Festa in Oltrarno

Ieri abbiamo aperto i cancelli del nostro piccolo giardino – qualche metro quadro di ghiaia, in fondo – per la Festa di Primavera, e sono entrate qualcosa come 1500 persone. Che viste le dimensioni del nostro piccolo mondo, e la natura un po’ misteriosa e inafferrabile della Via d’Ardiglione dove ci nascondiamo, non sono davvero poche.

C’erano i calcianti Bianchi un po’ sciancati visto che si erano appena massacrati la mattina in una partita,

la gente della parrocchia e le casalinghe e le nonne e le musulmane con hijab e senza che ascoltavano Beltrando Menestrello Fiorentino,

le Mamme No Inceneritore arrivate dal tremendo Quartiere Cinque dove subiscono un aereo in testa ogni tot minuti e adesso vogliono pure farci l’immondezzaio fumante di tutta Firenze,

gli artigiani e i cuochi e i falegnami e quelli che creano gioielli con le mani,

i tifosi scozzesi un po’ beoni arrivati per festeggiare l’apertura della scuola di calcio più strana d’Europa,

gli artisti del GattaRossa che avevano seminato il boschetto di creazioni straordinarie davanti a cui si fermavano estasiati i bambini,

l’instancabile Luisa dell’Occupazione di Via del Leone che faceva andare avanti indietro i figlioli lungo lo slack line teso tra due platani,

e tanta, tanta altra gente, e nemmeno un politico…

e allora capisci che la vita è come l’erba che cresce appena appena si apre una crepa nel cemento.

Non è vero che un altro mondo è possibile. E’ il mondo che ci hanno imposto, che è impossibile, il nostro è solo il mondo normale.

P1450042xIl Gatta Rossa in campo verde

P1450168xNasce l’unica scuola calcio gratuita di Firenze

P1450044xGli Ultimi Rimasti del Lebowski

P1450052xStrane creature si aggirano per il giardino

P1450078x P1450084x P1450087xP1450047x P1450103x P1450148x Calcio e Calcianti – il Lebowski e il presidente dei Bianchi di Santo Spirito

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110 risposte a Festa in Oltrarno

  1. mirkhond scrive:

    “E’ il mondo che ci hanno imposto, che è impossibile, il nostro è solo il mondo normale.”

    Il mondo che ci hanno imposto, quasi sempre col nostro consenso, è un mondo di alienati…

    • rossana scrive:

      Basta guardare le foto per capire che fuori da lì “è un mondo di alienati”…

      • Miguel Martinez scrive:

        Misteri dei media – oggi La Nazione, il quotidiano fiorentino assai conformista su tante cose, ci dedica l’apertura, con un editoriale esaltante, un ottimo articolo e delle belle foto.

        • Z. scrive:

          Ma è davvero un mistero? Per come la vedo io vi siete ritagliati un bell’angolino di serenità condivisa, ed è qualcosa che piace anche al cittadino comune.

          • Peucezio scrive:

            Al cittadino comune sì. Mica ai giornalisti.

          • Z. scrive:

            Guarda, tutti gli articoli che ho letto su via Fondazza a Bologna ne descrivono in termini lusinghieri la comunità. Forse anziché dei giornalisti li scrivono dei klingoniani 😀

            • Miguel Martinez scrive:

              “Guarda, tutti gli articoli che ho letto su via Fondazza a Bologna ”

              Non conosco bene le vicissitudini di Via Fondazza.

              Da noi c’è un posto che è stato pubblicato per novant’anni, dove un tizio che si è comprato mezza città ha cacciato i bambini dopo una provvidenziale infiltrazione d’acqua,

              un sindaco attualmente a capo del governo nel 2011 ha promesso di risolvere immediatamente la situazione,

              il sindaco successivo è stato filmato mentre in pubblico dichiarava che voleva espropriare l’area,

              poi il Comune ha deciso di rinunciare ai propri diritti sull’area

              e si è scoperto pure che la sorella del sindaco aveva comprato casa proprio dallo speculatore (personalmente non trovo assolutamente sospetto che questo fatto, ma è comprensibile che il sindaco non ami che se ne parli, come non ama che si parli in generale di sua sorella).

              Mentre lo speculatore sta cercando di presentarsi con l’improbabile nuovo ruolo di presidente di una prestigiosa orchestra fiorentina (dove il copresidente è il prefetto), che prende finanziamenti dall’amministrazione.

              E lo stesso speculatore ha annunciato che trasformerà un’intera piazza del centro di Firenze in anfiteatro, che se è vero dovrà essere approvato dalla maggioranza del Partito Unico in comune.

              Dopo due anni abbiamo avuto l’acqua (che fu tagliata dallo speculatore) e non abbiamo ancora né un tetto né la luce per tutte le attività che facciamo, e questo l’amministrazione lo sa benissimo.

              Lo stesso assessore responsabile ha definito “esplosiva” la situazione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Aggiungo che sono in corso due inchieste della Magistratura, e che il Comune non risponde da un anno alle interrogazioni dei consiglieri riguardanti l’area, nonostante i consiglieri abbiano fatto degli esposti per questo rifiuto di rispondere.

                Ma ripeto, non so come sia nata la questione di Via Fondazza e quindi potrebbe essere molto simile.

              • Miguel Martinez scrive:

                E aggiungo che da due anni, nessun politico osa mettere piede nel giardino. Mica per paura dei sassi, ma delle telecamere con cui riprendiamo le loro dichiarazioni.

