Scoprire il territorio

Noi siamo soprattutto i luoghi, le persone, le pietre, gli animali con cui interagiamo.

Il risultato è profondo e complesso, quanto sono profondi e complessi i rapporti che riusciamo a stabilire: infatti, molti vivono nei luoghi come se non ci fossero, o come se fossero intercambiabili tra di loro.

Il primo gesto di libertà e di comunità consiste nel conoscere i propri luoghi.

Eccoci al lavoro!

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140 risposte a Scoprire il territorio

  1. mirkhond scrive:

    I bambini di San Frediano… 🙂

  2. mirkhond scrive:

    “infatti, molti vivono nei luoghi come se non ci fossero, o come se fossero intercambiabili tra di loro.”

    E’ vero.
    E pensandoci, forse, il malessere psichico-esistenziale che affligge tanti di noi oggi, puo’ essere dovuto proprio a questa condizione di sradicamento interno, di senso di esiliati in patria, per la solitudine da cui siamo circondati A CASA NOSTRA….

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “E pensandoci, forse, il malessere psichico-esistenziale che affligge tanti di noi oggi, puo’ essere dovuto proprio a questa condizione di sradicamento interno, di senso di esiliati in patria, per la solitudine da cui siamo circondati A CASA NOSTRA….”

    Assieme al presidente della Consulta Mentale del Comune di Firenze, stiamo preparando un convegno proprio su questo tema. Ci sono stati infatti degli studi (devo approfondire però meglio) che dimostrano un’incidenza molto maggiore di interventi psichiatrici in altri quartieri di Firenze, rispetto al nostro.

    La semplice possibilità di salutare la vicina di casa da una finestra all’altra pare che abbia notevoli effetti positivi 🙂

    • Francesco scrive:

      Nel qual caso, preoccupatevi per me e, chi crede, dica pure una preghiera

      Che la stessa idea di vicino di casa è praticamente aliena

      Ciao

      🙁

  4. mirkhond scrive:

    La scorsa settimana un duca è stato malissimo, con le gambe paralizzate dal terrore e da uno stato ansiogeno al massimo, che non gli dava pace.
    Motivo?
    Dieci-quindici giorni fa, per combattere la solitudine, è stato in un posto, dove aveva rivisto una giovane infermiera, conosciuta alcuni mesi prima, e che gli è piaciuta subito….
    Il duca si sentiva al settimo cielo per la felicità…
    Le cose che ha fatto, i mari e i monti che ha smosso, gli autobus che ha preso, lui così pigro e ipocondriaco!
    Poi lei, dieci giorni fa, ha detto al duca che è fidanzata….
    Puoi immaginare come il duca sia stato malissimo e SOLO, e solamente ad un amico, il Bano Jelacic’, aldilà dell’Adriatico e suo antico commilitone del blocco austro-borbonico, ha confidato la sua pena…
    Poi, aiutandosi con una canzone di un gruppo di nomadi lombardi cispadani postata dall’agente digos Moi, e guardandosi i bei paesaggi dell’adoratissima e amatissima Valle del Tronto, si è un po’ ripreso…
    Parlandone proprio oggi con la sua dottoressa e pure con una collega albanese della suddetta infermiera, nonché cara amica della duchessina…..
    E che, ha incoraggiato il vecchio duca a perseverare e a non vergognarsi di amare…
    Però una puntata di Lupin III, una di quelle il cui protagonista è lo sfigatissimo Jigen, si intitola significativamente:

    – Amare ed essere SOLI……

  5. roberto scrive:

    bravissimi miguel!

    se avessi la bacchetta magica, mi piacerebbe mandarvi un po’ degli spazi, del verde, dei giochi sempre in perfette condizioni e quasi sempre semivuoti del granducato
    🙁

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    🙂

    Però c’è anche il materiale umano che è un po’ diverso:

    https://www.youtube.com/watch?v=zwleiY5vZdw

    😉

  7. mirkhond scrive:

    “Se potessi addormentarmi qui e domani mattina svegliarmi, mettere il basto all’asino e andare alla vigna. Se potessi addormentarmi e svegliarmi, non soltanto con i polmoni sani, ma anche con la testa di un uomo normale, col cervello liberato da tutte le astrazioni. Se potessi rientrare nella vita reale e normale. Zappare, arare, seminare, raccogliere, guadagnarmi da vivere e la domenica parlare con gli altri uomini. Adempiere la Legge che dice: ‘tu ti guadagnerai la vita col sudore della tua fronte’. A rifletterci bene, forse l’origine delle mie angoscie è in questa infrazione all’antica Legge, nella mia abitudine di vivere tra i caffè, le biblioteche e gli alberghi, nell’aver rotto la catena che per secoli aveva legato i miei antenati alla terra. Forse mi sento un uomo fuori legge, non tanto perché contravvengo ai decreti arbitrari del partito al potere quanto perché sono fuori di quella più vecchia Legge che aveva stabilito:’tu ti guadagnerai da vivere col sudore della tua fronte’. Non sono più un contadino, ma neppure sono diventato un politico; mi è impossibile tornare alla terra, ma ancora più difficile tornare nel mondo immaginario in cui ho vissuto finora. Mi vengono pensieri strani. Ascoltami.”

    Da, Ignazio Silone, Vino e Pane, pp. 124-125. Oscar Mondadori Editore.

    • Francesco scrive:

      mah

      un cugino di mia mamma si è rotto le palle di Milano ed è andato a fare il contadino

      però un buon 94% della popolazione italiana non ci pensa nemmeno

      il che non esclude affatto che siano tutti fuori di testa

      PS anche perchè se basta il 6% per coltivare il cibo che serve, forse un pò di posto senza neppure rompersi la schiena ci sarebbe, fuggendo da pseudolavori intellettuali

  8. Guido scrive:

    Miguel,
    con poche frasi hai toccato argomenti che hanno una portata stratosferica, in primis il concetto di “presenza”, su cui si sono applicati fior di antropologi (ad es. De Martino).
    E infatti la malattia più evidente del “moderno” è quella di passare tra i luoghi come se si stesse attraversando uno studio televisivo, tra fondali di cartapesta, facendo zapping tra una nozione da manuale turistico e una pubblicità del localino di tendenza.
    E’ principalmente a questo livello basilare che si pone la questione del “comune”, questione basata su potenzialità che attendono solo l’occasione giusta per poter divenire attive, rompendo quella costante e inavvertita anestesia che fa parte del non-vissuto quotidiano.
    Tu scrivi “conoscere i propri luoghi”. Quel “propri” allude a qualcosa che non ha nulla a che fare con la “proprietà” nel senso banale del termine. Semmai si tratta di luoghi “propri” in quanto “appropriati” alle persone che vivono in essi, quando riescano a intrecciare relazioni di simpatia ed empatia con tutto il prezioso e unico tessuto materiale e spirituale… Infatti immagino che proprio a questo alluda il gioco dei bambini che si vede nel video.

