Il reato di “negazione del genocidio armeno”

Con l’approvazione del Senato francese, la cultura del divieto globale, che accompagna mirabilmente il gioco delle trasgressioni ammesse, ha fatto un altro passo in avanti.

Da un paio di giorni, infatti, la Francia ha introdotto il reato di “negazione del genocidio armeno“.

La legge in realtà si chiama “trasposizione del diritto comunitario sulla lotta al razzismo e per la repressione della contestazione dell’esistenza del genocidio armeno“, una maniera interessante di scaricare le colpe: si starebbe solo applicando una direttiva europea, che però non esiste, almeno sotto questa forma (si fa riferimento al Trattato di Lisbona, che chiede di reprimere i delitti a sfondo razziale).

La legge ha due palesi motivazioni.

La prima, un tentativo di Sarkozy di ottenere i voti della numerosa e solida comunità armena.

La seconda si lega a un tipico meccanismo del liberalismo, che in fondo è solo un doppio politico della concorrenza tra imprese economiche. Un sistema che ottiene consenso facendo credere che tutti possano vincere alla lotteria. Perciò, appena si regala un privilegio a qualcuno, ci si trova a fare i conti con gli esclusi.

Così in Italia, per motivi politici, è necessario concedere determinati privilegi molto discutibili alla Chiesa cattolica. Per azzittire le proteste degli esclusi, si stipulano poi “intese” con tutti i concorrenti della stessa Chiesa, che tanto contano poco.

Allo stesso modo, l’introduzione, in diversi paesi, di pene carcerarie per chi “nega” il genocidio degli ebrei nella Seconda guerra mondiale viene vista da molti come un indebito privilegio per la comunità ebraica.

Certo, questo mito fa comodo oggi anche allo Stato d’Israele, per cui molti tendono a vedere nella repressione del negazionismo/revisionismo un privilegio ingiustificato per gli ebrei e lo Stato ebraico; e qualcuno ci vede anche una prova tangibile del controllo ebraico sul mondo.

In realtà, come documenta Idith Zertal (in Israele e la Shoah), lo Stato d’Israele nasce nella negazione dell’Olocausto, se vogliamo usare questi termini pittoreschi. Nella misura in cui la retorica ufficiale ne parlava, era per esaltare la superiorità dei sionisti rispetto alle pecore che si sarebbero lasciate condurre al macello. Fu solo dopo il processo Eichmann, e ancora di più dopo il 1967, che nacque quella che Jacob Neusner, in Judaism: The Basics, chiama “il mito dell’Olocausto e della Redenzione“, cioè il sacrificio in croce del popolo ebraico seguito dalla resurrezione sotto forma di potenza nucleare mediorientale. Una religione, sottolinea Neusner, molto più facile e divertente da praticare del giudaismo tradizionale.

Io ritengo che la questione sia ben più ampia, e debba relativamente poco agli sforzi delle organizzazioni comunitarie ebraiche.

La trasformazione del genocidio ebraico in religione civile dell’Occidente deriva soprattutto dal bisogno del dominio di crearsi un proprio mito fondante, che giustifichi l’Eterna Vigilanza della NATO sul pianeta. Un mito che ha il vantaggio di proporsi un nemico defunto da quasi settant’anni, cioè il “nazismo”, che ognuno poi può definire secondo le proprie esigenze (il commentatore Moi ha scovato un certo Angry Harry che trova ben trenta punti in comune tra il nazismo e il femminismo). Un mito, poi, che riesce a inglobare la generale esaltazione del vittimismo che caratterizza i nostri tempi, e a cooptare anche la sinistra, che confonde la religione civile dell’Olocausto con l’antifascismo.[1]

In questo contesto, le pene carcerarie non servono per frenare un’irrilevante critica revisionista/negazionista, ma per ammantare di sacro terrore il dominio.[2]

Comunque, la contraddizione tra liberalismo universale e privilegio esiste, e ne nasce un gioco di conflitti e di concessioni molto complesso.

Alcuni anni fa, Tova Reich, moglie del primo direttore del Museo dell’Olocausto a Washington, ha scritto un romanzo geniale e feroce, Il mio Olocausto, che analizza meglio di mille saggi la costruzione della religione civile dell’Olocausto e i conflitti per il posto di Vittima Giudicante.[3]

La soluzione più semplice consiste nell’estendere il privilegio di vittimismo ad altre comunità di scarso peso politico: è ormai di moda trascinare qualche Rom a fare la faccia compunta durante le celebrazioni della Giornata della Memoria.

In Francia, il paese che ha inventato la polizia moderna, lo stato securitario e la ghigliottina, il privilegio non consiste solo nel poter essere celebrati come vittime; ma nel poter attivamente far finire in galera chi non ci piace.

Dopo vent’anni, e tra molte esitazioni e conflitti, questo privilegio è stato concesso alla comunità armena, anche se nessuno oggi pensa all’Impero ottomano, a parte qualche islamofobo.

Su questa questione, metto in chiaro come la penso.

Confesso subito una simpatia irrazionale per tutte le antiche culture di frontiera tra Trieste e l’Eufrate e per il cristianesimo orientale, e quindi – per semplificare brutalmente – gli armeni mi piacciono.

Più seriamente, credo che i grandi massacri degli armeni durante la Prima guerra mondiale siano stati un elemento fondante per ciò che successe poco dopo: il reciproco massacro  di greci e turchi provocato dall’invasione greca dell’Anatolia. Il Trattato di Lausanne che ha organizzato la successiva deportazione dei cristiani in Grecia e dei musulmani in Turchia è stato poi il precedente esplicitamente richiamato per tutte le grandi deportazioni e “scambi di popolazione” successive che hanno distrutto la natura varia e ricca dell’Europa orientale e poi del Vicino Oriente.

Per quanto riguarda le leggi turche che puniscono come eversiva della mitologia nazionale, ogni affermazione del genocidio armeno, penso che siano leggi di stampo francese, e ho detto tutto.

Ciò non toglie il fatto che ci fosse una spiegazione logica – non una giustificazione morale – per i massacri: gli armeni in gran parte tifavano per gli eserciti russi che stavano invadendo l’impero ottomano, e furono considerati quindi nemici interni, come gli statunitensi avrebbero considerato i propri cittadini giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. Anche le cose più sgradevoli, nella storia, hanno cause.

La legge che in Francia punisce la negazione del genocidio ebraico assume almeno una precisa definizione: è vietato mettere in dubbio le affermazioni del tribunale di Norimberga. Nel caso del massacro degli armeni, non viene precisato alcun criterio. Finisco in galera se dico che nessun armeno è mai stato ucciso da un turco (o da un curdo), oppure anche se accenno al piccolo particolare che erano in corso all’epoca una guerra mondiale e una (parziale) insurrezione armata armena? Oppure è tutta una questione di parole: devo dire sempre genocidio, termine coniato da Raphael Lemkin trent’anni dopo il massacro? Sono cose che gli imputati sapranno solo alla fine del processo.

Ma c’è un problema ben più serio: mentre dei nazisti si può dire tutto il male che si vuole, tanto esistono solo nei film, il genocidio armeno tocca il mito fondante della Turchia moderna.

Anche concretamente: Mustafa Kemal Atatürk ha costruito un grande ceto medio imprenditoriale/militare etnicamente turco, impossessandosi dei beni di armeni e greci e passandoli ai suoi amici. Ogni laicista turco siede sulle ricchezze espropriate a qualche minoranza.

Questo permette al nuovo ceto sociale arrivato al potere con Recep Tayyip Erdoğan di trattare in maniera assai più rispettosa armeni e greci; però la critica al trattamento turco degli armeni comunque pone in discussione l’unità del paese fondato in quegli anni e quindi il presidente della Turchia deve in qualche modo reagire a un attacco non provocato.

