Il cliente ha sempre ragione

In cui finalmente si svela il segreto di come funziona il mondo

Ieri, si faceva la fila dalla Vinaia Messicana. Voi magari non lo sapete, ma lo sa tutto il quartiere che la Vinaia Messicana ha appena avuto un bambino, quindi a servire, c’era suo marito, che non conosce bene tutti i meccanismi del posto.

Si sente suonare un telefono, “è il tablet!” mi spiega e continua a servire. Il telefono continua a suonare, senza mai smettere.

“E’ Foodora, c’è un tizio che ha ordinato due bottiglie di vino, ma quel tipo di vino l’abbiamo finito, non so che fare…”

Mentre il tablet suona, inizia a suonare pure il telefono, quello vero. Lui risponde,

“è Foodora, che mi ricorda che il tablet sta suonando”

“E perché non gli chiedi come fare se è finito il vino…”

“No, è una voce registrata, non si può comunicare”.

Il tablet continua a suonare incessantemente, e il telefono pure. Dopo meno di cinque minuti dall’inizio, appare sulla porta un ragazzo con uno zaino,

“sono qui per conto di Foodora, devo prendere due bottiglie e consegnarle entro dieci minuti!”

Insieme, il marito della vinaia e il ragazzo riescono a risolvere la faccenda, parlando direttamente con l’acquirente, il quale accetta una sostituzione delle bottiglie.

Il ragazzo esce, e uno dei clienti in fila inizia a raccontare,

“Ma sai quanto lo pagheranno a quel ragazzo? Io mi sono trovato a 47 anni in cassa integrazione, vado a cercare un altro lavoro, l’unico che trovo è fare i turni di notte ai mercati generali… con le cooperative, i compagni, quelli di sinistra, insomma.

Sai quanto pagavano? sei euro e novanta lordi l’ora, tutte le notti anche quella di Ferragosto, nove ore di fila… e c’erano i peruviani che si spaccavano la schiena, e non sapevano che c’era un piccolo incentivo per chi scarica più di mille casse, gliel’ho dovuto spiegare io a loro, di non farsi fregare”.

In quel momento, capisco uno dei fondamentali segreti del nostro tempo.

Cioè come mai, da una parte ci sia una rivendicazioni di diritti individuali tale da bloccare, non soltanto la libertà di espressione, ma anche la possibilità di fare qualunque cosa di concreto, e dall’altra i diritti sociali vengano negati come mai prima negli ultimi settant’anni.

Dividiamo l’umanità per un momento in Clienti e Produttori.

Adesso pensiamo al Cliente.

Su un cellulare, studiato per essere il più carino e facile da usare possibile, fa un clic. In pochi minuti, gli arrivano a casa due bottiglie, probabilmente più o meno allo stesso prezzo che avrebbe speso se si fosse preso la briga di scendere di casa.

Non conosco Foodora, ma immagino che funzioni come Amazon. Dove puoi restituire le merci anche senza motivo e puoi anche emettere la tua sentenza irrevocabile sul fornitore, dandogli una pacca sulle spalle o un calcio negli stinchi a tua sovrana discrezione.

Insomma, il sistema (restiamo per ora sul vago) si pone a totale disposizione dei desideri del Cliente e cerca di evitargli ogni possibile dispiacere.

Siccome siamo tutti in qualche modo Clienti, vuol dire che abbiamo finalmente realizzato una delle interpretazioni (contraddittorie) della parola “democrazia“.

Non vince solo la maggioranza – il libro Le meraviglie del Corano arriva al mio amico musulmano con la stessa sollecitudine con cui mandano Dio non esiste al mio amico ateo, o il video sadomaso a chi lo vuole.

Non stiamo parlando solo di merci: la stessa mentalità si estende a chiunque, perché qualunque nicchia umana offre un mercato, specie adesso che è così facile differenziare i prodotti.

Poi per i politici, i Clienti sono anche gli elettori.

E per le scuole, i Clienti sono gli studenti.

Con elettori e studenti è difficile o impossibile mantenere promesse propositive, ma è possibile almeno schermarli da qualunque cosa li possa far soffrire.

Ecco il proliferare di forme di inclusività, di risarcimenti milionari per una parolaccia su Facebook, di divieti di qualunque forma di espressione che potrebbe ipoteticamente innervosire qualcun altro, di diagnosi di dislessia, di direttori didattici che fanno il cazziatone agli insegnanti che mettono cinque a uno studente solo perché non ha mai aperto libro, di corsi che cullano tutti nella piacevole sensazione, “anch’io posso diventare Vittima o Vittimo o Vittim*, ed è il sistema che deve fare lo sforzo per riconoscermi!”

Ma cos’è il “Sistema”? Ho adoperato questo termine un po’ arcaico, perché restasse nel vago cosa c’è dall’altra parte.

Dall’altra parte, ci sono sotanzialmente i Produttori, in senso molto ampio.

C’è la Vinaia Messicana, c’è il ragazzo che fa le consegne, ci sono gli scaricatori dei mercati generali. Ci sono gli insegnanti che devono accettare in classe sia il bullo, sia la psicopedagoga neolaureata con il ditino imparatore che le spiega come sia colpa sua che il bullo sia bullo. C’è il contadino che non può vendere la marmellata che produce perché non può pagare tutti i controlli chimici che si può permettere la Hero.

C’è il tecnico del Comune che non può tenere aperto un giardino perché dentro c’è un albero, e se qualcuno dovesse inciampare nelle radici, farebbe subito causa a lui.

I Clienti in genere possono permettersi di fare i clienti, e quindi di pagare, perché sono Produttori loro stessi, in qualche modo.

Quindi tutto ciò che hanno guadagnato, se lo sono strappato dalle proprie viscere.

Foodora, quella che ti premia come Cliente e ti schiaccia come Produttore, cos’è?

Non produce nulla. Non è nemmeno un mercante, nel senso antico della parola.

Foodora costruisce le regole, i rapporti, le connessioni Internet e bancarie, i pagamenti e le sanzioni, le voci registrate, i programmi, che regolano i rapporti tra Clienti e Produttori, le infinite regole su cui lavora nell’oscurità un numero immenso di tecnici e di funzionari.

In fondo, fa ciò che in altri tempi facevano le burocrazie statali, e come tutte le burocrazie statali, ci fa su un’immensa cresta.

Poi quando si arriverà al regolamento dei conti tra le burocrazie statali e quelle di Foodora, di Facebook, di Amazon, è facile capire chi avrà gli avvocati più grossi.

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140 risposte a Il cliente ha sempre ragione

  1. Francesco scrive:

    Miguel

    fatti un giro da un vecchio comunista, lì sarà pieno, di quelli cazzuti ma intelligenti, e chiedigli dei problemi di distribuzione delle merci in Russia

    vedi che ti si chiariranno un paio di concetti

    😉

  2. mitokomon scrive:

    Giustissima considerazione.
    Ogni volta che ordino da Foodora ci penso.

    E mi chiedo ora: E quando (a meno che il sistema non imploda, ovviamente)* l’informatizzazione sarà talmente progredita che foodora, amazon e le varie multinazionali, insieme a tutte le realtà statali e tutti i social networks saranno inevitabilmente assorbiti in una struttura ancora più anonima di pura connessione astratta; quando tutti i partiti politici saranno (ahimé) una evoluzione del M5S, e quando quasi tutti i produttori saranno automatizzati, così che la maggior parte di noi sarà semplicemente cliente più o meno danaroso (e quindi più o meno influente e preso in considerazione) e si guadagnerà la giornata coordinando il lavoro e che la connessione funzioni, quando tutto sarà così, mi chiedo, quali saranno di preciso le nostre categorie morali e sociali? Se viviamo a lungo (e se ci sarà concesso sopravvivere in buono stato, considerato che la medicina progredisce nello stesso modo) potremo forse ancora vederlo. E sinceramente, vorrei cominciare a capire come penserà quella società umana…

    *Nota: Il sistema può chiaramente implodere, e tornare quello di prima. Sia per limiti interni – devastazione tecnologica – sia esterni – conflitti armati incontrollati. Ma spero sinceramente di no, perché in fondo questo rimanderebbe semplicemente il problema ad un futuro ancora più lontano, con tante altre categorie…

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Solo io esco di casa per andare dal kebabbaro dietro l’angolo invece di chiamare foodora?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        Siamo almeno in due… solo che dal kebabbaro non ci vado più da quando ho visto montare un nuovo kebabbone sullo spiedo.

        Forse non ho capito come funziona, ma da quello che ho capito io, arriva in un imballo di plastica. E il kebabbaro mette l’imbatllo sullo spiedo, plastica e tutto, e fa sciogliere… la plastica.

        • Z. scrive:

          No, aspetta, non è possibile… fa sciogliere la plastica sullo spiedo? stai scherzando?

          Vieni tu a trovarmi allora, ti porto dai persiani 🙂

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            ” fa sciogliere la plastica sullo spiedo? stai scherzando?”

