I “rossobruni” della DDR

In questi giorni, rovistando tra bancarelle di libri, ho scoperto l’esistenza di un partito politico, nella vecchia DDR, che mi ha fatto riflettere sulla diversità di quel mondo.

“Partito politico” ovviamente non va inteso nel senso delle democrazie occidentali: era il governo a decidere cosa volessero i partiti e non viceversa, e il 25% dei seggi in parlamento erano riservati al SED, il partito nato dalla fusione dei socialisti e dei comunisti; il 15% a testa ai democristiani e ai liberali, già attivi nella Germania orientale prima che nascesse la DDR.

L’autorizzazione di un partito era soprattutto un messaggio a determinate categorie sociali e culturali e un riconoscimento della loro dignità, purché seguissero ovviamente in tutto e per tutto la linea del governo. Autorizzare un “partito democristiano”, ad esempio, voleva dire, “puoi essere un cristiano e un buon cittadino della DDR”.

Ora, uno dei partiti, la National-Demokratische Partei Deutschlands (NDPD), era rivolto esplicitamente alla vasta categoria dei nazionalisti tedeschi, dei profughi dall’Est (il 20% della popolazione del nuovo Stato), degli ex-combattenti e in particolare degli ex-membri del partito nazionalsocialista.

Nel primo periodo dell’occupazione, i sovietici avevano arrestato decine di migliaia di ex-nazisti, rinchiudendoli nelle strutture di Buchenwald e di Sachsenhausen che gli stessi nazisti avevano preparato per altri.

Ma il 26 febbraio del 1948, le autorità sovietiche avevano dichiarato ufficialmente terminata la “denazificazione” e chiusi tutti i procedimenti contro persone non colpevoli di concreti crimini di guerra o contro l’umanità.

Da Wikipedia – che cita come fonte un libro che non ho potuto leggere – scopro che Stalin avrebbe contemporaneamente dichiarato che bisognava “rimuovere la linea di separazione tra ex-nazisti e non nazisti”.

Il 22 marzo del 1948, i sovietici autorizzarono anche un quotidiano rivolto a questa area “nazionale” del pubblico – la National-Zeitung, che sarebbe uscito ogni giorno fino alla fine della DDR.

In uno dei suoi primi numeri, il nuovo quotidiano scrisse:

Mentre in altre parti della Germania si gioca ancora con pesante determinazione alla denazificazione, nella Zona Est gli occhi possono vedere più chiaro, oggi un semplice ‘Pg.’ [Parteigenosse, membro del partito nazionalsocialista] non deve più guardarsi attorno intimidito, sentendosi come un paria (National-Zeitung del 25.3.1948, p. 1).

Il 25 maggio del 1948, i sovietici autorizzarono l’NDPD, un “gruppo di tedeschi che amano la patria“: lo stesso SED dichiarò che lo scopo del nuovo partito era di evitare che queste persone “dalle idee politicamente confuse” finissero per votare per i democristiani o i liberali.

Durante tutto il periodo della DDR, l’NDPD – che alla fine degli anni Ottanta aveva oltre 100.000 membri – poteva contare su un numero prestabilito di 52 deputati in parlamento.

Il fondatore del NDPD fu un ex-comunista, ma il suo successore, rimasto a dirigere il partito fino alla fine, fu un ex-membro dell’NSDAP ed ex-ufficiale dell’esercito, catturato dai sovietici a Stalingrado e subito incorporato nella Nationalkomitee Freies Deutschland, che nei propri stendari adottava i vecchi colori, nero, bianco e rosso, della Germania imperiale, al posto del nero, rosso, oro della repubblica di Weimar.

Politicamente, l’NDPD non si distingueva dai comunisti, sostenendo come tutti i partiti legali l’esproprio dei latifondi, le collettivazioni e la fluttuante politica sociale ed economica del governo. E possiamo immaginare che i dirigenti del partito non fossero diversi da tutti quelli, insieme conformisti e opportunisti, dei paesi del blocco sovietico.

Ma l’NDPD ebbe un ruolo importante nella costruzione simbolica della DDR, ad esempio facendovi entrare la tremenda “Battaglia dei popoli” (Völkerschlacht), cioè la grande vittoria contro Napoleone nel 1813 a Lipsia (ve la ricordavate, centomila morti in tre giorni, molti di più che nella battaglia di Anzio?).

Il NDPD si sciolse rapidamente dopo la fine della DDR, finendo per fondersi addirittura con il partito liberale.

Sarebbe interessante confrontare questa storia con quella dei movimenti neofascisti altrove, soprattutto in Italia.

In entrambi i casi, abbiamo l’interferenza di una potenza occupante. Sovietici nella DDR, statunitensi da noi, entrambi interessanti al controllo di una parte potenzialmente irrequieta della popolazione. Recuperata nel primo caso a “sinistra”, nel secondo a “destra”.

Ma il rapporto simbolico è rovesciato: in Italia, la palese presenza a tanti livelli di ex-fascisti veniva vissuto come una sorta di sporco segreto, di “mancata epurazione”; gli ex-fascisti dovevano quindi essere smascherati se diventavano democristiani conservatori e relegati nell’MSI, mentre allo stesso tempo l’MSI doveva vivere in una sorta di ghetto politico e morale. A destra, ci si vendica ancora oggi rimescolando nel lontanissimo passato fascista di Ingrao, di Giorgio Bocca o di Dario Fo.

Invece, nella DDR… nel 1952, il governo lanciò una vasta campagna contro la sudditanza della Germania dell’Ovest alla NATO e alle potenze occidentali.

L’NDPD contribuì a questa campagna con un “appello alla generazione tedesca che era stata al fronte durante la seconda guerra mondiale“: i 119 firmatari dell’apello scrissero, accanto al proprio nome e cognome, anche il proprio rango nella Wehrmacht, nelle SS, nella Hitler Jugend e altre organizzazione dell’epoca.

Posso immaginare che la scelta di non stigmatizzare i “reduci” sia stata aiutata dal rigore marxista della dirigenza della DDR.

In Occidente è prevalso uno stranissimo atteggiamento verso i reduci, che mescola almeno tre elementi teoricamente inconciliabili: fantasie cristiane su “colpa” e “innocenza”, svolazzi di provenienza psicoanalitica e una visione quasi razzista dell’immutabile malvagità di intere categorie di persone.

Nell’Europa sotto influenza sovietica, invece, ci si chiedeva – magari in modo un po’ ottuso e meccanico – semplicemente quali fossero gli interessi di classe reali delle persone, senza preoccuparsi troppo delle loro idee e senza demonizzazioni personali. Purché ovviamente rigassero molto dritto.

Pescata in rete, la foto dei fondatori del NDPD di Hermsdorf, un quartiere di Berlino. Un notevole campionario di umanità novecentesca, che sa di militanza, duro lavoro, vestiti di seconda mano e macchine per cucire costruite ingegnosamente in casa.

Una birra il sabato sera, pochi libri, ma densi e sfogliati con grande determinazione.

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61 risposte a I “rossobruni” della DDR

  1. Tortuga scrive:

    L’articolo di Ferragosto non me lo aspettavo ed è stata una gradita sorpresa.

    Questo trafiletto ha attirato particolarmente la mia attenzione:

    “In Occidente è prevalso uno stranissimo atteggiamento verso i reduci, che mescola almeno tre elementi teoricamente inconciliabili:

    1) fantasie cristiane su “colpa” e “innocenza”
    2) svolazzi di provenienza psicoanalitica
    3) una visione quasi razzista dell’immutabile malvagità di intere categorie di persone.

    Non so se la “fantasie su colpa e innocenza” siano veramente una prerogativa cristiana, non ne sono però affatto convinta.
    Non so a cosa siano riferiti gli svolazzi di provenienza psicoanalitica.
    Non sono neppure una sostenitrice del fatto che la malvagità delle persone sia proprio del tutto immutabile.
    Tuttavia mi domando questo:
    un certo gruppo mosso o semplicemente all’ombra di da una determinata ideologia ha avuto in mano le sorti di una quantità indicibile di persone, è successo quello che è successo, è andata a finire come è andata a finire.
    Chi è venuto dopo potrebbe non essere stato migliore, ammesso che si trattasse di persone veramente diverse, d’accordo.
    Ma questo non significa che si dovesse lasciare in mano tutto nuovamente alle medesime persone e/o alle medesime ideologie e categorie di persone.
    Mi sembra molto difficile perciò non “stigmatizzare”, benché riconosco che chi eccede nel farlo probabilmente abusa della cosa.

