Viene la muerte cantando

Viene la muerte luciendo
mil llamativos colores
ven dame un beso pelona
que ando huérfano de amores.

El mundo es una arenita
y el sol es otra chispita
y a mi me encuentran tomando
con la muerte y ella invita.

No le temo a la muerte
mas le temo a la vida
como cuesta morirse
cuando el alma anda herida.

Dicen que van a asustarme
llevándome a tu presencia
si estas durmiendo en mi vida
es natural si despiertas.

Se va la muerte cantando
por entre las nopaleras
en que quedamos pelona
me llevas o no me llevas.

No le temo a la muerte
mas le temo a la vida
como cuesta morirse
cuando el alma anda herida.
Se va la muerte cantando
por entre las nopaleras
en que quedamos pelona
me llevas o no me llevas.

Questa voce è stata pubblicata in Messico, mundus imaginalis e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

195 risposte a Viene la muerte cantando

  1. Francesco scrive:

    Gli evangelici saranno fissati con la fine del mondo ma voi messicani lo siete con la morte. E manco avete un Aldilà a cui pensare, è proprio la morte in sè.

    Lascito azteco?

    🙂

  2. Roberto scrive:

    Ma siete solo voi messicani fissati con la morte o dividete questa strana cosa con altri centro-nord o sud americani?
    A naso tutto il sud America mi sembra piuttosto su “mi corazon, mi amor, que gusto de mirar las muchachas a la playa y escuchar à la musica”, che ne dici?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Roberto

      “Ma siete solo voi messicani fissati con la morte”

      E se fosse al contrario? Cioè se gli italiani fossero fissati con il tabù della morte, pensata soltanto come qualcosa di cui dispiacersi?

      • Francesco scrive:

        Beh, a occhio in tutta Europa solo pochi spagnoli e forse i serbi hanno una fissa con la morte. I secondi perchè hanno passato la loro storia a perdere guerre sanguinose, i primi non lo so.

        Ma in generale mi pare che agli europei piaccia vivere e dispiaccia morire.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “Beh, a occhio in tutta Europa solo pochi spagnoli e forse i serbi hanno una fissa con la morte”

          Ma non è una fissa, è un fatto centrale dell’esistenza. E’ la sua rimozione che è strana, e psicologicamente interessante.

          Dove si somma la scaramanzia contadina al giovanilismo pubblicitario.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            te la ricordi la barzelletta del ferrarese in autostrada?

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            la rimozione della morte è un fatto della contemporaneità consumistica.
            Ma uno si aspetta che si trovi un po’ dappertutto.
            Invece parrebbe ci sia una peculiarità messicana, all’interno dei paesi, non dico occidentali, ma influenzati dall’Occidente.

            Z.,
            ma era ferrarese? La sapevo, ma non avevo idea che il protagonista fosse caratterizzato localmente.

            • Z. scrive:

              A Ravenna la raccontavano con un ferrarese come protagonista.

              Potrebbe dipendere dal fatto che, secondo il luogo comune ravennate, il ferrarese è un soggetto che è bravo solo lui, che sa far tutto lui, a fag tot mi (per inciso: nessuno dei ferraresi che conosco risponde allo stereotipo!).

              Ma potrebbe essere anche una barzelletta banalmente aggressivo-campanilistica, come se ne raccontavano diverse anche a Bologna (i ladri colti a scappare, il camion troppo alto per passare dal viadotto…).

            • Peucezio scrive:

              Sì, credo siano quelle cose universali che ognuno, in ogni regione, attribuisce a qualche suo vicino.

              In Puglia, per dire che uno, pur di danneggiare un altro, lede i propri interessi, si dice che se lo taglia per far dispetto alla moglie, ma a Ruvo attribuiscono tale comportamento al coratino (Corato è a 10 km da Ruvo).

            • ruttone scrive:

              la rimozione della morte è un fatto della contemporaneità consumistica.

              cosa intendi con rimozione della morte?

              Perché il grattarsi le palle non è che lo ha inventato Ford eh

            • Peucezio scrive:

              Davvero c’è da spiegarlo?
              E’ banale: nelle società preindustriali, diciamo quella medievale per intenderci, l’umo viveva in una dimensione esistenziale in cui la preoccupazione per la salvezza dell’anima era il dato centrale e al tempo stesso il contatto con la morte (di bambini, adulti, anziani) era continuo e quotidiano. Non si sentiva il bisogno di esorcizzarla più di tanto, perché non sio viveva nell’hic et nunc.
              Oggi si cercano continue gratificazioni momentanee, senza nessuna proiezione che vada oltre l’appagamento contingente, la frustrazione e il dolore non sono accettati come elementi di crescita in quanto dati strutturali dell’esistenza, ma vengono respinti in nome del principio del piacere senza mediazione, quindi la stessa questione esistenziale è rimossa: il pensiero della vecchiaia, della malattia e della morte proiettano in un momento futuro e sgradevole. Infatti mettiamo i malati negli ospedali, i vecchi negli ospizi e facciamo funerali sempre meno appariscenti, perché ciò che ci circonda dev’essere figo, bello e colorato. E non dev’essere traumatico, dev’essere dolce, compiacente e assecondante, anche a discapito del principio di realtà.
              L’essenza del consumismo è questa, non costruisco (e non mi costruisco), ma consumo, come un eterno lattante, che sugge ogni qual volta ne sente la pulsione.
              Davvero non era chiaro?

            • Peucezio scrive:

              Per inciso, la rimozione non è lo scongiuro.
              Fai gli scongiuri per cose che senti presenti e incombenti.
              Gli scongiuri infatti sono una modalità ancora vitale (piuttosto scuotata), ma in fondo eredità di modelli magico-superstiziosi.
              La rimozione signifca proprio ignorare la cosa, fare finta che non esista, nasconderla, non perché la si sente presente e non la si nomina scaramanticamente, ma perché proprio tutto è orientato a dimenticarla, quasi fosse una cosa che non ci riguarda.

            • ruttone scrive:

              @peucezio

              Davvero c’è da spiegarlo?
              E’ banale:

              Io purtroppo nelle civiltà preindustriali non ho vissuto, ma mi pare che il desiderio di campare per sempre (e il conseguente mercato di ciarlatani) sia bello che documentato e non l’abbia inventato Watt

              poi scusa, di fronte all’evidenza che la vita s’è allungata e la sofferenza diminuita, che vogliamo fare? rompere il cazzo perché la gente non soffre abbastanza?

            • Peucezio scrive:

              La mia è una constatazione.

              E’ chiaro che è meglio campare più a lungo e invecchiare più tardi.
              Ma non è che questo deve creare l’illusione dell’imortalità, perché dopo ci si sbattono le corna contro.
              Poi, ammesso che un uomo del Medioevo perseguisse l’immortalità, nessuno in nessuna epoca ci ha mai creduto seriamente. Ma oggi non si fanno più i conti con la morte, un tempo sì.
              Se questo servisse a vivere più serenamente la vita, potrebbe anche andare bene. Ma a me pare pura dissipazione, superficialità.
              Insomma, la religione serve ancor più e prima a questa vita, che non a quell’altra, nell’aldilà e il modo di quegli uomini di vivere la condizione umana e la morte rendeva loro tollerabile l’una e l’altra, mentre non so quanto la vacuità contemporanea appaghi davvero: dopo la suzione vuoi succhiare di nuovo, ma è una rincorsa ad infinitum, senza veri obiettivi, senza una crescita personale, senza insomma le vere soddisfazioni della vita.

            • ruttone scrive:

              senza veri obiettivi, senza una crescita personale, senza insomma le vere soddisfazioni della vita.

              Quelle, immagino, che dava la società rurale.
              Io penso che tu abbia una visione un po’ romantica del passato.

              Adesso si vive adesso, non è che prima “erano meglio” solo perché tolleravano rassegnati a vivere una vita senza agi.

              I conti con la morte stai tranquillo che si continuano a fare ogni giorno.
              Ma la gente giustamente vede che molte cose per cui prima si era spacciati adesso sono diventate bazzecole — pensa agli stent…

              Che questo determini ottimismo nelle persone mi pare una cosa positiva, altro che cazzi, perché almeno è confermato dall’evidenza; cioè non parliamo di pozioni miracolose, ma parliamo che 30 anni fa se mi veniva un infarto ero morto, adesso posso continuare a campare 20 anni. a me questo entusiasmo pare motivato.

            • Peucezio scrive:

              Ruttone,
              beh, un po’ più di trent’anni fa. Anzi, trent’anni fa la sanità era più gratuita di oggi.

              Comunque sul senso generale del tuo discorso d’accordo.
              Ma secondo me sabbiamo segato il ramo su cui siamo seduti e ci troveremo presto di culo per terra.
              Le generazioni che hanno costruito il mondo di benessere, sicurezza e cure mediche che dici non ne erano il prodotto. Noi invece non sappiamo fare un cazzo e le ultimissime leve iperprotette, viziate e nevrotizzare sapranno fae meno ancora. Proprio perché la vita è responsabilità, non è solo piacere, e il nostro modello annulla questo dato.
              Infatti chi si sta imponendo nel mondo sono i paesi in cui la vita è ancora disciplina, sofferenza, assunzione di responsabilità. Ma si ammosceranno anche loro e allora ci troveremo veramente tutti col culo per terra.

            • ruttone scrive:

              Noi invece non sappiamo fare un cazzo e le ultimissime leve iperprotette, viziate e nevrotizzare sapranno fae meno ancora.

              Aspettiamo prima di giudicare, e in fin dei conti la vita è la loro — quindi probabilmente saranno loro a giudicare.

              Non credo che noi non sappiamo fare un cazzo, sappiamo fare quello che ci serve nel contesto attuale.

              Proprio perché la vita è responsabilità, non è solo piacere, e il nostro modello annulla questo dato.

              A me pare che di responsabilità ne giri ancora tanta, visto che riesco ancora a prendere il treno, andare alle poste e ricevere uno stipendio, quindi qualcuno questa responsabilità di alzarsi e fare un lavoro ce l’ha ancora

              Infatti chi si sta imponendo nel mondo sono i paesi in cui la vita è ancora disciplina, sofferenza, assunzione di responsabilità.

              Fammi degli esempi di tali paesi, ma contami pure i paesi dove la vita è ancora disciplina, sofferenza, assunzione di responsabilità e non si impongono per niente, anzi fanno una vita di merda. Gli USA dove li metteresti?

              non capisco il ragionamento: siccome viviamo troppo bene dobbiamo vivere peggio così vivremo meglio. Come se gli sforzi di quelli che c’erano prima non fossero diretti a stare meglio…

            • Peucezio scrive:

              Ruttone:
              “A me pare che di responsabilità ne giri ancora tanta, visto che riesco ancora a prendere il treno, andare alle poste e ricevere uno stipendio, quindi qualcuno questa responsabilità di alzarsi e fare un lavoro ce l’ha ancora”

              Beh, anche la disarticolazione delle infrastrutture dell’Impero Romano è stato un fatto graduale e probabilmente non siamo ancora arrivati al punto in cui la cosa è avvertibile in modo vistoso. Ma la trascuratezza nelle piccole cose, lo scadimento qualitativo del lavoro, di tutti i servizi, dei manufatti (a parte l’alta tecnologia, che comunque non si fa qui) è evidente.
              Poi spero di essere smentito come profeta: non mi esalta affatto l’idea che il mondo vada a rotoli.

