Gli orfani e i nobili

La prima cosa che mi viene in mente riguardo alla strage di Firenze, è una sera di qualche anno fa, su uno di quei treni locali che fanno fluire e defluire le correnti più povere dell’incessante moto globale.

I viaggiatori che non si conoscono si chiudono in quello strano stato di incoscienza che è la norma di vita dell’occidentale.

I pendolari che si conoscono si raccontano storie di ufficio o di fabbrica, poi passano al grande Luogo Comune ipnoticamente generato dal videomondo condiviso, la fantasia industrialmente prodotta che ha sostituito volti, pane, aria e vita.

Calcio, Berlusconi, telefilm e tutto il teleresto, e avresti voglia di spruzzare loro un po’ d’acqua in faccia per risvegliarli, poi sai che è inutile: solo un’occasionale ferocia di tanto in tanto spezza quello stato incantato.

In fondo, mi aveva spiegato tutto la mia amica, che ogni mattina si alzava al buio a Casalpusterlengo, per andare a Milano: che quando i pendolari muoiono, mettono le loro ceneri in un piccolo trenino che segue per l’eternità gli stessi binari che percorrevano da vivi.

Stanchi, sudati, alcuni venditori ambulanti senegalesi salgono, carichi dei loro enormi borsoni. E’ un giorno qualunque di un mese qualunque per i pendolari, è Ramadan invece per loro.

Si siedono sui sedili liberi, in silenzio, e tirano fuori, ognuno, dei libretti stracciati.

E mentre i pendolari attorno a loro fanno finta di non vederli, o parlano di calcio e di lavoro, loro leggono.

Silenzioso come i pendolari e come loro, alle loro spalle, cerco di decifrare i libretti. Sono scritti in lettere arabe, ma sembrano scritte a mano, con ampi caratteri maghrebini.

“Dei fratelli con un unico scopo, decisi, fedeli e sinceri nella fratellanza, servitori dei compagni di strada.

Ciascuno di questi nobili appartiene a un alto rango, capace di proteggere l’aspirante contro il male di un ribelle perverso.

Ciascuno di loro è un grande direttore spirituale, un erudito e un probo. Certi di loro educano con versi e stati mistici.

Tra di loro, ce ne sono alcuni che elevano i loro discepoli, tutto il tempo, di un solo stato, ma altri educano e innalzano con segni efficaci.

Ciascuno di loro è un conoscitore sapiente, che conosce l’insieme delle malattie spirituali, preservando l’aspirante da diverse forme di male

Ciascuno di loro è nobile, generoso, devoto e saggio, e prodigo dei più preziosi consigli per tutti gli esseri umani

Guariscono l’anima da tutti i suoi vizi, con il loro fervore, avendo ricevuto dal Signore scienze altissime.

Rendendo disponibile le conoscenze della via degli “uomini di Allah” per tutti coloro che vi si vogliano sottomettere, per ispirazioni divine

Ciascuno di loro ha una cura molto elevato per ciò che si innalza, tutto il tempo verso l’Onnipotente che conferisce forza e illuminazione

Vedendo chiaramente ciò che è nascosto, tramite l’occhio del cuore, proprio come scruta e discerne ciò che è dissimulato nelle tenebre”.[1]

Gianluca Casseri ha ucciso per invidia.

Nota:

[1] Da Huqqal Bukka-u (“Esiste un motivo per piangere [i saggi defunti]?”) dello sheykh Ahmadou Bamba

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138 risposte a Gli orfani e i nobili

  1. Francesco scrive:

    Parli di Casseri o parli di te?

    Adesso me la devo tirare se in metrò leggo Giussani o Sturzo?

    Spero ti riposerai nelle vacanze del Santo Natale, anche se sei un libero professionista e potresti lavorare tutto il tempo.

  2. PinoMamet scrive:

    Fai benissimo a tirartela, Francesco, ma pensa quanto potresti tirartela di più se leggessi scritti cristiani in latino o greco!

    Perché questi senegalesi di lingua wolof (e francese) leggono, a quanto ho visto io da un conoscente senegalese “amico dei Sufi” (così si definisce lui), in arabo (penso classico).

    ciao!

    • roberto scrive:

      pfui anticaglie….

      io me la tiro leggendo* in giapponese
      🙂

      *cioè cercando con immensa fatica di destreggiarmi tra gli hiragana ed un centinaio di kanji senza capire nulla o quasi…ma fa figo

      • PinoMamet scrive:

        Fa figo sì!
        Ma cosa leggi, per curiosità?

        • roberto scrive:

          questo

          http://www.ibs.it/code/9788874711987/giapponese-fumetti-vol/bernabeacute-marc.html

          inoltre riguardo i compiti di mia figlia che fa giapponese nel dopo scuola

          (ma prendo l’autobus una volta all’anno, su questo ho spudoratamente mentito per amore della discussione e della battuta)

        • PinoMamet scrive:

          Sono mille anni che dico di voler studiare un po’ di giapponese, quasi quasi stavolta ordino il libro…

          grazie!! 🙂

        • Roberto scrive:

          Io non volevo studiare giapponese, è mia figlia che ha insistito, ma il libro è talmente divertente e ben fatto che mi sono appassionato

        • Moi scrive:

          Il Giapponese tuttavia NON può adottare il solo “Romaji” (“Segno di Roma”, ovvero “Alfabeto Latino”) perché ha troppi omofoni …

        • Roberto scrive:

          Mah! Comunque il primo volume del corso accompagna ogni frase con la trascrizione in romaji sennò è impossibile didatticamente. Nel secondo solo hiragana e kanji (i kanji sempre accompagnati dal loro furigama, cioè la trascrizione con hiragana)

        • Moi scrive:

          Cmq, per quel che concerne i fumetti e i cartoni animati i Giapponesi sono stati per decenni almeno 20 anni e passa davanti a tutti, Gringos compresi.

          Purtroppo adesso fanno solo spottoni per giochi di ruolo …

        • mirkhond scrive:

          Concordo con Moi su cartoni animati giapponesi, forse perchè appartengo alla prima generazione che li ha visti, negli anni’70-’80, forse perchè mi ricordano la mia infanzia e adolescenza.
          Si insomma, quelli lì erano più belli di ste cagate surreali di Goku e compagnia bella….

        • PinoMamet scrive:

          Non sono un esperto, ma credo che la colpa di DragonBall (Goku) sia stato aver costretto l’autore a proseguire l’opera quando ormai era stanco, disamorato e privo di idee nuove; del resto aveva già virato dal mondo surreale-simpatico-con strizzate d’occhio allo sporcellone degli inizi (è lo stesso autore di Arale, lo saprete meglio di me), alla ripetitività dei combattimenti.

          Altre cose, per fortuna, sono fuori tempo massimo per conoscerle, e i figli degli amici sono troppo piccoli ancora 😉

        • mirkhond scrive:

          Mah, io sono fermo ad Heidi, Goldrake, Pepero, Lupin III e persino a quella zoccolona di Georgie.
          Erano storie che mi coinvolgevano, mi appassionavano, come oggi forse, Porco Rosso, se riuscissi a vederlo e soprattutto avessi l’età giusta per vederlo.
          ciao

        • Peucezio scrive:

          Anch’io più o meno (siamo della stessa generazione), ma chi sono Pepero e Georgie?

        • PinoMamet scrive:

          Per Porco Rosso non credo esista un’età giusta… è bello e basta (e non è neppure pensato per un pubblico infantile, a dire il vero).
          Ma ormai penso sia distribuito, io lo ho rivisto da amici in DVD, prova a chiedere nei negozi di DVD o fumetterie e affini
          😉

    • Peucezio scrive:

      Pino, ma perché, esiste un arabo scritto che non sia classico?

      • PinoMamet scrive:

        Credo di sì, in effetti, ma dovresti chiederlo a Miguel e a Falecius.

        Azzardo che esista una letteratura in un registro linguistico più popolare nei vari paesi di lingua araba, anche per necessità pratica di rendere il parlato dei dialoghi;
        come sicuramente è popolare (quando non dialettale, mi sa) la lingua di certe canzoni.

        Poi penso che anche restando all’interno dell’arabo “ufficiale” esista una certa distanza tra questo e l’arabo classico della letteratura mistica e religiosa, più o meno come l’italiano ufficiale è distante da Dante e Petrarca.

        Ma sono solo ipotesi mie basate su quello che avviene in altre lingue, non mi resta che girare la domanda a chi sa di più 😉

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  4. la timida scrive:

    Hmmm.
    Immigrati sudati col borsone, eh?
    A me viene invece in mente che da che mondo è mondo i più sfigati li si tiene buoni con le chiacchiere religiose.
    Se avessero avuto in mano “La guerra di guerriglia” di Ernesto Guevara, allora sì che sarebbero stati da invidiare, rispetto agli altri pecoroni sul treno…

    • PinoMamet scrive:

      Visto che ho un discreto campionario di persone strane
      (un mio amico dice che attiro i matti)
      ho conosciuto anche una persona che girava con “La guerriglia” di Che Guevara nella borsa, anzi nella borsetta visto che era donna.
      Era una studentessa, poi dottoranda, di Lettere dell’Università. Credo neppure particolarmente di sinistra, non più di tantissimi altri, perlomeno.

      Sicuramente molto più invidiabile degli immigrati col borsone, ma lo sarebbe stata anche se avesse letto Tolkien o Manzoni o la Guida Tv, se è per questo.

      Invece un immigrato col borsone che legge la Guida Tv, ecco, lui sì che è sfigato.
      Non per la TV, che manda anche delle robe interessanti e “dà lavoro a tanta gente” ecc. ecc.;
      ma perché mi dà l’idea di essere uno a cui hanno tolto anche la cultura, hanno tolto anche il pochissimo che aveva, cioè il libricino stracciato con su le chiacchiere religiose in un linguaggio vecchio e poco comprensibile.

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per la timida

    “Se avessero avuto in mano “La guerra di guerriglia” di Ernesto Guevara, allora sì che sarebbero stati da invidiare, rispetto agli altri pecoroni sul treno…”

    Capisco lo spirito con cui lo dici, ma se ci pensi, è una riflessione radicalmente occidentale, proprio un’affermazione del progetto occidentale sulla reale umanità altrui.

    • Francesco scrive:

      mi pare che tu identifichi Occidente e violenza, sbaglio?

      • valerio scrive:

        La società occidentale non è certo l’unica dalle tradizioni particolarmente violente, il che non vuol dire che non sia una civiltà particolarmente violenta. Anzi direi che la società greca (che, alla faccia delle radici cristiane, è la radice della civiltà europea) aveva un livello di violenza che avrebbe impressionato gli Zulu, i Maori e i Giapponesi Tokugawa, e distanziava in quantità e qualità di parecchi punti i Vichinghi, gli Unni, i Persiani (che infatti le presero) e i Maya.

