L’edera, il bucaneve e il dono degli inglesi

Chi vive in un luogo, raramente riesce a distinguere gli alberi dal bosco, e quindi non può, spesso, apprezzarne la particolarità.

Qualcuno deve pur venire dai monti senza che nessuno lo senta arrivare.

“The only way he could come, was floating and flying”

Che poi il miracolo, è quando qualcuno da dentro, come attraverso un vetro, tocca con mano qualcuno che è fuori.

S. viene dall’Inghilterra, che è la strana gemella del Granducato.

Anni fa, S. scrisse un libro affascinante, Getting Things Done in Naples, uno studio dei meccanismi grazie a cui Napoli funziona benissimo, nonostante le improbabili apparenze. I napoletani non sanno perché, ma una ragazza inglese colse con affetto i segreti che sfuggivano agli autoctoni.

In anni recenti, S. si è dedicata a Firenze, scagliando in un abisso senza fondo proposte che avrebbero potuto risollevare la nostra città.

L’altra sera, le scrissi le parole di Christopher Alexander, sulla Timeless Way, la via senza tempo che gli antichi architetti adoperavano, e che noi cerchiamo di riscoprire:

“si tratta semplicemente del desiderio di creare una parte di natura, di completare un mondo che è già costituito da montagne, ruscelli, fiocchi di neve e pietre, con qualcosa fatto da noi”

S. mi ha risposto, chiamandomi love come fa la gente delle lande del Nord e che non ha significati ambigui, e raccontandomi di suo zio, vicar anglicano in un piccolo paese e storico locale, che una domenica aveva preparato la predica da leggere in chiesa, e invece vide un bucaneve – snowdrope rimase folgorato, cambiando tutto il discorso.

Il vicar vide l’edera che cresceva contro il muro della chiesa, e invece di dire, “I believe in God the Father, “credo a Dio Padre”, inventò una formula nuova:

Ivy leaf in God the Father“.

Che se osassi, sarebbe tutto il mio credo.

Quando il vicar morì, S. dovette cercare una lapide per lo zio.

Il marmista le disse che poteva regalarle una lapide già pronta, abbandonata non si sa per quale motivo, su cui era ritratta l’edera che cresceva: era una lapide semplice, di quelle che nel tempo sarebbero scomparse, ma lo zio non voleva certo imporsi per sempre.

S. accettò la lapide, ma vi fece incidere anche un bucaneve, e le parole, “Ivy leaf in God the Father”. Snowdrop.

Scrisse Christopher Alexander:

Cattura“Senza alcun aiuto da parte di architetti o di progettisti, se operi nella maniera senza tempo, una città crescerà sotto le tue mani, sicura come i fiori nel tuo giardino”

La meraviglia dell’Inghilterra, madre dei mali del mondo e custode degli antidoti che nessun altro conosce.

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21 risposte a L’edera, il bucaneve e il dono degli inglesi

  1. Moi scrive:

    S. viene dall’Inghilterra, che è la strana gemella del Granducato.

    —————

    … Free Mason Scum ! 😉

  2. Z. scrive:

    Lo scrivo qui, non per andare fuori tema ma per evitare di resuscitare articoli di anni addietro: ho scoperto grazie a te che The Piper at the Gates of Dawn non è stato solo un LP dei Pink Floyd. Thanx 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “Lo scrivo qui, non per andare fuori tema ma per evitare di resuscitare articoli di anni addietro: ho scoperto grazie a te che The Piper at the Gates of Dawn non è stato solo un LP dei Pink Floyd. Thanx :)”

      Però thanx con la x… 🙁

      🙂

  3. Miguel Martinez scrive:

    Dovevo essere ben stanco ieri sera… vedo che avevo tradotto “ivy” come “vite” anziché “edera”!

    Errore corretto!

  4. Moi scrive:

    Snowdrop … ma “fiocco di neve” non era “snow flake” ?!

    Per averne contezza Vs un MadreLingua, l’ ho googlato e … m’è saltato fuori il “bucaneve” … nel senso del fiore, da NON confondersi con il celeberrimo biscotto da “tocciare” a colazione !

  5. Moi scrive:

    E anche perché un fiocco di neve dove ci sono masse di neve dappertutto … capirai ! 😉

    … Wow: mi sento come Mauro Biglino con l’ Ebraico Biblico ! 😀 😉 🙂

  6. Moi scrive:

    Cmq penso che per unus/a/um 😉 Intellettuale AngloSassone capire i “Personaggioni” (di cui Napoli è un vivaio straordinario) Italici sia facilissimo : piacciono per gli stessi motivi per cui nel Paese AngloSassone NON piacciono … poi è arrivato Trump, e la smània di mazzuolare e imbavagliare per legge chi la pensi diversamente da sé !