              “Fammi degli esempi di tali paesi, ma contami pure i paesi dove la vita è ancora disciplina, sofferenza, assunzione di responsabilità e non si impongono per niente, anzi fanno una vita di merda. Gli USA dove li metteresti?”

              Cina, India, la maggior parte dei paesi dallo sviluppo recente. La differenza sta nei sistemi educativi.
              Da noi la scuola e l’università hanno una funzione sociale: sono orientate a favore del discente, non tanto nel senso di formarlo, quanto di dargli dei titoli di studio con il minimo sforzo e la minima frustrazione da parte sua. In quei paesi il sistema educativo è orientato alla selezione, perché lo scopo non è il discente, ma la società che si avvarrà dei suoi servizi e ha bisogno di formare e selezionare gente capace.
              Lo sai che le università vengono finanziate in proporzione al numero di gente che laureano? Indipendentemente da ogni verifica esterna di competenze raggiunte?

              “non capisco il ragionamento: siccome viviamo troppo bene dobbiamo vivere peggio così vivremo meglio. Come se gli sforzi di quelli che c’erano prima non fossero diretti a stare meglio…”

              Non credo che loro si cimpiacerebbero di quello che è diventata la società italiana.
              Io ho presente sia i milanesi espressione del mondo dell’industralizzazione anni ’60, gente che era giovane e lavorava in quegli anni e oggi è sull’ottantina, sia i contadini pugliesi che con la loro fatica hanno fatto studiare i figli.
              Gli uni e gli altri si compiacciono del progresso e dell’uscita dalla miseria (i primi non hanno visto proprio la miseria, ma sicuramente situazioni di didagio e sfruttamento), ma ritengono si sia andati oltre e si siano allevate generazioni smidollate.

              Con ciò: è possibile fermare l’orologio della storia al punto giusto e bloccarlo lì?
              Probabilmente no: il piano inclinato ha la sua dinamica.
              Ma io non sono qui a proporre soluzioni, società ideali o utopistiche, progetti di convivenza perfetta.
              A me interessa fare la coscienza critica dell’attuale.
              Ma sulle cose piccole una serie di suggerimenti ce li avrei pure.
              Cominciamo a bocciare di nuovo a scuola e a imporre la disciplina (i genitori che vanno a protestare dagli insegnanti spalleggiando il figlio andrebbero trattati come un alto funzionario russo avrebbe trattato un servo della gleba; e se proprio ritieni intollerabile la situazione, ritira tuo figlio dalla scuola e mandalo a zappare o in miniera); cominciamo a bocciare agli esami universitari e a non regalare le lauree (lo sai che a Milano ci sono corsi di laurea magistrale dove metà degli studenti si laurea con 110 e lode? Tutti geni??).
              Poi ci sarebbero mille altre cose da rivedere del sistema educativo, una su tutte smantellare le idioti riforme degli ultimi decenni, che hanno fatto infiniti danni, ma già quelle che ho detto farebbero molto.

            • Peucezio scrive:

              Gli USA?
              Sempre Occidente sono.
              Basta vedere qualche film americano ambientato in una scuola di periferia per constatare come anche lì la scuola ormai abbia una funzione sociale, anziché formativa.
              Ciò che li salva è la soverchiante forza militare: se ho una pistola in mano, anche se non so fare un cazzo, posso campare costringendo te a lavorare per me e mantenermi. Ma non può durare all’infinito: anche la gestione dell’apparato militare richiede qualche competenza e del lavoro.

            • Francesco scrive:

              Rittone

              a cosa pensi quando parli di desiderio documentato di vivere per sempre?

              ciao

            • ruttone scrive:

              @peucezio

              io alle tue analisi non ci credo, perché tu parti dal preconcetto che esista una generazione di smidollati; secondo me ci hai una specie di riverenza per quelli che stavano prima, ma quelli che stavano prima stavano prima.

              Posso capire che non ti piace come è adesso ma mi sembra ozioso stare a fare le cassandre per principio.

              @Francesco:

              mi riferisco ai ciarlatani che vendevano cure miracolose o elisir di lunga vita, documentati almeno dal medioevo. purtroppo non ho riferimenti bibliografici precisi, ho solo il ricordo di averlo letto e visto disegnato.
              più i vari attributi di immortalità di svariati personaggi e oggetti mitologici (achille, graal, elisir di lunga vita).

              Cioè quello che voglio dire è che la speranza che attraverso la conoscenza medica o protomedica, di poter sconfiggere la morte c’era allora come oggi; oggi ciascuno sa che a curare un sacco di malattie la scienza ci riesce; la confidenza e la speranza di campare per sempre del ruttone medio aumenta.

              Cioè non capisco bene dove tracciamo la linea tra moderno molle ed effeminato che non vuole morire e credulone medievale che si fa inculare da un ciarlatano, e in che relazione questi stanno con il saggio medievale che accetta con rassegnazione di crepare di indigestione e l’avvocato californiano di grido che è un fitness maniac e campa 140 anni. Per me peucezio ha sul culo i tempi moderni e cerca di adattare qualsiasi dato gli capiti alla sua tesi.

            • ruttone scrive:

              @francesco

              Rittone

              se fossi stato attore porno mi sarei fatto chiamare così

            • Francesco scrive:

              errore di sbaglio, senza nessuna cattiva intenzione

              ma credo che Peucezio abbia ragione, almeno a livello di cultura: la morte era normale nel Medioevo molto più di oggi

              ciao

        • PinoMamet scrive:

          In questo la vedo come Z. 😉

          gli italiani di oggi, forse, rimuovono la morte più di quelli di ieri
          (raro vedere file di donne in nero, habitué dei funerali come mia bisnonna); ma in genere direi che la morte non è particolarmente rimossa; insomma, è il paese in cui si applaude ai funerali e in cui il Giorno dei morti è una festività pubblica (con dolcetti annessi, perlomeno da queste parti, a forma di osso di morto).

          Le mie amiche del paese-poco-simpatico, un paio di anni fa, sono rimaste non sconvolte, ma incuriosite, per esempio, nel vedere i tipici manifestini funebri, con il nome dei defunti, i parenti ringraziano ecc.
          Non ne capivano proprio il senso.

          Insomma, no, direi che siete proprio voi messicani a essere fissati 😉

      • PinoMamet scrive:

        Però penso che, come sempre, chi la pensa diverso da me (oltre a sbagliare, ça va sans dire 😉 ) abbia anche un pezzo di verità.
        Lui fa la strada, io da sinistra, ma non è che esista solo il pezzo di strada che ho percorso io…

        allora: no, gli italiani non rimuovono la morte; e i messicani sono un po’ fissatucci.

        Stabilito questo, resta il fatto che gli europei sono praticamente concordi nel vedere la morte come una cosa triste , e in questo Miguel ha ragione: è un tabù parlarne o descriverla come una cosa allegra o gioiosa o ridicola.
        Invece i messicani questo tabù non ce l’hanno, o forse mettono particolare impegno nel rovesciarlo, e questo è curioso…

        • PinoMamet scrive:

          Errata: lui fa la strada da destra ecc.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per PinoMamet

          “Invece i messicani questo tabù non ce l’hanno, o forse mettono particolare impegno nel rovesciarlo”

          Una degli immensi rimorsi della mia vita…

          ero a Città del Messico, in un ristorante, con un meccanico indio, un estremista di destra nel particolarissimo senso messicano, persona di straordinaria generosità.

          E mi raccontava del grande libro che aveva scritto contro Dio, 1500 pagine.

          Iniziava con il mostruoso Geova, carico di odio, che condannava tutti a esistere per potersene nutrire.

          E mi spiego il complesso processo con cui il Nemico aveva creato il mondo.

          Poi proseguiva, negli orrori dei secoli… e si soffermò a indicare attorno a me, quelle strade tutte moderne, chiedendomi di immaginare come dovesse essere a quei tempi… e mi descriveva le forme delle morti, l’immensa strage su cui si fondava il Messico, le centinaia di migliaia di persone portate al sacrificio tra le torture per nutrire il Grande Affamato.

          Era riuscito, diceva, a trovare un editore per il libro, ma – a suo dire – gli agenti della Chiesa gli avevano infilato nel testo centinaia di errori nelle bozze, e doveva ancora rivederle.

          Ero così colpito e commosso, che promisi di tradurgli tutto il libro in inglese, gratis.

          Il giorno dopo, seppi che aveva avuto un infarto mentre guidava, e aveva avuto anche un incidente.

          Era ancora vivo, ma non sono più riuscito a rintracciare né lui, né il suo libro contro Dio.

          • Moi scrive:

            … ma costui sapeva l’ Ebraico ?

          • Peucezio scrive:

            Migue,
            che storia suggestiva! Peccato davvero non essere più riusciti a rintracciarlo…

            “un estremista di destra nel particolarissimo senso messicano, persona di straordinaria generosità.”

            Cioè?
            Da come l’hai descritto sembra piucchealtro un marcioniano o qualcosa di simile.

          • Francesco scrive:

            ma Geova era una divinità azteca?

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “ma Geova era una divinità azteca?”

              No, il nostro ce l’aveva con Geova, e quindi sosteneva che usasse anche gli aztechi. Cosa in cui avrebbe concordato con diversi francescani dell’epoca.

            • Francesco scrive:

              uno roba del tipo che loro non lo sapevano ma comunque Dio è uno?

              ragionevole ma parziale

      • izzaldin scrive:

        “Ma siete solo voi messicani fissati con la morte”

        eh no! A Palermo festeggiamo il Dia de los Muertos con una festa in cui i morti escono dalle tombe e fanno regali ai bambini, e spesso il 2 Novembre è considerato vacanza anche se sul calendario non è rosso. Purtroppo negli ultimi cinque anni Halloween sta prendendo il sopravvento ma la tradizione rimane visto che si organizza la Fiera dei Morti.
        http://www.youreporter.it/trend/PALERMO-LA-FESTA-DEI-MORTI-CIMEX-LE-BANCARELLE-LA-FIERA-DEI-MORTI-TURBA

        A Napoli so per certo che ci sono famiglie che ‘adottano’ i teschi delle cripte di alcune chiese, e fanno i turni per pulirle e lucidarle.

