Non costa Quasi Niente

Molti avranno visto l’immagine che il salsicciaio Matteo Salvini ha diffuso su Twitter:

accompagnata dal testo,

“Eco-norme surreali volute da Bruxelles? No, grazie. Sì al buonsenso! Per Più Italia e Meno Europa, vota Lega”

Ora, la misura non è esattamente surreale. E’ più facile abbandonare in giro un tappo da solo che una bottiglia, sappiamo che sulle nostre spiagge si trovano molti più tappi che conchiglie.

Ma proprio perché è così minimale la misura, ha qualcosa di ridicolo. E magari io, che non butterei un tappo senza pensarci, mi sento un pochino offeso; e questo si somma a tante altre cose che non capiamo, e che ci piovono addosso, e in un mondo in cui l’unico potere che ci è concesso è quello di votare ogni cinque anni contro qualcuno, contribuiscono alla sensazione di far parte di un gregge diretto da un pastore disumano, per fini che sa solo lui.

Allo stesso tempo, dovrebbe essere ovvio che il problema non è il tappo, è la bottiglia:Nel 2016, furono prodotti 320 mila miliardi di tonnellate di plastiche di tutti i tipi.

Ma sentiamo la parte veramente interessata: la UNESDA Soft Drinks Europe (“UNESDA rappresenta l’industria europea delle bevande analcoliche”) e la Federazione Europea di Acque Imbottigliate, due lobby con sede – ovviamente – a Bruxelles.

Sono contrari quanto Salvini alla misura del tappo legato (“tethered cap”), ma per motivi ben più seri.

Iniziano facendo rumorosa professione di fede ambientalista, ovviamente.

Ma fanno notare che i tappi legati richiedono plastiche diverse e più pesanti, e quindi faranno aumentare le tonnellate di plastica in giro; la loro lavorazione dovrebbe aggiungere una gran quantità di emissioni di CO2; e per produrli, si dovrà rivedere tutta la linea di produzione, con un aumento di costi notevole.

A questo punto, abbiamo già capito chi avrà scatenato la campagna sui social contro i tappi legati, altro che il Salsicciaio...

Ora, i plasticari hanno ragione, dal punto di vista loro.

Le bottiglie di plastica usa e getta sono un prodotto che al cliente finale non costa quasi niente, per cui quasi tutti gli esseri umani ne possono comprare senza nemmeno pensasrci.

Quindi ogni anno nel mondo si producono circa 600 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta.

Prodotti che non costano quasi niente, solo che il quasi moltiplicato per 600 miliardi fa una bella cifra, è un elemento fondamentale di tutta la catena planetaria della Grande Distribuzione Organizzata. E le aziende federate all’Unesda si vantano di dare lavoro a 1,7 milioni di persone. E più si parla di ambiente, più cresce il mercato dell’acqua in bottiglia:

Non entriamo qui nel devastante impatto ambientale di queste bottiglie usa-e-getta, persino i plasticari lo riconoscono; eppure come si vede il mercato della devastazione cresce proprio negli anni in cui cresce la retorica ambientalista.

I tappi legati faranno sicuramente aumentare i costi ai produttori; che quindi aumenteranno il prezzo all’utente finale e continueranno a guadagnare lo stesso? No, perché se le bottigliette cominciassero a costare quasi qualcosa, la gente ci penserebbe due volte. Magari scoprirebbe che l’acqua del rubinetto è potabile…

Per cui i plasticari suggeriscono una sola strategia alternativa: il riciclaggio. Cioè tutte le bottiglie, invece di essere buttate, tornano a casa e ridiventano bottiglie e le spiagge restano pulite e gli inceneritori non emettono fumi. Questa è la proposta dell’industria della plastica da sempre, ma è ovviamente bacata alla radice: la plastica non viene “re-cycled”, ma “down-cycled”, con le bottigliette ci fai prima le palette per raccogliere la spazzatura, e poi più niente (semplificando); e più si ricicla la plastica, più diventa tossica.

Ma la proposta sembra semplice: per continuare a produrre sempre più bottigliette di plastica che non costano quasi niente, si fa così:

  1. A spese del contribuente, lo Stato lancia una grande campagna per dire dove si butta questo e dove si butta quello. L’Uomo Medio vive sommerso tra milioni di messaggi che contemporaneamente cercano di sedurre, di vendere qualcosa, di prenderein giro, di spaventare e per fortuna è quindi diventato quasi sordo a roba del genere; ma comunque i plasticari vogliono proprio quello che l’Uomo Medio non vuole – uno Stato Predicatore.
  2. A spese del contribuente, lo Stato potenzia tutta l’immensa infrastruttura che permette il riciclaggio.
  3. A spese del contribuente, lo Stato finanzia la ricerca e l’innovazione che permetterà a plasticari di godere di un po’ di materia prima più o meno gratuita.

Il bello è che il Contribuente è lo stesso tizio che compra la bottiglietta di plastica.

Quindi la situazione è questa.

C’è un’Istituzione (che chiamiamo vagamente “Europa”) che deve affrontare la catastrofe ambientale indotta dall’uso della plastica usa e getta.

Per farlo, ha davanti a sé un’alternativa:

  1. chiudere tutta la filiera, far licenziare 1,7 milioni di persone, far infuriare centinaia di milioni di elettori abituati a compare la bottiglina al supermercato, far tremare il PIL.
  2. Fare ammuina, cioè imporre i tappi legati. Che non sono del tutto inutili, certo, e danno l’illusione che si è fatto qualcosa.

C’è una Destra politica che coglie un rigetto istintivo di tanti. Immaginatevi una persona che lavora sodo e non ha tempo da perdere a informarsi troppo; che ha sentito dire che il riciclaggio risolve tutto, e sta attenta a riciclare; poi arriva una misura piccola, ma che si sente anche fisicamente come un po’ scomoda e ridicola, quasi a tatto una presa in giro, e che dice, “io non mi fido di te, che ricicli“. E la persona si chiede a pelle – “perché io, che non faccio male a nessuno, devo sempre pagare?

C’è una Sinistra politica che si eccita subito, dicendo che la Destra è talmente menefreghista che pur di danneggiare l’ambiente, respinge anche una misura così evidentemente positiva e così piccola e così poco fastidiosa.

E c’è una Destra che ri-coglie la palla al balzo, e nota come la Sinistra sia sempre vessatoria e nemica della libertà e vuol fare pagare tutte le crisi agli ultimi.

Così sul nulla, riparte il Motore Perpetuo a Energia Avversaria.

Mentre la catastrofe ambientale avanza inesorabile, ovunque inconstrata.

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347 risposte a Non costa Quasi Niente

  1. Per completare.
    La propaganda di Matteo Salvini, che non è solo un estimatore dei salumi ma anche e soprattutto un sovrappeso divorziato che non è stato capace di laurearsi nemmeno in quindici anni (con tanti saluti ai dettami più elementari della morale cattolica e della meritocrazia, in pratica siamo davanti ad almeno tre miserie in un corpo solo) ha fruttato ai “meno Europa” la maggioranza dei suffragi.
    Ora, la UE non è fatta di individui convinti che usare correttamente il congiuntivo sia sinonimo di esecrabili predilezioni sessuali, per cui i “meno Europa” sono stati messi in condizioni di non nuocere in quattro e quattr’otto e due cene. Come sostanzialmente era già successo nel 2019 e come invariabilmente succederà tra cinque anni.

    • Francesco scrive:

      Mi consenta, da estimatore dei salumi sovrappeso (ma non tantissimo): la maggioranza relativa dei suffragi.

      E il cordone sanitario si regge sul fatto che “meno Europa, più XXX” è una posizione politica che confligge sia con “più Europa” sia con “altrettanta Europa” sia con tutti gli altri “meno Europa, più XXX”, per cui abbiamo 27 (circa) cagnetti rabbiosi che si odiano tra loro almeno tanto quanto odiano l’Europa e il congiuntivo.

      Possono nuocere ma non vedo come possano fare massa critica.

      • Appunto.
        Senza contare il fatto che non esiste ordinamento che non preveda, in qualche modo, la messa all’angolo di quelli che hanno manifesta intenzione di distruggerlo.
        L’unico a fare ovvia eccezione è lo stato che occupa la penisola italiana, in cui cariche vitali sono state ricoperte da individui pubblicamente impegnati a smembrarlo.

        • Francesco scrive:

          Cosa che da molti anni auspico con tutto il cuore! in ritardo di circa 162 anni, un ordinamento di tipo federale rimane l’unica scelta sensata per una nazione così variegata come quella italiana.

          Lo spettacolare fallimento di questo secolo e mezzo di organizzazione centralista dovrebbe insegnare qualcosa, secondo il mio modesto parere.

          Ma anche una vera secessione è accettabile, se proprio non si riesce a rinunciare a decidere tutta da Roma!

          😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Già adesso le materie di competenza regionale sono una giungla di legislazioni diverse, ma continuiamo pure a ripeterci che bisogna complicare ulteriormente le cose.

    • Roberto scrive:

      INSCO

      “ Ora, la UE non è fatta di individui convinti che usare correttamente il congiuntivo sia sinonimo di esecrabili predilezioni sessuali, per cui i “meno Europa” sono stati messi in condizioni di non nuocere in quattro e quattr’otto e due cene.”

      Ci sono due fatti che vedo leggermente trascurati nei commenti italiani
      1. I no Europa hanno avuto degli ottimi risultati in certi paesi ma non tanto in altri, tant’è che il PPE (von der leyen per intenderci) ha più seggi in questa legislatura che nella passata 188 rispetto a 176…anche il PSE è sostanzialmente stabile (-3 seggi, un miracolo)
      2. I no Europa, essendo un branco di minus habens incapaci di bere alla bottiglia, ne hanno subito approfittato per litigare fra loro e frazionarsi ancora di più…comunque hanno 58 seggi, anche a voler mettere dentro i 15 seggi dei neonazisti dellAfD (attualmente espulsi dal gruppo dei no Europa), restano comunque lontanissimi da avere dei numeri necessari a voler contare qualcosa (ricordo che ci sono 720 eurodeputati quindi ti ci vogliono 361 seggi per essere maggioranza)

      Quindi contesto il “sono stati messi” e rilancio “non sono in condizione di nuocere”

      • Peucezio scrive:

        Ma infatti questi risultati contano poco in relazione alle dinamiche interne del parlamento e delle istituzioni europee.

        E ci sono tanti paesi minori che in parte riequilibrano il successo populista.
        Considera l’Europa mediterranea (e parte di quella orientale, non austroungarica) stracciona, che vota europeista perché vuole l’elemosina dall’Europa e non concepisce l’idea di costruirsi una propria economia autonomamente, anzichiché capare di sussidi e di parassitismo.

        Il punto importante sono i paesi fondamentali, Germania e Francia (il resto è rumore di fondo, importante quanto ai numeri ma quasi irrilevante sul piano geopolitico).

        E anche lì questo consenso populista ovviamente non verrà amministrato adeguatamente: la Le Pen è una meloniana-finiana moderata e AfD viene marginalizzato, sempre che non si moderi anche lui.

        Il punto è che popoli scontenti non li contieni all’infinito: una volta delusi voteranno quello ancora più a destra e così via, ma non è che puoi generare una rincorsa all’infinito: così delegittimi la democrazia e poni le basi per una ribellione.

        Gli americani, più pragmatici, lo sanno e infatti lì il consenso populista lo raccoglie Trump, che populista lo è davvero, infatti non fa guerre, mentre sotto Biden ne sono scoppiate due (come previdi appena fu eletto; cioè non è che previdi il numero di guerre, ma che ci sarebbe stata più conflittualità lo sapevo benissimo).

        Per fortuna l’Europa, comprese perfino Francia e Germania, è una scorreggia, che crede di contare qualcosa ma non conta niente e in Occidente ha peso solo ciò che si fa negli USA: gli altri, alla fine, volenti o nolenti, seguono.

        • Roberto scrive:

          Peucezio

          Io la faccio più semplice e più matematica. Nonostante i sovranisti, i populisti e compagnia berciante continuino a dirci che rappresentano il popolo,

          AFd = 15%
          RN = 33%

          Tanto? Si certo, e per i miei gusti anche l’’1% è tanto, ma certo non abbastanza per contare più di una puzzetta.

          Poi chissà tra 5 anni sarà un’altra storia, ma adesso i numeri sono quelli.
          Devo ammettere che sono anche sorpreso..a sentire “i popoli che si lamentano” tenevo che sarebbe andata molto ma molto peggio. Vuol dire che è più facile lamentarsi che andare a votare

  2. Moi scrive:

    SENZA nulla togliere al problema dei cetacei che vengono pure uccisi dagli impatti contro quei Kaiju Ferrei delle Navi da Crociera … la Balena Filippina è una installazione artistica.

  3. Francesco scrive:

    Mah, mia moglie è una grandissima amante dell’acqua in bottiglia di plastica e la impone a tutta la famiglia.

    Però si vedono in giro bottiglie in plastica “bio”, che sarebbe compostabile e non pseudo-riciclabile.

    Salvini merda si può dire?

  4. roberto scrive:

    una domanda per chi di voi è genitore: ma non vi vergognereste a vedere vostro figlio adulto nella foto di sinistra? io mi sentirei un fallito, minchia non sono stato in grado di dargli gli strumenti minimi per bere ad una bottiglia…

    • Il target di certa propaganda è quello che è.
      Si pensi che negli ultimi decenni un ringhioso gazzettino pubblicato nella penisola italiana è passato, nelle manchettes della prima pagina, dalla pubblicità di orologi di lusso a quella di polverine zuccherate da mettere nelle caraffe d’acqua.
      Cambiati i tempi e cambiato il pubblico di riferimento.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “una domanda per chi di voi è genitore: ma non vi vergognereste a vedere vostro figlio adulto nella foto di sinistra?”

      Io ho esordito con quell’immagine, perché probabilmente è molto nota.

      Ma credo che la cosa interessante sia come lui si limiti a riprendere – in maniera giocosa/popolare – qualcosa che vogliono delle lobby molto potenti. Anzi, direi che quasi sicuramente la spinta proviene da loro; ma noi siamo talmente abituati al teatrino politico che pensiamo subito a “Salvini” invece che a “Unesda”, la cui esistenza ho scoperto solo ieri.

      • Roberto scrive:

        Si certo, avevo visto pure io quella immagine…e che dire mi ha fatto pietà come mi farebbe pietà uno zoo umano con fenomeni da baraccone…la donna barbuta, il nano, l’uomo con sei dita, il tizio che non sa bere alla bottiglia…

  5. roberto scrive:

    Miguel

    “Ma proprio perché è così minimale la misura, ha qualcosa di ridicolo”

    io vorrei riflettere su questa cosa

    1. come diceva sempre un mio capo “il meglio è il nemico del bene”

    2. è una misura de minimis, ma insieme ad altre misure de minimis (no sacchetti di plastica, no cannucce di plastica, no imballaggi monodose…) alla fin fine è meglio che niente…poi certo, l’europa è uno sputo geografico e, per dire, credo di aver usato più plastica in 15 giorni di vacanza in giappone (dove anche un arancio è venduto imballato nella plastica) che nel resto dell’anno, ma magari chissà, anche da altre parti del mondo prima o poi ci si scoccerà di fare il bagno nella plastica e si vedrà che un altro mondo è possibile

    3. trovo politicamente sbagliato far passare il messaggio che qualsiasi cosa è inutile

    4. viviamo in questo mondo, con questa civiltà, in questa realtà. trasformarci in una società agricola dell’oaxaca mi pare irrealistico, quindi bisogna per forza concentrarsi su un second best o second less worse. cercare di limitare al minimo la plastica in giro per il mondo non risolverà certo il problema dei roberti che svolazzano in giro per il mondo bruciando tonnellate di carburante, ma è decisamente meglio che niente e realizzabile facillente e con pochi(ssimi) sacrifici.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Tra l’altro non è che questa misura sia stata presa al posto di altre, ma è stata presa al posto di niente.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “1. come diceva sempre un mio capo “il meglio è il nemico del bene””

      Ma è ovvio, e infatti non ho detto che “non bisogna” applicare i tappi legati.

      Siamo in pieno oceano, la barca ha un buco enorme, e io ho un secchiello.

      A quel punto, posso dire, “beh, il secchiello è meglio di niente” ed è vero, oppure posso cominciare a pensare a cosa fare quando la barca sarà affondata. Magari invece di un secchiello, cercare una ciambella salvagente per dire.

      Anzi, concentrarmi sul secchiello rischia di farmi perdere la ciambella.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Però le pompe nelle navi ci sono da secoli e servono a guadagnare tempo.

      • Francesco scrive:

        l’utilità di iniziare a scannarsi per le scialuppe e i salvagente, mentre forse la nave si può ancora salvare e tenendo che conto che siamo nel mezzo del Pacifico (per cui anche con salvagente e scialuppe le probabilità di cavarsela sono bassine) …

  6. Miguel Martinez scrive:

    Riporto qui un commento di Andrea, che ha messo in coda a un altro post:

    “peggior qualità”

    Quello che non si dice mai è che riciclare è esso stesso un’attività spaventosamente energivora.

    Prendo un oggetto (plastica, vetro). Gli tolgo le ‘impurezze’ (le etichette di carta, il tappo di metallo per le bottiglie). Lo scaldo per fonderlo. Distillo in qualche modo i suoi componenti. Li forgio in una forma nuova e raffreddo il tutto (roventi sono intoccabili).

    Ciascuno di questi passaggi richiede energia, e (con buona pace degli innamorati di specchietti e girandole) energia concentrata dove serve e quando serve.

    Ci si potrebbe chiedere se l’energia richiesta per pezzo riciclato diminuisce con la standardizzazione delle procedure.

    In linea di principio è così.

    Ma innanzitutto i rifiuti da riciclare sono per loro natura composti da varie ed eventuali: il sorting, cioè la suddivisione del rifiuto fra i suoi componenti, va fatto del tutto a monte (la raccolta differenziata!) o aumenta ancora l’impatto energetico totale. Di fatto, la raccolta differenziata è un outsourcing del riciclaggio: non ne conteggio il costo energetico perché la faccio fare a qualcun altro. (Il Secondo Principio esige che il fatto stesso di riordinare un sistema disordinato richieda energia).

    Ma mettiamoci pure dal punto di vista di una tecnologia matura di riciclaggio di materiali completamente riciclabili: il vetro e la plastica PET.

    Una bottiglia di vino vuota pesa da 300 a 900 g; facciamo 500 g per comodità di calcolo. Fonderla significa portarla da temperatura ambiente (diciamo 20 °C) a 1200 °C. Per scaldare di 1 grammo un Kg di vetro ci vogliono 677 Joule, cioè 0,19 KWh (dato che 1 KWh = 3600 Joule e dato che 677/3600=0,19. Per fondere la nostra bottiglia abbiamo allora bisogno di

    (1200-20)*0,19*500=112110 KWh

    Per confronto, un litro di benzina libera 10 KWh.

    E stiamo parlando di fondere una bottiglia di vino, non di tutto il processo del suo riciclaggio.

    Ma, si dirà, la plastica fonde a una temperatura molto più bassa.

    E’ vero. Il PET delle bottiglie d’acqua minerale fonde a soli 256 °C. E soprattutto, basta solo 1,1 J (=0,000306 KWh) per scaldarne 1 Kg di 1 °C. La bottiglia tipica pesa 40 grammi. Quindi per fondere una bottiglia in PET bastano

    (256-20)*0,000306*40=2,88 KWh

    Solo che la nostra bottiglia di PET porta 1,5 litri. In Italia si bevono in media 223 litri d’acqua minerale all’anno, ossia una persona in media usa 223/1,5 = 148 bottiglie (arrotondo per difetto dato che non si butta una bottiglia con l’acqua dentro). Gli Italiani sono 58997201, per cui in un anno se ne vanno 148*58997201=8,77 miliardi di bottiglie di PET. Riciclarle per produrre altri oggetti in plastica richiede almeno fonderle, e dato che fondere una bottiglia in PET richiede 2,88 KWh riciclare il 100% delle bottiglie PET in Italia richiede in un anno (sempre arrotondando per difetto) come minimo

    2,88*58997201=25,2 miliardi di KWh.

    Stiamo parlando circa dell’8% della produzione totale di elettricità annuale in Italia (che si aggira intorno ai 310 miliardi di KWh).

    Solo per fondere la plastica delle bottiglie d’acqua minerale da riciclare!

    L’unica cosa cui serve davvero il riciclaggio è il lavaggio della coscienza sporca.

    Se davvero non si vuole inquinare non si deve consumare.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      >>> Se davvero non si vuole inquinare non si deve consumare.

      OK, e se non si consuma cosa succede?

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Francesco

        “se non si consuma cosa succede”

        Salta il Capitalismo.