            E’ uno spettacolo che ho contemplato per almeno tre minuti buoni, prima di uscire sconvolto dal kebabbaio.

            Poi la mia speranza è che invece di plastica fosse uno strato di grasso dalle parvenze assolutamente plasticose, ma francamente non riesco a convincermene.

          • Roberto scrive:

            E quindi il kebabbaro butta la parte esterna del kebab (perché non dirmi che un quisque de populo non sente il gusto della plastica bruciata!)?
            Mi sembra abbastanza curioso….

      • Roberto scrive:

        Devo ammettere che ho scoperto oggi l’esistenza di foodora.

        Comunque quando non ho voglia di cucinare né di mangiar fuori (combinazione rara come il sole nel week end nel granducato) è infinitamente più comodo farsi portare cibo a casa piuttosto che uscire, prendere la macchina, farsi 10 km andare, aspettare, farsi 20 km a tornare, mi sembra abbastanza ovvio

      • Francesco scrive:

        noi si cucina, di solito

        🙂

  3. Peucezio scrive:

    Miguel,
    penetrante e lucido come sempre!

    “Poi quando si arriverà al regolamento dei conti tra le burocrazie statali e quelle di Foodora, di Facebook, di Amazon, è facile capire chi avrà gli avvocati più grossi.”

    Forse l’unica soluzione è abolire lo stato di diritto (non dico sistematicamente, ma metterne in discussione il principio).
    Se Erdogan s’incazza e, invece di rispettare le sentenze dovute ad avvocati strapagati sbatte in galera il giudice, come ha fatto, hai disinnescato il problema alla radice.
    Certo, se lo fa la Turchia, non puoi proprio asfaltarla, perché è un osso duretto, ma puoi farle male seriamente.
    Ma se lo fa la Cina…? E la Cina non si farebbe troppi scrupoli a farlo.
    Dice: ma poi ti chiami fuori dal mercato internazionale, che si regge su regole, garanzie e certezze. Sì, ma se diventi il maggiore produttore mondiale e uno dei maggiori consumatori poi gli altri che fanno? Non mangiano e non vendono più?
    La III Guerra Mondiale non te la possono fare, perché hai l’atomica (guarda la Corea del Nord: è uno sputo, non ha economia, blocca internet e il resto, alotro che Amazon! ma intanto tutti si cacano sotto, USA compresi – se no l’avrebbero già asfaltata – perché può fare molto male).

    • Francesco scrive:

      Dimentichi un piccolo dettaglio: la libera prepotenza di chi sta al potere non è un grande affare per il resto della società. So che vado controcorrente ma stanno meglio le società con avvocati e giudici seri che quelle in cui il Duce può decidere come vuole lui.

      Anche perchè di solito, anzi sempre, Erdogan è alleato con Amazon, Google, Ford e General Motors. Anche se si chiamano Al Amazon o Amazonski o Ali Baba o Amazerbace. Quello che lo prende in quel posto è il cittadino semplice.

      E’ per questo che la II GM è finita bene.

      • Z. scrive:

        E tu dimentichi che la granguignolanza per il buon Peucezio non è un male necessario, è un fine!

        😉

        • Francesco scrive:

          no, guarda che lui si illude che l’uomo della provvidenza si preoccuperebbe del bene della Nazione e del Popolo, invece di fare compromessi coi potenti anche peggiori di quelli dei leader democratici

          è un buono sotto sotto, mica come voi comunisti

          • Peucezio scrive:

            “è un buono sotto sotto, mica come voi comunisti”
            🙂

            Beh, però di solito è successo come dico io.
            Il problema è che poi si facevano prendere la mano e combinavano qualche guaio (ma mica tutti…).
            Poi, se mi parli delle dittature sudamericane degli anni ’70, allora possiamo essere d’accordo.

            • Francesco scrive:

              ehm, carissimo, mi duole molto dirtelo ma quella era la … ehm ehm … propaganda.

              una massa di cazzate sparate per giustificare la presa del potere e lo sterminio dei rivali

              idem con patate il nazionalismo economico, che è una della più geniali e diaboliche invenzioni della storia: affamare il popolo con il suo consenso entusiasta!

              ciao

      • Peucezio scrive:

        Francesco,
        “So che vado controcorrente ma stanno meglio le società con avvocati e giudici seri che quelle in cui il Duce può decidere come vuole lui.”

        Ma il mio non era un discorso eudemonistico.
        In quel senso ha ragione Z. 😉

        Però è anche vero che quando un sistema produce distorsioni eccessive, anche se buono, va corretto.
        Lo stato di diritto è molto utile, dà una serie di garanzie, di stabilità, insomma, funziona nel complesso piuttosto bene.
        Ma se poi mi ci vuole la carta bollata per pisciare e rischio una denuncia, forse qualcosa non funziona più bene. E se l’unico modo per correggerla è qualche forzatura dell’assetto precedente, anche senza bisogno di “granguignolanza” (cazzo, com’è difficile da digitare!), può convenire farlo.

        • Z. scrive:

          Però ammettilo: preferiresti CON granguignolanza 😀

          • Peucezio scrive:

            😀

            Comunque in effetti è interessante ‘sta cosa: a me piacciono le società pacifiche, matriarcali, che ignorano la guerra e mi fanno tanto schifo i cavalieri, violenti, mobili…
            Però ammiro tutti i dittatori del Novecento e più sono cruenti e più li ammiro.
            In realtà credo dipenda dal fatto che i vincitori, i democratici, si sono accreditati ipocritamente come non violenti, mentre hanno fatto molti più morti – o comunque ne hanno fatti un’infinità.

            Inoltre, come diceva Pasolini: non sono contro la violenza perché anche essere contro la violenza è una forma di violenza.
            Sembra un gioco di parole stupido, ma invece, già la prima volta che lo lessi, ne capii subito il senso profondo: nell’attivismo, nel moralismo, nell’essere contro, nell’ideologizzazione dei temi c’è sempre una tremenda carica di violenza.
            Infatti in Italia (e anche altrove) non ricordo da quando ho memoria (non sono vecchio, ma nemmeno più un ragazzino) una manifestazione di guerrafondai che sia stata violenta, mentre quelle dei pacifisti lo sono spessissimo.
            Poi è ovvio che le guerre vere fanno infinitamente più danni delle manifestazioni dei centri sociali.
            Ma i pacifisti non hanno mai fermato nessuna guerra: le geurre le fermano attori geopolitici alternativi forti, quando ci sono (vedi Siria). O la capacità di deterrenza del potenziale aggredito (vedi Corea del Nord).
            Insomma, si vis pacem, para bellum.
            E il pacifismo antropologicamente non ha nulla a che fare con il bisogno di pace che esprimono le società produttive e di sostentamento di tipo tradizionale, che guardano con orrore a ogni sconvolgimento (guerra, carestia, pestilenze…), ma è la punta avanzata della modernità più violenta (ripeto, in senso antropologico; in senso materiale è un fenomeno abbastanza irrilevante).

            • Francesco scrive:

              >>> a me piacciono le società pacifiche, matriarcali, che ignorano la guerra

              tranne le Amazzoni di Wonder Woman non ne conosco nessuna. e anche quelle si preparano alla guerra. sospetto che si tratti di un sogno più che di un modello storico di società

              >>> i democratici, se tu guardassi un pò di film USA, si sono accreditati come quelli che hanno combattuto meglio e hanno inventato i mezzi più formidabili per vincere. il pacifismo ipocrita è una roba aliena a quella logica, non saprei neppure dire quando è nata.

              >>> il bisogno di pace che esprimono le società produttive e di sostentamento di tipo tradizionale,

              scusa ma a me risulta, da approfonditi studi sui sussidiari delle elementari dei miei figli, che dette società hanno tutte praticato la guerra, mica è una roba solo da nomadi delle steppe

              ciao

              • Peucezio scrive:

                Mi sa che bisognerebbe redigere i sussidiari con più attenzione 🙂

                Io comunque mi baso sulle evidenze archeologiche. Poi non possiamo escludere che ogni tanto scoppiasse qualche rissa fra villaggi. Ma la guerra è un’altra cosa, richiede una serie di strutture che lasciano evidenze, cioè un ceto guerrieri organizzato, delle tecnologie in grado di produrre armi, quindi un ceto artigianale specializzato, con un’economia che produca un surplus in grado di finanziarlo, poi di solito ci vogliono i cavalli, che quindi vanno allevati, ecc. ecc.
                Inoltre le strutture architettoniche e urbanistiche degli insediamenti di popoli guerrieri prevedono fortificazioni o comunque sistemi di protezione dell’abitato.