Litigare gratuitamente con la Turchia e la sua crescente potenza economica, per conto della piccola comunità armena, deve essere sembrata una mossa poco astuta alla commissione del Senato francese che ha addirittura bocciato la proposta di legge.  La commissione

“si è a lungo interrogata sulla legittimità dell’intervento del legislatore nel campo della Storia – ritenendo che l’adozione di risoluzioni e l’organizzazione di commemorazioni costituirebbero probabilmente dei mezzi più adatti pe esprimere la solidarietà della Nazione con le sofferenze subite dalle vittime.

La commissione ha ritenuto che la creazione di un reato penale di negazione o di grossolana minimizzazione dei genocidi riconosciuti dalla legge correrebbe un forte rischio di essere in contraddizione con diversi principi riconosciuti dalla nostra Costituzione – in particolare il principio della legalità dei delitti e delle pene, il principio della libertà di opinione e di espressione e il principio della libertà di ricerca”.

La legge però è stata ugualmente presentata e, come abbiamo visto, è anche passata.

Durante la discussione, il senatore Patrick Devedjian ha spiegato le  proprie ragioni. Che meritano di essere riportate per la loro fantastica inconsistenza. Rispondendo a un critico, dichiara

“Il nostro collega dimentica che i cittadini francesi di origine armena continuano a subire la propaganda negazionista sviluppata da uno Stato straniero sul territorio nazionale, e che li prende di mira specificamente. Io rivendico la protezione della Repubblica contro questa insopportabile aggressione morale. Si trovano, su Internet, dei siti alimentati dal governo turco. Certe società di comunicazione, in Francia, godono di contratti molto remunerativi per sviluppare la propaganda negazionista. Sarebbe piuttosto ingenuo negare ogni discriminazione: una categoria di cittadini francesi subisce certamente una forma di continuità nella persecuzione“.

Secondo la società Netcraft, ci sarebbero attualmente 366.846.493 siti web in attività sul nostro pianeta. Su qualche decina di questi siti, ospitati chi sa dove, c’è qualcuno che afferma  una versione dei massacri di (quasi) un secolo fa, che non coincide con quella sostenuta dal signor Devedjian. Massacri che forse hanno riguardato qualche lontano antenato o parente del signor Devedjian. Se lui si sente perseguitato, basterebbe un clic o una breve seduta di psicanalisi.

“Io però sono sensibile al discorso degli storici, e non sarei contrario a un emendamento che escludesse ogni possibilità di processi contro i lavori a carattere storico o scientifico”

aggiunge Devedjian, ma non ci risulta che tale sacrosanto emendamento sia stato introdotto. E qui il relatore dà il meglio di sé:

“Uno storico può scrivere ciò che pensa a patto che lo faccia con moderazione. Ma gli può succedere di lasciarsi trasportare dalla passione: così io, come avvocato, ho fatto condannare in un processo civile Bernard Lewis – che pure è un grande storico e islamologo – per aver dichiarato che il genocidio armeno era la versione armena della storia”.

Più galera per tutti!

Preferisco ricordare il massacro degli armeni (diremmo anche genocidio, ma non se ce lo chiede Sarkozy) con la canzone dedicata alla ragazza armena, Goulo (Gülo) cantata da Lilit Pipoyan.

La canzone è cantata in lingua curda, per cui ho dovuto tradurre il testo da una traduzione in turco: ed è significativo che un turco abbia voluto tradurlo. Alcuni concetti poco chiari sono probabilmente dovuti proprio a questa doppia traduzione. Ho messo in fila il testo in curdo, la traduzione turca e la mia traduzione in italiano.

Wayê! wayê! wayê! wayê!
Berf dibare tevî bayê,
Hecî Mžsayê min nekuje ez güne me,
Tu Kurmanci ez File me,
Tu serê min kurki bi gžzana,
Goştê min bidî ber kerpetana,
Ez serê xwe nadim li ser balgîyê Musulmana.

Way! Way! Way! Way!
Tipi şeklinde kar yağıyor,
Haci Musa öldürme beni, günahım,
Sen Kürt ben Ermeniyim,
Başımı usturaya da vursan,
Etimi kerpetenle koparsan da,
Yine de Müslümanın yastığına baş koymam.

Come una tempesta, cade la neve
Hajji Musa, non mi uccidere,
è colpa mia
tu sei curdo e io sono armena
se tagli la mia testa con un rasoio
se strappi le mie carni con una tenaglia,
non appoggerò la mia testa di nuovo sul cuscino di un musulmano

Note:

[1] L’antifascismo, almeno in Italia, è un racconto totalmente diverso: un mito ormai sull’orlo dell’estinzione, che racconta della rivolta armata dei lavoratori contro i propri oppressori. Come tutti i miti, c’è qualcosa di vero e qualcosa di falso, ma in sé contiene un certo elemento sanamente eversivo.

[2] La “Storia” non la fanno gli storici, di alcun orientamento, ma i mitografi, in particolare quelli cinematografici. Finché non uscirà un blockbuster revisionista, i Faurisson o gli Irving non avranno la pur minima importanza, qualunque cosa scrivano. Né conteranno molto di più gli storici “ufficiali”, ovviamente.

[3] Nel campo dei saggi scientifici, segnaliamo invece Peter Novick, professore all’università di Chicago, autore di The Holocaust in American Life. Uno splendido testo per capire la realtà statunitense; quella europea richiede ancora uno studio serio.

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86 risposte a Il reato di “negazione del genocidio armeno”

  1. mi permetto due brevi osservazioni (sono ovviamente d’ccordo con l’impostazione generale del post di Miguel).

    la prima e’ che per capire cosa e’ accaduto in Anatolia a partire dal 1915 non si puo’ ignorare quanto accaduto durante le guerre balcaniche del 1912-1913 (e subito dopo la conquista dell’indipendenza da parte dei territori ex ottomani): basti pensare a Salonicco, luogo natale – e il particolare ‘ rilevante – di Mustafa Kemal Ataturk; senza dimenticare che a essere colpiti dalla violenza di stato dei Giovani turchi furono non solo comunità cristiane ma anche i circassi e gli albanesi musulmani.

    la seconda – e paradossale – e’ che in Turchia si sta gradualmente affermamndo un movimento di opinione per l’abolizione dell’art. 301 del codice penale turco: l’articolo liberticida che sanziona le offese alla “turchicità” e che e’ stato usato per processare quegli intellettuali che hanno pubblicamente ricordato la natura criminale (e forse genocidaria) di quanto accaduto agli armeni.

    (ne approfitto per segnalare qualche mio intervento sul tema: http://istanbulavrupa.wordpress.com/2011/12/22/sarkozy-le-leggi-memoriali-e-il-genocidio-armeno/
    http://istanbulavrupa.wordpress.com/tag/genocidio-armeno/)

    • Ritvan scrive:

      —-….a essere colpiti dalla violenza di stato dei Giovani turchi furono non solo comunità cristiane ma anche i circassi e gli albanesi musulmani…. Giuseppe Mancini—
      Dei circassi non saprei ma confermo in merito agli albanesi musulmani, i quali chiedevano ai Giovani Turchi – anche in previsione di quello che sarebbe successo con le terre albanesi ad opera dei cari vicini dopo la prevedibile ritirata dei turchi – solo di riunire TUTTI i territori abitati da albanesi (Kosovo e Macedonia occidentale compresi) in un unico vilayet, dotato di una discreta autonomia ma sempre nell’ambito dell’Impero Ottomano. I politicamente miopi Giovani Turchi risposero a cannonate…e poi, magari quando se ne andarono con la coda fra le gambe dai Balcani avranno rimpianto quella sciagurata decisione ma era tardi…