        Ecco perché dico sempre che con la caduta del Muro la specie umana ha fatto un passo deciso (spero non decisivo) verso l’estinzione.

        Ero a Praga nel 1987. Una signora della Germania Est mmi chiese quanto bisognava aspettare per la consegna dopo avere ordinato un’Alfasud in Italia. Invece di mordermi la lingua, come poi mi resi conto che avrei dovuto fare per delicatezza, sbottai dicendo: ‘guardi, so che da noi c’è gente che aspetta anche tre mesi’. Lei mi guardò triste – non dimenticherò l’espressione da cane bastonato – e mi disse che da loro per una Trabant si aspettavano anche tredici anni.

        Ora, è vero che le prestazioni di una Trabant erano incommensurabilmente peggiori di quelle di un’Alfasud; chi ha sentito l’odore dei pochi ottani della miscela di Pankow non se o dimentica.

        Ma non c’è dubbio che l’impatto sull’ambiente di una famiglia che riceve un’Alfasud in tre mesi sia altrettanto superiore a quello di una famiglia che riceve una Trabant in tredici anni – e che nel frattempo deve arrangiarsi coi tram, i treni ecc.

        Come sai, confido nella fusione nucleare e nella conquista dello spazio. Ma rimango pessimista quanto alla maggioranza dei componenti delle prossime generazioni.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • roberto scrive:

          non sono sicuro di capire il senso del post.

          avresti preferito un mondo dove tutti devono aspettare 13 mesi per una trabant? perché sai benissimo che la trabant è solo un piccolissimo esempio di quel mondo (io nel 90 ero capitato a Kharkiv in un periodo dove non si trovava carta igienica, e a mosca i famosi magazzini GUM erno totalmente vuoti….)

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “avresti preferito un mondo dove tutti devono aspettare 13 mesi per una trabant? ”

            Come sai faccio veramente fatica a capire questo bisogno di interpretare tutto come tifo.

            Se io riesco ad avere un Alfasud entro tre mesi, sono probabilmente più soddisfatto come individuo di quello che deve aspettare 13 anni per un Trabant. Probabilmente ho più tempo per fare le cose che mi divertono (magari litigare con la moglie o guardarmi Sanremo). Arrivo prima al luogo di villeggiatura. Sono meno stanco la sera. Sudo di meno su autobus affollati. Magari riesco a portare mio figlio che sta male più velocemente al pronto soccorso (se non ci sono troppi altri Alfasud sulla strada).

            Allo stesso tempo, faccio asfaltare di meno il suolo, avveleno meno l’aria che io stesso respiro, consumo meno carburanti fossili che richiedono milioni di anni per rigenerarsi, faccio distruggere meno boschi per trasformarli in pista da sci, faccio estrarre meno minerali dalle montagne avvelenando meno falde acquifere, trasformo meno campi in parcheggi sterili.

            Chi può dire cosa sia “preferibile”?

            • Roberto scrive:

              Miguel

              “Chi può dire cosa sia “preferibile”?

              Molto semplicemente ognuno di noi ha preferenze, giudizi, gusti…non è una questione di tifo na semplicemente di essere degli esseri umani normali. Poi rileggi come hai descritto le due cose, esprimi chiaramente anche tu una preferenza….anche se non lo dici 😁

              Tra i due scenari che hai designato scelgo nettamente l’alfasud

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Tra i due scenari che hai designato scelgo nettamente l’alfasud”

                Lo scelgono quasi tutti, a parte chi non si è fatto rinnovare la patente come il sottoscritto.

                Ecco perché, come si dice a Firenze, siamo del gatto.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “lo scelgono quasi tutti, a parte chi non si è fatto rinnovare la patente come il sottoscritto.”

                Tieni presente che il Salsicciaro sarebbe totalmente d’accordo con te. E siccome credo sia la questione fondamentale dei nostri tempi, molto più importante di tutte quelle che vi dividono, sarebbe giusto che lo riconoscessi una volta.

                “Volete il Trabant tra tredici anni, o l’Alfasud subito?” potrebbe essere lo slogan fondamentale della Lega, tanto oggi non avrebbero nemmeno più bisogno di dire “Alfanord” invece di “Alfasud”.

                Devo suggerirlo al Salsicciaro.

              • Roberto scrive:

                Quindi vedi che hai una preferenza pure tu?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Quindi vedi che hai una preferenza pure tu?”

                ma credo che ci sia una bella differenza tra sognare, immaginare nel dormiveglia cose che ci piacciono, costruire piccole realtà con le persone che si conoscono; e dividere il mondo in schieramenti di Buoni e Cattivi.

                Io non ho problemi a dire che mi piacerebbe un mondo in cui fosse più difficile andare in montagna con un macchinone, parcheggiarlo in un terreno cementificato, terrorizzare gli animali che ci vivono con la nostra presenza, spiaccicare piante e fiori, lamentarmi perché non c’è un bar con la mia bevanda gassata preferita, e tornare a casa in serata.

                Ma non mi permetto di trasformare questa mia fragile e impotente fantasia in un giudizio sugli “Alfasudisti”, la maggioranza per cui invece tutto questo è il massimo del divertimento.

                Anche perché so che loro hanno tutto dalla loro parte e vinceranno, non è che io dicendo “no!” possa ottenere qualcosa.

              • Roberto scrive:

                Miguel

                “sarebbe giusto che lo riconoscessi una volta.”

                Non ho nessun problema a riconoscere che anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno!

                Vedi Miguel, come dicevo l’altro giorno a ADV, io non ho nessuna simpatia per gli argomenti ad au auctoritas…nello stesso senso non ho nessuna simpatia per quelli ad minchionem. Se una cosa la dice un notorio minchione non è che solo per questo è sbagliata

                Nel caso, la società che produceva trabant ogni 13 anni aveva intorno una società orrenda, con un apparato di controllo terrificante, una popolazione umiliata al punto di non sapere come pulirsi il sedere, oltre che a dei disastri ecologici che neanche nei nostri peggiori incubi…non vedo nessun motivo di preferirla a qualsiasi altra cosa

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “Non ho nessun problema a riconoscere che anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno!”

                Mettiamo da una parte per un momento il giudizio sulla società sovietica (che peraltro era iperprogressista nelle intenzioni).

                Non pensi che ““Volete il Trabant tra tredici anni, o l’Alfasud subito?”” esprima tutta l’essenza dell’ideologia di Destra realmente esistente?

                Lacci e lacciuoli di incompetente repressione socialista o la libertà del mercato che dà a tutti i consumatori ciò che vogliono?

                Paternalismo dall’alto o Io al Volante con il Bestione di Acciaio che mi sono meritato con i miei soldi?

              • Roberto scrive:

                Miguel

                “giudizio sugli “Alfasudisti”,”

                Oh neanche io do un giudizio suo trabantisti…dico solo che quella società per me era mostruosa, poi magari sbaglio…

              • Roberto scrive:

                Miguel

                “Non pensi che ““Volete il Trabant tra tredici anni, o l’Alfasud subito?”” esprima tutta l’essenza dell’ideologia di Destra realmente esistente?”

                Sai che non capisco di cosa vuoi parlare?

                ADV ha raccontato un suo aneddoto aggiungendo che il crollo del muro di Berlino è un passo verso la fine dell’umanità

                Io gli ho chiesto se intendeva dire che preferiva la società aldilà del muro….di cosa vuoi che parli ora?

                PS la società sovietica aveva delle bellissime intenzioni certo, la realizzazione a me sembra disastrosa sotto ogni profilo con, forse, l’unica eccezione è che più o meno tutti almeno una stanza dove dormire ce l’avevano

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Sai che non capisco di cosa vuoi parlare?”

                Qui non si parlava della società sovietica in generale; si parlava dell’impatto diverso che ha poter avere subito un’auto o passare tredici anni senza.

                La possibilità di avere l’auto subito per tutti porta nell’immediato a “più libertà” (come notate tu e Peucezio), ma porta anche inesorabilmente all’estinzione dell’umanità (Miguel e ADV).

                La possibilità di avere “l’auto tutti e subito” è offerta con facilità da un sistema fondato sul libero mercato, molto meno da un sistema inefficiente, povero e statalista, e questo credo che riassuma tutta la teoria economica della Destra, e anche il suo populismo.

                Aggiungi il tocco nazional-italiano, e “Volete il Trabant tra tredici anni, o l’Alfasud subito?” mi sembra il cuore del messaggio della Destra politica sulle cose che contano davvero. Poi ci sono le cose tipo crocifissi nelle aule o fondi al gay pride, su cui sicuramente la pensi in maniera diversa da Salvini, ma sono scemenze da giornalisti.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ roberto

            “Trabant”

            Leggo solo ora, mi scuso per il ritardo nella risposta.

            Molti di noi apprezzano la linea e le prestazioni dell’Alfasud o di macchine simili, che se non altro anche all’olfatto di un incompetente di automobili come il sottoscritto risultano avere l’indubbio pregio di non puzzare oscenamente come una Trabant. (Parlo per esperienza).

            E ovviamente nessuno vuole la polizia politica che bussa nel cuore della notte, tutti desiderano poter fare un viaggio all’estero se ne hanno voglia, ecc.

            Ma non basta che una cosa sia preferibile per concludere che è anche sostenibile.

            Io sono un fisico e mi si perdonerà se guardo le cose dal mio carrugio. Bruciando autarchica lignite per produrre elettricità la DDR aveva tassi di inquinamento terrificanti, anche se lo scrupolo Tedesco gestiva la situazione meglio che in Romania o in Albania. Oggi non abbiamo dati, ma i pochi resoconti di chi ci è stato sembrano confermare che le emissioni carboniose in Corea del Nord siano anche peggio di quelle della DDR.

            https://www.agcnews.eu/corea-del-nord-pyongyang-sul-podio-mondiale-per-le-morti-da-inquinamento/

            Indubbiamente le controparti occidentali a Bonn e a Seoul emettono molta ma molta meno CO2 per KWh prodotto.

            Il punto è che producono anche molti ma molti più KWh. Quindi rovinano la biosfera (dal punto di vista della sua vivibilità da parte della nostra specie) molto, molto di più.

            Sottolineo che qui non è questione di essere ‘di destra’ o ‘di sinistra’. Stando alla Banca Mondiale

            https://www.google.com/search?q=corea+del+nord+emissioni+co2&rlz=1C1GCEB_enIT975IT975&oq=corea+del+nord+emissioni+co2&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOTIHCAEQIRigAdIBCDQ5ODNqMGo0qAIAsAIB&sourceid=chrome&ie=UTF-8

            le emissioni pro capite della Corea del Nord sono un sesto di quelle della Corea del Sud, un quarto di quelle del Giappone e un terzo di quelle di Israele, che hanno rispettivamente il doppio, il quintuplo e i quattro decimi degli abitanti.

            Allora la triste realtà è questa:
            *) o accettiamo che fra un secolo o due una piccola parte dell’umanità si salvi in qualche arca interplanetaria e il resto si estingua
            **) o ci mettiamo tutti a consumare come i Nordcoreani.

            Nessuno più di me – specie fra i frequentatori di questo blog – è sostenitore più convinto ed entusiasta del progresso tecnologico: ho detto e ripetuto che solo l’aumento dell’efficienza delle fonti energetiche (equivalente alla riduzione degli sprechi) può spostare in avanti la data della resa dei conti.

            Ma so bene che si tratta di un rinvio, necessario certo, vitale probabilmente, ma in ogni caso solo un rinvio.

            Come si arrivi alla riduzione generalizzata dei consumi non lo so. Una guerra, con la riduzione momentanea della popolazione mondiale e un raffreddamento temporaneo del clima? Una dittatura mondiale, magari di qualche nuovo credo religioso?

            Quello che so è che così non si può continuare. L’alternativa è qualcosa tipo Elysium.

            https://it.wikipedia.org/wiki/Elysium_(film_2013)

            Non la vedrò. E non credo che mi piacerebbe.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          mi duole informarti che i peggiori disastri ecologici sono merito della società sovietica, non di quella capitalistica

          che ha anche messo in campo i meno peggiori rimedi ai danni ambientali, rispetto alle alternative

          cmq hai sbagliato risposta: se non si consuma si muore, di sete prima che di fame o di malattie

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Non è stata la società sovietica a costruire la più grande macchina mai realizzata per… boh, scegli tu il verbo: chi ha pubblicato il video dice “mangiare il territorio” e mi sembra che calzi.

            https://www.youtube.com/watch?v=0LpRtA8AUH8

            • Francesco scrive:

              pensavo al disastro del Mare d’Aral

              ma in generale industrializzazione forzata + dittatura sono un pessimo connubio

              • Mauricius Tarvisii scrive:
              • Roberto scrive:

                Mauricius,

                Tutto però nasce in epoca sovietica, leggi il paragrafo “I canali d’irrigazione e il disastro ambientale”

              • habsburgicus scrive:

                è una delle tante follie di Krusciov….
                la famosa “campagna delle terre vergini” che finì ad un tipo di donne che sono proprio l’esatto opposto delle vergini 😀
                pensate che l’attuale capitale kazaca Astana (dal 2019 al 2022 Nürsültan con il cirillico speciale Ұ per ü, che c’è anche in mongolo cirillico, in onore di Nazarbaev oggi obliato e attaccato…en passant Nazarbaev aveva saggiamente annunciato il passaggio del kazaco all’alfabeto latino -facendo infuriare Putin che HA VIETATO l’alfabeto latino per le lingue della Federazione Russa- ma il nuovo regime di Qasym-Jomart Toqaev non sembra più così convinto), in epoca imperiale e protomarxista Akmolinsk prese il nome di Celinograd “città delle terre vergini” come auspicio per il programma, mantenuto sino al crollo dell’URSS quando divenne la kazaca Aqmola sino al 1997/1998 !

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Tutto però nasce in epoca sovietica, leggi il paragrafo “I canali d’irrigazione e il disastro ambientale””

                Sì, ma non c’è stata nessuna differenza tra le due “gestioni”: coltivare laggiù richiede acqua dei grandi fiumi e l’acqua dei fiumi che usi per il cotone è acqua che non va nel lago.

              • habsburgicus scrive:

                ciò ci fa riflettere sull’inanità delle glorie di noi mortali..
                un’oscura città dal clima orrendo nella Steppa* risalente a meno di duecento anni fa ha già avuto 5 nomi di cui uno due volte:
                Akmolinsk, 1830 circa-1961
                Celinograd, 1961-1991
                Aqmola, 1991-1997/1998
                Astana (I volta), 1998-2019
                Nürsültan, 2019-2022
                Astana (II volta), dal 2022
                in attesa che prenda nome Toqaev 😀 😀 😀

                sotto la Monarchia, Akmolinsk era infatti uno dei due oblasti, con Semipalatinsk, he facevano parte dello Stepnoe General-gubernatorstvo (governatorato-generale della Steppa) con sede a Omsk, città storicamente kazaca ma lasciata in Russia da Lenin….Putin direbbe, altro modo di vedere la questione :D, che non è Omsk a essere kazaca bensì il grosso del Qazaqstan a essere russo 😀

              • habsburgicus scrive:

                P.S
                sotto la Monarchia, naturalmente non c’erano i kazachi..
                o meglio c’erano ma erano chiamati kirghizi 😀 😀
                i kirghizi odierni erano chiamati kara-kirghizi (kirghizi neri) ma, diciamolo, illo tempore avrebbero potuto essere fusi agevolmente in quelli che divennero dal 1924 i kazachi ma Mosca (leggi, Stalin) non lo ritenne opportuno (“divide et impera)
                oggi, i kirghizi, si sentono diversi dai kazachi, eh….sia chiaro !

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Bastava chiamare gli uni pecor… kirghisi bianchi e gli altri kirghisi neri e si sarebbero scannati ad oltranza!

              • habsburgicus scrive:

                (ancora questo, poi smetto di tediarvi :D)
                fu nel 1924-1925 che Stalin riorganizzò l’Asia Centrale e “creo” i popoli odierni:
                1.i kirghizi divennero i kazachi
                2.i kara-kirghizi furono separati amministrativamente e divennero i kirghizi
                3.i “sarti” e le popolazioni turcheggianti del cuore dell’Asia Centrale divennero gli uzbechi
                4.quelli fra loro più “sfigati” furono derubricati a “tagichi” 😀 😀 😀 popolo di lingua (quasi) persiana che sino al 1914 era lingua colta anche in Uzbekistan odierno e altrove
                5.i nomadi turcomanni furono mantenuti e denominati turkmeni
                poi vi furono cose minori (kara-kalpachi, popoli iranici del Pamir spesso ismailiti ecc) ma non divaghiamo
                e nacque l’Asia Centrale a noi nota che nel 1991 diverrà indipendente ! cosa che mai Stalin avrebbe immaginato..e soprattutto mai avrebbe permesso 😀

                a livello di Repubbliche le cose andarono così
                a-b.Uzbekistan e Turkmenistan, sin dal 1924 (Repubbliche dell’URSS n° 5-6)
                c.Tagikistan, dal 1929 (n° 7…era ASSR entro Uzbekistan dal 1924), con cap. Stalinobod “la città di Stalin” in tagico che nel 1961 divenne Dushanbe “lunedì”
                d.Qazaqstan, dal 1936 (n° 10 poiché la ZSFSR o Transcaucasia federale fu sciolta in quell’anno e Georgia, Armenia e Azerbaigian ammesse in URSS come individualità, donde 7-1+3=9) era ASSR entro la RSFSR dal 1924 (anzi dal 26/8/1920 come “ASSR kirghiza” il nome imperiale che Lenin mantenne e solo Stalin cangiò)
                e.Kyrgyzstan (n° 11) era ASSR entro la RSFSR dal 1926
                il Qaraqalpaqstan, già ASSR entro la RSFSR dal 1925, fu dato credo nel 1932 agli uzbechi come ASSR e tuttora è sotto Toshkent
                per la cronaca la n° 12 delle Repubblic he dell’URSS sarà la Finno-Carelia (31/3/1940), la n° 13 la Moldova (2/8/1940), la n° 14 la Lituania (3/8/1940), la n° 15 la Lettonia (5/8/1940) e la n° 16 l’Estonia (6/8/1940) con la cui ammissione l’URSS raggiunse il numero di 16 Repubbliche durato fino al 1956 quando Nikita ne fece una delle sue e abolì la Finno-Carelia (retrocessa a ASSR Carelia, cap. Petrozavodsk, entro la RSFSR) portando il numero delle Repubbliche a 15, oggi tutte indipendenti anche se la Belarus di fatto è in mano a Putin

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Io pensavo che turcomanno e turcmeno fossero la stessa parola (le consonanti sono le stesse).

              • habsburgicus scrive:

                si, infatti

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “mi duole informarti che i peggiori disastri ecologici sono merito della società sovietica, non di quella capitalistica”

            Il sistema sovietico e quello capitalista hanno agito entrambi in tempi in cui l’ambiente era considerato una risorsa infinita da saccheggiare.

            Il sistema sovietico ha cercato di “fare meglio del capitalismo” con metodi estremamente rozzi e con grande spreco, che hanno dato da una parte casa e lavoro a tutti, dall’altra hanno creato brutture spaventose spargendo veleni e distruggendo.

            Il sistema capitalistico però ha devastato il mondo alla radice, in modo molto più sistematico, e continua a farlo a velocità crescente.

            L’URSS ha avvelenato il Mar Caspio, ma non ha svuotato le falde acquifere del Michoacan per rifornirsi di avocado, gli Stati Uniti sì; la Romania di Ceasescu ha creato le case più brutte del mondo, ma non ha creato le navi da crociera che inquinano più di tutte le auto d’Europa; il “socialismo reale” ha dato il Trabant a pochi, il capitalismo i voli low cost a milioni.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Si tratta solo, appunto, di una differente efficienza dei due sistemi, entrambi indirizzati esclusivamente alla creazione di maggior benessere (leggi: maggior consumo di risorse) per la popolazione.

              Però una differenza c’è: per la sinistra l’economia deve essere regolamentata (più o meno rigidamente) per essere indirizzata verso un obiettivo (che nasce come sociale, sia ben inteso), mentre per la destra l’economia va deregolamentata, perché le leggi del mercato risolveranno da sole tutti i problemi.
              E’ facile immaginare quale delle due parti sarà più propensa ad accettare regolamentazioni dell’economia che perseguono obiettivi ambientali.

              • Francesco scrive:

                Beh, io mi riferisco ai fatti: in Occidente una qualche coscienza ecologica esiste dai tempi di Teddy Roosevelt (almeno) e rompe i coglioni agli industriali con alterne fortune da allora. E può farlo per i vituperati principi democratici.

                Altrove mi pare sia molto più difficile. E pericoloso.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Altrove mi pare sia molto più difficile. E pericoloso.”

