Ma perché piace la “Natura”?

Ovunque, la stessa retorica ci assilla:

Perché proprio oggi (e non magari trent’anni fa), una rivista che si chiama Money.it sente il bisogno di dire che i prodotti surgelati, oltre a essere “amici del portafoglio”, sono anche “amici dell’ambiente”?

Badate bene, non dice “non danneggiano l’ambiente”. No, sono proprio amici. L’Ambiente guarda il pesce surgelato e gli stringe commosso la pinna.

Dunque, tutto è “Ambiente”, che vuol dire semplicemente “intorno”.

Dai batteri nei miei intestini alle stelle sopra di me, è tutto un “intorno” a qualcosa di piuttosto misterioso che percepisco come “io”: anche la zanzara ha un “ambiente” attorno a sé, di cui gli esseri umani fanno parte.

Però “noi” (questo discutibile pronome lo uso qui per dire il ceto medio atlantico, anno 2024) viviamo in un sotto-ambiente, un po’ come gli astronauti nelle loro capsule: la Tecnobolla.

La Tecnobolla è quell’insieme che ci accompagna ovunque, che va dai vestiti alla scuola, dall’automobile alla bevanda gassata, dall’ospedale al codice penale, dalle cuffie stereo ai missili intercontinentali, dai vaccini ai parcheggi, dalle piste da sci a Instagram, dalle rampe per disabili ai voli low cost. Il tutto accompagnato da un ipnotico sottofondo sonoro e luminoso emesso da miliardi di sorgenti elettriche, come perfettamente illustrato da Steve Cutts.

Noi viviamo la totalità della nostra vita dentro questa bolla, perché crediamo che ci preservi da “malattia, vecchiaia e morte” (per citare il Buddha) e ci renda sempre soddisfatti: quando non lo fa, vuol dire che c’è un difetto, una colpa, un delitto di qualcuno. Difficile misurare la felicità che può dare, comunque la Tecnobolla è sicuramente l’ambiente meno doloroso che l’umanità abbia mai sperimentato.

La Tecnobolla per eccellenza è il Dubai SkiDome (di cui vi abbiamo già parlato qui), che permette di sciare tutto l’anno proprio a Dubai.

Può esistere solo a due condizioni:

  1. Si deve sigillare ogni apertura verso ciò che lo circonda
  2. Si deve prelevare sempre più energia e risorse da ciò che si esclude, trasformandole in calore e in rifiuti.

La cosa che chiudiamo fuori dalla nostra Tecnobolla è ciò che oggi chiamiamo Natura.

Da quando la Tecnobolla ha sigillato per bene porte e finestre, la Natura ci si presenta solo come quello che la Tecnobolla permette di passare: gentili brezze primaverili, un parco curato, una spiaggia resa tutta liscia a pochi metri dal parcheggio cementificato, un mare in cui ci possiamo immergere nella stagione più gradevole e dopo esserci impiastricciati di crema solare.

Gli animali ammessi in questo mondo – il gatto domestico, la tartaruga allo zoo, ma anche l’orsacchiotto pelouche – sono tutti simpatici, e non ci sogneremmo mai di fare loro male.

I nostri prati sono tutti curati, magari paghiamo gente che non vediamo per cospargerli di glifosate per evitare che ospiti sgraditi entrino nella Tecnobolla, ma condanniamo chi strappa i fiori: è una colpa, proprio come prendere a calci un gatto.

Questo oggetto è pubblicizzato con la tosta didascalia, “Diserbante totale “Premium top” erbicida Glifosate puro 360, sistemico“, che quando i duri iniziano a giocare, chiamano i marines e mandano via i puffetti

Ora, noi pensiamo che anche lì fuori, nella Natura Amica, tutto dovrebbe essere a Dimensione Tecnobolla. Anzi, noi che siamo grandi, forti e importanti, vogliamo bene a quella piccola cosa carina che è l’Ambiente, come ci ricordano innumerevoli immagini come questa:

Ma ogni tanto i media ci fanno vedere una tartaruga impigliata tra buste di plastica, o ci parlano dei PFAS nelle acque lombarde, o accennano alla cementificazione che contribuisce all’alluvione a Campi Bisenzio, o ci raccontano della discarica abusiva in Campania.