                La telecamera è un piccolo ed efficace strumento di autodifesa dai politici.

          • Miguel Martinez scrive:

            “per come la vedo io vi siete ritagliati un bell’angolino di serenità condivisa”

            Non esattamente.

            Anche solo parlare di noi vuol dire puntare il dito su una piaga vergognosa dell’amministrazione e su uno dei principali speculatori immobiliari della città.

            I media però hanno scritto tanti articoli su di noi anche quando organizzavamo proteste continue. Poi da un giorno all’altro, nell’autunno del 2014, ci hanno tolto il saluto 🙂 (il peggiore è stato Repubblica, che sul giardino pubblica unicamente le dichiarazioni del Comune).

            Possiamo immaginare che per qualche motivo la proprietà della Nazione abbia una certa indipendenza sia dal Partito Unico che da Verdini, magari perché ha altre magagne; ma la scelta di pubblicare un articolo di questo tipo non piacerà per nulla all’amministrazione.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            la foto del bambino a bocca aperta davanti a quella specie di monumento di cartapesta è STUPEFACENTE!
            🙂

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              “la foto del bambino a bocca aperta” Nella foto non si vede bene, ma c’è il pilastro sotto (di legno), e poi attaccato a un ramo sovrastante, una mongolfiera che è molto vicino al pilastro, ma non lo tocca. Una tentazione immensa per i bambini 🙂

          • Z. scrive:

            Forse. O forse il giornalista ha deciso di fare un buon servizio su un tema che riteneva interessante per i lettori.

            Per come la vedo io, la vostra comunità ha avuto contrasti con l’amministrazione, ma mica si esaurisce in quello. Anche se quel frammento di verità per te è fondamentale, a ben vedere è solo una parte del diamante 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              “O forse il giornalista ha deciso di fare un buon servizio su un tema che riteneva interessante per i lettori.”

              Non ho dubbi che a Bologna ragionino così.

              A Firenze, è un po’ diverso.

              • Miguel Martinez scrive:

                Comunque, sull’articolo della Nazione, preciso. Credo anch’io che il giornalista abbia scritto più o meno per i motivi che dice Z – un buon servizio su un tema che riteneva interessante per i lettori.

                Quello che sorprende è che la Nazione, a differenza di altri quotidiani fiorentini, si senta libera di farlo.

                D’altra parte, le redazioni locali hanno talvolta tendenze diverse, e da quello che mi racconta chi è interno al mondo del giornalismo, i confini e i messaggi trasversali e i rapporti con gli sponsor pubblicitari sono tutti molto complessi.

                Ecco perché La Nazione ha pubblicato come notizia, un anno fa, la notizia che la sorella del sindaco aveva comprato un appartamento dallo speculatore; la Repubblica ha solo pubblicato la risposta del sindaco, del tutto incomprensibile senza la notizia stessa che la Repubblica aveva censurato.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            La notizia ovviamente rientra tra quelle sulle “belle iniziative” e la quasi totalità non andrà mai oltre il titolo ed alla considerazione mentale “però, vedi che bello!”. Quindi, essendo una bella notizia, il cittadino sarà felice e ne darà il merito al sovrano, come sempre accade.
            No, non sto esagerando: se qui dentro ci sono persone di immensa cultura e grande intelligenza convinte che a metà secolo scorso si stava economicamente bene grazie alla DC, significa che è ben radicata questa concezione primordiale del sovrano-dio responsabile di tutto ciò che di bene e di male avviene nel paese.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Quindi, essendo una bella notizia, il cittadino sarà felice e ne darà il merito al sovrano, come sempre accade.”

              E’ vero. L’importante è che passi sotto il radar 🙂 , visto che intendiamo vivere più a lungo del sovrano.

          • Z. scrive:

            Il merito infatti è del sovrano: non parlo di Nardella, ovviamente, ma del popolo sovrano che compone la comunità.

  2. mirkhond scrive:

    Purtroppo in quel mondo di alienati ci viviamo anche noi….

  3. MOI scrive:

    l’ icosaedro vuol esser un insolito tavolino ?

  4. Roberto scrive:

    Una curiosità pratica, per la scuola calcio gratuita come pagate maglie, iscrizioni ai tornei, assicurazioni, affitto campi?
    (Chiedo perché nella mia squadrina paghiamo una quota annuale appunto per tutto ciò)

    • Roberto scrive:

      Credo di aver capito seguendo un po’ di link.
      È organizzata con/dal lebowski che ha soci e qualche micro sponsor (beati loro)

      • Miguel Martinez scrive:

        “È organizzata con/dal lebowski che ha soci e qualche micro sponsor (beati loro)”

        Tutti i bambini (o meglio i genitori, credo) vengono tesserati al Lebowski, pagando 20 euro l’anno di quota, che servono a coprire assicurazione e iscrizione ai campionati della FIFA. Nessuno però nella società viene pagato, tranne un segretario che riceve un piccolo rimborso spese.

        E soprattutto non si “vendono” i giocatori, i quali rimangono liberi di andare dove vogliono.

        • Roberto scrive:

          Grazie, è come l’avevo capita
          Ci mancherebbe altri che in una società amatoriale venissero pagati i dirigenti o compravenduti i giocatori!
          (Anche se immagino la situazione sarà diversa se un giorno mai si scoprisse un talento straordinario fra uno dei piccoli lebowskiani)

          • Miguel Martinez scrive:

            “o compravenduti i giocatori!”