        Pregasi di leggere “L’arte occidentale della guerra” di Hanson, la tesi di fondo, a mio avviso, è sbagliata (ovvero: è esistita dal VIII secolo a.c. un modo “europeo ed occidentale” di fare la guerra, basato sul corpo a corpo cruento), ma la descrizione della guerra oplitica è insuperabile, un vero capolavoro storiografico.

        Ma non credo sia questo il tipo di identificazione.

        Semmai la società occidentale è una delle più politiche, ed ha inventato il concetto di rivoluzione, di progresso, di rigenerazione sociale e culturale.
        In Cina, ad esempio, non c’erano le rivoluzioni,, ogni tanto ad una dinastia “scadeva” il contratto con il cielo, e una bella rivolta rimetteva le cose a posto con una nuova dinastia.
        Mao non è cinese al 100%, è il prodotto dell’europeizzazione delle èlite culturali cinesi, mantiene alcuni tratti culturali caratteristici, ma è decisamente occidentale nei fini che si pone.

        • Al contrario, la guerra del Medioevo centrale era molto meno violenta, si faceva di scaramucce ed evitando grandi scontri campali. E però la violenza era endemica nella società: le guerre si facevano praticamente ogni anno, come cantava Bertrand de Born, e movimenti come quello della Pace di Dio avevano bisogno delle armi per imporre la pace tra signori locali.
          Credo che sia più articolato il rapporto tra una società e la violenza: un modo di fare la guerra cruentissimo potrebbe magari convivere con una condotta estremamente pacifica nei periodi di pace.
          Non conosco bene la Grecia antica, però. La Tregua di Dio aveva diviso la settimana in due metà, una in cui combattere (segno che la violenza era ritenuta un’attività normale e abituale) e una in cui invece combattere era vietato. Non mi pare che i Greci avessero sentito il bisogno di istituti del genere (lasciando perdere tregue olimpiche e simili, che avevano una ragion d’essere diversa).
          Però si potrebbe anche immaginare una maggiore sensibilità dei medievali sul tema, se si tiene conto che le stesse tregue di Dio portavano a regolamentazioni dell’attività bellica che addirittura per la prima volta vietavano (anche se – ahimé – invano) l’offesa agli inermi (“civili”, diremmo oggi).

        • Moi scrive:

          Mencio teorizzò un paio di millenni prima di Robespierre che se un sovrano è idiota il popolo ha il dovere (!) di abbatterlo fisicamente, e lo teorizzò da conservatore … mica da rivoluzionario !

      • PinoMamet scrive:

        ” Pregasi di leggere “L’arte occidentale della guerra” di Hanson, la tesi di fondo, a mio avviso, è sbagliata (ovvero: è esistita dal VIII secolo a.c. un modo “europeo ed occidentale” di fare la guerra, basato sul corpo a corpo cruento), ma la descrizione della guerra oplitica è insuperabile, un vero capolavoro storiografico.”

        Sono d’accordo con entrambe le affermazioni, però non so se davvero i Greci fossero più violenti di altri popoli antichi… boh, mi fido di te.

        Non solo Omero, ma anche la lirica corale, grondano sangue da tutte le parti, in effetti.

        è anche curioso come alcune cose “oscene” per noi non lo fossero affatto per i nostri “bisnonni culturali” (non solo riferito al sangue).

        • valerio scrive:

          Effettivamente c’è del soggettivo nell’indicare in una cultura una maggiore o minore propensione alla violenza.

          Però i greci erano un popolo molto bellicoso (ma questo vale per gran parte delle civiltà del passato), che risolvevano le loro continue guerre non con scaramucce, assedi o forme rituali di violenza volte a ridurre il numero dei morti (come ad esempio i cannibali della nuova guinea), ma tramite battaglie campali, in parte ritualizzate.

          Questo tipo di combattimento, la guerra oplitica (citata ,a sproposito, da Buttafuoco) era una sorta di sacrifico collettivo (e politico-cittadino) agli dei, un rito di una violenza estrema e inpareggiabile, al cui confronto le trincee della prima guerra mondiale impallidiscono.

          Richiedeva un tipo di coraggio-follia-organizzazione sociale molto diversa da quella delle guerre “primitive”, o anche di quelle “civilizzate” dei persiani e dei medio-orientali (tese invece a minimizzare i rischi e capitalizzare i punti di forza, insomma strategiche e basate sull’inganno, invece che tattiche e basate sulla violenza bruta), e si risolveva in un breve incontro di lance che trapanavano corpi, terrore, disperazione, pianto, morte.

          I celti e i “barbari” (eccetto gli italici) erano molto meno diretti nelle forme di guerra, non risolvevano le loro continue dispute con scontri così cruenti e distruttivi.

          Stranamente la guerra oplitica, che nega l’eroismo, l’individualismo del guerriero barbarico, e rende tutti ugualmente carna da cannone, è una delle cause della nascita della democrazia. Tutti gli opliti diventarono eguali (oligarchia) e quando questo epos venne trasferito ad altri contesti (come la guerra navale) fu la democrazia (maschile-militare).

          Comunque facciamo fatica a pensare a Platone o a Socrate come a dei reduci, che avevano trucidato nemici in azioni all’ultimo sangue (Socrate era anzi un “eroe” di guerra, nella versione oplitica che non prevede “l’eroismo dell’atto”, ma solo quello “della volontà”), magari tormentati da incubi per la crudezza delle guerre in cui avevano combattuto.

          Anzi se pensiamo ai greci li immaginiamo intenti a scrivere poemi, studiare filosofia, costruire templi, scolpire staute, andare a teatro e magari indulgere in passioni amorose omosessuali, al massimo li possiamo ricordare come atleti ed inventori delle olimpiadi.
          Difficilmente (tolta Sparta, che però, va detto, era la più pacifista tra le potenze delle Grecia classica), li ricordiamo come un popolo assetato di sangue, e dedito alla guerra fratricida con tutti i vicini alla minima provocazione.
          Eppure erano anche questo, molto di più dei “barbari”, in genere impegantissimi a saccheggiare, stuprare e uccidere, ma poco propensi a combattere vere e proprie guerre, ed anche in quel caso piuttosto resti ad impegnar battaglia. Ed una volta costretti alla battaglia ben poco disposti a sacrificare la propria vita per la patria o a considerare la morte come un onore (i vichinghi che urlano Odino con una spada in mano appartengono alla storiografia romantica).

          Se vogliamo l’eccezionalità greca risiede anche nel fatto che ogni cittadino, borghese, interiorizzasse un epos vagamente da samurai.

          Poi le atrocità in guerra, sopratutto contro i civili indifesi, le commettevano tutti, dagli Ateniesi ai Mongoli. La vera differenza tra i greci e gli altri era che i greci non si negavano ad un metodo di combattimento, lo scontro frontale e prolungato di fanterie pesanti, atroce proprio per i guerrieri che lo sostenevano.

        • PinoMamet scrive:

          Con tutte le cautele che impongono i paragoni, certe tue descrizioni della società greca classica (che condivido) mi fanno pensare alla Prima Guerra mondiale, che citi en passant.

          Tra i ricordi di famiglia (medaglie, lettere dal fronte ecc.) mi pare ci sia diversa iconografia che rimanda proprio alla grecità “oplitica”, più ancora che a Roma;
          (e simbologie simili mi pare fossero diffuse anche in Inghilterra, forse da ben prima)
          come un gigantesco tentativo di far introiettare, ingoiare magari obtorto collo, tutto in una volta, questo epos militare “un po’ da samurai” a tutta la popolazione.
          La medaglia “coniata nel bronzo nemico”, per dirne una, è ripresa da una tradizione che deriva perlomeno dall’epoca ellenistica; come è chiaramente un oplita la figura che commemora i morti per la Patria in un monumento del mio capoluogo.

          Il risultato sono stati i fascisti e le marce su Fiume, certo, ma anche gli Arditi del popolo e i fronti contrapposti della guerra di Spagna.

          Poi per noi europei la Seconda Guerra è stata, per usare un eufemismo, un gigantesco casino, nel quale l’unica definizione che può fare contenti (si fa per dire) tutti è quella di “vittime”.

          Ma per gli americani è stata invece “la” guerra per eccellenza, e quindi penso che per loro sia quello l’elemento in cui più possono (vogliono) rispecchiarsi nell’epos classico.

      • Credo piuttosto che abbia fatto notare che nel commento c’era una deformazion “occidentalista” inconscia. Si diceva che quei senegalesi si sarebbero dovuti invidiare se… avessero letto un autore occidentale che può insegnare loro cose di cui la loro cultura non dispone.
        Come al solito, osserva, l’Occidente sale in cattedra e dispensa consigli di lettura anche al resto del mondo.

    • Peucezio scrive:

      Io trovo che uno degli aspetti della miseria morale ed esistenziale dell’Occidente in generale e della cultura progressista (che ne è il distillato più puro) in particolare, sia l’aver escluso l’orizzonte spirituale.
      Se i Senegalesi avessero avuto “La guerra di guerriglia” sarebbero stati dei poveretti come quelli di calcio, Berlusconi e telefilm che dice Miguel, anzi, sarebbero stati ancora più squallidi di questi ultimi, perché, diversamente da essi, si sarebbero pure creduti capaci di cambiare le cose, di trascendere la banalità, con un risultato ancor più grottesco e caricaturale.

  6. lamb-O scrive:

    Ah ok, è tutta una questione di avere il libro giusto in treno. Credevo fosse più difficile.

  7. rosalux scrive:

    E’ interessante come tu (e Preve) ricomponete ogni pezzo del puzzle a vostro arbitrio. E il nodo ideologico che vi unisce è quella strana stravaganza che vuole – più che annullare o rielaborare i termini obsoleti di “destra” e “sinistra”, unire i due estremi, il che non è cosa nuova ma è anzi un ritorno alla culla. La crasi “nazismo” occulta una certa parolina, e Mussolini fu direttore dell’Avanti, e di certo non veniva dalla destra liberale (neanche Lavitola, se è per questo, e fa parte di una genia che di certo odiate molto meno dei Napolitano). E così, sia tu che lui vi affannate a specificare che ogni razzista che spara è a turno un disperato, un poveraccio del flusso della società liquida, un camerata che sbaglia, un idealista invidioso. C’è sempre una spiegazione diversa da “razzista di merda”, problematica che – posso capire – creerebbe qualche disagio al disegno. Il razzismo – d’altronde – non esiste secondo voi e solo ora capisco perchè. Il progetto prevede di riunire gli estremi della corda – la sinistra e la destra antisistema – cancellandone le differenze, e così a Preve tocca sfoderare tutto il suo filosofico disprezzo per i “diritti civili”. Le donne? I gay? Che c’entra la loro sofferenza con La Sofferenza, che è quella del povero, dell’oppresso dell’ometto omologato e a-responsabile, bestia da soma mosso da mani aliene? I diritti civili? Orrori borghesi, decorazioni di suferficie nate per meglio nascondere la fetida puzza dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E il servizio sanitario nazionale no, neppure l’obbligo scolastico che – pure – sono “invenzioni” liberali che dovrebbero apparirvi altrettanto ipocrite e disgustose, altrettanto di facciata – se la società liberale è “il male”. O no? E tu, dal canto tuo, ogni volta che una merda razzista tira fuori la pistola e uccide un negro accorri a fare lavoro di lavanderia. Non pensi che tutta questa opera di lavaggio-panni-sporchi sia un tantino strumentale? Sei davvero sicuro che ad ipnosi occorra contrapporre un’altra ipnosi?