                E invece è proprio una cosa innocua: i regimi puniscono chi insidia il regime, mica chi protesta per proteggere il parco naturale.
                In Cina gli ambientalisti esistono da quando laggiù sono consapevoli del problema ambientale.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                ” Teddy Roosevelt”

                Credo che tu ti riferisca ai parchi naturali. Il presidente americano imperialista per antonomasia, però, non aveva inventato un bel niente: aveva copiato delle istituzioni europee di antico regime, nate in un epoca in cui la regolamentazione dell’economia era la norma e la cui funzione era proprio quella di limitare lo sfruttamento di porzioni di territorio per l’interesse del governante (poter andare a caccia).

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “pericoloso”

                Le prime leggi in Europa per la protezione dell’ambiente risalgono alla Germania nazista.

                https://de.wikipedia.org/wiki/Naturschutz_im_Nationalsozialismus

                E quanto alle Americhe la prima sistematica legislazione a protezione dell’ambiente non limitata a questa o quella area protetta si deve al dittatore Trujillo della Repubblica Dominicana

                https://dl1.cuni.cz/mod/resource/view.php?id=267490

                In realtà, checché ne dica la sinistra ambientalista, poche cose sono più adatte a un governo autoritario della protezione della Natura. E questo per due distinti motivi:

                a) un governo autoritario nazionale può permettersi di ignorare gli interessi locali di questo o di quel bottegaio che vorrebbe la pista da sci sul territorio di un Parco nazionale. In Italia ne sappiamo qualcosa: mentre furono i Savoia a creare il Parco nazionale del Gran Paradiso sono le autonomie regionali della Repubblica Italiana a fare di tutto per rosicchiare l’intoccabilità dei parchi, in Val d’Aosta come in Liguria (Portofino docet…)

                b) l’idea della Terra Madre che nutre i suoi figli mantenendo il legame ancestrale del Sangue col territorio e che di cinseguenza va salvaguardata dalle mani rapaci dei tecnocrati cerebrali al servizio dei capitalisti senzapatria è centrale in tutte le mitologie reazionarie, dal Blut und Boden giù giù fino a Codreanu. Da noi fu il duce a proclamare ‘fra starcittà e stravilaggio io sono per lo stravillaggio’.

                https://arcadia.sba.uniroma3.it/bitstream/2307/179/6/06%20-%20capitolo%20V%20-%20plitiche%20agricole%20e%20forestali.pdf

                Meno buffonescamente, Goering sognava di riottenere tramite opportuni incroci l’antico uro, il bovino ‘che era stato preda degli antichi Arii’ e che si era estinto quando le fertili terre dell’Est erano state infestate dagli inferiori Slavi

                https://www.lastampa.it/esteri/2009/04/25/news/l-ultima-mandria-1.37067526

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Meno buffonescamente, Goering sognava di riottenere tramite opportuni incroci l’antico uro, il bovino ‘che era stato preda degli antichi Arii’ e che si era estinto quando le fertili terre dell’Est erano state infestate dagli inferiori Slavi”

                E torniamo alla riserva di caccia.

              • PinoMamet scrive:

                Beh, non so se il progetto (uno dei progetti, per meglio dire) di riportare in vita l’uro fosse meno buffonesco della creazione di un parco, eh? 😉

                comunque da piccolo mi portarono a uno “zoo safari” dove vidi grossi bovini cornuti che mi spacciarono per uri.

                Non so di quale dei progetti fossero figli…

              • Roberto scrive:

                Andrea

                “Le prime leggi in Europa per la protezione dell’ambiente risalgono alla Germania nazista.”

                Sinceramente non sono affatto sicuro che sia vero.
                Per dire, il parco nazionale del gran paradiso è del 1922, ed solo il punto di arrivo di una serie di regole a protezione della natura (gli stambecchi del parco erano protetti da circa un secolo)

              • Francesco scrive:

                Credo ci sia una certa differenza tra una “politica ambientalista” che dipende dalla ubbie di un gerarca e quella che dipende dalle leggi!

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ roberto

                “Gran Paradiso”

                Quella era una riserva di caccia di Vittorio Emanuele II che col nipote (che di certo non condivideva la sfrenata passione venatoria del nonno e che poteva comunque disporre della ben più vicina e confortevole tenuta di San Rossore vicino Pisa) fu regalata allo Stato come parco nazionale. Lo stambecco prima di allora era intoccabile perché appunto riservato al Re.

                La stessa cosa la trovi al castello di Konopiště, vicino Praga, che stava al centro di una riserva di caccia ad uso esclusivo delle gare fra Francesco Giuseppe e suo nipote, quello che sarebbe stato ammazzato a Sarajevo. I corridoi del castello, quando l’ho visitato , erano tappezzati da migliaia e migliaia di trofei, e si conservavano i registri col numero di cervi, cerbiatti, cinghiali ecc. abbattuti da Sua Maestà vs. quelli abbattuti da Sua Altezza Arciducale. Erano riserve esclusive di caccia, non parchi. Il primo parco nazionale al mondo credo sia un’invenzione USA, a Yellostone.

                Ma la prima legislazione organica di protezione della natura come la intendiamo oggi – con divieto di caccia di lupi e altri animali selvatici, e persino con l’esplicito divieto del maltrattamento degli animali – è proprio nazista.

                Già all’inizio del Novecento in Germania le idee eugenetiche avevano fatto spingere all’estremo la selezione del moderno cane lupo, che ora si trascina dietro come conseguenza tutta una serie di tare genetiche. I nazisti sviluppano al solito queste idee eugenetiche. La vivisezione fu vietata – contro la resistenza degli ambienti scientifici – già nel 1933, mettendo in pratica una proposta di legge avanzata dai nazisti già sotto Weimar. Nel 1936 fu avviato un programma di rimboschimento. Nel 1937 fu regolamentata in senso restrittivo l’attività di trasporto degli animali vivi. La Germania nazista fu in assoluto il primo Stato ad approvare tutto un insieme di leggi finalizzato a tutelare quelli che oggi va di moda chiamare ‘diritto degli animali’.

                https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_degli_animali_nella_Germania_nazista#:~:text=Nel%201934%2C%20il%20Reich%20ospit%C3%B2,altri%20animali%20a%20sangue%20freddo.

                https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_degli_animali

                Le conseguenze sono state a volte quasi umoristiche.

                https://www.anpi.it/aberrante-bologna-istituito-il-premio-hitler

                Ciao!

                Andrea Di Vita

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Martinez

              “low cost a milioni”

              Ancora per poco, almeno stando l Financial Times di oggi 4 luglio:

              “Airlines will have to raise prices to fund net zero goals, IAG boss says”
              Luis Gallego expects the cost implications of using expensive Sustainable Airline Fuel will hit passenger demand

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Francesco

            “sovietica”

            Vi faccio cenno nella risposta a Roberto che ho appena postato. In Corea del Nord è anche molto peggio:

            https://www.google.com/search?q=corea+del+nord+emissioni+co2&rlz=1C1GCEB_enIT975IT975&oq=corea+del+nord+emissioni+co2&gs_lcrp=EgZjaHJvbWUyBggAEEUYOTIHCAEQIRigAdIBCDQ5ODNqMGo0qAIAsAIB&sourceid=chrome&ie=UTF-8

            Resta il fatto – guarda quella risposta – che la sopravvivenza della specie richiede una generalizzata riduzione dei consumi, che difficilmente è immaginabile in un a società capitalista.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              no: è inimmaginabile in qualsiasi società umana

              in una capitalista vecchio stampo forse ce l’avrebbero fatta coi prezzi alti

              in una moderna, piuttosto votano Trump o Melanchon

              siamo del gatto!

  7. Miguel Martinez scrive:

    Una cosa semplice semplice, che però è facile dimenticare.

    Le azioni “anti-inquinamento” si riducono sostanzialmente a quattro:

    “ri-aggiustare”, “ri-ciclare”, “ri-usare” e “ri-durre”, dove per “riaggiustare” intendo una misura come quella dei tappi legati.

    Le prime tre abbassano il tasso di crescita dell””inquinamento” (in senso lato).

    La quarta inverte proprio la tendenza.

    Le prime tre infatti si fondano sull’idea che l’industria in questione deve comunque continuare a crescere, partendo dal presupposto che ogni industria è un dispendio di energia allo scopo di trasformare una risorsa in un rifiuto. Da cui il risultato può SOLO essere l’aumento dell’entropia, è un dato fisico che non dipende dalla nostra buona volontà.

    La misura dei tappi (a cui ripeto non sono contrario) è un caso di “riaggiustamento” che aumenta il consumo complessivo di energia e di risorse, riducendo forse l’aumento del danno.

    Un divieto di avere nelle scuole macchinette dove si vendono bevande in contenitori usa-e-getta invece “riduce” il danno stesso. Non richiede investimenti in infrastrutture, non richiede nuove tasse.

    Questa sarebbe una misura certamente piccola, di poco impatto, ecc., ma l’impatto sarebbe solo positivo.

    • Francesco scrive:

      perchè le bottigliette verrebbero comprate nei supermercati e portate da scuola dai ragazzi e professori? dove non vedo l’impatto positivo?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “perchè le bottigliette verrebbero comprate nei supermercati e portate da scuola dai ragazzi e professori? dove non vedo l’impatto positivo?”

        La differenza tra Riaggiustare e Ridurre.

        1) Tappi legati… riduce la dispersione in ambiente dei tappi; non riduce per nulla quella delle bottiglie nel loro complesso, aumenta i costi di consumo energetico, aumenta forse le emissioni di CO2, aumenta il consumo di materiali. Insomma, il bilancio è davvero incerto, dipende da come la guardi.

        2) Ridurre… vietare le macchinette con bottiglie usa e getta nelle scuole. Il 95% dei ragazzi compra lo stesso bottigliette al supermercato? Bene, abbiamo ridotto del 5% il consumo, senza alcuna controindicazione. Il bilancio è positivo.

      • paniscus scrive:

        In alcune scuole stanno cominciando a mettere dei fontanelli interni, cioè delle deviazioni dei tubi della normale acqua corrente che ci sarebbe comunque nei bagni, e che è già potabile.

        Queste deviazioni finiscono in una specie di gabbiotti sistemati nei corridoi, in cui si può andare a riempire delle borracce riutilizzabili, invece di comprare la bottiglietta usa e getta al distributore apposito.

        Il problema è che questi gabbiotti hanno bisogno di una manutenzione continua, e di un continuo controllo dei parametri organolettici, il che vuol dire che se uno si pianta per ragioni meccaniche (e vista la delicatezza manuale degli adolescenti medi, succede spesso) o se viene interdetto per analisi dubbie… allora viene lasciato non funzionante per settimane o anche mesi.

        • roberto scrive:

          paniscus

          “Il problema”

          devo dire che a leggere questo blog mi faccio sempre delle gran risate a pensare che in italia qualsiasi cosa ha “un problema”. e spessissimo si tratta di un problema che coinvolge l’intervento di amministrazioni, controlli, esami, studi, tasse, funzionari, carabinieri….

          le fontanelle dell’acqua ci sono in tutte le scuole del granducato (e credimi non parlo solo della scuola europea, io ho giocato nelle palestre di metà delle scuole…). non so se ci sono controlli continui, ma non ho mai sentito di epidemie di colera o di studenti morti per l’acqua delle fontanelle e si, è vero che ogni tanto qualcuna non funziona, ma diciamo che è l’eccezione che conferma la regola

          🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “questi gabbiotti hanno bisogno di una manutenzione continua”

          Da quando?
          Tra l’altro, ai tempi miei a scuola si beveva dal rubinetto…

    • Miguel Martinez scrive:

      “Una cosa semplice semplice, che però è facile dimenticare.”

      Credo che questo rappresenti meglio il mio pensiero dell’esempio un po’ contorto del secchiello e della barca.

      E fa capire che non sono per nulla contrario alle “piccole misure”.

  8. Ros scrive:

    La mia, comica e fetente, esperienza sulle bottiglie di plastica riguarda
    l’ “estranea” (direbbe Alberto Sordi)
    che mi sono messo in casa; per pratici motivi vari.

    Io bevo l’acqua del rubinetto per logistica comodità e strafottentismo,
    lei pensa che farlo sia da irresponsabili,
    e che morirebbe, nel caso, di sicuro in meno di una settimana.

    A me tocca caricarmi due o tre cassette di bottiglie al supermarket oltre a tutto il resto, e poi buttare pure ‘sta plastica nella plastica e poi portarla fuori il giorno che passano e che sempre mi dimentico e mi tocca fare la corsa fuori alle quattro del mattino col bidone blu.

    Insomma, uno gran scassamento.

    Ora, siccome che sono carogna, spessissimo, quando trovo la sua acqua appena aperta in frigo me la scolo d’un sorsone e rutto annesso e poi la riempio allo stesso livello che era con quella del rubinetto 😁

    Poi all’ora di mangiare la guardo, sornione e indifferente, che, tranquilla beata, se la beve.

    Mai che ci abbia trovato differenza alcuna.
    Ovviamente.

  9. Peucezio scrive:

    “Ma fanno notare che i tappi legati richiedono plastiche diverse e più pesanti, e quindi faranno aumentare le tonnellate di plastica in giro; la loro lavorazione dovrebbe aggiungere una gran quantità di emissioni di CO2; e per produrli, si dovrà rivedere tutta la linea di produzione, con un aumento di costi notevole.

    Questi dementi fanno sempre così.
    Macchina elettrica. Come se l’elettricità si producesse col pensiero, come se non ci fossero problemi di smaltimento delle batterie e tutto il resto.
    E così coi tappi.
    Aggiustano una cosa, per far vedere come sono bravi ed ecologici, e nel farlo ne guastano un’altra.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Questi dementi fanno sempre così.”

      Dementi non lo so.

      Intanto, siccome ormai si sa che “l’inquinamento è un problema” (dove per “inquinamento” intendo un’infinità di cose), tutti devono Fare Qualcosa.

      Il Qualcosa deve essere nel solco della Crescita Sostenibile, che è ossimoro. Quindi o la Crescita diventa finta, o il Sostenibile diventa finto.

      A Singapore, l’86% dell’acqua imbottigliata viene importata, ad esempio dalla Francia, perché è “più salutare e meno inquinata”: è un modo di “fare qualcosa” anche quello.

      • Peucezio scrive:

        Secondo me l’interesse non c’entra.
        Questi non hanno il contatto con la realtà, ragionano in funzione di un optimum astratto e irrealistico.

        E d’altronde sono stati educati così.
        Come puoi pensare che un’educazione permissiva educhi a un esame di realtà oggettivo e radicato nelle cose?

        Una classe dirigente di pueri aeterni agisce come tale.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Secondo me l’interesse non c’entra.
          Questi non hanno il contatto con la realtà, ragionano in funzione di un optimum astratto e irrealistico.”

          E’ un tema su cui siamo al solito in disaccordo.

          Per me, è molto semplice.

          L'”inquinamento” (termine che uso in senso generico) è proporzionale alla “crescita”, di cui è una funzione inscindibile per via del secondo principio della termodinamica.

          L’inquinamento è un male, che però con mille trucchi è sempre in qualche modo rinviabile al di là dell’immediato orizzonte del fuzionario o del politico: certo, si accumula e si accumula, e si deve alzare una diga sempre più alta.

          La crescita è un bene, nel senso che ci tengono tutti a guadagnare di più, a “stare meglio”, ecc. ecc.

          Ora, se tu sei una persona che “ragiona in funzione di un optimum astratto e irrealistico” fai come quelli di Ultima Generazione, ti incolli a un quadro, ti fai odiare e multare se non incarcerare e non combini nulla, ma almeno sei coerente.

          Se tu riagioni in funzione del tuo interesse, da una parte cerchi di fare bella figura “combattendo l’inquinamento” (e magari ti senti pure meglio per aver fatto qualcosa), dall’altra non intralci in nessun modo la “crescita”. Ti inventi la “Crescita sostenibile”, insomma.

          Per farlo, puoi gestire fondi enormi, giri convegni in mezzo mondo e se manovri abbastanza bene, ci scappa pure una casa nuova in un posto incontaminato.

          • Peucezio scrive:

            Quelli di ultima generazione non costringono milioni di persone a spendere decine di migliaia di euro che magari non hanno per ristrutturare casa, non obbligano un continente intero alla macchina elettrica, tutte cose che non servono a nulla, perché il peso dell’Europa nelle emissioni mondiali è poco influente.

            Qui parliamo di gente che crede nel potere magico dei simboli, che pensa che comportamenti “virtuosi” di una parte secondaria del mondo salvino il pianeta per miracolo.

            Statisti seri farebbero pressioni enormi su USA, Cina e India per convincerli a inquinare meno, usando bastone e carota, per quel pochissimo che può l’Europa.

            Come vedi, manca l’esame di realtà.

            Siamo sempre lì: ammetti che anche i potenti non sono uomini razionali, computer in carne e ossa, però non si capisce perché esista l’avidità e non esista l’immaturità, l’infantilismo, il fanatismo ideologico, la gratificazione narcisistca di sentirsi dalla parte della ragione e di credere di aver capito come funziona il mondo.

            L’avidità ce l’hanno gli ossessivo-compulsivi, che di solito contano poco: sono piccoli risparmiatori attempati e un po’ nevrotici e gretti.
            Il narcisismo anima i veri uomini di potere: i soldi sono un mezzo.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “L’avidità ce l’hanno gli ossessivo-compulsivi, che di solito contano poco: sono piccoli risparmiatori attempati e un po’ nevrotici e gretti.
              Il narcisismo anima i veri uomini di potere: i soldi sono un mezzo.”

              Il problema nel capirci è che tutto qui: che io sono pienamente d’accordo con questa tua affermazione.

              Il vero “uomo di potere” (e ce ne sono a tutti i livelli, al Consiglio di Quartiere come alla direzione della Banca Centrale Europea) è un narcisista e un sognatore: immagina se stesso al centro del mondo.

              Ora per riuscire a realizzare il proprio sogno, deve agire in modo astuto – se vogliamo “razionale” – o sarà fatto fuori da altri che sanno agire in modo ancora più astuto di lui.

              Ma è l’astuzia del giocatore di scacchi, che deve contenere una grossa dose anche di cinismo.

              • Peucezio scrive:

                Sì, d’accordo.

                Ma ogni generazione, classe dirigente, ceto ha anche un suo retroterra, un suo sistema di valori condiviso.
                Altrimenti tutte le scelte politiche sarebbero uguali in tutte le epoche e oggi, putacaso, avremmo politiche di igiene razziale che vieterebbero i matrimonoi fra italiani e immigrati.

                Quindi è verissimo che l’eucrate, per essere arrivato lì, dev’essere anche figlio di buona donna, non può essere solo un sognatore o un fanatico privo di abilità pratiche e scaltrezza.

                Ma poi, oltre a misure puramente funzionali al mantenimento del potere, varerà anche misure in linea con ciò che pensa o quantomeno con ciò che sa che il suo ambiente, il suo milieu, si aspetta, anche perché questi mondi si confermano e si rafforzano a vicenda e in questo modo sviluppano i loro conformismi ideologici.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Ma poi, oltre a misure puramente funzionali al mantenimento del potere, varerà anche misure in linea con ciò che pensa o quantomeno con ciò che sa che il suo ambiente, il suo milieu, si aspetta, anche perché questi mondi si confermano e si rafforzano a vicenda e in questo modo sviluppano i loro conformismi ideologici.”

                Assolutamente d’accordo.

                Parigi valeva bene una Messa nel 1600, oggi varrà bene, che so, una dichiarazione di Diritti Umani.

                La misura dei tappi è stata presa dopo anni di attenzione mediatica all’ambiente e al clima, con luci e ombre.

              • Miguel Martinez scrive:

                “La misura dei tappi è stata presa dopo anni di attenzione mediatica all’ambiente e al clima, con luci e ombre.”

                L’umanità occidentale si è distaccata totalmente dalla natura, vive esclusivamente in una bolla tecnologica. E a quel punto, la natura assume un carattere immaginario, lontano, che non ha nulla a che fare con la vita vera, è luogo di vacanza, i rarissimi animali con cui si ha a che fare sono cani e gatti a cui si è affezionati.

                Le rare volte che scopriamo qualche dettaglio della violenza che la bolla tecnologica esercita sull’ambiente, restiamo quindi scioccati. Scoprire che le nostre innocenti buste delle spese strangolano le tartarughe di mare colpisce, come colpisce scoprire che il nostro sangue (roba da asettici test medici) contiene fiumi di microplastiche.

                Credo che buona parte dell’ambientalismo diffuso abbia questa origine. Poi ovviamente questo vedere la cosa come eccezione, come “scarsa attenzione alle regole”, come cosa che si può rimediare con una leggina, impedisce di cogliere l’essenziale.