                Circa i democratici, vallo a dire a Z., che dice che a me piace la “grangruignolanza”. Se è granquignolesca anche la democrazia, allora sono in buona compagnia. 😛

              • Francesco scrive:

                Domanda seria: ma quella roba lì necessaria per fare le guerre sul serio non ce l’hanno solo gli stati agricolo stanziali?

                i nomadi hanno i cavalli ma credo che già per i metalli siano in difficoltà … montare una fonderia su un carretto?

                ciao

                PS le democrazie sono sanguinarie, molto meno delle dittature, mutatis mutandis. solo Atene faceva eccezione, che io sappia

              • Z. scrive:

                Francè,

                epperò, epperò, Tamerlano e l’Orda d’Oro…

              • Peucezio scrive:

                Francesco,
                sul primo punto:

                bisogna distinguere gli agricoltori neolitici dalle culture agricole a partire dall’Età del Ferro, che sono probabilmente il risultato dell’immissione di elementi aristocratici di origine seminomadica sul tipo di società precedenti (ma quest’ultima è un’ipotesi, almeno per la preistoria, resta il fatto che sono due tipi di società molto diverse).
                Io credo che infatti l’introduzione della metallurgia sia un punto di svolta fondamentale.

                Su violenza e democrazia: beh, gli Stati Uniti d’America non mi sembrano esattamente uno stato, non dico pacifico, ma nemmeno con un tasso medio-basso di violenza: mi sembra che abbiano fatto infinitamente più guerre, distruzioni e morti almeno delle dittature di destra del Novecento (con quelle comuniste è una bella gara!).
                Poi non dimentichiamo mai che gli Stati Uniti si sono costruiti con un genocidio (ed erano già democraticissimi, costituzionali e tutto). E sono stati gli unici finora a usare la bomba atomica… Ma quello è il meno: pensa in tutta la loro storia fino ad ora quante guerre e quanti morti hanno fatto, con coinvolgimento di popolazioni civili, instabilità endemicizzata, ecc.
                Uno può obiettare che è così perché sono egemoni mentre per esempio il Terzo Reich è durato un decennio.
                Però non è un caso se uno vince. Insomma, se ci sono due tizi, uno che una volta alza la testa e le prende di santa ragione e un altro che vince con tutti, fa un culo così a tutti, mena mazzate alla cieca a destra e a manca e diventa il più temuto del quartiere, tanto che chiunque ne esce con le ossa rotte, hai voglia a dire che è meno violento del primo.

              • PinoMamet scrive:

                “Io comunque mi baso sulle evidenze archeologiche. ”

                Mmm ma le evidenze archeologiche non è che ci dicano se una società era matriarcale;

                mi pare che l’antropologia ci porti un fottio di società matrilocali, matrifocali o matrilineari, ma di veri e propri matriarcati pochissimi (mi pare una minoranza in Cina da qualche parte e forse una in Indonesia, altre non ne so) e del tutto pacifiche poi manco una…

              • Francesco scrive:

                1) gli agricoltori del neolitico … concordiamo che siamo in piena preistoria? e pure primitiva? non ci farei molto conto come modello di nulla, che poi non ne sappiamo quasi nulla
                2) gli USA sono una nazione violenta e guerrafondaia, senza dubbio. mi ricordano la prima Roma, se vuoi.
                Però a un certo punto smettono: pace con gli inglesi, col Canada, col Messico, con la Spagna … non sono insaziabili.
                Se consideri il tempo trascorso, mi sa che battono alla grande i fascismi come pacifisimo.
                Coi comunisti il confronto è complicato dallo bombe atomiche, che hanno congelato il fronte principale.
                3) quante guerre hanno scatenato i tedeschi dal 1870 al 1945? non pochissime e non piccole.

                ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “gli USA sono una nazione violenta e guerrafondaia, senza dubbio. mi ricordano la prima Roma, se vuoi.”

                A me risulta il contrario… gli Stati Uniti non sono stati guerrafondai, fino al 1917: prima non avevano nemmeno un vero e proprio esercito.

                Poi appena finita la guerra, il sistema viene smantellato perché è troppo statalista.

                Quando il New Deal non riesce a risolvere la crisi economica, Roosevelt punta sul rilancio militare e riconverte gli Stati Uniti nel “warfare state” che conosciamo adesso, e che dal 1941 non ha mai smesso di fare guerre in tutti i continenti del mondo (nemmeno una di queste guerre di natura difensiva).

                Non mi ricordo il numero di guerre condotte dagli Stati Uniti da allora, una volta lessi una cifra attorno a 120.

                Per quanto riguarda la Germania, è stata coinvolta in tre guerre – quella del 1870, dichiarata dalla Francia; quella del 1914, voluta dall’Austro-Ungheria, e quella del 1939, voluta dalla Germania. Poi ci furono spedizioni anche brutali in Cina e nell’Africa Sudoccidentale, ma erano nella norma dei paesi europei.

              • PinoMamet scrive:

                “Ma la guerra è un’altra cosa, richiede una serie di strutture che lasciano evidenze, cioè un ceto guerrieri organizzato, delle tecnologie in grado di produrre armi, quindi un ceto artigianale specializzato, con un’economia che produca un surplus in grado di finanziarlo, poi di solito ci vogliono i cavalli..”

                Ma no.

                I Greci antichi facevano guerre in pratica stagionali, in età preclassica;

                ed erano una società a base agricola, che aveva ereditato pochissimo della compelssa struttura statale e forse “castale” micenea, in cui un ristretto ceto di appartenenti ai “ghene” (trascrivo alla buona) aristocratici faceva il possibile per dividersi il potere, ma di fatto la guerra era fatta interamente dal ceto dei piccoli coltivatori, che costituivano la fanteria oplitica.

                La quale d’altra parte era armata con attrezzi semplicissimi e in uso in ogni casa: un coltellaccio multiuso (machaira), una lancia;

                l’arma più costosa, per modo di dire, e che richiedeva un artigiano in qualche misura specializzato, era lo scudo (in origine di cuoio o cuoio-e-bronzo).
                Corazze forse li portavano solo le prime file, e comunque ce n’erano di cuoio e di lino (per quanto a noi sembri strano… ma pare che funzionassero, ovviamente erano molti strati…)

                Cavalli erano una rarità, anche considerata la morfologia del territorio greco, e ininfluenti in battaglia fino a ben dopo la guerra del Peloponneso, al tempo della breve egemonia tebana, quando i Tebani avranno la geniale idea di rafforzare l’ala sinistra degli opliti e di mandare un reparto di cavalleria a prendere gli Spartani alle spalle.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                sul matriarcato, d’accordo, credo che le cose stiano come dici.

                Circa le guerre, beh, sì, il cavallo non è certo una condizione indispensabile (si facevano anche nel Vicino Oriente prima che apparisse), ma le armi in metallo, anche se semplici, ci vuole chi le faccia.
                Ma sei sicuro che quel tipo di società greche arcaiche fossero così guerresche? Cioè dici che con quelle armi semplici si facevano massacri seri o erano scaramucce?

              • PinoMamet scrive:

                Naturalmente erano scaramucce dal punto di vista moderno, ma erano comunque società al contempo molto legate alla vita dei campi, e molto guerresche.

                La guerra, come le feste, seguiva i ritmi stagionali del raccolto, e serviva sostanzialmente a rovinare il raccolto altrui e a mantenere il proprio.

                Ma:
                le famose società di guerrieri a cavallo, erano tanto diverse?
                Facevano scaramucce per rubare le mandrie altrui e aumentare le proprie.

                Poi io non credo neppure che i popoli indoeuropei siano arrivati tutti in Europa galoppando a cavallo armi in pugno.

                Credo che siano arrivati con una lunga serie di lente ma continue migrazioni di popoli grosso modo parenti, a volte mescolati l’uno all’altro, in cerca di pascoli, coltivazioni, terre libere, cominciando dal Neolitico per arrivare fino alle invasioni barbariche e oltre…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Credo che siano arrivati con una lunga serie di lente ma continue migrazioni di popoli grosso modo parenti, a volte mescolati l’uno all’altro, in cerca di pascoli, coltivazioni, terre libere, cominciando dal Neolitico per arrivare fino alle invasioni barbariche e oltre…”

                Sì, questo è molto probabile almeno nel caso degli Slavi, che non facevano spettacolari incursioni… E in qualche misura anche per gli altri.
                Ma il neolitico non c’entra, con buona pace di Renfrew.

                In ogni caso ammetto che il mio dualismo vada un po’ sfumato, però non mi convince neanche l’idea che le società in fondo siano tutte uguali, tutte con lo stesso tasso di violenza, ecc.
                Pensa ai Mongoli di Gengis Khan…

              • Francesco scrive:

                Miguel

                prima del 1917 gli USA hanno combattuto la guerra di indipendenza, quelle indiane, un’altra volta contro gli inglesi, preso Cuba e le Filippine, rotto i coglioni in america centrale per il petrolio, fatto Panama

                e questo è solo quello che ricorda un medio ignorante

                PS la guerra di Corea non fu difensiva? e pure quella del Vietnam, mi pare abbastanza evidente

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “PS la guerra di Corea non fu difensiva? e pure quella del Vietnam, mi pare abbastanza evidente”

                ?????