        E poi a Palermo abbiamo la cripta dei Cappuccini, con i cadaveri mummificati in pose simili a quelle dei cadaveri freschi esposti nelle strade del Messico di oggi.
        http://www.catacombepalermo.it/

        La nostra fotografa più famosa, Letizia Battaglia, è nota per le foto di bambini poveri e di morti di mafia. Avrebbe potuto lavorare anche in Messico, mi viene da dire.
        http://www.fiof.it/letizia-battaglia/

        e soprattutto anche noi abbiamo canzoni popolari a riguardo, una delle più famose “Vitti na crozza” narra del dialogo fra un uomo e un teschio.
        https://cs.wikipedia.org/wiki/Vitti_na_crozza

        Insomma, anche noi siciliani abbiamo la passione della morte, un’altra caratteristica che condividiamo coi messicani oltre alla carnagione e alla fama di criminali internazionali 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Sì tutto vero, però è anche una questione di quantità…

          sicuramente nell’immaginario pre-moderno in tutt’Europa troviamo molto più spesso La Camarde di quanto la si incontri oggi in media;
          però, mi pare, mai con la quantità e soprattutto con il trasporto affettuso e quasi erotico che traspare in testi mesicani come questo.

          I testi europei stile “trionfo della Morte” di solito dicono “prima o poi la morte viene per tutti, fateci l’abitudine, et in Arcadia ego, memento mori”, al limite “godete la vita finché ce n’è” (il finto scheletro con Trimalchione, con gusto all’epoca trash, ma in anticipo sui tempi, fa gettare sul tavolo dei commensali);

          mai, che io sappia, “vieni bella Morte in abiti colorati e attraenti”; la Morte non è mai “la bella donna”;
          semmai (nel Novio de la Muerte) lo strumento per raggiungere l’innamorata defunta.

          • Moi scrive:

            Una sottile vena che non so come definire ma NON definisco “necrofila” soltanto per le implicazioni sessuali … c’è in parte in Guccini: la Grande Consolatrice [cit.], e l’intero brano “Canzone per un’ Amica” … che sorprende, se non altro, per la schiettezza, per l’ assenza netta di eufemismi e immagini poetiche metaforiche … non è neppure enfatica, ma chiama ogni cosa con il proprio nome.

          • izzaldin scrive:

            invece caro Pino esistono testimonianze di questo ‘fidanzamento con la morte’ almeno in alcuni canti dei legionari spagnoli.
            El Novio de la Muerte

            Soy un hombre a quien la suerte; hirió con zarpa de fiera; soy un novio de la muerte; que va a unirse en lazo fuerte; con tal leal compañera

            • Francesco scrive:

              Appunto: alcuni spagnoli, altri spagnoleggianti … ma il rapporto “messicano” con la morte è alieno alla Cultura europea

              Che per me possiamo far arrivare a malapena agli anni ’60 del secolo scorso

              Che so, i Promessi Sposi sono strapieni di morti ma nulla di messicano come rapporto con la Morte.

              Ciao

            • PinoMamet scrive:

              Oy Izzaldin,
              se mi rileggi, vedi che l’ho già citato El novio de la muerte
              😉

              comunque sempre interessanti le tue riflessioni!

            • izzaldin scrive:

              @Pino
              grazie, e scusa ma evidentemente avevo perso quel passaggio del tuo messaggio precedente. Qualcosa di simile so per certo che era presente anche nell’ideologia della Guardia di Ferro di Codreanu ma effettivamente avete ragione, sono fenomeni residuali rispetto alla Santa Muerte etc del Mexico

              @Peucezio
              perché applaudire ai funerali sarebbe un’idiozia?
              lasciamo che ognuno viva i lutti come preferisce.
              per inciso, non ho mai assistito a nulla del genere, ma non mi sentirei di biasimare chi lo fa.

          • Roberto scrive:

            La vedo come pino

  3. Mauricius Tarvisii scrive:

    A proposito di garanzie processuali, che ne pensate della riforma del codice antimafia? E credete che sia ancora un codice antimafia vista la nuova formulazione dell’art. 4?

  4. Z. scrive:

    A Roma il sindaco viene mandato a giudizio per falso e festeggia perché è stata chiesta l’archiviazione per un delitto minore, con una lunga e arrogante sbrodolata applaudita da militanti vari.

    Nell’Italia di oggi sei è più basso di quattro…

  5. Moi scrive:

    A proposito di “muerte” … in Messico, laddove non stanno arrivando le faide dei Narcos , ci stanno arrivando terremoti e vulcani !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “A proposito di “muerte” … in Messico, laddove non stanno arrivando le faide dei Narcos , ci stanno arrivando terremoti e vulcani !”

      Non ti preoccupare, le mamme messicane pensano instancabilmente a trovare nuove prede per la morte che se la ride tra le nopalere. Senza la vita, la morte starebbe a fare la fame.

  6. Moi scrive:

    Cmq la musica, al netto dei testi, ma non certo del modo di cantare … sarebbe perfetta su Radio San Luchino 😉 con Giancarlo Mandrioli (detto “Mandrillo”, ma senza quelle implicazioni lì 😉 … ) !

    • PinoMamet scrive:

      In effetti credo che sia proprio la stessa musica, con cambiamenti minimi “vernacolari”;
      insomma, la stessa lingua con accenti diversi, se parlassimo di lingue.

      I testi invece sono parecchio diversi…

      però boh, con tutte le sue differenze, il Messico continuo a sentirlo vicino, e con tutte le loro somiglianze, continuo gli USA a sentirli lontani.

  7. Moi scrive:

    ma il nopal è il fico d’India ?

  8. Moi scrive:

    A sproposito 😉 di Fede Vs Secolarizzazione … Bologna per Domenica “questa” 😉 ospiterà Papa Francesco e, a quanto pare, i Pellegrini previsti saranno poco meno della metà (!) di quelli di Vasco Rossi a Modena !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “A sproposito 😉 di Fede Vs Secolarizzazione … Bologna per Domenica “questa” 😉 ospiterà Papa Francesco”

      E il Papa passerà anche per Cesena nello stesso giorno in cui si svolgerà lì il convegno del Cicap!

    • Francesco scrive:

      x voi storici

      ogni volta che scovo qualche cosa sugli incontri di Papa Francesco con altri gesuiti piombo nella più nera depressione (scusa Duca)

      è come se loro e io vivessimo ai due lati di uno specchio, per cui Fede e Idolatria, Bene e Male, li vediamo proprio all’opposto

      Cosa è successo ai gesuiti?

  9. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Quando, per demografia-taqiya arriverà la Sharia, ci penseranno kwellilah 🙂 a rimetterl* in riga tutt* !

    https://voxnews.info/2017/09/16/rissa-tra-femministe-e-trans-su-chi-e-piu-donna-video/

    Il cortocircuito definitivo: trans e femministe litigano sui bagni delle donne
    Tra “diritti di tutti” e botte a Hyde Park, entrambe le fazioni, arrogandosi diritti incongruenti, hanno ragione agli occhi di chi li riconosce inalienabili

    http://www.ilfoglio.it/societa/2017/09/26/news/il-cortocircuito-definitivo-trans-e-femministe-litigano-sui-bagni-delle-donne-154014/

    https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/londra-rissa-femministe-trans-pugni-faccia-sessantenne-video-73314/

    ——————————————————————

    http://www.ilgiornale.it/news/cultura/trans-non-sono-donne-bufera-sullicona-femminismo-germaine-gr-1186778.html

    “Le trans non sono donne”, bufera sull’icona del femminismo Germaine Greer
    Avrebbe dovuto parlare il 18 novembre a una conferenza intitolata “Donne e Potere: Le lezioni del XX secolo”, ma ha dichiarato che non farà il discorso

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Il cortocircuito definitivo: trans e femministe litigano sui bagni delle donne”

      Comunque il Foglio sbaglia, non esiste un gruppo che si chiama TERF, è un termine critico usato dai/le/* tr*ns (ci sta bene l’apostrofo in mezzo,secondo me).

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Tra “diritti di tutti” e botte a Hyde Park, ”

      Ma veramente, tizi* nat* uom* alt* e gross* picchia donna, mi sembra un semplice e noioso caso di femminicidio.

      Il picchiatore è quest* signor* qui, che chiede 4000 sterline ai suoi simpatizzanti:

      https://www.gofundme.com/help-me-get-my-voice-surgery

      Qui un resoconto di parte femminista:

      http://www.feministcurrent.com/2017/09/15/historic-speakers-corner-becomes-site-anti-feminist-silencing-violence/

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Nessun cortocircuito: da sempre le femministe sono in conflitto con gli lgbt e da un po’ le lesbiche hanno una frangia abbastanza transofobica.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        “Nessun cortocircuito: da sempre le femministe sono in conflitto con gli lgbt e da un po’ le lesbiche hanno una frangia abbastanza transofobica.”

        A guardare i siti femministi almeno, non direi.

        Le femministe nascono con antiche idee di parità, mettendo al centro una categoria precisa: la gente che nasce donna, a prescindere poi dalle personali tendenze sessuali.

        In questo contesto, il rarissimo fenomeno del “cambio di sesso”, con motivazioni sicuramente forti, non creava alcun disturbo.

        Improvvisamente, abbiamo un movimento di massa di giovani maschi che invece di tatuarsi l’avambraccio, si fanno crescere le tette e talvolta (ma non sempre) tagliare il pisello, e che rivendicano con violenza tutto ciò che le femministe hanno conquistato a fatica, imponendo a cazzotti alle femministe di tacere.

        Qui c’è un divertente video, dove si vede un Trans Antifa che minaccia un nero (con la solita motivazione da Antifa, “non ti vogliamo ascoltare”), cerca di picchiarlo e viene debitamente steso a terra:

        https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=uprofx1iID8

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Le femministe nascono con antiche idee di parità, mettendo al centro una categoria precisa: la gente che nasce donna”

          E questo è quello che ho detto io: si parte da una risalente parità e si approda alla “donna DOC”, ovvero la rivendicazione a favore di quella maggioranza della popolazione umana che è nata vaginodotata. Gli lgbt invece partono da idee di parità e approdano a rivendicazioni a favore di una serie di sparute minoranze della popolazione umana che sono associate dal semplice fatto di essere minoranze e di essere identificabili per qualcosa legato al sesso o al genere.

          “abbiamo un movimento di massa di giovani maschi che invece di tatuarsi l’avambraccio, si fanno crescere le tette e talvolta (ma non sempre) tagliare il pisello, e che rivendicano con violenza tutto ciò che le femministe hanno conquistato a fatica, imponendo a cazzotti alle femministe di tacere”

          Oltre al singolo video divertente moiesco, hai qualcosa di più per poter approdare alla conclusione per cui “è colpa dei trans” condita dalla solita tiritera sui maschietti violenti che vogliono scippare le gloriose vittorie delle donne Coraggiose & Valorose?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            “Oltre al singolo video divertente moiesco”

            E’ un discorso che sto cercando di mettere insieme…

            Capisco che quando senti parlare di donne, ti innervosisci 🙂 . Siccome gli esseri umani più str… che mi sia capitato di incrociare sono (alcune) donne, non temere, non faccio distinzioni. Poi alcuni dei miei migliori amici sono uomini, e tutte le mie migliori amiche sono femmine (umane o feline) 🙂

            Ma qui si parla di un’altra cosa: un vasto gioco di ruolo tra giovani bianchi americani e inglesi, che oggettivamente porta molta gente robusta e spesso aggressiva a pretendere di entrare nei cessi delle donne, per capirci, e di picchiarle se hanno qualcosa da ridire.