              • roberto scrive:

                peucezio

                “Quindi è verissimo che l’eucrate, per essere arrivato lì, dev’essere anche figlio di buona donna, non può essere solo un sognatore o un fanatico privo di abilità pratiche e scaltrezza.”

                se posso, da eurocrate, e limitatamente alla mia esperienza, “per arrivare lì” devi
                – passare un concorso
                – lavorare e essere capace di far apprezzare il tuo lavoro
                – riuscire a crearti una rete di contatti positivi (cosa che è legata al secondo punto: ogni volta che ho cambiato lavoro sono andato a colpo sicuro perché “i nuovi” già mi conoscevano grazie al lavoro precedente)
                – legato al punto sopra, non dimenticare mai che è un mondo piccolissimo e quindi trattare male qualcuno, pestare i piedi, essere sgradevole ti si può ritorcere contro

                poi per quanto mi riguarda essere sognatore è importante, e fondamentalmente mi rendo conto che sono circondato da persone che la vedono come me, ma ammetto che non è così per tutti

                il narcisismo credo che sia distribuito equamente un po’ in ogni professione (non ditemi che i professori universitari non sono narcisi…) e non so se sia veramente decisivo.
                personalmente, nelle mie scelte di carriera, ho sempre considerato più importante
                a) fare cose che mi piacciono e mi interessano
                b) fare cose dove posso avere una qualche incidenza tangibile (per fare un esempio preferisco essere l’elettricista che cambia una lampadina piuttosto che il professore che scrive un trattato sulla storia delle lampadine e va a parlarne in TV)

              • roberto scrive:

                poi, e questo so che è una cosa che pare incredibile, io sottolineo sempre che l’azione amministrativa (l’eurocrate) è sempre sempre sempre subordinata e dipendente dalla politica (l’eurodeputato che voi scegliete, direttamente votando o indirettamente non votando)

                certo io posso cercare di influenzare, di portare avanti idee, ma poi alla fine è il politico che decide, e questo per me è evidente come è evidente che il sole sorge a est e tramonta a ovest, perché lo vedo letteralmente ogni santo giorno

                …però poi leggo qui dei politici in balia dei funzionari onnipotenti 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                ” l’azione amministrativa (l’eurocrate) è sempre sempre sempre subordinata e dipendente dalla politica”

                La tua esperienza in merito è molte volte la mia, quindi sono sicuro che tu abbia ragione.

                Mi viene un dubbio, è solo un’ipotesi: che in Italia esistono 8000 comuni, una ventina di regioni, sindacati, poteri, leggi accumulate in 150 anni, regolamenti di ogni tipo, un mondo che solo i funzionari sanno navigare.

                Forse in Europa è il contrario, essendo un ente recente, molto lontano dalla vita quotidiana, forse lì i funzionari hanno davanti solo i politici.

                Peucezio dice che gli eurocrati sono figli di buona donna.

                Detto questo: tu descrivi gli eurocrati come persone che “devono passare un concorso”, ecc. Ok, ma se invece di funzionari “eurocrati” pensiamo ai “politici europei”, che tu dici che sono quelli che contano alla fine?

                Non saranno come dice Peucezio?

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                forse ho scelto male il termine.
                In effetti io mi riferivo ai politici: intendevo “colui che comanda in Europa”, non “burocrate europeo”, cioè “-crate” era nel senso etimologico, non come scomposizione di un altro composto.

                Magari l’Europa fosse governata da persone come te.
                Non saremmo d’accordo su alcune cose, ma tu agisci secondo buon senso, non in modo ideologico, estremista e avulso dalla realtà.

              • roberto scrive:

                peucezio

                “In effetti io mi riferivo ai politici:”

                ah d’accordo!

              • Francesco scrive:

                Miguel

                credo che l’Europa sia tutta la roba che descrivi tu (in 27 varianti!) PIU’ le leggi direttive regolamenti etc etc a livello europeo.

                meglio della giungla di Tarzan o di Tremal Naik

              • roberto scrive:

                Miguel

                ““politici europei””

                i politici europei sono gli stessi che avete a casa, guarda qui i nomi

                https://www.eunews.it/2024/06/13/eurodeputati-italiani-elezioni-europee/

                c’è anche nardella 🙂

              • roberto scrive:

                miguel

                “molto lontano dalla vita quotidiana”

                ma vi abbiamo appena imposto i tappi che non si staccano! siamo sempre con voi, in ogni gesto della vostra vita
                🙂

                per il resto faccio fatica a generalizzare. tu hai nardella ma a me per esempio ha molto colpito una giovanissima deputata lussemburghese (martine kemp, non rieletta), nella sua vita prepolitica è ingeniere dei trasporti e disegna i tracciati delle piste ciclabili in lussemburgo….mi sembra lontana anni luce dall’idea che ti fai tu dei politici

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Mi viene un dubbio, è solo un’ipotesi: che in Italia esistono 8000 comuni, una ventina di regioni, sindacati, poteri, leggi accumulate in 150 anni, regolamenti di ogni tipo, un mondo che solo i funzionari sanno navigare.”

                Ipotesi: i politici degli 8000 comuni hanno bisogno dell’amministrazione per orientarsi in un sistema troppo complesso per le loro limitate competenze. Da un certo livello in su, invece, i politici iniziano a far affidamento su consulenti propri che li rendono meno dipendenti dall’amministrazione, che può sicuramente essere consultata, ma la cui parola cessa di essere l’unica esistente.

              • roberto scrive:

                Mauricius

                “Ipotesi”

                si sono d’accordissimo con questa ricostruzione di mauricius, ed infatti i parlamentari europei hanno degli assistenti parlamentari (= consiglieri politici) scelti da loro, ai quali vanno aggiunti i “consiglieri politici” (tra virgolette perché hanno un altro nome) scelti dai gruppi politici

  10. Peucezio scrive:

    Comunque dalla bottiglia su sugge, tipo biberon? Io, quelle poche volte che non ho un bicchiere a portata di mano, ci bevo come fosse un bicchiere: il labbro superiore resta sotto, non sopra la parte di sopra dell’apertura della bottiglia.

    • Ros scrive:

      Peucezio “ci bevo come fosse un bicchiere: il labbro superiore resta sotto, non sopra la parte di sopra dell’apertura della bottiglia”

      Propongo dei corsi di 120 ore finanziati all’imparare la corretta procedura d’uopo e campagne mediatiche in ogni dove di pubblicità progresso

  11. habsburgicus scrive:

    in Francia, come ben sapete, conta il secondo turno…
    i voti di RN alla fine potranno essere del tutto inutili e prevedo che sia così…in nome del mitico “antifascismo” (sic) tutti si uniranno contro RN che verrà umiliato in seggi,,,e non andrà al governo..
    questo è ciò che conta, tutto il resto sono chiacchiere (soprattutto italiche)..
    che te fai del 35 % se continui a restare lontano dal potere ?
    Macron, che è sottovalutato, si è dimostrato astuto e abile…ora, se le cose andranno come previsto, dovrà tenere pronto un piano per disfarsi a breve di Mélenchon o, per usare il linguaggio di INSCO, per metterlo in condizioni di non nuocere..on verra, Messieurs

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Habs

      “in Francia, come ben sapete, conta il secondo turno…”

      ipotesi plausibile.

      • Moi scrive:

        Di fatto, in concomitanza con l’ Eliminazione per 2 a 0 dell’ Italia a opera della Svizzera , e Spalletti che resta … in Italia nessuno più sta cagando il II Turno Elettorale in Francia !

    • Roberto scrive:

      Non solo sono d’accordo ma aggiungo un elemento.

      Metti che il FN riesce a avere numeri tali da poter pretendere ad un presidente del consiglio (cosa probabile). Macron resta presidente della repubblica e il che vorrà dire 2 anni e mezzo di coabitazione (presidente e primo ministro di schieramenti opposti) = 2 anni e mezzo di paralisi

      Alle prossime presidenziali Macron potrà ben dire “avete visto? Il FN al governo non fa un cavolo” e riprendere tutto

      Magari sbaglia e alle prossime residenziali perde tutto ma è un calcolo tutto sommato intelligente (ancorché cinico)

    • Peucezio scrive:

      Habsb.,
      sempre il massimo dell’ottimismo!

    • Francesco scrive:

      veramente ha preso appena più del 29% e i Rossi uniti il 28%

      se da sola* riesce a trasformare quel 29% in maggioranza parlamentare, chapeau!

      *al massimo con 4 gatti di gollisti

      • Roberto scrive:

        Vedo ora 33% per il RN e conta che a sinistra c’è una coalizione dove c’è di tutto e di più tra i quali la France insoumise che non so quanto andrà d’accordo con socialisti e verdi (per non parlare dei macroniani)

        • Francesco scrive:

          Sì, anche io ho rivisto il 33% … pigrizia italiana oppure avevo visto male (ma mi pare fosse un sito francese).

          La Sinistra francese è una chiavica e il Fronte Popolare Nuovo una collezione di chiaviche, però non credo che la Le Pen mi piaccia di più. Però però neppure Macron lo reggo.

          Insomma, fortuna che non sono francese!

          😀

          • roberto scrive:

            francesco

            “pigrizia italiana oppure avevo visto male (ma mi pare fosse un sito francese).”

            credo che 29% fosse il primo exit poll…poi iniziato lo spoglio era diventato 35% e alla fine 33%

            avevamo ragione tutti ma io un po’ di più 🙂

            • Francesco scrive:

              tu che li conosci: obbediranno a Macron oppure tradiranno e voteranno a destra?

              • roberto scrive:

                scusa chi è il soggetto della frase?

                gli elettori di macron? nel caso non ho dubbi che ubbidiranno, così come i socialisti voteranno per macron. il grande punto interrogativo sono tutti gli altri

  12. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Anch’io farei come dice Francesco: ripristino della “Balena Filippina” spiegando ch’ è un’ installazione artistica per fare “sensibilizzazione”.

  13. roberto scrive:

    volete saperla una cosa divertente?

    questa cosa dei tappi è stata decisa con la direttiva per la riduzione della plastica ad uso singolo (personalmente credo che sia una delle cose più ecologiche mai fatte, ma immagino che o siano burocati che vivono in un altro mondo o che non serve a niente, scegliete voi)

    quando è stata adottata la direttiva?
    5 giugno 2019

    chi c’era al governo?
    il cinghialotto che adesso fa finta di nulla era vicepresidente del consiglio
    🙂

    https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_19_2631

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “chi c’era al governo?
      il cinghialotto che adesso fa finta di nulla era vicepresidente del consiglio”

      Immagino che il cinghialotto sia il Salsicciaio.

      E’ proprio quello che ipotizzavo: cioè che il Salsicciaio, che è insieme stupido ma anche molto furbo, si sia accorto della faccenda quando qualcuno legato alla lobby dei plasticari (che sono molto potenti in alcune regioni d’Italia) l’ha contattato, e lui è andato a rimorchio sperando di avere un po’ di soldi da loro per la sua campagna elettorale.

      Guardare il Salsicciaio è come guardare il dito invece della Luna.

    • paniscus scrive:

      Forse l’ho già detto, e in tal caso mi scuso, ma ammetto che io non avevo idea che si trattasse di una norma europea mirata alla facilitazione del riciclo e alla limitazione degli sprechi:

      credevo sinceramente che fosse una trovata esclusivamente privata di qualche azienda o di qualche designer commerciale, per impedire che il tappo ormai svitato cascasse di mano per sbaglio e finisse nel fango o nella sabbia, e che quindi non fosse più possibile richiudere la bottiglietta!

      • roberto scrive:

        non sei la prima persona che mi dice questa cosa!

        • paniscus scrive:

          Ma non hai mai pensato anche tu che l’interpretazione spicciola fosse vera?

          Hai sempre saputo fin dall’inizio che fosse una direttiva di tutta Europa?

          • roberto scrive:

            no come ho detto non me ne ero nemmeno accorto!

            la prima volta che ne ho sentito parlare è stato appunto in chiave “morte all’europa che ci rende la vita difficile con le sue follie” e da lì ho scoperto prima l’esistenza di questa cosa e poi che appunto era una direttiva

            ma in effetti sono d’accordo con te, ci sta benissimo “è una nuova idea per non far cadere i tappi per terra”

  14. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Che accidenti significa “Barcallìno” in Maranzese ? È pur sempre un’ evoluzione della Lingua Araba …

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Che accidenti significa “Barcallìno” in Maranzese ?”

      Non sembra nemmeno arabo, anche se potrebbe essere…

      • Moi scrive:

        Premesso che i Maranza si divertono a fare i “misteriosi” con ol loro gergo, un ragazzo marocchino dice che deriverebbe da بركل‎ e indica il Maranza con i s9ldi che può permettersi la tuta sportiva originale e non contraffatta in Marocco e poi spacciata per originale in Italia / Europa.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Moi

          “deriverebbe da بركل‎ e ”

          nei vari dizionari arabi non trovo nulla (all’inizio mi ero confuso perché c’era “bi-raklihi”, con il suo dare un calcio, da rakl, calcio in senso pedestre).

          • Moi scrive:

            Invece “calcio” in senso sportivo è calcato dall’ Inglese, in Arabo ?

            Cmq è un termine inventato da un Maranza Italianizzato … quindi l’ allusione a “calcio” nell’ ambiguità Italiana può starci.

          • Moi scrive:

            Sono le classiche tute che i giocatori fi calcio tolgono prima del riscaldamento e indossano sul pullman della squadra …

      • Moi scrive:

        Immagino che tu conosca il cosiddetto “Franco” : un Arabo gergalissimo, ma più spesso un “Darija” identitaria locale scritto in alfabeto Latino per i fonemi adattabili e con “numeri arabi ma nostri” ;-D per gli altri. Pare, non sorprendentemente , che sia nato nelle banlieues di Parigi, da gente che l” Arabo sapeva solo parlarlo na non scriverlo … in un mondo molto Novecentesco post Coloniale.

  15. Moi scrive:

    In generale i Maranza mi ricordano i Paninari: fissati con la moda, gran “sboroni” a parole ma poi lì si fermano

    • PinoMamet scrive:

      Su maranza & paninari
      (che, confesso, mi interessano di più che le paranoie inesistenti sui “tappi europei”- dite al signore della foto che basta girare il tappino, e non urterà più il suo prezioso naso 😉 )

      Tal Lundini, che so poco chi sia perché guardo poco la TV (non per snobismo, è che le cose più interessanti ormai sono altrove) che dovrebbe essere un “nuovo comico” del genere che sembra antipatico e freddo ma fa ridere “le persone intelligenti”…

      va a intervistare tal Bìrcide, che sarebbe uno dei rari paninari sopravvissuti.

      L’idea essendo quella di prendere in giro i paninari, che sarebbe stata geniale vent’anni fa, quando nessuno ricordava la loro esistenza, non adesso in pieno revival anni Ottanta, ma passi…

      il risultato è che Bìrcide appare un simpatico signore milanese molto garbato, con la passione per le moto (ormai) d’epoca e l’abbigliamento americanofilo (tornato di moda…)

      e Lundini appare un antipatico saputello.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Ma a chi è che stanno antipatici i paninari? Davvero c’è una categoria umana che dice “sì, facciamoci due risate sui paninari”?

        • PinoMamet scrive:

          Beh, i paninari stavano antipatici più o meno a tutti, sul finire della “loro” epoca…

          in realtà senza particolari demeriti: semplicemente erano finiti fuori moda.

          andarli a scovare adesso per farsi quattro risate sulle felpe, i piumini e i bomberini da aviatore
          (tra l’altro, come si vestono oggi gli adolescenti? felpe, piumino e bomber-
          l’unica differenza è che adesso vanno di più le felpe con il cappuccio)

          è un po’ da mentecatti, in effetti.

          • PinoMamet scrive:

            Naturalmente nessuno dice più “sfitinzia”

            (ma ancora una quindicina d’anni fa conobbi dei sedicenti rapper che dicevano “preppy” per riferirsi a una ragazza attraente- ignorandone completamente l’etimologia e il vero significato)

            ma credo che “panozzo”, e in generale la desinenza in -ozzo, sia ancora in uso, perché adottata poi dalla Gialappa’s band e altre persone di base a Milano.

            Più o meno come tutti usano ancora il dannunziano “tramezzino”…

            • Roberto scrive:

              Preppy?

              Cosa è?

            • PinoMamet scrive:

              In Italia era il nome di un giornalino dedicato alle giovani “paninare “;

              negli USA indicava (ma sarà ormai preistoria anche laggiù…) le ragazze di buona famiglia vestite “per bene ” che frequentavano le “preparatory schools ” per il college, ed erano il sogno proibito dei ragazzacci che finivano la high school per esclusivi meriti sportivi…

              Un mondo lontanissimo dall’Italia!!

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “(ma ancora una quindicina d’anni fa conobbi dei sedicenti rapper che dicevano “preppy” per riferirsi a una ragazza attraente- ignorandone completamente l’etimologia e il vero significato)”

              Non è una roba che ha a che fare con quelli che si attrezzano a sopravvivere alle calamità e alla fine della civiltà, diventando capaci di sopravvivere nel bosco o in qualche bunker?

              • PinoMamet scrive:

                Mmmm no per niente

                Cercando immagini di “preppy;” trovo solo ragazze in gonna e maglioncino e ragazzi in polo o in giacca…

              • Ros scrive:

                Peucezio: “Non è una roba che ha a che fare con quelli che si attrezzano a sopravvivere alle calamità e alla fine della civiltà, diventando capaci di sopravvivere nel bosco o in qualche bunker?”

                Quello non è preppy,
                dovrebbe essere prepper;
                il survivalismo.

                Gli scoppiati sbalconati che si preparano alla fine della civiltà hai presente?
                Quelli che si armano per la guerra, fanno scorte d’ogni cosa e vanno a vivere in una baita nel bosco.

                https://www.associazioneitalianaprepper.it/

              • Peucezio scrive:

                Sì, esatto, è prepper, non preppy: somigliano ma non c’entrano nulla.

            • Peucezio scrive:

              “Tramezzino” è dannunziano?

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “Beh, i paninari stavano antipatici più o meno a tutti, sul finire della “loro” epoca…”

            Anche all’inizio.

            Piacevano solo a sé stessi.

            Per inciso, credo che nessuna moda giovanile sia mai stata popolare o abbia suscitato simpatia fuori dall’ambito di chi vi aderiva, a partire da beatnik, capelloni, hippy e via discorrendo, fino agli hipster e oltre.

            Finché sono implicite è un conto, ma appena acquisiscono un’etichetta, questa diventa automaticamente una sorta di marchio negativo per tutti i non aderenti, adulti, ma spesso anche coetanei.

            • PinoMamet scrive:

              Vero in effetti.

              • Moi scrive:

                @PINO

                La Ferragni ora su sta riciclando come “relatable girl” (con dapprima inusitate autoironie) innamorata della Sicilia, di madre Catanese … prima del Vaso di Pandoro (come dice Selvaggia Lucarelii ….) l’ala propria cma adorata mamma la presentava come “ex preppy”.

              • Moi scrive:

                Autoironia “relatable” tipo sui 40 anni ormai alle porte … o di essere “secca” e piatta in seno.

              • Moi scrive:

                “La propria cara mamma”
                E.c.

                …………………..

                Il Mammismo Italico è l’ Ultimo Baluardo della Famiglia Tradizionale Occidentale !

                :-😀

              • Moi scrive:

                In Anglobale “relatable” = ” gente con tanti soldi che fa vede, mangia cose … visita luoghi, ecc… che anche gente NON ricca si può permettere

          • Ros scrive:

            PinoMamet: “…vestono oggi gli adolescenti? felpe, piumino e bomber-
            l’unica differenza è che adesso vanno di più le felpe con il cappuccio”

            Dimentichi l’accessorio principale,
            Le Timberland rigorosamente originali;
            te le controllavano minuziosamente.

            Adesso mettono scarponi da ginnastica,
            da tennis come allora si chiamavano.
            Le tennis canguro blu scuro con le striscie bianche ai lati, sempre in coppia scalcagnata con il Super Santos arancione con le striature nere da 500 lire, il pallone più venduto al mondo.

            O il più leggero e scarso per i scarsi Super Tele bianco, con le losanghe nere.

            Adesso c’hanmo le come si chiamano lì
            le sneakers.

            Poi c’era che avevano addosso quell’aborto clandestino del giaccone di montone beige con la pelliccetta pelosa e pulciosa intorno al collo.

            Ma quanto era brutto?!!!
            E da fighetti impicciolati.
            Ma quanto gli stava male?!!

            T’attozzàva e tarchiatoggiava come il bidoncino aspiratutto. Li faceva più larghi che alti. Dei comodini nani.