Noi sappiamo che la Tecnobolla deve essere perfetta, e quindi pensiamo che ciascuna di queste cose sia un’eccezione, la colpa di un singolo egoista che non ha fatto il proprio dovere. Quello che invece di riciclare come si deve, butta per dispetto la busta nel mare. Cosa che io non farei mai, si dice l’automobilista mentre schiaccia la volpe sulla strada senza rendersene nemmeno conto.

Spesso in queste cose, ci sono di mezzo comportamenti di individui che avrebbero potuto scegliere diversamente, ovvio, ed è giusto punirli, se si riesce.

Ma trovare il singolo colpevole ci oscura l’essenziale – ripetiamo tutta la frase; perché la Tecnobolla possa esistere:

Si deve sigillare ogni apertura verso ciò che la circonda

Si deve prelevare sempre più energia e risorse da ciò che si esclude, trasformandole in calore e in rifiuti.

Noi che non approveremmo un bambino che prende a calci il proprio orsacchiotto, proviamo un istintivo dispiacere quando sentiamo che gli orsi polari soffrono. Ma non riusciamo a fare il collegamento – gli orsi polari soffrono perché abbiamo un sistema che permette di produrre e importare decine di milioni di pelouche dalla Cina, con tutta la catena inimmaginabilmente complessa che c’è attorno.

Ora, proprio perché la catena è inimmaginabilmente complessa, è facile trovare dei colpevoli: sono dappertutto. Ma se sono dappertutto, allora possiamo tutti dire di essere innocenti, o dire, lui è più colpevole di me, e non sapremo mai esattamente chi ha ragione.

Cosa possiamo però fare?

Beh, intanto, capire. Che agire senza capire è una ricetta sicura per fare ancora più danno.

Poi magari partire da quattro “ri-” (di solito sono tre, ma una l’ho aggiunta io).

In ordine di efficacia.

La prima è ri-aggiustare. Cioè cose come i tappi che non si staccano dalle bottiglie, che sicuramente impedisce alla gente di buttare i tappi da soli in giro. Allo stesso tempo, richiede materiali più pesanti, una lavorazione in più con relative emissioni, eccetera. Nella categoria riaggiustare ci possiamo mettere anche cose come la pressione perché la gente butti la vecchia auto e ne compri una nuova meno inquinante… inquinando così due volte, tra rifiuti e produzione. Ora, l’incubo di tanti produttori è di trovarsi il mercato saturo – cosa meglio di uno Stato che ordina al cittadino di buttare il vecchio prodotto ancora funzionante e comprarne uno nuovo? Nel ri-aggiustare rientra poi l’agghiacciante gioco contabile delle compensazioni, dove una mafia internazionale compra inquinamento e – se non sono semplicemente dei truffatori – cacciano degli indigeni da qualche parte del pianeta per piantare boschi finti.

La seconda è ri-ciclare, che è sempre meglio che usare solo risorse nuove, e sempre meglio che buttare tutto. Però, il riciclare è sempre in discesa qualitativa (da bottiglie di plastica, palette di plastica al primo giro, poi più niente) e, come nota il commentatore Andrea Di Vita qui,

“Prendo un oggetto (plastica, vetro). Gli tolgo le ‘impurezze’ (le etichette di carta, il tappo di metallo per le bottiglie). Lo scaldo per fonderlo. Distillo in qualche modo i suoi componenti. Li forgio in una forma nuova e raffreddo il tutto (roventi sono intoccabili).

Ciascuno di questi passaggi richiede energia, e (con buona pace degli innamorati di specchietti e girandole) energia concentrata dove serve e quando serve.”

Ovviamente, qualunque azienda è grata a un governo che usa i soldi dei cittadini per raccogliere materie prime più o meno gratuitamente per lei, ma non è certo la soluzione.

La terza è ri-usare, che è una bella e sana abitudine.

Ma l’unica cosa che abbia davvero senso è ri-durre.

Se vuoi respirare un’aria più pulita, non serve far finta di compensare le emissioni, non c’è riciclaggio che tenga, e non si possono ri-usare i voli.