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “però un buon 94% della popolazione italiana non ci pensa nemmeno”

    A volte, se riusciamo ad astrarci dalla logica dell'”allora bisogna fare così”, si scoprono cose interessanti.

    Perché quello che dice Silone è assolutamente vero: lo stile di vita “intellettuale” e quello “contadino” usano potenzialità diversissime del corpo umano, tanto che sono convinto che formino anche sinapsi diverse nel cervello. E questo vuol dire che entrambi sono umani a metà.

    Da qui, non deriva che bisogna “andare a lavorare nei campi”, perché oggettivamente lavorare stanca.

    Però ricordiamoci che ci manca davvero un pezzo di noi stessi.

    • Francesco scrive:

      beh, se uno non si stanca, che vive a fare?

      datemi il comunismo, quello vero, che al mattino produco numeri e al pomeriggio coltivo rape

      le capre le lascio al Duca, per la puzza

      😉

      • PinoMamet scrive:

        Ma poi si abituano!
        😉

        PS
        scusami, è una vecchia battuta, se non la facevo a un ciellino a chi altri?
        😉

        PPS
        ecco un ottimo motivo per il quale non sono comunista!

      • Z. scrive:

        Il comunismo, quello vero, consisterebbe dunque nello sparare numeri a raglio tipo al bar Fuffa?

        Ecco perché è crollato 😀

        • Francesco scrive:

          come “a raglio”?

          metti in dubbio la mia serietà? moh vengo da te e ti iscrivo alla Lega, al M5S e al PMLI.

          a vita

        • Z. scrive:

          Beh, il M5S – e a quanto ci racconta Miguel pure il PMLI – è solito espellere militanti a ciclo continuo. Insomma, la mia iscrizione durerebbe poco.

          Certo, resterebbe la Lega, che sarebbe un brutto affare.

          Forse dovrei procedere ad una formale autocritica, come si usava quando c’era Lui. No, non Lui quello pelato, Lui quello coi baffi!

  10. PinoMamet scrive:

    “Perché quello che dice Silone è assolutamente vero: lo stile di vita “intellettuale” e quello “contadino” usano potenzialità diversissime del corpo umano, tanto che sono convinto che formino anche sinapsi diverse nel cervello. E questo vuol dire che entrambi sono umani a metà.”

    Io ho abitato in campagna per circa vent’anni e sono assolutamente convinto che questo sia falso.

    • mirkhond scrive:

      Pino

      Giusto una precisazione

      Veniamo da diverse realtà nazionali, anche nel modo di essere contadini.
      In Napolitania e in Sicilia, lo zappaterra, sia bracciante che proprietario non abitavano in campagna, ma nei centri abitati, paesi e piccole cittadine.
      In campagna si andava per lavorare.
      Poi si tornava a casa nel proprio paese o cittadina.
      Così è stato anche a Bitonto, grossa cittadina da cui provengo per via patrilineare…

    • PinoMamet scrive:

      Guarda che questo era identico anche qua nell’Appennino e in collina, fino a non molto tempo fa;

      è una di quelle cose che non si dicono mai (la vulgata semplificatrice, per vari motivi, soffiando sul fuoco dell’irriducibile diversità in tutto) ma è così…

      in pianura non saprei, credo sia sempre prevalso il modello “celtico” e poi romano della “villa rustica” ovvero della fattoria indipendente.

      • mirkhond scrive:

        Siamo irriducibilmente diversi però.
        E lo provano anche le differenti risposte… 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Mi’, ma ogni essere umano è irriducibilmente diverso, e francamente credo di avere molto più in comune con te che con molti “connazionali”, come dici tu 😉

      • PinoMamet scrive:

        Comunque tutta la vita in campagna in EmiliaRomagna (specialmente in collina-pianura, la montagna essendo rimasta più legata a ottiche antiche di sussitenza) come è conosciuta adesso, è in realtà frutto dell’opera modernizzatrice di Bizzozzero (già ne parlai) che ha anche modificato profondamente il paesaggio.

        Credo ci sia ben poco di tradizionale in quello che.. la gente crede sia tradizione 😉

        In questo, credo sia proprio la fascia collinare, che poi è quella che conosco meglio, quella che ha subito il mutamento più profondo, perché la pianura è sempre stata luogo di ville coloniche, col fattore, ecc. ecc.

        Ma anche così, è rimasta una certa distanza.

        Io per esempio guardo Novecento di Bertolucci e non riconosco nulla, né come storie né come mentalità.

        • Peucezio scrive:

          Sì, ma la questione è antropologica. Anche un miliardario può crescere in una villa in mezzo al verde, ma non c’entra nulla col contadino premoderno.
          Mentre c’entra molto di più con lui un artigiano di città analfabeta del medioevo e forse ancora dell”800.

          Io, al contrario tuo, comincio a pensare che l’homo sapiens è un’astrazione della scienza moderna, che vede esseri eretti con due braccia e due gambe e pensa che debbano essere per forza simili tra loro.
          In altre culture sono più forti i legami fra specie di quelli interni alla specie, infatti ci sono forme di totemismo, per cui si ha un maggiore legame con l’animale totemico della tribù che con un uomo appartenente a un’altra tribù. E parliamo di legame intrinseco, di una sorta di parentela.

        • mirkhond scrive:

          Pino appartiene ad una civiltà che dal 1859-1860 si è autoresettata con successo, cancellando tutto ciò che c’era prima, al massimo considerandolo una reliquia archeo-antropologica…
          Da qui le sue enormi difficoltà nel capire il senso di solitudine ed estraniamento esistenziale di chi non riesce più a trovarsi bene, nel proprio mondo, in seguito ai VELOCISSIMI cambiamenti degli ultimi 50-100 anni almeno….
          Ecco perché non riesce a capire noi e Silone.
          Tutti di nazione napoletana….

        • PinoMamet scrive:

          “Pino appartiene ad una civiltà che dal 1859-1860 si è autoresettata con successo, cancellando tutto ciò che c’era prima, al massimo considerandolo una reliquia archeo-antropologica…”

          ma no, appartengo a una civiltà che si è auto-resettata con l’industrializzazione (che, in senso lato, ha cambiato anche l’agricoltura, e molto precocemente da queste parti) ma credo che questo non c’entri molto con l’unità d’Italia.