            Non si potevano guardare.

            https://images.app.goo.gl/tEEDDdsGscTtJCgj6

            E ‘sta schifezza costava pure un patrimonio, ‘sto saccone immondo pariolino paninaro

  16. Francesco scrive:

    >>> L’”inquinamento” (termine che uso in senso generico) è proporzionale alla “crescita”, di cui è una funzione inscindibile per via del secondo principio della termodinamica.

    però questa è la derivata! la funzione originale dice che l’inquinamento è funzione della vita umana civilizzata.

    credo sia questo che mi divide da Miguel, oltre alla simpatia per l’Islam che trasuda ogni tanto

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Francesco

      “derivata”

      Se la crescita è esponenziale allora coincide con la sua derivata (per definizione di esponenziale) 😉

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        OK ma appena la vita umana inizia a essere civilizzata l’inquinamento si impenna (cit.) per colpa della crescita. Molto prima dell’industrializzazione.

        PS secchione! nerd!

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ francesco

          “industrializzazione”

          Ecco il prodigio del progresso: aumentando l’efficienza si riduce lo spreco a parità di prodotto.

          Peccato per l’ambiente che, stante la proprietà privata dei mezzi di produzione, aumentino esponenzialmente i prodotti…

          😉

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            che progresso sarebbe se i beni fossero riservati a voi del Partito?

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “che progresso sarebbe se i beni fossero riservati a voi del Partito?”

              Non credo che ADV abbia lo spirito di partito!

              Che conosco bene, visto che vivo nel Feudo del Partito Unico.

              • Francesco scrive:

                Secondo me sbagli: è forse troppo convinto ma un vero Credente torna spesso utile.

                Finchè non intralcia un vero Gerarca e allora finisce in Siberia, naturalmente.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “Partito”

              Partito o no, aumentate l’efficienza equivale a ridurre lo spreco.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                ???

                io stavo anticipando il tuo intervento sui privilegi della nomenklatura, mica parlavo di efficienza e sprechi.

  17. PinoMamet scrive:

    “Il vero “uomo di potere” (e ce ne sono a tutti i livelli, al Consiglio di Quartiere come alla direzione della Banca Centrale Europea) è un narcisista e un sognatore: immagina se stesso al centro del mondo.”

    Rispondo qui a Miguel.

    Mario, Tobino, quello de Le libere donne di Magliano, è uno scrittore sottovalutato.

    Cito qua da uno dei suoi racconti di ambientazione marinaresco/viareggina, ” Un marinaio straordinario”, da “L’Angelo del Liponard e altri racconti di mare”:

    “Poi arriva il padrone. Il padrone gioca in borsa, il denaro gli sbocca untuoso e spesso da tutte le tasche.
    Non è che il padrone sia cattivo, anche ieri avreste dovuto vederlo come giocava con il suo bambino che ha quattordici anni, proprio mostrava di amarlo teneramente, di non vedere altro che lui, ed è questo il suo torto, ci sono anche gli altri bambini;
    il padrone gioca in borsa ed è astutissimo, non trascura niente, quando compra le azioni le compra per questo e per questo e per quest’altro, osserva tutto; del resto da come legge il giornale si intuisce che è un uomo per lo meno attento: ha appena aperto il giornale che già se ne è impadronito, ha già visto la notizia che aspettava, ha notato il tono come questa notizia è detta: quattro righe in fondo alla terza colonna della prima pagina che per lui sono importantissime non aveva quasi neppure aperto il giornale che già le aveva lette, ma lui così rapido nel trovare notizie che a lui interessano, è poi lentissimo ad abbandonare il giornale, ogni riga invece legge con attenzione e riflette, e cose che a tutti sfuggono a lui non sfuggono e la sua memoria trattiene, trattiene tutto, sembrerebbe per sempre.
    E il padrone, senz’altro, ha un bel cervello, e una volontà: ha costruito la sua fortuna lentamente, con pesanti sforzi, a dire il vero è stato qualche volta disonesto e anche spietato, ma però ci sono molti che pur essendo disonesti e spietati non riescono a costruire nulla.”

    (Finirà che insulterà Pitti, il “marinaio straordinario” del titolo, e Pitti che tiene in mano il pesantissimo cuscinetto di un motore di motoveliero perde la ragione e glielo tira in testa “Già Pitti ha in mano il cuscinetto, il quale era invece prima così pesante ma adesso come un guancialino di quelli rosa è, con dentro leggeri riccioli di lana, che si mettono sotto la testa ai bambini.
    Alza Pitti il cuscinetto, è sotto lui il padrone, è niente il padrone. Pitti si è alzato.
    Forse il padrone, nell’istante che ci ha ancora, barluma nella sua mente come stanno le cose, chi è lui, cos’è la vita. Ma tutto è ormai rapido.
    Pitti scaglia il cuscinetto e pur tuttavia le sue mani lo accompagnano. La testa del padrone si deforma”)

  18. Moi scrive:

    Come ha detto una TERF , a Gaza bambini che NON piangono sotto le bombe … in “Occidente” giovani adulti che scoppiano in lacrime sentendo un pronome sbagliato.

    Eppure, aggiungo io, i giovani adulti suddetti si vogliono identificare assolutamente nei Gazawi per sentirsi vittime/i/ə !

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ma le TERF non sono le più frignone di tuttu?

      • Francesco scrive:

        Direi di no, perchè lo pensi?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          La categoria indica le femministe che frignano perché qualcun altro, frignando, potrebbe ottenere quello che loro, frignando, hanno ottenuto per sé.

          • PinoMamet scrive:

            È vero, ma da un altro punto di vista…

            Le TERF sono le femministe donne che non vogliono ridurre a una pagliacciata decenni di lotte serie solo per permettere a un tizio baffuto che ama mettere i tacchi a spillo di farsi fare la ceretta inguinale da un’estetista donna…

            • Peucezio scrive:

              Infatti.
              Non mi pare una pretesa così lunare.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Io non ce l’ho con la pretesa, ce l’ho con chi accusa gli altri di frignare quando il piagnisteo è il principale strumento di lotta che usa.

              • Peucezio scrive:

                Beh, no, rivendicare un diritto giusto non è piagnisteo.

                Sarebbe come dire (esagero ovviamente) che i palestinesi bombardati fanno il piagnisteo come i woke che si traumatizzano per il pronome sbagliato.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Si parlava del piangere perché offesi. Questa è una strategia di lotta, non il contenuto della rivendicazione: io mi lamento e quindi ottengo. Può essere giusto o può essere sbagliato quello che ottengo (e ovviamente per me sarà giusto, per altri sbagliato), ma ciò non fa cambiare la strategia utilizzata.
                Il nostro dibattito pubblico premia il piangere, perché chi piange è la vittima e la vittima va accontentata… se accontentarla non tocca le cose veramente importanti. Il trans quindi ti dirà che se non l* fai gareggiare con le altre donne stai promuovendo i suicidi dei trans e quindi cerca di ottenere così, la terf ti dirà che il trans nel bagno delle signore la fa sentire stuprata e quindi cerca di ottenere così. Le due strategie sono simmetriche perché sono vincenti, per questo genere di cose.

                Appena si passa al conflitto sociale vero, quello con cause economiche, ecco che questa strategia non paga più ed i mezzi tornano ad essere quelli tradizionali: gli operai ottenevano (e ottengono) perché scioperavano (e scioperano), mica perché frignavano.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La strategia vincente, ovviamente, ha una controstrategia: accusare l’altro di frignare (e magari frignare nel farlo). Qui parte la gara dei punti-vittima.

              • Peucezio scrive:

                A me la cosiddetta Terf mi sembra soltanto una persona che cerca di ripristinare un minimo di buon senso e di senso della realtà.
                Non ci vedo alcuna strategia.

                Peraltro questi meccanismi sono binari: vince la posizione più oltranzista, più aggiornata e tutti gli altri sono automaticamente “fascisti”, per lo scavalcamento “a sinistra” (oggi non credo si chiamerebbe più così) all’infinito.

            • Peucezio scrive:

              Ma d’altronde per Mauricius la questione è semplice e si articola in tre punti:

              1) la donna ha torto,
              2) la donna ha torto,
              3) la donna ha ancora torto.

          • Peucezio scrive:

            Eh sì, le cattivone. Frignano perché da donne, pretendono di essere riconosciute solo loro come tali e, udite udite, perfino di essere considerate sul piano di parità con gli uomini!

            • PinoMamet scrive:

              C’è anche quest’aspetto:
              le donne lottano per ottenere ruoli dirigenziali;

              Ma anche per avere la stessa paga di un uomo e non essere discriminate nrlle assunzioni perché rischiano di rimanere incinte.

              Poi arriva Peppino che “si sente donna” e la nuova legge obbliga a considerarlo tale…

              Problema:
              Se Giovanna e Peppino sono entrambi donne, e la legge obbliga ad assumere una donna nell’ufficio, ma Peppino non rischia di rimanere incinto…

              Chi assumerà il datore di lavoro? 😉

              • Moi scrive:

                Fra l’ altro “donna trans” fa in qualche modo 2 in 1 come punti “virtuosi” d’ Inclusività

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Moi

                “donne trans”

                Sono reduce dalla revisione della traduzione di un testo (scientifico) di 400 pagine sui Femminielli napoletani, che mi ha aperto molte riflessioni.

                Mi ha colpito la storia delç (uso come schwa) militantç antifascistç tedescç comparç di Ilaria Salis.

                Ora, un gruppo di antifa di vari paesi vanno in un paese dove si parla una lingua di cui immagino non conoscano nemmeno una parola, per andare a picchiare un gruppo di indigeni. I picchiatori non usano armi omicide, gli indigeni con cui se la prendono sono tosti anche loro, e in tutta la faccenda non ci vedo nulla di male.

                Io sono per il libero diritto di fare a botte tra cretini consenzienti.

                Solo che lo Stato ungherese decide di trattare con la Massima Severità i cretini picchiatori, con pene stratosferiche, roba da Italia anni 2024, che sui reati politici ha pene peggiori di quelle previste dal fascismo (non scherzo).

                Siccome dal punto di vista del Diritto i Punitori hanno ragione, la Germania che tanto si lamenta dell’Ungheria vi deporta tranquillamente un giovane picchiatore maschio.

                Siccome il giovane picchiatore maschio non sa una parola di ungherese, pensa un attimo a cosa gli potrà capitare quando si troverà in galera con dei simpatici stupratori, magnaccia, psicopatici che invece l’ungherese lo parlano.

                E si dichiara Femmina, per andare nel carcere femminile.

                Che al posto suo, lo avrei fatto anch’io.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Chi assumerà il datore di lavoro?”

                La donna: i froci in questo ufficio non ci entrano.

              • PinoMamet scrive:

                Tu parli del mondo di 20 anni fa, Mauricius…

                Nel mondo di oggi, (giustamente) non puoi discriminare gli omosessuali.

                Nel mondo di domani (ma in USA è oggi) John ha diritto alle quote rosa perché si sente donna, e chi sei tu per decidere che non lo è?

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                oddio, speriamo che domani tutte ‘ste cagate siano ricordate come impazzimento generale (parlo del tipo con la barba che si sente donna, non della mancata discriminazione verso gli omosessuali, ci mancherebbe).

              • Moi scrive:

                @ Mauricius

                Ti è venuto un attacco di Boomerite Acuta ?!

  19. Moi scrive:

    @ MAURICIUS

    Destra e Sinistra divise solo sul livello di regolamentazione del Libero Mercato …. ma concordi sul Controllo Sociale, l ‘ Anarchia in materia di Immigrazione e Gender e l’ Odium Sui Istituzionalizzato, è roba da Anglosassoni !

  20. Peucezio scrive:

    Roberto,
    “Nel caso, la società che produceva trabant ogni 13 anni aveva intorno una società orrenda, con un apparato di controllo terrificante, una popolazione umiliata al punto di non sapere come pulirsi il sedere, oltre che a dei disastri ecologici che neanche nei nostri peggiori incubi…non vedo nessun motivo di preferirla a qualsiasi altra cosa”

    Sai che non sono molto d’accordo?
    Io ho frequentato per anni amici cresciuti nell’allora Unione Sovietica.
    E sono persone vitali, allegre, scanzonate, festaiole. I russi di oggi mi sembrano più cupi, più mosci.

    Tra l’altro si vede anche nella produzione artistica. Il cinema sovietico di quegli anni era splendido. Non parlo solo di Tarkovskij, ma anche di registi minori.

    Malgrado il regime, per molti versi opprimente, era una società molto feconda, frizzante, creativa.

    Vysockij era costretto a far girare le sue canzoni clandestinamente, ma poi, quando morì, andarno al suo funerale sfidando il regime migliaia di persone e ha plasmato l’immaginario russo di generazioni.
    Ogni volta che il mio amico russo che suona la chitarra fa le sue canzoni mi emoziono.

    Credete che nella Russia di oggi vi sia un Vysockij? Non nasce proprio…

    • Francesco scrive:

      potrebbe essere un classico effetto delle condizioni di vita dura e repressive

      guarda alla musica italiana degli anni 70 – non ancora sdoganata dalla DC – e la roba che circola oggi con la Schein e Zan che ballano felici e minchioni

    • roberto scrive:

      Peucezio

      “Malgrado il regime, per molti versi opprimente, era una società molto feconda, frizzante, creativa.”

      pensa quanto avrebbero potuto essere fecondi, frizzanti e creativi se non avessero dovuto perdere tempo ed energie con il regime opprimente…

      con “società” non intendo il gruppo di singole persone, ma proprio l’organizzazione della società (faccio la fila ai negozi per comprare il pane, accaparro beni perché non so se ne trovo domani, faccio attenzione a quello che dico perché ci sono spie intorno…)

      • Peucezio scrive:

        Roberto,
        ma invece accade il contrario.
        Quando si cominciano ad avere più cose e più libertà, l’arte diventa convenzionale, ripetitiva.

        Nell’epoca ultra-libera di El’cin o del primo Putin, non è che si sia prodotto chissà cosa.

        Sì, c’è stato Sokurov.
        Ma è il segno di una società comunque meno ricca della nostra.
        Infatti in Italia, dove abbiamo avuto Fellini, che se li mette nel taschino tutti, oggi non abbiamo un cazzo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Potrebbe essere un problema di domanda e offerta?

          La società è oppressiva, quindi c’è domanda di rivolta contro la società oppressiva e questa domanda trova soddisfazione in una produzione di rivolta nella forma più innocua (sì, l’arte è sempre stata più libera perché intrinsecamente molto meno pericolosa dell’opinione articolata), quella artistica.
          Poi la società si rilassa, non si domanda più produzione artistica politicamente orientata e quindi arrivano cinepanettoni e cinefumettoni.

          • Francesco scrive:

            Io amavo i cinefumettoni, poi sono diventati una roba politica e mi hanno rotto!

            Però non userei l’argomento tuo e di Peucezio a favore delle dittature.

            😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              I cinefumettoni sono sempre stati politici: servono a ricordache che gli USA sono tHe bEst couNTry in the WorlD!1!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                ricordare che*

              • Francesco scrive:

                sbagliato

                se tu avessi studiato la storia dei fumetti USA di supereroi e della cultura sottostante sapresti di cosa parli

                la propaganda nazionalista/imperialista ce la hanno messa dopo gli editori e i politicanti, da bravi parassiti

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Cioè i cinefumettoni della Disney erano Puri finché non sono arrivati i politicanti?

              • Francesco scrive:

                ma, scusa, io scrivo “storia dei fumetti di supereroi” e tu fai fatica a capire?

                non eri mica laureato?

          • Peucezio scrive:

            Mauricius,
            “Potrebbe essere un problema di domanda e offerta?”

            Sai che però non so se sia la repressione in sé o banalmente il livello di vita, l’assenza di un consumismo esagerato, quel passaggio da una società contadina a una industriale?

            In Italia è successa la stessa cosa negli stessi tempi: fioritura cinematografica, cantautoriale, ecc.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              L’Italia era una società repressiva, infatti.

              • Peucezio scrive:

                Qui però si parlava di repressione da parte dello stato, del sistema sovietico, che era piuttosto diverso dall’Italia degli anni ’60-’70.
                Ma la sostanza, la società, non era poi così sideralmente diversa.

                Che poi la repressività italiana, insomma…

        • roberto scrive:

          peucezio

          “Quando si cominciano ad avere più cose e più libertà, l’arte diventa convenzionale, ripetitiva.”

          se anche fosse vero, cosa della quale non sono minimamente convinto, e non è certo qualche cherrypicking qua e là che mi convincerà, direi proprio che per baratto il cinema di autore per i cinepanettoni se si accompagnano a un po’ di benessere materiale in più e più libertà

          • Peucezio scrive:

            Beh, francamente per come la vedo io, senza l’arte e la cultura la vita ha poco senso, almeno per le persone con i nostri strumenti intellettuali.

            Semmai si tratta di capire come evitare che il troppo benessere crei conformismo, consumismo, arte convenzionale e commerciale, degrado estetico e perdità di originalità.

            Ad ogni modo negli anni ’90 i russi meno giovani, che si ricorsavano di Stalin, non solo rimpiangevano Brežnev, ma perfino Stalin stesso.
            E lì non c’entravano l’arte o il cinema: si riferivano proprio alla vita pratica.

            • Francesco scrive:

              se erano così pirla da rimpiangere la vita sotto Stalin dovevano essere pensionati dell’NKVD però!

              sai, qualcosa abbiamo studiato di cosa fosse la vita durante il lungo regno di Giuseppe

              iniziato molto prima della Grande guerra patriottica, ti ricordo

            • roberto scrive:

              peucezio

              “Ad ogni modo negli anni ’90 i russi meno giovani,”

              credo che gli anni 90 siano stati devastanti nell’ex urss (….e specialmente nelle repubbliche che sono rimaste, come dire…a est)

            • roberto scrive:

              peucezio

              “Beh, francamente per come la vedo io, senza l’arte e la cultura la vita ha poco senso,”

              però questa cosa la dice vivendo in un posto dove puoi leggere quello che ti pare, ascoltare quello che vuoi, vedere quello che meglio ti aggrada

              io ricordo sempre con stupore i miei amici ucraini che arrivati a bologna nel 1990 come prima cosa si sono fiondati da feltrinelli a comprarsi (cioè farsi regalare visto che avevano due lire in tasca) “il dottor zhivago” che all’epoca era appena uscito dalla censura ma era ancora introvabile sotto forma di libro (se non ricordo male esistevano delle pubblicazioni a puntate su qualche rivista)

              • Peucezio scrive:

                Sì, ma uno può voler leggere quello che gli pare se ci sono libri da leggere.

                Se “Il dottor Živago” non fosse stato scritto, non lo si poteva comprare neanche nel paese più libero del mondo.

                Comunque, ripeto, io sono contrarissimo a ogni censura e non credo che sia lì il punto, ma nel livello di consumismo.

                Cioè quando una società contadina diventa industriale e più benestante, produce una grande esplosione di creatività, che però, con le generazioni successive nate nel benessere, tende a perdersi.

          • Peucezio scrive:

            Per inciso, ricordo che il nostro amico Z. diceva spesso che è normale che i vecchi abbiano nostalgia della loro gioventù, perché la gioventù per forza di cose si rimpiange.

            Ma se uno ha vissuto privazioni, repressione, miseria, ecc., secondo me non rimpiange nulla.
            Se uno – faccio un caso estremo – è stato in carcere fino ai cinquant’anni e poi è uscito, non credo che poi rimpianga il carcere perché era giovane.

            Quindi, se l’età anagrafica conta più dell’epoca, vuol dire che nel passato che si ricorda, tutte queste privazioni terribili non c’erano.

            Infatti chi le privazioni le ha vissute davvero non rimpiange affatto la gioventù.
            Io li ho sentiti i pugliesi molto anziani (generazioni ormai quasi estinte) che hanno vissuto la vera povertà e non rimpiangevano affatto la gioventù: dicevano che si è andati migliorando.
            Mentre la gente cresciuta negli anni ’60, per dire, non dice mai che oggi si sta meglio.

          • Ros scrive:

            peucezio: “Quando si cominciano ad avere più cose e più libertà, l’arte diventa convenzionale, ripetitiva.”

            L’arte
            – l’arte nuova d’avanguardia, d’eresia, tabù di scandalo potente e distruttore – sembra meglio nutrirsi e poi sbocciare in quei periodi detti “interessanti”.

            Si nutre del compost fermentato di carogne e di letame.
            Di dolore e Agape d’amore

            Quelli di transizione, dove sta per finire un ciclo e non si sa cosa verrà dopo.

            Dell’angoscia, e della paranoia, della nevrosi, dell’incertezza e della fobia.
            Della speranza e desiderio.

            Periodi interessanti, di passaggio, crisi,
            e di frontiera.

            Quando si trema.
            Timore e tremore “Frygt og Baeven” esistenziale.
            Di ricerca del sacrificio necessario al rito, del santo capro espiatorio;

            dell’untore come viatico da inchiodare in croce al fine di un passaggio indenne.

            Al salto della quaglia.