Si possono ridurre i voli.

E se si riducono i voli, si possono ridurre gli spazi occupati dagli aeroporti.

E se si riducono gli spazi occupati dagli aeroporti, si può ridurre il traffico sulla strada all’aeroporto.

E se si riduce il traffico sulla strada all’aeroporto, si può ridurre il numero delle auto;

e se si riduce il numero della auto, si riduce il numero di ricoveri in ospedale…

per dire!

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15 risposte a Ma perché piace la “Natura”?

  1. Moi scrive:

    Ripeto: c’ è una pubblicità con un cinno che definisce il cane e il gatto “i miei fratellini pelosetti” … Finestra di Overton più rapida di quanto immaginassi !

  2. Ros scrive:

    Se ho ben capito:
    C’è questa tecnobolla, abitat artificiale a misura dell’Homo sapiens sapiens 6-48 l’ultimo aggiornamento.

    Qualcuno l’ha battezzato “antropocene”.
    Da questo antropocene, da cui siamo tutti più o meno dipendenti per continuare a vivere.

    La tecnobolla-antropocene fa necessariamente un sacco di danni alla “natura”.

    Codesta “natura” è tutto ciò che l’antropocene-tecnobolla non ha ancora antropocenato.

    Miguel: “La cosa che chiudiamo fuori dalla nostra Tecnobolla è ciò che oggi chiamiamo Natura.

    O l’ha antropocenato paternalisticamente con garbo addomesticandolo per essere usato come sceno(mo)grafia amena cui allargare il core🌼🧡.

    Addomesticamento che, se dura, è senz’altro meglio di niente
    (parchi, riserve protette eccetera).

    La tecnobolla-antropocene fa necessariamente un sacco di danni alla “natura”, dicevamo pocanzi sopra.

    I danni alla “natura” ci danneggiano poiché pare che la nostra tecnobolla si regge su energie e materie prime della “natura”.

    E quindi distrutta o esaurita la “natura” la tecnobolla si scassa e ci manda in un baleno a Mad Max oltre la sfera del tuono.

    Ergo:
    dobbiamo salvare – risparmiare – la “natura” o addestrarci al prepperismo di Cro Magnon nuovo nuovo.

    Come fare?
    E qui c’è chi dice zuppa di cipolle
    (decrescita felice di Serge Latouche e similari) e chi dice d’avanzare e d’abbondare col caviale (tecnologia, scienza con la coscienza o meno, nucleare…) per uscirne;
    che indietro, tanto, mica si può tornare!

    Chi che dice che deve sovvenire un tal “Chthulucene”, come unica possibile uscita salvifica dalla confortevole trappogabbiola dell’antropocene & brothers
    (Antropocene, Piantagionocene, Capitalocene; vedi Andreas Malms, Jason Moore con
    le tre Grazie).

    Checcos’è questo chthulucene?🙄

    Citofonare a Donna Haraway e follower.
    Donna ci dice ottiMisticamente che è l’unica per salvare sia la capra ubriaca che la botte coi cavoli.

    Si, vabbe’, ma come funziona?
    Con – dice – intelligenza Artificiale, realtà Virtuale o meglio realtà Aumentata,
    e realtà Reincantata;
    ovvero sempre avanti dobbiamo andare.

    Ma questi solo come graziosi palliativi di sollazzo, poiché il piatto forte si tiene solo tramite «decisioni intime e personali per creare vite fiorenti e generose senza mettere al mondo bambini»

    https://che-fare.com/almanacco/societa/corpi/donna-haraway-antropocene-capitalocene-piantagionocene-chthulucene/

    «Basta fare bambini, iniziamo a generare parentele (???)
    (si “Parentele” con le “Storie”, ora, più avanti ce lo spiega chiaro)

    «Nel giro di un paio di secoli, forse gli esseri umani sul pianeta torneranno a essere due o tre miliardi, dopo un lungo percorso in cui avranno contribuito ad aumentare il benessere di un’umanità diversificata e delle altre creature, intese come mezzi e non solo come fini.

    Perciò, generate parentele, non bambini!