            Si è già posto il problema… uno dei giocatori (adulti, ovviamente) è stato preso di mira da un’altra squadra che è venuta a fare la sua offerta al Lebowski. Che ha risposto dando il numero di telefono del giocatore alla squadra, visto che lui è libero di fare come vuole. Il giocatore ha rifiutato l’offerta 🙂

          • Roberto scrive:

            Questa è appunto la differenza fra una società sportiva seria ed una società di cacca (vedi commento a mauricius qui sotto)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Non essendo lavoratori a termine, non sono vincolati al datore di lavoro immagino, i calciatori 😉

          • Roberto scrive:

            Prova a cercare “vincolo sportivo” su google e vedrai….

            In soldoni, i giovani tesserati per una squadra dilettantistica non possono riprendersi il cartellino fino a venticinque anni (se le regole non son cambiate ultimamente, ma non mi sembra) Normalmente le società non fanno storie ma conosco più di un caso di ragazzi capitati in società di cacca che hanno smesso di giocare (o sono passati alla UISP) per l’impossibilità di cambiare squadra senza l’accordo della squadra di origine.
            E ti parlo di campionati scapoli ammogliati, non serie A

  5. Roberto scrive:

    Bellissimo l’aereo!

  6. Grog! scrive:

    Complimenti per la festa ragazzi, ma perché sia una BELLA FESTA bisogna alla FINE.
    1 – allontanare i bambini
    2- acchiappare un certo numero di politici (*)
    3- accopparli a calci e bastonate
    4- buttarli in Arno con una pietra da 50 kg legata al collo
    Il tutto con SPIRITO GIOIOSO E NON DI VENDETTA ma solo come dimostrazione di PUBBLICO SOLLAZZO
    Grog! Grog! Grog!
    (*)
    Vanno bene tutti ma quelli del PD sono più SUCCULENTI

  7. mirkhond scrive:

    A proposito di integrazioni:

    Sul sindaco di Londra, così ben integrato
    Maurizio Blondet 9 maggio 2016

    “Londra ha scelto a speranza sulla paura!” si è estasiata Repubblica. “Il primo sindaco musulmano della capitale inglese, il 56,8% dei voti!”. E giù fiumi di verbosità sulla “integrazione”-modello di extracomunitari da cui dovremmo prendere esempio in Italia, “come insegna Francesco”.

    Certo, certo. Ma l’avete sentito parlare, il neo-sindaco Sadiq Khan? Pochi secondi della sua allocuzione d’esordio, ed è chiaro: upper class.
    Col rabbino di Londra. Più integrato di così…
    Col rabbino di Londra.

    Perché la lingua, in una nazione classista (del resto è quasi la sola monarchia rimasta) rivela immediatamente la classe sociale. La pronuncia. In Italia, uno si laurea alla Sapienza di Roma ed esce col suo accento dialettale che ha succhiato col latte di mamma – abbiamo avuto banchieri centrali con l’accento di Totò, avvocati di grido romaneschi, scienziati con la parlata bolognese o di Ciccio Ingrassia. Nei paesi anglosassoni, è impensabile. Persino in America – ‘democrazia” ferocemente classista se mai ce n’è – c’è la pronuncia Harvard, la pronuncia Yale, la bostoniana, che ti assegnano, appena apri bocca, al patriziato (e magari Skull & Bones). Nel Regno Unito ancor di più, ovviamente.

    Khan 2
    Integratissimo

    Quello del “primo sindaco musulmano” è l’eloquio e la pronuncia che si ascolta ad Eaton, nella Camera Alta, dei letterati, dei Tories, degli avvocati. Una mia antica fidanzata, infatti, per imparare quella pronuncia e quell’oratoria, passava le giornate all’Old Bailey ad ascoltare i processi, i dibattiti fra accusa e difesa, pieni di spirito e di idioms. E faceva benissimo, perché ‘quella’ pronuncia apre delle porte. Dei club, dei salotti buoni, del potere. E’ vero naturalmente anche il contrario: un accento ‘basso’, cockney, o da immigrato italiano, le porte le chiude. Con quelle pronunce, puoi diventare cuoco e designer, financo capitano del Chelsea; molti dirigenti di Scotland Yard parlano cockney; più in alto, non si va. Non dove agisce il potere vero, lo speciale stato profondo britannico con le sue regole non scritte e le forme sottintese. Là è semplicemente impensabile che il banchiere centrale, o ancor meno il capo dell’MI5, abbia mai l’accento dell’omologo di Checco Zalone.

    Con ciò, non intendo sminuire l’esempio di integrazione che l’elezione a Londra del “primo sindaco musulmano” da parte di oltre 13, milioni di votanti ci offre; anzi al contrario: sarebbe bellissimo se noi italiani fossimo capaci di integrare così negri africani e ‘profughi’ siriani, afghani, pakistani; ma non siamo in grado, ed è per questa incapacità che l’inondazione di immigrati sarà per noi gravemente difettosa, e alla fine rovinosa e degradante.

    Chiedete “come”? Per favore: non vedete che la letteratura inglese contemporanea è opera di gente delle colonie e dei dominions? Hanif Kureishi, Salman Rushdie,, Arundhati Roy, Kazuo Ishiguro, il grandissimo Shiva Naipaul: romanzieri, drammaturghi, inviati speciali di grande finezza e profondità, sceneggiatori, che siano nati in Pakistan o a Trinidad da genitori indù, scrivono in inglese: e che inglese. L’inglese magistrale, nelle finezze dei suoi registri doppi – sassone e neolatino – , nelle ironie e malinconie, di chi è imbevuto, nato e cresciuto con Donne e con Shakespeare e l’ha nel sangue. E non dimentico gli attori scespiriani di pelle olivastra. Se, senza vederlo senti parlare Ben Kinsley, subito pensi, come per il sindaco Khan: upper class.