            Poiché la Porta è momentaneamente aperta.
            La porta dell’Irrazionale, Perturbante, e del Miracolo; dell’Altrove.

            Tutto diventa possibile e sbocciano i fiori del male.
            Nascono i grandi santi e i grandi peccatori. I grandi artisti.

            L’Anywhere out of the world che per un po’ oltre la Porta sarà possibile sbirciare dentro.
            Del peccato di fiutare ciò che assolutamente non si deve.

            E magari per qualcuno attraversarla anche. Perdersi e fuggire chissà dove.

            ps
            si spera che sta febbricciola di possessione lirica ossessiva passi a breve;

            perché ora mi sto rompendo seriamente i coglioni😒

  21. Peucezio scrive:

    Aggiungo che una cosa che mi colpisce sempre di quei russi o ex-sovietici è il livello culturale.
    Quello della chitarra poi usa in italiano ricchissimo, forbito e là ha fatto una scuola tecnica, segno che, al di là delle capacità individuali (è uno con una non comune capacità di apprendimento), perfino una scuola tecnica ti dava quegli strumenti minimi tali per cui in russo avevi un lessico ricco (ho notato che in genere lo straniero venuto in Italia da adulto, che parla un italiano ricco, è perché ha un’istruzione e un lessico ricco nel suo paese e lingua d’origine, altrimenti mancano proprio le categorie cognitive, concettuali).

    Insomma, quello era un sistema educativo che funzionava davvero.

    • Francesco scrive:

      Piano con questa narrazione, perchè se funzionava tutto così bene com’è che è finito così male?

      • Peucezio scrive:

        Le cose belle non durano 🙂

        Scherzi a parte, non dico funzionasse tutto bene.
        Dico che non era un gulag a cielo aperto come a volte lo vogliono far passare.

        • Francesco scrive:

          di certo ERA un gulag a cielo aperto, con una scuola per tutti

          • Peucezio scrive:

            Ma va, si trombava, ci si divertiva, feste…
            Un po’ alla buona, casalinghe, questo sì.

            • roberto scrive:

              peucezio,

              nessuno lo nega ed immagino che anche in corea del nord o afghanistan trombino e si divertano perché direi che alla fine il divertimento trova mille strade, siamo sempre esseri umani

              certo che ti diverti di più senza la paura di finire in siberia per un libro o una battuita sbagliata, e probabilmente hai più tempo per divertirti se non devi passare la vita in fila per comprare pane e carta igienica

              ma lasciamo la parola a loro. se si divertivano così tanto nella loro società vitale e allegra, perché tanta gente voleva scappare? perché un apparato gigantesco per impedire le fughe?

              • Peucezio scrive:

                Perché ci sono sempre gli esterofili, quelli che non si accontentano, i sognatori se vuoi o gli ambiziosi, gli irrequieti.
                Inoltre tieni sempre conto che chi decide di andare via non ha il termine di paragone, si basa su una realtà immaginata, non esperita.

                Mentre chi ha vissuto il prima e il dopo il paragone lo può fare.

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                sai cos’è?
                Secondo me rischi di essere unilaterale.

                Che il modello di società in cui vivi ti piaccia va benissimo e riconosco anche che ha molteplici vantaggi.

                Ma non va universalizzato, come se fosse l’unico parametro di riferimento e qualsiasi altro tipo di società va bene nella misura in cui vi si avvicina.

                Tra l’altro andrebbero fatte stime sull’incidenza delle malattie psichiatriche, depressioni, disagi psicologici di vario genere.

                Insomma, se c’è una cosa difficile e quindi ad altissimo rischio di arbitrarietà, è misurare la felicità di un popolo in un dato momento storico: è una delle cose più sfuggenti che ci siano.

                Pasolini – e non solo lui – diceva che in Italia un tempo cantavano tutti e che, col consumismo, non lo fa più nessuno.
                Una cosa che lessi nel periodo in cui mi documentai molto sugli zingari e la loro cultura, è il fatto che sono sempre sorridenti, ridono molto più di noi gagé.
                Tra l’altro che i giovani degli anni ’70-’80-’90 fossero rabbiosi, incattiviti, cupi io lo notavo con la semplice osservazione e non vedevo la stessa cosa nei vecchi.
                Oggi non la vedo più: ad onta delle statistiche e degli studi, che parlano di nevrosi e disagi gravi nella generazione cresciuta con gli smartphone e l’accesso ai social, a me i giovanissimi paiono molto più rilassati e sereni.

                Ma sono tutte osservazioni estemporanee, empiriche.
                La realtà è che siamo su un terreno molto scivoloso.

              • Francesco scrive:

                Peucezio

                lo diceva anche Peguy ma almeno lui credeva al Diavolo

                come ti ha fatto notare Roberto, c’è stato un tempo molto breve in cui si partiva per il paradiso del socialismo realizzato e uno infinitamente più lungo in cui tutti quelli che potevano scappavano DAL paradiso del socialismo e gli altri sognavano di farlo

                un pò dura sostenere che la storia sia il regno della follia per dire che era un caso o uno sbaglio durati 60 anni

                non credi?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “, c’è stato un tempo molto breve in cui si partiva per il paradiso del socialismo realizzato e uno infinitamente più lungo in cui tutti quelli che potevano scappavano DAL paradiso del socialismo e gli altri sognavano di farlo”

                Ma infatti l’errore di entusiasti e di critici fu quello di considerare il “socialismo reale” come un “progetto”, qualcosa da “costruire”, per cui doveva venire fuori o una casa fatta bene o una casa fatta male.

                L’URSS è stata costruita senza quasi alcun riguardo al pensiero di Marx, al di là dei santini.

                Zinov’ev ha scritto pagine straordinarie sulla natura intima del sistema sovietico, che alla fine fu una delle tante varianti del sistema russo, per gestire uno spazio ricchissimo di risorse, ma alla periferia del mondo capitalista (un po’ come il Messico).

                Con un sistema unico per capacità di garantire lavori spesso inutili, in posti inquinati, e case bruttissime ma funzionali a una popolazione immensa; con molte soddisfazioni che Zinov’ev coglie molto bene, come i collettivi di fabbrica che potevano passare le ore per decidere le vacanze, anche se mancavano le cose fondamentali al supermercato.

                Dove in mancanza di concorrenza, mancava anche tutta quella parte grafica che sta alla base dello spettacolo occidentale, la concorrenza incessante per produrre immagini ancora più seducenti: una scatola sovietica era una scatola, non un’opera grafica.

                Ovvio che era un sistema periferico e fallimentare rispetto al meccanismo accentratore del capitalismo: si emigra dalla Basilicata, si emigra dal Messico, normale che si cercasse di emigrare dall’URSS. Che però chiedeva ai giovani di ripagare con il loro lavoro, l’istruzione gratuita che avevano ricevuto: il problema dell’Egitto, le cui scuole in mostruoso deficit formano lavoratori per tutto il resto del mondo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Siamo stati abituati (per colpa degli stessi comunisti) a pensare all’URSS come un “progetto”, in concorrenza con un “progetto” capitalista, da mettere a confronto per poi vedere quale dei due avrebbe funzionato meglio.

                Ma nemmeno il capitalismo è un “progetto”, è il modo in cui si estraggono i massimi profitti dalla “Natura” nel minor tempo, per cui per forza realizza il proprio scopo.

                Credo che l’URSS andrebbe confrontata con altri paesi, forse uno dei più adatti è il Messico. Dove hanno regnato in modo anche esasperato tante ideologie – il conservatorismo cattolico, il liberalismo, il giacobinismo accentratore, il federalismo, il neoliberismo – senza che cambiasse la sostanza.

                Ma il Messico non ha mai preteso di essere un faro per il mondo.

              • Francesco scrive:

                Miguel

                c’è stata una Russia prima dell’URSS e sospetto fosse un paese da cui si emigrava molto di meno, in grado di progredire significativamente, con gravi problemi politici ma lontanissimo dall’orrore bolscevico.

                Ed essere la periferia del mondo capitalistico vuole dire poter giocare su tutti i tavoli per trovare chi offre di più e anche entrare nel salotto buono (Giappone, Italia, Corea del Sud)

                Bisogna saperlo fare, non è come all’asilo che ti fanno l’inserimento

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “sospetto fosse un paese da cui si emigrava molto di meno”

                Ha tipo riempito gli USA di ebrei a causa delle proprie politiche…

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ francesco

                “orrore bolscevico”

                Capisco gli effetti dell’overdose di Don Camillo, ma prima di parlare di “orrore bolscevico” vatti a riguardare le condizioni in cui viveva la stragrande maggioranza in Russia ai tempi anche solo di Cechov.

                E quanto alla vita nel “socialismo reale”, lasciateli dire dal marito di una che ci è nata e cresciuta:

                ad essere intollerabile non era la propaganda o il fatto di non poter scegliere fra un rimbambito e un pregiudicato come in Occidente, né la cattiva qualità dell’istruzione (che anzi era migliore di quella attuale), l’inutilità della naja (pari alla nostra) o il peso (trascurabile) delle tasse…

                …era l’assistere impotenti allo sfacciato e ostentato privilegio nelle cose piccole (le vacanze all’estero) e grandi (la dacia in campagna, l’auto di grossa cilindrata, i negozi “in valuta”) riservato in esclusiva a una piccola casta di parassiti senza alcun particolare merito.

                Il socialismo reale era la patria dell’ “io so’io, e voi nun siete un cazzo”.

                Esempio: le scuole erano severissime, l’accesso all’università in molti casi a numero chiuso. Però nelle graduatorie di regalavano punti ai “figli di proletari” che passavano così davanti ai “figli di borghesi”. Mio suocero, carpentiere tuttofare, si era procurato una motocicletta; ciò rendeva la mia futura sposa automaticamente “,figlia di borghesi”, che si vedeva passare davanti esimie teste di legno “proletarie” perché figlie di genitori con la tessera del Partito.

                Ecco, questo ha ucciso il “socialismo reale”: l’incrostazione inamovibile dei privilegi di una casta. Non il gulag, non le file davanti ai negozi vuoti (che ci sono state, ma solo in alcuni periodi e non dappertutto). E certamente non la censura e l’autocensura preventiva. Una generale sensazione rassegnata di ingiustizia, che poi è esplosa.

                Ricorda qualcosa, vero?

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Andrea

                ogni tanto, nel mio lettino, dopo una buona dose di peperonata, non riesco a prendere sonno e mi chiedo se faccio male a darti dello stalinista.

                Poi tu scrivi certi post … e mi addormento felice e beato come un bambino piccolo!

                😀

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “peperonata”

                Ritorna alla peperonata (che io fortunatamente digerisco benissimo).

                Guarda – al di fuori di una ristrettissima cerchia – che i nomi di un Solzhenytsin o di un Siniavskij a Est prima della caduta del Muro non li sapeva nessuno. Ma proprio nessuno.

                Quando sei in coda per il salame (nei posti ricchi come la Polonia) o il latte (nei posti poveri come l’Albania) mica ti lamenti pensando ad Assange o alla macelleria messicana della Diaz. Non ti lamenti nemmeno per la coda, perché non hai mai visto altro e per te la vita è una lunga sequela di code per tutto.

                Ti lamenti – e tanto – quando vedi parcheggiata la Zhigulì del capo-condominio che gli è arrivata dopo appena sei mesi di attesa quando tu la Trabant l’aspetti per tredici anni.

                Ti infuri – e ti consoli con la vodka – quando vedi che tua figlia prima della classe alla facoltà di matematica di sua scelta non ci può andare perché il Partito ha deciso che quell’anno servono veterinari – capitò a un frequentatore Albanese di questo blog tanti anni fa.

                Ti senti frustrato perché per comprare un casco di banane acerbe devi raccomandarti a tutti i compagni che conosci e andare il giorno giusto a fare code per ore mentre il tuo direttore in ufficio fa le vacanze a Cuba come premio di produzione.

                Lo spiega benissimo la Scrittura
                (Ecclesiaste, 5, 11):

                “Dolce è il sonno del lavoratore, poco o molto che mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire”

                E’ vero, certo, che l’isteria guerriera strombazzata dai mass media facilita l’accettazione delle disuguaglianze materiali: se si respira l’atmosfera di una città assediata anche il possesso di un pezzo di carne di cavallo fa la differenza fra libertà e ricchezza, scriveva Orwell. Ma bisogna che questa isteria sia sincera. Se no prima o poi i muri cadono.

                Da noi non è più molto diverso, te ne sarai accorto. Più delle disuguaglianze materiali reali contano quelle percepite, e queste sono anni che aumentano.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

    • PinoMamet scrive:

      Beh Francesco, magari funzionava bene l’istruzione e male l’economia…

      Comunque tutti gli ex sovietici conosciuti da me erano molto istruiti
      (Statunitensi ignorantissimi, israeliani ignorantissimi E “abbiamoinventatotuttisti “, popoli del cazzo vari: “abbiamoinventatotuttisti ” ma disponibili a imparare…)

  22. Mauricius Tarvisii scrive:

    Non c’entra niente, ma scopro oggi che il fondatore dell’attuale (pur con cambi di dinastia e rivoluzioni) incarnazione della Persia, Ismail I Safavide, era pronipote (figlio della figlia di una figlia, Teodora) di un imperatore romano (di Trebisonda), Giovanni IV Comneno.

    • Francesco scrive:

      Se non erro, Bizantini e Persiani erano oggettivamente alleati contro i Turchi

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Nel VI secolo, quando mantenevano le fortezze del Caucaso contro i Turchi Celesti, ma la rinascita della Persia risale a dopo la caduta di Costantinopoli.

        Giovanni IV, invece, si era alleato con i Turcomanni delle Pecore Bianche, facendo sposare la figlia Teodora con il loro sovrano. Una figlia della coppia andò in sposa allo sceicco dei Safavidi (che erano un gruppo religioso nell’attuale Azerbaigian iraniano), il padre di Ismail. All’epoca la Persia era dominata ancora dai discendenti di Tamerlano.

  23. mirkhond scrive:

    Perché la scuola italiana era (lo è ancora?) occidentalcentrica.

  24. Moi scrive:

    A proposito di fumetti / cartoni animati : nell’ Italico Immaginario, un Unicum, limitato alla Gen X , è l’ Ungherese (ancora Comunista) Famiglia Mezil … anche lo stile della sigla Italiana contribuì a renderla iconica, inconfondibile.

    • PinoMamet scrive:

      Abolire le Chat dei genitori e impedire al Tar di pronunciarsi sulle bocciature… lasciateci sognare!

      Noto che Cardini cita il “velo di Maia”.
      A tutte le Maturità lo sento ripetere dai ragazzi, quando parlano di Schopenhauer; e ce ne fosse uno che si prende la briga di informarsi su chi fosse questa signorina Maia, o Maya, da quale parte del mondo provenisse, che cosa ci facesse con questo velo.

      Ripetono a memoria e basta. Questo insegna la scuola italiana: delle formule.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      ma voi, così anti-social e anti-smartphone, in questo caso giustamente, come fate con le famose chat dei genitori?

      Quelli che hanno figli mi raccontano di questi orrendi gruppi whatsapp, e quello dei genitori dei compagni di scuola, quello dei genitori dei compagni del corso di questo o di quell’altro, della palestra, ecc. ecc. ecc. cui nessuno ti obbliga a entrare con una pistola alla tempia, ma quasi, perché secondo loro si occupano di gestire problemi e situazioni importanti dei figli, ecc.

      Tutte cose peraltro che mi fanno passare la voglia di avere figli (e sicuramente non solo a me: ai tempi dei miei, essere genitori non era facile, era molto più complicato che ai tempi dei miei nonni; ma ora, con tutte queste cagate, è da suicidio).

      Tra l’altro avete notato che da qualche decennio nelle case di genitori di bambini non troppo grandi, i giocattoli dei bambini sono dappertutto?

      Io quando ero bambino i miei giocattoli li avevo in camera mia; potevo portarne fuori uno, che poi, finito di usare, rimettevo a posto o al massimo lasciavo in giro, ma in cameretta.
      E così accadeva ai miei coetanei.
      Ma non perché qualcuno mi obbligasse: proprio non sentivo l’esigenza di portare i giocattoli in giro per la casa e tantomeno di lasciarceli.
      Ma è possibile che i genitori di oggi siano al punto di credere che se tieni in ordine il soggiorno o la cucina o il bagno, il bambino si traumatizzi?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “ma voi, così anti-social e anti-smartphone, in questo caso giustamente, come fate con le famose chat dei genitori?”

        Semplice.

        Quando i figlioli erano piccoli, non erano senza smarfo solo loro: lo eravamo e lo siamo ancora noi.

        Se non dai l’esempio…

        • Peucezio scrive:

          In effetti bisogna resistere.

          Io sono per il massimo smarfo: lo regalerei anche alle formiche.

          Ma al tempo stesso per la minima intromissione dei genitori in ciò che riguarda la scuola.
          Visto che la scuola si assume parte della responsabilità dell’educazione dei figli, sottraendo tale parte ai genitori (fosse per me ciò non accadremme, ma tant’è), non rompa pure i coglioni e se la sbrighi da sola!

      • Roberto scrive:

        Peucezio

        « come fate con le famose chat dei genitori? »

        Grazie a dio sono fuori da quell’epoca ma quando i figlioli erano più piccoli ho trovato la soluzione perfetta: delego tutto a mia moglie con la scusa che là chat è in tedesco 😁

      • paniscus scrive:

        “ma voi, così anti-social e anti-smartphone, in questo caso giustamente, come fate con le famose chat dei genitori?”—

        Semplicemente, abbiamo dichiarato fin dall’inizio che non avevamo nessuna intenzione di partecipare alle chat (che non sono organi di comunicazione formale della scuola, ma solo iniziative private, e che quindi non possono essere utilizzate per votazioni a maggioranza o per informazioni ufficiali),

        …e che qualsiasi comunicato UFFICIALE deve passare attraverso il registro elettronico o attraverso altra forma di comunicazione trasparente.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Titolo di copertina di Prisma, mensile di giochi e divagazioni di matematica:

    TUTTA UN’ALTRA STORIA

    BASI LUNARI, UNA RETE FERROVIARIA SPAZIALE, ROBOT A LEVITAZIONE MAGNETICA PER IL TRASPORTO MERCI, UN SISTEMA ORARIO DI RIFERIMENTO, LA RETE 4G PER LE COMUNICAZIONI, L’UOMO TORNA A GUARDARE ALLA LUNA. QUESTA VOLTA PER RIMANERCI E PARTIRE ALLA CONQUISTA DI MARTE. CON LA DECISIVA REGIA DI SOGGETTI PRIVATI.

    Le maiuscole probabilmente fanno parte della grafica ordinaria, ma ci stanno.

    Mi piace “L’Uomo” (singolare planetario) che “conquista”… con la decisiva Regia di Soggetti Privati.

  26. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    In un lungo commentario woke a un video, un troll (?) aveva risposto così :

    ” … Etero cheese ?! Aó , io ‘sto formaggio nun l’ ho mai magnato !”

    😀

  27. Moi scrive:

    @ HABSBURGICUS

    Senz’altro avrai sentito l’ ipotesi di trasferire la Capitale (nel senso delle istituzioni) Storica della Corea del Sud da Seoul a Sejong City … poiché pare che NON sia più sicura la vicinanza al Confine con il Nord Corea e la Storica “Location” Bellica di Incheon.

    Quanto lo ritieni fattibile / verosimile ?

    Io lo farei a Gwangju, per onorare / risarcire le vittime del terribile Massacro di metà Maggio nel 1980 : una roba da Corea del Nord !

    • Moi scrive:

      Inoltre ho appena visto che Chun Doo-hwan [Jeon Du Hoan] (전두환) è morto 90enne nel 2021.

    • Francesco scrive:

      che io sappia, Seoul è da decenni un ostaggio in mano alla Corea del Nord, essendo a portata della obsoleta ma numerosissima artiglieria dei nordisti

  28. Moi scrive:

    Al Pride , Elly Schlein è stata incoronata la “Sailor Moon” [sic] dei Diritti Arcobaleno 🌈 … quando Legioni di Musulmani (di origine alloctona o Ritornati all’ Islam autoctoni ) voteranno il Partito della Sharia grazie a lei, ci sarà da capottarsi dalle risate ! 😀

  29. Peucezio scrive:

    O.T.
    per Roberto e gli altri più o meno esperti,

    quando ragioniamo di Unione Europea tendiamo di massima a ragionare in termini di bianco e nero e o prendi tutto il pacchetto o niente.

    Ma come mai nessuno contempla la possibilità di un’Europa della libertà e non del vincolo?
    Cioè perché per poter commerciare liberamente, senza dazi, cioè avere un unico mercato, e muoversi liberamente, senza controlli, ci dev’essere anche un’istituzione che non solo garantisce tali libertà, e va bene, ma interferisce pesantemente nella sovranità economica e non solo dei singoli stati?

