartenenti al pubblico che così si cementano (si dice?) e si affezionano al prodotto ecc. ecc.; e che prima era roba per telenovelas sudamericane.

    Se i tipi di Friends non sanno guidare un carroarmato, in compenso, ci sono moltissime donne che sanno farlo benissimo.

    Ricordo un documentario sulla RAI dove un’istruttrice israeliana (sempre loro…; ma non è fissazione, è che, essendo ai confini, devono per forza essere all’avanguardia in queste cose) vantava come le donne fossero particolarmente portate a certe attività militari, più dei maschietti. Non ho dubbi sul fatto che avesse ragione. Sarebbe un buon motivo per non fargliela fare, volendo.

    Io dei discorsi sul femminismo non ci ho mai capito niente. Ci h provato, ho letto interi aritcoloni sul manifesto, quotidiano comunista, ma niente da fare: anche a rileggere, non ci capivo niente.

    Una cosa che mi pare di aver capito, è che il femminismo non si limitasse a chiedere pari diritti per le donne. Sono buoni tutti.

    No, il femminismo rivendica anche (se ho capito io) che la partecipazione delle donne al governo e alle altre attività a loro un tempo precluse garantirà un “di più”: non si tratta semplicemente di far sedere sulle poltrone di presidente e di direttore d’azienda delle persone che non abbiano il requisito- abbastanza assurdo, come tale-di possedere un pisello; si tratta anche dell’idea che queste persone senza pisello garantiscano un effettivo cambiamento o miglioramento delle logiche con cui è amministrato il potere.

    Si può dire perciò che il femminismo ha fallito? Almeno in questo senso.

    Non vedo logiche diverse in giro…

    Ciao!!

  6. vogliopartire scrive:

    Non credo che noi donne umanamente parlando siamo migliori degli uomini…guardiamoci intorno e vediamo le donne che sono ai posti di potere, hanno gli stessi difetti degli uomini anzi peggio visto che ancora usano il mezzo della seduzione anche dove non servirebbe….(Il fallimento del femminismo)

  7. utente anonimo scrive:

    a pinomamet

    il femminismo, per come l’hai definito (e più o meno sono d’accordo: si tratta di un’alternativa e non di un’alternzanza, per usare il gergo politichese), non può fallire

    si procede così: se le femmine arrivate al potere non hanno importato logiche “altre”, basta dire che quelle non sono vere rappresentanti del femminismo e che il vero femminismo è altrove – nelle pratiche quotidiane, in gruppi, riviste reali, ma nascosti dal potere invisibile maschile

    non ne esci, sarai sempre un passo indietro a loro (o meglio, a quelle che conosco io)

    renna

  8. RitvanShehi scrive:

    >Nessuna società è mai stata tecnica – e quindi razionalmente violenta e programmata – quanto la nostra. kelebek< Oh, certo, le società schiavistiche e feudali del passato erano dei paradisi terreni:-) >in quell’altro immenso muro che tiene i messicani fuori dagli Stati Uniti…< E fa loro un favore, fa!:-) Che cavolo ci vanno a fare quei bravi messicani nell’archetipo della Bieka Società Tecnica, Violenta E Programmata, nonché Maschile?:-) Ma rimanessero in Messico, rimanessero, magari a dar manforte al Subcomandante Marcos a istaurare il Paradiso Dei Lavoratori!:-)

  9. kelebek scrive:

    Per Ritvan n. 8

    Vedo che nelle scuole di Enver Hoxha, ti insegnavano che il feudalesimo era “razionalmente violento e programmato”.

    E io che mi immaginavo i feudatari a farsi grandi mangiate, buttando gli ossi ai cani, mentre si primanoctavano le contadinelle.

    Miguel Martinez

  10. utente anonimo scrive:

    Miguel

    spero che la tua visione del feudalesimo sia solo una battuta.

    Francesco

    PS e parlando di violenza, credo che oggi ce ne sia meno che con ogni altro sistema economico.

  11. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 10

    Riguardo al feudalesimo, è ovviamente una battuta; ma è ancora più una battuta pensare al feudalesimo come un sistema “razionalmente violento e programmato”.

    Miguel Martinez

  12. PinoMamet scrive:

    Da un certo punto di vista,

    a me sembra che nessuna società sia mai stata libera come questa.

    Dico davvero: in una società tradizionale, anche liberissima, il prezzo delle proprie scelte anche in fatti banalissimi o privati (come vestirsi, che musica ascoltare, con quale sesso fare l’amore) si paga molto più caro che nella nostra attuale.

    Può essere ancora più libera di così, certo.

    Però proprio per questo è divertente, ma anche utile, vedere quali sono i confini invisibili.

    In certe parti del mondo diventano visibili.