    È importante il modo in cui le parentele generano altre parentele”

    e soprattutto REINCANTARCI
    (va di moda a dirlo come abbacadarabba di spellbound; vediamo, però, quanto ci dura 🤔, ma per adesso tremate tremate che le streghe son tornate!) con le “Storie” :

    “Io chiamo tutto questo Chthulucene – passato, presente e futuro.

    Queste tempospettive (bello il papocchio lessicale!) reali e possibili non hanno nulla a che fare con Cthulhu, quel mostro misogino da incubo razziale creato dallo scrittore di FS H.P. Lovecraft, ma piuttosto con diverse forze e poteri tentacolari grandi quanto la Terra e altre cose accumulate sotto nomi come Naga, Gaia, Tangaroa
    (divinità esplosa dalle acque di Papa, la dea della Terra), Terra, Haniyasu-hime, Donna Ragno, Pachamama, Oya, Gorgo, Raven, A’akuluujjusi e tanti altri ancora.

    Il «mio» Chthulucene, per quanto aggravato dalle sue radici greche che lo ancorano a un tempo e a un luogo, in realtà imbriglia una miriade di temporalità e spazialità diverse e una miriade di entità-in-assemblaggi intra-attivi, compresi gli assemblaggi più-che-umani, altro-dagli-umani, inumani e umani-co- me-humus.

    Naga, Gaia, Tangaroa, Medusa, la Donna Ragno e tutte le loro parentele sono solo alcune delle migliaia di forze che scorrono in un filone FS che Lovecraft non avrebbe mai potuto immaginare né sfruttare, ovvero le reti della fabula speculativa, del femminismo speculativo, della fantascienza e del fatto scientifico.

    Dobbiamo sempre tenere a mente quali storie raccontano altre storie, quali concetti pensano altri concetti.

    Che si tratti di matematica, visioni o narrazioni, dobbiamo tener conto di quali figure raffigurano figure, quali sistemi sistematizzano sistemi;
    è importante (ovvio😊 ci mancherebbe!)

    Tutti questi nomi che ho elencato sono troppo grandi e troppo piccoli,
    così come tutte le storie del mondo sono troppo grandi o troppo piccole.

    Come mi ha insegnato Jim Clifford, abbiamo bisogno di storie (e di teorie)
    abbastanza grandi da contenere le complessità e mantenere gli argini e i confini aperti e affamati di nuove e vecchie connessioni ca- paci di sorprenderci.

    Per vivere e morire bene da creature mortali nello Chthulucene è necessario allearsi con le altre creature al fine di ricostruire luoghi di rifugio;

    solo così sarà possibile ottenere un recupero e una ricomposizione parziale e solida della Terra in termini biologici-culturali-politici-tecnologici.

    Ma questa ricomposizione non avverrà se non saremo capaci di includere il lutto e il cordoglio per le perdite irreversibili, me lo hanno insegnato Thom van Dooren e Vinciane Despret.”

    Tognazzi starà morendo d’invidia.

    L’articolo e il libro si leggono con tanto gusto quasi fosse J.C. Ballard.

    Donna Haraway “Chthulucene: sopravvivere su un pianeta infetto” , NERO, 2019.

    https://www.ibs.it/chthulucene-sopravvivere-su-pianeta-infetto-ebook-donna-j-haraway/e/9788880560807

    insomma: sotto con la tecnologia sempre più a noi connessa e necessaria sino ad arrivare alla dimensione di cyborg,

    e sotto con lo spopolamento – costi quel che costi – che la rivoluzione non è un pranzo di gala e manco un letto di cosce e rose.

    Concludendo:

    or ora che sto scrivendo saremmo ancora nella tecnobolla-antropocene- piantagionocene-capitalocene; e non’è buono.

    però se ci mettiamo d’impegno si passa al Chthulucene,
    dove ci REINCANTIAMO con le “Storie” e le “Parentele”;
    quest’ultime, per me, sono come i misteri della fede,
    un mistero!

