Transilvania

Appena tornato da una settimana in Transilvania – vedo che si parla di questa regione tra i commenti al post precedente.

Ho troppo da fare per scrivere un post, ma vi do almeno un’àncora a cui attaccare i vostri prossimi commenti.

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155 risposte a Transilvania

  1. Hai riportato un’altra gatta, già che c’eri…?

  2. daouda scrive:

    Invece da annà ne li blog dei pagati , te conviene girà quelli in inglese e te che sai le linkue pure russi.
    Stai sempre ad elemosinà pareri peggio de Io Sto Coi Falsari qua sopra

    • daouda scrive:

      pure in spagnolo trovi qualcosa.

      Il mio lavoro sta a finì. Me devo trovà quarcosa in nero che le tasse me stanno a fa chiude.
      Io a te comunque nun lo chiedo , sarai n dipendnete che rubba metà della sua pensione al suo padrone ( CATTIVO INFAME E BORGHESE PEZZO DI MERDA così te pulisci la coscIenza da ladro ) già lo immaggino.

      Che il fuoco ti sia lieve, che ce se deve passà tutti

      • Sono in pausa pranzo, attualmente lavoro come impiegato al settore IT di una multinazionale alimentare.
        Lo stipendio lo rubo, sostanzialmente, a un fondo pensione (se non ho capito male).
        Tu che lavoro fai?

      • daouda scrive:

        multinazionale alimentare…arimane comunque il fatto che 3/4 della tua INPS la pagano loro.
        Quanno vai in pensione restituiscijeli.

        Ad ogni modo io sò inesistente per lo stato e nun lavoro più. Saluti

        • Benissimo: sii gentile, fa’ conto che io, invece, sia inesistente per te.

        • daouda scrive:

          verme che critica e spera nella morte di cbhi non ti aggrada quanno qua dovemo brucià tutti.
          Fai schifo

          • Tranquilla, nessun problema.
            Da quelle come te mi dispiacerebbe l’essere stimato.

            • mirkhond scrive:

              Guarda che Daouda è un uomo.

              • A me pare una quintessenza.
                Di viltà.
                Come su internet se ne trovano a cassettate.
                Come tale la tratto.

              • daouda scrive:

                Ritardato leggi bene:

                che io sia vile inteso come
                a) scarso valore
                b) codardo
                c) abietto moralmente

                pensi io venga qui a negartelo? E come mi tratteresti secondo te?

                Guarda caso con quella spocchia ironica del supperiore, l’inzulto velato, l’ipocrisia congenita che forse avendo tu la tendenza a puntare il dito agli altri dimenticandoti di te, farebbero ribaltare il giudizio su chi è vile ( e non mi autoescluderei mai ) su di te che già facendo una tipica domanda su che lavoro faccio svela chi cazzo sei te, che ami come tutti da destra a sinistra, italiani di merda , di farti i cazzi degli altri e su di te rispondi chiaramente mentendo per alimentare i miei giochi, gioco che gioco volentieri, perché io mi svelo sempre mentre tu sei un utile idiota.
                Infatti a te piace vivere la vita del giusto come il cretino e cojone MM , volete sentirvi in pace e cascate nelle peggiori fregnacce del sistema che non vedete alberga primariamente in voi.
                Tu vivi la vita degli altri.

                Ebbene tienitela. LA mia è una vita di merda:
                -da codardo
                -da inetto
                -da abietto

                tu maestro vai avanti e continua a pagare quel che ti rende quel che vuoi, che collimate perfettamente tra iniqui ed infami

                ergo se due inzulti ti danno fastidio , io li urlo anche in faccia qualora dicessi merda e cazzata, mentre tu sei libero di mancare di rispetto con la tua coolness.

                VA DA VIA AL COOL te, tu padre, tu nonno e tutte le vagine che vanno sfornato.

            • daouda scrive:

              A Peucezio ma sei ritardato. Lo sa lo sa che sò maschio è che volé giocà, solo che nun me può ddi che sò frogio lui amico delle minoranze e degli oppressi e fa finta da sbajasse sta merda.

              A Peucé nn me rompe er cazzo. Me fanno schifo loro solo perché vincono loro, stanno a vince, e proprio perché vincono piangono perché la loro rivoluziona è londana ( sto cazzo ).
              QUesta è gente che se crede sveja ma è la peggio ruota del carro , ma pure te che ancora nun hai capito che slavini è un comunista demmerda, capostitpite berlusca, che nun hai mai capito n cazzo de politica, te salvi solo perché oggi fai la parte sconfitta.
              Ma a breve vincerai quindi a breve schifo te e parlo co sto ebette, preferirò.

              Sete tutti bboni a volevve tirà fora dalle fiamme dell’inferno.

          • Peucezio scrive:

            Daouda, non dovresti usare un nickname che finisce per “a”, ti ha preso per una donna.

            INSCO, magari in Italia ci fossero donne così sboccate! Oddio, da voi in Toscana magari qualcuna un po’ più ruspante c’è ancora…

            • mirkhond scrive:

              Daouda infatti è la versione senegalese di Dawud, Davide.
              Che è il vero nome di Daouda, che non è senegalese, ma romano di origine abruzzese. 🙂

            • mirkhond scrive:

              “magari in Italia ci fossero donne così sboccate!”

              A Bari ce ne sono, e qualcuna la conosco personalmente. 🙂

              • Peucezio scrive:

                Vabbè, fra le cozzale…
                Ma non è un tipo di umanità che scrive su blog come questi, anzi, è tanto se sa scrivere 🙂

                Ma le ragazze baresi con un reddito familiare appena decente sono tutte delicatine, si scandalizzano pure se respiri.

                Una cosa che amo del nord è che gli uomini possono fare battute sporche davanti alle donne e loro si divertono anziché rompere i coglioni.

              • Francesco scrive:

                scusa?

                di quale Nord stai parlando?

                l’Afghanistan del Nord, forse

                😉

              • PinoMamet scrive:

                Ne abbiamo già parlato, ma ribadisco che le donne volgari mi dis-erotizzano.

                Non riuscirei a far l’amore con una donna che racconta barzellette sporche neanche se fosse Miss Italia- non che corra questo rischio.

              • mirkhond scrive:

                La penso come Pino.
                Una donna sboccata perde il suo fascino.

  3. mirkhond scrive:

    Miguel quando avrai tempo, parlaci del tuo recente viaggio in Transilvania.

  4. mirkhond scrive:

    Per Habsburgicus

    A proposito di Transilvania, i locali Ungheresi sia protestanti che cattolici (Szekely) sono in genere più religiosi di quelli dell’Ungheria?

    • habsburgicus scrive:

      é sempre difficile valutare questioni così intime….direi però di sì, specialmente i székely
      la Romania é, in genere “più indietro” [sta però cambiando tutto e Miguel potrà darci informazioni di primissima mano] e meno “avanzata” rispetto all’Ungheria, e ciò si riflette anche in un minor grado di “secolarizzazione”
      vero è che la Transilvania [lato sensu intesa, vale a dire, tutte le terre che fecero parte del Regno apostolico d’Ungheria sino al 1918: 1.Transilvania storica, Ardeal/Erdély/Siebenbürgen; 2,Maramureş/Máramaros; 3.Satu Mare/Szatmár; 4.Crişana/Körösvidék; 5.Banat/Bánát] è la parte più “avanzata” della Romania, più “ricca” [tranne Bucarest città, dove oggi ci sono i bani, in profusione] e dunque, si presume anche, più “europea” e “secolarizzata”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Habs

        ” [sta però cambiando tutto e Miguel potrà darci informazioni di primissima mano]”

        Ho passato una splendida serata nel seminterrato di un immenso castello…

        che ha due parti:

        1) una torre non indicata, dove spulciando sul muro ho trovato un interruttore, che mi ha illuminato uno spazio in cui venivano rinchiusi, sorvegliati dall’alto, i prigionieri degli anni Cinquanta, del tutto persi alla Memoria Storica

        2) un sotterraneo in cui mi hanno presentato tutta l’élite del paese, vestiti in modo elegantissimo, per la presentazione di un Progetto della scuola perbene della città, con cibi ottimi offerti dal “catering” locale. Un meraviglioso mondo di parenti, cugini, fratelli-coltelli, signore elegantissime, legami che si forgiano e si riforgiano tra cibo e sorrisi, un po’ menzogne e un po’ profonde verità.