    Indubbiamente su certe questioni non è mai facile prendere delle posizioni.

  2. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortue

    “un certo gruppo mosso o semplicemente all’ombra di da una determinata ideologia ha avuto in mano le sorti di una quantità indicibile di persone”

    Cercando di mettermi nella testa dei dirigenti comunisti della Germania Orientale, cosa non facile :-), penso che facessero un ragionamento diverso.

    Cioè, dicevano che non era una stata una “certa ideologia” a fare la storia, perché la storia la fanno altri fattori: il rapporto tra il ceto militare e quello dell’industria pesante; la crisi del ’29; la riduzione alla fame dell’intero ceto medio tedesco; il tentativo di soffocare le lotte operaie; le condizioni imposte alla Germania nel trattato di Versailles; la competizione tra gli imperialismi per i mercati su cui scaricare la propria sovrapproduzione, ad esempio.

    L’insegnante di scuola elementare, che non è un proprietario terriero, che non sovraproduce proprio nulla, che non ha da vendere cannoni a nessuno, ma per formazione sin dall’infanzia crede al dovere verso lo Stato e si commuove vedendo la vecchia bandiera, non è la causa di tutto ciò.

    Già ai tempi dell’occupazione francese della zona del Ruhr, nel 1923, i comunisti tedeschi fecero discorsi chiari in questo senso.

    La spiegazione comunista avrà mille pecche, ma la trovo più dignitosa e probabilmente vicina alla realtà di tante che si sentono in giro oggi, e che sfociano facilmente anche nelle fantasie sul “nazismo occulto” e affini.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Comunque, la differenza fondamentale secondo me sta in questo.

    Nella DDR c’è stata veramente una rivoluzione sociale (qualunque cosa se ne possa pensare), in Italia no.

    E quindi nella DDR si attaccavano i nemici “sociali” ma non quelli ideologici-identitari.

    In Italia, anche per evitare la rivoluzione sociale, il nemico è stato costruito in termini ideologico-identitari (come anche per certi versi nella Germania Occidentale).

    • Tortuga scrive:

      Faccio fatica a “ristrutturare” la mia mente per dare uno spazio a queste nuove prospettive.

      Probabilmente perché per me la storia non è quella studiata sui libri, ma quella vissuta, anche per interposta persona.

      Ovvio che io non ho vissuto quel periodo, ma l’hanno vissuto i miei genitori, parenti, nonni e noi da bambini non si aveva il permesso di alzarsi da tavola per andare a giocare, ma si era costretti ad ascoltare i lunghi – e per noi bambini noiosi – dialoghi fra adulti e i racconti.

      Quando mio padre andò a lavorare in Germania era il 1956. Alla Germania del 1956 fu dovuta quella che in seguito si rivelò la formazione professionale di un dirigente ed era una formazione inconfondibilmente nazista: i suoi amici tedeschi erano tutti nazisti, persino le sue amanti lo erano, una in particolare.

      Fintanto che non diventò un dirigente, fintanto che il “training” ricevuto in Germania non lo fece diventare un dirigente, mio padre era un uomo “insospettabile”, nel momento in cui quelle idee e quelle ideologie che gli erano state insinuate nella testa in quegli anni sono diventate il suo pane quotidiano diventò una persona irriconoscibile.
      Il buffo è che politicamente non mi risulta abbia mai votato né a destra, ne – ovviamente – democristiano, essendo lui ateo.

      Cosa significhi appartenere alla famiglia di un uomo che coltiva “segretamente” determinate idelogie nella sua testa ovviamente è molto difficile spiegarlo, anche perché all’inizio non si coltivano, semplicemente si annidano, per trovare sbocco a volte molti anni dopo.
      Ovviamente alla sua morte tutto mi fu estremamente chiaro e palese.

      Ora sarebbe come dire che si non si trattava di un uomo che coltivava idelogie, ma semplicemente di un uomo che aveva una famiglia da mantenere. Ma alla prova dei fatti le cose non stanno affatto in questo modo, anche perché la sua famiglia non l’ha mantenuta, ma l’ha distrutta e tutto quello che aveva potuto avere le sue stesse ideologie hanno fatto si che finisse come gettato nella tazza del cesso.

      Si rese vagamente conto del lavaggio del cervello che aveva subito solo poco prima di morire: abbastanza da raccontarlo, ma non abbastanza da cessare di inneggiare al nazismo e sopprimere il suo desiderio di uccidere.

      Ripulire casa e mettere le mani nella sua documentazione, leggere i suoi archivi, ovvero le schede informative che compilava su ogni persona con la quale avesse dei rapporti, soprattutto di lavoro, è stato molto istruttivo.

      Ricordo distintamente il suo più caro amico tedesco, che veniva periodicamente a trovarci, e i suoi racconti sulle SS.

      I “valori” a volte si confondono: si trattava di persone particolarmente gentili, educate, istruite, di buone maniere ed anche “dotate di valori”, fra i quali lealtà e solidarietà. Particolarmente “sociali” stringevano intense e durature amicizie con le famiglie diventando per tutto il loro entourage persone di estrema fiducia, erano i tuoi amici più cari, quelli cui affidavi i tuoi pensieri più intimi, cui avresti affidati i tuoi figli, e addirittura erano persone spesso rinomate per la loro generosità, erano quelli che se eri in difficoltà se ne accorgevano senza che chiedessi e ti aiutavano.

      Ma erano sempre mille passi avanti nel saper capire dove potevano andare a parare i tuoi pensieri e poteva capitare un giorno che il tuo più caro amico entrasse in casa tua con una divisa che non sapevi avesse ed una squadra al seguito.

      Mentre scrivevo, il ripensare a queste cose mi ha fatto perdere il filo del discorso … e non mi ricordo più cosa inizialmente volessi dire, ma pazienza.

      Sull’ “evitare la rivoluzione sociale” mi è venuto da sorridere, la popolazione italiana è incapace di fare una rivoluzione sociale, non credo ci sia mai stato alcun pericolo.

      Quando mio padre morì prendeva una pensione per i periodi lavorati all’estero da tre stati esteri, Francia, Germania e Svizzera tedesca.
      In questo paese di merda in cui vivo ho impiegato ore per arrivare a dover imporre alla sua banca a colpi di raccomandata la chiusura del conto corrente ed altre ore e colpi di raccomandata per regolarizzare la posizione del defunto presso l’Inps, non la sto a raccontare perché è troppo lunga, le solite truffe italiane.

      Con i tre stati esteri ho risolto ogni cosa con 5 minuti di telefonata. In Germania e in Svizzera l’impiegato che mi ha risposto mi ha chiesto in che lingua preferivo che parlassimo.
      Spiego ad un dei due che forse mia madre avrebbe avuto diritto ad una reversibilità per soli tre mesi, ma nel frattempo era morta anche lei, ma probabilmente – aggiungo – non ne ho diritto perché nessuna ha fatto una richiesta e mi si risponde così: “se lei deve fare una domanda per ottenere un diritto significa che non è un diritto: se si ha diritto a qualcosa non deve essere necessario formulare alcuna richiesta”.

      Ciò riscosse la mia ammirazione, e mi dissi: sono diventati un paese civile anche i nazisti alla fine.
      Ma devo dire che forse chiunque si fosse sbarazzato di ogni peso come loro hanno fatto sarebbe abbastanza forte da poter fare queste belle figure: disabili, malati di mente, zingari, omosessuali, ebrei …
      … mio padre aveva un mantra e lo ripeteva sempre rigorosamente in tedesco, lingua che forse parlava quasi meglio dell’italiano.
      Lo ha lasciato scritto anche sul suo testamento spirituale (che non so se ho fatto bene a bruciare o no) in tedesco: sei milioni non sono stati abbastanza.