    • Francesco scrive:

      Guerra civile tra bandiere rosse e donnine arancioni?

      Mi siedo con Coca Cola e Pop corn, c’è il 3D senza bisogno di occhialini!

      😀

      • Claudio Martini scrive:

        “donnina arancione” non e’ affatto educato, Francesco.

        • Moi scrive:

          Contro Silviaccio c’era il Popolo Viola (NON in senso calcistico di Fiorentina) poi ‘ste Donne Arancioni … ma i significati simbolico-cromatici quali sono ???

        • PinoMamet scrive:

          Che è l’arancione? Non ricordo… su due piedi mi vengono in mente certi monaci buddhisti o certi guru indiani, ma non mi sembra il caso di Rosa…

          mi sa che ormai ci sono troppi colori, io ero rimasto ai comunisti rossi, i fascisti neri, e i democristiani col bianco fiore simbol d’amore…

        • Moi scrive:

          @ PINO

          http://www.youtube.com/watch?v=RLUs4ugLu7I

          Direi che ha, va be’: aveva … un “sàund” abbastanza “fascistofono” .

        • Francesco scrive:

          effetto di Pisapia sindaco, temo, e dell’insultante tiritera (pure reiterata) del “se non ora quando”.

          chè l’ultima grande donna italiana in politica fu la Iotti, e nel mio Pantheon sta Maggie Thatcher.

          non sono così maschilista 🙂

  8. Athanasius scrive:

    “A Ponte Sisto, a Roma, nell’oltrepassamento del fiume Tevere (a suo tempo riconosciuto quale divinità fondante dell’Urbe), si può assistere ad una scena che spiega meglio di Oswald Spengler la morfologia dell’epoca che attualmente si squaglia (si squaglia peggio delle acque reflue dell’isola Tiberina).

    Lungo il pittoresco percorso del ponte perdono il loro tempo dei punk-a-bestia. Sono dei giovanottoni che un giorno devono pur essere stati alti, biondi e baffuti (verosimilmente di origine vichinga), ma adesso se ne restano stravaccati con addosso le loro bestie di gran lunga più dignitose, indifferenti alla questua cui s’ingegnano stancamente i loro padroni.

    Questi fanno quello che qualifica i cosiddetti ‘giovani ribelli’: chiedono soldi, non avendo punto intenzione di lavorare.

    Ebbene, un poco più avanti, quasi a preservare con la distanza la fetida presenza dei biondoni, impettiti ed eleganti, dritti come fusi, ad attendere al commercio delle loro mercanzie sullo stesso ponte, ci stanno dei senegalesi, veri e propri opliti della migliore età dorica.

    Magari potremmo proporre un happy end capovolto, ma siamo certi che saranno gli africani ad ereditare l’aristocrazia dello spirito, e per giunta con il gran colpo di fortuna dell’Africa e di tutto il mondo estraneo alla civilizzazione: non aver l’obbligo di essere Occidente.”

    Pietrangelo Buttafuoco, “Cabaret Voltaire. L’Islam, il sacro, l’Occidente”

  9. Rock & Troll scrive:

    Mi chiedevo giusto come si sarebbe fatta passare quella di Firenze come una strage anti-islamica e indotta dalla società dello spettacolo.
    Vedo che qui viene messo un primo tassello.
    Ora aspetto i prossimi post, in cui sarà inoppugnabilmente dimostrato che Casseri era pure filo-israeliano!

    PS. Purtroppo non riesco a decifrare quello che si dicono i senegalesi sui treni, ma non mi stupirei se discutessero tanto quanto se non peggio dei pendolari nostrani di calcio e donne, tra un insulto e l’altro contro qualche gruppo di “diversi”. Altroché meditazione araba.

    • PinoMamet scrive:

      Prova a parlare con loro in italiano, di solito lo capiscono bene 😉

      In treno, anni fa, gli stessi senegalesi che mi hanno chiesto per quale squadra tifassi e mi hanno parlato di calcio (italiano) nonostante fosse abbastanza chiaro che non me ne poteva fregare di meno, mi hanno poi illustrato anche i miracoli del Serigne Touba, che preso prigioniero dai francesi e portato in nave avrebbe steso il tappeto da preghiera in mare e pregato sulle onde per lo stupore dei carcerieri, avrebbe messo la testa nella bocca di un leone che doveva mangiarlo, ammansendolo, e altri ancora che non ricordo.

      Il libriccino giallognolo e straccio dell’amico mio (che ha un nome che in italiano piacerebbe molto a Moi 😉 ) mi pare sia invece di un mistico arabo vero e proprio.

    • Ritvan scrive:

      —Mi chiedevo giusto come si sarebbe fatta passare quella di Firenze come una strage anti-islamica e indotta dalla società dello spettacolo. Vedo che qui viene messo un primo tassello. Rock & Troll—
      Ti riferisci forse alla frase conclusiva di Miguel “Gianluca Casseri ha ucciso per invidia”, collegata alla descrizione migueliana dei senegalesi che sul treno leggono roba “della via degli uomini di Allah”? Senso dell’ironia e del paradosso zero, eh!

      —Ora aspetto i prossimi post, in cui sarà inoppugnabilmente dimostrato che Casseri era pure filo-israeliano!—
      Non credo avrai questo piacere:-), visto che il suddetto oltre ai negri odiava anche gli ebrei.

      —Purtroppo non riesco a decifrare quello che si dicono i senegalesi sui treni, ma non mi stupirei se discutessero tanto quanto se non peggio dei pendolari nostrani di calcio e donne, tra un insulto e l’altro contro qualche gruppo di “diversi”. Altroché meditazione araba.—
      Qui sono d’accordo con te. Molto probabilmente sono uguali ai pendolari italici in tutto questo…tranne per il fatto che hanno la pelle nera. Ed è solo questo che ha fatto la differenza per Casseri. Ma tu sai che a Miguel piace scrivere paradossi ironici….

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux,

    A me sembra di conoscere l’italiano, nonostante le mie origine foreste.

    E mi sembra di capire tutte le singole parole che usi, ma non ho capito assolutamente il senso.

    Dunque, io ho scritto un post in cui descrivo un gruppo di senegalesi su un treno, che leggono un testo poetico-religioso scritto in arabo classico.

    Tu dici che facendo così, sono stato

    1) antisemita

    2) ho provato a unire destra e sinistra

    3) ho parlato male di donne e di gay, oppure ne ho parlato bene, non ho capito

    4) ho detto nazismo per non dire una Certa Parolina (quale? Nazionalsocialismo? Fascismo?)

    5) ho parlato male del servizio sanitario nazionale

    Scusami, ma proprio non ci arrivo.

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Rock & Troll

    “Mi chiedevo giusto come si sarebbe fatta passare quella di Firenze come una strage anti-islamica e indotta dalla società dello spettacolo.
    Vedo che qui viene messo un primo tassello.
    Ora aspetto i prossimi post, in cui sarà inoppugnabilmente dimostrato che Casseri era pure filo-israeliano!”

    No.

    Certo che la strage di Firenze è una strage antislamica, antinera, antistranieri.

    Non sono d’accordo invece con i tanti analisti che scrivono che la strage sia opera del fallacismo dilagante, dei media, eccetera, semplicemente perché l’assassino è poco mediatico. A differenza, ad esempio, di quelli che hanno dato fuoco al campo Rom a Torino.

    Non so cosa pensasse di Israele, ma non ho alcun motivo per credere che fosse filo-israeliano.

    Ideologicamente, è molto diverso da Breivik, che si avvicina parecchio di più alla descrizione che dici.

    • serse scrive:

      Che la strage (?) possa essere definita “antineri e antistranieri” lo comprendo.
      Non capisco invece come si possa essere convinti che all’assassino interessasse se le vittime fossero islamiche, cristiane o di una religione animistica qualsiasi.

      • Ritvan scrive:

        —-Che la strage (?) possa essere definita “antineri e antistranieri” lo comprendo. Non capisco invece come si possa essere convinti che all’assassino interessasse se le vittime fossero islamiche, cristiane o di una religione animistica qualsiasi. serse—
        Convinti magari no, ma come diceva il buon Andreotti “a pensar male…”:-).
        Siccome il Breivik De Noantri non era precisamente un analfabeta probabilmente sapeva – fonte Wikipedia -che più del 90% dei senegalesi sono musulmani, così che, confidando nella Scienza Statistica – che anch’essa non gli sarà stata totalmente ignota-, avrà concluso che ci fossero buone probabilità di prendere addirittura tre piccioni con una fava, ovvero ammazzare con certezza matematica dei negri e “invasori” e con ottime probabilità anche dei musulmani.
        Dici che il ragionamento non fila?:-)

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Athanasius

    ““A Ponte Sisto, a Roma, nell’oltrepassamento del fiume Tevere…”

    Conoscevo la citazione, e spero vivamente che tutti gli estremisti di destra la leggano e la meditino: con queste semplici parole, Buttafuoco ha fatto molto di più per insegnare il rispetto ed evitare il razzismo di tante fiaccolate buoniste.

    Detto questo, ritengo che Buttafuoco proietti le proprie idee sui senegalesi quanto lo facciano quelli che sognano gli immigrati tutti “proletari rivoluzionari”.

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per lamb-O

    “Ah ok, è tutta una questione di avere il libro giusto in treno. Credevo fosse più difficile.”

    🙂

    A parte gli scherzi, semmai c’è da trarre una morale, forse è che non esiste alcuna “tradizione”, alcuna “identità”, alcuna “patria”, alcun “valore” o altra cosa viva da difendere in Occidente.

    Perché Casseri non è solo un fallaciano, che esalta il liberalcapitalismo minacciato dalle orde oscure dei fanatici; da ciò che ho letto dei suoi scritti, è uno che vorrebbe che l’Occidente avesse una “tradizione”, una “identità” e tutto il resto.

    • PinoMamet scrive:

      Il problema è che l’Occidente delle tradizioni ce le avrebbe, e alcune sono anche belle
      (basta aprire un manuale di storia dell’arte o andare in biblioteca, per dire)

      ma i Casseri di solito le sostituiscono con farneticazioni su “Dracula guerriero di Wotan” (?? non so cosa voglia dire, ma è un titolo suo), la “razza bianca” minacciata da terribili invasori, o mitizzando la società feudale o “questa è Spartaa” o “non potranno toglierci la nostra libertàà” e altre cazzate a scelta.