    Perchè la Jeune Fille Barbie e Ken, e Joy (il personaggio maschio di Friends, non quello femmina di My name is Earl) possano condurre la loro esistenza di Jeune Fille, tutta basata sulla idea di libertà, ci deve essere Big Jim o l’istruttrice israeliana, tutta basata sull’idea di “difesa della libertà”.

    Quando questa libertà significa solo la nostra, a spese degli altri, e da difendere nel modo più spietatamente tecnologico, allora c’è anche oppressione.

    Ciao!

  13. utente anonimo scrive:

    il punto di vista da cui la nostra società pare la più libera in assoluto è il punto di vista della nostra società

    cioè, è vero se si dà per scontata un’idea di libertà molto parziale, cioè la libertà negativa dell’individuo immune contemporaneo,

    che non è solo la libertà del consumare quello che si vuole, ma più in generale del pensarsi come individui assoluti (non solo autonomi, ma padroni, o padroncini)

    anche senza chiedersi se questa libertà sia possibile senza stimoli e difese ultratecnologiche, resta che altre forme di libertà (p. es. quella “positiva”, cioè politica, in senso lato) è forse ai minimi epocali

    renna

  14. utente anonimo scrive:

    applausi per il post 5 di pino

    roberto

  15. controlL scrive:

    Avere mai visto i dari? http://it.youtube.com/watch?v=g_EruGaeK-c&feature=related Il confine maschio/femmina traballa. Ovviamente le ragazzine li “lovano”, come dicono. A me non dispiacciono. Ma la cosa incredibile sono i commenti, se c’avete voglia di leggerli, di quelli delle generazioni passate, che parlano dei dari e dei loro fan come [de]generazione, da reduci di tutte le rivoluzioni musicali e non di cui si pataccano. Non riconoscono i fratellini minori e persino migliori di loro (meno merda ideologica in testa). Certo hanno tempo a crescere e venire veramente rincitrulliti invece che essere [più o meno] spontaneamente superficiali. Speriamo di no. Le nuove generazioni hanno venture che a noi erano precluse.p

  16. kelebek scrive:

    Per p. n. 15

    Quando dicevi Dari pensavo a questo:

    http://it.youtube.com/watch?v=v1iZQmzqKbI

    Interessante il video (e i commenti).

    Il problema inestricabile in questi discorsi è che tutti scambiano le analisi critiche per prescrizioni normative.

    Quando si parla di genere e cultura, la si prende spesso come una denuncia o una critica.

    Dire che viviamo nell’epoca della Jeune Fille non significa approvare altre epoche; non significare contrapporre uno stile esteriore a un altro; ma significa denunciare la natura subordinata e falsificata delle scelte di genere dei nostri tempi.

    Per molti (non ad esempio per PinoMamet, che ha colto perfettamente la questione), questo è semplicemente incomprensibile.

    Per dire, se io noto che i capelli lunghi maschili di massa rispecchiano oggi certe tendenze culturali, vengo immediatamente accusato di volere i capelli corti (trascurando il fatto che io per anni ho portato i capelli lunghi).

    Anche il “dibattito” sugli Emo segue queste forme di tifoseria contrapposta, piuttosto che un tentativo di capire a fondo.

    Miguel Martinez

  17. RitvanShehi scrive:

    >Per Ritvan n. 8 Vedo che nelle scuole di Enver Hoxha, ti insegnavano che il feudalesimo era “razionalmente violento e programmato”. Miguel Martinez< Le scuole di Enver Hoxha – dose da cavallo di propaganda marxista a parte – erano sicuramente superiori a quelle italiche di oggi, rovinate dal sessantottismo. Ed erano (forse) l’unica cosa buona che abbiamo avuto. >E io che mi immaginavo i feudatari a farsi grandi mangiate, buttando gli ossi ai cani, mentre si primanoctavano le contadinelle.< Beh, anche queste attività richiedevano una certa dose di violenza e di programmazione: non è che le contadinelle di allora corressero giulive al talamo feudale, come veline ad Arcore, no?:-).
    Te lo sei letto i “Promessi Sposi”? Io sì. Non mi dirai che pure isso è uscito dalla sporka penna di un bieko sceneggiatore Mediaset, vero?:-)

  18. utente anonimo scrive:

    alcuni commenti sono tecnici, dicono semplicemente che adesso i gruppi sono selezionati dalle major e questo più di prima (non c’è scritto quanto prima)

    domanda: tu come fai a sapere che queste affermazioni sono ingenue e false? può anche darsi che sia vero, che la presa delle case discografiche, adesso, sia maggiore di prima

    renna

  19. RitvanShehi scrive:

    Io, invece applaudo solo al #12 di PinoMamet: sono già abbastanza odiato dalle fimmene del blog (e non vorrei che qualcuna di loro mi azzannasse sul collo:-) ) per applaudire anche al suo #5:-).