      E’ facile fare del revisionismo storico quando non si è le vittime.
      Ma io sono una di quelle vittime anche, ma non solo, perché l’idea di violentare sua figlia perché gliene era sfuggito il controllo e perché aveva fatto la prima comunione, è da lì che ho chiaramente rintracciato che è provenuta, ma se ancora si fosse limitato a questo, sarebbe stato poco.

      • PinoMamet scrive:

        Ti ringrazio del tuo racconto personale;

        mi scuso dell’OT, ma vorrei commentare questo punto qua:

        “Sull’ “evitare la rivoluzione sociale” mi è venuto da sorridere, la popolazione italiana è incapace di fare una rivoluzione sociale, non credo ci sia mai stato alcun pericolo.”

        Non so se sono completamente d’accordo. Questa è una cosa che si sente dire continuamente, che gli italiani amano ripetersi, come forse anni fa amavano ripetersi quella della “brava gente”; ma non credo che questa sia più vera di quella, ecco.

        Poi intendiamoci su “rivoluzione sociale”. Se intendiamo rivoluzione e basta, mi chiedo dov’è che ci sia una rivoluzione in Europa, adesso. Fare casino nelle piazze può essere un’attività giusta e commendevole, ma non è una rivoluzione. Che gli italiani ne abbiano meno voglia di altri, ammesso che sia vero, può dipendere da diverse cose, ma dubito che sia per via di essere “un popolo di pecoroni”.

        Neanche un popolo di vittime. Un popolo di pigri probabilmente sì; e di disillusi; cosa abbastanza diversa dalla pecoronità.

        Se parliamo anzi di “rivoluzioni sociali”, quindi non di spargimenti di sangue, golpe e tizi incappucciati che parlano dalla Tv di stato occupata; ma di radicali cambiamenti sociali, direi che gli italiani sono quasi all’avanguardia.
        Che poi questi cambiamenti non siano quelli che piacciono a noi è un altro paio di maniche, ma non si può negare agli italiani la capacità di cambiare fino a rendersi irroconoscibili a se stessi e ai propri politici: che infatti non li conoscono ormai quasi per niente, e sono pronti (si spera da parte di un numero enorme di persone) a essere sostituiti in blocco.
        Con qualcosa che ancora non si sa, e che potrebbe benissimo fare altrettanto o più schifo, come B. faceva altrettanto o più schifo dei grigi figuri della “prima repubblica”.
        E senza spargimenti di sangue e proclami dal balcone, sui quali “abbiamo già dato”…

    • Durruti scrive:

      Miguel, per capire quanto è labile e sfumato il confine tra moventi “sociali” e storici di un cambiamento, rivolta o rivoluzione che sia ed i moventi ideologici ed identitari, basta vedere il film “il nastro bianco” di Haneke. Illuminante, a mio parere.

  4. habsburgicus scrive:

    i vertici dell’NDPD, almeno dal 1952-1953, erano però comunisti più o meno “occulti”, comunque “fidati” ad esempio quel Lothar Bolz che fu fatto Ministro degli Esteri dopo la “purga” del democristiano Georg Dertinger, nel gennaio 1953 accusato di “tradimento” (forse, nella realtà, di mantenere legami segreti con Adenauer, pure democristiano ed ex-Zentrum)

    • habsburgicus scrive:

      ho sentito voci (di cui non garantisco l’autenticità) secondo cui i sovietici nel 1952 offrirono la libertà a Hess e la guida del NDPD, qualora avesse appoggiato, in TUTTO l’ex-Reich (inclusa quindi la Germania ovest) la politica neutralista desiderata da Stalin per l’INTERA Germania (nel 1952 come è noto Stalin offrì la riunificazione nella neutralità ma Adenauer non si fidò e rifiutò)

  5. habsburgicus scrive:

    ancora Berija, a Stalin morto, era pronto a sacrificare la cosiddetta “DDR”..e sarà una delle cause della sua fine ! Gromyko ne parla con (artefatto) scandalo nelle sue Memorie

  6. Pingback: Nazi-stalinisti…. « wikicosi.it

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    Grazie della testimonianza, quante storie ci portiamo dietro tutti….

  8. mirkhond scrive:

    Tortuga, continuo a chiedermi come hai fatto a sopravvivere ad un inferno del genere….
    Una piccola curiosità a cui, naturalmente non sei tenuta a rispondere se ti sembra un’invadenza nella tua sfera privata…
    Ma se di origine franco-tedesca? Come ti trovi a Roma?
    ciao!

    • Tortuga scrive:

      @Mirk

      A Roma mi trovo malissimo (semo proprio medievali). In ogni caso mio padre ha lavorato per un certo numero di anni all’estero, ma era italiano e io ho sempre vissuto in Italia a partire dai 2/4 anni (ora non ricordo la data esatta).
      Prima mi trovavo male in certi posti, tipo Roma, ora ho la sensazione di trovarmi male in Italia, ma fondamentalmente per il semplice motivo che trovo che sia un paese che non ha amor di sé, ecco perché riaffiora il ricordo delle mie origini, diversamente non si potrebbe dire che io sia – comunque – altro che italiana. Ho fatto solo scuole italiane, conosco il francese tutto sommato molto poco, in casa era proibito parlare in una lingua diversa dall’Italiano e più che due o tre brevi vacanze non ho mai messo piede all’estero.

  9. Tortuga scrive:

    Dunque, mentre facevo spesa cercavo di farmi rivenire in mente perchè ho tirato fuori questa storia.
    Ci sono due modi estremi di guardare la realtà (ristruttura il campo percettivo), uno è possibile sintetizzarlo, credo, sotto il capitolo demonizzazione/complottismo, l’altro sotto una voce che chiamerei “destrutturazione”. La destrutturazione è come quando chi ha commesso un crimine fa il cadavere a pezzetti per poi farlo sparire, magari sciogliendolo dell’acido e facendono passare per lo scarico come se “niente cadavere niente delitto”.
    Quando noi ci allontaniamo dal vissuto per guardare la storia sui libri, questo è vieppiù possibile. Secondo Ahmadinejad la shoah non è esistita.
    Se noi cominciato a guardare solo certi fatti scollegandoli dalle ideologie e quindi dai sentimenti che hanno permesso il loro avvenire, molti eventi della storia possono sembrarci non più così tanto terribili, compreso il nazismo … per esempio perché tutto sommato ce ne sono stati altri altrettanto terribili anche dopo.
    Quando le persone che hanno vissuto gli eventi e/o delle loro vicine conseguenze – e per questo è sempre importante andare a scavare e scoprire da dove un certo male che ci ha colpito è potuto provenire – non ci sono più, diventa molto più facile convincere le persone di qualcosa di diverso e diventa molto più facile che le cose accadano di nuovo perché non ci si accorge che le ideologie si instaurano come dei virus dentro le persone, come i virus mutano, e si ripresentano poi in modo più violento.
    Ecco perché sono la prima a voler evitare i complottismi e le demonizzazioni.
    Applico ne più ne meno che lo stesso principio che applicò – e giustamente – mio padre quando lo affrontai molto apertamente accusandolo di avermi distrutto l’esistenza e lui mi rispose: posso davvero aver fatto tutto questo da solo? La risposta è semplice, ed è no. Ha avuto complice il mondo intero.
    Lo stesso vale per Hitler, lo stesso vale per i nazisti o gli stalinisti o chi volete.
    Perciò credo valga la pena una minima destrutturazione dei fenomeni in modo tale di riattribuire le responsabilità in maniera più allargata, per questo la divisione netta fra vittime e carnefici non è propriamente qualcosa di realistico. Tuttavia in questa destrutturazione bisogna credo mantenere una certa via di mezzo, altrimenti si rischia di finire per dimenticare che il delitto c’è stato.
    Per cui si, il ceto, la fame, le lotte, le condizioni, la competizione, la sovrapproduzione, i mercati, e poi l’ingestibile indisciplina della persone, era problemi da risolvere, tuttavia gran parte dei metodi e dei modi è stata errata. Questo non potrà mai cambiare. Il fine per me non solo non giustifica i mezzi, ma mezzi scorretti non producono risultati auspicabili per nessuno.
    Troppo facilmente le difficoltà diventano pretesti anche se, quando qualcuno è messo in difficoltà, in quelle situazioni può essere anche ovvio non potersi aspettare che le reazioni si limitino al lecito.
    E’ vero che se la Francia si fosse comportata in modo diverso con la Germania alla fine della prima guerra mondiale, avrebbe contribuito meno al bisogno di ideologie che hanno supportato e sono state strumento di una certa catena di eventi successivi.
    Quello che mi domando sempre è perché onestà, etica, solidarietà a condivisione siano ingredienti di un tipo di ideologia che non ha mai fatto furore nella storia dell’umanità.