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  3. Buleghin il vecio scrive:

    Sarkò le mokò il gha colpì ancora ostaria …xera meglio Totò le mokò!
    Queste sono robe che vantaria lassar ai storici e non da strumentalisar per rason politica.
    Il picolo napò se preocupa de ciapar voti dai armeni franceci ma gli armeni sono noti per eser zente intelizente e con senso de lo umorismo anca! Ci farà su due risate amare e magari se rabarià anca per la strumentalisazione dei poareti morti 97 anni fà.
    I turcheti otomani li xè rabià come vipere e il poareto Erdogat …ops Erdogan de l’AKP che tuto somato xè uno moderato xè tra l’incudine de la rabiatura coletiva e il martelo de dover in qualche modo reagir …
    Ciano anche i turcheti otomani un ministro dei esteri che xè astutisimo e intelizente che se ciama Davatoglù che però anca lu xè un pocheto sfigà!
    Xè partito con un intelizente principio de “zero problemi con i vicini” e ora se trova con i Irakeni con il pelo drito parché il dise che i turcheti otomani non si fa i afari suoi, con i Iraniani che li xè tostisimi e che non son contenti del radar de quei fioi dun can mericani e anca l’orsachion ruso ghà fato sentir un rugito….con l’Armenia i coloqui de normalisasion se son guastati, con la Siria anca se son mesi a far i turcheti neo otomani e li rischia di fare li otopiedi, con Israele non vanta nianca parlarne che xè un casin asoluto che i srailiani fioi dun can pasa anca armi ai PKK curdi per masar turchi, con la Grecia e Cipro ora ghé xè pure la complicasion dei zacimenti de gas!
    Insoma un bel casin per i turcheti!
    Se fose cristian al otimo Davatoglù ci consiglierei un pelegrinagio a Lourdes!

  4. roberto scrive:

    due brevissime precisazioni:
    1. per il legislatore francese: il “diritto comunitario” non esiste più dall’entrata in vigore del trattato di lisbona (adesso si chiama diritto dell’unione europea. ogni riferimento al “comunitario” è bandito)

    2. per miguel: la legge francese punisce non solo la negazione del genocidio armeno ma la negazione di tutti i genocidi “(…) qui auront fait l’objet d’une reconnaissance par la loi, une convention internationale signée et ratifiée par la France ou à laquelle celle-ci aura adhéré, par une décision prise par une institution communautaire ou internationale, ou qualifiés comme tels par une juridiction française, rendue exécutoire en France”.

    si distingue quindi fra negazione di genocidi DOP (o AOC visto che siamo in francia) punibile e negazione di altri genocidi (non punibile)

    incidentalmente, non è punita la “negazione del genocidio” ma la “négation ou la banalisation grossière publiques” del genocidio e attiro l’attenzione su “grossière” (grossolana) che difficilmente potrebbe applicarsi al lavoro di uno storico (e preciso che non ho nessunissima simpatia per questa legge né per la decisione quadro che il legislatore francese traspone)

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    Grazie delle precisazioni:

    1) “per il legislatore francese: il “diritto comunitario” non esiste più”

    Sul sito del parlamento francese, leggo:http://www.assemblee-nationale.fr/13/dossiers/lutte_racisme_genocide_armenien.asp

    “Proposition de loi de Mme Valérie BOYER et plusieurs de ses collègues portant transposition du droit communautaire sur la lutte contre le racisme et réprimant la contestation de l’existence du génocide arménien, n° 3842, déposée le 18 octobre 2011 (mis en ligne le 21 octobre 2011 à 18 heures)
    et renvoyée à la commission des lois constitutionnelles, de la législation et de l’administration générale de la république”

    2) “la legge francese punisce non solo la negazione del genocidio armeno ma la negazione di tutti i genocidi…”

    Esatto. La legge francese punisce la negazione di tutti i genocidi… già legalmente riconosciuti, di cui ne esistono soltanto due (quello ebraico e quello armeno, riconosciuto con una legge simbolica una decina di anni fa). Quindi l’unico genocidio contemplato dalla nuova legge è quello armeno, salvo la futura invenzione di nuovi genocidi.

    3) ““négation ou la banalisation grossière publiques””

    Certo. Poi scopri che per il signor Devedjan, il fatto che Bernard Lewis abbia definito il “genocidio armeno” la “versione armena” della storia, costituisce qualcosa del genere, e soprattutto è riuscito a farlo credere a un tribunale francese.

    • Roberto scrive:

      Sul punto 1 ho visto il progetto di legge e la leggerezza linguistica mi stupisce, soprattutto perché si tratta dei francesi che in queste cose sono iperpuntigliosi. Confemo la fine dell’aggettivo “comunitario” con Lisbona (la ragione è un pò complicata da spiegare ma se interessa lo faccio)

  6. Buleghin il vecio scrive:

    Ghò capio tuto!
    Per farsi genocidar “comme il faut” vanta prima chieder permeso ai quei face de merda dei franzesi!
    Cosa son 20.000.000 de rusi poareti che xè morti combatendo con valor incredibile?
    Ghan perso la vita in una lite de ostaria ovio!

    • Moi scrive:

      @ BULEGHIN / TUTTI

      E’ ben poco edificante circa la famosa “Natura Umana” ammetterlo, ma purtroppo gli storici non ragionano mai in termini di “numeri puri” … ragionano anche (!) in termini di “necroragioneria” , di “quanti su quanti”.

      Ad esempio, il terribile e pochissimo ricordato “Stupro di Nanchino”, 75 anni fa, significò più o meno trecentomila (!) morti fra i civili Cinesi in soli tre mesi ! Però mentre trecentomila Cinesi sono oggi una porzione (!) piccola di popolazione … nel caso (speriamo MAI !) di trecentomila morti fra gli Islandesi oggi, il popolo suddetto resterebbe quasi estinto !

  7. Francesco scrive:

    Alcuni punti su cui non concordo

    1) esageri il potere del cinema e della cultura popolare. che è la cultura egemonica delle elites di qualche tempo prima, in generale. lo hanno insegnato bene gli illuministi, che pure vivevano in un mondo di analfabeti. quando faranno un blockbuster revisionista, vorrà dire che è già tutto successo

    2) il moto dell’antifascismo, poi della democrazia in lotta perenne con le dittature (nere, rosse, oggi verdi) non avrebbe alcun bisogno dell’olocausto. Hitler, Stalin, Bin Laden bastano e avanzano, direi proprio. e poi il bello dei miti è che sono miti, non devi mica stare a sostanziarli più di tanto!

    3) la tua analisi della intollerabilità dei privilegi in una società liberale è una delle migliori lodi che ne abbia mai letto, e pure assai convincente 🙂

    ciao

    • PinoMamet scrive:

      Non so, Francesco, se sono tanto d’accordo col primo punto.
      Io la vedo in modo più complesso, come una serie di interazioni.