  20. utente anonimo scrive:

    “Dire che viviamo nell’epoca della Jeune Fille non significa approvare altre epoche; non significare contrapporre uno stile esteriore a un altro; ma significa denunciare la natura subordinata e falsificata delle scelte di genere dei nostri tempi”.

    come fai a distinguere analisi critica da prescrizione normativa quando la critica, secondo te, “denuncia la natura falsificata” del genere? Una denuncia di questo tipo deve presupporre un’idea di quale sia la natura “vera” del genere, non si scappa

    renna

  21. utente anonimo scrive:

    @Miguel, a me questa cosa, che ciclicamente citi, mi sembra sempre che voglia spiegare troppo.

    certo, un bel velo integrale…

    samira

  22. utente anonimo scrive:

    @Ritvan: quante sono le fimmene che commentano su questo blog?

    Mi sa che puoi tranquillamente giocare con Big Jim senza mettere a rischio il collo, questione di forza fisica e di numeri.

    ciao!

    Samira

  23. utente anonimo scrive:

    il punto di vista da cui la nostra società pare la più libera in assoluto è il punto di vista della nostra società

    c’è delle volte che cascano le braccia e vien voglia di dare ragione a Benedetto XVI e ai suoi attacchi al relativismo.

    e delle volte che si ha la ragionevole certezza che è la cosa giusta da fare.

    negare la libertà che si vive è persino drammatico esistenzialmente, oltre a tutto il resto

    Francesco

    PS io bambole non ne avevo, e neppure Big Jim, però ce lo sapevo che Ken era frocio

  24. kelebek scrive:

    Per renna n. 20

    L’autenticità, che è il contrario del falso, non può per definizione essere prescrittiva.

    Miguel Martinez

  25. utente anonimo scrive:

    l’autenticità non può essere prescrittiva?

    e perchè no?

    Io decido quale è la tua autentica natura e te la prescrivo per il tuo bene.

    Francesco

  26. controlL scrive:

    A me non sembra che ci debba essere per forza essere dietro una natura autentica della donna per arrivare a capire questa teoria della falsificazione. Si manipola l’immagine, il simbolo. Storicamente, un significante che veicolava un certo significato, adesso ne veicola, contraffacendolo, un altro, che si presentava con simboli diversi. Tutta apparenza dunque? Tutt’altro, almeno per me, che crede insieme a qualche altro matto che la controrivoluzione peggiore subita dal movimento comunista è simbolica piuttosto che pratica (il simbolico è altrettanto reale) altrimenti non sarebbe ridotto a questi minimi termini.p

  27. kelebek scrive:

    Per p. n. 26

    Esatto. Prima di tutto, stiamo parlando anche del maschile – ed è il senso del video che ho postato; poi l’autenticità non significa “essere quel ruolo”, ma “essere se stessi”.

    Il ruolo prescritto – cui fa cenno Francesco nel 25 – è necessariamente falso e non autentico.

    Miguel Martinez

  28. utente anonimo scrive:

    negare la libertà che si vive è persino drammatico esistenzialmente, oltre a tutto il resto

    ma io non ho negato niente, ho solo detto che la libertà che si vive è un certo tipo di libertà, quello possibile nella nostra società

    poi, se vuoi dare ragione al papa, liberissimo (per l’appunto)

    renna

  29. utente anonimo scrive:

    per Miguel

    appunto, come dice Francesco, non è l’autenticità che è prescrittiva, è il modo in cui tu la usi per criticare, anzi denunciare, le forme falsificate di vita

    tu non stai facendo semplicemente descrizioni di come va il mondo, stai dicendo che certe manifestazioni del mondo sono falsificate, alienate o mettila come vuoi, e che la forma autenticamente umana è un’altra

    la prescrizione c’è, solo non è del tutto esplicitata

    renna

  30. RitvanShehi scrive:

    >@Ritvan: quante sono le fimmene che commentano su questo blog? Samira< Alcune, te compresa. >Mi sa che puoi tranquillamente giocare con Big Jim senza mettere a rischio il collo, questione di forza fisica e di numeri. ciao!< Sul foglio telematico in cui scriviamo la forza fisica non conta. E i numeri qui – costatato di persona – sono sempre e comunque dalla parte delle fimmene, senza “se” e senza “ma”. Ciao

  31. kelebek scrive:

    Per renna n. 29

    Quello che ti sfugge è che l’alienazione non sta in ciò che si fa, ma nel motivo per cui lo si fa.

    Ci sono dei libri di cui io sono entusiasta e di cui ho scritto recensioni piene di lodi.

    Se un editore mi commissionasse, a pagamento, di scrivere quelle stesse recensioni, non riuscirei a farle.