    Con queste tre Grazie, e ben sollazzati di giocattoli di realtà aumentata, ci scorderemo, spassandocela pure a saturnale, di figliare – e magari, si spera, di scopare –
    e indi arrivati a supergiù sui due o tre miliardi scarsi
    (facciamo uno uno e mezzo massimo, per sicurezza, che magari con i due o tre magari poi non ci abbasta) e vediamo come la va’ e se c’è qua o la da aggiustacchiare co il Reincanto delle Storie e Parentele😎

    Mi pare sensato.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Ros

      “Chtulhucene”

      Certo, vivere da domani in un mondo di parentele virtuali dove ci si riproduce al minimo perché si ha di meglio da fare nella vita è una soluzione.

      Ma c’è sempre il solito difetto.

      https://www.ilpost.it/2024/06/28/energia-consumata-intelligenza-artificiale/

      Tutta quella tecnologia è spaventosamente energivora.

      Sì parla ormai apertamente di reattori nucleari dedicati esclusivamente all’addestramento di intelligenze artificiali.

      Ma anche limitandoci a quella che in confronto è una pinzellacchera, il Bitcoin, già nell’anno 2020 il loro utilizzo richiedeva una quantita’ di energia elettrica superiore a quella del Pakistan.

      https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/energia/2023/10/25/i-bitcoin-consumano-elettricita-pari-alla-meta-di-quella-usata-in-italia_a919d19d-4c96-4a54-a9d2-06b3d712498e.html%23:~:text%3DI%2520dati%2520riferiti%2520al%2520periodo,vivono%2520230%2520milioni%2520di%2520persone.&ved=2ahUKEwiZ8K6M-YiHAxVL9gIHHQXmNzAQFnoECBIQBQ&usg=AOvVaw0UAnSC7W1r7vDPxpZCYDOL

      Il solo ChatGPT consuma oggi più di 118 GWh l’anno di elettricità. Per confronto, l’Italia arriva a 300000. Se davvero l’IA dovesse diventare così capillare come proposto (10, 100, 1000 ChatGPT) allora sarebbero guai seri. Già oggi il raffreddamento dei computer di ChatGPT richiede cinque milioni di litri d’acqua alla settimana…

      https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.corriere.it/tecnologia/24_gennaio_16/iowa-la-casa-di-chatgpt-i-suoi-data-center-consumano-ogni-settimana-fino-a-cinque-milioni-di-litri-d-acqua-c1ccba06-319c-4766-ba94-fd66fc892xlk.shtml&ved=2ahUKEwiG94La-YiHAxWPwQIHHQsFB4QQFnoECCYQAQ&usg=AOvVaw0NkeQd1hyjTOTCGMi9urpB

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Ros scrive:

        Andrea Di Vita:
        “Certo, vivere da domani in un mondo di parentele virtuali dove ci si riproduce al minimo perché si ha di meglio da fare nella vita è una soluzione.

        Ma c’è sempre il solito difetto…

        La miseria porcaccia porca infame!

        Però pare che i conti vanno fatti sempre senza pensare all’oste.
        Se ci si pensa prima manco si comincia.

        E non penso che si possa andare a marcia indietro;

        non si può più tornare a casa.
        La casa ce la siamo giocata.

        Non si può tornare indietro se non coattivamente.
        A calci in culo per disgrazia di diluvio universale.

        A peste, fame et bello libera nos Domine.

        E non ci si può manco fermare per gli stessi disastrosi – a tessere di domino cascanti – motivi.

        Quindi, ci piaccia o meno, tocca pedolare e vedere l’effetto che fa.

        Trovare soluzioni inedite, e un poco miracolose.
        Svegliare l’apprendista stregone prometeo Simon mago.

        La Pietra Filosofale, il Graal, la quadratura del cerchio, il fiore dai sette colori
        per pagare il conto (energia) all’oste della malora.

        Il vaso di Pandora l’abbiamo scoperchiato,
        a sto punto vediamo che c’è dentro e cosa ci si può di nuovo nuovo inpastrocchiare per sfangarla ancora una volta e fare il salto.

        Qualcosa ci dobbiamo inventare, perché qualcosa – peste, fame et Bello – oggi domani ha, oramai, da succedere.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per ADV

        ” Già oggi il raffreddamento dei computer di ChatGPT richiede cinque milioni di litri d’acqua alla settimana…”

        Ecco, sarebbe bello se riuscissimo a iniziare a pensare alla questione ambientale in questo modo.