      Nel caso italiano poi ci sono almeno tre attori, cultura alta, cultura popolare e cultura pop, che interagiscono tra loro con modalità diverse, un po’ come nella morra cinese 😉

      • Francesco scrive:

        che sia complesso sono d’accordo, però la mai interpretazione non è più inadeguata di quella di Miguel

        e in effetti vedo un ruolo trainante della cultura alta, che di continuo rifila i suoi modelli a quella popolare, che inevitabilmente finisce per metabolizzarli e ingerirli

  8. izzaldin scrive:

    ultimamente ho letto il romanzo di tova reich myholocaust, e ne ho anche scritto una lunga recensione, che potrebbe andare online a breve. è un romanzo talmente denso che meriterebbe un saggio analitico da parte di qualcuno, un giorno se dio e gli esponenti dell’olocausto mestruale mi aiuteranno coi finanziamenti potrei tentarci..
    la cosa più incredibile è che l’autrice regola dei conti in famiglia, visto che tova reich (come ha ricordato miguel) è la moglie di walter reich, studioso ed ex funzionario del washington holocaust memorial museum, che nel ’94 dovette dimettersi a causa di una “public relation bomb” su una presunta (ma già contestatissima) visita di arafat al museo dell’olocausto.
    l’autrice (la moglie) inserisce dei personaggi ricalcati su alcuni fra i creatori del whmm, e nel libro sono i personaggi più disgustosi…
    p.s.
    un po’ di pubblicità: il blog su cui dovrebbe apparire la recensione di my holocaust nelle prossime settimane è questo
    http://ilfiumeoreto.wordpress.com
    saluti,
    izzaldin

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Izzaldino

    “ultimamente ho letto il romanzo di tova reich myholocaust,”

    Il libro di Tova Reich è molto più di un regolamento di conti: in fondo, suo marito, pur essendo un conservatore e tuttora un convinto sionista, si era dimesso per disgusto, e conduce anche lui una battaglia contro ciò che percepisce come sfruttamento della memoria.

    Credo che sia il libro più importante – e serio – mai scritto sul tema dell’Olocausto come religione, perché affronta ciò che conta: non le vicende di sessant’anni fa, ma la costruzione appunto di una religione civile oggi.

    Il libro è anche una chiave, tremenda, per capire ciò che avviene a ogni religione: si potrebbe usare per comprendere ciò che è avvenuto, ad esempio, col cristianesimo.

    E coglie anche la trasversalità dei meccanismi del Vittimismo Giudicante, che va molto oltre la semplice “memoria ebraica”.

    E poi l’autrice è un genio. Allo stato puro. Io personalmente mi sarei rifiutato di tradurre il libro, che è talmente americano, nel linguaggio, nell’umorismo, nei giochi di parole e nei riferimenti, da risultare – per me – impossibile da rendere in un’altra lingua. Comunque esistono traduttori molto più bravi di me, io me la cavo con i manuali tecnici 🙂

    Da notare che il libro non è stato accolto male, in generale, dalla critica ebraica statunitense: il mondo ebraico statunitense ha ancora, evidentemente, una grande libertà intellettuale e una varietà di opinioni al suo interno.

    “un po’ di pubblicità: il blog su cui dovrebbe apparire la recensione di my holocaust nelle prossime settimane è questo
    http://ilfiumeoreto.wordpress.com

    Ho un debole per (quasi) tutto ciò che è siciliano; purtroppo ho problemi tecnici con i link, come potete vedere a fianco, altrimenti avrei subito linkato il tuo blog!

    • izzaldin scrive:

      bhe si, la stampa americana ha reagito abbastanza bene, tranne david margolick del nyt che ha fatto notare un paio di errori insopportabili (secondo lui; secondo me le sue critiche sono sbagliate, e anzi sono il motivo per cui il libro è riuscitissimo) e l’autrice gli ha risposto fecendo scrivere ad uno dei personaggi del libro , l’ateo ottantenne culturista sopravvissuto alla shoah Lipman Krakowski, una lettera di risposta alla nyt books review, una lettera esilarante, in cui il recensore (vado a memoria) viene definito un “little ayatollah-jewish-boxer who deliver a little fatwa to a writer, telling her what she can o r cannot write because of how it looks the goyim..for this i came to america!?”
      p.s.
      suggerirò ai gestori del blog di linkare kelebek quanto prima!
      saluti,
      izzaldin

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Buleghin

    “Se fose cristian al otimo Davatoglù “

    Si pronuncia, più o meno, Davatoolu 🙂

  11. Miguel Martinez scrive:

    per Ritvan

    “I politicamente miopi Giovani Turchi risposero a cannonate”

    Grazie!

    • Ritvan scrive:

      —Grazie! MM—
      E di che? E’ la verità storica.

      P.S. E se non fosse stato per il coraggio e l’iniziativa dei patrioti albanesi – in stragrande maggioranza musulmani e nient’affatto ostili ai turchi – che proclamarono l’indipendenza dell’Albania (seppur “mutilata”) nel novembre del 1912, malgrado l’ostilità miope dei turchi nei confronti della loro iniziativa , forse non avremmo avuto nemmeno quella piccola Albania…

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Buleghin

    “Per farsi genocidar “comme il faut” vanta prima chieder permeso ai quei face de merda dei franzesi!”

    L’altro giorno parlavo con un mio amico che definisce i francesi étronces, un calco su una parola italiana facilmente immaginabile…

    Gli italiani hanno due vicini che contano, i tedeschi e i francesi. I primi sono notoriamente tanti, potenti, capaci, ricchi, dotati di Mercedes, alti, biondi e hanno avuto due guerre mondiali che hanno coinvolto l’Italia; eppure non stanno veramente antipatici agli italiani.

    Che riservano molta più antipatia ai francesi. Il mio amico lo spiegava dicendo che con i tedeschi non c’è gara, ma i francesi sono dei cugini profondamente antipatici e con la puzza sotto il naso.

    • Roberto scrive:

      Etronces non é un calco ma una parola francese che però si scrive étrons. Non l’ho mai sentita in riferimento a persone (ma forse solo perché frequento gente educata)

    • Buleghin il vecio scrive:

      Beh guarda..modestamente anca il buleghin xè alto 190, biondo (anca un po grigieto ora) e coi oci azuri ma non cià la mercedes ma solo un motoscafeto con 40 cavali e una pandina vecia vecia che tiene dai amici di scopon sientifico a Mestre!
      I cruchi li xè una categoria più articolà di quanto si puole credar che i austriaci li xè sempre altezosi con la loro “Austria Felix” che saria poi le bale de Mozart che te vende in pasticeria che saria poi ciocolata nianca tanto buona perché no la xè fondente, quei de la ex DDR son tuto somà i più zivil e aperti come a Lipsia o a Dresda, Amburgo invece ha i cruchi più stravaganti ma la xè una zità de mar e il buleghin oviamente che xè un po mato se sente un pocheto a casa sua, a Koln i cruchi son straneti e li gioca un po a far finta de eser belgi che sembran tuti un po cretin! Insoma anca la cruconia la xè articolata con parlate difaranti.
      La franza la conosio un pocheto meno par razon geografica ma forse tolto qualche franzese del midì dove parla un pocheto strano li xè meno “étronces” degli altri parché li xè de carater terone aperto per loro fortuna! I parigini li sarebe invece dovuti lasar soto ocupasion prusiana dal 1870 che il pensa de esere il buco del…o del mondo e non puoi nianca caresar un cane e ciamarlo “napoleon” che se ofende (capitato personalmente)!
      Un can che ghavevo in servizio se ciamava invece “Von-otto” perché xèra un basoto e l’avevo portà in germania con mi e nessun cruco se la prendeva perchè lo ciamavo con il nom del famoso cancelier Bismark!

    • PinoMamet scrive:

      Concordo abbastanza col tuo amico.

      I tedeschi vengono percepiti per quello che sono: un altro popolo, con una lingua decisamente diversa, e una mentalità che chissà.
      Peraltro i tedeschi che ho conosciuto io, sarà un caso, erano tutti persone educatissime e che ci tenevano veramente tanto a essere moderni, tolleranti, multi- tutto. Non saranno tutti così, per carità.

      I francesi invece… beh, so’ franzosi: di tre cose notevoli che hanno avuto, due erano italiane (sì sto parlando del ligure-tosco-corso Napoleone in primis, ma mica soltanto), e in più danno l’impressione di tirarsela un sacco, compresi quelli conosciuti personalmente.

      Che poi l’italiano è il primo che batte le mani proprio a quelli alti, biondi, “seri”, lavoratori ecc.; è un vizio suo, sarà sempre così.