      La moneta culturale cattiva scaccia quella buona.

    • lamb-O scrive:

      Comunque, ce l’avevo più che altro con la timida.
      Abbaio nella misura in cui non mordo, non avertene a male.

    • Francesco scrive:

      “… non esiste … alcuna cosa viva da difendere in Occidente”

      caro Mig, non ti pare di aver scritto una stupidaggine che nasce non dai fatti ma dal tuo desiderio di essere un africano islamico o al massimo un contadino tolmeco e non un pluri-occidentale?

      non riesco a dire una cosa del genere neppure di Repubblica e dell’osceno mondo che vi gira intorno

      ciao

  14. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Rosalux

    Comunque, io non avrei problemi a dire “razzista di merda”, e anche “bastardo” e anche “porco” e pure “impiccatelo”. E se vuoi posso anche scrivere una sfilza di cose su sua madre.

    Basta spegnere il cervello e accendere l’urlatore automatico, e si possono fare un sacco di cose rumorose e divertenti.

  15. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “La moneta culturale cattiva scaccia quella buona.”

    Sì, ma la faccenda è un po’ più complessa. Quello che gli ambienti “identitari” sostengono è che l’Occidente non solo abbia le poesie di Goethe (o se preferisci Dracula), ma che ci sarebbe qualcosa di vivo tra gli occidentali stessi, una sorta di “identità” condivisa, un qualcosa che scorre nel “popolo” o roba del genere, distinta dalla cultura bibliotecaria per specialisti dell’intelletto.

    E questo semplicemente non c’è; o meglio, c’è la trasversale supponenza di essere i migliori (o perché spariamo meglio, o perché siamo più equosolidali e buoni di chiunque altro, poco importa) che accomuna la grande maggioranza degli occidentali, ma è un po’ poco…

    • lamb-O scrive:

      Beh, ma questo vuol dire solo che l’Occidente, come categoria o luogo dello spirito, non c’è.
      Se poi stiamo all’Italia, essa si riconosce in un Occidente essenzialmente per autocommiserazione. Che, per quel che vale, non mi appartiene affatto.

    • rené capovin scrive:

      Gli ambienti identitari probabilmente pensano qualcosa del genere dell’Occidente. Tu pensi che questo sostrato non libresco esista altrove? Dal modo in cui parli dei fantasmi di Buttafuoco, si direbbe di no. Dal modo in cui descrivi i senegalesi che leggono in treno e dalla conclusione del post (Casseri ha ucciso per “invidia”), si direbbe il contrario – e cioè che quell’invidia sia dal tuo punto di vista comprensibile e motivata, perché “loro” avrebbero davvero qualcosa che negli “occidentali” è morto.

  16. rosalux scrive:

    Eccesso di sintesi, lo ammetto, e poi forse ho capito male io. Mi sembrava sostenessi che chi ha sparato ai senegalesi non l’abbia fatto per razzismo ma per “invidia”, no? E qualche post fa che la donna inglese che inveiva sul tram contro gli immigrati fosse una innocente speculare alle sue vittime, vittima essa stessa della miseria, e come lei i leghisti, questi innocenti che per anni e anni non hanno fatto altro da ogni loro megafono che nutrire l’odio contro gli immigrati. Hai scritto – mi pare – più di un post sui i “fascisti” che non esistono se non in forma di estrosi ed innocui, oltre che innocenti, ragazzotti appassionati di Rune, e Preve dal canto suo negli articoli che hai postato pone una grande enfasi al sottolineare quanto il fascismo non esista più e l’antifascismo sia uno strumento identitario – assieme ai vituperati “diritti civili” – di una sinistra asservita al potere. Ecco, mi pare che questo negare l’odio razzista e antiomosessuale della destra – invece così presente e visibile – questo attribuirlo ad ubbie identitarie della sinistra serva del potere e priva di altre istanze, sia funzionale al progetto politico che Preve ripete in ogni suo post: il superamento del concetto di destra e sinistra in funzione anticapitalista. Il che non è una novità perchè lo strumento populista dell’odio per il capitalista mondializzatore era nell’arsenale di destre assai lontane e assai poco liberali. Il riferimento al “socialismo degli imbecilli” deve essere un passaggio di sintesi che ti sei fatto tu, io per una volta non ne avevo fatto cenno. E’ tutto più chiaro ora?

    • Peucezio scrive:

      Aspetto con ansia il giorno in cui qualcuno mi spiegherà cosa c’entra storicamente il fascismo col problema dell’immigrazione.

      • Ritvan scrive:

        —Aspetto con ansia il giorno in cui qualcuno mi spiegherà cosa c’entra storicamente il fascismo col problema dell’immigrazione. Peucezio—
        Col problema dell’immigrazione magari no, sai, quando c’era Lui non solo i treni arrivavano sempre in orario:-) ma i vecchietti italici erano tutti arzilli e pimpanti fino alla fine e non neccessitavano di badanti, mentre tutti i muri venivano tirati su dalla Gloriosa Corporazione Dei Muratori Di Pura Razza Italica e non c’era bisogno di muratori rumeni, albanesi&co.
        Però, coi negracci:-) qualche “problemino” il tuo “fascismo storico” lo ebbe, ma a “casa loro”, sai, quando cantava loro “noi vi daremo un’altra legge e un altro Re”…o dici che anche il buon generale Graziani li irrorava di gas tossici solo perché era un pazzo?:-)

  17. Forse ho letto gli articoli sbagliati, ma… dove stanno le rivendicazioni di Casseri? C’è qualche manifesto o lettera d’addio o altro?

    Perchè facendo un giro tra i commenti dei lettori in siti, forum e blog francofoni, anche appartenenti a testate giornalistiche ufficiali, quello che si fa notare è questo: perchè il fiorentino Casseri è “il fascista”, mentre lo stragista di Liegi Nordine Amrani è solo un invasato?

    Se manca il manifesto, inutile parlare di ideologie. Anche perchè così facendo si potrebbe dire che Amrani è un terrorista islamico. Infatti per i fatti di Liegi circolano ricostruzioni differenti rispetto a quella ufficiale, in cui si parla di più stragisti, di grida invocanti il dio maomettano e così via e solo alcune sono frutto di questi commenti citati (non sto a ricercare le notizie, ma relativamente alla presenza di più attentatori qualcosa ricordo di averlo visto anch’io tra gli aggiornamenti delle agenzie).

    Tutto questo per dire che finchè non c’è la pistola fumante ideologica, si rimane nell’ambito delle chiacchiere e delle simpatie-antipatie.

    Miguel, nell’altro tuo intervento dicevi che potrebbe esserci un legame tra idee e atto? Perché? Perché le idee di Casseri erano quelle che erano (come erano?) o perché, avendo lui scritto dei testi, un legame è più facilmente rintracciabile? E chi non scrive alcunché non ha “idee”? Amrani, sempre per rimanere al confronto Firenze-Liegi, non aveva idee? Ecc.

    Sempre nell’altro tuo intervento una lettrice fa un confronto con Stefano Anelli: confronto curioso, ma che forse è meno campato per aria. Non ho voglia di sviscerarlo, ma Casseri e Anelli, diversi per molti aspetti, ma simili per altri. Nati in un mondo di confronti ideologici e idee forti e ritrovatisi quasi vecchi e soli in un mondo di rovine.

    Tu scrivi che Casseri ha ucciso per invidia, il che quasi potrebbe persino confermare quanto sopra, ma rimaniamo sempre al buio.

    Non c’è la famosa pistola fumante, al momento.

  18. Moi scrive:

    @ LIF

    Se (!) stai cercando qualcuno con cui prendertela per aver approfittato della ghiotta occasione di dare addosso al proprio Nemico Preferito … te lo trovo io:

    http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o2530

  19. Claudio Martini scrive:

    1) Casseri fa strage di neri. Fallaciano o bengasiano?
    http://www.youtube.com/watch?v=-q_wO1jU-rQ&feature=youtu.be

    2) sto cominciando a pensare che gli spot natalizi stimolino il raptus omicida
    http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Massacro-Liegi-donna-trovata-morta-nella-casa-del-killer-Cinque-le-vittime-accertate_312746435834.html

    3) c\’e Ritvan nei paraggi? Se lo vedete ditegli che sono disposto a dare armi anche ai senegalesi, oltreché a rom e albanesi. L\’importante e\’ che non le abbiano gli italiani.

    4) oggi ho sentito dire che questa sarebbe la prima strage di neri in Italia. Complimenti per la rimozione dei fatti di Rosarno e di quelli campani dell\’anno precedente (4 morti ammazzati in provincia di Caserta)

    5) tranquilizzami, Miguel. Tu hai riconosciuto il testo sui libricini dei pendolari per poi recuperarlo successivamente, vero? Con tutta la stima, mi rifiuto di credere che tu sul treno sia riuscito a leggere e tradurre l\’intero testo per poi ricordarlo a memoria.

    • Ritvan scrive:

      —-c’e Ritvan nei paraggi? Se lo vedete ditegli che sono disposto a dare armi anche ai senegalesi, oltreché a rom e albanesi. L’importante e’ che non le abbiano gli italiani. Claudio Martini—

      Per fortuna Ritvan c’è!:-). E da buon albanese osservante del Kanun:-) si rifiuta di accettare le tue armi nel caso vengano negate agli italiani, poiché il Kanun ci vieta di sparare su persone inermi..o che mi vuoi negare il piacere:-) di sparare su voialtri italiani??!!:-)…aaah, ma forse ho capito, tu forse vorresti che a fare il “lavoro sporco”, ossia sparare su rom, senegalesi e altri tipacci:-) del genere debitamente armati e che infestano il Sacro Suolo Italico fossimo noialtri albanesi??:-) Sci vergogni, cribbio!:-)
      P.S. Non te la prendere col mio “tono”, eh, ricordati delle tue care chiese serbe:-)

  20. PinoMamet scrive:

    Copio e incollo dalla pagina del noto social network 😉 di un amico senegalese, tanto per avere un’idea di cosa leggono quando non si occupano (più che legittimamente) di calcio:

    “…Bismi Allāhi Ar-Raĥmāni Ar-Raĥīm
    Au nom d´Allah, le Tout Miséricordieux, le Très Miséricordieux.

    Al-Ĥamdu Lillāhi Rabbi Al-`Ālamīn
    Louange à Allah, Seigneur de l´univers.

    Ar-Raĥmāni Ar-Raĥīm
    Le Tout Miséricordieux, le Très Miséricordieux,

    Māliki Yawmi Ad-Dīn
    Maître du Jour de la rétribution.

    ‘Īyāka Na`budu Wa ‘Īyāka Nasta`īn
    C´est Toi [Seul] que nous adorons, et c´est Toi [Seul] dont nous implorons secours.