            E’ una convergenza tra postmodernismo, postumanesimo, automutilazione, vittimismo e – curiosamente – l’importazione nel mondo anglosassone della violenza fisica per azzittire l’avversario.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Qui stavo parlando di trans, che all’anagrafe sarebbero donne. E’ interessante che da odiatore di donne 😀 abbia preso le loro difese.
              Quella dei bagni delle donne è una cosa semplicissima: immagina una persona che all’anagrafe è una donna, fisicamente sembra una donna, è vestita da donna, passa l’inferno sociale per essere riconosciuta come donna… e poi si presenta al bagno degli uomini perché sì, per le cazzate sarà anche una donna, ma alla fine sappiamo tutti che in fondo in fondo è un uomo.
              E le lotte femministe mi sembrano citate a sproposito perché non mi sembra affatto che le toilettes siano una vittoria femminile faticosamente conquistata contro il Maschio Violento & Oppressore.

            • Francesco scrive:

              suggerisco di togliere “in fondo in fondo” che mi pare superfluo

              per il resto trovo che tu abbia quasi ragione: è che tutta quella roba dell’inferno sociale è stata vista solo come “distacco dal gruppo degli uomini” finora

              adesso che diventa “pretesa di ingresso nel gruppo delle donne” la roba messa in fondo in fondo riemerge con una certa decisione

              è quasi divertente

      • Peucezio scrive:

        Il cortocircuito di cui parla Moi si riferisce alle contraddizioni interne del politicamente corretto, di cui il femminismo e l’omosessualismo sono due espressioni.

        • Francesco scrive:

          dopo quanti anni dalla transizione una donna-trans diventa degna di essere alla pari con una donna-di-nascita?

          so problemi

  10. Mauricius Tarvisii scrive:

    Capisco che quando senti parlare di donne, ti innervosisci

    No, non mi sono innervosito perché si parla di donne, ma perché si parla di trans. E mi sembra di essere estremamente coerente in questo: sono aperto all’esigenza della donna musulmana integralista a girare con il velo integrale, sono aperto all’esigenza del negazionista a sparare corbellerie storiche, sono aperto all’esigenza del fascista di gridare “viva il duce” a raglio e sono aperto all’esigenza del transessuale di vedere riconosciuta la sua identità sessuale. Poiché tutte le altre figure qui ricevono costantemente una difesa d’ufficio e poiché invece i trans sono una sorta di paria sociali, credo di poter assumere anche questa volta la difesa della minoranza odiata di turno.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “e sono aperto all’esigenza del transessuale di vedere riconosciuta la sua identità sessuale.”

      E siamo d’accordo su tutta la linea.

      Soltanto che il militante transessuale (non chiunque sia transessuale) si ritiene nel diritto di impedire fisicamente che si parli di dimorfismo sessuale.

      O che uno studioso (peraltro omosessuale) faccia una ricerca scientifica sulle persone che si pentono di operazioni chirurgiche invasive, o che si critichi il fatto di somministrare ormoni a ragazzini di 12 anni:

      https://www.thetimes.co.uk/article/87b08b0a-9fe0-11e7-a7be-33f2196a0804 , se il link non funziona puoi googlare Even asking questions is now ‘transphobic’

      “Janice Turner

      Wanting to know why more people are choosing to change gender is seen as an act of aggression by trans activists”

      dove si legge tra l’altro:

      “Caspian, who has left the field of gender counselling, is prepared to be the whistleblower. “We are seeing,” he says, “what Jung called a ‘collective complex’.” He compares this mass hysteria about being trapped in the wrong body to the “glass delusion”, an odd medieval phenomenon where people believed they were made of glass and might shatter. Other clinicians mention the 1990s faux scandals of satanic ritual abuse and false memory syndrome. But unlike them, gender anxiety is supercharged by the internet.

      That is not to say any experts I’ve met dispute the existence of gender dysphoria or the need for better treatment and social tolerance of trans people. But they feel what they call the “trans trend” needs analysing as a cultural phenomenon as much as a medical one. “St Paul’s School suddenly has a lot of non-binary girls,” said one child gender expert, “but when I was growing up, that’s where all the anorexics went.”

      There is no blood test or pathogen to diagnose you as trans; it is solely a matter of interpreting human experience. With children, the dominant interpretation that is currently shouting down all others is that, say, a boy who enjoys “female” toys or clothes must really be a girl.”

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Soltanto che il militante transessuale (non chiunque sia transessuale) si ritiene nel diritto di impedire fisicamente che si parli di dimorfismo sessuale.

        Non tutti i militanti transessuali ritengono di avere questo diritto e molti militanti non transessuali ritengono di avere questo diritto. Incluse molte militanti femministe (basta fare una ricerchina su Google e si trovano i video di Coraggiose Donne che menano).
        Esistono i militanti violenti e personalmente ho sempre evitato il ragionamento per cui “c’è il violento, dunque sono cattivi”. Mi pare che invece qui tu ci stia cascando in pieno in questo errore, sulla base delle tue simpatie personali. E’ umano, per carità.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “Esistono i militanti violenti e personalmente ho sempre evitato il ragionamento per cui “c’è il violento, dunque sono cattivi”. ”

          Qui non stiamo parlando in generale di tutte le femministe o di tutti i trans.

          Vai a vedere chi è la sessantenne che hanno aggredito. E’ una persona estremamente lucida, simpatica, distaccata e disposta al dialogo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Quindi stiamo parlando di un singolo caso di cronaca, nemmeno così grave e che conosciamo soltanto perché il giornale di turno lo vuole usare come arma retorica contro i trans, per ricamarci sopra la nostra visione della realtà?

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              Siamo partiti dallo spunto dei giornalini che segue Moi, è vero.

              Ma poi sono andato a vedere in dettaglio.

              Il caso di cronaca non è solo l’aggressione alla sessantenne, ma che è avvenuto nel contesto di una lunga campagna per impedire alle femministe di fare un dibattito, aperto a diverse parti, sulla nuova legge inglese. Dopo che i militanti sono riusciti a cacciare le femministe da diverse sedi con minacce, alla fine le donne hanno dovuto trovarsi per recarsi in una sala non comunicata pubblicamente, è stato mentre si riunivano che sono state aggredite.

              Ripeto, le risse succedono sempre, quello che non gradisco sono le campagne sistematiche per impedire a qualcuno di esprimere un proprio parere.

              Poi è chiaro che certa stampa ne approfitta per dire, “visto che tra quei matti si picchiano”, perdendo il vero senso della questione.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Fammi capire. Se le donne contro le trans dicono la propria opinione contro le trans dobbiamo rispettarle. Se le trans dicono la propria opinione contro le donne che ce l’hanno con le trans è violenza maschile oppressiva?
              Ricordiamo il pomo della discordia: ci sono alcune donne che pretendono di sbattere fuori dal bagno delle donne altre donne. Se qualcuno provasse a sbattermi fuori dal bagno degli uomini perché “non sono abbastanza uomo” secondo il suo personalissimo metro di giudizio non è detto che riuscirei a rispettare pacificamente il suo punto di vista.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Ricordiamo il pomo della discordia: ci sono alcune donne che pretendono di sbattere fuori dal bagno delle donne altre donne. ”

                A parte che non è solo una questione di bagni, ma forse non sai che gran parte dei transessuali sono persone che si sono fatte qualche ritocco, ma:

                1) conservano il pene

                2) vanno con le donne

                Infatti, il nucleo è proprio quello dell’autocertificazione: io domani mattina mi sveglio che mi sento donna, mi chiamo Michela ed entro nello spogliatoio delle donne.

                Tra l’altro, c’era in Inghilterra il caso di uno stupratore omicida trans, messo nel reparto femminile di un carcere, che ha cominciato a molestare le altre detenute.

            • PinoMamet scrive:

              “ma forse non sai che gran parte dei transessuali sono persone che si sono fatte qualche ritocco, ma:

              1) conservano il pene

              2) vanno con le donne”

              Beh, solo il primo punto mi sembra interessante, vista l’esistenza delle lesbiche;

              ma a me risulta che i transessuali siano quelli operati.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Infatti, il nucleo è proprio quello dell’autocertificazione: io domani mattina mi sveglio che mi sento donna, mi chiamo Michela ed entro nello spogliatoio delle donne.

              Se è questo il problema, allora non è questione di bagni, ma di contestazione radicale della transessualità. E dunque si abbia il coraggio di dire “secondo me la rettificazione del sesso è una cosa sbagliata che non dovrebbe esistere”, prendendosi le proprie responsabilità.
              Ma invece le femministe, da bravi sepolcri imbiancati, preferiscono il paraculo “io non sono contro i trans, ma…”.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          e comunque non mi sembra drammatica la richiesta delle femministe di poter mantenere degli spazi per sole donne, che è l’oggetto della violenta contestazione dei militanti trans https://drive.google.com/file/d/0B4hJVribfFSURF82YXlOYlpPOFk/view

          E’ un po’ il principio per cui credo che nel pugilato professionale, maschi e femmine competano separatamente.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma infatti nessuno nega il diritto al bagno delle donne. Si afferma, anzi, che nessuna donna deve essere costretta ad andare al bagno degli uomini.

          • PinoMamet scrive:

            Fatta la inevitabile ma obbligatoria tara a violenti ed esagitati
            (violente ed esagitate in questo caso) dei vari schieramenti,

            a ‘sto giro sto con le trans.

            Stento a capire cosa possa motivare la richiesta femminista di bagni separati per donne-dalla-nascita e donne-per-scelta-e-faticosa-operazione, se non la difesa di un qualche tipo di provilegio (“c’ero prima io, io sono più donna di te”) che mi pare cozzare contro il tema di fondo del femminismo.

            Sono sicuro, per dire, che andando a scartabellare tra migliaia di processi, salterà fuori una donna-dalla-nascita violentata (come? Boh) da una trans, ma ecco, non credo proprio che il problema sia questo.

            Se invece il problema è essere viste (a far cosa? lavarsi le mani?) da una che prima era un uomo, e quindi ha una sorta di peccato originale, beh, andiamo nel reparto psichiatrico, mi dispiace.

            • Francesco scrive:

              >> Stento a capire cosa possa motivare la richiesta femminista di bagni separati per donne-dalla-nascita e donne-per-scelta-e-faticosa-operazione,

              io stento un pò meno, invece. come soluzione andreottiana, possiamo porre la “transizione chirurgica” come momento per il cambio di cessi pubblici?

              ah, non è una richiesta solo femminista. anche donne “di destra”o meglio normali sono della stessa idea

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Posso proporre il metodo più semplice? Quando la legge ti considera uomo vai nel bagno degli uomini, quando la legge ti considera donna vai in quello delle donne. Senza che nessuno ti perquisisca le mutande per decidere se per te un determinato spazio è off limits o meno.