      Ma, ai francesi? e perchè dovrebbe? E invece loro stanno lì, con l’aria proprio di chi vuole essere applaudito.

      (Però quando si confrontano inglesi e francesi, io “tengo” per i francesi, che sono più simili a noi e poi hanno in fondo perso la gara; due ottimi motivi per trovarli meglio degli inglesi)

      • Roberto scrive:

        Vabbé io sono alto 197 e i crucchi non mi impressionano (tant’è che ne ho sposata una, invero mezza crucca e mezza francese). Sui francesi confermo la puzza sotto il naso e la patetica convinzione della oggettività della loro grandeur e la snervante abitudine di avere sempre il ditino alzato. Però se escludete Parigi e gli enarques ed in generale tutti i boriosi stronzoni che hanno fatto le grandes ecoles, per il resto si trovano anche persone decenti. Ho anche conosciuto un giudice che ha ammesso che i formaggi italiani sono evidentemente superiori. Una ovvietà certo, ma che il code penal punisce come la
        negazione del genocidio.

        • PinoMamet scrive:

          ” Vabbé io sono alto 197″

          Come io trisnonno! che è anche morto a 97 anni (a te auguro di viverne molti di più).
          No, non ho ereditato l’altezza: io sono diciamo mediterraneo in questo aspetto 😉 , ma in famiglia sappiamo anche di chi è la colpa.

          In effetti (altro argomento) diverse persone mi parlano bene della “campagna” francese, di cui ho pochissime esperienze però (ci andai una volta con un mio amico il cui francese- per la gioia di Moi- scivolava continuamente nel dialetto, ma lo capivano ugualmente- o fingevano con grande maestria)

        • PinoMamet scrive:

          Errata corrige: come MIO trisnonno, ovviamente!

    • Francesco scrive:

      Mode Total Prejudice ON

      Si può anche dire che i i tedeschi hanno i carri armati, le macchine belle, una buona tradizione nel calcio, vengono a fare le vacanze in Italia, qualcuno addirittura sa che hanno scritto della buona musica.

      I francesi non hanno nulla di meglio di Asterix da vantare in tutta la loro storia epperò pensano di essere dei fighi e si aspettano di essere riveriti per questo. E non servono a niente.

      In effetti non c’è gara.

      😀

      Mode Total Prejudice OFF

      Io però preferisco gli inglesi per l’umorismo, il Bill of Rights e l’opera del professore di morale scozzese. Peccato per l0 scisma del tipo con le sei mogli.

      • PinoMamet scrive:

        ” I francesi non hanno nulla di meglio di Asterix”

        che poi glielo hanno fatto un belga e un italiano 😉

        ” Io però preferisco gli inglesi per l’umorismo, il Bill of Rights e l’opera del professore di morale scozzese”

        Ok, vero anche questo, ma scozzese è scozzese, mica inglese!
        😉
        peggio che dare del reggiano a me!!

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Alcuni punti su cui non concordo”

    Grazie, non sono male le tue riflessioni.

    Oggi, però non credo che esista una cultura “alta”: non esiste più quello che i tedeschi chiamano Bildungsbürgertum, cioè un ceto di persone realmente colte e universalmente rispettate solo per la loro cultura, che siano da modello alla società in generale.

    Né hanno alcuna importanza gli intellettuali “impegnati”.

    La persona colta oggi è il quarantenne con la borsa da precario che spera di sposarsi, se non deve emigrare a Londra a caccia di un contrattino per studiare manoscritti aramaici, persona infinitamente meno stimata dell’ultimo concorrente del Grande Fratello.

    Anche per questo, io evito accuratamente di usare il termine “borghese” quando parlo male del capitalismo.

    Esistono alcuni intellettuali che vengono pompati come “grandi menti” perché fanno comodo a qualche casa editrice, o a qualche interesse politico, ma non certamente per i loro studi: pensiamo a un autore davvero bravo come Rushdie, che pochi hanno letto e che viene considerato un “grande intellettuale” solo per via dei suoi problemi con l’Iran.

    Non dico che hai torto, è che finché non porti qualche esempio contrario, resterò della mia idea. Ma io le idee cerco sempre di adattarle ai fatti.

    • Francesco scrive:

      In effetti dopo aver scritto di getto ho cercato di riflettere e non è per nulla facile arrivare a qualche idea che tenga conto dei fatti.

      Come definiresti la cultura per cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso sta diventando normale? Da dove questa idea sta venendo instillata nel senso comune, nella cultura bassa? La stessa che, sola, osa ancora parlare di froci per definire i gay (che non lo fanno solo i neo-fascisti per identificarsi).

      Alta? Pop?

      Ciao

    • Francesco scrive:

      In effetti dopo aver scritto di getto ho cercato di riflettere e non è per nulla facile arrivare a qualche idea che tenga conto dei fatti.

      Come definiresti la cultura per cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso sta diventando normale? Da dove questa idea sta venendo instillata nel senso comune, nella cultura bassa? La stessa che, sola, osa ancora parlare di froci per definire i gay (che non lo fanno solo i neo-fascisti per identificarsi).

      Alta? Pop?

      Ciao

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    étrons

    Grandioso, non lo sapevo:

    http://www.cnrtl.fr/definition/%C3%A9tron

    ÉTRON, subst. masc.

    Trivial
    A.− Matière fécale (de l’homme ou de certains animaux) consistante et moulée. Étron de chien (Ac.1835).Une de ces fortes latrines, où l’on marche à chaque pas sur un étron (Flaub., Corresp.,1865, p. 177):
    À chaque fois qu’ils cambriolent on retrouve dans la cuisine les restes d’un festin impromptu; sur la table, des bouteilles vides et deux verres; et des étrons sur le tapis du salon. Gide, Souv. Cour d’ass.,1913, p. 639.
    − P. anal., vx. Étron de Suisse. Petit cône fait avec de la poudre à canon mouillée, que les enfants allument par le sommet. Où est le temps quand (…) tous ou presque tous les gosses de la rue (…) suscitaient d’entre les pavés, de dessus les rebords des fenêtres (…) de facétieux étrons de Suisse (Verlaine, Œuvres compl.,t. 4, Mes hôpitaux, 1886, p. 350).
    B.− P. métaph. ou au fig., avec une valeur dépréc. ou injurieuse
    1. Vx. Chose vile, sans valeur. Bouilhet est comme toi indigné des réclames qu’on fait au grand Mocquard. Je n’ai pas lu son étron, c’est trop cher pour mes moyens (Flaub., Corresp.,1861, p. 441).
    2. Personne insignifiante, méprisable. Il n’existe qu’une grande machine à digérer qui nous rejettera en autant de petits étrons diplômés. Rien d’autre à espérer. Attendre calmement d’être ramollis, fluidifiés à point (Magnane, Bête à concours,1941, p. 352).Vieille noix (…), cornichon confit, tu peux toujours causer. Je t’emmerde à pied et à cheval (…). Je te laisse sur place, étron hiérarchique. Je mets les voiles! (Arnoux, Double chance,1958, p. 145).
    Rem. On rencontre ds la docum. une attest. de étroniforme, adj. On vit ici entre la double vase du ciel et de la terre, aussi crottés l’un que l’autre, avec des bourgeois étroniformes et plus laids encore en dedans qu’en dehors (Zola, Doc. littér., Théophile Gautier, 1881, p. 120).
    Prononc. et Orth. : [etʀ ɔ ̃]. Ds Ac. 1694-1932. Étymol. et Hist. Fin du xiies. estront (Audigier, éd. O. Jodogne, 34). De l’a. b. frq. *strunt, de même sens, cf. m. b. all. strunt « id. » (Lasch-Borchl.), m. néerl. stront (Verdam); le terme est attesté au ixes. en b. lat. (ms. B.N. lat. 7651 ds CGL t. 2, p. 189, 38 : strundius sive struntus, σ π ε ́ λ ε θ ο ς). Fréq. abs. littér. : 27. Bbg. Brüch 1913, p. 13. − Quem. DDL t. 4 (s.v. étroniforme). − Sain. Arg. 1972 [1907], p. 104.

