La Storia delle Storie, e il Campanile di Giotto

Per la prima volta, ho potuto salire in cima al Campanile di Giotto.

In condizioni moderne, il Campanile del Giotto è una furbata che alcuni astuti fiorentini – escludendone i fiorentini stessi – adoperano per spillare  soldi a cinesi, americani, crucchi e (altri) italici, che si spompano salendo i 414 gradini, arrivano in cima per farsi un selfie e poi scendono giù per andare a mangiare da Firenze senza glutine Lorenzo de Medici.

Oggi, davanti al Campanile, trovo uno spiazzo straordinariamente libero, e riesco a soffermarmi sulle formelle di Andrea Pisano e della sua bottega.

Non ci ero mai riuscito prima, perché quando devi camminare in mezzo a migliaia e migliaia di persone, vedi le persone da schivare, mica ciò che c’è attorno.

Le formelle sono piccole, non ci si fa quasi caso; ma tutto il Campanile ruotava attorno alla storia che veniva raccontata sulle sue formelle.

E se non si colgono quelle storie, e non ci si riflette, che senso ha salire sul campanile?

Io vorrei moltissimo capire cosa avesse in testa Andrea Pisano, ma sospetto che mentre lui disponeva l’universo, avrebbe solo saputo spiegare come usava le mani. Adoperando lo stesso marmo di Carrara e dintorni con cui oggi i miliardari si fanno i bagni.

Eppure sarebbe importante capire cosa pensasse Andrea Pisano, perché è ciò che distingue il Campanile di Giotto da un ristorante, molto più elevato, in cui cenai una volta a Singapore (“wow, what a view!”)

La differenza sta nella storia.

Le ultime parole dell’ultimo libro di Terry Pratchett furono dedicate a un contadino:

““Dedico questo libro a Mr Evans, un uomo  meraviglioso che ha aiutato molti di noi a imparare qualcosa sulla profondità di storia su cui galleggiamo. E’ importante sapere da dove veniamo, perché se non sai da dove vieni, allora non sai dove sei, e se non sai dove sei, allora non sai dove stai andando. E se non sai dove stai andando, probabilmente ti sbagli.”.

La storia su cui galleggiamo è quella della Cristianità, e la mia proposta è di considerarla come una storia di storie.

Per capire meglio il concetto, invito a dare un occhiata a quanto scrissi, tempo fa, sulla Madonna Madre di Tutte le Storie.

Credo che la Cristianità non sia stata una storia di valori, né una storia di idee, né una storia di dogmi, né una storia dell’Occidente.

Fu una storia di storie, un fiume alimentato dalla vita di Gesù, dai personaggi dell’Antico Testamento, da qualche racconto greco e latino, come le Fabulae di Gaio Giulio Igino, preservati in una scrittura beneventana, in un monastero bavarese, e riscoperti infilati dentro la rilegatura di un libro, che iniziano con queste meravigliose parole:

“Da Nebbia, Caos; da Caos, Caligine: Notte, Giorno, Inferi, Etere.

Da Notte e Inferi: Fato, Vecchiaia, Dissoluzione, Continenza, Sonno, Sogni e Amore”.

Soffermatevi su ogni singola parola, prima di andare avanti.

Questa è storia. Il resto è cronaca.

Infatti, Giotto e Andrea Pisano stavano ben attenti a non mitizzare la cronaca: non credo che troverete sul Campanile maledizioni contro i ghibellini, o lagne contro i senesi (invece Dante ha fatto cose straordinarie con la cronaca, ma era Dante).

La Cristianità non è la stessa cosa dell’organizzazione che ha attualmente sede in Piazza San Pietro, Roma.

Certo, in quell’immenso flusso che fu la Cristianità medievale, c’erano dei tizi ossessionati con le regole, e altri ossessionati con le spiegazioni, e altri che facevano cose terribili per farsi ubbidire, ma erano quattro gatti  in un mondo in cui per fortuna gli intellettuali erano pochi.

Se domani saremo ancora vivi, vorrei aggiungere qualche commento su alcune singole formelle di Andrea Pisano.

 

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5 risposte a La Storia delle Storie, e il Campanile di Giotto

  1. Z. scrive:

    Miguel,

    — Infatti, Giotto e Andrea Pisano stavano ben attenti a non mitizzare la cronaca: non credo che troverete sul Campanile maledizioni contro i ghibellini, o lagne contro i pisani (invece Dante ha fatto cose straordinarie con la cronaca, ma era Dante). —

    Beh, scusa, perché Andrea Pisano avrebbe dovuto lagnarsi dei pisani? non credo che tra Pontedera e Pisa ci fosse la stessa ruggine che tra Pisa e Firenze 🙂

    • Peucezio scrive:

      Credo che in Toscana l’odio reciproco sia inversamente proporzionale alla distanza geografica 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “Beh, scusa, perché Andrea Pisano avrebbe dovuto lagnarsi dei pisani? ”

      In effetti 🙂

      Ho cambiato in “senesi”.

      Comunque, io trovo interessante come sia cambiato il senso di “storia”: per loro, la “storia” era Adamo ed Eva, per noi è la cronaca di battaglie recenti (Austerlitz, Kosovo Polje, Mentana, la Resistenza, ecc. ecc. secondo gusti e nazione).

      Eppure anche Firenze aveva una “storia”, eccome.

      Ma mi sembra che anche i singoli elementi storici siano stati assorbiti nelle “storie” – come le colonne trafugate ai pisani e messe davanti al Battistero, o le vicende delle varie campane (come la Martinella, catturata dai senesi).

      E le statue sono di santi, non di eroi (e nemmeno di navigatori), almeno fino all’epoca del Granducato.

      Credo che considerazioni analoghe valgano anche altrove: Saladino è diventato un supereroe in ambito arabo solo nell’Ottocento, prima gli eroi erano i compagni di Muhammad.

      • Simone B. scrive:

        Le colonne scure fuori dal battistero non furono trafugate ai Pisani ma furono da loro donate come ringraziamento per il supporto dato nella contesa dell Baleari.

        Venerdì mattina sono stato proprio a visitare il battistero, sfruttando l’occasione della mancanza dei turisti ed ho potuto fare un esperienza irripetibile: per pochi minuti sono stato l’UNICO visitatore del monumento. Credo sia una cosa inimmaginabile per chi non ha visto Firenze negli ultimi anni.

  2. Attenzione a non farlo sapere a quelli del pallone, capacissimi di andare a svellere le formelle una a una col piede di porco se sanno che le ha fatte uno che si chiamava Pisano.

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