    Perché in quel momento, non saprei più se sto agendo con autenticità, oppure se mi sto inventando l’entusiasmo, per un mio interesse personale; e quindi sto mentendo.

    Ecco perché ci tengo molto ad avere una fonte di reddito totalmente distinta dai miei interessi: le traduzioni che faccio non mi chiedono l’anima.

    E’ qui il nocciolo della questione dell’alienazione e della falsificazione.

    Miguel Martinez

  32. utente anonimo scrive:

    >> Storicamente, un significante che veicolava un certo significato, adesso ne veicola, contraffacendolo, un altro, che si presentava con simboli diversi.

    Questa frase è contraddittoria. Se non esiste una Verità oggettiva, autentica, originaria, qualsiasi significato può essere caricato su qualsiasi significante, del tutto legittimamente (non esiste contraffazione).

    Anzi, la questione della legittimità è un falso problema, un’illusione.

    Francesco

  33. utente anonimo scrive:

    Miguel

    non ti seguo. Se un editore ti commissione delle recensioni, è lo stesso che se le fai da solo.

    Se ti commissiona delle bugie (sia pure travestite da recensioni) è un altro tipo di attività.

    Mi pare evidente.

    Ciao

    Francesco

  34. utente anonimo scrive:

    beh in un certo senso sono d’accordo con Francesco: declinata in modo così soggettivista, l’autenticità diventa una cosa che oppone voce interiore a qualsiasi voce esteriore, non solo commerciale ma anche istituzionale

    l’università (pubblica) che ti chiede di scrivere una recensione non è una pressione esterna e in quetso senso inautentica? in che senso quello che scrive un professore è meno inautentico di uno che scrive per un quotidiano, a pagamento?

    poi, la certezza che tu hai di esprimere davvero te stesso, se non hai vincoli esterni visibili, è per un verso invidiabile, ma anche sospetta

    resta che la tua posizione è scomoda e mi fa pensare; io di mio vorrei tanto vivere di quello che mi interessa, è che non ci riesco

    insomma partiamo da posizioni opposte, ci penserò

    renna

  35. utente anonimo scrive:

    Miguel (31)

    “Quello che ti sfugge è che l’alienazione non sta in ciò che si fa, ma nel motivo per cui lo si fa. ”

    mi pare che poni a regola generale ed astratta un sentimento rispettabile e comprensibile ma del tutto personale.

    roberto

  36. mariak scrive:

    Non credo che noi donne umanamente parlando siamo migliori degli uomini…guardiamoci intorno e vediamo le donne che sono ai posti di potere, hanno gli stessi difetti degli uomini anzi peggio visto che ancora usano il mezzo della seduzione anche dove non servirebbe….(Il fallimento del femminismo)

    maria

    ma le femministe non dicono che le donne siano migliori; il pensiero femminista ha sottoposto a indagine critica i ruoli e l’ordine simbolico in cui questi si collocano, con tutto quello che ne consegue a livello familiare, sessuale, di lavoro, di pensiero, di stato materiale nella società…

    Riguardo al tipo di seduzione che alcune donne di potere mettono in atto è proprio la seduzione a loro consentita e cioè quella che si gioca tutta sulle immagini che via via l’universo maschile o meglio il bagaglio di concetti che questo ha elaborato

    nel corso del tempo, propone spacciandole per naturali, universali neutri. Se fossero femministe la rifiuterebbero senza per questo vestirsi da befane o non portare i tacchi alti, meglio specificare eh

    Il grado di emancipazione o liberazione di una donna non dipende poi dal peso e dal numero che le donne hanno nelle istituzioni di potere, anche perchè se sono lì hanno dovuto accettare in qualche modo le condizioni del potere che è pervasivo e cogente, ecco perchè tanta delusione quando le donne siedono in parlamento e ci si deve accorgere che sono più o meno uguali ai loro colleghi uomini, se fossero davvero differenti probabilmente non sarebbero lì e comunque sia dovrebbero in qualche modo adattarsi a delle regole ferree che non lasciano grandi spazi.

    Non sono molto d’accordo , poi,nel dire che il femminismo è fallito, perchè bisognerebbe allora specificare in base a quali criteri o non raggiungimento di obiettivi si fa questa affermazione. Se la si fa perchè si registra ogni giorno che le donne non sono più buone dei maschi e che nelle istituzioni sono simili ai colleghi va bene, ma cosa c’entra il femminismo?