  15. Pingback: Il reato di “negazione del genocidio armeno”- Rivistaeuropea

  16. PinoMamet scrive:

    Ora che Moi mi ci fa pensare:
    ma, la legge francese si applica allora anche ai massacri compiuti dai giapponesi?
    O Tokyo è più importante ancora di Ankara, o la comunità cinese meno di quella armena, e quindi no??
    O conta qualcosa quella che Moi definisce “necroragioneria”?

    • Roberto scrive:

      No come spiegavo prima sono sanzionabili solo i negazionismi che riguardano i genocidi DOP e quindi ebrei, armeni schiavismo e un altro che non mi ricordo

  17. Moi scrive:

    In che senso “DOP” o “AOC” ?!

  18. Roberto scrive:

    DOP = denominazione di origine controllata (l’equivalente d’oltralpe è aoc) nel senso che non tutti i genocidi sono tutelati (mi complimento con me stesso per il surrealismo di questa frase) ma solo quelli riconosciuti come tali dalla legge francese

    • Francesco scrive:

      Non era DOC, scusa? mi pare che DOP fosse Origine Protetta.

      E il genocidio degli americani originali? Caraibici, Indiani delle pianura, Incas e Aztechi e affini? Quell0 è tutelato o meno?

      • roberto scrive:

        per la protezione al livello dell’unione europea è la DOP (regolamento 510/2006). non so se la DOC esiste ancora a livello nazionale.

        sono tutelati i genocidi degli ebrei, degli armeni e degli schiavisti (cioè ad opera degli schiavisti)
        tutti gli altri genocidi non sono tutelati, a meno che il legislatore francese non decida, nella sua illuminata saggezza, di tutelarli.

      • roberto scrive:

        cioè scusa, hai ragione dop = denominazione d’origine protetta

  19. Peucezio scrive:

    Certo che questa legge ha conseguenze paradossali.
    Due paesi formalmente amici, entrambi della Nato, legati da tutta una serie di rapporti, che si trovano ad essere uno in patente illegalità verso l’altro. Se non ci fosse l’immunità diplomatica francesi e turchi avrebbero tutto il diritto, per assurdo, di arrestare ambasciatori e consoli dei rispettivi paesi, i francesi in quanto i turchi rappresentano uno stato che sostiene per legge l’inesistenza del genocidio armeno e i turchi perché con questa legge chi rappresenta la Francia viola la legge che difende la “turchicità”.
    In altri tempi un dissidio simile si sarebbe potuto risolvere solo con la guerra.

    • Moi scrive:

      http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2012/01/24/visualizza_new.html_69051256.html

      Ma infatti: il primo surrogato odierno della guerra è il boicottaggio da parte dei consumatori (che hanno iniziato i Turchi ma immagino che sarà reciproco da parte dei Francesi)

      Paradossale poi che Erdogan parli di “Legge Razzista (!) della Francia” …

      —-

      Ragionando per induzione, mi incuriosisce la reazione che avrà la Merkel, vista la numerosissima (!) presenta di immigrati originarii della Turchia, spesso integrati “non peggio” 🙂 degli Italiani, in Germania.

      Qualcosa del genere, del tipo “Francia VS Turchia” in teoria (!) potrebbe accadere in termini di “Martiri delle Foibe” tra Italia e Slovenia … anche se la differenza sarebbe che in Italia la Sx “estrema” direbbe che:

      “Italia e Slovenia sono entrambe vittime dei Topi di Fogna Fascisti … coloro ai quali la parola è stata tolta una volta per sempre il 25 Aprile 1945 per non essere mai più restituita !”

    • si’, ma i turchi quella legge l’hanno gia’ modificata ed e’ possibile che venga del tutto abrogata…

      • Peucezio scrive:

        Mah, ho l’impressione che dopo ‘sta legge francese gli sarà passata molta della voglia che avevano di abrogarla…

  20. Moi scrive:

    Eedogan potrebbe per “ripicca” mettere fuori legge “Negare il Genocidio dei Vandeani” … gli Apologeti Cattolici difatti sostengono che i Nazisti furono con gli Ebrei “Allievi che hanno superato i Maestri” nei confronti dei Giacobini con i Cattolici.

    I NeoBorbonici “intervallano” con i Piemontesi nei confronti dei Meridionali e con il “Carcere di Fenestrelle, Primo Lager della Storia Umana” …

    • Peucezio scrive:

      Con la differenza che i vandeani erano francesi, cioè nel caso francese si è trattato di un autogenocidio. Ma si sa, i morti “di destra” non contano.

      • Moi scrive:

        Già, però mi permetto di aggiungere che _ piaccia o no ai NeoBorbonici_ “Piemontesi al Massacro dei Meridionali” è del tutto incomprensibile all’ Estero … se non forse (ma proprio forse !) sul confine stesso di Occitania, Savoia e dintorni.

        Per (praticamente) tutti all’ Estero l’ Italiano è un Mafioso Mangiaspaghetti che si sposta in Gondola cantando “O Sole Mio” con Torre di Pisa, Colosseo, Duomo di Milano, Mole Antonelliana e chi più ne ha più ne metta … tutti quanti ammassati all’ ombra dell’ Etna nel Golfo di Napoli ! 😉

        • Peucezio scrive:

          Eppure anche Mack Smith, per cui pure non nutro una grande simpatia, presenta la repressione del brigantaggio (che fu molto più che una repressione) in modo per nulla edulcorato.

  21. Moi scrive:

    http://www.tmnews.it/web/sezioni/esteri/PN_20120125_00280.shtml

    Bimbo armeno chiamato ‘Sarkozy’ dopo legge francese sul genocidio

  22. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Erdogan potrebbe per “ripicca” mettere fuori legge “Negare il Genocidio dei Vandeani”

    Intanto ha sottolineato che Sarkozy, che discende da un cittadino di Salonicco, sarebbe un ottomano…

    Comunque, è esattamente ciò che fece Ahmedinejad, quando – per rispondere ironicamente a tutte le accuse riguardanti la “mancanza di libertà” in Iran – organizzò il famoso convegno per la libertà di parola dei revisionisti/negazionisti.

    Dichiarando esplicitamente di non prendere posizioni in merito al fatto storico, ma solo sulla libertà di espressione in Occidente.

    • Francesco scrive:

      Il che farebbe ridere, se non fosse che l’opposizione politica in Iran finisce all’obitorio con testa spaccata. Che a me non fa ridere.

      Da noi, nel peggiore dei casi, finisce a non prendere abbastanza voti da entrare in Parlamento.

      Prego notare che ho parlato di opposizione politica: i No-TAV non possono essere definiti tali, a meno di non adottare una prospettiva ultra-liberista per cui anche in politica interna conta solo la quantità di violenza che si riesce a mettere in campo.