        • Francesco scrive:

          Peucezio

          già Platone e Aristotele definivano l’uomo

          e idem la Bibbia

          non credo propro si possa parlare di scienza moderna

          ciao

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Il legame con l’animale totemico – direbbe Girard – è uno sforzo sostitutivo per dirottare la violenza su un oggetto esterno alla comunità.
          In ogni caso non mi pare proprio che i medievali, anche quando anatemizzavano le locuste e processavano i maiali, scambiassero una scrofa con un essere umano. Anzi…

    • mirkhond scrive:

      Tu, grazie a Dio, non hai perso la famiglia a 15 anni sotto un terremoto, non sei stato uno “zingaro” che si è sbattuto tra Roma, il Nord Italia, Francia, Svizzera, Germania, Spagna e Russia, dormendo sempre in alberghi e pensioncine di fortuna.
      E a 28-32 anni non sei stato sull’orlo di un suicidio, dopo 11 anni di doppia vita tra dirigenza nel PSI e poi PCI, e nello stesso tempo un delatore della polizia politica italiana.
      Non hai perso l’unico fratello che ti era rimasto in vita, in carcere, a seguito di torture e maltrattamenti…
      Perché la vita di Silone tra i 15 e i 32 anni è stata questa….

      • PinoMamet scrive:

        Sì, ma che c’entra col fatto che io non creda alla differenza di sinapsi tra agricoltore e impiegato?
        😉

        • mirkhond scrive:

          C’entra nel senso che tu, grazie a Dio, non hai conosciuto la depressione da sradicamento affettivo-territoriale… 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Ehm… continuo a non vedere “l’anello mancante”, ma per rimediare 🙂 ti dirò:
          l’altro giorno passavo nel non capoluogo, butto l’occhio dentro un negozio, e c’era un tipo che assomigliava a Max Pezzali!

          Ho pensato, “questo devo dirlo a Mirkhond, per via dei maxpezzaloidi che cita sempre!” 😉
          In realtà il ragazzo mi ha colpito per la sua stranezza .

          PS
          Hai visto le vecchie cartine sui fenotipi postate da Sizzi? Quelle di inizio xx sec., mi sa, precedneti alle immigrazioni? Io le ho viste tramite un link dal link di Habs di qualche giorno fa…

          beh, facci caso, il resto del Nord no, e mezza Toscana, di nuovo, no;

          ma praticamente tutta l’attuale EmiliaRomagna (compresa la Lombardia cispadana 😉 ) si allinea coi valori non dico del Sud, ma sicuramente del Centro-Sud, riguardo a percentuali di biondi/bruni, occhi chiari/occhi scuri ecc.

          Uno stacco abbastanza interessante e netto col territorio che la circonda, e che forse spiega le nostre differenti percezioni in termini di aspetto fisico “nordico” e “terronico” 😉

        • Z. scrive:

          La differenza di sinapsi tra l’agricoltore e l’impiegato (intesa come la differenza tra il campagnolo e il cittadino) potrebbe esistere davvero, in un certo senso.

          Ho letto un articolo che spiegava come il cittadino tenda ad essere più reattivo agli stimoli, e come questo nel lungo termine tenda ad affaticarne il cervello…

        • PinoMamet scrive:

          Mi sembra che queste cose abbiano il difetto di confrontare il cittadino di oggi col contadino di cent’anni fa…

        • Z. scrive:

          Era uno studio fatto su cittadini e contadini contemporanei. Del resto, studiare i tempi di reazione di persone decedute non è facilissimo – a meno che non si concluda semplicemente che sono molto, molto lenti 🙂

  11. rossana scrive:

    In Mediterraneo (Fernand Braudel, Bompiani), l’autore dice che fino a un certo punto della nostra storia, dicendosi “uomo libero” uno nostro antenato intendeva avere il possesso di un pezzo di terra. Da coltivare per sé e la propria famiglia, e per avere un luogo di cui conosceva ogni durezza della terra, ogni frutto e ogni gramigna, da dove soffiava il vento e quali fossati erano necessari all’irrigazione.
    Oggi non si è liberi nemmeno se si possiede un appartamento di proprietà: non ne sei che un manutentore e le regole di manutenzione vengono stabilite da altri.
    La terra che camminiamo è sempre o una pausa dall’appartamento o un’evasione dalla quotidianità.
    Ci siamo messi in prigione da soli. Pagandola, e a caro prezzo.

  12. mirkhond scrive:

    “Ci siamo messi in prigione da soli. Pagandola, e a caro prezzo.”

    E non sappiamo più come uscirne.
    Almeno per coloro di noi che si sentono in tale condizione.
    Perché invece per Pino e Franky, questa non è affatto una prigione, ma il migliore dei mondi possibili!
    Buon per loro! 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mmm secondo me biosgna intendersi sul significato di “possibile”, ma non divaghiamo…

      nell’uso comune del termine 😉 io non credo affatto che sia il mondo migliore possibile;
      credo che sia migliore di quello dell’Ottocento, perlomeno in Europa!

    • Francesco scrive:

      non so se è il migliore dei mondi possibili

      ma non dispiace non dipendere da un pezzo di terra per la mia identità e libertà

      ciao!

  13. mirkhond scrive:

    Per l’800 sicuramente.
    Ma quello era il mondo POST-feudale, in cui era subentrata la nuova mentalità capitalistico-agraria di stampo liberale, delle nuove elites formatesi nel periodo rivoluzionario-napoleonico (1796-1815)!

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Io ho abitato in campagna per circa vent’anni e sono assolutamente convinto che questo sia falso.”

    La tua esperienza è certamente diversa dalla mia.

    Però ho un suocero contadino 🙂 (poi urbanizzato e rinselvatichito in età da pensione) e vedo quali sono le cose che lui possiede e che mancano a me.

    Non lo invidio affatto, semplicemente mi rendo conto di ciò che mi manca.

    Poi è chiaro, paradossalmente, che ho più strumenti di lui per difendermi dalla modernità, perché affronto la modernità nei suoi stessi termini.

  15. Miguel Martinez scrive:

    Per Rossana

    “Oggi non si è liberi nemmeno se si possiede un appartamento di proprietà: non ne sei che un manutentore e le regole di manutenzione vengono stabilite da altri.
    La terra che camminiamo è sempre o una pausa dall’appartamento o un’evasione dalla quotidianità.”

    Infatti, e in questo c’è il crinale sottile che ci distingue dalla cultura statalista.