  10. Qûr Tharkasdóttir scrive:

    Sul “post-nazismo”, ossia la normalizzazione sia all’est che all’ovest dopo la vittoria degli alleati dopo 1945, posso raccomandare Hungary ’56 scritto nel 64 da Andy Anderson di Solidarity UK, anche qui in versione stampabile (purtroppo i caratteri ungheresi sono stati massacrati da chi l’ha messo online).

  11. Tortuga scrive:

    Oh, della foto b/n di questo post vorrei farvi notare come erano sexy i nostri polpacci quando non usavamo i collant.

  12. Giulietto scrive:

    Molto interessante. Condivisibile l’analisi delle ragioni dei sovietici. Io la penso nello stesso modo.
    Giulietto

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Secondo Ahmadinejad la shoah non è esistita.”

    Una precisazione… Ahmadinejad non ha mai detto nulla del genere.

    Quando ci fu la questione delle vignette offensive nei confronti del profeta dell’Islam in Danimarca, Ahmadinejad si divertì a lanciare una provocatoria campagna per dire che anche in Occidente c’erano dei tabù.

    E così lasciò che si organizzasse un concorso per vignette sull’Olocausto (in realtà vignette piuttosto banali che accostavano l’Olocausto a ciò che succede ai palestinesi) e un convegno in Iran dove faceva vedere che “intellettuali che rischiavano il carcere per le loro idee in Europa” potevano esprimersi liberamente.

    Il discorso di Ahmadinejad riguardava la libertà di parola in Occidente oggi, non l’Olocausto in sé.

    • Moi scrive:

      Il discorso di Ahmadinejad riguardava la libertà di parola in Occidente oggi, non l’Olocausto in sé.

      ———

      Sì, ma una certa “cazzimma” contro gli Ebrei e Israele mi pare lo stesso 😉 🙂 evidente

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Miguel, per capire quanto è labile e sfumato il confine tra moventi “sociali” e storici di un cambiamento, rivolta o rivoluzione che sia ed i moventi ideologici ed identitari, basta vedere il film “il nastro bianco” di Haneke. “

    E’ vero. E credo che una certa interpretazione di scuola sovietica della storia avesse molti limiti, tra cui proprio quello di trascurare le stranezze degli esseri umani.

    Però oggi non corriamo affatto il rischio di un approccio troppo rigoroso, troppo causa-ed-effetto, alla storia, perché la storia stessa è diventata un sottoprodotto del cinema, cioè una serie di immagini che si susseguono, emozioni, vittime per cui tifare e cose simili; e questo non ci dice nulla nemmeno sui veri sentimenti dell’epoca, ma solo sui nostri valori e le nostre preoccupazioni.

    Ecco perché ritengo che sia sano guardare la storia del Novecento in termini più “scientifici”, se vuoi più “marxisti”.

    Ad esempio, non vedere gli Stati Uniti come paese dotata di una “missione salvatrice” e nemmeno come un paese di “prepotenti ignoranti”, ma soprattutto come complesso militare-industriale.

  15. Miguel Martinez scrive:

    Un esempio di storia-come-cinema…

    Recentemente, ho visto un simpatico film inglese, intitolato Boudicca, che narra della rivolta dell’omonima regina britannica contro i romani.

    Boudicca viene presentata come una splendida e vitale popolana inglese, equivalente dei coatti romani, e i romani vengono paragonati in maniera palese agli americani di oggi. Uscito ai tempi dell’attacco usano all’Iraq, c’è un palese sottotesto antimperialista e sul diritto alla resistenza armata.

    Ora, a me i coatti romani piacciono, e sono pure d’accordo su tutto il sottotesto, per cui non contesto certamente il film perché non condivido la visione del mondo del regista; ma è chiaro che il film di dice molte cose (ottime) sui tempi nostri e nulla sulla vera storia della Britannia di quei tempi.

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    sono d’accordo con quasi tutto ciò che dici, ma faccio sempre fatica a vedere le “ideologie” come cose che esistono a prescindere dai loro portatori (diversissimi) e dalle loro circostanze.

    Un esempio, proprio l’ideologia nazista.

    Ora, io ho letto parecchi testi pubblicati in Germania in “quegli” anni lì.

    Sono testi che parlano di tante cose, molti non sono nemmeno politici.

    Pochissimi, anche di quelli ideologici, parlano degli ebrei, e questo è un fatto curioso che non mi so spiegare bene.

    Se dovessi riassumere ciò che mi sembra fosse il discorso essenziale dei testi ideologici, direi che è questo:

    “1. La Germania è un paese senza frontiere naturali, da sempre in balia di francesi, di papi, di vichinghi e di altri; e sulla carta geografica del pianeta, non è nemmeno tanto grande.

    2. Tutt’attorno, c’è un mondo di lupi pronti a saltarci alla gola, e in ogni caso pronti ad accaparrarsi le risorse del mondo, lasciandoci senza abbastanza mezzi per mandare avanti la nostra economia.

    3. Una volta abbiamo provato a rompere l’assedio (nel 1914): l’esercito ha dato una splendida prova di sé, non è mai stato sconfitto, ma i politicanti, i profittatori economici, i sovversivi hanno sabotato tutto e fatto cadere il paese in mano agli inglesi e ai francesi.

    4. Non deve più succedere; e perché non succeda più, dobbiamo trasformare tutta la società in un unico esercito, in cui gli individui agiscano per dovere verso lo Stato e in cui chi fa gli interessi propri invece di quelli collettivi deve essere immediatamente stroncato.

    5. Militarizzare la società vuol dire abituare tutti a una vita ‘da trincea’, cioè strutturata, pianificata, sostanzialmente anonima e votata al sacrificio.”

    Questa mi sembra l’essenza del pensiero nazista; ed è molto difficile astrarla da quell’epoca e da quelle circostanze. E non ha alcun senso per chi non condivide la premessa di fondo, cioè il “sentirsi tedeschi”.

    Le tesi di Lutero sulle indulgenze hanno avuto un impatto sconvolgente ai loro tempi, ma letti oggi, in altre circostanze, non ci dicono nulla.

    E così anche il Mein Kampf, letto oggi da chiunque abbia meno di settantacinque anni, è un testo tremendamente noioso, che non dice assolutamente nulla rispetto alla vita che vivo io.

    • Pietro (un eremita) scrive:

      “Ora, io ho letto parecchi testi pubblicati in Germania in “quegli” anni lì.
      Sono testi che parlano di tante cose, molti non sono nemmeno politici.
      Pochissimi, anche di quelli ideologici, parlano degli ebrei, e questo è un fatto curioso che non mi so spiegare bene.”

      Se leggi testi scritti all’epoca di Tiberio o poco dopo, difficilmente troverai menzione di Gesù Cristo. Se solo si pensa che la religione cristiana è stata inventata ai tempi di Costantino, la cosa non è affatto curiosa.

      Ricordiamoci semplicemente che la religione olocaustica è stata inventata di recente, negli anni ’70 negli USA e poi importata in Europa.