      • Peucezio scrive:

        Francesco, detto fra noi (anche se ci leggono tutti), se a uno come Travaglio in Italia fosse stato riservato un trattamento all’iraniana, non saresti più contento?
        Scherzi a parte, gli iraniani saranno eccessivi, ma la licenza senza limiti a mistificare, diffamare, infangare, coprire d’insulti, sbandierare fatti privati dobbiamo considerarla un segno di civiltà? A me pare un segno di barbarie: dovunque l’equilibrio fra libertà e vincolo si rompe, pendendo troppo a favore della prima, questa diventa licenza, viene tolto il freno agli istinti più selvaggi e il livello di civiltà si abbassa. Perché la civiltà è vincolo, è disciplina e contenimento, non è la libertà assoluta, che vige solo in natura. Le civiltà più grandiose della storia infatti non si preoccupavano affatto della libertà individuale, ma al massimo – pensiamo alla Grecia – a quella partecipativa, in cui lo Stato era il fine, non il mezzo. E comunque non riguardava gli schiavi, le donne ecc.
        L’antiberlusconismo con la bava alla bocca, quello più violento, velenoso e falsificatore è non solo e non tanto di sinistra. La sinistra ci ha messo il tradizionale spirito di fazione e la sua concezione di sempre per cui l’avversario va distrutto, annientato in quanto illegittimo, ma una componente non meno trascurabile e molto più vitale e aggiornata, con più agganci internazionali e dunque forse ancora più pericolosa di quell’altra è quella liberale: Travaglio non è certo un comunista, è un liberale puro, così come lo era Montanelli, Bobbio e tanti altri. Mi viene in mente quel filosofo da strapazzo di Dario Antiseri, che disse più o meno che la democrazia si fondava non sulla sovranità popolare in sé ma sul rispetto di regole condivise. Al di là dell’assurdo semantico (le parole hanno un senso e il “potere del popolo” è il “potere del popolo”, non altro), non si comprende donde tali regole promanino e chi le stabilisca. Forse ci sono consegnate dal Dio della legittimità democratica, politicamente corretta, europea, magnifica e progressiva, come le Tavole della Legge.
        Di fronte alla Verità Rivelata dell’antiberlusconismo come dogma obbligatorio di qualunque persona con uno straccio di titolo di studio superiore (che, in quanto tale, è convinta di essere colta), non possiamo che inchinarci. Altrimenti sarebbe come fare roboanti rutti a tavola o bestemmiare in chiesa.

        • Bestemmiare lo si può fare solo nelle barzellette, cribbio, e magari con monsignor Fisichella che ti giustifica 😉

          Certo che sei fissato con Berlusconi, però: ma siamo sicuri che il problema sia l’antiberlusconismo? Io credo che sia solo una conseguenza del protagonismo della figura di B nel nostro paese: se si deve discutere sempre su se lui è bravo o cattivo, è logico che le due opinioni possibili siano pro o contro di lui; anche perché è stato lui (che, ricordo, possiede metà del sistema televisivo, ovvero della fabbrica dell’immaginario collettivo) a impostare il dibattito sul “o con me o con i comunisti”.
          Inoltre è molto facile accusare chi non condivide le nostre idee di non farlo solo perché è mosso da biekissimo odio contro un povero martire. Ricordo che ne La Forza della Ragione (ma già ne La Raggia e l’Orgoglio) anche la Fallaci piangeva sulla persecuzione di cui era vittima il povero Silvio.

        • Francesco scrive:

          Travaglio non può essere un liberale.

          Ignora volutamente e completamente tutta la dottrina liberale sulla diffamazione e sulla presunzione d’innocenza, anzi proprio tutta la teoria del “giusto processo” elaborata dai liberali.

          In questo è molto “moderno”, direi un risorgere del genus “fascista” adattatosi al nuovo ecosistema.

          Oltre a essere un emerito stronzo come persona, sospetto.

          Concordo che limitare la democrazia all’aspetto formale è una fesseria teoretica e una bugia nella prassi. Ma non possiamo ignorare che esiste una maggiore difformità di idee nella nostra società di quanta ce ne fosse nelle società pre-moderne, e che dobbiamo fare posto a questo fatto nelle nostre regole di convivenza.

          La civiltà coniuga vincolo e libertà, senza che ci siano entrambi non è civiltà umana.

          Ciao

        • Peucezio scrive:

          Per Mauricius,
          il fatto è che qui siamo fra poche persone assennate e né c’è chi fa dell’antiberlusconismo fanatico né io, me ne darai atto, faccio il berlusconiano ossessivo e acritico.
          Ma noi siamo tre gatti su milioni di persone e fuori da qui l’ossessione c’è eccome. E capire l’Italiadi oggi vuol dire fare i conti inevitabilmente con questa ossessione.

          Per Francesco,

          “La civiltà coniuga vincolo e libertà, senza che ci siano entrambi non è civiltà umana.”

          D’accordo. Il problema è quando, nella bilancia, c’è uno squilibrio troppo forte a favore dell’uno o dell’altra.
          Siamo in un’epoca in cui c’è una pretesa di libertà esagerata e al tempo stesso ci sono curiose forme di moralismo sessuofobo e repressivo, proprio da parte dei “progressisti”, di quelli che erano i più libertari quarant’anni fa e che oggi sono stati i veicoli più diretti della ricezione del puritanesimo anglosassone.

        • C’è stato un periodo in cui non si diceva per che partito si votava, ma la gente era divisa tra chi votava Berlusconi e chi non lo votava. Di certo il fatto che il tempo che i telegiornali gli dedicavano (pari a quello dedicato a tutti gli altri politici, secondo l’osservatorio di Pavia) ha contribuito molto a trasformare la politica italiana nel grande duello Berlusconi vs. Komunisti / Democratici vs. Berlusconi (notare che il nome ha assunto specularmente una valenza estremamente positiva ed una estremamente negativa).

  23. Guido scrive:

    Il presidente Sarkozy, nel presentare la legge al parlamento francese ha così esordito:
    “La supercazolle de la directive européenne avec le déchapellement à droite comme s’il était antans. C’est pas nous, c’est la tarapie tapioque qui nous impose le feu fouillet de la trinité dans l’acception spécifique paraplegique…”

    Nell’assenso generale, tutto il discorso è stato più volte interrotto dagli applausi.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Come definiresti la cultura per cui il matrimonio tra persone dello stesso sesso sta diventando normale? Da dove questa idea sta venendo instillata nel senso comune, nella cultura bassa? La stessa che, sola, osa ancora parlare di froci per definire i gay (che non lo fanno solo i neo-fascisti per identificarsi).

    Alta? Pop?”

    Domanda interessante. Direi che l’elemento fondamentale è la perdita di importanza sociale ed economica delle questioni di genere.

    Cioè:

    1) non saranno i miei figli a mantenermi da vecchio, e quindi sono più liberi di fare come vogliono

    2) non posso sposare mia figlia con chi dico io, e anche se lo facessi, non potrei inserire questo matrimonio in un generale progetto di matrimoni e relazioni con altri clan

    3) un intero sistema economico ci abitua all’idea (non la sto criticando, sto constatando) che possiamo e dobbiamo essere “noi stessi”, consumatori individuali che fanno ciò che più li soddisfa, o meglio acquistano tutti i prodotti

    4) le persone vengono giudicate più per quanto rendono economicamente che per altri criteri

    5) la scoperta dell’acqua calda, cioè se gli omosessuali sono il 5% della popolazione (scusate la semplificazione estrema), allora sono il 5% del mercato, e quindi insultarli apposta non è buona strategia

    6) la crescente importanza del mondo dello spettacolo, che storicamente è una nicchia più tollerante in materia, e dove anzi un certo grado di trasgressione garantisce l’innovazione costante del prodotto

    7) in un mondo plasmato dalla scuola declinante e dalla televisione e dai media sociali, posso fare poco per formare qualunque aspetto dei miei figli, figuriamoci i loro comportamenti sessuali

    8) l’invenzione di una serie di mercati specifici (turismo, cinema, ecc.)

    Una marea di fattori del genere portano alla normalizzazione di qualcosa che anni fa sarebbe stato inimmaginabile.

    E’ sicuramente “cultura” nel senso sociale del termine, ma non credo che c’entrino le poesie di Oscar Wilde, e molto poco anche i movimenti militanti omosessuali.