          • Peucezio scrive:

            Ricordo un mio vecchio amico di Bari, personaggio poco schierato e poco ideologico, ma con il gusto della battura pronta, che sapeva da sempre della mia simpatia per Hitler, cui un giorno spiegai che mi ero un po’ documentato su Stalin e lo trovavo un personaggio interessante.
            Al che lui, ironico, mi fece: “eh sì: a ttè cchiù ccrestiàne hanne accedùte e cchiù de piàscene!.
            Pensare che in fondo mi piacciono (in realtà Stalin no, anche se sicuramente era una grande personalità, più nel male che nel bene) perché erano uomini d’ordine, quindi li collego a un senso rassicurante di pace e prosperità che è il contrario della guerra e della violenza.

            • PinoMamet scrive:

              Forse se colleghi Hitler a “un senso rassicurante di pace e prosperità” dovresti riconsiderare il tuo giudizio…
              Forse eh?

              • Z. scrive:

                Forse anche Hitler è un unicum anthropologicum per il buon Peucezio.

                Io però starei attento a non esagerare con l’Unicum. Tra l’altro il Montenegro è italiano e costa meno.

                https://goo.gl/images/XQdwkf

              • Peucezio scrive:

                Non mi toccare gli amari svizzeri!!

              • PinoMamet scrive:

                Peucè, a te dovrebbe piacere solo l’amaro del Capo 😉

              • Peucezio scrive:

                Semmai il Lucano, che è di area apulo-barese.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Non mi toccare gli amari svizzeri!! —

                Con questa frase hai dato un grosso dispiacere a Orbán.

              • Peucezio scrive:

                Che c’entra Orban con gli amari svizzeri?
                Tra l’altro la Svizzera non sta manco nell’Ue, quindi è una nazione degna del massimo rispetto.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Che c’entra Orban con gli amari svizzeri? —

                Non molto, credo. Proprio come la Svizzera con l’Unicum 🙂

              • Peucezio scrive:

                Cazzo…
                Ma perché allora mettono quella croce? Per far confondere la gente??

                Comunque chiedo scusa pubblicamente a Viktor Orbán.

            • roberto scrive:

              in effetti anche io ho qualche esitazione ad associare hitler e stalin a “un senso rassicurante di pace e prosperità”, e aggiungo che sul “uomini d’ordine”, forse nelle loro intenzioni lo erano, ma direi che hanno lasciato il pianeta un filo più disordinato di come lo hanno trovato

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “Anche perchè di solito, anzi sempre, Erdogan è alleato con Amazon, Google, Ford e General Motors. Anche se si chiamano Al Amazon o Amazonski o Ali Baba o Amazerbace. Quello che lo prende in quel posto è il cittadino semplice”

        Infatti.

        Il potere assoluto è una cosa splendida, in mani perfette.

        In genere, però, chi arriva oltre il livello di consigliere di quartiere non ha mani perfette, e quindi non arriva mai al potere assoluto.

        Il potere assoluto in mani imperfette è un bel guaio.

        • Francesco scrive:

          sei sempre più un liberale, prima che passi questa generazione ti iscrivo a Forza Italia

          😀

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          non sono molto d’accordo.
          Perché dove decidono in tanti, i danni si sommano, mentre dove decide uno, almeno fa solo i suoi (poi, certo, deve in parte delegare, ma almeno sulle questioni cruciali decide).

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Perché dove decidono in tanti, i danni si sommano, mentre dove decide uno, almeno fa solo i suoi ”

            Poniamo in termini molto semplici la questione dei cambiamenti climatici, che ovviamente semplice non è.

            Il Buon Dittatore Martinez: togliamo le auto a tutti!

            La democrazia rappresentativa: guai a chi tocca la mia auto! Passerai sul cadavere del mio avvocato!

            Il Cattivo Dittatore Trump: più auto per tutti!

            Il pianeta ha bisogno del Buon Dittatore Martinez, sicuramente. Peccato che il Martinez come dittatore non è buono per niente, e comunque non ha alcun mezzo per diventarlo (e probabilmente è meglio così per tutti).

            Quindi la scelta sarebbe tra la Democrazia Rappresentativa e Trump.

            Facendo la tara a tutto l’antritumpismo che sento in giro, non credo che il trumpismo sarebbe migliore per il pianeta.

            • Peucezio scrive:

              Beh, ma perché non dovrebbero essere mai compatibili la lucidità e la capacità di acquisire potere?
              Semmai il pericolo che io vedo è un altro: se per caso questo potere capita nelle mani di un pazzo, poi non ci sono freni che possano limitarne i danni.

              Però allora forse bisognerebbe metterci in un’altra ottica: chi dice che il nostro modello non concentri comunque il potere in pochissime mani, che hanno sì dei limiti, diversamente dai dittatori, ma, insomma, hanno una capacità d’influenza gigantesca (pensa a Zuckerberg e altri simili…).
              Solo che non sono eletti da nessuno e non cascano se fanno danni alla collettività. Insomma, non rispondono di quello che fanno, mentre di dittatori sì, infatti non di rado fanno una brutta fine.

          • Z. scrive:

            Peucezio,

            le azioni dannose dei tanti si sommano, ma si sommano vettorialmente. Dev’essere per questo che i danni tendono ad essere più contenuti 🙂

            • Peucezio scrive:

              Non parlare difficile.

              • Z. scrive:

                Cioè, giovane… TU dici a ME di non parlare difficile, quando io per capire i tuoi commenti devo chiedere consulenze al dipartimento di Italianistica dell’Alma Mater? 😆

              • Francesco scrive:

                le azioni casuali (o all’incirca casuali) di un milione di pirla vanno in quasi un milione di direzioni

                ergo in larga misura si annullano a vicenda

                quando invece Peucezio ordina a un milione di sudditi di fare una cosa, quella cosa viene fatta

                ho capito, prof Z?

              • Z. scrive:

                Ecco, visto che gli studi di contabilità aprono la mente? l’ho sempre detto io!

              • Francesco scrive:

                chi ha studiato contabilità? piano con le parole!

              • Peucezio scrive:

                Io sono molto scettico sul fatto che due danni speculari si elidano: secondo me si sommano comunque e aumentano il caos.
                Non è che se dai un calcio nello stinco a un vecchio comunista di Trento col cognome che inizia per A e un pugno in testa a una giovane fascista siciliana col cognome iniziante per Z compensi: hai solo fatto male a due persone.

              • Francesco scrive:

                Peucezio

                se in 10 aumentiamo i consumi e in 10 li riducete, il saldo è più o meno zero

                se in 10 picchiamo i negri e in 10 aiutate i negri, idem

                e così via

              • Peucezio scrive:

                Sì, ma picchiare i negri (come chiunque) è una cosa negativa, aiutarli è una cosa buona.
                Invece i burocrati e tutto il resto fanno solo cose sbagliate. Ma diverse fra loro, per cui uno può anche credere che si compensino. Ma non è così.
                Se io rompo lo specchietto di una macchina e tu butti un bidone di spazzatura in mezzo alla strada, facciamo danni entrambi, ma non è che siccome sono danni diversi si elidono.
                Almeno il dittatore rompe solo gli specchietti: vorrà dire che diremo alle industrie di auto di produrre molti più specchietti.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              E’ la teoria liberale della società, quella per cui la somma delle azioni egoiste/dannose dà un risultato positivo grazie alle capacità di autoregolamentazione del sistema e la sua tendenza a puntare verso l’ottimo paretiano. Quindi, stando alla teoria liberale, bisogna lasciare tutto come si trova, non fare nulla, perché la stabilità delle condizioni ambientali permette al meccanismo di raggiungere prima l’equilibrio ottimale.
              Ma allora perché i liberali stanno tutto il tempo a sfracellarci le palle pretendendo modifiche alla legislazione lavoristica, liberalizzazioni, incentivi, sgravi fiscali? Forse perché sono loro per primi a riconoscere che la teoria liberale è una cazzata?

              • Peucezio scrive:

                Forse la loro idea è che ci vorrebbe una libertà contrattuale assoluta, cioè l’unica funzione dello stato è tutelare le due parti, se una è inadempiente, ma io posso firmare un contratto per cui lavoro per un centesimo al giorno caricando massi di mezzo quintale.
                Poi nessuno vieta a tutti i lavoratori di organizzarsi in sindacato e porre loro le condizioni, ma basta che alcuni non si chiamino fuori e già non serve più a niente: tutte queste cose funzionerebbero solo se i gruppi fossero come individui, con una mente sola. Il guaio è che i datori di lavoro lo sono, perché sono sempre molti ma molti di meno dei lavoratori, quindi per un datore ci sono tot lavoratori, che agiscono in modo scoordinato fra loro.
                E lo stesso vale per i consumatori (che potrebbero non compare prodotti cinesi, stroncando ab origine la concorrenza di lavoratori sottopagati e sfruttati), gli elettori, ecc.: i produttori (come entità giuridiche e decisionali) sono molti di meno dei consumatori, i politici e i partiti molti di meno degli elettori.
                Il sistema liberale serve in sostanza a favorire i pochi contri i tutti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Forse la loro idea è che ci vorrebbe una libertà contrattuale assoluta, cioè l’unica funzione dello stato è tutelare le due parti”

                E qui torniamo alla mia tesi centrale: se esistono solo Individui Liberi (o Clienti Liberi), ognuno degli innumerevoli rapporti tra questi atomi vaganti è regolato da una burocrazia.