        E c’era una sedicenne commovente che aveva organizzato tutto, e si era vestita perbene, e c’era la direttrice dell’ospedale dall’aria furbissima, e tra le due, per un attimo, coglievi l’ambiguità dell’esistenza umana.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        I siculi quanto si sono romenizzati?

        • mirkhond scrive:

          A quel che mi risulta, parlano ancora il loro linguaggio ungherese che, Habsburgicus mi corregga, presenta qualche differenza dall’Ungherese standard parlato in Ungheria.
          Anzi qualche anno fa, chiesero l’istituzione di una regione autonoma all’interno della Romania.
          Cosa che ha suscitato contrarietà tra i Rumeni.

          • habsburgicus scrive:

            infatti
            sono ancora magiarofoni e ungheresi di sentimenti

            invece si sono romenizzati (credo XVII/XVIII secolo) i csángó (ceangai) che vivono nella VECCHIA Romania [pre-1918], e precisamente nella Moldavia romena vicino a Bacău..sono romeni (e romenofoni) in tutto ma si distinguono dai vicini in quanto cattolici latini..erano serviti da frati in passato, uno dei quali (italiano ovviamente) verso il 1680 pubblicò forse il primissimo testo romeno in caratteri latini (era il romeno dialettale di quelle zone, non il romeno odierno)..a dirla tutta, anche i calvinisti ungheresi di Cluj pubblicarono rari testi “valacchi” in caratteri latini e potrebbero essere anteriori
            il prete del mio paese (non ci vive stabilmente) è un giovane romeno cattolico, uno dei ceangai
            é argomento scottante, per ragioni politico-etniche, ma a me pare abbastanza chiaro che in antiquo i ceangai erano affini agli székely o, se vogliamo dirla in altro modo,
            diconsi székely quelli rimasti nella vecchia Ungheria storica (e in parte protestantizzati, ma assolutamente non tutti)
            diconsi ceangai quelli nel Principato di Moldavia (dal 1859/1862 in Romania), romenizzati linguisticamente

  5. Carlo scrive:

    Per Miguel, giusto tre giorni fa un transilvano (di lingua tedesca) è stato rieletto presidente della Romania per un secondo mandato quinquennale e 23 giorni fa un altro transilvano (omonimo del primo ministro ungherese) è stato nominato primo ministro, la popolazione locale mostrava qualche apprezzamento per questi fatti?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Carlo

      “la popolazione locale mostrava qualche apprezzamento per questi fatti?”

      Abbiamo scoperto quasi per caso che c’era il ballottaggio delle elezioni.

      Nemmeno un manifesto in giro.

      Gli autoctoni ci hanno raccontato che c’era una corrotta e cattiva legata alla cricca di Ceausescu (e in effetti aveva una faccia davvero antipatica, ma non è una prova) e speravano che avrebbe perduto.

      A cena in un ristorante, un grande televisore dava i risultati delle elezioni in diretta, i pochi avventori guardavano ogni tanto in maniera distratta.

      • habsburgicus scrive:

        c’era una corrotta e cattiva legata alla cricca di Ceausescu

        la Viorica Dancila….
        del PSD….che é l’incarnazione presente del PCR/PMR/PCR/FSN/FDSN/PDSR/PSD
        che in Romania ha avuto meno successo di quanto il PCdI/PCI/PDS/DS/PD ha avuto in Italia..o almeno in Toscana 😀

        • habsburgicus scrive:

          in effetti in Romania ‘ste elezioni sono passate quasi inosservate..
          venerdì sera ero uscito con una romena, appena ritornata dalla Romania….e le chiedo, inter alia, delle elezioni
          manco sapeva ci fossero, le elezioni 😀 😀 😀

      • Francesco scrive:

        vedo che sono moooolto indietro rispetto agli avventori assidui

        scusatemi

  6. roberto scrive:

    foto molto significativa, casetta triste e vecchia con due generazioni di pubblicità della coca cola e una moderna di snickers….

  7. Moi scrive:

    … Ma che significato ha “regalo glacial non stop” ?! … Che lingua (o che accozzaglia di lingue) è ?!

  8. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Ma di “very Italians” di tipo “Fàiga Pilgrims” 😉 o “Fàiga Seekers” 🙂 … NON ne hai incontrati ?!

    • habsburgicus scrive:

      ormai vanno in Ucraina, Moi 😀 la Romania é out, come il Baltico, come si lamentano incessantemente sui loro fora 😀
      venti anni fa, magari sì 😀 (in Transilvania, meno, però, anche allora..troppo europea..non si giunse mai alla mancanza di dignità di altre parti della Romania, più “balcaniche” e “levantine”)

      • habsburgicus scrive:

        ed é interessante, per persone come noi attente a queste cose (ancorché da punti di vista talora molto distanti, se non opposti), notare la lenta crescita di un anti-europeismo della fàaiga 😀 😀 😀
        infatti (e a ragione) collegano il fatto che le romene, e le baltiche e le polacche non la diano più [almeno là 😀 di romene di facili costumi sono pieni i locali svizzeri e tedeschi ove ciò è legale :D] con l’adesione all’UE
        e maledicono l’Europa 😀 😀 😀
        chissà, ciò che non poté il ragionameno magari potrà la passera 😀 😀 😀

  9. PinoMamet scrive:

    Ma che vuol dire “Regalo Glacial Non Stop” ??

    • roberto scrive:

      regalo ghiaccio 24/7?

      • Moi scrive:

        … Mo ‘sa m’ in fàghia, mé, ed tótt cal giâz’-lé 😉 ?!

        • Moi scrive:

          … ‘Spettate: forse alla soluzione dell’ enigma ci sono
          arrivato: ma sarebbe pazzesco !!!

          … In Romania ci sono ancora case rurali con la “ghiacciaia” non-elettrica invece che il frigo ?!?!

          NON a caso il “vero” termine dialettale in Emilia Romagna sarebbe “giaz’arén” , che però riflette appunto un mondo arcaico !

          Un mondo remotissimo in cui ancora non c’era neppure “al cesso in cà” 😉 , che fino ai primissimi Anni Sessanta , in campagna era ancora uno Status Symbol 😀 ! … Solo nelle pagine di Guareschi, oggidì, se ne serba memoria !

          • Moi scrive:

            ovviamete c’erano e ci sono tanti metodi , spesso molto antichi, alternativi al freddo per conservare … tra fumo, spezie, olii, aceti, miele, ecc …

  10. mirkhond scrive:

    “Ma le ragazze baresi con un reddito familiare appena decente sono tutte delicatine, si scandalizzano pure se respiri.

    Una cosa che amo del nord è che gli uomini possono fare battute sporche davanti alle donne e loro si divertono anziché rompere i coglioni.”

    Pensavo fosse il contrario.

    • roberto scrive:

      pure io pensavo il contrario!

      senza che l’aneddoto sia statistica, quelle con le quali mi capita più spesso di poter fare battute zozze sono le francesi e spagnole. andando verso nord, il rischio del processo per molestie è troppo alto

      • Peucezio scrive:

        Francesi e spagnole sì.
        Le spagnole sono dei carrettieri loro stesse.
        Le russe invece si scandalizzano per tutto (malgrado i loro uomini siano sboccatissimi).
        Delle nordiche non sapevo, le facevo molto più sportive.
        Non dicono mai parolacce? O non puoi dirle tu con loro, ma loro sì?