        Non (solo) come colpa del furbetto industriale che ha per risparmiare quattro soldi ha versato i rifiuti nel fiume anziché in una discarica lontana e costosa.

        Chiaro che il furbetto andrebbe squartato e dato in pasto alle microplastiche, ma la VERA questione ambientale sta in questioni come citi tu. Che possono venire affrontate in perfetta legalità.

      • Peucezio scrive:

        Andrea,
        “Il solo ChatGPT consuma oggi più di 118 GWh l’anno di elettricità. Per confronto, l’Italia arriva a 300000. Se davvero l’IA dovesse diventare così capillare come proposto (10, 100, 1000 ChatGPT) allora sarebbero guai seri. Già oggi il raffreddamento dei computer di ChatGPT richiede cinque milioni di litri d’acqua alla settimana…”

        Ma come cavolo è possibile che il progresso tecnologico non abbatta i costi?
        Mi sembra di essere all’epoca dei computer da stanza.
        Sembra che da un po’ di anni i progressi avvengano solo sul lato software e non su quello hardware.
        Questa alla lunga è una grave pregiudiziale, col cervello dei rettili non è che grazie all’intelligenza di quelli più svegli saremmo arrivati alla civiltà.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “e soprattutto REINCANTARCI”

      La parola magica che mi fa pensare platonicamente a Lei:

      https://deriveapprodi.com/libro/favole-del-reincanto/

      https://deriveapprodi.com/libro/materialismo-magico/

      • Ros scrive:

        “Materialismo magico. Magia e rivoluzione” mi manca.

        Il Reincanto affascina e seduce come parola di grimorio e significante d’ “Opera aperta”;

        suona di ninfa Calipso innamorata.

        Di sette anni ben spesi tutti al mare col sapore di sale stile balneare

        Grazie per la dritta 😀

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “REINCANTARCI”

        Il fondamentale (e breve) testo al riguardo credo l’abbia scritto Lewis (quello delle “Lettere di Berlicche”): “Talking about Byclicles”

        https://www.cslewisinstitute.org/resources/reflections-august-2021/

        Ovviamente, una bicicletta richiede pochi KWh… 😉

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Ros scrive:

          Andrea Di Vita: “Berlicche, C. S. Lewis Mere Christianity” 1952)

          “… Penso che ci siano queste quattro età per quasi tutto. Diamo loro un nome.

          Sono l’Età Non Incantata, l’Età Incantata, l’Età Disincantata e l’Età Re-Incantata.

          Da bambino ero Non Incantato per le biciclette.
          Poi, quando ho imparato ad andare in bicicletta per la prima volta, ero Incantato.
          A sedici anni ero disincantato e ora sono nuovamente incantato.”

          Mentre il saggio prosegue, l’amico di Lewis illustra come le “quattro età” si applichino nei contesti dell’amore e della guerra.

          “…”Ma qual era la quarta età?” chiesi.
          “Ci sono dentro ora, o meglio ci sono spesso. Ultimamente ho dovuto tornare ad andare in bicicletta ora che non c’è più l’auto. E i lavori per cui la uso sono spesso abbastanza noiosi. Ma ancora e ancora il semplice fatto di pedalare mi riporta alla mente un delizioso sentore di memoria.

          Di Reminescenza.

          Ritrovo le sensazioni della seconda era…

          “…Sostiene inoltre che è “immensamente importante distinguere Nonincanto da Disincanto — e Incanto da Re-incanto”
          “…Certo, non è una ricetta per la felicità come pensavo allora.
          In questo senso la seconda era era un miraggio.
          Ma un miraggio di qualcosa.”

          Di Fata Morgana Fée Verte absinthe;
          l’Albero della conoscenza del bene e del male
          e Albero della vita, la tentazione, e la cacciata dal Gan ‘Eden paradisus voluptatis Locus amoenus,
          a causa del peccato originale.