  37. controlL scrive:

    Mai sentito parlare di travestimenti, travisamenti, camuffamenti, francesco? Non è naturale o oggettivo, per esempio, che le femmine debbano truccarsi. Nascono anche loro senza trucco, ch’io sappia. In questa società però, per motivi storici, se un maschio usa rossetti, rimmel e simili, si femminilizza. Così vale per certi capi d’abbigliamento, considerati femminili o maschili. Non c’è nessuna verità originaria della natura di genere a fare queste distinzioni simboliche. Sono storico/culturali. Ma chi li usa lancia precisi segnali e probabilmente per scopi precisi. Se si usano questi segnali per ingannare qualcuno, siamo di fronte a una vera e propria falsificazione.p

  38. mariak scrive:

    bel commento p, davvero!

    maria

  39. RitvanShehi scrive:

    >Per Ritvan n. 8 Vedo che nelle scuole di Enver Hoxha, ti insegnavano che il feudalesimo era “razionalmente violento e programmato”. Miguel Martinez< Miguel, ritorno su questo tuo paragrafo per dire un po’ di cose che mi sono venute in mente.
    Si parla molto delle falsificazioni marxiste nei testi scolastici dei regimi comunisti. Non so in altri paesi, ma in Albania, da quel che ho costatato raffrontando p.es. i testi di Storia (in matematica o biologia è difficile falsificare in chiave marxista) grosse bugie non ne ho trovate nella Storia del prima della IIGM (dopo, ovviamente era tutta una menzogna).

    Anzi, c’è stato un momento in cui stava avvenendo il contrario, ovvero una verità storica contenuta in un testo di Storia del periodo comunista veniva smentita in democrazia. E il bello è che lo faceva lo stesso autore! (ovviamente senza dire che ai tempi di Hoxha aveva scritto il contrario).

    Si chiamava Kristo Frasheri, uno degli storici albanesi più accreditati sia durante il regime che dopo.

    Ebbene, quando dopo la caduta del regime si pose il problema della restituzione/compensazione delle proprietà immobiliari (terre comprese) rapinate dal regime ai legittimi proprietari, il sig. Frasheri se n’è uscì sul giornale di uno dei partiti eredi del PLA (il Partito unico dell’Albania) con la tesi che gli eredi dei grandi proprietari terrieri non dovevano ricevere alcunché, visto che i loro antenati quelle terre le avavano “rubate” ai contadini.

    Io, che a quel tempo ero – modestamente:-) – vicepresidente dell’Associazione Nazionale Proprietari Espropriati dal Comunismo, nonché feroce polemista sui media albanesi,(non vi occorrono prove di questo, vero?:-) ) pubblicai in un giornale di destra un pezzo dal titolo:”Kristo Frasheri 1 e 2 – chi di loro è il bugiardo?”. E citavo un passo di un testo di storia dei tempi di Hoxha, in cui lo stesso Frasheri asseriva – documenti storici alla mano – che tutti i proprietari terrieri albanesi – grandi e piccoli – avevano LEGITTIMAMENTE COMPRATO la terra dallo Stato Ottomano nel XIX secolo, dopo l’abolizione del sistema dei “timar”.

    L’Illustrissimo Storico Der Cazzo fece pippa (ovviamente non poteva “abbassarsi” a replicare a un veterinario:-) ). Ma la figura di merdoso comunista bugiardo gli rimase appiccicata addosso.

  40. irSardina scrive:

    Condivido il pensiero di Maria anche se dover specificare che “le femministe non dicono che le donne siano migliori” un po’ mi deprime.

    Ma capisco anche il commento n. 5 di Pino quando dice: “Io dei discorsi sul femminismo non ci ho mai capito niente”. Perché la rivendicazione della parità tra uomo e donna nel momento in cui è diventata ideologia avrebbe dovuto parlare un linguaggio maschile. Suona un po’ come una beffa ma, forse, avrebbe evitato a taluni di poter credere che ambissimo a chissà quale scranno per sopraggiunta incapacità.

    Quando leggo discorsi come quelli di Pino e di altri che si accodano prendo atto che la strada è ancora lunga. Se femminismo suona come una cosa incomprensibile o, peggio, come una minaccia per qualche uomo o un marchio con cui etichettare una donna che cerca solo esprimere le proprie idee, cambiamogli nome e iniziamo il discorso daccapo. Ma il fallimento non ce lo possiamo permettere.

  41. PinoMamet scrive:

    “la rivendicazione della parità tra uomo e donna nel momento in cui è diventata ideologia avrebbe dovuto parlare un linguaggio maschile.”

    Mi accontenterei di molto meno: che parlasse un linguaggio comprensibile 🙂

    Ma poi, il femminismo è la rivendicazione della parità tra uomo e donna? Basta? Tutto qua?

    Allora ero femminista e non lo sapevo?

    Una buona volta, qualcuno me lo spiega?

    Quando mi spiegano le cose con parole semplici, “maschili”, mi sento meno “minacciato”, sai com’è. 🙂

    Ciao!!