    Perché quel linguaggio, con quell’accento, si impara – si deve imparare per recitare Calibano o Polonio – e loro, anglo-indiani o nigeriani, hanno voluto impararlo. Hanno “lavorato sulla loro pronuncia”, per diventare degni di avere una parte Riccardo III. In Italia, il solo attore che, a memoria d’uomo, abbia “lavorato sulla sua parlata” è stato Vittorio Gassman, e nell’ambiente lo ricordano come un esempio di forza di volontà da ammirare (“un tedesco”) e da deridere sotto i baffi (“a fanatico!”, in romanesco). Qui a Milano, al Piccolo Teatro, ridanno l’ennesima replica di “L’opera da tre soldi” di Brecht (un obbligo del cialtronume ‘intellettuale’ di sinistra); l’altro giorno una spettatrice confessava ad un’amica di essersi non solo annoiata, ma di essere urtata dal fatto che il protagonista avesse accento napoletano. Attori italiani che “non lavorano sulla pronuncia” rivelano fin troppo della loro essenza: dilettantismo e provincialismo. possono fare solo “commedia all’italiana” ed hanno un solo registro, il comico fescennino.

    La lingua è la prima Istituzione

    No, non sto uscendo dal tema. Roma, la grande integratrice di genti diverse (Mommsen definì la politica romana “un vasto sistema di incorporazione”) fino ad estendere la cittadinanza, sotto Caracalla, a tutti gli abitanti dell’impero, integrò i diversi sì, ma nel proprio sistema di istituzioni, ossia alle proprie condizioni esigenti. Ora, la lingua è appunto una istituzione; e pubblica, come dimostra il fatto che la sua vigenza è obbligatoria entro i confini dello Stato, nel pubblico insegnamento, nei tribunali. Anzi, è l’istituzione fondamentale, che raccorda ed articola le altre; la trovate lì quando nascete; non siete stata voi a inventarla; l’avete ricevuta dal fondo della storia nazionale, è il raccordo che unisce la generazione presente alle molte generazioni del passato, caricata di tutta la cultura, i caratteri psicologici, anche le scorie mentali, che compongono la vostra “identità” nazionale, nel bene e nel male, distinta dalle altre.

    Ora, gli attori che recitano un testo internazionale senza curarsi di correggere il loro accento vernacolare, bastano a rivelare come noi italiani trattiamo le nostre istituzioni, con quale stracca, plebea mancanza di rispetto e di rigore; non siamo esigenti con esse, e quindi con noi stessi. Gli inglesi sono aiutati dal fatto che il loro scrittore “di fondazione”, il loro Dante Alighieri, fu un teatrante, e di grande successo – ossia popolare; che viene continuamente rappresentato, nonostante la difficoltà dell’antichità linguistica, con le sue fioriture rinascimentali. Ma è commovente, benché un po’ comico, vedere come un attore italo-americano, Al Pacino, si sia sforzato di produrre nel cinema Riccardo Terzo o Il Mercante di Venezia, cercando di essere scespiriano. Ovviamente a chi si imbeve della lingua fino a farla propria e nativa, l‘inglese trasferisce la mentalità dell’impero – non a caso oggi mantenutosi come impero della Mente. Sarebbe “musulmano” Salman Rushdie? Quanto basta per essere fulminato da una fatwa per bestemmia. Sull’India e l’hindutva, Shiva Naipaul ha scritto libri e reportages abrasivi – basta citarne alcuni titoli, “An Area of Darkness”, “A Wounded Civilization” – che sono condanne della società indiana com’è, del suo particolarismo e falso spiritualismo, della sua occulta violenza: è chiaro che il metro sui cui confronta le civiltà e culture altre, è la britannica.
    naipaul
    Naipaul

    Non sono colto da anglofilia, non sto dicendo che quelle istituzioni “sono” migliori Quello che importa, per integrare genti straniere, nate in diversi sistemi mentali di valori, non occorre che istituzioni siano superiori; basta che siano solide. Quelle romane, al disotto della guerra civile permanente che portò alla fine della repubblica, lo furono: le Dodici Tavole, che prevedevano lo squartamento del debitore, non furono mai abrogato. Restarono inapplicate, come la Costituzione arcaica a cui i giuristi facevano riferimento sacrale.
    Salman Rushdie
    Salman Rushdie

    Sulla solidità delle istituzioni inglesi non serve dilungarsi. E’ bastato vedere la simpatia con cui il popolo ha celebrato i novant’anni di una regina palesemente sprezzante della plebe; peggio, la donna che può aver persino autorizzato (all’MI5) l’assassinio di quella nuora così inferiore da farsi mettere incinta da un bottegaio egiziano, che se non fosse morta nel tunnel dell’Alma avrebbe dato al futuro re dell’United Kingdom un imbarazzante fratello coloured. Anche questo delitto, se c’è stato, dimostra solo che sì, le istituzioni inglesi sono solide. Solidissime. Nessuno le viola impunemente: specie quelle non scritte.