      • habsburgicus scrive:

        Se solo si pensa che la religione cristiana è stata inventata ai tempi di Costantino

        esagerùma nen, si dice in piemontese 😀
        volendo anche essere i più razionalisti possibile, si dovrà pur ammettere che il Cristianesimo esisteva all’epoca della missione in Bitinia di C. Plinius Secundus, c.a 112-113 d.C, regnando Traiano (98-117 d.C) ed é CERTO (laicamente parlando) che i Cristiani furono perseguitati sotto Marco Aurelio (161-180 d.C), in realtà anche molto prima, ma teniamoci dalla parte della ragione….il pagano Celso poi scrisse il suo “Alethes logos” contro i Cristiani verso il 180 d.C, dunque i Cristiani già esistevano ed erano da qualcuno temuti…
        il pagano Porfirio scrisse il suo “Katà christianon” (Contro i Cristiani) forse all’epoca di Gallieno (253-268 d.C) o comunque in quegli anni, 50 anni prima che Costantino li “inventasse” ! 😀
        inoltre il protestante razionalista Harnack, uomo serio ed erudito, ammise che l’ultimo Vangelo fu scritto verso il 100 d.C (il 1°, secondo la sua scuola verso 70 d.C)…
        se invece volevi dire che Costantino “fissò” l’Ortodossia cristiana e la “dogmatizzò” allora in un certo senso hai ragione…o magari puoi anche avere torto ma si resta nel campo delle ipotesi storiche, non delle farneticazioni 😀 (sia detto senza nulla di personale :D)
        ciao a tutte/tutti

        • PinoMamet scrive:

          Propongo l’apertura della rubrica “Esagerùma nen”!!

          🙂

        • Pietro (un eremita) scrive:

          Puoi aggiungerci S. Paolo, di cui nessuno nega l’esistenza, vissuto ben prima di Costantino.

          Semplicemente, è solo ai tempi di Costantino che il cristianesimo diventa una forza politica rilevante (ovviamente è ideologico il significato di “rilevante politicamente”) e quindi da quell’epoca non si può più trascurare la figura di Gesù Cristo. Nei primi tre secoli di impero romano, la questione cristianesimo non era certo centrale.

          Così negli anni ’30, ’40, ’50, ’60, quando uno parlava di nazional-socialismo poteva tranquillamente omettere ogni riferimento agli ebrei, all’anti-semitismo e alle camere magiche. Non è più possibile ora.

          P.S. Non ho mai scritto che Costantino avrebbe inventato i cristiani. Ho parlato dei *tempi* di Costantino.

        • Tortuga scrive:

          Perdona, PietroEremita, le mie domande “tortughesche”, ma a che cosa ti riferisci in particolare tu quando parli di “camere magiche”?

        • Ritvan scrive:

          —-Perdona, PietroEremita, le mie domande “tortughesche”, ma a che cosa ti riferisci in particolare tu quando parli di “camere magiche”? Tortuga—

          Ma alle camere a gas nei lager nazisti, naturellement! Probabilmente il nostro eremita appartiene alla Gloriosa Schiera:-) di coloro che credono che lo Zyklon B inviato a tonnellate nei suddetti lager servisse solo ed esclusivamente per la disinfestazione delle baracche e degli abiti da piattole, pidocchi e altri antipatici animaletti che potevano recar disturbo ai cari ospiti dei lager:-).

        • Claudio Martini scrive:

          È strano (ma neanche tanto) come appena si parli di rossobruni spuntino fuori i brunibruni…

    • Tortuga scrive:

      “Pochissimi, anche di quelli ideologici, parlano degli ebrei, e questo è un fatto curioso che non mi so spiegare bene.”

      Immaginando che una idelogia esistesse (cosa di cui sono convinta) e che fosse quella che ha condotto a determinati atti, l’avresti sbandierata ai quattro venti prima?

      Le intenzioni si manifestano nelle azioni, le giustificazioni che le accompagnano invece servono a tante altre cose, a procurarsi in modo certamente non diretto mezzi e circostanze, a giustificare, distrarre, rendere accettabile, dissimulare, a pagare meno conseguenze.

      Questo è del tutto normale.

      Non è certo una ideologia originale quella di sbarazzarsi di qualunque cosa si ritenga un onere che ci indebolisce o il sogno/aspirazione a prevaricare sugli altri.

      Il “pregio” di alcuni – non solo del nazismo – è stato quello di aver portato il tutto alle estreme conseguenze.

      Si pensa poi che un risultato positivo renda tutto giustificabile, accettabile, e persino apprezzabile.

      In fondo poi l’ossatura essenziale di qualunque ideologia è sempre la stessa.

  17. mirkhond scrive:

    “Recentemente, ho visto un simpatico film inglese, intitolato Boudicca, che narra della rivolta dell’omonima regina britannica contro i romani.”

    Interessante!

    “ma è chiaro che il film di dice molte cose (ottime) sui tempi nostri e nulla sulla vera storia della Britannia di quei tempi.”

    Questa mi sembra una costante di film e romanzi storici, i quali pur ambientati nel passato, vicino o lontano, in realtà parlano sempre dell’oggi in cui viviamo, perché fatti da gente non coeva ai tempi di cui narra, ma ai tempi in cui vive…
    Ecco perché credo che sia molto difficile parlare di film “storici” proprio per la difficoltà, l’impossibilità di calarsi in epoche e mentalità che NON sono le nostre.
    Del resto nell’omelia del Venerdì Santo del 2003 lo stesso papa Giovanni Paolo II accennò all’Impero Romano che infine crollò, e in molti compresero che in realtà alludeva agli Usa e alla guerra all’Iraq di allora….

    • PinoMamet scrive:

      Sì hai ragione, però est modus in rebus.
      Va benissimo che si usi il passato per parlare del presente, e il lontano per parlare del vicino; però oltre un certo limite si scade nel “travestire il presente da passato”, che è la versione deteriore.

      Cioè io prendo un occidentale medio attuale, lo vesto da antico Romano o da antico Medievale, et voila… e di film così ce n’è abbondanza, direi anzi che sono la maggioranza di quelli “storici”.
      (e non dimenticate di aggiungere il personaggio della “donna con le palle”, altrimenti la ricetta è incompleta 😉 )

      Anche questo lo si può fare con gusto o perlomeno con un minimo di creatività o “tongue in cheek” (Il destino di un cavalliere, per il resto abbastanza schifido) oppure spacciandolo per ricostruzione storica, che è molto peggio (Le Crociate).

      Poi resto dell’idea che, quando un’epoca è irricostruibile (ma tutte lo sono…) a volte ci si azzecca di più con la fantasia, purchè sia intelligente: L’Armata Brancaleone secondo me è il film più realistico sul Medioevo italiano, ed è in pratica un unico gigantesco anacronismo…

      • PinoMamet scrive:

        Non c’entra nulla, ma a proposito di “passati finti spacciati per veri”:

        quando ero alle superiori, a una grossa mostra sui Celti organizzata a Venezia, ci spacciarono la palla, che poi ho sempre sentito ripetere, sulle spade dei Galli che si sarebbero piegate dopo un paio di colpi, perchè nelle tombe le hanno ritrovate perlopiù così.
        Anche un liceale si chiedeva “ma allora cosa le portavano in battaglia a fare, vabbè che piacciono ai leghisti, ma erano davvero così stupidi?”

        Naturalmente, salta fuori che la cosa era una terribile fregnaccia, e le spade nelle tombe erano state piegate (laboriosamente) per motivi rituali…. intanto però la palla l’ho ritrovata in decine e decine di siti, e so di una diligente professoressa, all’epoca mia compagna di studi, che l’ha a sua volta spacciata alle scolaresche…

        insomma, tutto ‘sto preambolo, per dire che a volte è meglio farci domande e ricercare per conto nostro quando qualcosa ci suona strano, e che, come insegnava non ricordo quale filologo (ce l’ho negli appunti) in modo mirabilmente anglosassone
        “se senti rumore di zoccoli, novanta volte su cento è un cavallo, e non una zebra” 😉

        • Moi scrive:

          Anche i pittoreschi elmi cornuti e alati _come già detto_ pare che siano esistiti sì, ma solo a livello ritualistico (archeologicamente un fondo di verità c’è) come richiamo ad “inverati” Animali Totemici … è una ricostruzione ottocentesca romantica: i “Barbari” come “Nobili Selvaggi Bianchi” in cui ali o corna sugli elmi ce li avevano tutti di ordinanza e con dimensioni di ali o corna come equivalente in ordine crescente dei “gradi militari”.