              Poi voglio ancora vedere le femministe prendersela con le donne che nelle stazioni di servizio sovraffollate entrano nel bagno degli uomini. Ma forse perché sanno che a noi uomini, che siamo programmati fin dalla nascita per essere tutti stupratori potenziali, non li lamentiamo.

            • PinoMamet scrive:

              “possiamo porre la “transizione chirurgica” come momento per il cambio di cessi pubblici?”

              Ma certo, ma infatti si parlava (ho avevo capito che si parlasse) di trans, cioè di persone diventate donne con l’operazione, non di travestiti, che è tutta un’altra faccenda.

            • Peucezio scrive:

              Fatemi capire, ma la legge chiede l’autodichiarazione o vuole proprio un certificato del medico che attesta l’avvenuto intervento?
              Mi parrebbe molto strana la seconda ipotesi.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per PinoMamet

              “Se invece il problema è essere viste (a far cosa? lavarsi le mani?) da una che prima era un uomo, e quindi ha una sorta di peccato originale, beh, andiamo nel reparto psichiatrico, mi dispiace.”

              Secondo me, ci sono tre problemi molto diversi qui.

              1) il fatto che una piccolissima minoranza di persone, per motivi che non giudico perché per me sono insondabili, sente il bisogno di una dolorosa trasformazione chirurgica.

              2) l’affermazione fatta da alcune femministe, che esiste il sesso e non solo il genere. Cioè che uomini e donne hanno geni diversi e che i geni non sono semplicemente una “costruzione sociale”. Questo è un tema complesso, perché le femministe si trovano in questo caso dalla stessa parte di quelli che sostengono che è vero, uomini e donne sono diversi, e il posto delle donne è in cucina. E qui ci sono molti risvolti, con posizioni molto complesse (tipo femministe antiniqab, giacobine ecc. contro chi “abbatte i muri” e difendere le ‘sex-workers’, i trans, le gravidanze in affitto… e i niqab).

              3) la diffusione incredibile della moda transessuale negli ultimissimi anni, come ennesima Spiegazione di Tutti i Tuoi Problemi in stile americano, con giustificazioni ideologiche postmoderne (“tutto è discorso, quindi se io dico di essere una donna lo sono, e se tu dici che non lo sono è come se mi sparassi e quindi ho il diritto di impedirti di parlare, no platform!“). Esattamente come oggi un uomo può tatuarsi FUCK OFF in fronte, può pure decidere di farsi crescere le tette, tenersi il pene e il gusto per le donne.

              E’ quest’ultimo aspetto che mi interessa di più, perché mi sono già occupato in passato di grandi mode sociali devastanti, come quella del “Satanic Ritual Abuse”, della “scopri le tue vite passate e saprai chi sei” o del “tutti dislessici abbiamo un’abilità in più!”, le infinite reincarnazioni della nevrastenia dell’Ottocento.

            • PinoMamet scrive:

              In effetti il punto 3 interessa moltissimo anche a me, ed è interessante il paragone che doveva fare quel conferenziere, con la mania medievale (che non conoscevo) del “corpo di vetro”;
              o con quell’idea assurda, di cui lessi anni fa, a quanto pare molto diffusa nel Sud-Est asiatico, cioè la paura (ovviamente infondata) che il proprio pene possa ritrarsi all’improvviso dentro il corpo…

          • Peucezio scrive:

            Giuro che io non capisco perché uno debba voler invadere il seminato altrui.
            E tantomeno come l’identità possa essere una scelta.
            Questi due semplici punti mi pare dirimano la questione.
            Cioè
            1) se la questione è che ogni gruppo ha il diritto di vivere come crede e di avere i suoi spazi e diritti, le donne hanno diritto ad avere il bagno per i cavoli loro e a escludere chi non è nato donna;
            2) e non è contro morale, ma contro logica, che ciò che si è sia il prodotto di una scelta: sono nato uomo e non gatto o elefante e non posso farci nulla: nessun zoologo mi classificherebbe in base alla mia scelta.
            Sono italiano e non americano: non posso andare negli USA e dire: “ora mi insedio da voi, senza carta verde né niente, e ci sto tutto il cazzo del tempo che mi pare, anche anni, e vado e torno quando voglio”: mi prendono a calci in culo e fanno bene.
            Sono un signore adulto: se uccido qualcuno non posso invocare il fatto che vorrei avere meno di quattordici anni e non essere punibile e che scelgo io che età ho. Né posso avere lo sconto al cinema perché ho deciso di essere ultrasessantenne, se non lo sono.
            Non posso essere Napoleone, anche se magari mi divertirebbe l’idea di aver conquistato mezza Europa: se voglio esserlo mi rinchiudono direttamente in manicomio.
            Inoltre non posso diventare miliardario a scelta (se no lo farei subito!), presidente del consiglio, papa e nemmeno avvocato, senza aver fatto l’esame di procuratore ed essermi iscritto all’albo. Sono tutte cose non impossibili, ma che richiedono passaggi e possono non riuscire. Le altre sono impossibili e basta.

            Questo sul piano di principio e di logica.
            Sul piano poi dell’opportunità, io credo che parliamo di un tema delicato, in cui deve prevalere la sensibilità: una donna può sentirsi invasa e a disagio a trovarsi nel bagno qualcuno che donna non è (anche se ha deciso di esserlo) e non c’è motivo al mondo, se non il fatto che i diritti di questo tipo di minoranze sono fanatizzati e pretestuosi molto oltre la difesa da ingiuste discriminazioni, per cui si debba disconoscere tale esigenza.

            • PinoMamet scrive:

              “Sono italiano e non americano”

              questo mi pare contraddire la tua tesi: puoi benissimo prendere la cittadinanza americana.

            • PinoMamet scrive:

              Comunque in realtà un’infinità di cose, che definiscono chi siamo, sono proprio il prodotto di una scelta.

              Capisco che secondo te il sesso non possa (o debba?) essere una di queste, ma la legge la pensa diversamente e, come Mauricius e Francesco, tendo a prenderla semplicemente:
              sulla carta d’identità c’è scritto donna, vai nei bagni delle donne.

              Se vedo un signore nel bagno degli uomini non gli chiedo- non mi salta in mente di farlo, non ci penso minimamente e non capirei neanche il perché- se due o dieci anni prima era una donna.
              E anche se lo fosse stato, chissene.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “questo mi pare contraddire la tua tesi: puoi benissimo prendere la cittadinanza americana.”

              Provaci tu e poi mi spieghi come ci sei riuscito 😀

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Peucezio, la legge la pensa diversamente dalle femministe. Quindi dici bene: io non posso di essere americano se non ho la cittadinanza americana e tu non puoi dire a una trans che è un uomo se all’anagrafe è una donna.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              il fatto che si possa cambiare sesso legalmente sai benissimo che è un fatto meramente ideologico, per assecondare un tabù contemporaneo.
              Il genere sessuale è un fatto biologico. Punto. Il resto deriva da questo. Così come lo è la specie. Poi uno può costruire mille sovrastrutture sui sessi, come sull’umanità, affrontare questi temi da un punto di vista culturale, filosofico, parlare dell’umanità e della femminilità come di archetipi, di orientamenti estetici, tutto quel cacchio che vuoi, ma sono sempre sovrastrutture che poggiano su un dato intrinseco di carattere biologico.
              La legge dovrebbe solo prendere atto di questo dato. Se fa diversamente, è solo per ideologia. Ma l’ideologia è il disconoscimento della realtà.

              Ti faccio notare che il diritto non fonda la realtà e che il mondo esiste prima e indipendentemente dal diritto. Il diritto è solo un espediente degli uomini per regolare alcune questioni pratiche relative alla loro convivenza. E per fare ciò deve rimanere ancorato ai dati di realtà: non posso essere un cane o Napoleone de jure.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Il genere sessuale è un fatto biologico. Punto. Il resto deriva da questo.

              No. Il sesso è un dato biologico, mentre il genere è un dato culturale (o ideologico, se preferisci).

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “No. Il sesso è un dato biologico, mentre il genere è un dato culturale (o ideologico, se preferisci).”

                Certo. Ma i PoMo (postmodernisti), che ritengono che esiste solo il “discorso” (cioè la cultura) negano in pratica l’esistenza del primo.

            • Peucezio scrive:

              Mauricius,
              sei sufficientemente intelligente da capire che la cittadinanza è di per sé uno status giuridico (che può non corrispondere all’etnia di appartenenza).
              La legge non può disconoscere una realtà esterna ad essa, ma a sua volta è una realtà e non la possiamo negare.
              Un matrimonio o un contratto creano un vincolo non esistente prima.
              Ma nessuna legge potrebbe stabilire che un uomo è un cane o che l’Italia si trova in Oceania.

              Posso essermi espresso in modo impreciso, dicendo “italiano” e “americano” e non “cittadino italiano” e cittadino americano”. Ma credo che ci siamo capiti.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              sei sufficientemente intelligente da capire che la cittadinanza è di per sé uno status giuridico

              Quindi sei a favore dello ius soli puro?

            • Peucezio scrive:

              No, ma è un dato di fatto l’esistenza di una distinzione ontologica fra cittadinanza ed etnia.
              Poi secondo me dovrebbero avvicinarsi il più possibile.
              Ma non possono identificarsi: come la metteremmo con gli svizzeri?

              Invece per il sesso questo problema non esiste, come con la specie, con l’età, ecc.

            • Peucezio scrive:

              Mauricius,
              “No. Il sesso è un dato biologico, mentre il genere è un dato culturale (o ideologico, se preferisci).”

              Cos’è il genere?
              Ci sono i maschi e le femmine e questo è il genere sessuale.
              Poi è chiaro che l’uomo filtra tutto culturalmente. Il cane è una specie, ma poi attorno al cane si sviluppa tutta una cultura.
              Ma non puoi dirmi che la caninità è un fatto culturale.
              Che poi da un paio di decenni i ricchioni si sono inventati la teoria “gender” è un altro conto: si inventano un milione di cazzate.
              (a proposito: ma non era tutta un’invenzione cospiratoria dei biechi reazionari clerico-fascisti per accusare le organizzazionbi omosessuali di aver inventato una teoria contro natura che corrompe i bambini?)

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Che poi da un paio di decenni i ricchioni si sono inventati la teoria “gender” è un altro conto: si inventano un milione di cazzate.”

                Non so esattamente chi siano “i ricchioni”, i pochissimi che conosco mi sembrano persone carine, fragili e ben poco portate a decidere i destini del pianeta.

                Ma questo non toglie l’enorme questione del “gender”. Che non so quanti derivi dai quelli che chiami “i ricchioni” e quanto da qualcos’altro, che non so ancora ben definire.

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Non so esattamente chi siano “i ricchioni”, i pochissimi che conosco mi sembrano persone carine, fragili e ben poco portate a decidere i destini del pianeta.