  42. PinoMamet scrive:

    “Quando leggo discorsi come quelli di Pino e di altri che si accodano”

    Scusami, ma in particolare a quali discorsi ti riferisci? Non mi pare di aver scritto niente di sconvolgente. Ho scritto che avere il pisello non mi è mai sembrato un gran criterio per scegliere i governanti (anche non averlo, a dire il vero);

    e che SE il femminismo si proponeva di cambiare la mentalità del potere, non mi pare che ci sia riuscito.

    è così grave?

    ” prendo atto che la strada è ancora lunga.”

    Pare anche a me.

    ” Se femminismo suona come una cosa incomprensibile o, peggio, come una minaccia per qualche uomo o un marchio con cui etichettare una donna che cerca solo esprimere le proprie idee”

    Mai pensato niente del genere.

    Anzi, ho sempre visto una donna che cerca di esprimere le proprie idee come, beh, una donna che cerca di esprimere le proprie idee;

    è proprio l’etichettarla (questo è femminismo, questo no…) che mi viene abbastanza difficile.

    Io, di mio, non la etichetterei mica; ma gli articoli lunghi e confusi (o sono scemo io, facile) che ho letto mi sembrava vertessero proprio su questo, cioè sulla definizione del pensiero femminista (cosa è, cosa non è, cosa si propone e cosa no).

    Vsto che IO non li ho capiti, come ho premesso ad nauseam, non mi sono permesso di citare cosa il femminismo davvero volesse come se fosse una verità: ho solo detto ciò che pareva A ME.

    Io personalmente ho avuto l’impressione che ‘sto femminismo un po’ lo volesse cambiare, questo sistema in cui viviamo;

    e il sistema non mi pare cambiato.

    Stop.

    Il di più viene dal demonio. 🙂

    Ciao!!

  43. irSardina scrive:

    “Il di più viene dal demonio. :-)”

    Concordo pienamente, Pino, vuoi, per caso, una mela? 🙂

    Ciao Sardina.

  44. utente anonimo scrive:

    Mi accontenterei di molto meno: che parlasse un linguaggio comprensibile 🙂

    porco sciovinista!

    Francesco

  45. RitvanShehi scrive:

    >porco sciovinista! Francesco< Hai dimenticato di aggiungere “Fallocrate!”:-)

  46. RitvanShehi scrive:

    >Ma poi, il femminismo è la rivendicazione della parità tra uomo e donna? PinoMamet< Magari! Il femminismo pare sia la rivendicazione della SUPERIORITA’ della donna rispetto all’uomo.
    Per farti un esempio a caso:-).

    Se una donna di punto in bianco dà ad un uomo del “Cretino”, ovvero offende quello di cui un uomo comme il faut dovrebbe avere in cima (al posto del pisello:-) ) alle cose di cui va fiero (l’intelligenza) e lui di rimando le dà della “puttana”, ovvero l’accusa semplicemente di darla per soldi, invece che aggratise:-) in omaggio all’immortale slogan “l’utero e mio e me lo gestisco io”:-), per le femministe il torto è tutto dell’uomo.

    Semplice, no?:-)

  47. mariak scrive:

    ritvan,

    la lingua batte dove il dente duole eh!

    Mi dovresti spiegare perchè a insultare dando del cretino, riferendosi cioè all’intelletto, tu devi rispondere dando della puttana, riferendoti cioè al sesso!

    Me lo spieghi?

    Grazie

  48. PinoMamet scrive:

    Andateci piano,

    sennò finite a litigare un’altra volta, per niente.

    io sono per la parità di diritti tra uomo e donna; e sono anche uno di quelli che pensano che dalla partecipazione della donna (come anche delle minoranze) alle varie forme di governo, verrà sicuramente qualcosa di positivo, un cambiamento di mentalità per il meglio.

    Ne sono convinto.

    Se poi mi trovo in difficoltà con le definizioni del pensiero femminista, sono fatti miei.

    Visto che sono strasicuro che anche Ritvan, Francesco, Maria, Barbara, Samira ecc. siano tutti concordi nel volere la parità di diritti, non vedo la necessità di discutere su cose che, tutto sommato, mi sembrano passeggere.

    Ciao!! 🙂

  49. RitvanShehi scrive:

    >ritvan, la lingua batte dove il dente duole eh! mariak< A me non duole alcun dente, kompagna: era solo per fare un esempio. >Mi dovresti spiegare perchè a insultare dando del cretino, riferendosi cioè all’intelletto, tu devi rispondere dando della puttana, riferendoti cioè al sesso!