        Comunque, strano vi meravigliate: si sa che le ragazze del nord sono meno bigotte.
        Forse quelle del centro lo sono ancora meno.
        Ma io mi ricordo anche da bambino a Milano le ragazze che ne dicevano di tutti i colori. Adesso meno, ma un po’ le dicono e se le dici tu, certo non si scompongono.
        Una volta la cosa era anche legata alla classe sociale, ma tolta una certa borghesia schizzinosa, le donne milanesi erano abituate a uomini che ne dicevano veramente di tutti i colori: battute di una scurrilità che non immaginate.
        Oggi si è tutto più livellato e comunque non ci sono più uomini con una fantasia tale da fare battute davvero scurrili.

        • Roberto scrive:

          “ nordiche”

          Non parlavo di parolacce ma di battute zozze, che vengono prese malissimo….ma pure un semplice complimento viene visto immediatamente come un tentativo di “provarci”

          • Peucezio scrive:

            D’accordo, sul complimento so che ormai siamo a queste follie.
            Mi chiedo perché non si mettono direttamente la cintura di castità, visto che tutto è molestia e violenza sessuale.

            Ma io non mi riferivo solo alle battute che in qualche modo possono implicare la controparte femminile.
            Ma, chessò, io posso raccontare di essere appena andato a cagare e descrivere con dovizia di particolari le forme e le caratteristiche degli stronzi che ho partorito.
            Questo davvero non vedo in che modo possa essere inteso come “molestia”.

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Habs e Peucezio

    Domanda:

    Ho letto vagamente che il romeno avrebbe qualcosa a che fare con i dialetti del Meridione italiano.

    Potete elaborare?

    • habsburgicus scrive:

      @Miguel

      si..
      al momento sono via e posso risponderti solo in breve, comunque da un punto di vista storico (linguisticamente ti dirà molto meglio Peucezio), penso che i motivi siano due
      1.il fatto che i legionari romani che si stabilirono in Dacia erano soprattutto italiani peninsulari, o non italici (latinizzati però col “romano de Roma” o una buona approssimazione)
      2.per le ragioni cui accenna Mirkhond
      in sostanza vi è una divisione linguistica alla linea gotica fra le lingue neolatine (ma è campo di Peucezio !)
      l’italiano “vero” (quello della Penisola) e la latinità balcanica (il dalmata estinto, il romeno esistente) sono una cosa (latinità orientale)
      noi del Nord e la Gallia (e la Catalogna), più la Rezia, siamo un’altra cosa (latinità occidentale)
      poi c’è l’Iberia, credo più vicina alla Gallia, ma non sarei così sicuro

      • PinoMamet scrive:

        Credo che l’Iberia (latina) faccia tutta una famiglia con la Gallia (latina)… non sono sicuro al cento per cento.

      • Peucezio scrive:

        Sì: la Romània occidentale comprende tutta la Spagna, la Francia e il nord Italia, quindi portoghese, castigliano, catalano, francesce, francoprovenzale, occitano, ladino (lato sensu), con tutte i rispettivi dialetti e varietà locali, dialetti dell’Italia settentrionale (quindi galloitalici e veneti); orientale comprende l’italiano con tutti i dialetti italiani centro-meridionali, sotto la linea Massa-Senigallia e il rumeno. Il dalmatico credo stia un po’ a metà, ma sia classificato come orientale (dopo controllo).
        Dice: ma il sardo? Il sardo come al solito fa parte a sé: è arcaico.
        Ma forse è più simile al gruppo occidentale che a quello orientale. D’altronde faceva probabilmente parte di un ramo meridionale, nordafricano, per il resto estintosi.

        Il discrimine fondamentale consiste nella lenizione delle occlusive sorde intervocaliche (ruota vs “ruoda”, con le mille variazioni possibili), anche se non va inteso in senso rigoroso (in toscano e, conseguentemente in italiano, ci sono tante parole che sonorizzano e i linguisti sono impazziti e si sono accapigliati per spiegarne il motivo, senza venirne a capo: prendi lago, luogo, strada, padre, madre, riva, ecc. ecc.; in alcuni dialetti aragonesi non c’è la sonorizzazione; inoltre in parte dell’Italia centromeridionale c’è una sonorizzazione non fonologizzata, il tipico “la bolidiga” dei romani, che però distinguono bene questi suoni dai rispettivi sonori veri e propri – se volete approfondisco ma entreremmo in sottilissime questioni di fonetica articolatoria).
        Il sardo ha una sonorizzazione recente, che non riguarda, di massima, le varietà logudoresi.
        Altro tratto fondamentale collegato al primo è la degeminazione delle consonanti doppie (it. gatto vs sp. gato), che si riscontra anche nell’italiano locale dei settentrionali delle vecchie generazioni, che d’altra parte, come anche gli spangoli, tendono a pronunciare queste scempie come leggermente più intense delle nostre.
        Un terzo tratto, rilevante anche per le sue conseguenze morfologiche, è la conservazione della -s finale, sempre in area occidentale, che però può cadere secondariamente (si pensi al francese, a varie parlate andaluse, alla maggior parte dell’Italia settentrionale).
        Le conseguenze morfologiche sono essenzialmente il fatto che nelle lingue romanze occidentali -s è rimasto come morfema di plurale e di seconda persona dei verbi, conservandosi la vocale tematica (prendiamo lo spagnolo: casa, casas; gato, gatos; hombre, hombres, el quiere, tu quieres; il francese ha innovato troppo e non si capisce più niente), mentre nelle lingue orientali, che mal tollerano consonanti finali, è proprio la vocale a cambiare, perché i plurali vengono dai nominativi anziché dagli accusativi (anche se per il femminile plurale italiano la cosa è controversa: Rohlfs sosteneva di sì, ma gli altri pensano a un -AS > -ES (per palaralizzazione di “a” causata dalla “s”) > -E.
        La Sardegna in ciò starebbe con l’Occidente.
        Però anche qui la situazione sul piano geografico non è per nulla netta: anche i dialetti odierni dell’Italia settentrionale hanno desinenze plurali in -i e -e (o un’evoluzione a partire da esse), mentre la sopravvivenza di -s come morfema verbale è ormai del tutto residuale (le forme interrogative veneziane monosillabiche del tipo “che fàs-tu?”, “vàs-tu” e simili).
        E d’altronde nell’ara Lausberg, fra Lucania e Calabria, ci sono desinenze verbali in -s (e anche in -t) che sopravvivono.
        Quindi, insomma, è una partizione comoda, nel complesso valida, ma non va presa in senso assoluto.

        • mirkhond scrive:

          “D’altronde faceva probabilmente parte di un ramo meridionale, nordafricano, per il resto estintosi.”

          Ne sono convinto anch’io, anche perché pare che almeno una componente etnica dei Sardi prelatini fosse di origine berbera.

          • PinoMamet scrive:

            “D’altronde faceva probabilmente parte di un ramo meridionale, nordafricano, per il resto estintosi.”

            che peccato però che si sia estinto!

            Non sono mai stato un appassionato di ucronie, lo sapete, ma per le lingue (specialmente quelle della latinità) faccio eccezione, e ammetto che avrei amato una latinità- pur variegata, anzi, meglio ancora- che andasse dal Vallo di Adriano all’Atlante o al Sahara…

        • Peucezio scrive:

          Non mi sbagliavo sul dalmatico: è orientale, viene classificato come di passaggio fra l’italo-romanzo e il balcano-romanzo (rumeno), ignora ogni forma di lenizione delle sorde intervocaliche e infatti ciò lo distingueva nettamente dai dialetti veneti della zona.

          • mirkhond scrive:

            L’umanista dalmata Giovanni Lucio di Traù (1604-1679) diceva che il Dalmatico era più simile alle parlate dell’Abruzzo e della Puglia che a quelle del Veneto e della Lombardia.
            E ai suoi tempi il Dalmatico era ancora parlato, sebbene ormai solo a Veglia dove si sarebbe estinto alla fine dell’800.