              Ma questo non toglie l’enorme questione del “gender”. Che non so quanti derivi dai quelli che chiami “i ricchioni” e quanto da qualcos’altro, che non so ancora ben definire.”

              Errore mio, hai pienamente ragione.
              Volevo dire “gli attivisti omosessuali”. Confonderli con gli omosessuali tout court è ingiusto e improprio.
              Per brevità a volte ci esprimiamo male.

            • Francesco scrive:

              c’è un equivoco: tra legge e verità io scelgo con facilità la verità

              era solo un modo di dire, il mio, legato alla non volontà di occuparmi del tema

              voglio dire, oggi la legge dice di quelle immani stronzate che non vorrei esservi associato automaticamente ma solo caso per caso

              grazie

          • Peucezio scrive:

            Infine va rilevato come le donne si trovino di fronte al tentativo di erodere i loro diritti da due lati opposti: sia il multiculturalismo, che si declina sempre in senso filoislamico (con i buddisti o gli induisti, non si sa come mai, in Occidente non ci sono mai problemi o, almeno, non se ne parla) che la difesa dei diritti di omosessuali e transessuali sembrano prevalere sui diritti delle donne, al punto che, per un curioso fenomeno rilevato anche da Miguel, la destra si è appropriata da tempo di ragioni tradizionalmente femministe.

            Mauricius,
            vedi nelle donne dei privilegiati oppressori, ma solidarizzi con i transessuali…
            Devo dire che mi appari non come uno con idee diametralmente opposte alle mie, ma come un extraterrestre proprio! Di qualche galassia molto lontana… E io a te. Siamo reciprocamente marziani.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Io in genere sto dalla parte di chi mi sembra oppresso. Qui vedo delle donne a cui altre donne vogliono togliere il diritto di andare in bagno: io sono coerente e le difendo, tu sei incoerente e vuoi opprimere delle donne.

            • Peucezio scrive:

              Vabbè, sono donne nel mondo dei pazzi.

              Ma guarda che non era una critica e non c’è bisogno di fare la gara a chi è più coerente.
              Puoi anche rilassarti ogni tanto 🙂
              Tu sei coerentissimo. Ho forti perplessità sul contenuto…

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Peucezio, sei proprio modernissimo: un tempo la coerenza dei sistemi di pensiero era un valore, oggi invece è diventata qualcosa da evitare 😀

            • Peucezio scrive:

              Veramente questo non l’ho mai detto.
              Comunque preferisco un discorso un po’ aprrossimativo e inocerente ma sostanzialmente esatto a un delirio coerente. Anche i pazzi a volte sono coerenti.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              ““Io in genere sto dalla parte di chi mi sembra oppresso.”
              perché?
              E’ una domanda seria.”

              Empatia, nonché la consapevolezza che la mia posizione non è così precaria soltanto perché queste parti si sono riempite di nuove ondate di immigrati molto meno accettati.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Empatia”

                Però “empatia” non mi sembra sufficiente.

                Penso che un serial killer pedofilo, appena lo beccano, lo opprimeranno, ma parecchio.

                Sei “empatico” con il serial killer pedofilo perché senti anche tu le manette che gli si stringono ai polsi, o perché empatizzi anche con quello che lo ha mosso ad agire in un certo modo?

                Non dico che sarebbe male… Dio che è Signore del Bene e del Male sicuramente empatizza, ma tu non sei Dio.

            • PinoMamet scrive:

              Non sono Mauricius, ma come si usa dire, faccio outing:

              sì, sono empatico con il serial killer pedofilo.
              In generale io (io, personalmente) lo ammetto, tendo a essere molto più empatico con il colpevole catturato che non con le sue vittime.
              Che mi fanno molta, infinita pietà, intendiamoci.
              Però mi fa pietà anche il killer, dietro cui sento o intuisco una storia di sofferenza, a cui si somma l’inevitabile condanna e ostracismo sociale.

            • PinoMamet scrive:

              Però non tutti i killer allo stesso modo.
              Per esempio non riuscivo a sentire empatia per quei due ricercatori di giurisprudenza, o qualcosa del genere, che uccidevano per provare la tesi dell’omicidio perfetto.
              O per quello- uno dei primi casi che fecero scalpore- che uccise i suoi genitori, e che mi dava un’impressione di estrema freddezza.

              Non riesco a sentire empatia per i “freddi”, ecco, la razionalità mi spaventa.

            • Z. scrive:

              Nel momento in cui la folla vuole linciare qualcuno, provo sempre empatia per lui.

              Perché, ecco, il linciaggio è la cosa più orrenda che esista: peggio della pena di morte, naturalmente, ma anche della tortura.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Perché, ecco, il linciaggio è la cosa più orrenda che esista: peggio della pena di morte, naturalmente, ma anche della tortura.”

                E’ proprio qui l’essenza del problema.

                Sembra una questione retorica, eppure è assolutamente decisiva. Cambia la prospettiva su tutto.

                1) Dobbiamo prevenire le cose più orrende (e quindi essere sempre “dalla parte della vittima”)

                oppure

                2) Dobbiamo promuovere le cose più belle, dobbiamo prendere anche le zolle di terra più povere e trovare come renderle vive?

                se seguiamo la prima strada abbiamo tutte le forme di repressione, di soffocamento, di no platform, e poi la vanità del “combattere il male” (che è come “combattere la morte”) ci porta alla fine alla disperazione.

                Questo, attenzione, non vuol dire che ci sia una virgola di sbagliato in quello che hai detto, lo condivido totalmente.

                Ma il “nahy ‘an il-munkar”, il “diffidare da compiere il male”, deve sempre prendere il secondo posto, rispetto all’ “amr bi-l-ma’ruf”, l’invito a compiere il bene.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Intanto non mischiamo due ambiti diversi: la reazione umorale (la mia nei confronti dei trans è negativa e non ho problemi ad ammetterlo. Ma qui apriamo un mondo che in questo momento non ci interessa) e la riflessione su cosa sia giusto o meno (che a te non piace, ma l’hai fatta anche tu in questo caso e quindi la sdoganiamo).
              Il pedofilo assassino mi suscita una reazione molto negativa, come me la suscitano, in misura diversa, gli USA, Israele, i fascisti, i piddini sfegatati, i leghisti, i furbi, i protagonisti di Amici Miei, ecc.
              Se davanti a due americane stuprate la mia reazione umorale può essere “ma andatevene affanculo e tornatevene nel vostro paese di merda, stronze”, sono il primo a riconoscere che è una reazione sbagliata. E sì, lo dichiaro apertamente: faccio, penso e dico un sacco di cose che classifico sbagliate secondo il mio metro di giudizio e francamente ho il terrore di chi invece mi dice “il mio comportamento rispecchia in pieno la mia etica”, perché vuol dire che ha un’etica molto autoindulgente.
              Se però mi sforzo di mettere da parte le mie reazioni umorali e il mio interesse personale e cerco di calarmi nei panni degli altri, allora sì, provo empatia anche per il pedofilo assassino e francamente mi disgustano quelli che davanti ai delitti più efferati invocano pene di morte, torture, mutilazioni o, se a seguire c’è stato un tentativo di suicidio del responsabile, dicono “peccato che non ce l’abbia fatta”.

              Come corollario, aggiungo che con me quindi non attacca il discorso “parli così perché hai il culo al caldo”, perché per me è proprio perché ho il culo al caldo e non sono coinvolto umoralmente che sono legittimato a parlare.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “provo empatia anche per il pedofilo assassino e francamente mi disgustano quelli che davanti ai delitti più efferati invocano pene di morte, torture, mutilazioni o, se a seguire c’è stato un tentativo di suicidio del responsabile, dicono “peccato che non ce l’abbia fatta”.”

                splendida risposta, e infatti ho teso un tranello abbastanza squallido, il paedophile card non è diverso dall’Hitler card. Sia tu che Pino Mamet ne siete usciti a testa alta 🙂

                Detto questo, il punto fondamentale è…

                siamo TUTTI vittime…

                “El mundo es una arenita
                y el sol es otra chispita
                y a mi me encuentran tomando
                con la muerte y ella invita.”

                Io non sono una vittima dei troll su Internet, o di chi non apprezza le mie qualità di traduttore, o di chi canticchia “Miguel son sempre mi”, o delle imbellità del Comune di Firenze, o di chi non apprezza il Messico, o delle femministe.

                Sono una vittima – come aveva colto il Buddha – di vecchiaia, malattia e morte.

                Come lo sei anche tu, come lo sono i trans, le femministe, i fascisti, il Movimento Cinque Stelle, la Raggi, Renzi, qualunque altra cosa vi possa ammaliare sul momento.

                Chi dimentica che la nostra compagna ultima è la Morte, non sa cosa sia la Vita.

                Ora, questo ci dovrebbe ridimensionare il culto delle Vittime e dei Vittimi, perché qui nessuno può vantare privilegi.

                Pindaro:

                ἐπάμεροι: τί δέ τις;
                τί δ᾽ οὔ τις; σκιᾶς ὄναρ
                ἄνθρωπος. ἀλλ᾽ ὅταν αἴγλα διόσδοτος ἔλθῃ,
                λαμπρὸν φέγγος ἔπεστιν ἀνδρῶν καὶ μείλιχος αἰών

                che qualcuno che conosce il greco molto meglio di me traduce così:

                “Man is a dream about a shadow.
                But when some splendour falls upon him from God,
                a glory comes to him and his life is sweet.”

            • PinoMamet scrive:

              No, scusa, scusa:

              i protagonisti di Amici Miei??

            • PinoMamet scrive:

              ” francamente mi disgustano quelli che davanti ai delitti più efferati invocano pene di morte, torture, mutilazioni o, se a seguire c’è stato un tentativo di suicidio del responsabile, dicono “peccato che non ce l’abbia fatta”.”

              Qui concordo in pieno.

              Ma, più importante:
              i protagonisti di Amici Miei??
              😀

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Amici Miei

              Ti sorprendi? Strano, avevo già espresso in passato un giudizio simile: non mi piace il furbetto che fa fessi gli altri. E’ qualcosa che trovo irritante nel profondo ed in questo riconosco di essere un marziano molto più che per tutte le ragioni che elenca Peucezio.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              non so se sono d’accordo.

              Il principio che citi, in fondo, ha informato i peggiori regimi della storia. Tutti ostili come non mai verso il difensore dell’imputato, perché il sistema non può che essere giusto; tutti pronti a celebrare la violenza in nome della comunità, del bene comune, del sole che sorge invitto.

              Di fronte a questo, perseguire il bene per me significa anche sforzarsi di restare umani. A volte è far girare le ruote dentate, e a volte è piantarci dentro un badile.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Il principio che citi, in fondo, ha informato i peggiori regimi della storia”

                Quali siano stati i regimi peggiori della storia, ce lo dirà la storia ambientale e climatica, non quella “umana”.