                Prova a disegnare quante rette collegano tra di loro 2, poi 3, poi 4, poi 5 punti e così via. Immagina che ognuna di queste rette sia “amministrata” in qualche modo dallo Stato.

                Ora, prova a collegare 60 milioni di punti, e chiediti perché le tasse aumentano 🙂

                E’ esattamente il liberalismo che produce lo statalismo, motivo per cui non sarò mai liberale, nonostante i tentativi di seduzione di Francesco nei miei confronti.

              • Z. scrive:

                Mamma mia, quanti chilometri di filosofia 😆

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                “E’ esattamente il liberalismo che produce lo statalismo”

                E’ un punto di vista interessante in effetti.
                Di primo acchito mi viene da dire che è vero fino a un certo punto, perché l’Italia è forse il paese più burocratizzato del mondo e non è certo il più liberale.
                ma tu probabilmente non pensi alla burocrazia pletorica e ridondante tipicamente italiana, che è un caso del tutto peculiare, ma alla burocrazia del mondo contemporaneo.
                E’ vero che se l’individuo è un valore assoluto, bisogna definire con estrema attenzione i confini e quindi le regole diventano fondamentali e ce ne vogliono tante.
                Sarà una mia ossessione, ma la radice di ciò sta nel protestantesimo: rompi la mediazione di un clero nel rapporto con Dio e ogni individuo diventa il metro assoluto di sé stesso, quindi devi disciplinare con estrema attenzione le regole dell’interazione fra individui, perché guai se uno sconfina nel seminato dell’altro.

                In effetti uno stato “orientale”, cioè statalista e accentrato nel senso classico, in genere ha bisogno di un mare di regole, ma potrebbe anche abolirle tutte e fondarsi sull’arbitrio: lì la collettività gestisce l’individuo, scavalcandone anche la volontà, per cui può anche stabilire regole relativamente semplici per tutti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “rompi la mediazione di un clero nel rapporto con Dio e ogni individuo diventa il metro assoluto di sé stesso,”

                Gli esseri umani si dividono in due categorie: quelli che dividono gli esseri umani in due categorie, e quelli che non lo fanno 🙂

                Io ho una visione più biologica delle cose: tutto ciò che esiste ha un senso, nel complesso delle cose. E ogni cosa ha un aspetto che possiamo considerare (molto soggettivamente) positivo o negativo.

                Il protestantesimo è la liberazione dalla scorza, dalle menzogne sociali condivise, dal perbenismo di massa; come gli insetti che d’autunno divorano le foglie che cadono.

                E se si dissolvono le strutture ormai decrepite, la vita comune fiorisce meglio: ecco perché l’Inghilterra è meno “statalista” dell’Italia.

                Allo stesso tempo, il protestantesimo è anche ciò che dici tu: qualunque processo lasciato a se stesso, senza freni, diventa distruttivo.

                Ma appena noi riteniamo che un aspetto del ciclo della vita sia “il nemico”, interrompiamo il ciclo stesso.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                sul protestantesimo ti avevo dato una risposta in un tuo recente post dedicato proprio a quello.
                Potremmo partire da lì per sviluppare ulteriormente il discorso.

              • Z. scrive:

                Miguel,

                — Gli esseri umani si dividono in due categorie: quelli che dividono gli esseri umani in due categorie, e quelli che non lo fanno —

                Questa è una verità molto profonda, e temo molto sottovalutata.

                Esempio.

                Un commentatore, che per brevità chiameremo Z., osserva che la democrazia contemporanea comporta la frammentazione del potere: che comprende la possibilità di fare cose buone, e anche quella di fare danni.

                Osserva, al contempo, che i tanti che hanno un grammo di potere non lo useranno per andare nella stessa direzione.

                Ciò ha vantaggi e svantaggi: le riforme sono più lente e probabilmente più costose, ma è più difficile lanciare il Paese in avventure granguignolesche di natura estrema [1].

                Ora, non si tratta di una conclusione particolarmente brillante, né appare particolarmente faziosa.

                Eppure, per un secondo commentatore – che chiameremo MT – si tratta di un prodotto dell’ideologia liberale; e a questo punto un altro commentatore – soprannominato Peucezio – riconduce tutto a determinate categorie.

                Però, forse, è quello che facciamo tutti, magari senza accorgercene.

                Z.

                [1] I termini “vantaggi” e “svantaggi” implicano, naturalmente, un giudizio qualitativo personale. Se a noi piacciono sia la velocità delle riforme sia le conseguenze granguignolesche, ecco che abbiamo solo vantaggi! 😀

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Ora, non si tratta di una conclusione particolarmente brillante, né appare particolarmente faziosa.”

                Concordo con la tua riflessione.

                Aggiungo che non dipende da qualche ideologia, ma dalla complessità della società in questione, che a sua volta dipende dall’abbondanza di risorse.

                Oggi nemmeno in Russia ci potrebbe essere uno Stalin o in Cina un Mao.

                E magari persone dal carattere uguale a Stalin e Mao, in Italia, si stanno arrabbattando per un posticino da deputato.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                però difficilmente negherai di essere anche tu un uomo molto polarizzato.
                Tu hai per le cose che non ti piacciono (il fascismo, il feudalesimo, Grillo, Salvini, i complottisti, ecc. ecc.) la stessa avversione che ho io per quelle che non piacciono a me (che con qualche eccezione sono specularmente quelle che piacciono a te, ma questo è un caso).

              • Z. scrive:

                Beh, certo Peucè, ho mai detto di non avere opinioni, simpatie o antipatie (politiche, intellettuali e via discorrendo)?

                Non solo. Ho anche riconosciuto che schematizzare e categorizzare è qualcosa che capita a molti. Direi a tutti, magari inconsapevolmente.

                Proprio per questo dovremmo cercare di non essere troppo ansiosi nel categorizzare tutto quanto.

  4. Z. scrive:

    Miguel,

    sorbole quanto la fate lunga, voi eruditi!

    Molto più semplicemente: le libertà negative sono gratuite, mentre le libertà positive sono onerose.

    Ecco svelato il “mistero” 🙂

    • Francesco scrive:

      sicuro?

      c’ho come qualche dubbio, che a guardare bene le libertà negative vengano via a così poco

      mi fai qualche esempio?

      grazie

      • Z. scrive:

        Libertà di parola, associazione, religione, stampa: gratis.

        (anzi, si risparmia il costoso apparato poliziesco necessario alla repressione).

        Diritto alle cure mediche, all’istruzione, alla difesa: servono soldini, e tanti.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Libertà di parola, associazione, religione, stampa: gratis.”

          Attenzione, non stiamo parlando di “libertà”, nel senso della possibilità di farti un mazzo così diffondendo la tua religione.

          Queste sono cose ormai antiche e superate.

          Stiamo parlando del diritto (ad esempio) del Testimone di Geova di non sentire mai una voce che lo faccia a sentire a disagio; e quindi sostanzialmente di un divieto (“non permettete a nessuno di disturbare il cliente!”).

          Come il divieto di bocciare lo studente, che ci potrebbe restare male.

          • Z. scrive:

            Oddio…

            se la metti così direi che il diritto di Tizio a non essere aggredito esiste da parecchio tempo. Nel corso del tempo, diciamo, il concetto di “aggredito” è andato oltre ai fatti di sangue, poi oltre alle aggressioni fisiche. Insomma, è diventato via via più ricco.

            Ma si tratta a ben vedere di una sola specie di diritto individuale, che poi si manifesta sotto diverse forme.

            Peraltro, Lisa magari mi smentirà, ma sospetto che il diritto dello studente a non essere bocciato abbia a che fare più che altro con ragioni di bilancio…

            • paniscus scrive:

              sospetto che il diritto dello studente a non essere bocciato abbia a che fare più che altro con ragioni di bilancio…
              —————————-

              Purtroppo non SOLO per ragioni di bilancio. Esiste una significativa componente di soggetti coinvolti che ci credono davvero

              (e diventeranno sempre di più, viste le spaventose campagne di indottrinamento psicopedagogistico che premono in maniera invasiva su tutto il mondo della scuola, a cominciare dalle modalità di abilitazione e di reclutamento dei nuovi docenti giovani, fino alla tipologia di corsi di aggiornamento che ci vengono proposti)

  5. Z. scrive:

    Comunque, sconsiglio sempre “è facile capire” per la stessa ragione per cui sconsiglio “non sono mica scemo”: la realtà adora smentirci 🙂

    Per dirne una, in esito al “regolamento di conti” tra Repubblica Italiana e Google, non è stata la prima a pagare circa 300 milioni –
    due mesi di gettito del canone Rai – per evitare il contenzioso.