    Me lo spieghi? Grazie< Non c’è di che. Ma purtroppo non ho nulla da spiegare. Piuttosto, mi spieghi tu, per cortesia, in base a quale Protocollo del Komintern:-) gli insulti reciproci dovrebbero esere incentrati rigorosamente sulla stessa parte anatomica del corpo? Principio del “centralismo democratico”, forse?:-).
    Te lo spiego in due paroline, semplici-semplici: quando un certo verme razzista (poi buttato fuori da Miguel a calci in culo, come se lo meritava) ha dato a te dell’ “idiota” (o roba simile avente a che fare con l’intelletto), se tu gli avessi risposto di rimando chiamandolo “lenone”, “porco” o “impotente” io – da maschio e a prescindere dal fatto che lui fosse o meno il verme razzista che indubbiamente è – non avrei avuto alcunché a ridire.

    Questa è la differenza, kompagna: se ti sta bene, bene, se non ti sta bene credo che sopravviverò lo stesso:-)…..

  50. utente anonimo scrive:

    cari ritvan e (soprattutto) maria,

    secondo me, la vostra polemica sugli insulti nasce dal fatto che non tenete conto che determinati insulti hanno perso da tempo il loro significato letterale.

    se io a quello stronzo che ha bruciato il semaforo e m’ha tagliato la strada dò del cazzone, non intendo dire che quell’escremento umano di forma cilindrica e di grandi dimensioni è in realtà un enorme membro virile.

    intendo più banalmente stigmatizzare con le prime parole che mi vengono in mente il comportamento non ortodosso e potenzialmente pericoloso di un automobilista imprudente.

    nello stesso senso, se lo stronzo di cui sopra fosse una donna e le dessi della puttana, non intenderei dire che si tratta di una persona usa ad allietare gli altri automobilisti dietro compenso: sempre di un automobilista imprudente si tratterebbe.

    roberto

  51. RitvanShehi scrive:

    >cari ritvan e (soprattutto) maria,

    secondo me, la vostra polemica sugli insulti nasce dal fatto che non tenete conto che determinati insulti hanno perso da tempo il loro significato letterale….roberto< Qvesto lo dici tu, cavo voberto: “puttana” è un volgave insulto SESSISTA che noi femministe da salotto non possiamo accettave che si usi in una Società Democvatica Fondata Sul Lavovo! Ritvan ‘O Femminista Per Caso:-)

  52. mariak scrive:

    Ritvan,

    sarà come tu dici o come dice roberto che gli insulti si equivalgono perchè hanno perso il loro significato originario, ma io non ne sono del tutto convinta e credo che accanto a quelli meccanici, la forza della “tradizione” se così posso dire, ci sono anche quelli che alludono a un vecchio disprezzo per le donne, non dico che sia il tuo caso sia ben chiaro, e nemmeno di roberto alle prese con un’automobilista poco accorta:-) in ogni caso mi disturba che per le donne ci sia sempre pronto il riferimento a quella sfera anche perchè il linguaggio riporta sempre a un signficato culturale radicato , è quel significato che io respingo e respingerò sempre, senza per questo disprezzare le prostitute. vere, sapessi come è intelligente la loro rappresentante, carla corso.

    In ogni modo una stretta di mouse :-), perchè tra l’altro proprio tu mi difendesti una volta da una battutaccia , me le ricordo sai le cose, anche senza prendere appunti :-))))

  53. utente anonimo scrive:

    maria,

    sicuramente dare della donna di facili costumi ad una donna nasce da un disprezzo per le donne di facili costumi, ma pensa alla quantità di insulti che attualmente hanno perso il loro significato letterale, a partire dall’epiteto escrementizio per eccellenza, all’invocazione fallica.

    perché proprio il termine zoccola (e sinonimi) dovrebbe essere preso alla lettera?

    roberto

    ps ammetto che sono probabilmente influenzato dal fatto che, non vivendo in italia, mi capita di usare insulti per i quali il significato letterale è l’ultimo dei miei pensieri

    pps in francese un insulto piuttosto frequente indirizzato a maschietti è “salopard” (da salope, cioè peripatetica)

  54. mariak scrive:

    Qvesto lo dici tu, cavo voberto: “puttana” è un volgave insulto SESSISTA che noi femministe da salotto non possiamo accettave che si usi in una Società Democvatica Fondata Sul Lavovo!

    maria

    quanti luoghi comuni in questo commento apparentemente scherzoso

  55. RitvanShehi scrive:

    >quanti luoghi comuni in questo commento apparentemente scherzoso. mariak< Mah, più che luoghi comuni io direi luoghi comuni…sti:-)

  56. mariak scrive:

    ritvan,

    ma tu demordessi una volta che è una volta.

    In fondo è questo il tuo bello specialmente quando ti mantieni sul leggero:-)

  57. RitvanShehi scrive:

    >ritvan,

    ma tu demordessi una volta che è una volta.