                Il sistema che uccide 100 milioni di “borghesi”, o quello che uccide 6 milioni di “ebrei”, non è la stessa cosa che fa nascere e poi uccide miliardi di esseri umani.

                Però capisco quello che dici, e non nego che tu abbia una parte di ragione.

                Ma volere il bene è sempre meglio che impedire il male.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              siamo TUTTI vittime

              Sì, lo siamo, anche se in misura diversa. E’ per questo che non mi piace lo sfoggio di punti-vittima, che fondamentalmente servono ad una vittima per calpestare un’altra vittima solo perché è un po’ meno sfortunata di lui.
              La questione è un’altra: cosa rende un po’ meno insopportabile il passaggio in questo mondo? Cacciare la gente da un bagno, strappare dalla testa un velo, punire qualcuno per le cazzate che dice e prodigarsi in altre cattiverie gratuite rendono solo la vita un po’ più insopportabile. Punire il pedofilo rende sì più insopportabile la sua vita, ma si inserisce in un complessissimo bilanciamento tra deterrenza, correzione, prevenzione e punizione che si spera possa dare dei frutti positivi.

            • Z. scrive:

              Siamo anche tutti oppressori, il che non è una buona scusa per opprimere gli altri.

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “1) Dobbiamo prevenire le cose più orrende (e quindi essere sempre “dalla parte della vittima”)

              oppure

              2) Dobbiamo promuovere le cose più belle, dobbiamo prendere anche le zolle di terra più povere e trovare come renderle vive?

              se seguiamo la prima strada abbiamo tutte le forme di repressione, di soffocamento, di no platform, e poi la vanità del “combattere il male” (che è come “combattere la morte”) ci porta alla fine alla disperazione.”

              Splendido!!
              E mi ci metto io per primo.

            • Peucezio scrive:

              Per il resto,
              l’empatia è per forza di cose soggettiva. Non mi sono mai posto il problema di quanto empatizzo con questa o quella categoria: è già tanto riuscire a empatizzare a fondo con gli individui.
              Tutt’al più potrei dire che empatizzo più facilmente con persone o categorie simili agli individui che conosco e agli ambienti che ho frequentato di persona.
              Questa è una delle cose che più invidio (in senso buono) in Miguel, che empatizza allo stesso modo con un professore universitario fiorentino e con un pescatore di foche eschimese.

              Ma al di là di tutto questo, la condizione umana, almeno rispetto alla vecchiaia e alla morte, è la stessa che in tutte le altre società storicamente date. Ma a nessuno è mai saltato in mente, prima degli ultimi decenni, di pensare che conculcare i diritti di chi si ritiene e vuole essere riconosciuto come donna essendo nato uomo sia qualcosa che deprime e rende intollerabile la condizione umana.
              Quindi qualcosa non torna. Come ho scritto in un altro commento: siamo talmente sazi (malgrado l’inversione di tendenza degli ultimi anni) che abbiamo smarrito qualunque rapporto con le cose essenziali e costruiamo un castello di elucubrazioni folli e di diritti completamente fittizi.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Questa è una delle cose che più invidio (in senso buono) in Miguel, che empatizza allo stesso modo con un professore universitario fiorentino e con un pescatore di foche eschimese.”

                Grazie, ma c’è un errore.

                Io empatizzo con tutti coloro che vengo a conoscere realmente. Al massimo con quelli con cui riesco a intuire che, se ci incontrassimo fisicamente, potrei empatizzare: che so, un combattente dell’Isis a Raqqa, un marine americano bianchissimo che ha appena perso il fratello per droga…

            • Z. scrive:

              Miguel,

              e chi dice che volere il bene sia meglio che impedire il male? dove sta scritto?

              Sicuro, poi, che si tratti sempre di due cose diverse?

              Mah, tutta questa metafisica fatico a capirla 🙂

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Grazie, ma c’è un errore.

              Io empatizzo con tutti coloro che vengo a conoscere realmente.”

              E’ quello il bello!

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              “e chi dice che volere il bene sia meglio che impedire il male? dove sta scritto?”

              Per lo stesso motivo per cui è meglio avere soldi che non avere debiti.
              Perché se non hai una lira non mangi e se hai meno di zero lire, cioè un saldo negativo, non mangi uguale, non è che assumi anti-calorie 🙂

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              — Per lo stesso motivo per cui è meglio avere soldi che non avere debiti. —

              Ah, che discorsi… se è per questo allora è ancora meglio essere talmente potente da non aver nemmeno bisogno dei soldi, tiè 😀

              Poi, se hai un debito di 1.000 euro, è meglio non avere il debito o avere 100 euro?

              No, questa risposta non ci azzecca proprio, per dirla col buon Di Pietro.

              Forse Miguel, piuttosto, intendeva che è meglio impegnarsi per qualcosa che contro qualcosa. Ma la differenza, anche dove c’è, non è sempre scontata. Il tuo cugino avvocato che difende l’imputato si sta impegnando contro il PM o piuttosto si sta impegnando per assicurare a una persona i suoi diritti costituzionali? il benefattore che dona cibo ai poveri si sta impegnando contro la povertà o per nutrire gli affamati?

              In questo bailamme di metafisica e semantica, continuo a simpatizzare con chi è oggetto di linciaggio, e ad antipatizzare con chi lo pratica.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              “Forse Miguel, piuttosto, intendeva che è meglio impegnarsi per qualcosa che contro qualcosa. ”

              Certo, è ovvio!
              Il mio paragone era solo per dire che a noi interessano cose positive, non negative: ti faccio causa perché hai danneggiato i miei interessi, non perché mi preme compromettere i tuoi.

              Ma purtroppo – e qui sta il senso e la profondità del discorso di Miguel – per un curioso meccanismo psicologico c’è tantissima gente che è più interessata a fare il dispetto all’altro che a perseguire la soddisfazione propria. E’ una nevrosi, ma è diffusissima. E sul piano ideologico mi ci metto anch’io.
              Poi io non è che nella vita quotidiana sia ossessionato da trans, froci, comunisti, immigrati, ecc.: mi tengo questo spazio per fare le mie osservazioni critiche sul mondo d’oggi.

  11. Peucezio scrive:

    In ogni caso vi ricordo sempre che la legge non vuol dire un beato c…., perché le leggi si fanno, non cascano dal cielo e quando si discute di un qualsiasi argomento, è implicita (o esplicita) l’idea che si sta discutendo anche dell’opportunità di cambiare le leggi o comunque conformarle alla propria visione delle cose.
    D’altronde la politica è questa: si discute in base alle proprie concezioni della società, della morale, dei diritti, ecc., e in base a questo poi nascono i partiti, si vota, i parlamenti legiferano, ecc.
    Quindi invocare la legge quando si parla di questioni sociali o di costume semplicemente non ha senso: la legge vigente al massimo vale a valutare il singolo caso, ma se poi, applicandosi a questo singolo caso, ne nasce quella che si ritiene un’ingiustizia, si può cambiare (o comunque ci può essere una parte che ne invoca, legittimamente, il cambiamento; poi magari perde, ma la discussione consiste in questo).

  12. Peucezio scrive:

    C’è un aspetto interessante comunque in tutto questo.
    E cioè che il numero non ha nessun ruolo. Le femministe rappresentavano (o, meglio, pretendevano di rappresentare) più di metà della popolazione mondiale, quindi non srprende che le loro istanze siano più o meno passate o comunque abbiano riscosso attenzione.
    Ma i transessuali sono una minoranza di infima entità. Eppure fanno lo stesso casino e vengono assecondati a discapito delle donne (infatti nei cessi ci possono andare, sia pure scatenando qualche contrarietà).

    Questo dimostra ciò che sostengo da sempre: le idee non camminano sulle gambe degli uomini, non dei diretti interessati almeno.
    L’antirazzismo non è stato creato dalle razze oppresse, ma dai bianchi; i diritti delle donne sono stati imposti da una società a egemonia maschile; i diritti degli omosessuali sono difesi da eterosessuali.
    Insomma, alla fine è sempre il bianco, maschio, eterosessuale e cristiano (come retaggio familiare) che decide tutto. E non nel suo interesse, ma in favore di astrazioni, contro le persone.
    Cioè è l’unico tipo umano dall’alba dell’umanità così benestante da non pensare minimamente alle esigenze pratiche delle persone, ma inventare un mondo a tavolino.

  13. PinoMamet scrive:

    “No, ma è un dato di fatto l’esistenza di una distinzione ontologica fra cittadinanza ed etnia.”

    Non sono d’accordo, ma sarebbe un discorso lungo.

    Il fatto èerò è che il punto non è questo, né mille altri discorsi interessantissimi che tiri in ballo, ma uno solo, molto molto semplice:

    le trans non hanno più il cazzo: hanno la figa.

    • Peucezio scrive:

      Vabbè, non ci credi neanche tu mentre lo scrivi 😀
      Se ci vai a letto, sono disposto a credere nella tua buona fede 😛

    • PinoMamet scrive:

      No, Peucezio, non ci siamo capiti.

      Tu pensi che io stia facendo un discorso del tipo “le trans hanno la figa quindi sono vere donne”.
      Premesso che in effetti la penso così, non sto però dicendo questo.

      Sto dicendo che, in effetti, le trans hanno la figa. Hanno bisogno di un posto comodo per pisciare per persone dotate di figa, che non sempre è il cesso dei maschi (pisciatoi, bagni senza seduta ecc.: non parlo di fantascienza, basta entrare in un autogrill… o in una scuola).
      Punto.

      • Peucezio scrive:

        E con quelli che ce l’hanno ancora (e non sono pochi) ma pretendono lo stesso di andare ai bagni delle donne, come la mettiamo?

        • PinoMamet scrive:

          Secondo me si è donne quando si ha un qualche criterio fisico per esserlo.
          Nel caso dei cessi, non mi sembra necessario l’esame del DNA, basta e avanza la presenza della figa.
          Invece truccarsi non è un requisito sufficiente: al massimo uno che si trucca e si veste da donna è un travestito.
          Quindi in quel caso secondo me hanno torto loro, e ragione le femministe.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Pino Mamet

      “le trans non hanno più il cazzo: hanno la figa.”

      Ahem, ti posso correggere su questo punto?

      Almeno la trans che conosco meglio mi assicura (non ne ho le prove visive) che ha il primo e non la seconda.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Partiamo dal presupposto che è transessuale chi è riconosciuto dalla legge come tale e non chi si professa tale, perché qua sembra che viviamo nel regno delle dichiarazioni da bar e delle mode, quando la rettificazione del sesso è un provvedimento formale dell’autorità.

        • Peucezio scrive:

          “la rettificazione del sesso è un provvedimento formale dell’autorità.”

          Ah, beh, allora è una cosa seria.

  14. Z. scrive:

    Scusate,

    ma ammesso che il problema sia così serio – io stento a vederlo, ma magari sono io che sbaglio – non si risolverebbe con bagni unisex? Uno, due o più bagni per qualsiasi utente di qualsiasi sesso, genere od orientamento. Fair is fair is fair.

