Massimo Pizza, Giuseppe Pizza e i Musulmani Buoni

Come sapete, esiste un vasto mercato per l’equivalente islamico dello Zio Tom.Il più noto imprenditore ad aver cercato di occupare questa nicchia è stato Magdi Allam  che ha cercato addirittura di fare il papa di tutti i musulmani italiani con l’aiuto del ministero degli interni. Quando il  ministro in questione lo ha scaricato (per non parlare di quasi tutti i musulmani residenti in Italia), Magdi Allam è passato a dettare al papa dei cattolici cosa doveva fare.

Ma il Musulmano Buono più divertente è un tondeggiante ex-mormone romano che va in giro sotto il nome di Dott Prof Shaykh Mawlana Abdul Hadi Massimo Palazzi Abu Omar al-Shafi’i, Gran Cancelliere dell’Ordine e Gran Precettore per la lingua italiana del Supremo Ordine Salomonico dei Principi del Shekal.

Il Dott Prof Massimo Abdul Hadi Palazzi, che si proclama l’unico “musulmano sionista” d’Italia (non “favorevole alla pace in Medio Oriente” o cose simili, ma proprio “sionista” nel senso più estremista) ha a lungo diretto l‘Associazione Musulmani Italiani (AMI).

In un gran numero di interviste rilasciate a Libero, Massimo Abdul Hadi Palazzi si è vantato di avere come vicepresidente dell’associazione un dirigente dei servizi segreti di nome Massimo Pizza, che proclamava ai quattro venti il proprio presunto nome in codice, “Polifemo”.

Nel 2006, Massimo Pizza è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui Savoia. Qui la notizia, qui i pittoreschi retroscena.

All’epoca, l’Ansa (10 maggio 2006) riassunse così l’autorappresentazione di Massimo Pizza:

«Nei due interrogatori, Pizza si definisce rappresentante del governo somalo, “agente provocatore”, consulente storico, consulente, bibliografo, “scambiatore di notizie”, analista, venditore di informazioni e anche “truffatore ma non musulmano”, quando ricorda che è stato vicepresidente dell’Associazione musulmana italiana».

Scopro oggi che Massimo Pizza ha un nuovo lavoro: fa il fratello di Giuseppe Pizza.

Giuseppe Pizza è un signore calabrese che per vie misteriose è riuscito ad appropriarsi del simbolo e del nome della vecchia Democrazia Cristiana. Con una serie di complessi ricorsi, il suo micropartito ha minacciato di bloccare le ultime elezioni.  Per un po’, Giuseppe Pizza ha proclamato che il suo partito virtuale non era in vendita:

«Berlusconi non ci comprerà, non siamo in vendita. Ci chiede di rinunciare al ricorso? Da lui ho accettato in questi anni due caffè. Nè soldi, nè poltrone, nè spazi in tv potranno convincerci a gettare la spugna. Si voti il 27 e 28 aprile».

Poi, improvvisamente, Giuseppe Pizza si è lasciato sopraffare dal senso di responsabilità, ritirando ricorsi e candidature.

E Berlusconi lo ha premiato, nominandolo sottosegretario alla Pubblica Istruzione.

Suo fratello, Massimo Pizza, passa dalla vicepresidenza dell’Associazione Musulmani Italiani all’incarico meno formale di addetto alla raccolta di richieste di raccomandazioni per conto di Giuseppe Pizza, come viene raccontato in dettaglio da un divertente articolo di Gianantonio Stella.[1]

Nota:

[1] Come abbiamo visto, Massimo Pizza si è dichiarato anche “rappresentante” di un altro governo, quello somalo, sempre nell’interesse di dinamici imprenditori italiani:

Le sue affermazioni [di Massimo Pizza] portano a traffici di rifiuti tossici e radioattivi, compreso l’uranio, prima interrato in siti italiani, quindi trasferito in Somalia attraverso le famose navi fantasma.”

 

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5 risposte a Massimo Pizza, Giuseppe Pizza e i Musulmani Buoni

  1. utente anonimo scrive:

    Ma no, è stato nominato sottosegretario in virtù del suo curriculum: disdicevole che tu non dica che è bibliofilo, studioso di storia del medioevo e di pittura manierista e barocca. 🙂

    http://www.miur.it/DefaultDesktop.aspx?page=290

    Val

  2. utente anonimo scrive:

    sarà che ormai sono un pò spentina ma di divertente nell’articolo di Stella ci trovo ben poco.

    F.

  3. utente anonimo scrive:

    Questo genere di cose è quello che mi fa vergognare di essere italiano e che mi fa rimpiangere di non essere nato in Inghilterra.

    Lord Byron

  4. utente anonimo scrive:

    Università

    22/12/2008

    Università. Tomasello ancora nel “mirino” di Gian Antonio Stella. Ma il rettore stavolta pretende la smentita

    Secondo Stella, giovedì scorso, Tomasello per questioni di “lavoro” avrebbe incontrato il fratello del sottosegretario alla Pubblica Istruzione Giuseppe Pizza. Per il rettore solo falsità: quel giorno si trovava a Palermo

    Tutti a pranzo appassionatamente alla ricerca di scorciatoie per ottenere “favori” da parte della “ministra” Gelmini. Questo, secondo quanto sostenuto ieri sulle pagine del Corriere della Sera da Gian Antonio Stella, il succo degli incontri che si svolgevano in un nota pizzeria della capitale “Capricciosa”, tra il fratello di Giuseppe Pizza sottosegretario al Ministero di Istruzione Università e Ricerca e alcuni rettori meridionali. Tra questi anche Franco Tomasello, sulla cui sospensione, proprio oggi, si pronuncerà il Tribunale del Riesame.