  7. Moi scrive:

    Getting Things Done in Naples

    ———————–

    “Napule è ‘nu paese curioso:
    è ‘nu teatro antico, sempre apierto.
    Ce nasce gente ca senza cuncierto
    scenne p’ ‘e strate e sape recità.“

    (Eduardo De Filippo)

  8. Mauricius Tarvisii scrive:

    Senza alcun aiuto da parte di architetti o di progettisti, se operi nella maniera senza tempo, una città crescerà sotto le tue mani, sicura come i fiori nel tuo giardino

    Vero, come sulle pendici del Vesuvio, no? 😉

    Insomma, io una sostanziale aporia in tutto questo non riesco a non vedercela.

    • Francesco scrive:

      Fratello nella Fede, noi sappiamo quanto sono sicuri i fiori del campo, no? da una lato durano un giorno solo e a sera vengono gettati nel fuoco, dall’altro Lui li veste meglio di Salomone e li conosce uno ad uno

      🙂

  9. Moi scrive:

    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d9/KochFlake.svg/1200px-KochFlake.svg.png

    frattali : da triangolo equilatero a fiocco di neve … attraverso un Maghen Dawid ! 😉

  10. mirkhond scrive:

    “La meraviglia dell’Inghilterra, madre dei mali del mondo e custode degli antidoti che nessun altro conosce.”

    Chissà quando questi antidoti cominceranno a fare effetto……

  11. Z. scrive:

    OK, guys, direi che ora è ammesso andare fuori tema!

    Chi per Natale avesse voglia di una lettura leggera e tuttavia istruttiva, ci consiglio Marcello Flores, In terra non c’è il paradiso (1998).

    E’ un libro sul comunismo, e precisamente non tanto sul comunismo-movimento bensì sul comunismo-regime (quel che ironicamente si usava chiamare “socialismo reale”). Definitely awesome!

    Per chi ci interessasse, il Flores – propriamente Flores d’Arcais, ma si fa chiamare e viene chiamato col primo cognome soltanto, anche in ambito accademico – è il curatore del nascituro museo predappiano sui totalitarismi, che continua a suscitare polemiche tra il municipio e l’Anpi.

  12. Faranc scrive:

    Scusa se sono OT.
    Ho letto un articolo che riguarda Firenze e una strana storia (molto fiorentina) di dinieghi che sembrano astrusi e immotivati a fronte di richieste sensate fatte da un gruppo di cittadini.
    Qui c’è il link dell’articolo http://www.lavocedinewyork.com/arts/arte-e-design/2017/12/09/lodissea-infinita-della-galleria-nascosta-che-corre-sotto-firenze/
    Mi farebbe molto piacere se (prendendoti tutto il tempo che vuoi) potessi leggere la notizia e se riuscissi a fornirmi una cornice entro cui interpretarla

    • Miguel Martinez scrive:

      Caro Faranc,

      Non conoscevo la storia (o magari me ne sono dimenticato, perché c’è qualcosa che suona vagamente familiare).

      Da una parte, ho una sensazione a pelle di un entusiasmo eccessivo nell’autore, uno di quei fiorentini che hanno le Idee Molto Chiare e appena vengono contraddette partono in quarta…

      Dall’altra, trovo fantastico questo brano, che descrive alla perfezione il Comune:

      “Prospettammo a Valentino di utilizzare il Gruppo Speleologico fiorentino per ispezionare la galleria è così stabilire i due punti di sbocco. Valentino obiettò di non avere un budget per questi “lavori straordinari”. Quando gli ribattemmo che quei giovani fiorentini sarebbero stati lieti di fare qualcosa per la loro città, ci rispose che c’era bisogno di un mezzo meccanico per sollevare quella pietra di 70 cm di diametro e che in ogni caso non poteva autorizzare un civile ad entrare là sotto senza un’assicurazione. Quando replicammo che quei volontari avevano l’attrezzatura e l’assicurazione, ci rispose che non poteva autorizzare quel sopralluogo. Spazientiti, gli chiedemmo se non era curioso di vedere cosa c’era là sotto e lui ci rispose: “Un funzionario dello Stato non deve essere intellettualmente curioso ma far rispettare le leggi”.”

      Come trovo perfettamente in ruolo il Renzi che si entusiasma – magari pensando in buona fede che tutto sia possibile – e poi scompare.

      Paoletti ha scritto un bel libro – mi sembra non elencato lì – sulla conquista alleata di Firenze nel 1944, che cerca anche di fare luce sul mistero dei franchi tiratori: la mancanza oggi di fascisti a Firenze è legata al fatto che morirono quasi tutti in pochi giorni, in Oltrarno.

      • Miguel Martinez scrive:

        Dei “franchi tiratori” credo che si sappia davvero poco. Però ho trovato un documento del 1954 che dice che la serra in fondo al nostro giardino fu “danneggiata negli eventi bellici”.

        Non credo che ci siano stati bombardamenti aerei in zona, sicuramente non ci sono stati scontri militari; e quindi può darsi che il nostro giardino fosse un luogo in cui si erano barricati i franchi tiratori, prima di morire tutti.

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