    Durano da secoli, tutte, anche le peggiori, come la pedofilia nobiliare rispettosamente coperta da Scotland Yard e ignorata con tenace omertà dall’opposizione laborista (“di Sua Maestà”) piena, a parole, di repubblicani. Quanto alle migliori, ai piani bassi accessibili a un turista italiano, è come gli si insegna a mettersi in fila nel salire sul bus rosso. Non c’è alla fermata alcuna scritta che imponga: “Mettersi in coda a norma del decreto XX dell’anno WZ”. Ma sono gli inglesi stessi che attendono il bus ad “insegnare” all’italiano che, se prova a fare il mucchio selvaggio all’assalto del predellino, ha violato una istituzione. Non scritta, ovviamente.

    Per contro, l’immigrato in Italia trova una quantità di divieti e di permessi minuziosamente descritti per legge. Quanti, nessuno lo sa esattamente: secondo i calcoli più probabili, le leggi italiote sono oltre 150 mila. Venti-trenta volte di più, poniamo, delle leggi in vigore in Francia (7 mila) e Germania (5 mila). Scopre subito, essendo l’immigrato vispo per selezione darwiniana (è sopravvissuto alle “istituzioni” di Daesh o del dittatore eritreo), che in Italia le leggi sono tante proprio per poter essere aggirate. Le prime lezioni le ottiene dalla Caritas o dalle assistenti sociali dei centri d’accoglienza, le quali, invece di agire come “rappresentanti dello Stato”, gli insegnano i primi “inghippi”: ti hanno respinto la domanda di asilo? E tu fa’ ricorso, così resti qui altri mesi ed anni. Non sai come si fa? Te la scfriviamo noi. Siamo pratici.
    Siamo corrotti dalle istituzioni

    Insomma l’immigrato trova, oltre le braccia aperte della “accoglienza senza limiti” delle sinistre, della Caritas e del Papa uniti nell’umanitarismo catto-globalista, che quelli che dovrebbero rispettare le leggi, ti insegnano a scavalcarle. Presto constaterà che persino la magistratura disprezza le istituzioni, a cominciare dalla sua – l’ordine giudiziario – di cui vilipende il prestigio e la maestà usandola nella lotta politica, di preferenza sovversiva, contro gli altri due poteri. Musulmano, trova una “accoglienza” cattolica così materna che non gli chiede niente per meritarla; basta che si accomodi a far niente, mantenuto e anche con la palestra per il fitness, mentre il suo ricorso è deciso. Campa cavallo: effetto collaterale delle 150 mila leggi in proliferante aumento canceroso, gli italiani affollano i tribunali più di quanto facciano francesi, spagnoli, tedeschi, austriaci messi insieme. Litigano incessantemente tra vicini, tra condomini, fra circolanti in strada; lavoratori pubblici licenziati per fancazzismo contro-denunciano il sindaco perché per sostituirli ha preso dei lavoratori temporanei (è successo a Livorno); e il giudice “investito dell’indagine” che fa? Invece di sbatter fuori dall’aula gli avvocati, manda “l’avviso di garanzia” – e il sindaco diventa immediatamente un imputato dilaniato dall’opposizione politica. Mi è stato persino raccontato il caso reale di una lite condominiale in cui un condomino ha preso le difese della portinaia licenziata dall’assemblea, controdenunciando gli altri condomini, e trascinando le cause (civili e penali) per anni, a spese sue, danneggiando infine il condominio di cui fa’ parte, che ha dovuto risarcire la licenziata con 25 mila euro: dunque anche se stesso. Perché? Non chiedetelo: in Italia, il concetto di “condominio” esclude per principio il concetto di “razionalità”.

    Le nostre “istituzioni di accoglienza immigrati” son di pari irrazionalità, visto che funzionano la prima scuola di dis-educazione civica, il primo centro di addestramento al dispregio delle istituzioni. Tanto, dice il sistema italiota strizzando l’occhiolino, questi immigrati sono qui di passaggio, vogliono andare n Germania, mica restare da noi (e chi sarebbe così masochista?); quindi l’ente collettivo Italia, i governanti che pure hanno accettato “Schengen”, accettando di esser il paese di prima accoglienza, poi cercano di aiutare i negri e i ‘siriani’ a scavalcare i confini; avrebbero dovuto non firmare “Schengen”, non dare l’assenso a quella istituzione assurda fatta – come quasi tutte le altre della UE – a nostro danno. Invece, ancora una volta, ha vinto la mentalità vernacolare: si ratifica, e poi la si aggira, come si fa’ in Italia. Poi eleviamo la protesta dettata dalla nostra misericordia e compassione s e l’Austria (che ci conosce bene) fa’ i controlli al Brennero; arrivano i Black Bloc, interviene la lezione di “Francesco”…

    Non credo nemmeno un attimo che noi italiani siamo corrotti per natura. E’ così evidente il motivo: noi siamo corrotti dalle nostre istituzioni. In un tal proliferare di leggi scritte (Roma, nel millennio dalla cacciata di re Tarquinio fino a Romolo Augustolo, emanò circa 500 leggi scritte), non solo ci si deve barcamenare per sfuggirle, ma esse han finito per cancellare nelle coscienze le leggi non scritte, quelle che vengono altrove difese dal senso comune di dignità, vergogna di violarle, ritegno, magari carità di patria,; dall’amore – poniamo – per Dante Alighieri e Leopardi. Io vorrei che i profughi fossero integrati fino a fare dei loro figli nelle nostre scuole degli amanti di Dante, dei lettori di Leopardi, degli appassionati di Ariosto, dei latinisti da premio.