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “C’entra nel senso che tu, grazie a Dio, non hai conosciuto la depressione da sradicamento affettivo-territoriale… :)”

    Pensiamola anche al contrario: pochi hanno oggi la fortuna di conoscere il radicamento. Che non è qualcosa che viene dal passato, ma che si costruisce.

    Ne parlavo ieri con la Laura, che avrete visto in tante foto e video che ho postato qui; e le cui idee hanno ispirato la metà delle cose che abbiamo fatto.

    E’ nata all’Ardiglione e il marito lei l’ha preso al Campuccio Alto, che sono cento metri in là, ma è per lei un altro mondo.

    E la Laura faceva i banchini su al Piazzale, a vendere la roba de i su babbo, e mi spiegava come lei comunque aveva un equilibrio, perché doveva rispondere a mezza curva Fiesole se faceva qualche grosso sbaglio.

    Ora la Laura della campagna probabilmente ne sa meno di me, e oggi fa pure la psicologa mentre regge il piccolo in braccio.

    Ma c’è sempre in lei un fondo di quella che qui chiamano sana violenza e ignoranza e anche le sue sinapsi non sono cresciute proprio alla maniera delle mie.

    Lei te lo spiega pure, anzi cita la saggia Angela (quella che ha lo Spirito Santo che scende sul quartiere tatuato sul braccio): che l’Ardiglione è così stretto che non ci arriva l’ossigeno, e così diventano tutti matti.

    Però, come dice la Laura, “te sei de’ nostri, perché ti sei fatto un mazzo così per tutti noi”.

    Ecco, le radici si possono piantare a una certa età, alla faccia di tutti i razzisti 🙂

    • mirkhond scrive:

      Sono d’accordo Miguel!
      e in questi giorni, mentre il duca cercava di curarsi con la canzone di nomadi cispadani linkata dal Moi ;), si è dato una sbirciatina all’amatissima Valle del Tronto, tra Ascoli e Acquaviva Picena (patria dell’omonima famiglia, divenuta una delle sette più grandi casate della Napolitania!), e ha detto alla duchessina, che, se lei dovesse riprendersi, vorrebbe piantare le sue di radici, nella suddetta Valle!
      Insomma fare il cammino inverso degli Acquaviva e degli Japudi preromani! 😉

    • Z. scrive:

      Ma si dice “la Laura”, dalle tue parti?

  17. mirkhond scrive:

    Ehm… continuo a non vedere “l’anello mancante”

    L’anello mancante sono, grazie a Dio per te, le diversissime esperienze con le proprie radici affettivo-territoriali e la giovinezza, che avete vissuto tu e Silone.
    Tu, sei sempre rimasto nella tua amata pedemontana preappenninica a nord del vallo ….linguistico Sarzana-Senigallia, circondato dai tuoi affetti, da chi ti ama e che tu ami a tua volta, dai tuoi amici, dal tuo lavoro, dal tuo cammino religioso…
    Il tutto avvenuto sempre a casa tua.
    Per Silone invece c’è un tremendo trauma da sradicamento tra i 15 e i 32 anni, unito ad una serie di TRAGEDIE personali e famigliari, da cui, grazie a Dio ne uscì con l’aiuto di San Gustav Jung e di altre brave persone, e soprattutto con la terapia della continua rielaborazione letteraria di tali drammi giovanili per trovarvi un senso a quegli anni di “gioventù bruciata e perduta” come li definiva….

  18. mirkhond scrive:

    Per Pino

    Interessantissima come sempre, la mappatura dei tipi somatici d’Italia che hai citato.
    La cosa che non cessa mai di sorprendermi, fin da bambino, è come persone nate e viventi in luoghi lontanissimi tra loro, e con nomi e cognomi e alberi genealogici diversissimi, poi possano incredibilmente assomigliarsi tra loro.
    Ad esempio l’attrice messicana Yolanda Varela che ho citato in un altro post, da ragazza assomigliava in modo impressionante ad una giovane infermiera pugliese, originaria di un comune di Terra di Bari, e che ha fatto breccia nel cuore di uno sfigatissimo duca, di nostra conoscenza…. 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Questa cosa della somiglianza tra sconosciuti ha sempre affascinato anche me;
      io sono arrivato alla conclusione che esiste un repertorio vasto, ma non infinito, di facce 😉

      e che siamo alla fine tutti parenti, pure…

  19. Miguel Martinez scrive:

    per Z

    “Ma si dice “la Laura”, dalle tue parti?”

    Ma certo 🙂 se non mettessimo “la” davanti ai nomi, non sapremmo più come chiamarci 🙂

    Però anche i maschi sono “il”, in genere con riferimento a spezzoni del cognome.

  20. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Sono d’accordo Miguel!”

    Però mi colpisce come io non senta racconti analoghi da altre parti d’Italia.

    Perché tutto sommato io credo che il mondo dovrebbe somigliarsi tutto nella sua infinita varietà.

    Credo che al mondo vi sia un solo Ardiglione, e un solo Campuccio Alto, e poi ne nasca magari anche un grande amore.

    Però credo anche che ovunque qualcosa come un Ardiglione guardi con affascinata diffidenza un Campuccio Alto.

    Che ovunque ci siano persone piene di storie, che parlano linguaggi meravigliosamente ignoranti e diversissimi tra di loro.

    E che la speranza del mondo risieda soltanto nell’affinità tra queste infinite diversità, e nella capacità dei bambini di prendere in mano i fili e di ascoltare gli uccelli nei giardini.

    E nel togliere ogni autorità a chi li vorrebbe soffocare.

    • PinoMamet scrive:

      “Però mi colpisce come io non senta racconti analoghi da altre parti d’Italia.”

      Beh, mica tutti c’hanno un blog, e mica tutti hanno voglia di raccontarlo, ma io, come sai, continuo fermamente a credere che cose come quelle che racconti tu siano la normalità di decine di quartieri simili in tutt’Italia.

      Senza sminuire l’Oltrarno, e fatta la tara al calcio storico ovviamente 😉 , ma davvero mi sembrano cose, senza offesa, normalissime, come “storie” personali o collettive.

      • mirkhond scrive:

        Ciò che Miguel racconta sulla vita quotidiana nell’Oltrarno, lo ha vissuto anche mio padre da bambino e da ragazzo, a Bitonto, a Napoli (nel Rione Ferrovieri, dove è nata sua madre mia nonna, e dove ho ancora dei parenti), e poi nel condominio dove ha vissuto quando il padre, mio nonno, fu trasferito a Bari.
        Ma parliamo di 50 e più anni fa…
        Nel mio di condominio invece, dove vivo da 34 anni, soltanto da una decina d’anni, si ha qualche rapporto con pochissimi vicini (e siamo più di 100 condomini, tra proprietari e affittuari)!

  21. mirkhond scrive:

    O il Trava (cioè Travaglio), come dice Zanardo…. 🙂

  22. Miguel Martinez scrive:

    E poi nel territorio, ci sono gli attimi di gioia…

    Oggi c’era la E., che viene dalle Filippine, e da tre anni non vede sua figlia.

    Siamo riusciti a farla andare laggiù a prendere la bambina, che aveva visto l’ultima volta quando aveva tre anni.

    E adesso ne ha sei.

    Non so se avete capito cosa ho appena detto.

    Guardo la mamma e la bambina, con i pesanti guanti che la difendono dal freddo del nostro mondo nordico, sotto il cielo grigio, si scambiano appena qualche frase in Pilipino.

    Adesso dobbiamo pensare quale bambina potrà aiutarla a diventare oltrarnina, senza che smetta di essere filippina.

    • mirkhond scrive:

      Tu come parli con loro?
      In Inglese?
      In Spagnolo?
      In Tagalog?
      O in Italiano?

      • MOI scrive:

        Mi pare che i Filippini lo Spagnolo non lo parlino più … in compenso, ne conservano l’ accento parlando Italiano ! 😉

        • MOI scrive:

          Fra l’altro tra gli Indios e i Quechua (sì, lo so: popoli diversissimi !) c’è gente di aspetto (non solo il volto, ma anche la corporatura) abbastanza “sino-thai-mongolico” 😉 … certo, lo Spagnolo è una conseguenza fortuita; ma il popolamento delle Americhe attraverso l’ antichissima “Beringia” …

          http://www.nps.gov/akso/beringia/beringia/images/map.png

        • mirkhond scrive:

          Infatti

        • mirkhond scrive:

          In Kamchatka e in Chukotka vi sono tribù paleosiberiane che hanno abbigliamenti, costumi e riti sciamanici simili a quelli amerindi, tipo look femminile da sqaw con abiti lunghi e sfrangiati, stivaletti col bordo sfrangiato, trecce lunghe, danze intorno a totem ecc.

        • mirkhond scrive:

          I Quecha hanno la corporatura simile ai tibetani, corpo robusto con gambe mazze, faccione enormi, casse toraciche più ampie per via di climi in fondo simili, e abitando entrambi le popolazioni ad altezze montane che per noi sarebbero letali….
          E sono anche rossastri di pelle….

        • MOI scrive:

          Anche gli Inuit sono decisamente _ per quanto diversi_ più “Gemellabili” 😉 con i Quechua che NON con i Norreni Danesi cui sono legati …

        • mirkhond scrive:

          Ci sono delle donne inuit che sono molto belle… 😉
          Così come molte amerindie… 😉

        • mirkhond scrive:

          I Norvegesi di Groenlandia chiamavano gli indigeni groenlandesi e della costa canadese (Dorset, Algonchini e poi, dopo il 1300, finalmente anche gli Inuit giunti dal Polo Nord Canadese), Skraeling, considerandoli diversi da loro e quasi degli “untermenschen”.
          Questo almeno dalle saghe norrene, raccolte tra XIII e XVI secolo.

        • PinoMamet scrive:

          Ho visto le foto di una amica insieme a dei bambini nepalesi, e li ho scambiati per peruviani…
          da notare che ho conosciuto sia boliviani (vabbè non peruviani ma siano lì) che nepalesi, adulti…

          e in effetti anche alcune cose di abbigliamento sono simili (la “cuffia con le orecchie”, lo stile delle decorazioni, i colori…)

          naturalmente ci sarà una grossissima parte di suggestione a-scientifica, ma la parentela tra i due continenti separati dall’enorme Oceano, ma dal minuscolo Stretto, salta davvero all’occhio a volte.

        • mirkhond scrive:

          Martin Scorsese girò un film, Kundun mi sembra, ambientato nel Tibet del Dalai Lama sulle…Ande argentine!

  23. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Senza sminuire l’Oltrarno, e fatta la tara al calcio storico ovviamente 😉 , ma davvero mi sembrano cose, senza offesa, normalissime, come “storie” personali o collettive.”

    E allora, possiamo fare la rivoluzione!

  24. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “E allora, possiamo fare la rivoluzione!”

    perché il punto è il passaggio dal riconoscimento che in Italia esiste tanta “varietà” – che potrebbe diventare una scusa pure per un depliant turistico – alla possibilità per queste varietà di dichiarare la propria indipendenza.

    • Francesco scrive:

      indipendenza da cosa, scusa?

      anche perchè di questi tempi la Lega non ne parla più, magari sono interessato anche io

      😉

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Tu come parli con loro?”

    In inglese e in italiano.

  26. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per PinoMamet

    avevo scritto…

    “perché il punto è il passaggio dal riconoscimento che in Italia esiste tanta “varietà” – che potrebbe diventare una scusa pure per un depliant turistico – alla possibilità per queste varietà di dichiarare la propria indipendenza.”

    Cioè, nella dissoluzione dello Stato Nazione, questi mondi si organizzano e creano il futuro.

    Ecco perché la cosa va al di là del pittoresco locale.

  27. mirkhond scrive:

    “Mi pare che i Filippini lo Spagnolo non lo parlino più”

    Purtroppo!
    Anche se papa Francesco a Manila, ha parlato in SPAGNOLO! 🙂

  28. MOI scrive:

    Oltrarno Vice City (nel limite del possibile)
    Torrentaine Films

    https://www.youtube.com/watch?v=4K0TX3YCGQg

  29. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Oltrarno Vice City (nel limite del possibile)
    Torrentaine Films”

    A parte le bellissime immagini delle nostre strade e i ritmi simpatici, mi dice davvero poco.

    Ho riconosciuto un solo nome (una militante del mitico Partito Comunista dei Lavoratori). Vabbè, che con la mia memoria, non riesco a ricordarmi i nomi di tutti coloro che abitano sulla sponda sbagliata dell’Arno.

    Direi che non rende nulla della vita reale del nostro rione – molto meglio il filmato che ho segnalato sul Cinema Universale e che risegnalo, anche se riguarda decenni fa:

    https://www.youtube.com/watch?v=zwleiY5vZdw

    In realtà, al di là dell’immenso cambiamento anche etnico, ciò che è davvero cambiato in questi ultimi due, tre anni è che tutto questo, grazie alle violenze subite, è diventata rivoluzione e non più colore.

  30. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Io, al contrario tuo, comincio a pensare che l’homo sapiens è un’astrazione della scienza moderna”

    Sostanzialmente concordo con te.

    Mi basta guardare i conducenti dei SUV che vengono a far movida in Oltrarno per rendermi conto, non tanto di “chi ha ragione e chi ha torto”, ma di chi davvero ha fatto una vita tale da renderlo di una specie diversa dalla mia.

    Ci guardiamo senza alcuna possibilità di capirci, perché quello è in guerra con il mondo in terra e io no, sono in pace pure con il fiume in piena.

    Mentre con il vecchio artigiano dal toscano arguto (“han paura persino della gatta ignuda!”) oppure con la mamma senegalese che a stento parla l’italiano, non provo affatto questa sensazione di diversità.

  31. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Pino appartiene ad una civiltà”

    Io non ho mai capito chi sia Pino, e questo va a suo favore (a suo sfavore, che non sia ancora venuto in Oltrarno).

    Nove volte su dieci, mi trovo d’accordo con lui, non solo per ciò che dice, ma soprattutto per lo spirito con cui lo dice.

    Poi a volte so che non ci capiamo, e credo che abbia a che fare con il fatto che Pino, per quanto faccia il Misterioso Giudeo, è in fondo molto italiano; e quindi non può capire la meravigliosa possibilità insita nell’Italia di distruggere l’Italia.

    Perché un italiano, tutto preso dall’autocompiacimento della propria teatrale simpatia, non potrà mai capire chi è senza la miccia di un anglosassone, che gli permetta di guardarsi allo specchio.

    E capire che quei mille popoli che chiamano “italiani” sono in realtà una meravigliosa polveriera eversiva.

    • PinoMamet scrive:

      Voglio continuare a fare il Misterioso Giudeo e non dirò altro 😀

      ma non ho capito la cosa della miccia, me la spieghi? Mi sembra interessante!
      Comunque mi ritrovo nel ritratto abbastanza!!

      • mirkhond scrive:

        Forse Miguel vuol dire che hai un’immagine dell’Italia come di un tutt’uno, figlio più del cinema e della commedia del 1945-1985, piuttosto che della VARIEGATISSIMA realtà che si nasconde dietro quell’immaginario cinematografico….
        Almeno, io l’ho capita così…
        Miguel, da messicano-anglonorreno e forse con una remotissima origine navarrina patrilineare (ma ne parlasse mai qualchevolta! 🙂 ), e quindi da esterno coltissimo, coglie queste meravigliose differenze che Pino invece non vuole, o probabilmente non PUO’ cogliere, per via dell’artificiosissimo, ma riuscito autoresettamento dell’area da cui proviene e col cui filtro, tende a vedere realtà molto diverse dalla sua.
        A nord come a sud del famoso vallo linguistico Sarzana-Senigallia!
        Da qui le sue enormi difficoltà nel capire i disagi siloniani, mirkhondiani, peuceziani, martineziani ecc. ecc. 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Ho riletto la frase e adesso la ho capita 🙂
        (grazie alla spiegazione di Mirkhond anche)

        un po’ alla volta ci arrivo anche io!

        e c’è del vero, ma potrebbe esserci del vero anche nel contrario, se solo gli italiani la smettessero di guardare solo sé stessi, ossessivamente…

    • MOI scrive:

      un italiano, tutto preso dall’autocompiacimento della propria teatrale simpatia, non potrà mai capire chi è senza la miccia di un anglosassone, che gli permetta di guardarsi allo specchio

      [cit.]

      —————

      Immagine molto suggestiva … ma esattamente che vuol dire ?

      Ricordiamoci l’ Arcitaliano Esterofilo che “gli Italiani sono sempre gli altri”, tipo il Milordino Cremasco Beppe Severgnini, Bifolco della Bassa convinto di essere un Lord Inglese … in perfetta sintonia PD-Leopolda !

      • mirkhond scrive:

        🙂 !

      • MOI scrive:

        La miccia è una metafora esplosiva dellE Italianità, mi sembra … comunque mi pare che gli AngloSassoni, insborniati di Politically Correct / Positive Actions e di Relativismo con le proprie Ex Colonie … abbiano trasferito il Senso di Superiorità Vittoriano sull’ Europa NON-Anglossassone, specie se neppure Teuto-Norrena !

        Poi forse sbaglio, ma la percezione mi pare questa …

  32. MOI scrive:

    A proposito d’identità fluide:

    http://www.famigliacristiana.it/articolo/caro-salvini-per-favore-giu-le-mani-da-don-milani.aspx

    Caro Salvini, non citi a sproposito Don Milani
    [Famiglia Cristiana]

    • Francesco scrive:

      poveri compagni, dopo decenni a mescolare il diavolo e l’acqua santa, hanno trovato qualcuno che fa lo stesso gioco

      PS Salvini è spazzatura, ca va sans dir

  33. MOI scrive:

    @ PINO

    Capisco (o almeno credo di capire) cosa intendi su Cittadino di Oggi VS Contadino di 100 Anni Fa … però, probabilmente, chi fa questi studi è Cittadino e considera in astratto il Contadino come figura mitica idealizzata, eternamente (o quasi) uguale a sé stessa; fra l’altro, se poi ci aggiungi le mode bio-equo-solidal-kilometrozero-decresistofelici mediante i gas (gruppi d’acquisto solidale) …

    • MOI scrive:

      Insomma, il “Buon Selvaggio” 😉 a 10 km di SS9 /SS16 dall’ estrema periferia, con i cartelli dei gemellaggi e la mitica scritta “comune denuclearizzato” 😉 …

      • PinoMamet scrive:

        Concordo, anche con la descrizione dei cartelli 😉

        (da piccolo credevo, ingenuamente, che significasse che gli altri Comuni senza scritta disponessero in effetti di armi nucleari… invece era solo un modo di dire, tzè!)

        • MOI scrive:

          Nella provincia di Bologna mancano però i nomi in dialetto in bianco su sfondo marrone … spesso dovrebbero essercene due: la pronuncia autoctona-autoctona e quella di Bologna-City 😉 … la “o” o la “e” aperta o chiusa, la “a” con eventuali pallini, o dieresi o senza niente, gli accenti acuti gravi o circonflessi, ecc …

          😉

          PS

          Ma tutti quei gemellaggi ? Che cosa rappresentano esattamente ?!

        • MOI scrive:

          Per non parlare di paesini dissipati lungo il labririntico diramarsi di varie SP che affluiscono sulle SS, che sembra di fare la Paris-Dakar in un Deserto Verde, con gli olmi al posto delle palme, le case coloniche al posto delle tende beduine, le chiesette al posto delle moscheine, ecc …

        • PinoMamet scrive:

          I nomi in dialetto che dici credo comincino nel piacentino inoltrato, per iniziativa di qualche vecchia giunta di centro-destra che avrà accontentato il consigliere leghista…

      • MOI scrive:

        Soprattutto di giorno, che di notte c’è una realtà “da globalizzazione” 🙂 … almeno Habsburgicus l’avrà capita ! 😉

  34. izzaldin scrive:

    @Miguel
    “Però mi colpisce come io non senta racconti analoghi da altre parti d’Italia.”

    secondo me ciò è dovuto a una serie di fattori.
    si parla di una zona d’Italia più ricca della media, in una città più accogliente con gli stranieri della media, in cui c’è un senso civico e un rispetto reciproco maggiore rispetto alla media.
    (un mio amico agricoltore studiò un decennio fa il sistema di mercati contadi in toscani e disse: “La Toscana è governata da una massa di fricchettoni al potere!” 🙂 credo ci sia qualcosa di vero, rispetto al resto d’Italia, almeno dai tempi di Leopoldo).
    vedi Miguel, quando sono venuto in Oltrarno sembrava di stare in un paese, ma si respirava anche la diversità di un grande centro: stranieri di tutte le nazioni e oltrarnini da dieci generazioni; anziani col bastone e giovani rasta dei centri sociali, sembravano convivere in armonia, senza problemi.
    Mi ha colpito il mix fra vivibilità “paesana” e radici culturali multiculturali, tipici di una metropoli.
    credo che tutto ciò abbia molto a che fare con la città di Firenze.
    Grande ma non enorme (si vive in bici) senza problemi di criminalità gravi come al Sud, senza le industrie spersonalizzanti del Nord, costituisce un unicum abbastanza particolare.
    Milano e Torino sono città dove si vive bene, ma il benessere è appaltato al mercato, al capitalismo avanzato che conosce i tuoi sogni e bisogni e te li offre impacchettati.
    Roma è un inferno, i quartieri spesso sono dormitori in cui, a volte, può forse svilupparsi una sorte di coesione di clan simile a ciò che accade da voi ma in piccolo e in modo totalmente particolaristico (centri sociali; centri sociali fascisti; stranieri che occupano case, etc)
    A Bologna, alla Bolognina non trovi gli artigiani come da voi, ma neppure gli operai di trent’anni fa. in compenso trovi giovani terroni rasta e immigrati di tutte le razze, che magari “coesistono” ma non “convivono”. Le reti di solidarietà, che in Oltrarno sono di quartiere, lì sono nazionali o politiche o tra anziani. La solidarietà operaia è scomparsa con la classe operaia. Ci sono reti di solidarietà, ma non sono così universali come da voi. In altre vie di Bologna è facebook, non la piazza, a rappresentare la rete relazionale principale (via fondazza social street 😉 )
    A Spaccanapoli c’è sicuramente una solidarietà di quartiere, ma c’è anche la Camorra che decide più o meno tutto, e lo stesso a Palermo e (immagino) a Bari o altrove. La solidarietà, quando c’è, è di clan. Ciò non significa che non possa esserci la “coesistenza” (vedi Ballarò a Palermo, dove ghanesi e senegalesi dividono il quartiere con l’aristocrazia del sottoproletariato palermitano). Nè significa che non possano esserci esempi virtuosi, ma la differenza con l’Oltrarno è nettissima.
    La differenza grossa col Sud, secondo me, è fatta dal civismo toscano+una buona dose di realismo+un “comunismo” di base che porta a non odiare gli stranieri in sè e per sè: una base di rispetto reciproco fornita sia da una cultura di cooperazione sia (va detto) da condizioni economiche e sociali più sviluppate.
    Oltre naturalmente alle variabili mafiose e poliziesche.
    Con ciò non voglio dire che in altre città, a Brescia o a Parma o a Cagliari o a Venezia o a Ravenna o a Salerno non possano esistere situazioni simili a quella di San Frediano. Non ne so niente, ma non è da escludere.
    Però lì da voi c’è qualcosa di speciale, un mix di tutte le cose che ho elencato che rende il quartiere effettivamente straordinario.

    saluti,
    Izzaldin

  35. izzaldin scrive:

    @Miguel
    Perché un italiano, tutto preso dall’autocompiacimento della propria teatrale simpatia, non potrà mai capire chi è senza la miccia di un anglosassone, che gli permetta di guardarsi allo specchio.

    mi ricollego a questa tua frase, che condivido, per solleticare i tanti amanti di storia qui presenti. (soprattutto Habsburgicus nella cui città mi trovo attualmente)
    Non è forse, ciò che dice Miguel, la esatta descrizione di ciò che accadde nel dibattito storico italiano quando un anglosassone come Mack Smith venne a raccontarci il Risorgimento? 🙂
    Tutti gli studiosi italiani, impegnati a guardarsi l’ombelico, protestarono contro l’anglosassone che, come Miguel, aveva colto nell’Unità d’Italia dei punti problematici che difficilmente potevano essere notati dagli italiani, troppo vicini all’oggetto dello studio.
    che ne dite?
    saluti,
    Izzaldin

  36. MOI scrive:

    @ Miguel

    Questa Dijana Pavlović quanto ti risulta titolata a fare la “Portavoce dei Rom” ?

    http://it.wikipedia.org/wiki/Dijana_Pavlovi%C4%87

    http://www.tvblog.it/post/753504/piazzapulita-buonanno-contro-zingari-video-formigli-mi-vergogno-applausi

    Lui è specializzatissimo nelle “Arlecchinate” (tipo la Spigola in Parlamento …) provocatorie istrioniche … va be’.

  37. MOI scrive:

    1.bp.blogspot.com/-B-PoaRq23_k/UA_LGeGrN9I/AAAAAAAAAsc/fq79JYJkVcY/s1600/Manifesto70x100_Dijana_Pavlovic.jpeg

  38. MOI scrive:

    @ IZZALDIN

    Bologna “se l’è cantata, se l’è suonata e se l’ è ballata” troppo a lungo …

  39. Miguel Martinez scrive:

    Per Izzaldin

    ““Però mi colpisce come io non senta racconti analoghi da altre parti d’Italia.”

    secondo me ciò è dovuto a una serie di fattori.”

    Grazie delle interessantissime riflessioni.