  12. mirkhond scrive:

    Il Rumeno appartiene al gruppo delle lingue latine orientali, di cui fanno parte i nostri dialetti.
    Comunque la linguistica sostiene che le origini del Rumeno, siano a sud del Danubio nell’area tra le attuali Serbia, Bulgaria, Macedonia settentrionale e Kosovo, a contatto ad ovest con i parlanti del protoalbanese, che avrebbe costitito il suo substrato prelatino.
    Dunque un gruppo latino formatosi su una base almeno in parte illirica.

  13. mirkhond scrive:

    Anche l’estinto Dalmatico presentava elementi di contatto tra le parlate pugliesi e abruzzesi e quelle valacche.

    • daouda scrive:

      ma sta storia del legame albanese e rumeno???

      • daouda scrive:

        ah ok.

        ma per esempio qualcuno ha mai voluto vedere simiglianze tra arumeno ed arvanitico?

        • mirkhond scrive:

          Il Valacco da cui è derivato il Rumeno, fino al X secolo dopo Cristo, costituiva un grosso blocco linguistico, e solo da quell’epoca cominciò a frantumarsi in una diaspora di pastori seminomadi tra Mar Nero e Istria.
          L’area in cui si formò il protovalacco in epoca preromana doveva essere abitata da genti illiriche o traco-illiriche.
          Che si latinizzarono a differenza dei protoalbanesi che rimasero illirofoni seppure con una forte influenza del Latino.
          Da ciò si deduce che il suo urheimat fosse tra le antiche provincie romane di Mesia, Dacia Ripense, Dardania e Macedonia, e cioé le attuali Serbia orientale, Bulgaria nordoccidentale, Macedonia settentrionale e Kosovo.
          Gli antenati dei Rumeni, costituenti il più grosso nucleo valacco, cominciarono ad attraversare il Danubio e a stanziarsi a nord di esso, solo a partire dal XII-XIII secolo, stabilendosi prima nelle steppe cumane che da loro presero il nome di Valacchia o Ungrovalacchia (perché vassalle dell’Ungheria), e da lì sempre di più in Transilvania e con la conquista ungherese delle steppe tra Carpazi e Dniestr nel 1345, anche in quella che sarebbe divenuta la Moldavia.
          In Transilvania, regione ungherese, già nel XV secolo i Valacchi dovettero diventare numerosi, ed essendo ortodossi, le popolazioni dominanti allora tutte cattoliche, Ungheresi, Szekely e Sassoni, crearono l’Unione delle Tre Nazioni o Unione Fraterna (1437-1438), chiudendosi di fronte ai Valacchi che restavano sudditi di serie b, perché appunto non cattolici.
          Ne le cose cambiarono col XVI secolo, quando al seguito della conquista ottomana dell’Ungheria (1541) la Transilvania divenne un principato autonomo ma sempre dominato dagli Ungheresi, i quali divennero quasi tutti calvinisti e unitariani, i Szekely rimasero in gran parte cattolici e i Sassoni aderirono in blocco al Luteranesimo.
          Ma l’Unione delle Tre Nazioni sopravvisse con i Valacchi sempre discriminati seppure diventarono gradualmente la maggioranza della popolazione transilvana.
          Nel 1784 i rappresentanti dei Valacchi chiesero all’imperatore Giuseppe II (1780-1790) la fine del regime di disparità giuridica e di essere considerati la quarta nazione transilvana alla pari delle tre dominanti, ma queste ultime fecero ancora una volta blocco unico e riuscirono ad impedire la cessazione delle discriminazioni.
          Con l’istituzione dell’Austria-Ungheria nel 1867, le autorità ungheresi imposero una politica di magiarizzazione linguistico-culturale a quella che ormai era diventata la stragrande maggioranza della popolazione transilvana, ma era troppo tardi, in quanto i Valacchi avevano già elaborato una coscienza nazionale e non erano disposti a magiarizzarsi.
          E così nel 1918, col crollo dell’Austria-Ungheria, finirono anche i privilegi delle tre nazioni non valacche e le nuove autorità rumene rovesciarono su di esse le discriminazioni patite dai Valacchi.
          Politica di oppressione continuata anche sotto il regime comunista di Ceausescu, a dispetto dell’internazionalismo proletario.

  14. mirkhond scrive:

    “1.il fatto che i legionari romani che si stabilirono in Dacia erano soprattutto italiani peninsulari, o non italici (latinizzati però col “romano de Roma” o una buona approssimazione)”

    Mah, all’epoca della conquista romana della Dacia (101-106 d.C.) però, l’Italia penisulare non forniva più legionari, almeno dall’epoca di Vespasiano (69-79 d.C.), ma praticamente già da prima.
    Ricordiamoci la Guerra di Perugia del 41-40 a.C., esplosa contro la leva richiesta da Ottaviano e sintomatica della stanchezza e dell’esaurimento sociale e demografico delle popolazioni italiche nel sostenere le spinte espansionistiche di Roma.
    Del resto già il grosso dei legionari di Cesare era costituito da cisalpini latinizzati, e con l’Impero di fatto gli Italici ormai avevano cessato di essere una riserva di legionari.
    Gli italici del nord, gli ex cisalpini pare che continuassero a fornire legionari fino all’epoca di Adriano (117-138 d.C.).
    Comunque sia, al tempo della conquista della Dacia ad opera di Traiano (98-117 d.C.) i legionari erano ormai quasi tutti reclutati nelle province dell’impero.
    Dunque le evidenti somiglianze tra le parlate valacche e i dialetti italiani meridionali è più probabile che derivino da un comune sostrato illirico prelatino transadriatico.
    Tenendo conto, che i Romani colonizzarono la Dacia con genti provenienti anche dalla Dalmazia, e che sotto Aureliano (270-275 d.C.) essa venne sgomberata con la popolazione romanizzata ricollocata a sud del Danubio, dove fu creata una nuova provincia chiamata Dacia Ripense.
    Nella Dacia propriamente detta, l’archeologia mostra la continuità di un insediamento romano solo in ciò che restava dei grandi centri urbani come Sarmizegetusa, e con un’esistenza sempre più stentata e con una graduale fuga nel territorio romano a sud del Danubio lungo il secolo tra lo sgombero della Dacia e l’arrivo degli Unni (271/274-375 d.C.).

    • PinoMamet scrive:

      Concordo in tutto con l’informatissimo intervento di Mirkhond.

      Aggiungo aneddoticamente che quando sono stato in Romania (e anche nella sottotitolazione del doppiaggio del film bilingue a cui lavorai) ho avuto spesso l’impressione di sentir parlare qualche dialetto pugliese…

      impressione confermatami da altri membri italiani della troupe.

      • mirkhond scrive:

        Anni fa vidi un film rumeno, Dupa dealuri cioé Oltre le colline, ispirato ad una storia vera.
        Ascoltandolo con mia sorella ci sembrava di udire un pugliese inframmezzato con termini slavi. 🙂

        • Roberto scrive:

          Ah ecco perché non si capisce niente ?

          • mirkhond scrive:

            L’hai visto anche tu?

          • roberto scrive:

            no intendevo “non si capisce niente in rumeno”

            • PinoMamet scrive:

              Ti dirò, io da quel film in cui lavorai;
              dalle interviste che mi fecero (!) in romeno;
              dai viaggi là;
              da altri film o cortometraggi visti;
              da una studentessa romena appena immigrata alla quale tentavo di fare lezione (storia greca, primo anno delle superiori) proiettando Wikipedia in romeno;

              ricavai l’impressione (che ho già riportato in altri commenti) di una lingua strana, in cui si capisce magari il 50% di una frase, una intera dopo che è praticamente identica all’italiano, un’altra dopo completamente diversa…

              scritto, è molto più comprensibile di parlato; non solo per i soliti ovvii motivi, ma anche perché di molte parole risulta chiara l’etimologia latina.

