Roberto Giammanco, lo spettacolo razziale negli Stati Uniti

Roberto Giammanco ha scritto un saggio per questo blog, in cui racconta altre avventure nella profonda America di alcuni decenni fa.

Una documentazione preziosa per capire la costruzione della Potenza Imperiale dei nostri tempi.

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Padroni Bianchi Con Maschere Nere

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26 risposte a Roberto Giammanco, lo spettacolo razziale negli Stati Uniti

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  2. PinoMamet scrive:

    Alcune note:
    -Indro Montanelli si conferma un coglione. Colto (non troppo: quella sui “pellirosse” che non avevano agricoltura, “dal momento che” non avevano proprietà privata, è una stronzata da tutti i punti di vista), ironico, ma coglione. Quando uno è coglione è coglione.

    -gli “occhi da procione” (coon), cioè, a quanto ho capito, le occhiaie pronunciate o naturali, su certi forum di melaninodeficienti 😉 sono usate come uno degli indicatori della “temuta” origine semitica.

    -infine, alcuni dei canti di “Jim Crow” hanno una metrica che mi ricorda quella di certi canti di lamentazione grecanici
    (“I’m so glad that I’m a nigger/ an don’t wish you was too”; cfr “citta mavra panta misisa/ citta mavra c’engaddata..”)

    ciao!!

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      ”Il testo fondamentale di riferimento era la lettera di Paolo agli Efesini (6:5-8): “ ‘Schiavi, obbedite ai vostri padroni terreni secondo la carne, contimore e tremore, come a Cristo… prestando servizio volentieri come chi serve il Signore e nongli uomini’ ”.

      Parole sante (alla lettera).

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  3. RoyVH scrive:

    Saggio molto bello e istruttivo.
    Montanelli,malgrado l’esaltazione che l’odierna Cultura con la C maiuscola nè fa è un individuo che chiunque conosca un minimo di Storia Contemporanea (o condotto qualche ricerca con Google) ha già inquadrato da tempo.
    Capita spesso,soprattutto presso i revisionisti dell’ultim’ora,di sentirsi dire che tizio o caio non era razzista ai tempi poichè si trattava di idee sancite e avvallate dalla cultura dominante:quindi?Forse che chi oggi abbraccia i principi del neoliberismo trova giustificazione nel fatto che tali principi riscuotono di un largo consenso più o meno pilotato?
    Da quel poco che ricordo riguardo alle dinamiche che determinano il successo di certe idee non vi è un prima o un dopo che possa stabilire una paternità americana o europea di un certo orientamento culturale,nonostante il saggio sembri in quache modo suggerire il contrario.

  4. Buleghin el vecio scrive:

    Carthago delenda est
    Ceterum censeo Carthaginem esse delendam

    • Buleghin el vecio scrive:

      Che poi saria i anglosasoni che non li xè apartenenti al genere umano ostaria!
      Pegio di quei de Mestre!

      Ora hanno anca fato rabiar quel bravo toso di Mevdev che sembrava tanto buon e invece ghà tirà fuori i artigli da orsachion!

  5. valerio scrive:

    Sugli “indiani”, di Montanelli ma anche di PinoMamet.

    Innanzi tutto bisogna chiarire che gli “indiani” non esistono, negli USA (Hawaii escluse) vivevano circa 600 “nazioni”, con almeno una trentina di modelli di civilizzazzione differenti.
    La maggior parte di queste, sopratutto ma non solo quelle delle grandi pianure, effettivamente non conoscevano il concetto di propietà, o almeno quello di proprietà intesa in senso europeo.

    Semplificando brutalmente per i Lakota e le altre popolazioni di ceppo linguistico sioux la proprietà “vera” maschile è tutto ciò che un uomo può portare su di se, più il suo/soi cavalli e il suo/suoi cani. Quella femminile è tutto ciò che può essere tenuto dentro una tenda.
    In molte lingue indiane delle pianure, sopratutto di ceppo siouan, la proprietà su una cosa veniva indicata linguisticament in maniera leggermente difforme se l’oggetto era stato prodotto dalla persona, oppure scambiato, oppure regalato, oppure trovato, se era più vecchio di chi la possedeva, o più giovane ecc..