    Ma naturalmente abbiamo mai visto un politico amante di Dante? Un attore capace di pronunciare Leopardi senza accento? Siamo i primi a non aver rispetto delle istituzioni che ci appartengono, della civiltà che abbiamo formato – e che indusse i contemporanei di Shakespeare di riempire la lingua sassone, originariamente un abbaiare canino di monosillabi (dark, far) di polisillabi italiani (distant, obscure) come registro alto, spirituale.

    L’ultima istituzione veramente importante, la Chiesa, ha abbandonato il latino, la liturgia e il suo rigore per le stracche messe sbattute lì. Dove si può appigliare, ormai, una esigenza fatta agli immigrati, che ci rispettino come cristiani, italiani, depositari della lingua di Tasso e Manzoni? Siamo noi i primi a odiali. Temo tanto che il terrorista islamico nerovestito che mi taglierà la gola, alzando la bandiera del Profeta, mi apostroferà così: “Varvaianne, pe’ tte è furnita!” (in napoletano nel testo).

    • Francesco scrive:

      Duca

      che dire? applauso a scena aperta, questa volta Blondet ci prende in pieno, pur esagerando come suo solito (la Regina che fa ammazzare Diana Spencer per un delitto che non c’è fa ridere)

      Ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mirkhond

      Tutto vero, ma…

      Qualcuno (mi pare Dostoievskij) ha scritto che i Russi le galere le hanno in Siberia, gli Inglesi nel cervello. Avendoci vissuto, in Inghilterra, tendo da dargli ragione. Alla lunga, sospetto che sopravviviamo meglio noi (la “leggerezza” di Calvino).

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  8. Roberto scrive:

    Solo una cosa

    “avrebbero dovuto non firmare “Schengen”, non dare l’assenso a quella istituzione assurda fatta – come quasi tutte le altre della UE – a nostro danno.”

    Non si ricorda blondet dove era la frontiera sensibile quando è stato ratificato schengen? I discorsi “tanto a noi checcefrega, arriveranno tutti in Germania via la Polonia” se li è già scordati? O fa finta di non averli mai sentiti?

  9. mirkhond scrive:

    Blondet è contraddittorio: da un lato odia l’unione europea, vista (non del tutto a torto) come uno zollverein massonico e sfasciatutto.
    Dall’altro però la civiltà europea vista come erede di Roma e del Cattolicesimo pre-Vatikano II, e dunque un patrimonio di cultura e fede unico al mondo, da preservare dalla sommersione terzomondiale, in larga parte muSSulmana.
    In lui è forte il TERRORE di un’Europa di masse di sradicati cosmpoliti, obbedienti perché impotenti, alle direttive del ceto dominante l’eurozollverein, che identifica con i Giudei……

  10. Roberto scrive:

    Blondet odia tutto e tutti (alcuni più di altri, certo), sembra di leggere gli ultimi scritti della fallaci

  11. PinoMamet scrive:

    Dico la mia sull’ultimo articolo di Blondet postato da Mirkhond.

    Io lo trovo condivisibile in molte parti, in primis quella sulla capacità di “integrare” dell’Antica Roma, come modello da imitare; Blondet dice che l’Italia l’ha persa, ma si sbaglia:
    per avere un signor Khan sindaco gli inglesi c’hanno messo quei 150 anni, dopo tutto, non dimentichiamolo.
    Mentre leggo interviste a militari dell’EI di origine straniera, e raccontano tutti che nell’esercito italiano non hanno subito nessuna discriminazione e anzi si sono sentiti del tutto a loro agio; che uno si immagina sempre sia il ricettacolo dei peggio fascistoni..

    Ma non è questo che mi interessa, quanto quest’altro aspetto: cioè che pure Blondet, in fondo, vorrebbe fossimo un po’ inglesi, e aborre la “comicità fescennina”.

    Io credo invece che l’Italia si salverà restando Italia, non facendo le giravolte per somigliare ad altri.

    L’Italia è da sempre stata Italia a partire dal sud.
    Dapprima il nome, come ci ricorda Mirkhond.

    Poi la cultura: ci sono le colonie greche, poi Roma e gli Etruschi, e infine Livio Catullo e Virgilio.
    E il popolamento segue lo stesso schema: il Nord semideserto colonizzato da migliaia di oschi, sabini, laziali, campani…
    E anche dopo, nel Medioevo:
    i siciliani, i siculo-toscani, Dante, e poi Ariosto e Manzoni.

    E nei momenti di crisi sarà appunto il Sud e la sua capitale a far risorgere l’Italia, se un momento di crisi ci sarà (che non è detto).

    Non sarà l’accento di Yale o di Eton a salvare l’Italia (per carità, gratissimo accento); ma sarà appunto quello di Napoli (o di Bari 😉 ) che dà tanta noia a Blondet.
    Ma non agli inglesi, come sa chi si intende di sartoria (che spesso è un duetto Londra-Napoli, con Milano a mezza via). E non scherzo: anche quella è cultura, non indifferente.
    E De Filippo che traduce Shakespeare vale, e secondo me supera, perché aggiunge anziché normalizzare, Pavese che traduce Moby Dick.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ PinoMamet

      Concordo al centomila per cento!

      Soprattutto per quella frase:

      “E nei momenti di crisi sarà appunto il Sud e la sua capitale a far risorgere l’Italia”

      che mi riconcilia completamente, me ammiratore del Risorgimento e ancora di più ammiratore di Napoli e del Mezzogiorno (no, non c’e’ contraddizione) col mio interlocutore di vecchia data mirkhond 🙂 🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Roberto scrive:

      Concordo con l’osservazione sui 150 anni (sul resto devo pensarci)

    • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

      “E anche dopo, nel Medioevo:
      i siciliani, i siculo-toscani, Dante, e poi Ariosto e Manzoni.”