      • Moi scrive:

        Difatti sono usciti a qualche mese di distanaza l’uno dall’ altro due film su Biancaneve … uno comico-solare, l’ altro gothic-dark ma entrambi con la “Damsel in Distress” per antonomasia segretamente addestrata “a mo’ di Lady Oscar” 😉 , sì insomma il topos della “Damigella in Pericolo” è diventato femministicamente intollerabile !

        In entrambi i casi, inoltre, la Magia Bianca o Nera va a “recuperare” nella (Pseudo)Tradizione DruidicoCeltoTolkenianoGermanica …

        • Moi scrive:

          In USA, almeno per il secondo film, c’è stata la polemica _finita in tribunale !_ sul fatto di aver usato “attori normali nanizzati” al computer anzicché “nani veri”; c’ è difatti una specie di legge “sindacale” a tutela degli attori “nani veri” dell’ entertainment.

      • Moi scrive:

        Cioè io prendo un occidentale medio attuale, lo vesto da antico Romano o da antico Medievale, et voila… e di film così ce n’è abbondanza, direi anzi che sono la maggioranza di quelli “storici”.
        (e non dimenticate di aggiungere il personaggio della “donna con le palle”, altrimenti la ricetta è incompleta )

        PINO

        ———————————

        Questo perché in Occidente “historia” è inteso come “documentazione”, come “ricostruzione” e NON come “leggende da tramandare” … Difatti i ” 武侠片 ” / “WuXiaPian” in costume Cinesi (andati di gran moda fino a prima di Bruce Lee e tornati alla ribalta con i primi anni del nuovo millennio) fanno esattamente “ciò che in Occidente non si deve fare” MA piacciono proprio per questo.

        A (s)proposito, la mia impressione è che il “Mondo Arabo” sia un po’ a metà a strada nel “Senso della Storia” fra Documentazione e Leggenda, che a volte li confonda … magari volutamente.

        Inoltre solo l’ Occidente concepisce il tempo “a linea retta”, mentre l’ Estermo Oriente lo concepisce ” a uroboro” e il Mondo Arabo … boh, forse ancora una via di mezzo !

        Tuttavia c’è anche il rovescio della medaglia di cui parla Tortue / Tortuga : basti pensare alla II Guerra Mondiale, che per certi versi è stata il non-plus-ultra della “historia” … ma è costellata di Leggende di Eroi (USAni in primis, superfluo dirlo …) VS Mostri (Nazisti in primis, superfluo dirlo …).

        Fra l’ altro i Nazisti sono fonte d’ispirazione inesauribile per mostri Alieni di Futuri Fanatscientifici lontanissimi … legati a un immaginario di “NaziEsoterismo”, di “NaziPaleocontattesimo” ecc … di cui Miguel aveva segnalato i documentari di Marco Dolcetta.

      • Ritvan scrive:

        —oppure spacciandolo per ricostruzione storica, che è molto peggio (Le Crociate). Pino Mamet—
        Mmmmm…non mi risulta che Ridley Scott (regista che ammiro, lo confesso, pertanto non sono imparziale:-)) abbia tentato di spacciare il sui film per un documentario da “History Channel”, eh!:-).
        Il “cuore” del film, ovvero l’eroica difesa e poi la resa condizionata di Gerusalemme imposta a Saladino, è conforme alla Storia…anche se l’eroe di tale impresa, Baliano di Ibelin, nella Storia vera fu quello che nel film figura come Goffredo, il padre ucciso mentre difendeva il figlio maniscalco ricercato…

        P.S. Il mio sogno impossibile:-) è far fare a Ridley Scott un film su…Skanderbeg, naturalmente:-)…credo che ne verrebbe fuori un capolavoro da rivaleggiare col “Gladiatore”….

        • PinoMamet scrive:

          Beh Ritvan, che un film sulle Crociate parli delle Crociate, mi sembra proprio il minimo sindacale, eh? 😉

          Io non contesto mica a Scott di essersi inventato di sana pianta i fatti storici; io contesto in genere al film “storico”, come va di moda adesso, di non rappresentare affatto la mentalità dell’epoca presa in oggetto, men che mai nei protagonisti, che sono, nella maggioranza dei casi, degli statunitensi del giorno d’oggi fatti e finiti, infilati a forza dentro l’armatura di cavaliere o qualunque altro orpello storico sia necessario alla vicenda raccontata.

          In compenso, il cinemone hollywoodiano- malamente copiato dai nostrani, figuriamoci se perdono l’occasione di fare cazzate!- largheggia in dettagli tutto sommato parodistici sulla mentalità del passato; il protagonista, dicevamo, è un proto-statunitense di fin XX- inizio XXI secolo, ma ai comprimari vengono fatte dire o fare proprio tutte quelle cose che noialtri moderni troviamo assurde o ridicole- inventandosele, quando non ce ne siano;
          lo scopo è sempre lo stesso, dire “quanto siamo belli noi (e il protagonista che è come noi) e come erano brutti, scemi, arretrati, violenti… loro”.

          Sei sicuro di assegnare alle loro cure la figura di Skanderbeg?
          Beh, se ti va di vederlo trasformato in una specie di campione sportivo “ribbelle” e anticonformista, che ama-così-tanto-il-suo-popolo-anche-se-ahimè-certe-cose-qui-non-cambieranno-mai, no come negli USA a venire dove tutti possono essere liberi e non ci toglieranno mai la nostra libertàààà, e che salva con una mano sola il suo paese mosso dagli ideali… delal Seconda guerra mondiale…
          beh, fai pure.

          L’eroe nazionale è tuo, dopo tutto 😉

        • PinoMamet scrive:

          Dimenticavo, bisogna trovargli anche una donna-guerriero poco vestita da mettergli a fianco, magari, visto il contesto, un’ex musulmana che fugge dai terribili turchi che le vorrebbero imporre il velo, mentre i cristiani la lasciano libera di mostrare le zinne e di praticare le coreografie di kung fu di Hong Kong (leggasi, combattere al loro fianco), altrimenti che film ammeregano sarebbe?
          😉

        • Tortuga scrive:

          Dite quello che vi pare, ma che bello quel film! (Le Crociate, intendo).

        • Ritvan scrive:

          —lo scopo (del “cinemone hollywoodiano”-ndr.) è sempre lo stesso, dire “quanto siamo belli noi (e il protagonista che è come noi) e come erano brutti, scemi, arretrati, violenti… loro”. Pino Mamet—
          “Noi” chi e “loro” chi? Nel caso in questione, tutta la gente di quell’epoca rispetto a quella dei giorni nostri o rispettivamente “i cristiani” e “i musulmani”? Perché se fosse la seconda, non mi sembra che nel film il sultano Saladino faccia una brutta figura, anzi…

          —Sei sicuro di assegnare alle loro cure la figura di Skanderbeg?—
          Beh, magari con una mia consulenza – naturalmente ben pagata:-) – nell’impostazione della sceneggiatura, perché no? Dici che è l’effetto del caldo, eh!:-)

          —Beh, se ti va di vederlo trasformato in una specie di campione sportivo “ribbelle” e anticonformista,—
          Guarda che è già stato “trasformato” in “una specie di campione sportivo”, con tanto di bolla papale in cui veniva definito “atleta di Cristo” (però, senza specificare la disciplina sportiva:-)…magari perché ce n’era solo una quella “spada a squadre”:-) ).