    • roberto scrive:

      stavo pensando ai 13 miliardi che deve restituire apple all’irlanda, ma è vero che li i grossissimi avvocati di apple hanno a che fare con dei potentissimi kaloi kai agathoi eurocrati, non con i pesi piuma nazionali
      😀

      • Z. scrive:

        Soprattutto si tratta di due cose diverse: lì era proprio la legislazione irlandese costruita per concedere aiutini ad Apple.

        Il paragone più calzante è con l’accordo concluso tra Google e governo britannico, per la metà circa dell’importo di cui sopra: e per dirla con Miguel, non è difficile immaginare in quale dei due Paesi Google faccia girare più soldini 😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “Comunque, sconsiglio sempre “è facile capire” per la stessa ragione per cui sconsiglio “non sono mica scemo”: la realtà adora smentirci ? !”

      bacchettata accolta.

  6. Peucezio scrive:

    Non sapevo manco che cavolo era ‘stu Foodora…

  7. Moi scrive:

    la “voce registrata” è molto probabilmente, in realtà, creata informaticamente per sintetizzazione vocale elettronica …

    … o credete davvero che in ogni stazione ferroviaria ci siano uomini e donne con lo stesso timbro di voce, nonché perennemente con il raffreddore ?!

  8. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Si parlava l’altro giorno della cacca di Fischer.

    Ieri ho avuto l’occasione di capire che è proprio un certo filone di arte contemporanea che è cacca, non l’arte contemporanea in sé.

    Infatti, ho visto Solitaire, un’installazione dell’artista francese Stéphane Thidet, nella chiesa sconsacrata di Santa Monaca qui vicino.

    Un’esperienza di profonda bellezza, pur essendo del tutto “contemporanea”:

    http://www.stephanethidet.com/selected-works/article/solitaire

    Ma per fortuna (mia, non dell’artista) appare senza pubblicità, con pochissimi visitatori, te ne accorgi solo perché noti qualcosa di strano nella porticina aperta della chiesa.

    • roberto scrive:

      “chiesa sconsacrata di Santa Monaca ”

      un altro modo per utilizzare l’immenso patrimonio di cui si parlava ultimamente

  9. roberto scrive:

    in topic (scusate)

    1. la vinaia messicana non è per nulla obbligata a lavorare con foodora

    2. ho il sospetto che se il ragazzo non lavorasse per due spicci per foodora non avrebbe nemmeno i due spicci (sennò perché accettare un lavoro che ti da due spicci?), e questo non tiene conto dell’antipatia personale che ho per i microlavori (micro di nome ma macro nei fatti) con microstipendi (di nome e di fatto)

    3. non ho capito bene il passaggio da foodora al risarcimento per la parolaccia su faceebook, puoi approfondire?

    4. su tutti questi servizi che ti permettono di avere tutto a casa senza muoverti dalla tua poltrona, io vorrei sommessamente far notare che:
    a) si, effettivamente si tratta di una forma di democratizzazione della società. difficile rendersene conto dal centro di una città, ma se abiti a loiano e ti viene voglia di leggere una grammatica di greco moderno, o hai il tempo per prendere la macchina (la corriera non passa il sabato e gli altri giorni lavori) per andare a bologna in una libreria, o clicchi su amazon, e prima di amazon la seconda possibilità non ce l’avevi (pensa ad un povero emigrante esiliato nell’umidissimo granducato che vuole leggere un libro in italiano…)
    b) ci vedo una buona cosa per l’ambiente. meglio un furgoncino che fa un giro per cinque case o cinque macchine che scendono da loiano a bologna?

    5. foodora non produce nulla, ma fornisce un servizio, né più né meno come la wells e fargo che ti porta in diligenza da boston a tucson, o la posta che ti porta una lettera a casa). possiamo dire che in qualche modo produce ricchezza? permette alla vinaia messicana di vendere due bottiglie ad un tizio che forse non sarebbe mai andato dalla vinaia? poi certo riduce la ricchezza di altri (le due bottiglie il tizio le poteva comprare dal vinaio cinese sotto casa che perde un cliente)

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “in topic (scusate)”

      1) certo, per il momento… la gente ha ancora la vecchia abitudine di andare a piedi fino al vinaio, anziché farsi servire comodamente a casa. Poi la Vinaia diventerà una contoterzista, anzi probabilmente Foodora lavorerà direttamente con i fornitori anziché con lei.

      2) certo, per quello che il ragazzo fa quel lavoro. Non capisco bene il senso di questa affermazione, comunque la condivido.

      3) un po’ tutto il post parla di questo, comunque il concetto è, “Il Cliente ha sempre ragione”. Sono un Cliente di Facebook, non mi piace quello che qualcuno dice, lo faccio sopprimere. Per lo stesso motivo per cui una pubblicità non può permettersi di offendere nessuno. Ma per estensione, è quello che succede da alcuni anni, per cui chi si fa un graffio in un giardino pubblico corre dall’avvocato e fa una causa milionaria al Comune; che quindi decidere di blindare tutto, o direttamente chiuderlo.

      4) infatti i motivi di successo di un’iniziativa tipo Foodora sono esattamente quelli. Poi è chiaro che se ci pensa Amazon, chiude prima l’unica libreria-edicola di Loiano e poi chiudono anche le ultime librerie di Firenze, a parte un paio che magari si reggono su cose come la vendita di libri scolastici o di best-seller del momento. Vince il Cliente, perde il Produttore.

      5) i monopolisti planetari degli scambi, tipo Amazon o Foodora (ma anche Facebook, di altri tipi di scambi), si schierano sempre dalla parte del Cliente: gli agevolano la vita anche di molto, sicuramente. Allo stesso tempo svuotano i Produttori, costringendoli a diventare dei semi-dipendenti del monopolista. Una cosa vista tante volte nella storia, come quando i liberi contadini venivano espulsi grazie alla recinzione dei Commons, e costretti quindi ai diventare operai/impiegati.

      Solo che qui abbiamo qualcosa di più simile al bracciantato, con il reclutatore che scende in piazza la mattina a e carica i braccianti che vanno bene, sul camion.

      • Francesco scrive:

        punto 4: veramente VINCE il produttore, che dovrebbe essere il tizio che scrive il libro.

        perdono tutti gli intermediari, dall’editore agli stampatori ai grossisti ai camionisti alle librerie: il libro lo compro su Amazon e lo scarico come ebook.

        e così VINCE anche il cliente.

        F’ che va in libreria e a volte in biblioteca

        PS pure la vinaia non produce un tubo, il vino lo fanno altri che lo venderanno tramite Amazon. E Ali Baba. E si spera altri servizi simili, magari specializzati in vino buoni per clienti facoltosi

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “pure la vinaia non produce un tubo”

          E’ un’obiezione interessante, e su cui vale la pena riflettere. Probabilmente il termine “produttore” è restrittivo.

          Intendo soprattutto chi fa un lavoro non burocratico (anche se inevitabilmente ha dei risvolti burocratici).

          La cartolaia, che mantiene una famiglia (e tre gatti) soprattutto con i bambini delle scuole elementari, non è certo una cartiera.

          Ma passa tutto il giorno a fare qualcosa, a comunicare con le persone (attività inseparabile dai suoi piccoli guadagni), a condividere storie. Anzi, ieri, quando ha attaccato a parlare, ho fatto fatica ad andare via 🙂

          E attorno al suo negozio, si forma proprio quella rete che ci permette di non essere individui isolati in un mare infinito di burocrazia (ricordo che la burocrazia peggiore è quella privata).

          • Miguel Martinez scrive:

            Mi cito

            “E attorno al suo negozio, si forma proprio quella rete che ci permette di non essere individui isolati in un mare infinito di burocrazia (ricordo che la burocrazia peggiore è quella privata).”

            Ecco questo mi sembra un criterio talmente fondamentale, eppure non viene preso in considerazione.

            • Francesco scrive:

              veramente ho in mente 10.000 film di Hollywood su questo tema

              😉

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “veramente ho in mente 10.000 film di Hollywood su questo tema”

                Sicuramente.

                Ma resta il punto centrale, non sei d’accordo?

                Tra l’altro, è per questo che mi scambi a volte per un liberale.

              • Francesco scrive:

                hai elementi di liberalismo ma sotto sotto sei un conservatore con forti venature reazionarie

                sei ostile al futuro, lo vedi soprattutto come perdita del buono che esiste oggi, che è fragile e bisognoso di cura

                sai che ieri era il minaccioso futuro ma non ti comporta conseguenze emotive o logiche: è una nozione sterile, imbottigliata

                ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “hai elementi di liberalismo ma sotto sotto sei un conservatore con forti venature reazionarie”

                🙂

                Capisco quello che dici, ma credo che sia un equivoco.

                Io non sono per il ritorno ad alcun passato, perché credo che il passato sia morto, e chi vi si attacca (che sia un nostalgico del Papa o della Resistenza), si trasforma automaticamente in uno zombie.

                E credo che l’attuale dissoluzione globale sia l’unica possibilità perché rinasca un ordine reale.