    I campi (i Lakota coltivavano la terra, come quasi tutte le tribù che popolavano gli USA, ma l’agricoltura nelle grandi pianure fu progressivamente meno praticata dal XVII secolo, grazie alla comparsa del cavallo e alla ripresa del nomadismo) e la terra non sono di proprietà privata, ed anche il raccolto non appartiene in maniera strettamente personale a chi l’ha coltivato.

    Un Lakota tradizionalista non dirà mai “la mia terra” o “i bianchi ci hanno rubato la terra” proprio perché la terra, in quanto bene non trasportabile ed esistente prima e dopo la vita dell’individuo (ed anche del gruppo), non può essere posseduta. Semmai ci si riconosci figli della madre terra, e quindi è lei a possedere, metaforicamente, noi.

    All’opposto torviamo le “5 tribù civilizzate” di cui la maggiore (ora come allora) è rappresentata dagli Cherokee.
    Anche loro non avevano un concetto europeo di proprietà, ma, per esempio, praticavano la schiavitù e vendevano le eccedenze agricole, conoscevano il commercio e l’uso di alcuni beni come unità di misura (in origine rotoli di tabacco, dal XVII-XVIII secolo le monete coloniali ed europee), conoscevano la differenza tra ricco e povero, ed avevano sistemi tradizionali a garanzia dell’ereditarietà dei beni.

    Interessante è notare come i Cherokee, proprio perché praticavano un economia simile a quella dei piccoli piantatori bianchi della Virginia del ‘700 (minifondo o mediofondo colitivato a tabacco e per l’alimentazione e l’autoconsumo, poche centinaia di ettari al massimo, una dozzina di schiavi africani comperati dai bianchi per le fattorie maggiori, i padroni e i loro familiari, in genere, a differenza che nelle grandi piantagioni bianche del XIX secolo, coltivano la terra accanto agli schiavi, raramente coltivati anche un po’ di cotone o di indiaco), fossero percepiti come una gravissima minaccia all’ordine raziale americano del principio dell”800.

    In particolare perché gli schiavi africani (e di altra origine, anche se dopo il 1780 difficilmente vi furono schiavi bianchi, ma del resto, gli schiavi bianchi erano piuttosto diffusi anche tra i bianchi, come “servi a contratto”, fino alla metà del ‘700) potevano essere affrancati dai loro padroni e resi, talvolta, figli adottivi dell’ex padrone, partecipando all’eredità.
    Inoltre gli schiavi affrancati facevano parte della tribù, loro, o nella peggiore delle ipotesi i loro figli, erano alla pari degli altri, e solo raramente esisteva un po’ di razismo e disprezzo verso gli ex schiavi.

    Jimi Hendrix discende da uno di questi ex schiavi mezzo sangue indiano-africano.

    In pratica le 5 tribù civilizzate facevano concorrenza ai bianchi, economicamente (anzi producevano un tabacco di montagna di ottima qualità, anche se di resa mediamente inferiore al tabacco di pianura dei bianchi, inoltre producevano anche alcolici dal mais, e li sapevano contrabbandare molto bene) e li terrorizzavano perchè appena furoi dalla West Virginia o sulle montagne della Georgia si trovavano ex-schiavi afroamericani, ormai affrancati, dotati di fucili e membri “più o meno alla pari” di tribù indiane possibilmente ostili.

    La soluzione fu la rimozione forzata di tutti gli indiani dalla costa est (ma fu applicata rigidamente solo nel sud-est), organizzata dal governo americano tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 del XIX secolo, cui le 5 tribù civilizzate risposero (da veri “civilizzati”) con gli avvocati (mentre i Seminole della Florida, forse più saggiamente risposero con la guerra).

    Gli avvocati persero (del resto i nativi americani furono riconosciuti cittadini nel 1928, ma la legge fu definitivamente applicata solo verso il 1934, grazie ad Eleanor Roosvelt), e i nativi furono deportati (a prezzo di grandi sofferenze) in Kansas e Oklahoma. Dove si fece di tutto per farli tornare “non civilizzati” eccetto per la religione (si cercò cioè di convertirli al protestantesimo, le missioni cattoliche erano mal viste dalla BIA, ovvero il bieco ufficio federale per gli affari indiani).

    Gli schiavi allora assomavano a circa il 10% delle genti delle tribù civilizzate, e furono deportati anche loro, considerati “indiani dagli indiani” per tutto l”800, oggi invece si tende a considerarli, tra i nativi, come “nigger” che si appropriano dei diritti tribali senza poter vantare una discendenza genetica “pura” e nativa. Anche questa è “civilizzazione”!

    Soprattuto bisogra ricordare che le 5 tribù civilizzate si schierarono con la confederazione durante la guerra civile, dopo tutto il loro modello di civiltù era ibridato con quella Dixie, possedevano ancora schiavi, anche se la loro schiavitù era differente dal modello bianco.
    Dopo la guerra civile tutti gli schiavi delle 5 tribù furono affrancati dal governo, e furono considerati memebri liberti della tribù.

    Questo è stato però rifiutato dagli indiani, alcuni accettano come membri della tribù i discendenti degli schiavi liberati prima del 1860, altri solo quelli di sangue misto, e al questione rimane aperta e spinosa, visto che l’appartenenza alla tribù funge anche da garanzia per la divisione di alcuni profitti tribali (casinò).
    In pratica i Cherokee neri vengono ammessi e sbattuti fuori periodicamente dalla tribù, e la questione continua ad essere dibatutto in processi, referendum, ecc.

    Comunque le 5 tribù civilizzate del XIX secolo rappresentano un esperimento interessantissimo, perchè dimostrano come i nativi potessero modificare enormemente la propria cultura (economica, giuridica, ecc.), a contatto con quella bianca, accettando solo cià che gli interessava, anche per osmosi culturale e contatto (per esempio un capo di nome Sequoia, scoperto che i bianchi scrivevano, e pur essendo lui stesso analfabeta, inventò un nuovo alfabeto), e rifutando ciò che gli piaceva meno (la religione in questo caso).

    Non conosco abbastanza bene il diritto costituzionale (al principio dell’800 si diedero tutte delle costituzioni scritte) delle 5 tribù civilizzate per sapere come si fosse modificato nel ‘800 il concetto di proprietà, dopo tutto sono un modernista e non un contemporaneista.

    La mancanza di proprietà privata della terra, condizione diffusissima in buona parte delle americhe ed in africa, crea dei sistemi economici molto particolari.
    Per esempio schiavistici e servili (ovvero non si possiede la terra ma le braccia che la lavorano), oppure di incrocio tra comunità, religione e stato (come il sistema incaico), in cui lo stato-monarca, in quanto intermediario tra l’umano e il divino, e fonte di potere politico e giudiziario, stabilisce quanta parte di terra spetta collettivamente ad una comunità, che in cambio lo ripaga con corvè di varia natura, e ripaga anche la casta religiosa che deve mantenere l’equilibrio cosmico e al contempo vigilare sul rispetto dei confini delle proprietà agricole.

    Guai però a considerare questi sistemi (e tutte le civiltà extra-europee) con il cliché del buon selvaggio, o pensando che i loro sistemi siano migliori di quello capitalistico, o socialisti ecc. ecc.
    Sono sistemi molto duri a vederli da vicino.

    • mirkhond scrive:

      Per Valerio

      Gli schiavi neri delle 5 tribù civilizzate, erano frutto di razzie nelle colonie britanniche, o venivano acquistati direttamente dai coloni bianchi, in quanto fruttuose “eccedenze” di cui si poteva, almeno inizialmente fare a meno?
      Queste 5 ed altre “nazioni” indiane, avevano anche schiavi indiani, appartenenti ad altre “nazioni” rivali e nemiche? E se si, venivano trattati meglio o peggio di quelli neri?
      Secondo i tuoi studi, approssimativamente quanti erano gli Indiani, seppur suddivisi in 600 “nazioni” al momento dell’arrivo dei coloni britannici nei primi del XVII secolo?
      E’ corretto in base ai tuoi studi, parlare di guerre di sterminio razziale da parte dei Wasp?
      Ciao e grazie per le interessantissime notizie su un aspetto poco conosciuto della storia nordamericana.

      • valerio scrive:

        @mirkhond

        Sin dalla notte dei tempi le tribù della est coast praticavano la schivitù, generalmente di nemici sconfitti in guerre (su un modello che somiglia abbastanza a quello antico), ma dal ‘700 in poi gli schiavi li comperavano. Certo qualche schiavo “da razzia” nel ‘700 ci sarà ancora stato, ma dopo il 1812 da quelle parti non ci furono più guerre indiane, e in quella del ’12 le 5 tribù rimasero neutrali.

        La nascita degli USA rese obsolete le vecchie guerre indiane, quindi tutta quella zona conobbe meno guerre, e meno occasioni per le 5 tribù di fare schiavi altri indiani (o bianchi). La compravendita di africani risolveva, almeno in buona parte questo problema.
        I bianchi erano ben disposti a vendere e barattare schiavi con i loro vicini indiani, sopratutto nel tardo ‘700, quando i prezzi erano piuttosto bassi. Inoltre è possibile, ma non so nulla di preciso a riguardo, che un po’ di africani fuggiaschi finisse catturato dalle 5 tribù.

        Le stime sulla popolazione indiana del America del Nord variano moltissimo, sia per il precolobiano (che non conosco molto bene) sia per il post contatto. Anche perché le epidemie di malattie euro-asiatiche importate con il contatto (che imperversarono dal 1492 fino almeno alla fine del ‘600) ridussero una popolazione probabilmente superiore ai 30 milioni a meno di 2 nel giro di 100 anni.

        Intere civiltà furono distrutte e disgregate molto prima che arrivassero lì i coloni bianchi, per esempio la civiltà urbana della valle del Missisipi, o quella del Rio della Amazoni (urbana in senso lato, in questo caso, visto che non si andava oltre i 5000 uomini per insediamento), sono scomparse solo per le epidemie.

        Alvaro Nuarez Cabeza de Vaca, uno straordinario personaggio del primo ‘500, conquistadores, primo governatore dell’argentina, viaggiatore, missionario, scrittore (il resoconto delle sue peripezie si intitola “Naufraghi” ed è bellissimo), santone ecc. ecc., ha lasciato una delle prime descrizioni del sud degli USA; in cui si parla anche di “città indios”. Quaeste (probabilmente sopratutto di tribù come i Natchez, monarchici e culturalmente influenzati dalle civiltà meso-americane) erano sostanzialmente quasi estinti nel ‘600.

        Quindi il grande “genocidio” fu incidentale e non bellico, avvenne per i germi ed i batteri, tanto quelli “innoqui” per gli europei (morbillo, infleunza, orecchioni ecc) quanto per quelli mortali (vaiolo, colera, peste, febbre gialla soprattuto dopo il 1610).

        Per le guerre genocide bisogna intendersi.
        Innanzi tutto molte guerre producono il genocidio “per errore”, ovvero non si compie un genocidio per scelta deliberata, però il popolo contro cui si combatte viene distrutto quasi integralmente.

        In secondo luogo bisogna ricordare che anche gli “indiani”, sia pure in un contesto di guerra mediamente meno risolutivo di quello europeo, conoscevano le guerre genocidiarie, e svariate tribù scomparvero nel corso dell’età moderna perché distrutte da altre.

        Per esempio nel ‘700 i Dakota e i Lakota (due popolazioni di ceppo sioux) stavano scacciando e sterminando i Mandan e gli Arikawa, trbù di agricoltori stanziali che abitavano quelle terre prima di loro (i sioux sono migrati negli USA dal Canada attorno al 1680) e guerreggiavano con i Pownee e i Crow.
        Tutte queste 4 tribù avevano subito l’effetto delle epidemie in pieno, buona parte della loro cultura materiale era stata disgregata dalle conseguenze del tracollo demografico, quindi qualsiasi guerra poteva avere conseguenze genocide.

        I Dakota non entravano nei loro villaggi fortificati uccidendoli tutti (non spesso almeno) ma distruggevano volentieri i loro campi, li attaccavano a vista, saccheggiavano i loro raccolti ecc.

        Certo il concetto di guerra “genocida” tra le popolazioni americane era raro.
        Però esistono esempi in letteratura archeo-antropologica di sepolture comuni di migliaia di corpi nel mid-west precolombiano, in cui evidentemente intere popolazioni sono state sterminate (talvolta eccetto le femmine tra i 15 e i 30 anni).
        (non trovo il riferimento bibliografico, mi sembra a memoria che sia in Antropology of War, l’autore ha un nome tipo Lawrence, non esiste in trad. it.)

        I Wasp arrivarono in questo contesto e non si tirarono in dietro.
        Rispetto ai latini (francesi, spagnoli), o anche ai Russi in Alaska, mostravano un disprezzo religioso più profondo verso i “pagani” aborigeni, una tendenza meno forte al convertirli (ma le chiese dissidenti inglesi in questo facevano eccezione), un rifiuto dei matrimoni misti ecc.

        Insomma erano un po’ più “razzisti”, anche se sono restio ad applicare questa parola al ‘600, un epoca in cui esisteva la xenofobia, ma non il razismo in senso moderno, sia come pseudoscenza, sia come teoria della superiorità bianca, che invece è tipico della società americana dal 1810 in poi.

        Ma la vera differenza era che erano molti di più.
        I francesi arrivarono in Canadà a centiania l’anno, mentre le 13 colonie in 100 anni passarono da poche migliaia di abitanti a 2,5 milioni.

        I coloni erano in competizione con i nativi per lo spazio, e avevano spesso delle esigenze inconciliabili perché avevano economie differenti (anche in questo caso a differenza dei francesi, che invece svilupparono in Canadà economie complementari, con un ruolo importante attribuito ai meticci).

        Il governo inglese agì come freno alle guerre di sterminio dei coloni, anche se a) il governo inglese aveva poco peso in America già prima dell’indipendenza e b) anche i soldati inglesi ci andavano giù pesante, ma NB non più pesante di come non si comportassero contro scozzesi e irlandesi, solo che gli scozzesi nel 1748 erano sufficientemente numerosi, mentre, diciamo, i moicani no.
        Quindi il passaggio di un reggimento inglese in Irlanda, con villaggi bruciati, donne stuprate, forche, esecuzioni sommarie ecc. ecc. faceva “solo” 300 morti su una popoalzione di milioni, mentre in Vermont poteva fare 300 morti su una popolazione di 1200 persone.

        L’unico atto di pulizia etnica “vero e moderno” del ‘700 in america fu contro i cattolici francesi (ed in parte meticci) del’Arcadia (oggi Maine), che furono integralmente deportati a metà secolo. Verso gli indigeni si arrivò, da parte del governo inglese, solo occasionalmente a livelli paragonabili di interesse e di radicalità.

        Dopo l’indipendenza questi freni inibitori andarono persi, mentee il numero dei colonì aumentò a dismisura, anche di 100.000 l’anno tra boom demografico, schiavi deportati e immigrazione volontaria, mentre i nativi in quel periodo, in tutto il continente (incluso il canadà, escluso il Messico) saranno stati si e no 2 milioni.

        Nel frattempo però arrivarono il razzismo moderno e il concetto di razza. Nella classificazione americana del primo ‘800 (si veda Gould, 2008) bianca, “gialla”, malese, “rossa”, “negra”. (ma talvolta i malesi sono sotto i “rossi”).

        Per esempio i matrimoni misti furono proibiti in molti stati.

        Alcune guerre combattute tra gli USA e gli indiani, come quella del 1861 (se non erro) contro i Dakota, o quella della California contro i nativi del 1849, avevano una gestione “genocidiaria” anche ai vertici, ma si tratta per lo più di eccezioni che, guardacaso a) occorsero durante periodi di guerra, in cui gli USA erano già ipegnati con altri nemici e b) iniziarono con un attacco indiano ad insediamenti o coloni indiani, con numerose vittime civili.

        Comunque alcune popolazioni californiane furono spazzate via in pochi mesi, (c’è una sotira interessantissima su una di queste tribù, i cui ultimi sopravvissuti si nascosero nel cuore della sierra e l’ultimor rimasto fu catturato nel 1920 circa, in seguito divenne portiere del museo della Statford), ma più che dal governo da bande di coloni inferociti, e cacciatori di taglie (alcuni stati del Sud e il Messico pagavano un tot per ogni scalpo di indiano).

        Comunque il governo americano nel corso del ‘800 non praticò una deliberata e continuativa poltica di genocidio biologico verso gli “indiani,” altrimenti si sarebbero estinti.

        Alcuni funzionari della BIA, però, fecero ricorso a mezzi di sterminio indiscriminato
        verso particolare gruppi di nativi considerati “pericolosi”, per esempio regalendo coperte infettate con il vaoiolo al gruppo di Geronimo dopo la sua cattura ecc.
        Oppure deportandoli in località scelte accuratamente come malsane (Geronimo ed il suo gruppo, per rimanere su questo esempio, furono deportati in una palude della Florida per un decennio).

        Quello che interessava al governo era ottenere tanta terra gratis, anche tradendo i trattati, tenere i nativi nelle riserve, dicendo alla propria oppinione pubblica che li stava civilizzando e cristianizzando, fare grandi operazioni di polizia militare per eliminare tutte le bande di saccheggiatori e di guerrieri nativi (molte delle nazioni indiane praticavano la guerra permanente ed erano bellicosissime e violente), e, sopratutto, colonizzare tutto il continente.

        In realtà per un genrale Sherman che definiva “l’unico indiano buono è l’indiano morto”, c’erano anche altri ufficiali (Cook, Edward ecc.) che furono i migliori alleati dei nativi, perché li consocevano bene, aveva comandato scout indiani, firmato trattati (che poi il governo non rispettava fecendo arrabbiare anche loro), non avevano legami né con la lobby della BIA e dei missionari, né con i coloni ed i governi locali.

        In realtà spesso furono gli stati ad essere più razzisti e pericolosi per gli indiani del governo federale, e nell”800 il fatto che gli affari indiani fossero di competenza federale (e ci fosse di mezzo l’esercito) impedì il completo genocidio.

        Poi la BIA praticò, attivamente, il genocidio culturale delle popolazioni native. Anche attraverso le scuole, i missionari e alcune orribili leggi sulla limitazione della libertà religiosa.

        Oggi la cultura Lakota è così associata all’immagine del nativo perché è una di quelle che ha saputo resistere meglio, ed è stata poi copiata (con una sorta di “fiera” culturale che se non ricodo male si chiama pow-wow) dalle altre tribù.

        Solo tra il 1890 (quando vi furono le ultime rivolte indiane) e il 1940 ci sono state politiche di alcuni funzionari della BIA (o più spesso dei singoli stati) volte alla lenta eliminazione delle popolazioni native tramite l’eugenetica, ma il new deal le ha contrastate. Insomma l’atteggiamento governativo rimaneva contradditorio e differiva da caso a caso.

        Anche perché il sistema dei rapporti è cambiato molte volte all’interno di riaggiustamenti legislativi, per esempio le riserve furono quasi completamente abolite all’inizio del ‘900 e poi furono ripristinate.

        Il 1968 è arrivato anche nelle riserve, con la nascita (sopratutto presso alcune popolazioni dalle tradizioni “bellicose”) di movimenti identitari e rivendicativi forti, che hanno rotto i rapporti unilaterali governo-nativi.

        • PinoMamet scrive:

          Valerio

          ti ringrazio della risposta, dici cose di cui in effetti sono a conoscenza (anche se non in maniera così particolareggiata 😉 ) e proprio per questo criticavo la frase di Montanelli.
          ciao!!

        • PinoMamet scrive:

          Da “True Grt” (il libro)

          “Few travelers were on the road, only an Indian now and then on a horse or a mule, or a family in a spring wagon. I will own I was somewhat afraid of them although they were not, as you may imagine, wild Comanches with painted faces and outlandish garb but rather civilized Creeks and Cherokees and Choctaws from Mississippi and Alabama who had owned slaves and fought for the Confederacy and wore store clothes. Neither were they sullen and grave. I thought them on the cheerful side as they nodded and spoke greetings. ”

          ciao 🙂

      • daouda scrive:

        Valerio il tuo modo di scrivere tende a voler specificare un’alterità che tutto sommato non c’è.

        Il concetto di proprietà “europeo” non è diverso da quello “nativo americano” basti vedere il concetto di bene comune.
        La questione del lavoro, con possibilità schiavistiche, anche.
        Il “razzismo” idem.

        I principi sono i medesimi quindi , cambia solo il tempo e lo spazio e le attitudini bio-psichiche che determinano i vari tipi di accenti estrutture che si vanno creando.

        Non vado sminuendo quel che scrivi, sia chiaro, cose molto interessanti che neanche io sapevo.

        Anzi ti ringrazio perché sennò pare che l’homo bianco sia più coglione di quel che è quanno invece “tutto il mondo è paese”, come quando si smattezzano i coglioni sulla faccenda dello schiavismo europeo sorvolando su quello che si facevano gli africani tra loro e gli islamici.

        E ciò senza entrare nel merito delle questione ( io non condanno lo schiavismo ad esempio , con san Paolo ed Aristotele).

        • valerio scrive:

          No, l’alterità rimane, la terra per molte (non tutte) le nazioni indiane non è un “bene comune”.

          Anzi per molte popolazioni americane la porprietà privata è valida solo su oggetti d’uso e deperibili, mentre altri sono di proprietà collettiva, familiare ecc. ecc.
          Il concetto di eredità inoltre cambia molto da luogo e luogo e talvolta è assente, dopo la morte le proprietà vengono distrutte/regalate/seppellite/distribuite.

          Inoltre sulla costa nord-occidentale esistevano sistemi di “proprietà privata” più cogenti ed apparentemente simili a quelli europei, ma volti alla distruzione della proprietà in cerimonie pubbliche politico-religiose.

          La proprietà all’europea invece è un qualche cosa che può essere ereditate E comperata (il feudo nel medioevo non è “una proprietà” per esempio, ma un “privilegio”), che appartiene ad un individuo, che è tutelata dalla legge, che proibisce il furto (mentre saccheggiare le altre tribù era la ragion d’essere degli Apache, da cui derivano molti dei problemi tra gli Apache stessi e i governi messicani e americani, in questo caso bisogna ricordarsi che Geronimo non combatteva “per il suo popolo”, ma per conservare il diritto tradizionale del suo popolo a saccheggiare ed uccidere i contadini messicani, prima, e quelli americani poi,anche se odiava davvero tanto i messicani, che gli avevano ucciso la prima moglie e i figli).