      Di seguito un piccolo regalo per il direttore Blondet 🙂 🙂 …

      https://www.youtube.com/watch?v=-nnTThZm2Hk

    • Francesco scrive:

      perfino Checco Zalone è più acuto nel notare che il casino è un modo sbagliato e dannoso (si dice auto-dannoso) di vivere, invece

      lasciate perdere l’accento di Eton e rileggete come la mancanza perenne di serietà sia difetto strutturale che impedisce qualsiasi costruzione

      diceva uno che se ne intendeva: semel in anno licet insanire, gli altri giorni fate la coda e la raccolta differenziata!

      😉

  12. mirkhond scrive:

    Sul rapporto tra Blondet e il “Meridione” d’Italia (che per lui comincia sulla linea Roma-Ascoli Piceno 😉 ), noto lo stesso snobismo “piemontese” di un Messori degli ultimi anni, quando giustifica il razzismo-snob dei Piemontesi, in seguito all’immigrazione di “meridionali” nella Torino industriale del 1950-1970, col fatto che i “Meridionali” portarono in Piemonte gli “afrori” del Mediterraneo, la “puzza d’Africa”, con modi di vita e parlate COMPLETAMENTE DIVERSE da quelle piemontesi.
    Insomma un vero TERRORE, nato dall’INCAPACITA’ di comprendere un mondo sentito (che bello! 😉 molto più vicino all’Africa che all’Italia del nord.
    Del resto, sempre stando a Messori, Mussolini durante il ventennio non ricambiò l’amore che i Torinesi avevano per lui, perché li considerava “mezzi francesi”!
    Insomma Blondet (e Messori), ama Roma, ma disprezza proprio quella cultura italica centromeridionale di cui la stessa civiltà romana è profondamente imbevuta.
    E il nome Italia, che appunto, nell’VIII-V secolo a.C., indicava la Calabria dell’estremo SUD, risalendo via via fino alle Alpi, tra V e I secolo a.C., in gran parte proprio ad opera di Roma……

    • Miguel Martinez scrive:

      “Sul rapporto tra Blondet e il “Meridione” d’Italia (che per lui comincia sulla linea Roma-Ascoli Piceno 😉 ), noto lo stesso snobismo “piemontese” ”

      Blondet è intelligente e astioso.

      L’astio riduce sempre a nulla tutte le qualità. E fa stare inutilmente tristi gli astiosi stessi, che sono le prime vittime del proprio astio.

      Siamo allegri, che c’è molto da ridere!

      • Z. scrive:

        Miguel,

        — L’astio riduce sempre a nulla tutte le qualità. E fa stare inutilmente tristi gli astiosi stessi, che sono le prime vittime del proprio astio. —

        Saggia verità.

    • Andrea scrive:

      “…immigrazione di “meridionali” nella Torino industriale del 1950-1970, col fatto che i “Meridionali” portarono in Piemonte gli “afrori” del Mediterraneo, la “puzza d’Africa”…”.

      Ma, in ogni caso, che cosa ci sarà mai di “sbagliato” nell’essere africani?… 🙂 …

  13. mirkhond scrive:

    “Qualcuno (mi pare Dostoievskij) ha scritto che i Russi le galere le hanno in Siberia, gli Inglesi nel cervello.”

    Sarà per questo, che ho sempre amato la Russia, e sempre avversato l’Inghilterra? 🙂

  14. mirkhond scrive:

    Sempre Messori, nel suo Il Mistero di Torino, interessante ed inquietante riflessione sull’anima della città subalpina, sostiene che il Sud-Italia comincia a Piacenza :).
    E lui, coerentemente con le sue origini CISpadane, ha scelto di vivere sempre a NORD del Po……
    Tranne un breve soggiorno a Roma, in cui avvertì il DISAGIO di ritrovarsi in un paese STRANIERO con quel “puzzo” d’Africa mediterranea……

    • Z. scrive:

      A me basta che i servizi funzionino, che il quartiere sia pulito e il caos non sia eccessivo. Il resto sono le “radici”, che lascio alle talpe 🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        “Il resto sono le “radici”, che lascio alle talpe”

        “Il resto” è semplicemente il motivo per tenere pulito il quartiere, per battersi perché i “servizi” funzionino o per autogestirsele dove possibile, e per controllare il caos.

        Se mancano le talpe, il terreno muore, e crepi pure tu.

        • Z. scrive:

          Miguel, non ci capiamo!

          “Il resto” sono: le radici cisalpine, le radici meridionali, mi sento emiliano o romagnolo, sono orgoglioso oppure mi vergogno di essere italiano, e qui e là.

          Quelli sono argomenti da talpe.

          Quello che scrivi tu lo trovo condivisibile.

    • PinoMamet scrive:

      In effetti il Sud Italia ognun lo fa iniziare dove gli pare, e farlo iniziare a Piacenza, che è la più settentrionale delle città dell’EmiliaRomagna, può far sorridere molti…

      però, dei mille confini che si possono tracciare, non è il più arbitrario.

      C’è infatti il confine del Po, già sentito come tale dai Romani;
      poi quello dell’Appennino, idem;
      e poi quello dei territori del Regno, il Sud vero e proprio.

      Per ognuno, si valica un limite, si sente un’aria diversa, e ci si dirige un po’ di più verso l’Italia “madre”; il sapore italico, per così dire, si fa più concentrato, e forse non per tutti i palati.