                Allo stesso tempo, non voglio aiutare i processi distruttivi: dire cacca cacca davanti ai monumenti, promuovere tutti a scuola, tatuarsi in fronte parolacce o non pagare il biglietto sull’autobus sono forme di contestazione che non mi entusiasmano.

              • PinoMamet scrive:

                Mmmm

                arimmm

                può essere che tu non sia reazionario, Miguel, però temo che quello che sortirebbe dalla dissoluzione sarebbe un ordine reazionario, e molto simile al passato.

                Perciò sono molto scettico di tutte le soluzioni alle dissoluzione di beni, servizi, diritti, che siano… assecondare la dissoluzione stessa.

                Se Amazon o Foodora hanno grossi avvocati, la soluzione per me non è “gli volto le spalle e mi organizzo con due amici nel quartiere”, anche perché poi ti prendono il quartiere, poi il campetto, poi gli amici…
                scusami, se hanno questi grossi avvocati, perché mai dovrebbero fermarsi?

                La soluzione è: sostengo le iniziative dello Stato a farsi degli avvocati ancora più grossi.

                Temo che per questo serva la vecchia democrazia.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “La soluzione è: sostengo le iniziative dello Stato a farsi degli avvocati ancora più grossi.”

                Nulla in contrario.

                Il problema è quando un governo, localizzato in un solo punto del pianeta, deve affrontare qualcosa di vasto come il pianeta stesso e infinitamente più flessibile.

                Lo stato francese ha in mano il sistema fiscale francese; Facebook ha in mano le comunicazioni dell’intera specie umana su ogni tema immaginabile. Non sono entità nemmeno confrontabili, a lungo andare.

              • Miguel Martinez scrive:

                Sempre per PinoMamet

                ““La soluzione è: sostengo le iniziative dello Stato a farsi degli avvocati ancora più grossi.””

                Comunque già lo faccio: circa la metà del mio reddito, in un modo o in un altro, va in tasse, delle tasse funzionari e politici faranno ciò che vorranno, dal pagare la cacca di Fischer a fare il treno TAV a pagare avvocati contro Google o le cure per i malati. Sono scelte su cui non ho la minima voce, e loro non hanno il minimo bisogno del mio sostegno.

                D’altra parte, per riscuotere le tasse da una società in declino produttivo, con una crescente inoccupazione, dovranno aumentare le tasse proprio ai piccoli “produttori” (virgolette, accogliendo le critiche di Francesco), che quindi – almeno qui – tenderanno a chiudere sempre di più.

                Mi interessa una cosa su cui ho un piccolo potere di azione: la sopravvivenza della rete umana del quartiere in cui vivo.

              • Z. scrive:

                Avete un idea bizzarra degli avvocati, che dipingete a guisa di eroi dell’Iliade 🙂

              • PinoMamet scrive:

                Vabbè Z.

                era per semplificare stando all’interno dell’esempio di Miguel…

                nel caso, preferirei Ulisse ad Achille 😉

              • Z. scrive:

                Pino,

                me n’ero accorto. In effetti era un plurale magistratis, come scrisse un candidato all’esame di stato, rivolto soprattutto a Miguel (che ama parlare di sé in 1a plurale).

                😉

                Comunque anch’io voto Ulisse.

                Anzi, Odìsseo, sdrucciolamente.

              • Z. scrive:

                Ah, e Miguel…

                se metà circa del Vostro stipendio va in tasse, significa che la base imponibile della Vostra irpef è spettacolare.

                Quindi, quando verrò a trovarVi in Oltrarno, mi aspetto di trovare prenotata a mio nome, e a Vostre spese, un’ampia suite presidenziale – ovvero, se preferite, califfale!

                😛

              • Miguel Martinez scrive:

                Vedo che la pressione fiscale media ufficiale (cioè il rapporto tra Pil e introiti dello Stato) è del 43% circa.

                Ma i professionisti, anche a bassissimo reddito, devono pagare molto di più; e al più-che-40% va aggiunta la spesa per il commercialista (per un reddito attorno agli 11.000 euro lordi sono circa 1000 euro) – non va allo stato, ma è quello che permette allo stato di prendere i soldi, quindi per chi paga le tasse fa parte del pacchetto (personalmente pago molto di meno, perché il commercialista è un vecchio amico personale, cito i preventivi che mi hanno fatto alle associazioni professionali).

                Quella sulle imprese è addirittura del 64,8% (non so se vale per me, la mia è comunque una “impresa individuale” di traduttore).

                https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/02/la-pressione-fiscale-in-italia-e-davvero-elevata-e-immodificabile/3699829/

                Non credo che esista una soluzione al problema, anche perché una tassazione a questi livelli evidentemente porta al fallimento innumerevoli piccole imprese; quindi riduce il numero di contribuenti, e bisogna quindi alzare la pressione su quelli sopravvissuti.

                Quindi mi chiedo proprio cosa dovrei fare di più per “sostenere” gli avvocati degli Stati (compreso l’avvocato del Comune che ha presentato un ricorso due mesi oltre la scadenza, un po’ di tempo fa).

              • Miguel Martinez scrive:

                Comunque, nel parlare della pressione fiscale, faccio solo una constatazione: non ho alcuna proposta alternativa, e so benissimo che la pressione aumenterà mentre diminuiranno i servizi, per motivi fisiologici che sfuggono alle intenzioni di chiunque (e di chiunque possa vincere le elezioni).

                Sono leggi sociali, energetiche, storiche ben al di là delle nostre misere critiche.

              • Peucezio scrive:

                Miguel (e gli altri):
                “Non credo che esista una soluzione al problema, anche perché una tassazione a questi livelli evidentemente porta al fallimento innumerevoli piccole imprese; quindi riduce il numero di contribuenti, e bisogna quindi alzare la pressione su quelli sopravvissuti.”

                La soluzione mi pare banale: invertire il circolo vizioso in virtuoso.
                Se la tassazione alta fa fallire innumerevoli imprese riducendo il numero dei contribuenti, basta abbassarla drasticamente, così aumenta il numero dei contribuenti e s’incassano molti più soldi.

                So di gente che ha rinunciato ad aprire la partita IVA e ha preferito lavorare in nero, perché altrimenti non camperebbe. Ma questo comporta delle rinunce: non puoi lavorare con un certo tipo di clienit, che poi devono dichiarare, ecc.
                Quindi gente così (non parlo del tizio che dà due lezioni private di latino alla settimana, che non ha nessun vantaggio a dichiararle in ogni caso), se le tasse fossero ragionevoli, la partita IVA se l’aprirebbe subito e sarebbe tutto guadagno per lo stato.

                Sono cose ovvie, ma quando qualcuno le dice è un destrorso mistificatore che vuole ingannare gli italiani.

                La cosa assurda poi è che senti i politici e i giornalisti in televisione che dicono “dove li andiamo a prendere i soldi”, persino quando si dice che si deve disfare l’aumento previsto dell’IVA, come se il gettito fosse già stabilito, come se fosse una variabile fissa.
                E’ incredibile la carica mistificatoria che c’è in questa logica: si parte dal presupposto che, per qualche inspiegabile miracolo, noi potessimo già contare su un certo gettito a prescindere, come se i soldi e le risorse si producessero da sole per opera dello Spirito Santo, in quantità fissa per unità di tempo e l’aumento di un’imposta indiretta non incidesse, quasi la gente avesse in casa la fabbrica dei soldi, che glie ne stampa un tot al mese.

              • Z. scrive:

                Miguel,

                abituati a una livrea mentale estrema ma non troppo lontana dal vero: quasi tutto quel che leggi sul fisco è diversamente preciso 🙂

                Anzitutto dubito esista la pressione fiscale ufficiale. Esistono stime più o meno presuntive, non sempre chiare.

                Quella del 65%, che tira dentro anche la previdenza, è invece difficile da condividere: perché non metterci anche la retta della scuola, le scarpe e il cappuccio del mattino?

                Il fatto poi che gli autonomi contribuiscano al gettito per il 5% – atteso che non sono proprio il 5%, e hanno alcune opportunità di cui i dipendenti non dispongono – dovrebbe aiutare a trarre qualche conclusione. Sempre che davvero non si creda che fare il commesso di un gioielliere sia piu conveniente che fare il gioielliere.

              • Roberto scrive:

                Ma che sta storia dei grossi avvocati? Mica sono lottatori di sumo!

                Ti bastano professionisti preparati

              • paniscus scrive:

                me n’ero accorto. In effetti era un *plurale magistratis*, come scrisse un candidato all’esame di stato,
                ————————-
                Oltre alla mitica “INSURREZIONE della corrente indotta”, posso vantare personalmente qualche alunno che ha detto o scritto:

                – la forza di marea è dovuta alle ORBITAZIONI della Luna attorno alla Terra;

                – durante il fascismo c’erano le PERSEGUITAZIONI degli oppositori politici;

                – siccome all’epoca l’omosessualità era reato, Alan Turing fu condannato a due anni di RECLUTAMENTO;

                e questi sono solo i capolavori di forma, per quelli di contenuto rinvio a un post apposito…

              • Z. scrive:

                Lisa,

                aggiungo alla lista:

                – MÈNCIPI DANCE;
                – stare decisis letto STÈR DISÀISIS;
                – ÈPITOM GAY (Epitome Gai).