              • mirkhond scrive:

                Questo deriva anche dalla Scuola Transilvana, un gruppo di linguisti vissuti a cavallo tra ‘700 e ‘800, i quali “purificarono” la lingua rumena standard dai termini slavi, per sostituirli il più possibili con termini latini e italiani.
                Questa riforma della lingua ufficiale rumena comportò l’abbandono dell’alfabeto cirillico per quello latino e sia nella letteratura che nella liturgia ortodossa l’abbandono del Paleoslavo a favore di questo Rumeno riformato dopo averne risciacquato i panni 🙂 tra Arno e Tevere.
                Paleoslavo e alfabeto cirillico i Valacchi utilizzarono fino ad allora in quanto vennero ricristianizzati dai discepoli dei santi Cirillo e Metodio nel IX-X secolo, all’epoca in cui vivevano ancora a sud del Danubio e circondati da genti slave serbe e bulgare.

              • habsburgicus scrive:

                nella liturgia ortodossa l’abbandono del Paleoslavo

                il paleoslavo nella liturgia fu abbandonato già a metà XVII secolo, in favore del romeno cirillico (valacco)..
                la scuola transilvana (Maior, Şincai ecc) non c’entra
                il romeno fu de-cirillizzato fra 1830 e 1862 (all’inizio con un alfabeto misto di cui talora pubblicai specimina su facebook), ma la liturgia restò in cirillico (ignoro se quello antico -probabile, o quello misto) sino ai 1890′
                poi ci fu il cambio e del cirillico se ne perse financo il ricordo..
                e oggi molti romeni si offenderebbero se uno dicesse loro che i loro antenati usarono sino ad epoche relativamente recenti il cirillico 😀

              • mirkhond scrive:

                La riforma linguistica del Rumeno standard con l’abbandono dei termini slavi a favore di quelli latini e italiani, si dovette alla Scuola Transilvana.
                Transilvania che dal punto di vista della lingua, fu la Toscana dei Rumeni.
                Questo, lo apprendo dal Lessico Treccani alla voce Romania.
                Valacchia e Moldavia erano più arretrate e conservatrici e solo più tardi adottarono le riforme linguistiche elaborate nella mitteleuropea Transilvania.

              • habsburgicus scrive:

                vi riporto una statistica non facilmente rinvenibile (da Drake Francis) che mostra il carattere “religioso” della cultura romena (valacca) nei Principati sino ad Ottocento inoltrato
                P.S tutti questi libri sono in cirillico

                Libri religiosi nei Principati, 1766-1830 (gli altri sono secolari)
                1766-1770: 21 su 21 tutti
                1771-1775: 12 su 13
                1776-1780: 31 su 32
                1781-1785: 31 su 34
                1786-1790: 15 su 19
                1791-1795: 23 su 30
                1796-1800: 10 su 14
                1801-1805: 11 su 11 tutti
                1806-1810: 19 su 20
                1811-1815: 34 su 42
                1816-1820: 70 su 92
                1821-1825: 24 su 48 pari
                1826-1830: 40 su 89 per la prima volta quelli secolari superano quelli religiosi

              • mirkhond scrive:

                “e oggi molti romeni si offenderebbero se uno dicesse loro che i loro antenati usarono sino ad epoche relativamente recenti il cirillico ?”

                I Rumeni sono permalosissimi nelle questioni identitarie e nazionali.
                Come ho appurato di persona. 🙂

              • habsburgicus scrive:

                quindi per tutto il Settecento (secolo che così a Est non è un secolo di “sinistra” come da noi :D) i libri religiosi erano dal 100 al 95 % del totale !
                Voltaire non era arrivati così a rasărit 😀 (Oriente in romeno)

              • habsburgicus scrive:

                invece nell’Impero asburgico (Transilvania !) il cambio ci fu molto prima..effetto delle riforme del massonissimo Giuseppe II

                Libri religiosi nell’Impero asburgico, 1766-1830 (gli altri sono secolari)
                1766-1770: 11 su 13
                1771-1775: 11 su 13
                1776-1780: 15 su 19
                1781-1785: 11 su 22 pari
                1786-1790: 13 su 28 il numero di quelli secolari è per la prima volta maggiore
                1791-1795: 17 su 28
                1796-1800: 11 su 23 di nuovo vengono superati da quelli secolari
                1801-1805: 33 su 52
                1806-1810: 38 su 69 per l’ultima volta sono in maggioranza
                1811-1815: 24 su 63 da qui in poi predominano quelli secolari
                1816-1820: 25 su 61
                1821-1825: 15 su 46
                1826-1830: 21 su 70

              • habsburgicus scrive:

                La riforma linguistica del Rumeno standard

                non mi sono spiegato
                1.la riforma linguistica SI (diciamo, anacronisticamente, l’ataturchizzazione del romeno 😀 per citare la more successful di tali riforme)
                2.l’introduzione del romeno (valacco) nella liturgia NO, é anteriore

              • mirkhond scrive:

                “2.l’introduzione del romeno (valacco) nella liturgia NO, é anteriore”

                Avvenne prima in Transilvania, oppure nei principati valacchi danubiani?

              • habsburgicus scrive:

                nei Principati
                i valacchi di Transilvania, come hai ben detto, erano privi di ogni autonomia
                nel 1698/1700 i valacchi di Transilvania divennero bon gré mal gré uniti, ma nei 1760′ una parte tornò all’ortodossia e fu de facto posta sotto il clero serbo-asburgico che, comprensibilmente, impedì ogni latinizzazione
                solo nel 1864 i romeni ortodossi di Transilvania acquisirono indipendenza (Metropolita romeno-ortodosso di Sibiu divenne il leggendario Andrei Şaguna
                nel 1873 i romeni-ortodossi di Czernowitz*, anch’essi asburgici, ma non ungheresi (la Bucovina era Austria !) divennero indipendenti sotto un Metropolita lì residente, quasi sempre romeno, pur avendo molti ruteni (che non contavano nulla)…aveva autorità, formale, su tutti gli ortodossi di Cisleitania dunque anche sulle diocesi serbe di Dalmazia e le parrocchie serbe di Trieste !

                *Černivci/Cernăuţi

              • Roberto scrive:

                “scritto, è molto più comprensibile di parlato”

                Mi tocca in sorte da un mese (e fino a Natale) di sostituire una collega rumena sfortunatamente malata. Ammetto di essere in grossa difficoltà a leggere documenti giuridici rumeni (iniziamo da sentenza che si dice hôtarâre)….però è pur vero che sono un po’ zuccone con le lingue

              • Roberto scrive:

                Ho sbagliato i cazzabubboli, vanno tutti e due sulle A non sulla O

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Ho sbagliato i cazzabubboli, vanno tutti e due sulle A non sulla O”

                Però questa volta ho avuto una imersiune completa in lingua romena.

                Dalla mattina alla sera ad ascoltarli parlare, che il primo giorno non capivo niente, l’ultimo capivo il 50%.

                Credo che in un mese, riuscirei a cavarmela.

              • mirkhond scrive:

                “però è pur vero che sono un po’ zuccone con le lingue”

                E io che dovrei dire? 🙂

              • Roberto scrive:

                Che non solo sei zuccone ma sei pure pigro. Io almeno mi sforzo
                🙂

              • Peucezio scrive:

                Una volta nessuno si faceva questi problemi.
                La gente si spostava ma mica faceva prima un corso di lingua, magari con tanto di CD per imparare la pronuncia!
                Ci si spostava e basta, ci si capiva a gesti, poi si cominciava ad assimilare un po’ di lessico elementare e così via.

              • Roberto scrive:

                Peucezio
                Credo che sia ancora oggi il caso della stragrande maggioranza di chi si sposta.