    In fondo è questo il tuo bello specialmente quando ti mantieni sul leggero:-) mariak< Sì, kompagna, lo feci, e proprio con te, quando si parlava della scuola “razzista” senza sbocchi universitari, eliminata dai tuoi Gloriosi Kompagni, ricordi? Ebbene, lì ti ho lasciato l’ultima parola e non perché difettassi di argomenti, bensì perché a volte (ma non sempre) anch’io mi stanco di fronte al Muro (di Berlino:-) ) delle Tue Granitiche Certezze Kompagnesche:-)

  58. mariak scrive:

    ritvan,

    credo che tu abbia mal consultato il tuo quaderno di appunti, non ho mai detto che tutti devono andare all’università, ma che che la scuola primaria, quella dell’obbligo deve essere unitaria e cioè uguale per tutti.

    Del resto per questo non c’è bisogno di avere granitiche certezze Kompagnesche dal momento che la scuola media unica fu fatta da un governo di centro sinistra e non dai bolscevichi:-)

  59. utente anonimo scrive:

    x maria

    i governi di centrosinistra ERANO proni ai bolscevichi (OK, al PCI italiano) sia sul piano politico sia su quello culturale.

    credo che il 99% del berlusconismo si spieghi così

    ciao

    Francesco

  60. RitvanShehi scrive:

    >ritvan,

    credo che tu abbia mal consultato il tuo quaderno di appunti, non ho mai detto che tutti devono andare all’università, ma che che la scuola primaria, quella dell’obbligo deve essere unitaria e cioè uguale per tutti.< Mary, credo che tu abbia mal consultato il mio commento. Non vedo in virtù di quale Comandamento del Comintern la scuola media non possa essere “differenziata” e offrire ANCHE percorsi specifici finalizzati al lavoro a chi non intende proseguire negli studi.

  61. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — credo che il 99% del berlusconismo si spieghi così —

    Pensa, Francesco: se tutte le reti nazionali fossero invece in mano a Follini saresti costretto a teorie altrettanto ardite per giustificare il 99% del “follinismo” 🙂

    Z.

  62. utente anonimo scrive:

    Z.

    a parte il fatto che neppure il 200% di reti nazionali creerebbe mai il follinismo, trovo deprimente che esista ancora qualcuno che pensa che il berlusconismo abbia una spiegazione tecnica e non politica.

    Anche perchè dovremo uscire un giorno dal berlusconismo ma come facciamo se non vogliamo capire come ci siamo entrati?

    Francesco

  63. utente anonimo scrive:

    Ah, la base delle mie strampalate teorie è la mia esperienza scolastica nella bianca Bergamo e quello che ho appreso da giornali di ogni tipo negli ultimi 30 anni

    ciao

    Francesco

  64. utente anonimo scrive:

    — a parte il fatto che neppure il 200% di reti nazionali creerebbe mai il follinismo —

    Scherzi? Se Bossi ai tempi avesse avuto i mezzi di Berlusconi il governo sarebbe stato un monocolore verde. E i pensatori del giorno dopo discetterebbero della “sottovalutazione della cultura celtica”, dello “slancio vitale nel nord” e di tanto altro ancora 🙂

    — trovo deprimente che esista ancora qualcuno che pensa che il berlusconismo abbia una spiegazione tecnica e non politica —

    E chi lo dice?

    Innanzitutto, il fatto che in capo al solo Berlusconi, caso unico al mondo, sia consentita una simile concentrazione mediatica, è una questione indubbiamente politica.

    Ed è anche una questione politica la manipolazione dell’immaginario collettivo, cosa non difficile quando in mano detieni pressoché tutto il potere mediatico di rilievo.

    Di tecnico non ci vedo proprio nulla. Non riesco a immaginare nessuna miglioria tecnica, apportata dai governi di destra, idonea a strappare un solo elettore alla sinistra. Ammesso e non concesso che questi siano, in generale, elementi significativi per lo spostamento dei flussi elettorali (cosa che io non credo affatto).

    — Anche perchè dovremo uscire un giorno dal berlusconismo ma come facciamo se non vogliamo capire come ci siamo entrati? —

    Beh, ammesso che tu abbia tutta questa voglia di uscire dal berlusconismo (e francamente qualche dubbio ce l’ho 🙂 ) non credo che Berlusconi ne avrà ancora per decenni…

    Per non rientrarvi certamente sarebbe necessaria una severa regolamentazione in ambito mediatico, e si dovrebbe affrontare a tutto campo la questione dei conflitti di interesse in politica.

    Z.

  65. utente anonimo scrive:

    Ah, dimenticavo:

    con tutto il rispetto per gli operosi bergamaschi, per fortuna la bianca Bergamo non è esattamente l’Italia tutta 😉

    Z.

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