              • PinoMamet scrive:

                Fucilazione immediata per il latino pronunciato come fosse inglese!!

              • Z. scrive:

                …e in attesa che Lisa ci racconti gli strafalcioni di merito, vi anticipo l’obbligo del venditore di stare garante per l’evirazione della cosa!

                Che peraltro, con riferimento al diritto romano, non era neppure falso: se Tizio vendeva a Caio lo schiavo Stico, e lo schiavo Stico era incapace di generare, Caio ne subiva obiettivamente un danno.

                Però però… però ho un dubbio: se certamente è vero che il latino non va pronunciato all’inglese, come va pronunciato? Alcuni latinetti sono modernissimi e nati in Germania, ad esempio!

              • paniscus scrive:

                Fucilazione immediata per il latino pronunciato come fosse inglese!!
                ——————-

                Ah, dimenticavo: posso vantare personalmente la favolosa citazione della corrente artistica “Die Brücke” pronunciata all’inglese come se “die” fosse il verbo “morire”, praticamente come se fosse un sequel (o un prequel) del film “Die Hard”.

                E questa non arrivava da uno studente, ma da una collega che insegnava storia dell’arte.

                Una volta mi sono trovata a fare da commissaria esterna in un’altra scuola, assistendo ovviamente ai colloqui orali di altre materie oltre alle mie, e mi sono trovata davanti due gruppi di due classi diverse, in cui una delle due classi, in blocco, la pronunciava così, e l’altra no.

                Perché evidentemente la loro insegnante di arte l’aveva sempre pronunciata così, e loro se l’erano bevuta come se niente fosse…

      • roberto scrive:

        1. magari la vinaia offrirà servizi che foodora non potrà mai servire: un consiglio competente e simpatico? atmosfera piacevole nella sua bottega? ti fa assaggiare qualcosa parlando di vino?

        4 e 5 sono totalmente d’accordo con Francesco. I produttori non sono i vinai o le librerie ma vignaioli e autori.

        • Francesco scrive:

          Solo in senso “stalinista” stretto: come dici al punto 1 la vinaia offre dei “servizi” che creano comunità.

          Anche oltre i temi alcolici. Scopri che la signora Pina si è rotta il perone, che Marco Rossi cerca lavoro, che Pina Bianchi studia ingegneria.

          Noi umani si fa un sacco di roba in più quando ci si trova.

          Ciao

          • roberto scrive:

            ma certo

            quello che voglio dire è che se la vinaia ti vende aceto, non sa un cavolo di vini, è scorbutica, ti fa fretta se stai due minuti in negozio a fare due domande beh…sarà sostituita da foodora

            • Francesco scrive:

              il problema è se anche una vinaia che vende buon vino, esperta, simpatica e umana sarà perdente nel medio periodo

              mica tutti sono così ricchi da poter pagare certi “lussi”

              ciao

            • roberto scrive:

              certo, rispetto a quando la vinaia era la monopolista di loiano ci perderà….

              però non tutti avranno voglia di avere solo il vino portato da foodora e se è brava e ci sa fare la sua nicchia se la ritaglierà comunque.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “quello che voglio dire è che se la vinaia ti vende aceto, non sa un cavolo di vini, è scorbutica, ti fa fretta se stai due minuti in negozio a fare due domande beh…sarà sostituita da foodora”

              No, sarà sostituita comunque, perché è un anello inutile tra la fonte delle merci e il cliente.

              Resterà il sistema amministrativo in mezzo, basato sulla massima efficienza.

              E Foodora vincerà su tutti i vinai del mondo, piccoli o grandi, simpatici o antipatici che siano (poi non escludo che resterà in piedi qualche fintissimo Vinaio di Superlusso).

            • Roberto scrive:

              Ripeto: può essere utile se fornisce servizi che un robot non può fornire ed in quel caso sopravvive. Altrimenti è inutile.

              • Francesco scrive:

                parte di quei servizi non sono “beni economici” in senso stretto o proprio

                ma credo che valgano abbastanza da far rimanere abbastanza clienti anche dalle vinaie, checchè ne pensi Miguel

                del resto nessun bar meccanico è mai durato molto

              • Roberto scrive:

                Ma certo! Non sono servizi in senso stretto, ma chi non ha voglia di scambiare due chiacchiere e avere un consiglio da un vinaio, o un libraio?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                del resto nessun bar meccanico è mai durato molto

                Ne ho uno in ufficio e credo che ne abbia uno anche tu…

              • Roberto scrive:

                Nota però che nelle otto ore di prigionia c’è un monopolio del bar meccanico. Quando riacquisti la libertà immagino tu non prenda il caffè al distributore automatico

      • Z. scrive:

        Miguel,

        — Vince il Cliente, perde il Produttore. —

        Beh, certo. Credo che funzioni così grosso modo da sempre. Non è che ad oggi vengano costruite catapulte e onagri, per dire…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Be’, dipende dal gioco…

          • Z. scrive:

            Se tu resti alle catapulte quando i tuoi avversari sono già ai cannoni, non prendertela col libero mercato. Piuttosto, valuta se stai facendo qualche errore nell’early game (i lavoratori vanno rubati, non costruiti, e a non più di una città-stato) 😉

  10. Miguel Martinez scrive:

    Stavo notando una cosa…

    Molte volte, anche le persone più intelligenti aspettano a sentire cosa dice il Nemico, e poi dicono il contrario.

    Il cambiamento climatico… boh, che ne so, non mi interessa più di tanto… ah, quel porco di Trump nega che sia vero, bugiardo! La scienza dimostra che è un bugiardo! Chi nega il cambiamento climatico vuole annientare la vita sul pianeta!”

    Il cambiamento climatico… boh, che ne so, non mi interessa più di tanto… ah, quei fricchettoni di ecopacifisti raccontano un’altra delle loro bugie, giusto per dare addosso a chi lavora! Li manderei a loro a lavorare, nei lager cinesi! Lo sappiamo tutti che l’altro giorno ha fatto fresco, altro che balle!”

    Da studiare, questa incapacità di distinguere (se Z permette) la luna dalle varie dita che la indicano.

  11. Miguel Martinez scrive:

    A volte, una frase riesce a liberare dal delirio del tifo di squadra.

    Ne trovo una bellissima, di Caitlin Johnstone, in un post in cui spiega la perfetta continuità delle politiche militari statunitensi, a partire da Bush che nel 2000 si fece eleggere dicendo che… era contro le guerre all’estero:

    “Trump Isn’t Another Hitler. He’s Another Obama… “

  12. Miguel Martinez scrive:

    Ancora sulla tassazione, abbiamo un processo comune a tutto il sistema in cui viviamo: appena si trova come risparmiare, si spende di più.

    Pensiamo all’aumento incredibile di efficienza dei sistemi amministrativi dal 1980 circa.

    Una volta, un poliziotto, per capire chi aveva davanti, doveva passare la mattina a telefonare a decine di questure diverse, dove altri poliziotti dovevano tirare giù quei grandi fascicoloni di una volta con il nome del Soggetto sulla copertina, e spulciarli tutti.

    Adesso basta un clic.

    Eppure il numero di poliziotti, e presumo anche di poliziotti che fanno lavori di ufficio, probabilmente non è diminuito per nulla. Anzi, sospetto che sia aumentato, e che sia anche aumentato il carico di lavoro di ciascuno. E che ci siano anche poliziotti con il compito di sorvegliare che i loro colleghi non perdano tempo davanti alle macchinette del caffè, come facevano i loro predecessori.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Il numero dei dipendenti pubblici in Italia è crollato e continua a ridursi.

      • Z. scrive:

        E vieppiù si riducerà…

        Non credo esistano ambiti che registrino un pieno turnover, ormai. Ci sono alcuni ambiti dove si fa il possibile per ridurre l’emorragia, e altri dove non ci si prova neppure.

        Per capirsi, l’ultimo bando per cancellieri è del 2017, e quello precedente era uscito mi pare nel 1999. L’INPS ha pubblicato un bando l’anno scorso; a quando risalisse il precedente non so, ma di questo bando appena uscito se ne parlava almeno dal 2010.

        Ciò a dispetto del fatto che la società di oggi è estremamente più complessa, intricata e difficile di quella di cinquant’anni fa. Il mio esempio preferito, come sapete, è quello dell’amministratore di condominio: una volta lo faceva un condomino, non di rado gratuitamente, come attività dopolavoristica. Ora servono professionisti assai formati e qualificati, con competenze approfondite e poliedriche in campo giuridico, edilizio, contabile e così via.

  13. Roberto scrive:

    Miguel
    “Sono un Cliente di Facebook, non mi piace quello che qualcuno dice, lo faccio sopprimere.”

    Ma se la stessa cosa a te piace e a me no, uno dei due clienti per forza non sarà accontentato, no?

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