    Ihdinā Aş-Şirāţa Al-Mustaqīm
    Guide-nous dans le droit chemin,

    Şirāţa Al-Ladhīna ‘An`amta `Alayhim Ghayri Al-Maghđūbi `Alayhim Wa Lā Ađ-Đāllīn
    le chemin de ceux que Tu as comblés de faveurs, non pas de ceux qui ont encouru Ta colère, ni des égarés”

    C’è anche un’immagine della stessa cosa (non so come chiamarla, orazione? omelia?) in caratteri arabi, una bella callgrafia, ma è un jpg e non so riprodurla qua e poi non voglio rovinare la privacy di nessuno.
    Comunque, per avere un’idea penso che basti 🙂

  21. mirkhond scrive:

    Per Peucezio

    ma chi sono Pepero e Georgie?

    Ti rispondo qui per comodità.
    Si tratta di due cartoni animati giapponesi degli anni 70-80 (Pepero è del 1975, Georgie del 1983), comparsi in Italia sulle reti mediaset, quando non erano ancora merdaset, negli anni 1981-1984.
    Il primo, poco noto, perchè non è più stato trasmesso in Italia mi sembra dal 1990 (per via di contenziosi con la casa di produzione, così almeno mi fu riferito da una ragazza appassionata anche lei di questo anime); il primo dicevo, Pepero, è una storia che si svolge nel Perù postcoloniale, intorno alla metà dell’800. Un Perù surreale, con poco o nulla di spagnolo e cattolico (non si vedono croci o quasi, ne tantomeno chiese), e con molti retaggi incaici, come potevano essere visti gli Inca alla luce della sensibilità giapponese e terzomondista di quegli anni.
    Pepero è un bambino peruviano della regione di Tacna, che vive in un villaggio di contadini, devastato da una carestia che distrugge le coltivazioni, costringendo suo padre Carlos a partire, quando lui aveva 3 anni, alla ricerca del mitico Eldorado, una sorta di Shambhala/Eden sudamericano, nato dal mix di miti indii, fantasie e proiezioni dei conquistadores spagnoli e non (anche Inglesi e Americani cercarono l’Eldorado, ricordo un film con Gregory Peck a proposito), e una base reale costituita dallo stesso Impero Inca.
    Pepero, guidato da un condor dorato, animale totem della sua regione, e insieme ad altri ragazzini e un anziano saggio, compie un lungo viaggio per il Perù più impervio, alla ricerca di qualcosa che nessuno ha mai visto o da cui è tornato vivo, finchè con la sua ostinazione di bambino/non bambino, tipica degli anime nipponici, con la loro mentalità “unna” su bambini già grandi e capaci di imprese che sgomenterebbero molti di noi, alla fine, ritrova il padre e il mitico regno.
    Eldorado che è un bizzarro mix di elementi andini, bizantini, ottomani, caucasici, georgiani e armeni e il suo imperatore che dice di rifarsi agli Inca,che in realtà ha l’aspetto di un Comneno o di un Paleologo, e la sua saggezza e bontà ricordano il Prete Gianni!
    Il sovrano mostrerà al bambino il tesoro di Eldorado, tesoro che ha dannato anime e vite di decine di esploratori franchi. Tesoro costituito da….un giardino coltivato con pannocchie di mais giganti!
    Pepero e Carlos, insieme agli altri amici, ottenuta la loro quota di tesoro, tornano al villaggio facendolo rifiorire grazie a queste pannocchie…

    • mirkhond scrive:

      Dimenticavo: sul tubo si trova (o si trovava) la prima puntata di Pepero in…Arabo!
      Due anni fa c’era l’intera serie sempre in Arabo, non so se Egiziano o Libanese.
      Riuscivo a capirci si e no due o tre parole come Jazirah (isola), Said (signore, riferito anche al “Prete Gianni” dell’Eldorado, shuqra (che mi sembra voglia dire grazie), ecc.

  22. mirkhond scrive:

    Quanto a Georgie invece, è un’anime più famoso, in quanto di ambientazione frangistana e meno “esotica”, seppure nella sperduta colonia australiana.
    Georgie è una contessa, figlia di un nobile, accusato ingiustamente di attentare alla vita della regina Vittoria, e perciò inviato al confino in Australia con moglie e figlia. Morta la moglie, contessa Sofia, mentre fuggiva dal lager, lascia sua figlia in affido ad una famiglia di contadini, rivelando al capofamiglia e consorte la vera identità della piccola.
    Siamo negli ultimi anni delle colonie penali australiane (1840-1856), e la vita della giovane (e ignara) nobildonna si svolge tra campi, koala e canguri, assieme ai due fratelli adottivi. E tuttavia la sua bellezza e il suo istinto libertino, creano scompiglio nella famiglia adottiva, da parte della matrigna che non l’ha mai accettata in quanto la vede (a ragione) come un pericolo per la concordia tra i suoi figli, entrambi innamorati di lei.
    Da qui una serie di rocambolesche avventure che porteranno la ragazzina fino in Inghilterra, all’amara riscoperta della sua vera identità e alla riabilitazione del padre, aiutandolo a scoprire un complotto ordito anni prima dal perfido duca Dangering per assassinare la regina, e prenderne il posto, cominciando con l’infangare e allontanare i baroni più fedeli come il conte Fritz Gerald (forse storpiatura nipponica di Fitzgerald), padre di Georgie. Il tutto tra passioni torbide e sanguinose ruotanti intorno a questa ragazza.
    ciao

    • Moi scrive:

      Particolare importante: la madre adottiva rafforza presto i suoi sentimenti di odio perché la ritiene responsabile della morte del marito nel salvarle la vita […]

    • Roberto scrive:

      Secondo me la serie più bella era “conan”

    • Karakitap scrive:

      Pepero lo ricordo poco, ma ricordo un altro cartone animato (il titolo purtroppo non lo ricordo, ma per quel che mi sovviene del tratto doveva essere occidentale, venova trasmesso sula RAI, in un contenitore che mi pare si chiamasse Big, imitazione alquanto scadente del “fininvestiano” Bim Bum Bam) in cui si parlava del Perù e dei conquistadores spagnoli che cercavano un mitico “disco del sole” o qualcosa del genere, ed in questa spedizione c’era un ragazzo spagnolo, ma collegato in qualche modo alle tradizioni inca (o meglio, degli inca di quella serie) doveva adempiere a chissà quale profezia (almeno questo ricordo).
      Quanto a Georgie, che dire, era una serie decisamente “adulta”, fatta passare per una per bambini grazie alle forbici censorie (ed il manga di riferimento era ancora più spinto, dato che mostrava la protagonista che aveva avuto un bambino da uno dei due fratelli, poi fucilato, ed ora viveva con l’altro fratello).

      Condivido il giudizio su Mediaset, oramai è pressoché inguardabile, sopratutto nella fascia oraria riservata agli adolescenti, propone roba al cui confronto anche l’ultimo anime nipponico con protagonista ragazzina magica salva-mondo è un modello educativo di primordine.

      Io lo ammetto, provo una certa nostalgia per la Fininvest di quegli anni, mi piaceva vedere gli anime (sia pure censurati e con un assurdo cambiamento di nomi dei personaggi), come le varie serie di importazione americane ambientate in una sorta di middle- upper class (potrei citare Arnold o I Robinson, seppure decisamente buoniste per i miei gusti, oppure i Jefferson, che narrava le vicende di una famiglia afro-americana il cui capofamiglia, George, odiava molto i bianchi, fino a contestare i suoi vicini perché erano una coppia mista, un modo come un altro per dire che il razzismo non è unidirezionale) oppure quelle ambientate nella fascia povera ma non per questo abietta (mi riferisco a Sanford & Son con il protagonista colto da infarto un paio di volte a puntata, o a Good Times, per me era interessante, mi pare fosse ambientata in un ghetto nero di una grande città, il capofamiglia era quasi sempre disoccupato e viveva di sussidi, la madre era tutta casa e chiesa, dei tre figli, il maggiore era un perdigiorno con manie di artista, la figlia cercava per quel che poteva il ristretto bilancio familiare di seguire le mode, il minore era una sorta di Black Panther in erba).

      Concordo con te, a volte parlare di questi argomenti allevia un po’ la pena di affrontare l’immane tristitia temporum che ci tocca vivere.

      Salutoni, Karakitap

      • Francesco scrive:

        allora la serie con Micheal J Fox giovanissmo yuppie reaganiano figlio di genitori liberal?

        quella sì era politica fatta bene!

        • Karakitap scrive:

          Sì, la ricordo e mi piaceva abbastanza, impostava molto bene il conflitto senza tempo vecchie/nuove generazioni con quello politico di quegli anni (e poi Fox mi era simpatico, come anche nella saga di Ritorno al futuro).

          Ripensandoci oggi, non sembra un caso che molte serie avessero protagonisti afro-americani, forse volevano dare spazio a quelli che erano per antonomasia gli ultimi della società americana, e far vedere che c’erano possibilità di riscatto nell’America paese delle possibilità (ad es. il protagonista dei Robinson era un affermato ginecologo, c’è da chiedersi quanti fossero i ginecologi afro-americani negli USA degli anni ’80, almeno Geroge Jefferson aveva sì una catena di lavanderie, ma non nascondeva di aver fatto la scuola serale e, come tanti altri genitori del globo, aveva grandi speranze nel figlio che era riuscito a mandare all’università).
          E che dire di Arnold? Due orfani di Harlem entrano nel bel mondo di Manhattan per adozione ricevuta da parte di un magnate WASP, che ha già una figlia con idee alquanto conservatrici.

          Salutoni, Karakitap

      • PinoMamet scrive:

        Karakitap

        fantastici Sanford and Son!!
        Se li cerchi su Youtube vedrai che avevano una serie di riferimenti piuttosto espliciti all’uso di marijuana e ad altre cose che adesso non passerebbero tanto facilmente in una serie televisiva “per famiglie”.

        I Jefferson erano uno spin-off di una serie con protagonista un bianco molto “politicamente scorretto”, Archie Bunker, e hanno mantenuto lo stesso tono anche negli anni Ottanta, nonostante la pesante normalizzazione di quegli anni.
        (Infatti per renderli “ottantosi” hanno dovuto fare in modo di renderli ricchi…)

        Se ci fai caso, tra fine Settanta e Ottanta si nota un brusco cambio di tono nelle serie TV.
        Cambia tutto, i valori, il modo di comportarsi, persino la fotografia.
        Tutto troppo improvviso, e troppo evidente, per non pensare a un qualche tipo di decisione presa a tavolino
        (non è che sia complottista! è che le serie TV sono effettivamente decise a tavolino, non dal governo, per carità, ma dai produttori… che però andranno dietro alla moda culturale e politica del momento, ecc. ecc.)

        In genere mi pare che si passi abbastanza bruscamente dal tono anticonformista, disco- scanzonato e tollerante dei Settanta, a quello stelle-e-striscie, competitivo e topgunnistico degli Ottanta.