      Io a Roma sono stato optime, a Napoli non vedo l’ora di provare 😀

      • mirkhond scrive:

        Il limite massimo dell’espansione settentrionale della Napolitania, fu in effetti raggiunto da Gioacchino Murat (1808-1815) che nel marzo 1815 giunse alla sponda romagnola del Po e al Ponte di Sant’Ambrogio, porta della Lombardia ;).
        Qui però trovò gli Austriaci che lo ricacciarono in due mesi a sud del Tronto, e costringendolo finalmente ad abdicare (23 maggio 1815).

  15. MOI scrive:

    Detta con spietato realismo che forse (da parte mia) deluderà qualcun* , l’Europa al di qua dell’ ex “Cortina di Ferro” (Gloria ! 😉 ) è stata ridotta dai Radical Chic talmente invertebrata e imbelle che … è di gran lunga più possibile che “metta in riga” il Fanatismo Islamico (tutt’altro che raro …) un Musulmano “con la testa in mezzo alle orecchie” (come si dice a Bologna) che NON la Classe Dirigente (Emanazione della Classe Culturale) natìa …

    Al dilà, invece, della ex Cortina di Ferro … la Resistenza AntiKalergica è un Onore, NON una Colpa !

    🙂

  16. mirkhond scrive:

    Sempre riallacciandomi a quanto detto da Pino, per Sizzi già il Polesine e più giù la Romagna, sono paesi razzialmente “inquinati” con quel loro mix di villanoviani-etruschi, celti, romani-bizantini-armenoidi-mediterranei. 😉
    Insomma ai suoi occhi longobardo-carolingi :), già una TERRONIA.
    Insomma se i criteri razziali di Sizzi, fossero fatti propri da una Lega che giungesse a governare il Nord Italia, Moi e Zanardo verrebbero considerati già come “africani” 😉 …..

    • Z. scrive:

      Siamo africani, solo che siamo melaninodeficienti, come dice Miguel.

      Poi abbiamo capelli più fragili, occhi meno resistenti, ossa meno robuste.

      Siamo africani difettosi, insomma.

      • MOI scrive:

        insomma, come diceva giustamente Pino, se vuoi i popoli “da mostra canina” hai sbagliato indirizzo.

        • mirkhond scrive:

          Purtroppo nel web, c’è gente che la pensa al contrario.
          Tipo i Greci e i Latini antichi, considerati due popolazioni GERMANICHE, poi “inquinate” soprattutto in Italia, da MASSICCI apporti servili mediorientali e nordafricani….. 🙂

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mirkhond

      Ne “La grande guerra”, l’astioso Lombardo interpretato da Gassman sostiene che “A sud del Po? Tutti terroni!”

      La verità è che siamo sempre i meridionali di qualcun altro (così parlo’ Bellavista).

      🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “La grande guerra”, l’astioso Lombardo interpretato da Gassman sostiene che “A sud del Po? Tutti terroni!”

        In Veneto molti ne sono convinti

        • Francesco scrive:

          In Veneto? in tutte le terre a nord del Po, tranne il Sud Tirolo …

          il bello è che anche sotto il Po ce l’hanno coi terroni, solo che spostano il confine sempre verso Sud

          non so come i Napoletani considerino i siciliani, però

          😀

  17. mirkhond scrive:

    “Siamo allegri, che c’è molto da ridere!”

    Magari!

    • Miguel Martinez scrive:

      “Siamo allegri, che c’è molto da ridere!”

      Il politicante del Partito Unico che fa lo scemo con le donne e tutti quelli del Partito Unico gli ridono dietro,

      i gatti che litigano da una vita senza farsi mai male,

      il bambino che mi vede buttare il sacchetto di rifiuti e mi chiede, ammirato, “ma tu sei l’Uomo della Pattumiera?”,

      i rondoni che fischiano nel cielo,

      e la Madonna di Filippo Lippi nella sua nicchia che ti fa innamorare, poi ci ripensi che è la Madonna, insomma.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        Un Americano (non nel senso di Statunitense) come te non ignorerà certo che “L’Uomo della Pattumiera” era il primissimo nome dato dal suo creatore a Popeye, prima che la pubblicità e i produttori lo trasformassero nel supereroe degli spinaci.

        E in effetti molte delle avventure di Braccio di Ferro si svolgono in discariche, cantieri e moli semi abbandonati, ecc.

        L’idea del “Supereore della Rumenta” è stata ripresa da uno dei comici di “Made in Sud”, trasmissione di cui non ho perso una puntata negli ultimi anni.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  18. mirkhond scrive:

    a Napoli non vedo l’ora di provare 😀

    Non vediamo l’ora! 😉

  19. mirkhond scrive:

    “ma tu sei l’Uomo della Pattumiera?”,

    🙂

  20. mirkhond scrive:

    “Siamo africani difettosi insomma”

    Ma non siete gli unici.
    Bushra, giovane attrice egiziana:

    http://distrib.pyramidefilms.com/sites/distrib.pyramidefilms.com/files/95.jpg

  21. Z. scrive:

    Gran bella ragazza. Ma sono di parte, vista la mia predilezione per il tipo mediterraneo.

  22. mirkhond scrive:

    A me piace la signora alle sue spalle pure con l’hijab! 😉
    Però concordo che Bushra è una bella donna, pur così poco o nulla egiziana, nei suoi tratti somatici…..

  23. Pietro scrive:

    Bello il post e belle le foto 🙂
    Una rivoluzione senza sorrisi e’ qualcos’altro…

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