    No?

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me i bagni unisex sono la cosa più logica in generale, infatti è rarissimo trovarne 😉

    • Peucezio scrive:

      Il caro vecchio buon senso romagnolo di Z.
      Una volta tanto sono d’accordo con te!

    • PinoMamet scrive:

      Propongo che siano del tipo a sedile, con mille cartelli che invitano a tenere pulito e a centrare il buco 😉

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      La posizione delle signore è stata ben riassunta da Miguel Martinez sopra:

      “la richiesta delle femministe di poter mantenere degli spazi per sole donne, che è l’oggetto della violenta contestazione dei militanti trans”

  15. Moi scrive:

    è chiaro che certa stampa ne approfitta per dire, “visto che tra quei matti si picchiano”, perdendo il vero senso della questione.

    [cit.]

    ———-

    Miguel, ottimo esempio di Occamismo Selettivo …che NON esiste 😉 !

  16. Moi scrive:

    trans, cioè di persone diventate donne con l’operazione, non di travestiti, che è tutta un’altra faccenda.

    [cit.]

    ————–

    Pino, questo è un “errore di sbaglio” a livello nozionistico :

    scrivi in google “trans + farmaci + ormoni” … esce il mondo !

    • Moi scrive:

      Cmq, chi volesse farlo, è bene che si faccia seguire da medici specialistici esperti, che ingurgitare certe sostanze ormonali (che sviluppino caratteri sessuali secondari dimorfici opposti … effemminando o mascolinizzando esteticamente fenotipicamente chi ne assuma) “a raglio” può essere dannoso, se non letale !

  17. Moi scrive:

    Cm q c’è stato un precedente a Monetcitorio : Elisabetta Gardini Vs Vladimir Luxuria … all’ epoca, però, ella venne stroncata subito dall’ Intellighenzia di Sx come “Troia Fascista Berlusconiana !”

  18. Moi scrive:

    A proposito di EF AI GI EI [cit.] 😉 … morto Hugh Hefner !

    • PinoMamet scrive:

      Requiescat in pace!
      se le conigliette sono restate disoccupate, potrei trovargli una sistemazione da me, a patto che sappiano pulire e cucinare.

  19. Moi scrive:

    Miguel, il tuo linguaggio (sarà l’ età …) risente di “etero-normatività” [sic] e “binarismo” [sic] … OCIO ! 😉

  20. Moi scrive:

    Vecchia pubblicità bannata per “transphobia” :

    TRIGGER ALERT !!!

    https://www.youtube.com/watch?v=9bf95DdghZ0

    … pesissima !

  21. Moi scrive:

    ma Geova era una divinità azteca?

    [cit.]

    ——————

    Secondo certo PaleoContattesimo, fu dopo la sconfitta VS il suo stesso Generale Marduk che l’ indomito Cadetto Yahweh si rifugiò in MesoAmerica … 😀

    • Moi scrive:

      Battaglia di Babilonia.

      Secondo una certa Stefania Tosi, Allieva Indipendente di Mauro Biglino, Yahweh venne ivi sconfitto tipo Napoleone Bonaparte Vs Horatio Nelson a Waterloo … forse è addirittura caduto in battaglia, perciò secondo costei l’ Ebraismo potrebbe pure sciogliersi come religione.

      Ma, secondo altre fonti, il Mondo sta facendo i conti con Hubal, l’ El Assegnatario dell’ Arabia (avente, Travagliescamente 😉 “guardacaso”, una Falce Lunare per Araldo) che _ ispirandosi a Yahweh, emulandolo per superarlo _ vorrebbe conquistare il Mondo intero mediante l’Islam … tanto, data la Longevità “Olàm” (dall’ Egira a oggi, Hubal divenuto “Allah” è invecchiato umanamente sì e no di tre anni !) può temopreggiare mediante la Taqiya InterGenerazionale (prova ne sia il Regresso Culturale Calcolato dei Musulmani in Francia e Regno Unito da una generazione umana all’ altra …) ordinata agli Imam e a loro volta alla Umma.

  22. Moi scrive:

    Erich Von Däniken avrebbe addirittura calcolato all’ 11 Agosto 3114 a.C. (orario ?! 😉 …) il Gran Sbarco degli Ufi 😉 …

  23. MOI scrive:

    … prendetevela con Francesco, che ha posto la domanda ! 😉

  24. PinoMamet scrive:

    Su Amici Miei, per Mauricius:

    in realtà non ci vedo la figura dei furbetti che fregano il prossimo, che dici tu.
    Sì, fanno degli scherzi a volte anche cattivelli; ma non ci guadagnano niente, se non la fuga dalla noia.
    Non so se sia giusto dire che sono dei perdenti (probabilmente no, o non tutti) ma sicuramente si tratta di film dall’atmosfera piuttosto “autunnale”, abbastanza triste (che è la vera genialità dei due film- altri non ne riconosco- specialmente del primo).

    In realtà raramente il cinema italiano celebra i furbetti:
    a volte se ne serve come figure attraverso cui condannare la società
    (molti ruoli di Alberto Sordi, oppure I Mostri e I nuovi mostri)
    altre volte celebra delle figure di perdenti che vorrebbero essere furbetti ma non hanno poi la tempra morale (La banda degli onesti, Guardie e ladri) o le capacità pratiche (I soliti ignoti) per esserlo davvero…

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io posso fregare il prossimo anche senza guadagnarci niente, solo per il gusto di prenderlo per il culo o fargli un danno (e nel terzo film c’è uno che ci muore per un loro scherzo…).

      • PinoMamet scrive:

        Il terzo film non lo ricordo, l’ho sempre considerato semi-apocrifo;
        però era ambientato in una casa di riposo, che qualcuno ci muoia per uno scherzo, se è una conseguenza non voluta, che dire… può anche starci.
        Non ho il tabù della morte 😉 si vede.

        Ma insomma proprio non li metterei nella categoria dei furbetti, mi pare un’altra cosa: il gusto di divertirsi, di evadere, di scherzare.
        Se ci togli anche questo, Maurì, che rimane??

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Oh, mi stanno antipatici, che ci vuoi fare

        • MOI scrive:

          le “Zingarate” … comunque, sì : fanno credere a ‘sto vecchio ricchissimo di aver firmato un patto con il Diavolo e di scambiare l’ anima per la giovinezza …

          mi pare che il Diavolo farlocco lo interpreti Adolfo Celi / Prof. Sassaroli ; cmq:

          gli danno un sonnifero pontetissimo, lo truccano da giovane e (ricordiamoci che il Sassaroli è un Medico !) lo imbottiscono di afrodisiaci proto-viagra …

          il tipo si schianta in un’auto sportiva (mi pare con 2 troie d’altobordo a bordo …) ; lo scrupolo di coscienza di averlo ucciso se lo fanno … ma Ugo Tognzzi / Conte Mascetti liquida la questione dicendo che gli hanno ridato la vera Vita della Giovinezza, perché la vera Morte è la Vecchiaia !

          Insomma: esistenzialismo con vittima !

          —————————-

          Tutta roba che adesso in un film è impensabile !

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma vedi, non è un problema di ridere della morte: la comicità fa ampio ricorso alla morte e questo non crea a nessuno nessun problema (vabbé, togli i dementi che protestano per la pubblicità del Buondì…).
            La questione è che per far ridere solitamente si utilizza una morte improbabile, magari causata da un evento troppo esagerato, che nella testa di chi guarda è troppo “finta” per essere una vera morte. Ricordiamoci che Guida Galattica per Autostoppisti comincia con la distruzione della Terra e l’evento apocalittico fa ridere. O Brian di Nazaret finisce con la crocifissione del protagonista che è utilizzata come spunto comico e nemmeno questa crea nessun problema. Quindi no, non è un problema di morte.
            Quello che succede in Amici Miei, invece, è un po’ diverso: la risata non è una risata dovuta ad una situazione divertente, ma è la risata complice di chi assiste alla marachella. La supercazzola non è divertente perché la sequenza di parole è divertente, ma fa ridere perché tu ti immedesimi in uno degli amici che cerca di trattenere la risata per non far fallire lo scherzo. Idem la storia del rito satanico non è divertente per il rito satanico di bassa lega in sé (non è l’Esorciccio dove invece il discorso di Satana e della possessione è parodizzato e quindi è reso buffo), ma perché tu ti immedesimi in chi assiste alla burla e ne è partecipe. E che alla fine della fiera, dopo che ha fatto un vero danno (la morte della vittima), si para il culo con la propria coscienza dicendo “be’, alla fine gli ho fatto un favore”.
            E lo so che è umano comportarsi così, ma è uno degli istinti umani che trovo più odiosi. E’ sempre collegato con “l’unanimità meno uno” di cui parla Girard, dove c’è l’unanimità dei soggetti (che ride) contrapposto all’uno oggettivizzato (la vittima dello scherzo, che può anche essere plurale in caso di scherzi multipli, ma non importa, perché è comunque desoggettivizzato).

      • PinoMamet scrive:

        “l tipo si schianta in un’auto sportiva (mi pare con 2 troie d’altobordo a bordo …”

        ho guardato adesso su youtube: muore in una “casa squillo” convinto di essere immortale. Alcuni dei protagonisti dicono che è stata colpa loro, il Sassaroli ribadisce che non si trattato di colpa, ma di merito.
        Tendo a concordare, devo dire.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Stranamente sono sempre gli altri quelli che sono fortunati a morire 😀

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, però, dai: chi non vorrebbe morire così, piuttosto che in un letto d’ospedale?
          Io mi prenoto, così nessuno potrà dire che sono gli altri 🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Perfetto: chiama una puttana, fatti un’iniezione da cavallo di eroina e muori di overdose al momento giusto. Ma non lo farai, perché ti sei prenotato… per dopo, però 😀

            • PinoMamet scrive:

              Non è esattamente questa la morte del personaggio, eh? Non barare.

              Si tratta di uno che schiatta felice tra le puppe (sic) di due belle ragazze.
              Mi pare ragionevole, e anch’io, come qualunque persona sana di mente, lo preferirei alla morte in seguito a degenza in letto di ospedale…

          • Peucezio scrive:

            Che bella logica.
            E’ ovvio che, morire per morire, uno preferisce morire bene che male..
            Ma c’è una bella differenza fra questo e l’anticipare deliberatamente la propria morte.
            Tu preferiresti morire essendo ammalato di qualche brutto malele soffrendo come un cane o a novant’anni, nel sonno, senza accorgerterne, essendo stato bene (compatibilmente con l’età) fino al giorno prima?
            Questo significa che, anche a novant’anni, anche con una diagnosi di malattia incurabile, prima di andare a letto assumeresti un veleno che ti fa morire nel sonno senza accorgertene?
            No, perché ognuno vorrebbe procrastinare la morte fino all’ultimo momento possibile. Ma tutti vorrebbero morire in modo indolore e stando decentemente fino alla fine.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *