L’altro giorno, si è rotta la porta del campetto di calcio del giardino Nidiaci, per cui la direzione ambiente ha chiuso l’ingresso al campetto stesso con una catena.
Arriva un branco di ragazzini, saranno una decina, con un pallone e si fermano davanti al cancello chiuso. Dovete sapere che non c’è un altro posto per giocare a pallone in tutto il rione di San Frediano, visto che i ragazzi grandi monopolizzano il campetto in Piazza Tasso.
Iniziano a giocare lo stesso, fuori dal campo, cosa proibitissima da tutte le autorità.
Dobbiamo quindi sequestrare la palla. E i bambini vengono colti immediatamente da crisi da astinenza: piedi che si agitano per aria, gomitate a palloni invisibili, tic al ginocchio, piccole corse dietro foglie e piccioni; poi partano all’assalto urlando, calpestando l’orto e lanciando sassi contro la casetta in cui abita il nostro amico che ripara strumenti musicali a fiato.
E così stamattina, sono arrivati il responsabile per il territorio del Quartiere Uno (il Quartiere Uno, va detto, è sempre attento e presente, pur avendo pochissime forze), in bicicletta sotto il diluvio, il responsabile della direzione ambiente del Comune e un paio di altre persone.
Oltre alla porta rotta, c’è anche una rete tutta sfondata da aggiustare.
Discutono delle soluzioni – saldare la porta e cambiare la rete. La discussione tecnica, che ha un suo interesse, viene interrotta da qualcuno con la domanda:
“Chi paga?”
Un attimo di silenzio, poi quello della Direzione Ambiente si sfoga.
Hanno esattamente zero euro per lavori straordinari, e per i lavori ordinari, hanno tolto loro il 15% rispetto allo speso dell’anno scorso.
Adesso possono contare su 30 centesimi per metro quadro di verde pubblico, che a Parigi i loro colleghi hanno cinque euro a metro quadro.
“Trenta centesimi per potare gli alberi, fare i viali, tagliare l’erba, aggiustare le fognature, riparare i giochi, e dobbiamo farci rientrare pure 27 scuole! E anche controllare gli alberi…”
L’altro giorno, un tiglio è schiantato di botto in Piazza Tasso, e allora ne hanno scoperti altri due che erano da abbattere. Qualcuno dice che c’entra la potatura selvaggia (anzi, la capitozzatura) che gli alberi avevano subito a colpi di motosega, visto che siamo nell’era in cui cooperative di sfigati intercambiabili hanno sostituito giardinieri, commessi, panettieri e postini.
“Ma qui, finché non ci scappa il morto… Abbiamo sei giardinieri e quattro muratori per tutta la città, ma non possiamo mandarli in giro perché abbiamo finito il carburante! Io non ci sto più a tenere segrete queste cose, dovrebbero parlarne i giornali!”
Un altro interviene,
“magari tra di voi c’è qualche falegname, potrebbe mettere dei pannelli di compensato al posto della rete… sa, come soluzione temporanea, in attesa che arrivino un po’ di soldi…”
“Beh, intanto un preventivo lo facciamo fare, che quello non costa niente, se qualcuno conosce un fabbro onesto…”
I potatori selvaggi armati di motosega sono un flagello nazionale. Da noi hanno segato alberi centenari riducendoli a monconi sbilenchi e lungo i viali e le rive del fiume, li hanno proprio segati fino alle radici. “Sono pericolosi, potrebbero cadere rami con i temporali e danneggiare le auto parcheggiate sotto”. Giusto, radiamoli tutti e facciamo parcheggi di cemento, così le auto si sciolgono meglio d’estate sotto al sole.
Estate, si fa per dire…
Vedo che è un problema comune; anche qua, confermo: alberi mozzati barbaramente che, dopo essere durati anche cinquanta o più anni senza problemi, all’improvviso decidono di fare crac;
e sfigati intercambiali che prendono il posto di più costosi (e più “dirittati”) lavoratori esperti.
“I soldi non ci sono”: poi si scopre che le panchine di design (scomode) e le inutili lucine aeroportuali su un vialone su cui non passa nessuno, sono costate prezzi assolutamente folli…
Ma … ma … cosa odono le mie orecchie: e i ciofani e la produttività?
Per non parlare di quelle squadracce di arancione vestite armate di potentissimi e rumorosissimi soffiatori che in certe stagioni passano, in ore antelucane, un giorno si e l’altro pure imbrattando orrendamente la mia povera utilitaria!
Certo, aumenta il pil … dell’autolavaggio.
Panchine di design = crimine contro l’umanità, di quelli che non dovrebbero prescrivere mai!
Ci è stata raccontata per secoli la favola del contratto sociale secondo la quale individui liberi avrebbero ceduto allo Stato, e quindi alle istituzioni, una gran parte della loro libertà, affinché venisse garantita sicurezza a tutte le parti che componevano il Leviatano. In tante varianti del racconto l’essere umano veniva ritenuto buono o cattivo per natura, ma la sostanza del discorso è la medesima: una macrostruttura che dovrebbe prendere in carico la gestione della vita pubblica e quindi semplificare gli aspetti decisionali soprattutto per quanto riguarda priorità e allocazione delle risorse. Si tratta in questo caso di una delle molteplici applicazioni di quello che è sempre stato il dogma fondante, metafisico, dell’ideologia occidentalista: il fantasma dell’Uno, della Testa, che ha risolto tanti problemi di sopravvivenza creandone al contempo infiniti altri e sottomettendo ogni ricerca di soluzioni specifiche all’accettazione di un modus vivendi dato per assodato e indiscutibile. Adesso il conto da pagare è arrivato.
A fronte della palese impossibilità che hanno ormai stati e staterelli (comuni compresi) a garantire una vita dignitosa ai propri cittadini, non sarebbe il caso di immaginare una o più vie d’uscita? Gli esempi sono numerosi: occupazioni, autogestioni, messa in comune, autoproduzioni, mobilità sostenibile ecc., per quanto limitati e ibridi, alludono tutti a un modo di costruire possibilità di uscita dal mondo che abbiamo finora conosciuto. Sono sicuro che anche in un caso piccolo ma significativo, come un giardino, la creatività delle persone possa scavalcare gli intralci che si frappongono tra loro e i beni comuni.
Resta il problema del rapporto con le istituzioni che detengono il monopolio del territorio e dell’uso legale della forza sottomessa al profitto e alla proprietà privata/privante. Ma è già tanto liberarsi psicologicamente del vincolo che lega ad un’autorità che non rispetta il senso del suo presunto mandato e che preferisce alla vita dignitosa dei suoi sudditi/cittadini treni ad alta velocità, armamenti sofisticati ecc.
Non dobbiamo niente a lorsignori: loro hanno la legge dalla loro parte, noi la legittimità.
La teoria del “contratto sociale”, secondo la quale l’ordinamento costituzionale equivale al contratto costitutivo di una società per azioni, mi è sempre sembrata una roba bizzarra da tutti i punti di vista: storicamente la sua genesi è comprensibile, ma che esista ancora oggi mi sembra quasi ridicolo. Banalmente, quand’è che avrei firmato questo contratto a mia insaputa, manco fossi Scajola? E – a meno di non essere, forse, Berlusconi – come si fa a sostenere che una s.p.a. e uno Stato sono la stessa cosa, quando la prima serve a fare soldi e il secondo a spenderli?
Poche palle: non ho mai conferito “mandato” alla polizia per arrestarmi, né al giudice per mettermi all’ergastolo, né al fisco per sottrarmi parte di ciò che è mio.
E se polizia, giudice e fisco dovessero sottostare alla legge della piccola comunità di quartiere anziché alla legge dello Stato, non cambierebbe proprio un bel piffero. Nella coercizione – che sia esercitata nel nome del Popolo, nel nome della Patria, nel nome del Socialismo o nel nome della Luna – non ci sono né contratti né mandati. C’è sempre e solo la violenza del potere costituito.
Concordo al 99%
Però i panettieri mi sembrano sempre gente in grado di fare il loro lavoro, guardando le vetrine (essendocosache io il pane non lo posso mangiare)
e la pizza è rimasta uguale, anche ora che la fanno gli egiziani (sia quella vera che quella senza glutine)
Per altri lavori, in effetti pare che la competenza sia divenuta del tutto irrilevante
O tempora, o mores!
Purtroppo riguarda anche panettieri, pasticcieri e pizzaioli (magari non tutti).
La materia prima arriva già lievitata e preconfezionata e basta inserirla in forno per il tempo prefissato.
Così come la malta per fare l’intonaco, per dire.
Ho il sospetto che tu non abbia mai mangiato una pizza con l’impasto fatto da un pizzaiolo competente e lievitata come si deve.
le pizza, qui, devono almeno stenderle e condirle, per poi infilarle in forno
sull’impasto temo tu abbia ragione
ma tanto che mi frega? sono celiaco ……
ciao
Certo, Francesco.
Volevo solo dire che le cd. palline da stendere sono spesso preconfezionate. Fin qui, forse, poco male, solo che si innesca un piccolo effetto secondario: se il pizzaiolo non è ben competente della prestimiridigitazione nella stesura dell’impasto rischia di causare dei buchi.
Quindi l’impasto deve avere una caratteristica fondamentale: essere elastico come un ciuingam!
Visto che nel post si parla di pallonate, mi aspettavo un po’ di sarcasmo su Renzi alla Partita del Cuore … Squadra VIP Generosi !
Negli ultimi giorni mi è capitato di ascoltare per caso in TV che Renzi sia stato commentato da un suo “correligionario” che ha affermato che non si capisce come possa fare bene il sindaco dal momento che è sempre impegnato a fare campagna elettorale, il che mi ha fatto pensare a Miguel ed Oltrarno.
Vabbe’ anche se Miguel fa un po’ di campagna elettorale non mi sembra poi così grave.
Se ho capito bene come funziona Tortuga questo commento era davvero sincero e sentimentale 😀
A propisito di “Panchine Design”, potrebbe essere un’ “Altracazata” 😉 🙂 di Jacopo Fo … però un senso ce l’ha: tali panchine, nonché sedie nelle sale d’aspetto delle stazioni ferroviarie, sono studiate apposta per impedire il “bighellonaggio dei barboni”, affinché NON vi si sdraino sopra per dormirci; risultato: è impossibile anche sedervisi !
Per Serse
“Vabbe’ anche se Miguel fa un po’ di campagna elettorale non mi sembra poi così grave.”
L’unica persona per cui farei campagna elettorale è Ornella De Zordo, come vi avevo già accennato, ma ha fatto tutto lei per meritarsela.
http://www.perunaltracitta.org/ornella-de-zordo-una-brevissima-biografia
Se non ci fosse lei, i quartieri non potrebbero contare su alcuna voce certa in Comune (di tanto in tanto, c’è Giovanni Fittante di Idv su alcuni temi, e per certe cose una lista civica attorno a Stefano Di Puccio http://www.stefanodipuccio.com/ ).
Ornella però è un fenomeno, sette giorni la settimana segue la nostra mailing list, e immagino tante altre, per trasformare ciò che legge in interrogazioni.
A proposito di Renzi, leggo oggi su Repubblica… notare che chiediamo da oltre un anno al sindaco di venire in Oltrarno a darci alcune risposte, evidentemente Briatore ha canali preferenziali.
” Repubblica Firenze
Sabato 01 giugno 2013 – Aggiornato alle 18.28
Repubblica Firenze /
Cronaca /
Firenze, il pranzo a cinque stelle tra Matteo Renzi e Flavio Briatore
Nuovo colpo a sorpresa di Matteo Renzi. Il sindaco Pd va a pranzo con Flavio Briatore, l’inventore del Twiga e del Billionaire. Non proprio un estimatore della sinistra. E’ accaduto venerdì all’esclusivo ristorante del Four Season. E il “Corriere Fiorentino” l’ha raccontato. A quanto pare l’incontro, il primo in assoluto tra i due, l’avrebbe richiesto proprio l’imprenditore, che in passato ha sempre espresso giudizi lusinghieri sul conto del sindaco. “Mi piace perché combatte le vecchie mummie”. E anche: “Se si candidasse lo voterei al 100 per cento”, aveva dichiarato Briatore, che ha da poco deciso di cedere la maggioranza del marchio Billionaire alla società Bay Capital di Singapore.
L’imprenditore voleva conoscere Renzi e il manager di Roberto Benigni, Lucio Presta, si sarebbe prestato a fare da intermediario. Che cosa si sono detti i due? A quanto trapela al pranzo a base di pesce si è parlato di politica. Tanto che qualcuno ha subito malignato che Briatore si sia offerto di contribuire alle future campagne di Renzi, il cui obiettivo principale resta Palazzo Chigi. Di sicuro il pranzo è risultato molto indigesto all’ala sinistra del Pd, anche perchè nelle ultime settimane Renzi ha più volte messo il “lavoro” in cima alla lista delle cose da fare dando l’impressione di volersi “coprire” a sinistra.
(01 giugno 2013)”
Parole sante. La cooperativa di giardinaggio che mi sembra di capire abbia in mano la maggior parte dei lavori pubblici in città la conosco tramite un amico che c’ha lavorato, loro sono quelli che curano Boboli e che piantano le erbacce tra le verghe della tramvia. Lavorare, poi, parola grossa. Le loro ferie estive sono in realtà un periodo un po’ più lungo tra due contratti, alla fine delle due settimane il reimpiego è a effetto sorpresa. L’orario è massacrante, anche perché la paga è bassa, e le ore sul contratto e le ore effettive.. vabbè, lasciamo stare che questo è diventato un posto molto frequentato! 😉 Ciao, F