          — che ama-così-tanto-il-suo-popolo-anche-se-ahimè-certe-cose-qui-non-cambieranno-mai, no come negli USA a venire dove tutti possono essere liberi e non ci toglieranno mai la nostra libertàààà,—
          Che il popolo albanese del tempo fosse amante delle libertà tradizionali di cui godeva da secoli è un fatto. E che mal sopportasse il pesante giogo feudale ottomano un altro (le ribellioni albanesi antiturche mica le ha iniziate Scanderbeg, eh!). E in quanto a “libertààààà”:-) c’abbiamo già lo slogan:-) bell’e pronto:””Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, in mezzo a voi”.(Scanderbeg a Dibra, appena tornato in Albania, come ci informa la Sacra Wiki: http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Castriota_Scanderbeg)

          —e che salva con una mano sola il suo paese mosso dagli ideali… delal Seconda guerra mondiale…—
          Mmmmm…”salva” solo temporaneamente, purtroppo…ma questo nel film è meglio non farlo vedere:-). In quanto agli “ideali” che tu prendi tanto graziosamente pei fondelli, quelli della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli non mi pare siano nati di recente con la IIGM.

          —beh, fai pure. L’eroe nazionale è tuo, dopo tutto.—
          Magari potessi “fare pure”:-)…e l’eroe non è soltanto mio, mica si chiama “eroe ritvaniano”, cribbio!:-)

          —Dimenticavo, bisogna trovargli anche una donna-guerriero poco vestita da mettergli a fianco, magari, visto il contesto, un’ex musulmana che fugge dai terribili turchi che le vorrebbero imporre il velo, mentre i cristiani la lasciano libera di mostrare le zinne e di praticare le coreografie di kung fu di Hong Kong (leggasi, combattere al loro fianco), altrimenti che film ammeregano sarebbe?—
          Beh, una cazzata simile l’hanno già fatta i russi nel film coprodotto negli anni ’50 su Scanderbeg: Maria (detta Mamica- leggi “Mamitza”), la sorella di Scanderbeg, che in nome e per conto della Gloriosa Emancipazione Femminile Sovietica:-), guida la carica della cavalleria albanese e muore da eroina con la spada in pugno (invece di sposare quel disgraziato di Muzak Topia e restarne vedova visto che il suddetto si fece ammazzare nell’assedio di Berat, dopo aver causato – per inettitudine – l’unica sconfitta dell’esercito albanese affidatogli da Scanderbeg…eh, il nepotismo:-) ). E se – siempre nell’ambito del mio delirio onirico postferragostano:-) – Scott volesse infilarvi di nuovo una castroneria antistorica del genere non avrei problemi a mandarlo a quel paese…sai, i dollaroni di Hollywood mica sono tutto nella vita:-).
          Piuttosto, per fare qualche concessione all’ “amereganità”:-) del film, farei “aiutare” il tuo caro “ideale della libertàààààà” dell’eroe da un bell’intrigo di palazzo (sultanesco, of course) che vede contrastato l’amore casto e puro dell’Eroe per la Principessa-Ostaggio-Di-Turno (magari CRISTIANA, come piace a te:-) ) da quel fetentone di Principe Mehmet – il futuro sultano Mehmet II -, con la donzella che si suicida dopo essere stata violentata dal fetentone e il sultano Murad che – pur volendo bene a Scanderbeg come a un figlio ed essere ricambiato nell’affetto – antepone la ragion di stato e gli nega la giustizia di un duello con il suddetto fetentone.

          P.S. Devo confessare che la susscritta “amereganità” non è farina del mio sacco: devo aver letto in gioventù qualcosa su un’opera teatrale occidentale dedicata a Scanderbeg, in cui si svolgeva una scena simile. E credo che una rivalità fra uno dei più gloriosi condottieri dell’esercito turco e il giovane ed ambizioso erede al trono e futuro Mehmet il Conquistatore sia una concausa plausibile perché il primo, alla non più verde età di circa 40 anni (non un giovanotto “idealista”, dunque) decida che la Corte del Sultano non sia un posto tanto salutare per lui e accetti di mettersi a capo della rivolta albanese, quando questo gli verrà richiesto.

        • PinoMamet scrive:

          Per la teoria dei non-so-più-quanti-gradi di separazione (5? 9?)
          – che comunque, detto tra noi, è una bella cazzata-
          tra me e Ridley Scott ci sono, credo, due gradi soltanto, cioè due persone di mezzo.

          Se scrivi la sceneggiatura, fargliela arrivare non è impossibile 😉
          farla produrre a qualcuno è un altro paio di maniche!

          ciao!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In realtà se si ascolta il commento di Scott nel DVD di arie lui se ne dà parecchie, spacciando emerite fesserie come grandi rivoluzioni storiche scoperte da lui e dal suo staff in qualche ricerchina…

        • Ritvan scrive:

          —Per la teoria dei non-so-più-quanti-gradi di separazione (5? 9?)– che comunque, detto tra noi, è una bella cazzata-tra me e Ridley Scott ci sono, credo, due gradi soltanto, cioè due persone di mezzo. Pino Mamet–
          E tu perché credi che te ne abbia parlato?:-)

          —Se scrivi la sceneggiatura, fargliela arrivare non è impossibile—
          Beh, non posso vantarmi di essere uno sceneggiatore cinematografico, io, cribbio…e per di più in inglese! Naaah, sogno impossibile così……pensane un’altra, dai!

          —farla produrre a qualcuno è un altro paio di maniche!—
          No, sarò un emerito ignorante dei meccanismi hollywoodiani ma credo che questo sia il minore dei problemi: se Scott approva una sceneggiatura ed è disposto a fare la regia il resto si trova abbastanza facilmente…

          Ciao

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Piuttosto, per fare qualche concessione all’ “amereganità”:-) del film, farei “aiutare” il tuo caro “ideale della libertàààààà” dell’eroe da un bell’intrigo di palazzo (sultanesco, of course) che vede contrastato l’amore casto e puro dell’Eroe per la Principessa-Ostaggio-Di-Turno (magari CRISTIANA, come piace a te:-) ) da quel fetentone di Principe Mehmet – il futuro sultano Mehmet II -, con la donzella che si suicida dopo essere stata violentata dal fetentone e il sultano Murad che – pur volendo bene a Scanderbeg come a un figlio ed essere ricambiato nell’affetto – antepone la ragion di stato e gli nega la giustizia di un duello con il suddetto fetentone.”
          Quindici (o venti) anni fa una cosa del genere te l’avrebbero prodotta ad occhi chiusi, ma oggi la donzella in difficoltà e suicida è passata di moda: si vuole la donna guerriera, cribbio, bocce al vento, magari con l’arco e che muove i pugnali tipo film d’arti marziali asiatico.

        • Ritvan scrive:

          —In realtà se si ascolta il commento di Scott nel DVD di arie lui se ne dà parecchie, spacciando emerite fesserie come grandi rivoluzioni storiche scoperte da lui e dal suo staff in qualche ricerchina…Mauricius Tarvisii—
          Anche questo fa parte dello spettacolo…e non è nemmeno tanto originale, sai, nel passato gli autori di tanti romanzi storici o pseudotali usavano spesso premettere nei loro papiri il ritrovamento miracoloso (naturalmente inventato di sana pianta) da parte loro di chissà quali antichi manoscritti sui quali loro basavano la loro storia.

          —–Quindici (o venti) anni fa una cosa del genere te l’avrebbero prodotta ad occhi chiusi, ma oggi la donzella in difficoltà e suicida è passata di moda: si vuole la donna guerriera, cribbio, bocce al vento, magari con l’arco e che muove i pugnali tipo film d’arti marziali asiatico.—-
          Con tutto il rispetto per la tua apparente:-) ridleyscottofobia:-), potresti gentilmente indicarmi chi fosse “la donna guerriera, cribbio, bocce al vento, magari con l’arco e che muove i pugnali tipo film d’arti marziali asiatico” nei due summenzionati film storici diretti da Scott un po’ più recentemente di “quindici o venti anni fa”??

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          I sullodati autori, però, erano ben consci che il loro manoscritto fosse inventato (anche Tolkien parla di manoscritti quando scrive di elfi e hobbit), mentre Scott sembra prendere le sue “ricerche” inquetantemente sul serio. Ne parla due ore nel commento al DVD e ci fa riferimento in tutte le interviste: lo stesso Franco Cardini non sembra averla presa molto bene.
          Addirittura Scott, totalmente calato nel suo ruolo di divulgatore storico, ha negato la necessità di girare il seguito del film (che avrebbe riguardato la III crociata e Riccardo Cuor di Leone) perché l’argomento è già noto al grande pubblico e non è necessario trasporlo/esporlo di nuovo.
          Esagero? Vedersi il commento del regista nella director’s cut per credere.