    Almeno questa è la mia opinione.

    • Peucezio scrive:

      Analisi perfetta, direi.

    • Francesco scrive:

      analisi strutturale perfetta, compagno, ma quali sono i canali culturali attraverso i quali questi cambiamenti nelle condizioni materiali diventano senso comune? non è questo lo specifico di cui ci si occupa qui?

  25. Miguel Martinez scrive:

    per Guido

    “Il presidente Sarkozy, nel presentare la legge al parlamento francese ha così esordito:”

    🙂

  26. Miguel Martinez scrive:

    OT per Moi

    Se sei in ascolto…

    Apprezzo moltissimo i tuoi contributi.

    C’è però un problema.

    Come tante altre persone (a giudicare da google), quando apro un video youtube, mi si blocca il browser. Ho passato almeno mezza giornata a cercare rimedi di ogni sorta, ma non funzionano.

    Poi ho scaricato un bel programma gratuito, Ashampoo clip finder, che permette di visualizzare il fermo immagine del video e di scaricarlo nel computer, dove lo vedo sotto forma di file .flv.

    Quindi, se segnali un video, fammi il favore:

    1) spiega in due parole di cosa parla

    2) dimmi, a tuo insindacabile giudizio, se vale la pena di scaricarlo (tanto posso buttarlo poi) o se non lo ritieni particolarmente interessante da guardare

    3) se è interessante solo l’audio posso salvarlo come mp3 usando kiwi6.

  27. nic scrive:

    – La legge ha due palesi motivazioni._

    Francamente Miguel, l’unica palese motivazione che vedo è quella di provocare diplomaticamente, con un qualunque pretesto, la Turchia nella speranza d’ isolare politicamente uno scomodo alleato NATO: di fatto, un prorompente concorrente politico, militare ed economico d’intralcio ai piani neocoloniali francese nel Mediterraneo.

    La lotteria tocca agli armeni, ma avrebbero potuto essere i curdi, i diritti umani, le foche monache, gli orsi, i tappeti, etc.

  28. garabed scrive:

    Egregio sig martinez concordo con lesi sulla stupidità di arrestare i negazionisti, non serve a niente, anzi questi si esaltano.
    Per esperienza ho maturato che chi nega il genocidio degl mio popolo e mi vuol insegnare come e perchè sono morti i miei parenti o è uno sprovveduto o un prezzolato dalla Sublime Porta. In Turchia ormai sono in molti tra gli intelletuali e gli storici che
    hanno confermato la storia geniocidaria dei giovani turchi, leggi Tanek Ackam che per questo è finito in galera ad Istambul o Zakaroglu di cui di recente ha fatto un appello
    GianAntonio Stella sulla prima pagina del corriere per la sua liberazione.
    Non so perchè perdo tempio a scriverle cordialità garabed

    • su, non diciamo scemenze: Akcam (prezzolato dalla diaspora armena) e Zakaroglu sono finiti in galera per tutt’altri motivi (non che ritenga che abbiamo fatto bene a metterli dentro: ma il primo venne accusato negli anni ’70 di attivita’ eversive di estrema sinistra, il secondo e’ attualmente in carcere perche’ accusato di favoreggiamento pro Pkk)

  29. Armando scrive:

    E’ vero che la Turchia non può ammettere il massacro perchè questo si opporrebbe al mito fondante della Turchia e questo già dice tutto su chi fossero i giovani Turchi e che cosa è la Turchia moderna. Ma basterebbe vedersi il film Almanya della laicissima…

  30. Miguel Martinez scrive:

    Per Garabed

    grazie!

    Mi fa piacere che abbia capito lo spirito con cui ho scritto questo post.

    • Francesco scrive:

      A proposito di “spirito”, il mito gemello fondante dell’Italia è Risorgimento & Resistenza.

      Eppure sono ormai patrimonio comune anche del popolo sia i massacri di meridionali dopo l’Unità, sia le stragi compiute dai partigiani rossi sul e dopo il finire del conflitto.

      Eppure sembra che nulla cambi (a livello mitico).

      Come è possibile?

      • PinoMamet scrive:

        Ma perché appunto il mito ormai è stato digerito come Mito, cioè come qualcosa di distinto dalla Storia;
        dal momento che mi batto per i Valori della Tal Cosa, mi importa poco sapere quanto storicamente la Tal Cosa aderisse davvero a quei valori.
        Città dell’Uomo vs Città di Dio ecc.

        Ma soprattutto perchè il ruolo della memoria della lotta partigiana spetta, da almeno una ventina d’anni ormai, sempre meno ai sempre meno numerosi ex partigiani vivi;
        sempre meno alla Storia, che sembra essersi persa in un dibattito (“fu vera guerra civile, no non lo fu, foibe sì, foibe no…”) che alla maggior parte della gente pare aver stufato, o di cui ormai ci capisce poco;
        e sempre più al Concerto del Venticinque Aprile, con Bella Ciao eseguita a ritmo di ska o di ballata irlandese.

        Che poi è la versione italiana del filmone americano con gli aviatori neri (per citare l’ultimo prodotto dell’ormai stanchissimo genere), che è occasione molto meno di approfondimento sulla condizione dei neri ecc. ecc. che di spettacolari Ka-Boom e auto-esaltazione del nostro-sistema-migliore-del-mondo
        (con dialoghi, mi si dice, risibili anche per gli spettatori statunitensi)

  31. Moi scrive:

    Oggi è Giornata della Memoria per la Shoah … l’ Olocausto* Armeno, invece, a partire da che giorno avrà regolare ricorrenza ?

    _____
    * “Olocausto” NON è termine di origine ebraica, quindi direi che solo “Shoah” è un termine che può essere esclusivo per gli Ebrei, no ?

  32. Moi scrive:

    Oggi è Giornata della Memoria per la Shoah … l’ Olocausto* Armeno, invece, a partire da che giorno avrà regolare ricorrenza ?

    _____
    * “Olocausto” NON è termine di origine ebraica, quindi direi che solo “Shoah” è un termine che può essere esclusivo per gli Ebrei, no ?

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  34. izzaldin scrive:

    ecco la piccola recensione di myholocaust che avevo preannunciato, qualcosa che miguel martinez avrebbe scritto probabilmente meglio, ma si fa quel che si può..
    l’unica cosa che kelebek (forse) sconosce è l’importanza, resa popolare da daniele luttazzi, del valore del contesto di ogni opera satirica, ossia di come la stessa frase, detta da due persone diverse in tempi e modi diversi, cambi significato radicalmente.
    ecco il link
    http://ilfiumeoreto.wordpress.com/2012/01/27/tova-reich-my-holocaust-lantidoto-al-giorno-della-memoria/
    saluti,
    izzaldin

  35. maria scrive:

    Questo articolo recensisce un libro che si chiama La fine dell’olocausto, fine dovuta all’eccesso di memoria e di celebrazioni che finirebbe col danneggiare gli ebrei e lo stato di israele. Una tesi piuttosto bizzarra.

    http://www.ilfoglio.it/soloqui/12074

  36. yair scrive:

    Perche’ bizzarra? Dice le stesse cose che kelebek vede nel libro della Reich. Esiste una arena globale, in cui chiunque puo’ vantare di essere un sopravvissuto di qualche olocausto, ha accesso alla sua fetta di mercato e puo’ legittimare le proprie rivendicazioni politiche (o di cittadinanza). Vale per gli afroamericani, i kurdi, i palestinesi, gli armeni, i sudisti, i polli, gli ovuli fecondati ecc. ecc. Tutta questa insistenza sugli “altri Olocausti”, cioe’ sull’Olocausto come paradigma, porta a dimenticare la principale lezione della Shoa: gli ebrei devono imparare a difendersi da soli.

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