          Il peccato originale come il nostro sistema dopaminergico di promessa di piacere mai, però,
          da essere mantenuta, poiché con la Dopamina non è lecito fermarsi mai a godere, ma solo a desiderare sempre e avanzare comunque.

          Come volere raggiungere il filo dell’orizzonte che sempre si sposta con chi lo insegue.

          « Così il Signore Dio fece crescere dal suolo ogni albero desiderabile alla vista e buono come cibo e anche l’albero della vita nel mezzo del giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. »

          « Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’Albero della Vita, ne mangi e viva per sempre. »

          « Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio. »
          (Apocalisse 2,7)

          La Dopamina sembra essere la nostra mela e il nostro peccato originale, il marchio di Caino quindi.

          La tentazione prometeica d’ Hybris e le tre streghe parche moire:
          “Fair is foul and foul is fair” o Macbeth mio Signore!

          O Macbeth mio Signore!
          Tranquillo mio Signore che che è solo gioco d’entropia;
          ricreazione in classe con la supplente bona quanto tenera e inesperta, ma poi infine che arrivati all’alba non ti significava nulla.
          Scherzi da prete

          Macbeth come Pierrot e Pagliaccio triste, stella vespertina e del mattino;
          Angelo Caduto, Cacciato e Maledetto;

          come l’apollineo “clown bianco” preciso, saturnino, melanconico e romantico Stephen Dedalus che canta alla LunaLunera luna malata.

          Canta «l’antico profumo dei tempi delle fiabe»

          il “The secret commonwealth of elves, fauns and fairies”

          Canta il Giardino Segreto:

          “Luna, lunera, cascabelera,
          Debajo de la cama tienes la cena.

          Luna, lunera, cascabelera,
          Cinco pollitos y una ternera.

          Luna, lunera, cascabelera,
          Toma un ochavo para canela”

          Lunera piena e d’argento con “Pierrot Lunaire” di Fellini e Schönberg.

          Il Clown bianco febbrile, allucinato spirituale maledetto artista dall’arcobaleno
          (Jean Starobinski “Ritratto dell’artista da saltimbanco”)
          complementare e contrapposto al dionisiaco “Augusto” grottesco ed amorale casinaro ctonio dall’abnorme naso Rosso di pulsioni primitive e impulsi irrazionali che vogliono soddisfazione immediata da bambino odioso.

          Tentazione, Cacciata e Caduta nell’Es – dopaminergico – di Macbeth;
          dannato e marchiato, che ulula alla LunaLunera complice della sua FirstLady bloodymary Eva;
          già lesta a recitare il ruolo di curiosa Giuda a sua insaputa e al femminile sul suo palco con la Poison Absentia dei pittori e poeti maledetti di Monmartre;

          la FataVerde di Dublino, Fulva Vulva pel di carota Deliziosa Mela Rossa di rutilismo, eritrismo, isabellismo
          Biancaneve – per il miraggio dopaminico del trono d’incantato e del bacio del risveglio a Reincantarsi;

          dormi bambina bella, e aspetta d’essere kissata anzi leccata con un “pigiamino di saliva” *

          con goduria dal tuo caro Prìncipe Bufo Viridis-Alvarius 5-idrossi-N N-dimetiltritamina sotto l’acqua inconscia e ctonia che ha spodestato il Padre Sole Ulysses Leopold Bloom con la Cibele Convolvulacea Medea lunare Argyreia nervosa nella valle desolata del Mojave (Death Valley National Park) SierraNevada;

          Hawaiian Baby Woodrose.

          • “Dopamina. La chimica dei desideri” Daniel Z. Lieberman.

          https://www.ibs.it/dopamina-chimica-dei-desideri-ebook-daniel-z-lieberman-michael-e-long/e/9791221208290

          • Anna Lembke “L’era della Dopamina”

          https://www.ibs.it/era-della-dopamina-come-mantenere-ebook-anna-lembke/e/9788836201051

          * la corda tesa è del pigiamino rosa confetto antico di Grandi Speranze a “Satis House” in penombra e abito da sposa.
          Miss Havisham-Blanche DuBois.

          https://www.youtube.com/watch?v=IzRgUgiMVys

          La Dopamina del piacere che mai sazia, quindi, pare essere il nostro male prometeico hybris originale che ci ha fatto erigere questa, un po’ favolosamente e ammirevolmente assurda, antropocenea-tecnobolla torre di Babele.