          Le Crociate difetta di questa figura di eroina (Sibilla è un personaggio quasi passivo, tranne che in extended, dove ammazza il figlioletto Baldovino V), ma Robin Hood, film dello stesso Scott, la conosce.

  18. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Immaginando che una idelogia esistesse (cosa di cui sono convinta) e che fosse quella che ha condotto a determinati atti, l’avresti sbandierata ai quattro venti prima?”

    Direi che qui ci sia una sovrapposizione tra due questioni, quella dell’antisemitismo tedesco e lo sterminio degli ebrei.

    Io parlo solo del primo, e non ci vedrei niente di strano se fosse stato sbandierato ai quattro venti.

    Magari Bossi ha il progetto segreto di avvelenare tutti i punti-kebab d’Italia, e se lo tiene segreto; ma non nasconde certamente il suo antislamismo.

    Ho semplificato comunque il concetto: ci sono scritti antiebraici degli anni Trenta; e ho visto vari scritti che dicono di sfuggita cose antipatiche sugli ebrei. Semplicemente, non mi sembra – e la cosa può sorprendere – il motivo fondamentale dei loro discorsi.

    Mentre non nascondevano affatto cose che all’epoca (il mondo era pieno di scritti antiebraici) erano ben più allarmanti, tipo la necessità di riarmare la Germania, contro quanto previsto dal trattato di Versailles, oppure la necessità di avere colonie o comunque (per usare un termine moderno) fonti energetiche alternative. Il mondo non aveva paura all’epoca dell’antisemitismo, ma sì aveva paura di una Germania forte.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Le intenzioni si manifestano nelle azioni, le giustificazioni che le accompagnano invece servono a tante altre cose, a procurarsi in modo certamente non diretto mezzi e circostanze, a giustificare, distrarre, rendere accettabile, dissimulare, a pagare meno conseguenze.”

    Calcola alcune particolarità, però.

    – All’epoca gli scritti erano veramente importanti, non come oggi, visto che non c’era la televisione, viaggiare era difficile e costoso, e Internet non esisteva 🙂

    – Il ceto di riferimento della propaganda nazista aveva un’enorme stima della parola scritta, della scuola, della letteratura, che erano alla base della “civiltà” tedesca;

    – Erano scritti per un pubblico interno, che dava ovviamente per scontata la premessa fondamentale, cioè che la Germania esistesse, fosse messa male e che fosse doveroso “salvarla”. In questo senso non c’era nulla da dissimulare.

    Quest’ultimo punto è il nucleo che forse non aveva bisogno di spiegazioni, ma solo – come giustamente dici tu – di giustificazioni occasionali. E’ l’elemento pre-razionale che sottosta all’ideologia.

  20. Tortuga scrive:

    per Miguel

    Dialogare con te piacevole e anche molto faticoso, perché porti sempre una notevole quantità di pacate buone argomentazioni (non riescono a convincermi ma non si ribadiscono troppo facilmente).

    In pratica secondo te non è mai esistita per esempio nessuna ideologia della razza ariana nella germania nazista http://it.wikipedia.org/wiki/Razza_ariana#Utilizzo_da_parte_del_nazismo

    nessuna ideologia dell’autoritarismo, della estrema gerarchizzazione e militarizzazione della società e, per esempio, l’idea della soppressione persino della parte debole della propria società (disabili o cosiddetti malati mentali, senza dimenticare la sperimentazione – diciamo – medica su cavie umane vive nei campi di concentramento), è solo un dato di fatto che è avvenuto per necessità – sopravvivenza e legittima difesa – senza che sia stato pensato prima e che intendesse essere un modo di vivere ed operare permamente, una – diciamo così – filosofia di stato. Dato il livello di precisione ed efficacia nell’azione è poco credibile. Inoltre non credi che il nazismo abbia in qualche modo tratto ispirazione dal precedente movimento culturale annoverato come romanticismo tedesco.
    Non so, per esempio, il fatto che Nietsche fosse particolarmente apprezzato anche da tutti gli adolescenti fasci italiani degli anni ’70 è un caso, e le tematiche dell’opera wagneriana non hanno nulla a che spartire con il nazismo, per fare i due esempi più banali e scontati.

    – all’epoca gli scritti erano veramente importanti

    Il nazismo è stato un regime militare che ha saputo mettere in atto dei metodi di controllo della comunicazione incredibili per dispiego di forze, se non altro per il numero e la capacità dei controllori rispetto ai controllati, perciò si aveva ben chiaro un concetto di diversificazione della comunicazione. Le cose importanti si comunicavano de visu ed a porte chiuse.
    Riguardo agli aspetti più fondamentali del nazismo non mi aspetto perciò di trovare molto di scritto, a meno che non sia scritto in codice e qualcuno non abbia dimenticato di distruggere il documento al momento opportuno, oppure a meno che qualche smemorato non abbia deciso di prendere appunti, o di testimoniare in seguito per iscritto. Penso piuttosto ad una efficace “trasmissione orale”. Quello che posso garantirti però è che conoscevano molto bene l’arte della manipolazione mentale, che veniva condotta anche per via di relazioni affettive e sessuali.

    – aveva un’enorme stima della parola scritta
    come sopra

    – la scuola, della letteratura, che erano alla base della “civiltà” tedesca
    ovvio, una razza superiore deve esserlo anche intellettualmente, altrimenti non può controllare gli altri.

    • Moi scrive:

      *** @ Tortuga ***

      L’ Ideologia della Razza Ariana è esistita sì, ma “in continuum” con gli Stati Nazione, i Risorgimenti (intesi spesso come “Colonialismi Interni”) , i Colonialismi veri e propri, l’ Antropologia Criminale (prima “all’ interno della Razza Bianca” e poi estesa ai “Selvaggi” e a presunte “Civiltà Inferiori”, ecc …) , un Evoluzionismo “alla Herbert Spencer” (che i Creazionisti attribuiscono direttamente a Darwin) , ecc … ecc …

  21. Ritvan scrive:

    —-Invece, nella DDR… nel 1952, il governo lanciò una vasta campagna contro la sudditanza della Germania dell’Ovest alla NATO e alle potenze occidentali. L’NDPD contribuì a questa campagna con un “appello alla generazione tedesca che era stata al fronte durante la seconda guerra mondiale“: i 119 firmatari dell’apello scrissero, accanto al proprio nome e cognome, anche il proprio rango nella Wehrmacht, nelle SS, nella Hitler Jugend e altre organizzazione dell’epoca…..Miguel Martinez—

    Questa mi ricorda la più elaborata versione albanese del laconico detto italico sul “bue che dà del cornuto all’asino”.
    Ai giardini pubblici una signora con un bambino in braccio dice a un’altra seduta accanto a lei sulla panchina:”Cara signora, sarebbe così gentile da tenermi un attimo questa mia povera creatura, figlio di padre ignoto, giusto il tempo che mi ci vorrà per andare a dire a quella donna laggiù quanto è zoccola?”:-):-)

    P.S. In quanto a “sudditanze” diverse, forse i cari membri della NDPD continuavano anche in tempo di pace a seguire il Glorioso Detto coniato – probabilmente da donne di pura razza:-) ariana – durante la simultanea invasione della Germania dagli angloamericani da ovest e sovietici da est:”Meglio un russo sulla pancia che un inglese sulla testa”:-):-)

  22. Moi scrive:

    @ Ritvan :

    Ma provare a sensibilizzare la Comunità AlbanoAmericana ? Ora che ci penso è forse (!) l’unica a non avere mai avuto film hollywoodiani dedicati … e il Politically Correct OGGI non può scontentare nessuno ! 😉

    • Ritvan scrive:

      Caro Moi, purtroppo io non so come si fa a “sensibilizzare la Comunità AlbanoAmericana” o qualsivoglia “comunità” di questo mondo…

  23. Marco scrive:

    Una birra, sì, magari alla “Staatliches Hofbräuhaus in München”.

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