              • PinoMamet scrive:

                ..e lo trovo il metodo più salutare, e anche il più simpatico, tutto sommato 😉

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Be’, ma fuori al supermercato è sempre pieno di gente che si è spostata senza nessuna preparazione e che la lingua l’ha imparata sul posto. Mi sembra che gli sia andata di lusso, no?

  15. Miguel Martinez scrive:

    Diciannove “estremisti nazisti” di Enna indagati, vedo.

    Come sempre, per le loro esternazioni sui “social”.

    Se tra di noi si annida qualche volenteroso giudeofobo, potrebbe gentilmente informare i suoi ambienti che non è bello che un ariano lavori per il signor Zuckerberg?

    Prima ti spolpa a lavorare gratuitamente per lui, poi ti manda al macero.

    Ah, mi è anche giunta voce di un noto esponente dell’estrema destra antiglobalista, che si è pure lamentato perché quando si è presentato per fare il turno di notte a gratis nella Fabbrica Montezucchero, ha trovato i cancelli chiusi.

    • Z. scrive:

      Tu devi leggere Horror Market, una storia di Dylan Dog di una ventina di anni fa.

      La consiglio a tutti, ma in particolare a te.

      • Moi scrive:

        Mica facile da rinvenire … la prima storia a fumetti di Dylan Dog è del 1968 !

        … Avrai sentito la recentissima polemica sulla capitolazione dell’ autore Tiziano Sclavi al “Gender Friendly” :

        di un personaggio come quello (disegnato sosia del giovine Rupert Everett, che si guzza una cliente “diversa” a episodio , per poi sposare il suo Maggiordomo (disegnato sosia di Groucho Marx, anche come tipo di umorismo)

  16. habsburgicus scrive:

    sul fascino della storia romena, quella “vera” non quella “ideologizzata”

    io condivido in toto il titolo di un celebre libro del grande storico liberale Gheorghe Brătiănu*, della celebre “dinastia” politica (deportato verso il 1950 durante il terrore rpsso e la lotta contro i “duşmani al poporului=nemici del popolo”, perirà nel campo della morte di Sighet vittima del comunismo, credo nel 1953..fu riabilitato sotto Ceauşescu)
    “O enigmă şi miracol istoric: poporul român” (Un enigma e miracolo storico: il popolo romeno” !

    *era amico del citato Sturdza; Gheorghe era filo-tedesco a differenza di altri Brătiănu, francofili (ma “accettò” il 23 agosto)

  17. mirkhond scrive:

    Il libro parla dell’origine dei Rumeni, ovviamente dal punto di vista del nazionalismo rumeno?

    • habsburgicus scrive:

      si…..essendo “cani e gatti” (così ci ricolleghiamo alla gatta di Miguel e incredibile dictu torniamo in tema..ma in altro post 😀 😀 :D), se la prendeva con gli ungheresi !
      fu tradotto anche in italiano, per far conoscere il punto di vista romeno in un’Italia ove Mussolini favoriva gli ungheresi

      • habsburgicus scrive:

        scrisse anche nel 1943, in francese, “Originea et formation de l’unité roumaine!, che tratta soprattutto la storia diplomatica da fine ‘700..ha un’ottima tavola cronologia alla fine
        il libro ha in prima pagina l’indirizzo dell’Istituto di Storia Universale N. Iorga, che era Bulevardul Mareşal Antonescu 3…
        bastò quello, dopo poco più di un anno, per far ritirare il libro e mandarlo al macero 😀

        • habsburgicus scrive:

          Gheorghe Brătiănu, oltre ad ammirare Antonescu per il suo patriottismo (come molti) collimava in questo con il (primo) Conducător..sognava di revisionare le frontiere romane MA CON L’ASSENSO DELL’ASSE… prima attraverso AH e BM, poi solo attraverso AH….
          era ancora “interno” al mondo dell’Asse..l’Asse aveva tolto, l’Asse poteva dare
          gli uomini che faranno il 23 agosto volevano la stessa cosa, ma con l’ASSENSO DI CHURCHILL
          alla fine vinse Stalin, ridiede la Transilvania ai romeni (non si decise del tutto sino al 1945, anzi forse sino al 1946) ma si riprese Bessarabia e Bucovina del nord
          ma se la pappò tutta 😀

  18. Peucezio scrive:

    O.T.:
    ho sempre ammesso che oggi dal punto di vista della salute si viva molto meglio di un tempo, però abbiamo comunque serie storture da correggere:
    https://terrarealtime.blogspot.com/2016/08/il-cancro-e-artificiale-nellantichita.html?fbclid=IwAR3PmYJzRktV05nTp5tbOKcbIN-9nhtxVk8jM_-CrmvkoseDBXGaewbpRHk

    • mirkhond scrive:

      Anni fa Piero Angela disse che il cancro è il prezzo da pagare per il nostro benessere.
      Ma è un prezzo pesantissimo che ricade sul malato e sui famigliari più stretti che sono impotenti.
      Più l’agonia dura, più si diventa cattivi e le famiglie si distruggono accusandosi a vicenda e riempiendosi di sensi di colpa.
      Eppure nonostante queste TRAGEDIE non si vuole ripensare lo sviluppo industriale, ne la decrescita che non può essere felice per chi ha conosciuto il benessere economico, ma diventa una NECESSITA’ se vogliamo sopravvivere come specie.
      Ma senza l’industria dicono, la popolazione mondiale si ridurrebbe di 9/10 e molti di noi sarebbero tra quei morti.
      E allora?
      Allora non volete, non potete rinunciare all’industria pur sapendo le conseguenze che comporta per la nostra salute?
      Allora legalizzate finalmente l’eutanasia in modo da evitarci sofferenze atroci ed evitarle ai nostri famigliari più stretti.
      Tanto dovendo comunque morire, se moriamo un anno prima o dopo, un mese prima o dopo cosa cambia?
      Almeno moriamo senza soffrire.
      E invece gran parte del mondo cattolico e i partiti di destra non vogliono rinunciare all’industria e ci negano il fine vita dignitoso, in nome di un malinteso diritto alla vita a tutti i costi, anche i peggiori, e ad un’industria che ci porterà solo nel baratro.
      E anche per questo, e rispondo a Peucezio, NON posso votare Salvini e Meloni, perché se mi ammalassi, mi farebbero morire tra atroci sofferenze.
      Mentre su questi argomenti noto il profilo basso di papa Francesco, a differenza del non rimpianto B16 che contro l’eutanasia rompeva i coglioni un giorno sì e uno no.

      • Francesco scrive:

        secondo me quei due lì sono prontissimi a votare l’eutanasia, essendo interni al relativismo imperante, come lo sei tu quando poni te stesso come criterio supremo di questa cosa

        pur conoscendo i duemila anni di storia e pensiero cristiano in merito

        ah, nel tuo intervento hai disinvoltamente propugnato di accoppare – o lasciar crepare di fame – il 90% dei tuoi fratelli uomini: mi sa che neppure Papa Francesco sarebbe d’accordo (Pannella sì invece)

        • mirkhond scrive:

          Per 2000 anni la Chiesa ha insegnato a non temere la morte.
          Oggi invece si fa paladina di un vitalismo easperato, dato che la tecnologia e la scienza possono tenerre in vita a lungo delle non più vite.

          • mirkhond scrive:

            “ah, nel tuo intervento hai disinvoltamente propugnato di accoppare – o lasciar crepare di fame – il 90% dei tuoi fratelli uomini:”

            Io non ho la soluzione in tasca.
            Però se continuiamo con la devastazione dissennata di questo pianeta in cui, in attesa di trovare delle cornucopie stellari da saccheggiare, siamo condannati a vivere, stai sicuro che creperemo tutti e male, non al 90 ma al 100%!