    Hai colto anche il senso politico di ciò che volevo dire, e credo che questo risponda bene a Pino: in potenza, buona parte d’Italia è “paese” dove “ci si conosce” e dove si conservano forme “dialettali” (non solo di linguaggio).

    Aggiungerei che è solo negli ultimi anni che questo si è trasformato in consapevolezza politica: il primo Comitato Oltrarno Futuro è nato, se ben ricordo, sei anni fa, ma era un gruppo di pochi amici.

    Poi c’è stata la rivolta contro il parcheggio interrato e contro lo scippo del Nidiaci e anche un cambio ai vertici dei Bianchi. Il resto è venuto di conseguenza.

    Insomma, sono cose contenute in potenza nei luoghi.

  40. Miguel Martinez scrive:

    Avevo detto

    “Perché un italiano, tutto preso dall’autocompiacimento della propria teatrale simpatia, non potrà mai capire chi è senza la miccia di un anglosassone, che gli permetta di guardarsi allo specchio.”

    Il riferimento è a una serie di cose che ho visto: c’è ad esempio una professoressa universitaria inglese in pensione, che ha messo insieme una rete di realtà, di cui facciamo parte anche noi, attorno alla facoltà di architettura, per studiare un modello diverso di città.

    Ci voleva un’anglosassone per far capire che un professore che scrive un libro di urbanistica, un gruppo di persone che protestano contro un parcheggio, uno storico dell’arte, un gruppo di genitori che tiene aperto un giardino contro uno speculatore, un artigiano in crisi – che tutta questa gente abbia qualcosa in comune.

    Un potenziale notevole, ma senza il tocco anglosassone sarebbe sprecato nelle deviazioni che tutti conosciamo: l’autore compiaciuto del libro che va di presentazione in presentazione, la gente vociante in piazza, l’artigiano che inveisce contro il governo ladro e dice che metterà una bomba a Montecitorio, mentre non farà in realtà assolutamente nulla…

  41. Guido scrive:

    Da un articolo letto oggi a proposito di un libro che non conosco:
    “Il mondo sembra essere relazione, prima che oggetto”.

    E’ proprio questa la lezione che a me sembra provenire dai piccoli comunardi di San Frediano.

    http://www.carmillaonline.com/2015/03/03/il-mondo-e-relazione-prima-che-oggetto/

    • Z. scrive:

      Mi è piaciuto molto il secondo paragrafo della recensione. Da un certo punto di vista, certa continuità nell’affabulazione tipica dell’ intellighenzia di sinistra è in qualche modo rassicurante. Nel senso che mi fa sentire meno vecchio di quel che sono in realtà 🙂

  42. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “ma non dispiace non dipendere da un pezzo di terra per la mia identità e libertà”

    Certo che come cattolico sei strano.

    Perchè se c’è una cosa su cui noi ci troviamo vicini al nostro parroco (e ci metto “nostro” da laico affezionato), a Hilaire Belloc, a Chesterton, a La Pira, al distributismo, a tutto un mondo cattolico, è proprio questo.

    Che non siamo atomi vaganti per lo spazio, ma persone in relazioni con persone e luoghi.

    • Francesco scrive:

      certo che è vero

      in relazione con qualsiasi persona e qualsiasi luogo ci si trovi

      che sia a Milano o Buenos Aires o a Novossibirsk (o come si chiama)

      anzi, direi con le persone più che con i luoghi

      ma tieni conto che io di natura sono molto astratto

      ciao

  43. Miguel Martinez scrive:

    Ieri vi raccontavo della bambina pilipina

    “Adesso dobbiamo pensare quale bambina potrà aiutarla a diventare oltrarnina, senza che smetta di essere filippina.”

    Stamattina c’erano attorno a lei, la figliola violinista e la A., che è zingara rumena, che la mamma è riuscita a riprendersi da un marito cialtrone non so attraverso quali storie, e l’altra A. che è moldava, e la terza A. che è alta come un grattacielo ed è russa, e ha anche lei una sorella abbandonata in fondo al paese di origine…

    E adesso ho mandato un messaggio alla mamma della piccola profuga… “We want everybody in San Frediano to be one family.”

  44. Miguel Martinez scrive:

    Ho conosciuto Stefania Consigliere, grazie a Guido che di tanto in commento qui…

    poi ho scoperto che una del Direttivo della nostra Associazione lavora con lei 🙂

    E poi trovo questa frase di Stefania Consigliere. All’inizio sembra un po’ ostica, ma leggetela attentamente, c’è una riflessione importante sui due terzi delle cose di cui si discute qui:

    http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116644&typeb=0&Dal-tramonto-all-alba-quale-futuro-per-l-Occidente-

    “C’è il rischio, ben noto, di confondere l’antipatia per i vincitori con l’apologia dei perdenti. Ma se si riesce a evitare la nostalgia del «nulla è più come non è mai stato», nelle pieghe della storia si trova qualcosa di cruciale per noi e per il nostro tempo: l’esistenza di una molteplicità di mondi e di percorsi umani rende possibile tornare a pensare ad “alternative”.”

  45. MOI scrive:

    @ HABSBURGICUS

    https://www.youtube.com/watch?v=wrQR_4gTAQI

    😉

    RAI Südtirol – Buchvorstellung von Lilli Gruber in Montan
    Südtiroler Schützenbund

    PS

    In Tedesco la voce “posata” suona molto peggio … 😉

    • MOI scrive:

      D’altronde oramai Lilli Gruber (Bolzano / Bozen) si esprimerà per lavoro prevalentemente in Italiano, che parla senza inflessioni con una discreta dizione … insomma, mica come Reinhold Messner (Bressanone / Brixen) ! 🙂

      • MOI scrive:

        Si tratta sempre di “Scoprire il Territorio”, visto che le era stato fatto notare di aver sempre raccontato il mondo (specie il Medioriente, con una Frauprassedenanschauung 😉 ma mai la propria Krukkenheimat PostAsburgica 😉

  46. Miguel Martinez scrive:

    per Francesco

    “indipendenza da cosa, scusa?”

    Intanto in-dipendenza, non dipendere, non dover sempre mendicare sapendo che ti fregheranno.

    Sapere che la tua vita non dipende da questa gente furba, viscida, bugiarda, ammanicata e che ti fa il gioco delle tre carte appena apri bocca.

    Gente talmente spregevole, che scegliamo uno di noi da mandare avanti, con parecchio pelo sullo stomaco, per trattarci di volta in volta.

    Il solo vederla, questa gente, ti fa stare male.

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