        Inutile dire da che parte vadano le mie preferenze 😉

        • Francesco scrive:

          Beh, io ho “bevuto” le serie TV Hazzard e Dallas come una freschissima fonte!

          in una c’era una bella gnocca e due idioti che andavano forte in macchina e ridicolizzavano le forze dell’ordine e il potere costituito

          nell’altra persone interessate ai soldi e al sesso

          in nessun caso c’era una moralina esplicita alla fine della puntata

          dopo il plumbeo buonismo progressista degli anni ’70 ufficiali – penso ai terrificanti comunicati stampa sindacali che mi rovinavano l’ascolto dei tiggì – era un’orgia di vita e di libertà!

          e poi Magnum PI, che rideva, correva in Ferrari, guardava le donne …

          NESSUNO che perdesse il sonno per salvare le balene o fermare la guerra in Vietnam

          bella la preparazione degli anni ’80, pur con tutti gli eccessi che hanno contenuto.

          fine sproloquio autobiografico

          PS e belli anche i robottoni giapponesi, così moralisti e seriosi ma così poco pacifisti!

        • PinoMamet scrive:

          Hazzard (non ricordo quante Z ci vanno) era molto carino, e in effetti era ripreso da un filmetto americano degli anni Settanta 😉 credo mai distribuito in Italia, ma potrei sbagliarmi.
          Il mondo dei burini campagnoli americani che distillano liquore e lo contrabbandano in Stati confinanti (ricordiamoci che l’America, in fin dei conti, sono gli stati uniti, e qualche differenza legale ancora c’è tra uno stato e l’altro) su macchine veloci, inseguiti dallo sceriffo, come ne Il bandito e la madama, un altro film di quel genere lì…
          poi citato in un’altra serie recente e molto simpatica, sempre di burini white trash (ma anche neri strafatti 😉 ) My name is Earl.

          Però dove vedi il moralismo negli anni Settanta americani mi sfugge; buonismo sicuramente, ma erano molto più moralistici gli anni Ottanta, solo che avevano una morale diversa!

          Mi stupisce sempre che tu veda nei coloratissimi Settanta questa tinta plumbea, è forse una cosa proprio italiana…

          ciao!!

        • Francesco scrive:

          parlo di Italia, infatti, l’America era più hollywoodiana anche quando era progressista

          io forse ho visto troppo l’insopportabile Italia ufficiale (Moro+Berlinguer+la Triplice+i giornasti che ridevano alle battute di Agnelli+i cortei)

      • valerio scrive:

        Siamo andati fuori tema parecchio se ci mettiamo a parlare di cartoni animati giapponesi, però gli anime migliori non sono quelli degli anni ’70-’80, mi sento in dovere di difendere le produzioni più recenti.

        Il problema è che tutti i migliori anime dagli anni ’90 in poi non li trovate in TV, ma dovete guardarli in streaming in internet.

        Il vantaggio maggiore è l’assenza di qualsiasi censura, la menata è che sono in lingua originale sotto titolata (ma il giapponese è bellissimo).

        Guradatevi, così tanto per vedere che li sanno ancora fare:
        Paranoia agent.
        Seirei no Moribito (il custode dello spirito sacro)
        Samurai champloo

        e questi solo per citare quelli adulti.

        P.s.
        One piece è uno splendido manga-anime per adolescenti (interminabile), in Italia inguardabile per le censuere, e poi sospeso perché un conto era tagliare 4-5 minuti, un altro era accettare che un bel po’ dei personaggi principali erano omosseussuali, travestiti, ecc.

      • mirkhond scrive:

        Per Karakitap

        Pepero lo ricordo poco

        Non se l’unico. Recentemente, navigando in internet ho scoperto che in tutta Italia, si e no saremo circa 50-100 persone a ricordarselo. Ciò è dovuto, forse, sia a causa della sua ambientazione andina, troppo esotica per noi, e sia perchè non lo trasmettono più da più di vent’anni (lo si può trovare sul tubo in arabo, e in siti arabi, oppure solo 5 puntate in italiano, se le scarichi dal mulo).
        Pepero, insieme al Deserto dei Tartari (film), sono le uniche opere “surreali” che abbia mai amato…
        Quanto a quell’altro anime che hai citato, si chiama Esteban, e si svolge sempre nel Perù, dei primi anni dopo la conquista spagnola, e effettivamente presenta tematiche molto simili a quelle di Pepero, a cui forse si ispira, e che però sviluppa, associando l’Eldorado agli Ufo. Un anime di cui vidi solo una puntata, ma che potrebbe essere stato scritto da Sitchin o da Compassi….
        Quanto, a Georgie, sì era una serie per adulti, censurata nel passaggio dal manga all’anime televisivo, e ulteriormente censurato nell’adattamento italiano….
        ciao

  23. mirkhond scrive:

    Moi, meno male che ci sei tu (e Pino) con cui discutere di questi argomenti da adulti rimasti ai loro ricordi d’infanzia, negli interspazi tra niqabbute, terroristi, squilibrati razzisti e emuli e controemuli di breivik….
    ciao

  24. jam... scrive:

    ..la preghiera postata da Pino é
    Al’Fatiha, l’Aprente.
    Oltre ad essere la prima del Corano é anche quella che si recita diverse volte all’interno dei vari rakats della preghiera rituale.
    Per importanza e significato del contenuto, penso sia l’equivalente del Padre Nostro dei cristiani. x chi non legge il francese, eccola in italiano!
    Bismillah
    “In nome di Allah , il Compassionevole, il Misericordioso:
    la lode (appartiene) ad Allah, Signore dei Mondi
    il Compassionevole, il Misericordioso
    Re del Giorno del Giudizio
    Te noi adoriamo, e a Te noi chiediamo aiuto.
    Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di Grazia,
    non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati.
    Amin

    • serse scrive:

      Chiedo, se é lecito, come si riconoscono quelli che sono incorsi nella sua ira gli sviati?

    • serse scrive:

      … E gli sviati?

      • Ritvan scrive:

        —Chiedo, se é lecito, come si riconoscono quelli che sono incorsi nella sua ira ? … E gli sviati? serse—

        Ehmmm…forse non hai colto bene il senso della preghiera. In essa il fedele chiede a Dio – cito – “Guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di Grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati.”. Ovvero il fedele mica chiede a Dio di fargli l’elenco completo di tutti quelli che “sono incorsi nella Sua ira” e degli “sviati”, bensì gli chiede semplicemente di guidarlo nella via “giusta”…e Dio lo saprà bene quale sia questa “via giusta” in cui guidarlo, no?

        • serse scrive:

          … quindi, per quanto ne sappiamo noi, Gianluca Casseri potrebbe essere stato guidato da Dio?
          Francamente non mi pare una ipotesi condivisibile.

        • Ritvan scrive:

          —-… quindi, per quanto ne sappiamo noi, Gianluca Casseri potrebbe essere stato guidato da Dio?
          Francamente non mi pare una ipotesi condivisibile. serse—
          Neanche a me pare condivisibile. Ma mica sappiamo se il buon Casseri abbia chiesto a Dio – e non piuttosto al Diavolo- di “guidarlo”, eh!

  25. jam... scrive:

    …quando si muore cosi’ ingiustamente e crudelmente assassinati, si ha in sé qualcosa del *Che*, anche lui assassinato, e quindi il Che ha sempre un libro di religione nella tasca.
    A parte il fatto che le fotografie scattate a Guevara appena ucciso testimoniano in modo lampante della sua appartenza al mondo della *fede*. L’autore delle foto racconta che ebbe l’impressione di trovarsi davanti ad un personaggio biblico, (un San Giovanni il Battista!) e se oggi nella Sierra Maestra il Che ha i suoi altari con candele accese che ascoltano le preghiere degli oranti, non é solo per le sue idee politiche, ma per quell’aureola religiosa che straripava dalla sua persona, sottraendolo al fatto di essere soltanto una persona politica o ideologica.
    Basti guardare i mocassini con i quali mori’! Dimmi con che scarpe muori e ti diro’ chi sei! Per me quelle scarpe, sono degne di una reliquia santino apocalittico : sono i piedi della sofferenza! Ecco x’ i senegalesi uccisi, anche loro con lunghi viaggi pieni di passi, non hanno bisogno del libro del Che nella tasca, x’ loro, sono parte stessa di quel libro ed ogni giorno ne aggiungono una frase… ( che peccato che nella mentalità spicciola, la parola religione sia identificata a catechismo, lavaggio del cervello, stupidità, ecc..in realtà potrebbe essere il contrario!)
    ciao

  26. jam... scrive:

    … gli sviati ..
    All’interno della Misericordia Divina, gli sviati, non esistono, meglio, sono soltanto una potenzialità attitudinale che dall’errore é destinata ad arrivare al non-errore.
    All’interno della quotidianità contingente terra-terra, ognuno riconosce gli sviati secondo il personale grado di confidenzialità con l’amore divino…
    ciao

  27. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Pino, ma perché, esiste un arabo scritto che non sia classico?”

    La risposta breve è, no.

    A parte qualche trascrizione di canzoni o di raccontini popolari, o di singole battute in un romanzo, l’arabo scritto è unicamente quello classico.

    Nella pratica, un testo in arabo scritto moderno è però molto diverso da uno in arabo classico.

    Se traduci alla lettera, parola per parola, un testo arabo di trecento anni fa in italiano, il risultato è spesso curioso. Se traduci alla lettera parola per parola un romanzo arabo moderno, quasi non te ne accorgi che è in traduzione, tanto la sintassi usata dagli autori arabi moderni è ricalcata su quella degli autori in lingua francese e inglese.

    • falecius scrive:

      Posso dire però che questa cosa sta cambiando. In parte a causa di Internet, dove si scrive in arabo parlato sempre più spesso. In parte, sospetto, il successo degli Stati nazionali nel creare identificazioni territoriali. E probabilmente altri fattori. Ma proprio ieri un mio conoscente sudanese mi spiegava che ogni paese arabo “scrive come vuole” (in particolare, mi diceva che lui a scuola ha studiato alcune grafie diverse da quelle che io, e i dizionari, riconosciamo come standard).

      • Karakitap scrive:

        Mi pare che ci sia un’edizione della Wikipedia in arabo egiziano, però le mie quasi nulle conoscenze in merito non mi permettono di capire in cosa si distingua da quello classico (per me però fu una scoperta piacevole, fino a quel momento pensavo che l’unica forma di arabo non letteraria scritta fosse il maltese).
        Chissà se in futuro non nasceranno lingue “neo-arabe” anche se le nuove tecnologie probabilmente impediranno (o ostacoleranno molto) questo sviluppo.
        Salutoni, Karakitap

        • falecius scrive:

          Invece credo che siano state proprio le nuove tecnologie a favorire l’emersione di neo-arabi nazionali. Spero esca a breve lo studio che una mia collega sta conducendo sulla sociolinguistica dei blog arabi, argomento sul quale ho avuto con lei una conversazione stimolante, ma per quanto ne so, senza risultati definitivi. L’impressione è che le dinamiche del mondo arabo differiscano sensibilmente, da questo punto di vista, da quelle italiane (dove l’emergere dei dialetti nella blogosfera mi sembra abbastanza raro).

  28. Miguel Martinez scrive:

    Per Lif

    “Forse ho letto gli articoli sbagliati, ma… dove stanno le rivendicazioni di Casseri? C’è qualche manifesto o lettera d’addio o altro? “

    E’ un’obiezione sensata.

    Esistono, da una parte, diversi scritti di Casseri, che indicano una precisa visione del mondo.

    Per ora, non ho trovato nulla tra questi scritti che alluda all’opportunità di sparare a gente, di qualunque colore/nazionalità/religione, per strada.

    Dall’altra parte, esiste il fatto che Casseri ha sparato a una serie di persone accomunate unicamente dall’essere di una precisa nazionalità/colore/religione.

    Manca, come giustamente sottolinei, il passaggio intermedio, e probabilmente non lo avremo mai, anche perché l’autore della strage ormai non può più parlare.

    Ciò che posso invece dire con una certa sicurezza è che Casseri non si è formato allo stadio o ascoltando i comizi di Bossi, o leggendo Oriana Fallaci. Cioè sicuramente non è stato formato da un “clima generale di xenofobia”, come è successo invece ad esempio con quelli che hanno dato fuoco a un campo Rom a Torino.

  29. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    Grazie, molto più chiaro adesso.

    “Mi sembrava sostenessi che chi ha sparato ai senegalesi non l’abbia fatto per razzismo ma per “invidia”, no? E qualche post fa che la donna inglese che inveiva sul tram contro gli immigrati fosse una innocente speculare alle sue vittime, vittima essa stessa della miseria, e come lei i leghisti, questi innocenti che per anni e anni non hanno fatto altro da ogni loro megafono che nutrire l’odio contro gli immigrati. “

    Mi sembra che tu adoperi il termine “razzismo” come se fosse un’entità primaria, senza definizione e senza cause.

    Per me invece è un termine molto discutibile. Io cerco di adoperare nella maniera più corretta possibile, riferendola a una teoria, in voga tra fine Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento, riguardanti le presunte gerarchie all’interno della specie umana. Qualche volta mi scappa di usarlo in altri contesti, ma il termine si perde nella vaghezza.

    Da sempre, esiste ostilità e conflitto tra gli esseri umani, e spesso questa ostilità si concentra anche su elementi esteriori – un accento, un abbigliamento, il colore della pelle, il luogo di culto o la sede frequentata dal nemico.

    Ma si tratta di conflitti che si formano socialmente e culturalmente, per tutta una serie di motivi. Tra cui, ad esempio, spirito di branco o viceversa solitudine, invidia, paura e così via, mettici i motivi che vuoi.

    O urlo “razzista di merda” e spengo il cervello, oppure cerco di capire quali siano questi motivi, nella misura in cui mi riesce.

  30. Miguel Martinez scrive:

    Per quanto riguarda Preve….

    “Preve dal canto suo negli articoli che hai postato pone una grande enfasi al sottolineare quanto il fascismo non esista più e l’antifascismo sia uno strumento identitario – assieme ai vituperati “diritti civili” – di una sinistra asservita al potere.”

    Vedi, io conosco e stimo molto Costanzo Preve. Gli devo parecchie cose intellettualmente, tra cui soprattutto la teoria delle tre fasi dialettiche del capitalismo; e condivido con lui – essendoci arrivato però indipendentemente – le tesi sulla Prima guerra mondiale.

    Siamo però completamente diversi come esperienza di vita. E i due argomenti che a lui interessano di più – la filosofia occidentale e la “sinistra” – a me interessano poco. Pubblico volentieri i suoi scritti su questi temi, ma sono lontani dalla mia sensibilità.

    Costanzo Preve si forma interamente, brillantemente, dentro la cultura occidentale di matrice greca, da Platone fino al suo maestro personale che era Althusser: Preve stesso ha detto, e condivido, che lui è un pensatore sistematico, mentre io sarei un pensatore problematico.

    Quindi rispondo per me, non per Preve.

    A me non interessa unire estremisti di qua e di là, che sarebbe un assurdo. Gli estremisti sono contenti così, e senza un polo nemico con cui prendersi a cornate, non si divertirebbero più.

    Semplicemente, io cerco di comunicare con tutti gli esseri umani dotati di orecchie (che sono una minoranza), ovunque si trovino. Nella speranza che rinuncino a qualcosa delle loro identificazioni e scoprano qualcosa della loro identità.

    Ovviamente, ha il diritto morale di parlare solo chi è capace di ascoltare, e per questo ci provo ad aprire anche il mio, di orecchio. Non è detto che ci riesca, ma lo sforzo lo faccio.

    • Francesco scrive:

      adesso ti sei inguaiato da solo, caro il mio padrone di casa!

      avrei molto piacere di conoscere;

      1) la teoria delle tre fasi dialettiche del capitalismo

      2) la vostra tesi sulla Prima guerra mondiale

      ma non nel formato “enciclopedia dell’accademia delle scienze dell’unione delle repubbliche socialiste sovietiche” che prediligete ma in un più volgare format0 “sintesi comprensibile” (in omaggio all’assiome di Montanelli, per cui qualsiasi articolo doveva essere comprensibile al lattaio del Minnesota, sennò non valeva la pena scriverlo)

      è possibile?

      ciao

  31. Miguel Martinez scrive:

    Per Claudio Martini

    Fai bene a tirare fuori la vicenda di Bengasi. Anche se non sono un gheddafiano, è interessante notare come la strage di neri in Libia sia passata nell’indifferenza generale degli antirazzisti nostrani.

    tranquilizzami, Miguel. Tu hai riconosciuto il testo sui libricini dei pendolari per poi recuperarlo successivamente, vero?

    Ti tranquillizzo il doppio: ho recuperato il testo in francese, senza nemmeno dover fare la fatica di tradurre dall’arabo.

    • Francesco scrive:

      Miguel

      un antirazzista (TM) non può scegliere tra neri e arabi!

      sono dei vittimi per definizione, come ben sai

      se si scannano, il poveretto va in tilt come un robot nei racconti di Asimov

      sei troppo esigente

  32. Claudio Martini scrive:

    1) Casseri fa strage di neri. Fallaciano o bengasiano?
    http://www.youtube.com/watch?v=-q_wO1jU-rQ&feature=youtu.be 

    2) sto cominciando a pensare che gli spot natalizi stimolino il raptus omicida 
    http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Massacro-Liegi-donna-trovata-morta-nella-casa-del-killer-Cinque-le-vittime-accertate_312746435834.html

    3) c’e Ritvan nei paraggi? Se lo vedete ditegli che sono disposto a dare armi anche ai senegalesi, oltreché a rom e albanesi. L’importante e’ che non le abbiano gli italiani.

    4) oggi ho sentito dire che questa sarebbe la prima strage di neri in Italia. Complimenti per la rimozione dei fatti di Rosarno e di quelli campani dell’anno precedente (4 morti ammazzati in provincia di Caserta)

    5) tranquilizzami, Miguel. Tu hai riconosciuto il testo sui libricini dei pendolari per poi recuperarlo successivamente, vero? Con tutta la stima, mi rifiuto di credere che tu sul treno sia riuscito a leggere e  tradurre l’intero testo per poi ricordarlo a memoria.

  33. rosalux scrive:

    Diciamo che gli istinti sono qualcosa che l’essere umano è in grado potenzialmente di controllare, a meno che non gli venga offerto un contenitore culturale che li rende accettabili o desiderabili. Il contenitore culturale che rende accettabile l’istinto dell’odio verso il diverso si chiama “destra”, nelle sue declinazioni identitarie, populiste e non liberali, e non da oggi. Ora, che senso ha fare appello agli istinti umani che sono per definizione non eliminabili, se il discorso è politico? A me pare che il problema sia il contenitore che trasforma questi istinti in comportamenti non solo accettati ma auspicabili. Responsabile della devastazione ambientale di chi teorizza lo sviluppo illimitato e lineare è di chi lo teorizza, anche se l’avidità è – a tutti gli effetti – il “re” degli istinti umani.

  34. Athanasius scrive:

    Questo Ahmadou Bamba, che leggevano i senegalesi sul treno, sembra sia stato una sorta di Gandhi musulmano-senegalese.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Amadou_Bamba

    • PinoMamet scrive:

      è appunto il Serigne Touba a cui sono devoti i senegalesi che conosco (vedo che Wikipedia riporta anche le stesse storie miracolose che raccontavano a me);
      uno di questi fa parte dell’ordine, o sotto-ordine, dei Bay Fall, una parte della confraternita dei Murid che a sua volta, a quanto ho capito, fa parte di una qualche scuola Sufi…

      questi Bay Fall (pare abbiano anche molte imitazioni) dovrebbero essere un po’ l’equivalente di certi monaci tibetani di cui ho letto (dopdop? un nome così), cioè si occupano del lavoro manuale e del servizio d’ordine, insomma della parte “fisica” e meno intellettualistica del servizio religioso
      (tenendo presente che i Bay Fall non sono comunque “monaci”), in uno strano mix di devozione molto accesa (a quello che ho visto di persona qua in Italia; purtroppo non sono- ancora 😉 – andato in Senegal) e a volte piccole concessioni personali ai “peccati”.

      Penso che quando saremmo tutti “uguali” per abiti, abitudini, modi di dire, mentalità ecc., sarà una gran brutto giorno 🙂 se non altro per la noia!

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  36. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “Diciamo che gli istinti sono qualcosa che l’essere umano è in grado potenzialmente di controllare, a meno che non gli venga offerto un contenitore culturale che li rende accettabili o desiderabili.”

    Una riflessione chiara, che ha molte implicazioni e un lungo percorso nella cultura occidentale.

    La prima, è la separazione tra corpo/istinto e qualcos’altro, che possiamo chiamare “spirito”: Platone parlava del “cocchiere” che domina i cavalli-bestia, ad esempio; e quest’idea è poi diventata la base dell’etica cattolica, per poi passare sotto altra forma nel famoso dualismo cartesiano.

    La bestia da una parte è utile, perché altrimenti lo spirito non andrebbe da nessuna parte; dall’altra, è anche il nemico, e per mantenere il nemico nella condizione di nemico, è bene non prestargli mai ascolto: ascoltare è già esporsi alla tentazione.

    Il grande pericolo è una cultura “relativista”, come sottolinea Ratzinger, in cui la voce della bestia viene messa alla pari con la voce dello spirito.

    E’ una tesi importante, e certo è alla base di buona parte della civiltà occidentale, ma mi lascia sempre perplesso.

  37. Moi scrive:

    @ FRANCESCO

    http://it.wikipedia.org/wiki/Anime

    Esiste anche un’interpretazione poetica (suggestiva ma erronea) in un trattatello fra i primi sull’ argomento dal titolo “Anime Disegnate”.

    http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/27

  38. Moi scrive:

    FRANCESCO

    http://it.wikipedia.org/wiki/Anime

    Esiste anche un’interpretazione poetica (suggestiva ma erronea) in un trattatello fra i primi sull’ argomento dal titolo “Anime Disegnate”.

    • mirkhond scrive:

      Le Anime Disegnate di Luca Raffaelli l’ho letto anch’io ed è un primo approccio a chi vuol cercare di capire il mondo dei cartoni animati giapponesi della nostra infanzia e dei nostri sogni.
      ciao

  39. Moi scrive:

    L’impressione è che le dinamiche del mondo arabo differiscano sensibilmente, da questo punto di vista, da quelle italiane (dove l’emergere dei dialetti nella blogosfera mi sembra abbastanza raro).

    FALECIUS

    ___________

    I dialetti in Italia è difficile che riemergano, consideratone il “genocidio culturale” … tu però sei un “italomedianofono”, no ?

    Per “voi” è diverso, meno traumatico, in fondo anche i più anziani hanno sempre parlato una variante di “Toscano sincopato”, ma invece “noi” abbiamo conosciuto il dialetto come un vero e proprio “Nonnese”, 🙂 , e i nostri nonni conobbero l’ Italiano come uno “Scuolese” . 🙁

    Personalmente da piccolo se ero depresso ascoltavo conversazioni in dialetto fra anziani e mi tornava il sorriso, specie se c’era gente nata a pochi chilometri di distanza che iniziava a disquisire in confronti paralinguistici sulle infinite varianti di una parola come “gallina” che poteva essere:

    la galina
    la galine
    la galéina
    la galéine
    la galèina
    la galèine
    la galénna
    la galènna
    la galénne
    la galènne

    • PinoMamet scrive:

      Da me c’è la galen’na
      (grafia tradizionale per indicare che la prima “n” va pronunciata velare, come quella di “vanga”; è la stessa della “Lon’na”, che continuo a ritenere la più legittima discendente della Losna etrusca 😉 ; a non-proposito, nessuno ha pensato di collegare la Losna suddetta a qualche radice indoeuropea?magari collegata al “lucere”, luccicare e simili? chissà che la tesi indoeuropea per l’etrusco non sia stata scaratat troppo in fretta… o forse sono solo assonanze casuali o prestiti)

      siamo troppo troppo OT!
      ciao 🙂

      • Moi scrive:

        @PINO

        Da “noi” esiste il termine “lóṡna” [“s con puntino sopra” adottata da Daniele Vitali indica forte sonorizzazione con enfatica retroflessione] con il significato meteorologico di “bagliore”, ne derivano il verbo difettivo “ṡluṡnèr” / “al ṡlóṡna” o più locativamente “ai ṡlóṡna”nonché il sostantivo “ṡluṡnè” o “ṡluṡnèda”che gli anziano koinéizzano toscanamente in “slucinare” e “slucinata”.

        Ciò lascerebbe supporre che derivi tutto “semplicemente” dal Latino “lux/cis” … tuttavia mi sembra che da “voi” il dilaetto sia più “conservativo”, cioè con meno cosiddetto “accento mobile”.

        Ad esempio, sempre restando in area semantica meteo, il tuono si traduce “al trånn” con peculiare “å” ma tuonare è “trunèr” con “u” … il ché “rimescola le carte” 🙂 .

  40. rosalux scrive:

    Il controllo dell’istinto implica precisamente l’ascolto, e non la negazione. QUando c’è negazione la bestia è sempre l’altro. La “bestia” è domabile (e non eliminabile) quando viene riconosciuta come parte di se’, quando viene vista all’interno e non quando viene sempre e solo esteriorizzata. A me pare che negare la matrice ideologica di Brevik, e di questo fascista Cassieri come appartenente una famiglia di idee – operazione che ti sta impiegando diversi post, prima con l’invidia e ora con una minuziosa disamina della matrice culturale dei DVD trovati in casa sua – sia proprio negare la bestia dentro di se’e vederla – sempre – fuori: Nel caso – banalissimo e ripetitivo – del fascista assassino, la cui psicosi personale incontra una psicosi culturale e politica antica (e – appunto – ripetitiva nei temi e nelle modalità) – ti applichi a trovare ragioni, ad analizzare, a osservare al microscopio, fatica che non mi pare tu faccia quando descrivi il “nemico” a te estraneo, la cui condizione di colpa è ontologica e non inseribile in nessuna complessità.

  41. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “ti applichi a trovare ragioni, ad analizzare, a osservare al microscopio, fatica che non mi pare tu faccia quando descrivi il “nemico” a te estraneo, la cui condizione di colpa è ontologica e non inseribile in nessuna complessità.”

    Nessuna persona che agisce per un motivo intimo e profondo mi è estraneo, nemmeno se volesse sparare a me.

    Gli altri nemici di cui parli, i Magdi Allam o i Giuliano Ferrara per dire, sono persone che combinano moderate convinzioni o emozioni personali, privi di particolare interesse, a enormi interessi concreti che non richiedono il microscopio, ma un giro alla Camera di Commercio per essere analizzati.

  42. rosalux scrive:

    Al di là del fatto che trovo atroce, questo vizio massimalista e vetero-gruppettaro di liquidare qualsiasi nemico come “venduto” (e non lo fate solo con Ferrara e Allam, ma con chiunque non rientri nella vostra meccanica descrizione della realtà) non erano affatto quei due lì, i nemici a cui mi riferivo. Ad esempio mi riferisco all’israeliano medio dei tuoi post, di solito descritto come un americano fanatico e feroce. Costui, per te, non si muove mai all’interno della complessità, non è mai mosso dalla necessità e dunque non è titolare di sconti morali. La sua non è una “condizione”, oppure è una condizione che contiene in se’ la colpa, la responsabilità e nessuno sconto. Lui è sempre mosso da forze endogene, è il solo padrone di se’ e il solo ad avere il libero arbirtrio e a -naturalmente – a volgerlo al male. Chi invece uccide per odio (razzista, omofobo, religioso) è invece accolto in una sorta di avvolgente maternage: è come un neonato, mosso da forze esogene – che siano i suoi umani istinti o la sua esasperazione sociale – è a turno o una sorta di smagliatura del sistema priva di volontà e di libero arbitrio e pertanto esente da responsabilità morali, o un eroe poetico e solitario, che celebra la sua impotenza nel solo modo possibile: dando e dandosi la morte. Ecco, dico solo che a me pare che questo tipo di schema – ricorrente e privo di eccezioni – sia assai più “sistematico” che “problematico”, diversamente da quello che dice Preve.

  43. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “questo vizio massimalista e vetero-gruppettaro di liquidare qualsiasi nemico come “venduto” (e non lo fate solo con Ferrara e Allam, ma con chiunque non rientri nella vostra meccanica descrizione della realtà)”

    1) chi sono i “voi” cui ti riferisci?

    2) no, non ho mai liquidato “qualsiasi” nemico come “venduto”. Prendiamo un certo autore autopubblicato e mitomane, cui abbiamo dedicato diversi post. Ho mai sostenuto che fosse “venduto” o “pagato” da qualcuno? E così via, guarda bene l’elenco di tutte le persone con cui questo blog si è scontrato.

    Mi riferisco a persone specifiche, che sono strutturalmente vendute. Lo sarebbero anche se sostenessero tesi uguali alle mie.

    “Ad esempio mi riferisco all’israeliano medio dei tuoi post, di solito descritto come un americano fanatico e feroce. “

    Non mi ricordo di aver mai parlato dell’israeliano medio. Ho parlato a volte di sostenitori d’Israele, che vivono a qualche migliaio di chilometri dal paese che esaltano. Limitandomi in genere a citare le loro stesse parole.

    Se hai in mente un post specifico, discutiamone.

    • Francesco scrive:

      3) ne ho in mente parecchi io, caro Miguel

      2) devo proprio essere scemo: nel mare magnum dei pessimi giornalisti italiani, continuo a ritenere Ferrara una gloriosa eccezione, non un uomo perfetto disceso dal cielo ma una persona interessante, troppo intelligente, astuta, staliniana per essere del tutto sincero ma in massima parte sì. E il suo giornale ne è la prova.

      ciao

  44. rosalux scrive:

    Ti mettevo insieme a Preve. Il suo modo di parlare ad esempio della sinistra – da rifondazione al PD, e anche più in genere degli intellettuali (come se fosse un unico calderone idistinguibile) – esclude scientificamente qualsiasi orizzonte dialettico. Lui non confuta mai alcuna tesi perchè un opinione che non rientri nei parametri minimi dl suo paradigma non ha dignità e va essere scartata a priori senza la scomodità dell’analisi, essendo frutto di corruzione, depravazione, sottomissione al potere, ipocrisia e malafede. Mi spiace, ma ci vedo una angustia in questa acrimonia ideologica pregiudiziale e impermeabile a qualsiasi dialettica che per un filosofo rischia di essere una zavorra grande come una casa: chissà che non sia questo disprezzo assoluto e senza appello a isolarlo dalla comunità accademica, più che l’anticonformismo delle sue opinioni?
    Al di là del post che ricordo, in cui descrivevi un ipotetico israeliano/statunitense ricco, fanatico e guerrafondaio, attore su quel palcoscenico per scelta contro il palestinese autoctono, povero, e interprete senza alternative della necesssità della storia, più in generale tu tendi a non considerare in nessun caso che gli israeliani siano immersi nel regno della necessità, e che agiscano – come tutti – per la sopravvivenza in un sistema complesso. Loro sono ontologicamente onniresponsabili. Se non ti riconosci in quello che dico, appena ho un po’ di tempo posso fare un più accurato studio delle fonti, oppure – ancora meglio – confuta tu che hai miglior memoria di quello che hai scritto: hai in qualche caso immaginato l’azione di un israeliano come inevitabile? Come necessaria? Come mossa da necessità?

  45. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “Ti mettevo insieme a Preve. “

    Fatto male. Siamo caratterialmente molto, molto diversi.

  46. rosalux scrive:

    Beh, non è che ne facessi una questione caratteriale, eh.

  47. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “Beh, non è che ne facessi una questione caratteriale, eh.”

    E invece è importante, perché vuol dire avere un approccio talmente diverso, interessi talmente diversi…

    significa, per dire: per Preve, la guerra nel Kosovo è un elemento nella strategia di Clinton, nella trasformazione dell’Italia in potenza guerrafondaia.

    Per me, è la storia dei Rom kosovari che ho conosciuto.

    Una cosa non esclude l’altra, ci possono essere coincidenze, ma è proprio questo che distingue i sistematici dai problematici. Cosa che va tutto a merito suo e mostra i miei limiti, se vuoi.

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