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Mirkhond

              “Però se continuiamo con la devastazione dissennata di questo pianeta in cui, in attesa di trovare delle cornucopie stellari da saccheggiare, siamo condannati a vivere, stai sicuro che creperemo tutti e male, non al 90 ma al 100%!”

              Infatti

          • mirkhond scrive:

            esasperato

          • Peucezio scrive:

            Mirkhond,
            “Per 2000 anni la Chiesa ha insegnato a non temere la morte.”

            Vero. Ma ha insegnato anche a non temere la sofferenza.

            Il principio liberale ed eudemonistico per cui ognuno è padrone della propria vita e se non è foriera di piacere, ha diritto a sopprimersela (e magari anche a sopprimere arbitrariamente quella altrui, se ritiene non sia appagante) non ha nulla a che fare col trascendentismo cristiano, che riteneva questa vita un mero passaggio, il cui arbitro restava però sempre Dio (la Chiesa non ha mai tollerato il suicidio, in qualunque forma).

            Questo a livello storico. Poi ovviamente resta il rispetto per la storia e la sensibilità di ognuno, per cui comprendo i sentimenti che ti portano a sostenere le tue posizioni.

            In un’ottica liberale (che non è la mia, ma almeno cerchiamo di fare in modo che lo stato rispeti la nostra sfera individuale, visto che molto altro non può più darci), direi che in nessun caso può essere tollerata la soppressione di qualcuno che non l’abbia preventivamente (o al momento, se è in grado) chiesto in modo esplicito (altrimenti è scavalcamento della volontà altrui e omicidio) e lo stesso vale ovviamente per l’aborto: se proprio si può tollerare la morte come espressione di libertà, non può essere inflitta contro la volontà dell’interessato, altrimenti è assassinio e basta.

            • mirkhond scrive:

              Quello che penso è che bisognerebbe vedere caso per caso e non essere chiusi a prescindere come da parte di una certa chiesa e dalle forze politiche di destra.
              Quello che sostengo è il trstamento biologico, in modo da impedire l’accanimento terapeutico a chi non lo vuole e non è in grado di sopportare.

            • mirkhond scrive:

              Quanto alla sofferenza è anche vero che prima quando ci si ammalava gravemente, si moriva in tempi relativamente brevi, in casa propria e circondati dalle cure di tanti famigliari.
              Oggi le famiglie, almeno quelle numerose e unite non esistono più, la scienza ti permette di vivere più a lungo ma anche in condizioni peggiori, e l’agonia può diventare lunga e devastante.
              Infine si muore in ospedale che è il luogo più alienante dopo il carcere in cui un essere umano debba finire i suoi giorni.
              Senza la propria intimità, senza le proprie cose, i propri oggetti, i propri ricordi, e tra persone estranee e insopportabili.
              Inoltte per il famigliare stretto rimasto diventa difficilissimo assisterti, perché si è impotenti e si finisce per subire un INFERNO accanto al malato terminale.

              • Peucezio scrive:

                Mirkhond,
                “Infine si muore in ospedale che è il luogo più alienante dopo il carcere in cui un essere umano debba finire i suoi giorni.
                Senza la propria intimità, senza le proprie cose, i propri oggetti, i propri ricordi, e tra persone estranee e insopportabili.”

                Su questo hai ragionissima (ma in generale su come è diventata alienata la malattia e la morte).

                Mi chiedo per quale cavolo di motivo non si può trovare un modo di fare sì che quando uno è spacciato e si sa che tanto sta per morire, non può tornarsene a morire in santa pace a casa sua!
                Nasciamo in ospedale e moriamo in ospedale, come se la nascita e la morte fossero eventi patologici e non fisiologici.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma certo che puoi morirtene a casa tua. Muori in ospedale solo se non eri poi così spacciato, oppure se eri sottoposto a importanti cure palliative (che spesso e volentieri, però, sono erogate anche da strutture non ospedaliere).

              • Peucezio scrive:

                Ma in concreto non succede mai.

              • roberto scrive:

                “non può tornarsene a morire in santa pace a casa sua!”

                questo è successo nel 100% delle persone che conosco che sono morte. non conosco nessuno morto in ospedale.

              • PinoMamet scrive:

                Io ne conosco sia morte in ospedale- direi i più- che a casa.

                Ne conosco anche di dimessi biecamente dall’ospedale praticamente in punto di morte (morti poche ore dopo, per intenderci) probabilmente per figurare meglio nelle statistiche…

              • Peucezio scrive:

                Allora dev’essere una cosa recentissima.
                Io non ho mai sentito di nessuno morto in casa, da quando sono nato.

              • roberto scrive:

                non so, penso alle mie due nonne nel 2000 e 2001 (quest’ultima con un tumore ma rimasta a casa fino all’ultimo momento)

  19. Miguel Martinez scrive:

    A proposito di campagna elettorale presidenziale in Romania, gli unici poster in assoluto che ho visto con facce umane erano di questo notevole signore qui:

    https://albertignatenkoprof.com/en/

    https://albertignatenkoprof.com/en/about-the-author

    https://newgoldenage.org/en/

    commento critico:

    https://www.reddit.com/r/Romania/comments/bds9bj/escrocherie_sold_out_albert_ignatenko/

  20. Moi scrive:

    … da quelle parti si può incontrare anche qualcheautoproclamato (?) “Re degli Zingari” [in senso Romantico] tipo la dinastia (?) dei Cioabă :

    https://ro.wikipedia.org/wiki/Florin_Cioab%C4%83

    😉

  21. guido doria scrive:

    Noto che oggi in transilvania Dracul è passato dalle sacche di sangue alla CC giacciata

  22. mirkhond scrive:

    “essendo interni al relativismo imperante, come lo sei tu quando poni te stesso come criterio supremo di questa cosa”

    Posso parlare per la mia esperienza personale, in cui nella prova datami da Dio ho FALLITO miseramente, trovandomi davanti a situazioni che non augurerei al mio peggior nemico se ce l’avessi.
    Prima di criticare chi chiede l’eutanasia, bisognerebbe vivere l’esperienza di assistere un malato terminale, essere impotenti davanti a sofferenze prolungate che rendono la vita un INFERNO al malato e ai suoi famigliari più stretti.
    Famiglie che si distruggono accusandosi a vicenda e riempiendosi di sensi di colpa che ti porti dietro per anni, e avendo bisogno dello psichiatra e degli psicofarmaci.
    La scienza non può darti la vita eterna, ma può aiutarti a morire in maniera dignitosa quando giunge la tua ora.
    La scienza laica che per 200 anni ha sfidato Dio ha accettato che dobbiamo morire, la Chiesa di OGGI no, sposando lo scientismo vitalista più abietto.

    • daouda scrive:

      ci sono eccezzioni all’uccidere , ci sono per l’aborto, ci sono per l’eutanasia. Vaglielo a spiegare ai conservatori del cazzo…

  23. guido doria scrive:

    Caro Mirkhond,
    di fronte alla morte un vivente non può che fallire.
    Ci sono ambiti intimi, come questo, in cui non è opportuno legiferare.
    Basta, e avanza, il rapporto tra i curanti ed il paziente, nel reciproco rispetto.

  24. mirkhond scrive:

    Quantomeno si rispettasse la volontà dell’ammalato a non essere sottoposto ad accanimento terapeutico.
    Poi, certamente, bisognerebbe vedere caso per caso, ma non fare ostruzionismo duro e puro come una certa chiesa dei non rimpianti Ratzinger e Ruini (la Matrigna Malvagia come la definì a ragione Margherita Hack), o di gran parte dello schieramento di destra.

    • Peucezio scrive:

      Questo ci può stare.

      La mia paura è che aperture in questo senso siano l’avvio a derive per cui, in prospettiva, lo stato a sessant’anni tu uccide per non darti la pensione.
      Sembra fantascienza ma tante cose sembravano fantascienza e poi si sono avverate.
      Pensate a quel pezzo di m…. di Grillo che dice che i vecchi non possono votare.
      In un paese serio per una cosa così uno sarebbe stato ostracizzato, invece uno così continua a pontificare pubblicamente, che è una cosa intrinsecamente oscena.