    Cioè perché queste cose non sono scomponibili?
    Che vantaggio traggono i popoli europei a non poter decidere in casa propria?
    E comunque ad avere leggi e regolamenti in più che si sommano a quelli del proprio singolo stato?
    Non si dovrebbe andare semmai verso minori vincoli e regole?

    Un po’ come le unioni civili (ma anche il matrimonio civile): lo stato ti obbliga a comprare tutto il pacchetto. Ma perché mai? Per chi lo vuole, bene, ma chi preferisse disciplinare le singole materie con contratti spacchettati non può. Alla faccia della libertà.

    • roberto scrive:

      peucezio

      la domanda è interessante e risponderò a puntate

      come primissima risposta, “poter commerciare liberamente” richiede esattamente interferire pesantemente nella sovranità

      ti faccio un esempio concreto facilmente comprensibile.

      “poter commerciare liberamente” vuol dire che se io produco birra posso esportarla in germania, giusto?

      io appunto produco una birra artigianale buonissima fermentata con il miele di castagno (si si esite davvero!) e voglio esportala in germania

      eppure in germania esiste dal 1487 una legge che regola la birra (la legge sulla purezza della birra, rheinheitgebot) che stabilisce che gli unici ingredienti ammessi nella birra sono acqua, orzo, luppolo e lievito, e quindi in base a quella legge tedesca non posso “commerciare liberamente” la mia birra in germania.

      per fortuna interviene l’Unione europea in mio soccorso che dice ai tedeschi “no ragazzi, non potete applicare la vostra legge sulla birra a robelux che vi vuole vendere la sua birra con l’aggiunta di miele di castagno” (sentenza del 1987, commissione contro Germania)

      come vedi garantire a robelux la libertà di commercio implica una limitazione della sovranità tedesca (non si applica a robelux una legge)

      • roberto scrive:

        i vantaggi sono per me che posso vendere in un altro mercato e per i miei amici hans e dieter che possono bere la mia birra…e magari anche per wolfgang che grazie alla mia idea produce birra con cannella.

      • Peucezio scrive:

        Ma non è più semplice stabilire che puoi importare ovunque, ma in base alle regole di ogni stato?
        Cioè niente dazi, limitazioni, ecc., ma se voglio importare birra in Germania, importo solo birra conforme al Reinheitsgebot?

        Comunque qui si parla di molte altre cose, molto più invasive: i vincoli di bilancio, la moneta… E altre cose che non c’entrano nulla con le abitudini dei vari popoli, come le bottigliette, da cui il post, e infinite altre cose, quote latte, aiuti di stato, ingeriscono perfino su questioni valoriali, diritti…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Ma non è più semplice stabilire che puoi importare ovunque, ma in base alle regole di ogni stato?”

          No, perché basta che uno Stato inventi regole cervellotiche per rendere impossibile esportare.

          “Comunque qui si parla di molte altre cose, molto più invasive: i vincoli di bilancio, la moneta…”

          Queste due cose vanno insieme. La moneta comune rende più facili i traffici (non hai il problema del cambio) ed è obiettivamente più semplice da gestire di un sistema di cambi fissi (che costringe le banche centrali alle peggiori acrobazie e a costosissime operazioni di salvataggio dei cambi in caso di attacco speculativo), mentre i vincoli di bilancio servono a rendere sostenibile la politica monetaria comune (ci sarebbero anche in un sistema di cambi fissi, verosimilmente, ma sarebbero più difficili da gestire).

          “le bottigliette”

          E’ un esempio di ipotetica regola cervellotica: un paio di paesi maggiori decidono che da domani le bottigliette vendute al loro interno devono avere il tappo non separabile e di fatto iniziano a fare dumping: le loro bottigliette sono esportabili, mentre quelle degli altri paesi non potranno più essere importate.

          “quote latte”

          Sono una regolamentazione del mercato, appunto, che sarebbe impossibile lasciare ai singoli paesi. L’alternativa è che i vari paesi proteggano i propri allevatori rendendo impossibile l’importazione di latte.

          “aiuti di stato”

          Anche qui, è una misura che serve a garantire la concorrenza leale tra imprese dei vari paesi. Se ci pensi, la tua proposta di demandare questi temi ai singoli paesi significherebbe che da domani la Germania va a studiarsi la disciplina italiana degli aiuti di Stato e nel proprio mercato interno vieta la vendita di prodotti che abbiano ricevuto aiuti di Stato “all’italiana”.

          “perfino su questioni valoriali”

          Tipo?

          • Peucezio scrive:

            Ti cominciano a cagare il cazzo se poni limitazioni all’aborto o agli omosessuali…

            Sul resto, sì, immaginavo cose di questo tipo e a modo loro hanno una ratio.

            Ma quindi un mercato comune senza vincoli è molto più che non avere nessun tipo di dazio?

            Io comunque semplificherei enormemente le cose: chiunque vende ovunque quello che vuole, ma se lo esporti ci vuole un bollino così che il consumatore sappia che non è fatto secondo gli standard nazionali e che quindi, se viene dalla Cina, può essere pericoloso.

            Mi chiedo comunque, senza tutte queste regole comuni, come si fa a commerciare nel mondo?
            Eppure importiamo ed esportiamo un fottio di roba fuori dall’Ue.

            • Roberto scrive:

              Peucezio

              “ Ti cominciano a cagare il cazzo se poni limitazioni all’aborto”

              Non è vero…a Malta l’aborto è proprio vietato ed in Polonia permesso solo in casi rarissimi (stupro e pericolo di vita per la madre). In Irlanda era vietato fino a pochissimi anni fa….

              Ti cagano il cazzo solo se per esempio sei una clinica inglese e ti vietano di fare pubblicità in Irlanda (libera circolazione dei servizi, devi poter pubblicizzare i tuoi servizi)

            • Roberto scrive:

              Peucezio

              “Ma quindi un mercato comune senza vincoli è molto più che non avere nessun tipo di dazio?”

              Si. Nel secondo caso si tratta di una semplice unione doganale.
              Nel primo caso l’idea è proprio che ci sia un unico mercato ed è molto più complicata da realizzare

            • Roberto scrive:

              Peucezio

              “omosessuali”

              Su questo invece il discorso è diverso

              È chiaro che puoi avere un mercato unico senza regole che vietano la discriminazione dei gay. Quindi su questo hai ragione: potresti scorporare le regole del mercato da quelle “politiche”.
              Sennonché non è la scelta che hanno fatto gli Stati membri…

        • roberto scrive:

          peucezio

          ” puoi importare ovunque, ma in base alle regole di ogni stato?”

          ok ma così appunto è un divieto di importazione della birra elle castagne contro il quale si arena il tuo “poter commerciare liberamente, senza dazi, cioè avere un unico mercato”

          io sono appunto partito dalla tua prospettiva quella di “poter commerciare liberamente, senza dazi, cioè avere un unico mercato”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Roberto

        “ti faccio un esempio concreto facilmente comprensibile.”

        Da “non antieuropeo”, mi sembra un esempio eticamente molto discutibile.

        Capisco dire che Miguel Martinez, cittadino italiano, deve avere il diritto di risiedere a Varsavia come a Lisbona.

        Ma ho dubbi sul il diritto di un lussemburghese di fare soldi in Germania spacciando per “Bier” una sana bevanda a base di miele di castagno.

        Soprattutto ho dubbi enormi sul diritto di qualunque impresa con sede in Germania di comprare case nelle Canarie per farne Airbnb sfrattando i residenti (caso vero!) perché “siamo tutti europei”.

        La vecchia canarina (si dice così?) come il miliardario berlinese.

        • Roberto scrive:

          Miguel

          “ Ma ho dubbi sul il diritto di un lussemburghese di fare soldi in Germania spacciando per “Bier” una sana bevanda a base di miele di castagno.”

          E perché?

          Faccio un altro esempio sempre reale: le famose, di plurisecolare tradizione, birre di abbazia belghe non rientrano nel rheinheitsgebot. Perché il belga non deve arricchirsi facendo conoscere ai tedeschi un prodotto tradizionale?
          E perché i tedeschi dovrebbero esserne privati (probabilmente perché un manipolo di produttori tedeschi vorrebbe tanto mantenere il suo oligopolio tenendo fuori dal mercato i concorrenti)?

        • Roberto scrive:

          Miguel

          “ Soprattutto ho dubbi enormi sul diritto di qualunque impresa con sede in Germania di comprare case nelle Canarie per farne Airbnb sfrattando i residenti (caso vero!) perché “siamo tutti europei”.

          E se lo sfrattatore è spagnolo ti va meglio?

          Immagino di no, qui di il problema non è che grazie alla libera circolazione di servizi e beni il tedesco si compra una casa alle Canarie, ma che c’è airbnb, no?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “E se lo sfrattatore è spagnolo ti va meglio?

            Immagino di no, qui di il problema non è che grazie alla libera circolazione di servizi e beni il tedesco si compra una casa alle Canarie, ma che c’è airbnb, no?”

            Airbnb sfrutta gli spazi che esistono.

            Chiaramente un airbnb a Badia Tedalda nelle montagne aretine, dove non è rimasto un solo albergo, ci sta bene; alle Canarie o a Mallorca rischia di annientare la popolazione locale.

            Quindi il problema è proprio la libera circolazione.

            Dove ho visto al massimo le due facce d’Europa è in Polonia.

            Da una parte, l’Europa protegge la foresta primordiale di Bialowieza contro una feroce e molto indigena industria locale di legnaiuoli.

            Dall’altra, l’Europa obbliga la Polonia a permettere ai contadini di vendere le proprie terre agricole a ditte tedesche che poi ci producono biocarburanti a discapito dell’ambiente, della biodiversità e del cibo polacco.

            Certo che nessun singolo caso è facile, e non saprei come avere il bene senza il male.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Ma ho dubbi sul il diritto di un lussemburghese di fare soldi in Germania spacciando per “Bier” una sana bevanda a base di miele di castagno”

          E’ un problema di definizioni ed etichette: ci si mette d’accordo su cosa vuol dire cosa e in questo modo se non altro si capisce che cosa contiene il contenitore misterioso in bella vista al supermercato.

        • Roberto scrive:

          Miguel

          “ Ma ho dubbi sul il diritto di un lussemburghese di fare soldi in Germania spacciando per “Bier” una sana bevanda a base di miele di castagno.”

          Oltretutto c’è un lussemburghese che fa soldi e che a te non sta bene, ma…ci sono tanti tedeschi che possono bere una cosa nuova e che magari gli piace…perché no?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “ma…ci sono tanti tedeschi che possono bere una cosa nuova e che magari gli piace…perché no?”

            Ma è proprio vietata la bevanda in Germania, o è vietato chiamarla “birra”?

            • Roberto scrive:

              Miguel

              “ è proprio vietata la bevanda”

              Ci sono mille casi diversi (leggere la giurisprudenza della corte di giustizia in materia di cibo e alcol è molto divertente)

              Nel caso della birra era solo vietata chiamarla “birra”, ma capirai che questo pone un problema serio all’esportatore che deve cambiare l’etichetta e trovare un nome ad una cosa che comunque è birra

              Ma per esempio il cassis de dijon (liquore a base di frutti di bosco, tradizionalissimo in Francia, che usi per fare il kir, cioè un po’ cassis e un po’ champagne o vino bianco) era proprio vietato in Germania, prima appunto che intervenisse la corte

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Perché in un mercato comune devi avere regole comuni, altrimenti banalmente non funziona: pesi e misure, segni distintivi, proprietà industriale e intellettuale, sicurezza alimentare, norme sull’omologazione dei prodotti, protezione dal dumping (salariale, ambientale…), norme limitative della concorrenza (quindi free riding)…

    • Ros scrive:

      Peucezio: “…ma interferisce pesantemente nella sovranità economica e non solo dei singoli stati?

      Cioè perché queste cose non sono scomponibili?”

      La butto lì da scemo di guerra

      Perché l’Europa gestisce i fondi versati dai singoli stati come cassa comune?
      Come una banca?
      Da ignorantazzo chiedo,
      ma non è, ho ci ha, pure una banca?

      E se ce l’ha, ed eroga fondi o prestiti alla bisogna potrà anche chiedere ai singoli stati – che sono creditori ma anche debitori – di non fare troppo bordello con la sua economia?
      Chiedere una maggiore responsabilità, e meno clientelismo, e allegria coi debiti
      poi difficilmente restituibili alla cassa comune dell’Unione?

      Cioè tipo siamo soci di una società, ci siamo entrati, e ora ci tocca tenerne conto. E non fare casini troppo allegri di testa propria che possano compromettere la sopravvivenza e la reputazione della società in questione.

      Che poi mi pare ci sia un Parlamento europeo che prende decisioni secondo le regole democratiche.
      Che siano dirette, partecipative, o deliberative, e rappresentative.

      Nel nostro caso l’ultima e uno spizzico della penultima, che ho scritto.

      Scritto da uno che non ci capisce niente di queste cose complicate e balbetta fesserie naif eh!

      Giusto pourparler 🙄

      • Ros scrive:

        ps

        Vero che nel tempo che scrivevo le risposte, più centrate e pertinenti ti sono già arrivate 🙂

        che poi l’opinione di uno sprovveduto che non ci aveva mai riflettuto non fa solo colore, fa la voce popolare sulla cosa complicata. Volendo 🤔

    • roberto scrive:

      peucezio

      (scusa vado a pezzetti)

      “E comunque ad avere leggi e regolamenti in più che si sommano a quelli del proprio singolo stato?”

      questo è per esempio un classico errore di percezione, perché l’unione europea ha appunto una funzione semplificatoria

      faccio due esempi

      hai presente la fomasa storia con la quale si picchia l’europa da 50 anni, quella della misura dei cetrioli?
      beh all’epoca (siamo all’inizio degli anni 70) esistevano tanti standard di cetriolo quanti erano gli stati membri. cioè per la francia il cetriolo può essere commerciato solo se ha certe caratteristiche, per la germania altre caratteristiche, per il belgio altre ancora, e così via…

      allora il legislatore comunitario ha un’idea: perché invece di avere 10 norme diversa non ne prendiamo una sola? ed ecco il famigerato regolamento del cetriolo

      poi con il passare del tempo il legislatore ha cambiato approcio (il regolamento sul cetriolo non esiste più da una ventina d’anni almeno): invece di dare delle misure ai cetrioli, diciamo che quello che viene messo in commercio in uno stato membro può essere venduto in tutti gli stati membri

      quindi passi da un numero infinito di regole ad una semplice: niente regole

      ti ho fatto un esempio estremo per capire la cosa della semplificazione, ma naturalmente la questione è molto più complessa (hehehe) perché ci sono legislazioni con obbiettivi totalmente diversi: ad esempio il divieto di pesca di vongole sotto una certa dimensione, *aggiunge* (probabilmente, non so se ci sono regole nazionali) una regola. ma lì lo scopo non è la semplificazione ma la disciplina del mercato delle vongole (se ci mangiamo oggi tutte le vongole, domani non ce ne saranno più…)

      • Peucezio scrive:

        Ma perché non si va nella direzione seguita col cetriolo in più materie possibile?

        • Roberto scrive:

          Peucezio

          Perché manifestamente è una fesseria! Poteva essere utile negli anni 70 quando il mercato non era ancora così integrato e ci potevano essere dei dubbi chessò sulle regole in materia di sicurezza dei prodotti.

          Ma adesso che la situazione è cambiata,
          pensa quanti prodotti esistono e quante regole nazionali esistono. Invece di creare degli standard per tutto non è più semplice dire semplicemente “quello che si vende in Austria lo puoi vendere pure in Portogallo”?

          • Peucezio scrive:

            Intendevo esattamente questo.

            Cioè mi riferivo a

            “poi con il passare del tempo il legislatore ha cambiato approcio (il regolamento sul cetriolo non esiste più da una ventina d’anni almeno): invece di dare delle misure ai cetrioli, diciamo che quello che viene messo in commercio in uno stato membro può essere venduto in tutti gli stati membri

            quindi passi da un numero infinito di regole ad una semplice: niente regole”

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Ma come mai nessuno contempla la possibilità di un’Europa della libertà e non del vincolo?”

      A parte i termini “libertà” e “vincolo”, concordo.

      “Europa” con articolo indica un continente/cultura, senza articolo indica sempre di più ormai l’Organizzazione con a capo Roberto 🙂

      Ora, io credo che Europa faccia cose molto belle e cose molto brutte.

      Oggi, grazie a Europa (che per questo ci ha tolto qualche migliaio di euro dalle tasche) ci siamo ritrovati oggi al Giardino, tra italiani, romeni e francesi, per lavorare su un progetto per creare legami tra i contadini produttori e i consumatori.

      E abbiamo parlato di come ci sia l’enorme ostacolo di Europa che prende miliardi e miliardi dei soldi nostri, e li riversa sui imprenditori agricoli per contribuire al loro indebitamento verso le aziende che vendono loro a rate giganteschi trattori e li trasformano in agroindustriali. E di come Europa regala soldi a multinazionali che non si degnano nemmeno di coltivare i terreni.

      Ammazzando così i piccoli contadini veri.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “veri”

        Ma se è una questione continentale va combattuta a livello continentale.

        Se lo fa solo Oltrarno in Italia e magari vince finisce col creare una palla al piede – ossia un vincolo in più – all’economia nazionale; se il vincolo è Comune a tutti smette di essere una palla al piede.

        Lo si vede – al contrario – con la faccenda dei balneari. Da noi sono una massa di bottegai evasori che vota i legaioli perché rinviino sine die l’applicazione della direttiva Bolkenstein. Il risultato è che abbiamo le spiagge più care a tutto detrimento del turismo solo per favorire una casta di privilegiati. In più gli stessi balneari sequestrano di fatto le spiagge libere rimaste perché sanno che nessuno vigile urbano elevera’ loro delle contravvenzioni dato che dipende da un sindaco che non vuol perdere i loro voti.

        Il problema non è che c’è troppa Unione Europea. Il problema è che ce n’è troppo poca.

        Cosi’, ad esempio, invece di formarsi de partiti europei che si presentino come tali alle elezioni europee si prese tano i partiti nazionali, che poi fanno le loro alchimie a Strasburgo col risultato che le elezioni europee sono un’occasione di regolamento di conti interni alle politiche delle varie nazioni. Nemmeno la legge elettorale è comune!

        Se gli Oltrarno d’Italia potessero sponsorizzare insieme ai loro equivalenti lettoni, Belgio e maltesi un unico candidato Comune da votare insieme a Strasburgo nei paesi dell’Unione allora sì si potrebbe parlare di democrazia elettiva a livello anche continentale e non solo locale e nazionale.

        Questo è secondo me il vero limite di fondo della UE, ancor più del dettaglio dell’equilibrio di poteri fra parlamento, commissione e consiglio: la pur necessaria democrazia a livello UE non è europea, ma è la risultante delle democrazie nazionali.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Martinez

          Insomma, se il Partito Popolare Europeo -che fa gruppo a Strasburgo – non si presenta con la propria lista in Francia, Italia, Lituania ecc. all’elettore francese, italiano, lituano ecc. ma è solo un’unione di tanti partiti nazionali che si presentano ciascuno nella propria nazione, e se lo stesso fanno gli altri partiti a Strasburgo…

          …allora il parlamento di Strasburgo, luogo deputato a rappresentare la volontà dei popoli europei, è solo una caricatura di parlamento.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  30. Ros scrive:

    il “vero” lì all’inizio voleva essere “vedo”

  31. Peucezio scrive:

    Roberto,
    ma adesso come funziona col Reinheitsgebot (che tra l’altro ricordo che un tempo – non so ora – sulle birre non bavaresi era riportato come “tedesco” e su quelle bavaresi come “bavarese”, perché per primo fu istituito lì)?

    Sono gli altri che per esportare in Germania devono adeguarsi o adesso in Germania non c’è più l’obbligo di seguirlo?

    • Roberto scrive:

      Credo che sia diventato una specie di marchio di qualità. Se lo vuoi avere devi produrre la tua birra in un certo modo, sennò fai come vuoi ma non hai il bollino (ma non sono sicuro al 100%)

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Bollino che a volte trovi pure sulle weiss, che sono di frumento, per cui probabilmente puoi fare proprio tutto quello che vuoi anche in Germania.

        • Moi scrive:

          Ma ormai siamo dal almeno 15 anni nell’ era delle “Artigianali di Tradizione Inventata Certificata” !

        • Peucezio scrive:

          Uhm… birre di frumento in Germania ci sono sempre state: escluderei che il Reinheitsgebot (lo chiamo al maschile perché in tedesco è neutro) non le ricomprendesse.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            In origine era stato emanato proprio per vietarle.