          Attendendo tutti con terrore e rimosso desiderio l’escatologica pulsione di morte e Apocalisse di Rivelazione del giorno del Giudizio Universale.

          Del Solve dopo tanto affannato Coagula.

          Per non morire almeno – mal comune mezzo gaudio – soli e disperati.

  3. Moi scrive:

    Nel film Le Otto Montagne, i montanari appunto dicono che “natura” è un termine da cittadini in cerca di evasione … in realtà esiste l’ ambiente.

  4. Ros scrive:

    Moi “la natura”

    La Natura è Disneylandiana.
    È baciosa e tanto buona e giusta assunta giustamente in cielo a ferragosto e Dormizione d’immacolata concezione🌈💋🤗

    È,
    il mi ricordo montagne verdi e le corse di una bambina con l’amico mio più sincero, un coniglio pelosetto fratellino – dal muso nero morbidoso coccolino.

    È tutta piaciona e tenerella abbracciatrice e di Bambi e Dumbo e Masha e Orso
    (ecco le famose “Parentele”, e pure i fratellinucci pelosi che fanno sclerare Moi con la finestra aperta di quel tale che abbisogna chiudere perché fa corrente e poi la cervicale😩)

    Natura colore verde frasca giada pisello berillo effervescente naturale trisomia 21 che si sbrodola di bava e d’nnocenza e di puro candido appiccicoso grasso amore verginale😍🤗💝

    Mamma Gaia Pachamama Wicca ma femmina – che te lo dico a fare! – ginomatriarcale gimbutas bachofeniana mèsse dell’abbondanza in tarda Summertime Cerere Demetra Tellus Iside Freya Xochipilla principa dei fiori a maggio di rose e primavera.

    Prima vera notte di filmata e romanzata e quiete ValeriaDelonZurlina
    – black spring a Big Sue – tropica del cancro californiana Pian de la Tortuga con tortilla e tacos.

    Fruttata profumata, sexi ninfomane ingrifata, fauna e flora confusa e felice ebbra estatica e addolorata di baccanti scorticata e mexicanamente macellata Santa Muerte Santa Sangre Calavera Catrina di Los Mortes graziosa e zuccherosa Dia di Guadalupa.

    Rigorosamente politeisticamente pagana di porpora scarlatta bestia sorella fratella – pelosetta – compagna Mamma Kalima Nera moglie di Shiva con sette teste e dieci corna

    portata in sincretista ibrida e ammucchiata chimerica coacerva processione il 7 ottobre ’19 per la Madonna del Rosario, ora sua santissima idola vitella d’abbondanza e d’oro rosso verde complementare Rame Cyprum Ciprigna Candelora Santa Maria Aegyptica Maddalena Prostituta Sacra di metallo blasonato nobiliare e d’elevatissima conduttività Reincantatrice “Parentale”

    CU Venere 29 incultata dalla Basilica di San Pietro all’aula della sinoda amazzonica d’Ayahuasca e di cornuta cerva huicol con peyote in fiore lì a Gilead quale Rolanda pistolera di Sonora e Gila Oy bimbolo fratellino simil procione ipertricotico di cancelli antichi e rose bianche Candy Candy e ancora pure del Re Rosso della Torre Nera.

    Finestra affollata di maschere ensoriane quindi; AIH!!!

    ahi ahi l’epatico autoimmune ci fa male che è gotico infiammato flamboiant …
    e che fiorita cervicale!🥺

    • Moi scrive:

      Pare che qualche geniaccio voglia usare nei social un filtro per cui le frasi in Latino sono censurate al semplice rivelamento lingua per apologia di Fascismo.

      In compenso, via libera alle bestemmie … visto che sono una peculiarità Italo-Italiana che nessuna AI programmata all’ Estero può neppure concepire.

    • Moi scrive:

      Foreste dove gli animali carnivori siano autotrofi tipo piante, paludi con splendidi uccelli trampolieri ma senza zinzellacce e microorganismacci forieri di pestilenze …

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