      Poi, certo, è giusto difendere un principio che si ritiene valido, indipendentemente da dove può portare una sua radicalizzazione.

  25. Peucezio scrive:

    Pino,
    “Ne abbiamo già parlato, ma ribadisco che le donne volgari mi dis-erotizzano.”

    Posso capirlo, anche se invece a me piacciono, ma m’incuriosisce una cosa.
    Io ammetto di provare un’enorem attrazione per la normalità: mi piace la ragazzina milanese col tipico accento da ragazzina milanese attuale, quella romana col tipico accento da romana, quella barese (trovo pochissimo erotico l’accento emiliano quello grasso, pensante e non amo quello calabro-siculo-salentino, quelli no), quella americana col tipico accento da ragazza americana che laringalizza alla fine della frase stile friggitrice guasta (cito la tua espressione 🙂 ) e così anche la tipica spagnola, ecc.

    Ma tu mi dicevi che non ti piace nelle ragazze l’accento romano, ma neanche quello delle tue parti, ti dà fastidio la pronuncia laringalizzata delle americane: insomma, ogni volta che abbiamo parlato di accenti e ragazze praticamente sembra che non ti piaccia nulla. Ma in Italia ognuno parla col suo accento; quello dei giovani, specialmente le ragazze, oggi, è molto più lieve e vicino allo standard di quello delle vecchie generazioni, è più fine, ma è comunque riconoscibile.
    Ma non sono ancora riuscito a capire in tutto ciò come cavolo dovrebbe parlare la tua ragazza ideale! Da come la descrivi parrebbe una figura eterea. Forse una doppiatrice che parla così anche quando parla normalmente (ammesso che esistano, ma credo di no: parlano così solo quando doppiano)?
    Pura curiosità, sia chiaro: non è per farmi i cavoli tuoi 🙂

    • PinoMamet scrive:

      La friggitrice credo fosse un esempio di Moi 😉

      comunque non mi piacciono gli accenti troppo calcati, e non mi piacciono le donne volgari. C’è ancora un pezzo di strada per arrivare alle figure eteree 😉

      scopro ultimamente che le figure delle bonone televisive o compagnia mi dicono poco e niente, specialmente quando sono nei succinti abiti del mestiere 😉 e che sono sempre più attratto dalle donne della mia età o poco meno, rispetto alle più giovani; e in generale mi piacciono esteticamente più le donne di tipo mediterraneo, oppure dall’aspetto vagamente (non esageratamente) mascolino. Ho visto delle foto di una carabiniera con entrambe le caratteristiche che mi piaceva molto, per esempio.

  26. Moi scrive:

    … tuttavia cercando fra dizionari on-line vedo che NON esiste nel lessico del Rumeno alcunché di riconducibile a “regalo” .

    Quindi in Romania credono che gli Italiani siano interessati alle ghiacciaie anziché alla “pizda” 😉 ?!

    • habsburgicus scrive:

      alla “pizda

      fra l’altro parola comune al russo e all’ucraino
      forse di derivazione pecenega ? (barbari turcofoni che fiorirono verso il Mille e verranno eliminati definitivamente da Alessio Comneno, 1081-1118)
      eh sì, perché i pii cronisti medievali- di solito monaci- parlavano solo di guerre, massacri, stermini (tutte cose che non scandalizzavano i benpensanti 😀 😀 :D), ma ‘sti barbari verosimilmente scopavano pure 😀 😀 e da veri barbari, forse non avevano maniere da gentlemen nel procurarsi le donne 😀 😀 😀 😀 (ma le trombate, ovvove !!!! non sia mai !..un pio monaco parlava senza problemi di qualche migliaia di impalati o accecati, ma guai a parlare di contatti fisici intimi 😀 :D)
      un’altra parola del lessico sessuale “basso” comune in tutto l’Est, forse anch’essa di derivazione barbarica, é curva/kurwa/kurva in diverse grafie, per indicare quella che i moderni Quiriti chiamerebbe “mignatta” con un cambio di vocale 😀 😀 😀

      • Peucezio scrive:

        Habsb,
        “un’altra parola del lessico sessuale “basso” comune in tutto l’Est, forse anch’essa di derivazione barbarica, é curva/kurwa/kurva in diverse grafie, per indicare quella che i moderni Quiriti chiamerebbe “mignatta” con un cambio di vocale ? ? ?”

        In russo però non l’ho mai sentita. Pensavo fosse solo balcanica.

        • roberto scrive:

          kurva!

          lo dicono in continuazione i miei compagni di squadra lituani, con la stessa frequenza del fuck inglese o cazzo italiano

          un’altra cosa che dicono spesso (ma un po’ meno di kurva) è blek, che vuol dire la stessa cosa, ma non so se in lituano o russo

          comunque loro parlano lituano fra di loro ma infilandoci una sacco di parole russe in mezzo, un po’ come gli adolescenti tedeschi dicono “shit” invece di “scheisse”

          • Peucezio scrive:

            Roberto,
            “un’altra cosa che dicono spesso (ma un po’ meno di kurva) è blek, che vuol dire la stessa cosa, ma non so se in lituano o russo”

            Sarà блять, che si traslittera in bljat’ (ma ha un suono che effettivamente sembra “blèt”, per meccanismi di assimilazione bilaterale su cui non sto a tediarvi) e vuol dire “puttana”, ma in realtà è un’imprecazione che viene usata continuamente dai russofoni, come il nostro “cazzo” o “porca troia”.
            Conosco un tizio russo che la usava come intercalare anche parlando in italiano.

            • roberto scrive:

              “ma ha un suono che effettivamente sembra “blèt”, ”

              esatto! infatti non so mai se dicono blet o blek, e quando provo ad imitare mi correggono sempre

            • habsburgicus scrive:

              блять

              forse nel russo pre-leninista era scritta блѣть (ammesso che in quei tempi tale parola volgare fosse scritta !)
              la ѣ talora aveva suono “e” (la norma), talora “ja”

              • Peucezio scrive:

                Beh, no, lo jat’ è diventato ‘e’, non ‘ja’, lo ‘ja’, quando non viene da uno jod + a, è in originale la nasale anteriore (che è rimasta solo in polacco a quanto ne so), cioè ę, una specie di ‘en’.

              • Peucezio scrive:

                Oddio, mi fai venire il dubbio… Casi di jat’ che è diventato ja?

            • roberto scrive:

              azzardo: magari è l’accento dei lituani, sono gli unici che sento dire quella parola.

              sento molto distintamente una “è” (accento grave alla francese, “e” molto aperta), mentre quella che faccio fatica a distinguere è la consonante finale k o t

        • mirkhond scrive:

          Anche in Polonia si usa il termine kurva come sinonimo di puttana.

  27. mirkhond scrive:

    “scopro ultimamente che le figure delle bonone televisive o compagnia mi dicono poco e niente, specialmente quando sono nei succinti abiti del mestiere ?”

    Condivido, anche perché quelle “bonone” sono delle mazze di scopa che non mi suscitano niente. 😉
    E ccomunque anch’io non amo il look da battone. 🙂

    • habsburgicus scrive:

      a me invece piacciono !

      • Peucezio scrive:

        Da battone nel senso di vistose, volgari non piacciono neanche a me, ma discinte, anzi, il più discinte possibile, sì! 😉

        In effetti a me dà fastidio il di più.
        Quindi non mi piace una donna troppo vestita, né troppo truccata o comunque tutto ciò che è artificio.
        Curiosa ‘sta cosa: in generale non amo la natura e amo la cultura, ma quando si tratta della corporeità, almeno quella femminile (che è l’unica che m’interessa), mi accade l’esatto opposto.

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