    Un appuntamento nel “cuore della Roma politica” come la definisce Stella, quello che il fratello del sottosegretario avrebbe dato, oltre che al vertice dell’Ateneo messinese anche al rettore dell’Università «Kore» di Enna, Cataldo Salerno e a Salvo Andò (ex ministro della Difesa ai tempi di Craxi). Riunioni in cui i rappresentanti accademici avrebbero richiesto “favori” ed intercessioni presso gli uffici della Gelmini, affinché quest’ultima facesse il possibile per «la nascita del Politecnico del Mediterraneo, per qualche precario da stabilizzare – scrive Stella – per fondi da sbloccare. Lui, il fratello di Pino, raccoglieva i foglietti di carta con gli appunti e rassicurava tutti: «Adesso chiamo Pino».

    Questi in estrema sintesi i fatti riportati e denunciati da Stella (http://www.corriere.it/cronache/08_dicembre_21/rettori_pizza_stella_40fb3e18-cf46-11dd-9e84-00144f02aabc.shtml) che nel suo preciso e circostanziato articolo non manca di “tratteggiare” anche i contorni temporali dell’incontro che si sarebbe appunto svolto tra certi volti del mondo universitario e altri del mondo politico: giovedì scorso all’ora di pranzo al locale “Capricciosa”. Come si suol dire però, qui casca l’asino . Uno dei diretti interessati, Tomasello, passa infatti al “contrattacco” o, a seconda dei punti di vista, legittima difesa, destituendo di ogni fondamento il pezzo, quantomai “succulento”, redatto da Stella. Il rettore ha infatti reso noto di non aver mai pranzato con il fratello del sottosegretario Pizza e precisa inoltre di aver incontrato lo stesso segretario in una sola occasione, quella in cui, in veste ufficiale, venne in visita all’Ateneo Peloritano. Ma Tomasello, soprattutto, “urla” a gran voce di non essersi mai potuto trovare seduto a quel tavolo perché proprio giovedì scorso, per motivi di lavoro, ha fatto tappa a Palermo.

    Tomasello, attende dunque ora dalla celebre e pungente “penna” del Corriere un altrettanto preciso articolo di smentita in cui Stella faccia le necessarie rettifiche all’episodio accuratamente raccontato e perché no delle pubbliche “scuse”.

    Elena De Pasquale

  5. utente anonimo scrive:

    Università Enna. Salerno: Siamo di fronte ad una mafia mediatica. Chiederò un risarcimento miliardario.

    Dichiarazione del Presidente dell’Università Kore di Enna in relazione all’articolo intitolato “Quei rettori che assediano i fratelli Pizza” a firma di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della sera di domenica 21 dicembre.

    Stella scrive falsi. Siamo di fronte ad una mafia mediatica. Chiederò un risarcimento miliardario.

    Se Gian Antonio Stella scrive i suoi libri riempiendoli di falsi come quelli contenuti nel suo articolo di domenica, allora sarà bene che le librerie comincino a collocarli non più tra i saggi, ma tra i romanzi di fantascienza di bassa fattura. Scrivendo che mi trovavo a pranzo a Roma giovedì scorso a trattare temi quali “la nascita del Politecnico del Mediterraneo, qualche precario da stabilizzare, fondi da sbloccare…” ha scritto il falso: abbiamo parlato, i diversi interlocutori presenti (tra i quali non c’era di sicuro il rettore di Messina, Franco Tomasello, né una sua foto sulla tavola: un altro falso, quindi), di letteratura greca, del teatro antico di Morgantina, della Valle dei templi di Agrigento.

    Capisco che Stella possa stupirsi di questo, avendo dei meridionali una visione palesemente razzista, ma così è: con tutte le nostre disgrazie, abbiamo per fortuna una storia ricca.

    E’ inoltre totalmente inventato, e quindi ancora falso, che io abbia passato “pizzini” ad alcuno. Anche in questo caso capisco la voglia di Stella di evocare i pizzini di mafiosa memoria, allo scopo di sporcare le persone che ha preso a bersaglio, ma evidentemente è lui che deve guardarsi dai “pizzini”, perché quelli che gli passano non sono soltanto passibili di mafia mediatica, ma anche falsi.

    Alla luce di quanto sopra – o, per meglio dire, alle tenebre di quanto inventato dallo scrittore Stella – ho dato mandato ai miei legali e a quelli dell’Università di Enna di intraprendere tutte le necessarie azioni in sede penale e civile nei confronti dell’autore dell’articolo e del Corriere della sera che lo ha ospitato. Chiederemo un risarcimento miliardario che sarà interamente devoluto in borse di studio e assegni di ricerca.

    Cataldo Salerno

    Inserita il 22/12/2008 alle 22:49:27

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