          • roberto scrive:

            Confermo!

            il rheinheitsgebot era sato fatto all’origine proprio per vietare la birra di frumento, che ha continuato però ad essere prodotto grazie ad un monopolio che era stato affidato non mi ricordo più a quale famiglia nobile

            mi stupisce invece che ci siano birre bianche con il bollino rheinheitsgebot

            • Peucezio scrive:

              Forse ricordo male, ma a me pare di averlo sempre visto su tutte le birre tedesche, di malto o di frumento, a bassa o alta fermentazione.

              Ma non sono sicuro.

              Parlo comunque degli ultimi decenni: nel 1516 non c’ero!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Per questo dico che ormai fanno tutto quello che vogliono anche loro!

              • roberto scrive:

                allora provo a rileggere la cosa, magari mi sbaglio io e ci sarà qualche regola sulle birre bianche

                la cosa della quale sono sicuro è che all’epoca della sentenza sul rheinheitsgebot (1978) in germania non potevi commercializzare con il nome di “bier” cose che non fossero “bier” per la legge tedesca

              • Peucezio scrive:

                Comunque già che siamo in tema, cosa ne pensate della moda delle birre artigianali, che è dilagata da un paio di decenni a questa parte?
                A me sembrano vie di mezzo fra piscio di gatto e succo di frutta inacidito.

                E ormai è pieno di ‘sti pub, tra l’altro orrendi, dagli arredi volutamente sciatti e squallidi, dove ti ammanniscono ‘sta porcheria e diventa sempre più difficile bere birre decenti.

                Per me le birre buone sono quelle industriali di qualità, soprattutto di paesi con una tradizione di produzione di birra secolare (ma anche in Italia ci sono birre decenti).
                Oppure m’immagino che in Germania ci siano ancora piccoli birrifici di tradizione che fanno birra buona.

                Ma da noi non c’è mai stata una tradizione radicata, tranne un po’ in Friuli e in Alto Adige, col risultato che si sono improvvisati cani e porci a fondare ‘sti microbirrifici e per lo più (poi qualche prodotto decente c’è) ti propinano schifezze, tutte con uno strano sentore fra l’acidulo e il dolciastro, che secondo me con la birra c’entrano poco.

              • roberto scrive:

                peucezio

                “cosa ne pensate della moda delle birre artigianali”

                anche secondo me in generale fanno schifo….devo dire però che ogni tanto ne trovo di buone (e tu che sei di milano se trovi le birre del birrificio esubeerante, il mastro birraio è un mio caro amico, provale, soprattutto bianca e criminale sono molto buone
                https://untappd.com/w/birrificio-esubeerante/347554/beer)

                invece negli stati untiti c’è una cultura fenomenale di microbirrifici e ne ho bevute di deliziose, specialmente quando imitano lo stile europeo. le APA a volte sono così agrumate da essere disgustose (già in generale le APA industriali mi piacciono poco, ma quelle artigianali è la roulette russa)…a proposito quel gusto acido del quale giustamente parli, spesso è proprio dovuto al dilagare in europa della moda delle APA, che usano luppoli americani che appunto sanno di limone, o agrume in genereale. se esageri viene una merda…

                per il resto a me fondamentalmente piacciono molto le birre ceche e tedesche. almeno per la germania non vanno molto di moda le birrerie artigianali, probabilmente perché sono molto buone quelle industriali

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “birrificio esubeerante”

                Google però mi dice che è chiuso definitivamente.

                “almeno per la germania non vanno molto di moda le birrerie artigianali, probabilmente perché sono molto buone quelle industriali”

                Mi pare convincente.

                In Italia comunque è venuta ‘sta moda dell IPA (Indian Pale Ale), che immagino siano diverse dalle APA (American Pale Ale, presumo).

                Una volta, quando io mi avvicinai al mondo della birra, negli anni ’90, IPA era uno stile birrario fra i tanti, un po’ esotico. Adesso te lo vogliono rifilare dappertutto.

                Sai cos’è che proprio trovo triste, al di là della questione in sé del gusto, che resta la più importante?

                Il fatto che tutto debba diventare fighetto.

                In Italia il vino è sempre stato una bevanda popolare. Ma le osterie di un tempo ormai sono quasi introvabili (nelle città non esistono proprio).
                Va benissimo il vino raffinato, nel calice, ecc., ma ci dev’essere anche quello più casalingo.

                Era rimasta la birra. Cioè eravamo diventati come i nordici o gli americani, che considerano il vino una raffinatezza e bevono la birra con gli amici, ruttando, ecc.

                E quindi hanno pensato di far diventare fighetta e modaiola anche quella, con le pretese raffinitezze (in realtà sono solo per lo più schifose, ferme restando le eccezioni) della birra artigianale.

                Allora, che sia insita nell’uomo – in realtà più nella donna – l’ossessione del prestigio sociale e anche proprio di temperarsi, sentirsi più fine, più presentabile, essere più mondano e quindi anche menbo esuberante e schietto, lo posso anche capire.

                Ma che questo prevalga sull’istanza di spontaneità, spensieratezza, senso di libertà, gusto del lasciarsi andare, questo mi pare incomprensibile, masochistico.

                Che uno debba mettersi in giacca e cravatta per fare bella figura in certe situazioni lavorative o mondane va bene: esiste una naturale vanità e, con misura, può essere sana.

                Ma la cosa normale, nella quotidianità, dovrebbe essere aver voglia di sentirsi informale, darsi del tu, dire qualche parolaccia, ecc.

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                “Google però mi dice che è chiuso definitivamente”

                Si purtroppo ha chiuso il locale un paio di mesi fa ma vende birra ai pub e ha un furgoncino per feste e fiere (mo gli chiedo in che pub si trova la sua birra)…sennò devi venire in Lussemburgo che ne ho un paio di casse 😁

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Nessuno è perfetto e a qualcuno piacciono anche le Ipa (e le Apa).

                Però anche il concetto di acqua sporca è soggettivo: a me le scure piacciono, però alla maggior parte delle persone con cui parlo sembrano acqua sporca sia le stout che le dunkel.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                ognuno ha i suoi gusti, ci mancherebbe.

                Ma il problema non credo che siano le IPA: scommetto che se provo una IPA industriale mi piace.
                È che ‘ste birre artigianali sono tutte simili (e sgradevoli).
                E secondo me molti si abituano e si autoconvincono che gli piacciono perché sono artigianali.

                Circa le scure, una volta andavo matto per le stout anche le più dense, tipo la Murphy. Ora ho perso un po’ l’abitudine, ma certe scure tedesche più leggere mi piacciono sempre.

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “Si purtroppo ha chiuso il locale un paio di mesi fa ma vende birra ai pub e ha un furgoncino per feste e fiere (mo gli chiedo in che pub si trova la sua birra)…sennò devi venire in Lussemburgo che ne ho un paio di casse 😁

                Peccato che me lo sono perso: era molto vicino a casa mia!
                Però se riesci a sapere in quale pub vendono la sua birra, ci vado senz’altro.
                E prometto prima o poi anche una puntata lussemburghese!

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                “ scure tedesche”

                A me non piacciono molto le birre scure.

                Trovo buone le rosse inglesi ma in generale mi piacciono le classiche tedesche e le bianche

                Una volta, in partenza per Dublino, avevo letto della tradizione irlandese della oyster stout: birra conservata nelle botti che erano state usate prima per trasportare le ostriche! Apparentemente era lo standard fino alla fine del XIX secolo

                Ho rotto le palle ai miei amici per due giorni per andare nell’unico pub dublinese che la serve…una vera mmmmerda

                Poi ho scoperto che a New York viene venduta alla faucers tavern, la taverna più vecchia di New York. Ci ho portato la famiglia, cibo ottimo, birra imbevibile 😁

  32. PinoMamet scrive:

    OT-issimo specialmente per Moi che ama le bizzarrie (et al.)

    https://www.youtube.com/watch?v=FWi_OnQRdKs

    sommario: i nazionalisti indiani ribaltano la teoria indoeuropea e sostengono che l’India è la più antica civiltà, tutte le lingue indoeuropee derivano dal sanscrito, e ovviamente gli europei vengono dall’India.

    Tutto condito da quintali di false etimologie e di miti induisti spacciati per verità inconfutabili e anzi ovvie.

    Chapeau per la creatività.

    Più in breve ancora:
    Pelasgi 2.0

    • Moi scrive:

      Come tutti i Nazionalismi o Suprematismi Comunitari, anche loro hanno sviluppato le vulgate d’ Abbiamoinventatotuttonoiismo / Abbiamoinventatotuttismo 🙂

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ pino Mamet

      “nazionalisti indiani”

      E che sono, altri Albanesi?

      Trovo ancora Albanesi che sostengono che tutta la lingua Greca, quella Latina ecc. discendono dall’Albanese…

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Peucezio scrive:

        Se è per quello in Sardegna c’è un sacco di gente che è convinta che non è vero che il sardo è la filiazione del latino, ma il contrario.

        • Moi scrive:

          Va be’ … ne ho sentiti anche di quelli convinti che i Sumeri discendono dagli Shardana, sul serio !

          • habsburgicus scrive:

            al limite, ma proprio al limite, gli Shardana dai Sumeri 😀 😀
            questione di cronologia 😀 (che poi, a dirla tutta, quando compaiono gli Shardana i Sumeri erano già estinti o almeno moribondi :D)
            en passant, i Sumeri piacciono..il Gazi Mustafa Kemal, poi Ataturk, si convinse che i Turchi derivassero dai Sumeri donde le varie banche “Sumer” 😀 😀 😀

            • Moi scrive:

              Adesso però pare che i Nazionalisti Turchi abbiano retrodatato di millenni Göbekli Tepe … per dirsi più antichi loro dei Sumeri !

              • habsburgicus scrive:

                l’appetito vien mangiando !

              • mirkhond scrive:

                Göbekli Tepe effettivamente è più antica di vari millenni rispetto ai Sumeri, ma ovviamente non ha nulla a che vedere coi Turchi e col loro ridicolo nazionalismo.

  33. Moi scrive:

    Ingerenze Politiche del Pallone

    https://www.lettera43.it/mbappe-le-pen-votare-francia/

    Mbappé ancora contro Le Pen: «Votare è un’urgenza, non lasciamo la Francia a quelli là»

  34. Moi scrive:

    @ HABS / PINO / TUTTI

    Nell’ imminente “Il Gladiatore 2” , l’ Imperatore sarà Macrino di Cesarea … ora : Cesarea è più a Sud di Lampedusa , e infatti lo interpreta Denzel Washington !
    😀😉

    • Moi scrive:

      Cmq in compenso pare che ci sia una scena di squali bianchi al Colosseo allagato apposta per i Giochi Circensi.

      … A ‘sto punto _ effetto Under Paris , con gli squali famelici OGM che proliferano nella Senna _ spero in un Megalodon ancora vivo che semina terrore e morte nel Tevere.

      😀

    • Moi scrive:

      A quanto pare è anche “ufficiale” per la Woke che gli “Etrurians” erano “a black population” ! 😀

      • PinoMamet scrive:

        Tra l’altro gli affreschi etruschi, a differenza della pittura vascolare greca, erano a colori, e si vedono chiaramente i biondi e i rossi…

        (Anche la pittura magnogreca è a colori, con i suoi regolari eroi omerici biondi, come da testo…)

    • PinoMamet scrive:

      Guarda Moi, sui media ebraici che mi arrivano, e su quelli arabi in lingua inglese o filopalestinesi che mi segnala youtube e Instagram, è tutto un rimpallarsi “voi ebrei siete bianchi”, “no siete voi palestinesi che fate sempre vedere i più biondi ed eravate alleati di Hitler “, “No voi siete colonizzatori “, “no noi siamo indiggeni come i Sioux in America e voi siete gli invasori arrivati dalla Arabia” “guarda come sono nero io” (foto di arabo di origine africana) “guarda come sono nero io” (foto di ebreo etiope o addirittura di ebreo semplicemente terronico)…

      In tutto ciò capisco solo che “bianco ” è diventato un’accusa e una brutta parola.

      A me paiono matti…

      • Moi scrive:

        In tutto ciò capisco solo che “bianco ” è diventato un’accusa e una brutta parola.

        ㅡㅡㅡㅡㅡㅡ

        Da mo’ , questo … da mo’ !

    • habsburgicus scrive:

      c’era un Macrino (217-218 d.C) ed era veramente africano (leggi algero-tunisino, bianco magrebineggiante :D)..in più fu il primo Imperatore eques (e NON senatore !) in quanto era prefetto del pretorio (capo dei pretoriani) di Caracalla (211-217 d.C) e quell’insigne e temuta carica era notoriamente riservata agli equites ancorché vi siano state alcune, rare, eccezioni (idem, sempre eques era il praefectus Aegypti)…
      la Cesarea di quel Macrino -ammesso che non l’abbiamo scelta a caso, onestamente non so dove nacque- dovrebbe essere Cesarea di Mauritania (Iol) in Algeria odierna e non la celeberrima Cesarea di Palestina;
      Macrino associò all’Impero ma come misero Cesare il figlio Diadumeniano, uno degli Imperatori più ignoti di Roma 😀
      Macrino assunse il consolato il 1 gennaio 218 d.C e poco dopo fu spodestato da Elagabalo (buono quello !) nel 218 d.C: i Severi furono quindi restaurati
      P.S io andavo in una scuola media ad Alba chiamata “Macrino” ma non so se derivi da lui..Alba è già famosa per Pertinace 8193 d.C, successore di Commodo), insomma tutti gli Imperatori sfigatissimi (durata di regno inferiore all’anno) vi sono rappresentati 😀

  35. Moi scrive:

    @ROBERTO

    A un certo punto le convenzioni linguistiche prendono il sopravvento : vegan burger, latte di soia, latte (come caffè latte da Starbucks) , formaggio di tofu … birra 🍺 🍻 analcolica.

  36. Moi scrive:

    Fra l’ altro ho di recente scoperto (in senso “found out”) che un bel po’ di gente (soprattutto cresciuta nell’ Inglese del III Millennio e/o nello Anglobale) crede che “ham-burger” sia fatto di … parsótt !

    Quando invece sappiamo derivare da Hamburg, Germania.

    Poi volendo si chiama anche “la svizzera” in Italiano, anche se non lo sento più dire dai tempi delle lire e dell’ URSS …

  37. habsburgicus scrive:

    O.T
    il Labour è tornato al potere (come ampiamente previsto), i Conservatives sono stati umiliati (in seggi, l’unica cosa che conta in quei lidi)..anche Neil Farage ottiene un buon successo in voti (non conta nulla, là) ma seggi pochini dunque resta irrilevante
    il laburista Keir Starmer è già divenuto il terzo “Prime Minister” di S.M. Carlo III, per la grazia di Dio Re, Difensore della Fede.. dopo Liz Truss (1°, una meteora) e l’indiano Rishi Sunak (2°)
    ciò riapre la questione dei rapporti con l’Europa
    secondo me, una soluzione salomonica, sarebbe la seguente:
    1.il Regno Unito resta fuori visto che loro non vogliono noi ma a questo punto neppure noi vogliamo loro 😀
    2.il Regno Unito però si impegna ad adottare nei confronta dell’UE una posizione simil-svizzera e simil-norvegese…insomma, restaurazione da subito della semplice carta d’identità (e, in prospettiva anche abolizione controlli..Islanda e Norvegia non chiedono nulla, la Svizzera dipende :D) e sincronizzazione dei visti UK “normali” con i visti Schengen (in prospettiva, un visto UK “normale” -casi speciali per colonie ecc- dovrebbe garantire l’accesso automatico in Schengel-landia alle condizioni usuali e “canoniche” e un visto Schengen l’ingresso automatico nel Regno Unito “proprio”)
    vivranno tutti felici e contenti ? boh

  38. Miguel Martinez scrive:

    Credo che tutti saranno d’accordo su una definizione minimale di “fascismo”: il governo dell’Italia dal 1922 al 1943.

    Un governo che ha avuto come massima espressione delle leggi.

    La forma più concreta e radicale (nel senso che va alla radice) di antifascismo consiste nell’abolire le leggi che il fascismo ha fatto, sotto forma di “regi decreti”.

    Non capisco bene la notizia, ma pare che abbiamo finalmente un governo realmente antifascista, il primo in Italia.

    Almeno a sentire il Fatto Quotidiano:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/07/05/casellati-cancella-decreti-poi-scopre-che-servivano/7612330/amp/

    “la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati che, oltre al premierato, sta portando avanti un’altra battaglia: quella della Semplificazione. Negli ultimi mesi Casellati ha fatto approvare in Consiglio dei ministri cinque disegni di legge con l’obiettivo di abolire i regi decreti pre-repubblicani tra il 1870 e il 1946. Un obiettivo rivendicato dalla ministra con tanto di post celebrativi sui social. Peccato che adesso che il Parlamento si sta occupando di discutere le leggi, il governo si è accorto che qualcosa non va: tra i regi decreti aboliti ce ne sono alcuni che sono fondamentali per il funzionamento dei ministeri, alcuni che hanno fatto infuriare associazioni di categoria e altri che istituiscono scuole, confini tra comuni fino a comunità e confraternite.”

  39. Moi scrive:

    Ma … è vero che ancora NON hanno coniato sterline con scritto “Charles III” ?! 😳😳😳

    • Moi scrive:

      Almeno per le “spesucce da poveracci” esiste ancora il contante in UK, no ?

      • habsburgicus scrive:

        in Irlanda del nord (ottobre 2022) sì…presa una birra a Belfast, bella grande (meno cara che in Eire a Dublino centro !) e pagato in contanti..il barbiere* sempre a Belfast i contanti non solo li ha accettati ma li ha PRETESI 😀 😀 😀 15 £, carissimo (!!!!)….obbligandomi a cercare un ATM (una banca danese, ho trovato) perché non avevo sterline e a prelevare 20 £ (almeno si è fidato..e e io sono tornato, non ho fatto il “portoghese” :D)..col resto mi son preso la birra di cui sopra 😀
        nel “vero” Regno Unito (Londra !) ci manco da decenni..Roberto, e altri qui, sapranno darti notizie più aggiornate

        *a me piace farmi fare la barba quando viaggio, da me è difficile (debbo farmi 5 km a piedi e costa 15 E in un paese vicino ! non 10 come al Sud, dove forse si riesce anche a 5-7 E 😀 e poi il Meridione si lamenta :D)..
        è una “perversione” mia, anche se in Bhutan non ho osato 😀
        ottima barba in Laos a Luang Prabang (costi bassi, 80.000 kip), in Bahrain (un pakistano) e anche a Dubai (un indiano)
        barba carissima a Lisboa
        in Sud America, se possono, ti fregano, e non solo per la barba 😀
        in Iran a Ormumiyeh costo nullo (meno di 1 E) ma solo per farsi capire è stata un’impresa 😀

        P.S 2
        in Cina dicevano tutto che il contante non si usa più..
        FALSO !
        una taxista a Chongqing ha preteso i contanti (14 yuan)
        un taxista con la bandiera del PCC sull’auto, dunque un comunista duro e puro (che gentilmente mi ha dato una maschera per il COVID per il treno che nessuno ha chiesto :D), a Kunming ha accettato 103 yuan anche se avrebbe pure preso Alipay (Kunming è cara, Chongqing meno)
        poi, certo Alipay è meglio..le nostre carte non funzionano di solito SE NON tramite Alipay (da me usata) e We Chat (scaricata ma non usata) ma ciò è differente da Iran e Russia ove NON FUNZIONANO prioprio..in Iran mi son fatto una carta iraniana (facile), in Russia mi sono attaccato al tram 😀 ovvero contanti previo cambio in rubli, che non è facile OGGI..non è più l’età di Gorbaciov, oggi i russi non hanno più alcun interesse per noi..questa è l’essenza del putinismo, hanno imparato a fare a meno di noi

        • Roberto scrive:

          Habsb e moi

          “ nel “vero” Regno Unito (Londra !) ci manco da decenni..Roberto, e altri qui, sapranno darti notizie più aggiornate”

          Le ultime volte che ci sono andato ho pagato con la carta di credito qualsiasi cosa, non ho cambiato neanche un euro….

        • Roberto scrive:

          Bella la perversione della barba! Io avevo quella del barbiere ma adesso sono 4 anni che non li taglio più 🤣🤣🤣

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Leggo che hanno iniziato un mese fa. Evidentemente non c’era necessità di nuove emissioni di circolante.

  40. Moi scrive:

    Marine Le Pen risponde a Mbappé … ma siccome NON vuol fare la il ruolo della Cattiva gli dà del “Ricco” anziché del “Negro” !

    https://www.ilgiornale.it/news/politica-estera/pen-asfalta-mbapp-basta-lezioni-milionari-e-famosi-2343204.html

  41. Moi scrive:

    @Roberto

    Ma delle marche di 🍺 🍻 birre Lussemburghesi vere … quali sono ?

    … Magari scambiate per Olandesi o Belghe all’ estero !

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