          La proprietà all’occidentale prevede che tutti i beni abbiano un proprietario, i beni comuni hanno un proprietario, che è la collettività, ma non sono, come invece accade nel concetto americano, privi di proprietario.

          Noi possediamo anche l’aria e il mare (spazio aereo nazionale, acque territoriali ecc.), le viscere della terra e la luna (che L’ONU ha dichiarato PROPRIETà dell’umanità).

          Inoltre il concetto europeo di propretà si estende anche alle idee e ai concetti, ed anche in questo caso (cosa che appare inconcepibile a molte altre civiltà) può essere trasferito, venduto e comprato. Ovvero possiamo comprare un’idea, ovvero il suo copy.

          Anche il concetto di “razzismo” va sempre messo tra virgolette, visto che è cambiato moltissimo da luogo a luogo, e nel corso del tempo.
          La xenofobia è antica come il mondo, ma i cambiamenti del concetto di razzismo non sono meri accenti, né derivano dalla struttura bio-psichica (qualunque cosa tu intenda per questo), bensì dai modelli culturali.

          Per esempio gli americani del ‘700 erano schiavisti e xenofobi, disprezzavano i loro schiavi, ma non erano razzisti in senso moderno.

          Una possibile dimostrazione sta nel il fatto che continuavano a violentare e/o corteggiare le loro schiave, a fare figli mulatti che in genere a consideravanol frutto dei loro lombi, come un loro figlio illegittimo.
          Mentre dopo il 1810 prima non considerarono i loro figli illegittimi mulatti come “loro” (per esempio non citandoli più nei testamenti, o non emancipandoli e trattandoli come normali schiavi), poi il numero di relazioni sentimentali con le loro schiave si ridusse, mentre progressivamente iniziarono a considerare i loro schiavi come animali da lavoro, e non come esseri umani “inferirori”.
          C’è una bella differenza.

          Odio quel modello di studi post coloniali per cui “è sempre colpa dell’uomo bianco”, però “l’uomo bianco” ha avuto un bel coltello dalla parte del manico dal 1490 in poi, fino al 1790 in condivisione con il mondo islamico occidentale (sopratutto Ottomani e Marocchini), poi sempre più da solo.

          Quindi non bisogna né sopravvalutare “i danni” causati dai bianchi, facendone i “cattivi” della narrazione storica, ma nemmno sottovalutare l’impatto, positivo e negeativo, che essi ebbero sul resto del mondo.

          Per esempio lo schiavismo arabo delle popolazioni africane comincia prima e finisce dopo la tratta “bianca”.
          Ma la tratta bianca (si veda J. Diamond-J. Robinson; esperimenti naturali di storia, il saggio di Nunn, cap. 5) ha distrutto l’economia africana in maniera permanente, e i paesi che l’hanno subita maggiormente sono ancora più poveri ed arretrati di quelli che l’hanno subita leggeremente, (Nunn fornisce una serie impressionante di statistiche).
          Mentre la tratta araba ebbe scarsi effetti, riguardò poca gente, e fu accompagnata da un ricco scambio culturale.

          Spero che quella sulla schiavitù sia una battuta.
          Direi che l’abolizione della schiavitù è il più elevato risultato morale raggiunto dal XIX secolo, una conquista fondamentale per tutte le civiltà.
          Anzi l’unico dei grandi problemi morali che affliggono da sempre l’umanità (guerra, pena di morte, diseguaglianze, patriarcato ecc.) che siamo riusciti, sostanzialmente, ad estirpare.

          E non provare a dirmi che il lavoro salariato è una forma di schiavitù, sarò anche un precario sfigato con il contratto di ricerca in scadenza, ma nessuno mi può vendere, marchiare, torturare, uccidere, separare dagli affetti ecc. ecc.
          Anche la “schiavitù” moderna delle prostitute, pur essendo una cosa orribile, non è paragonabile nemmeno lontanamente all’Haiti del 1780.

          Mentre Aristotele e San Paolo (che per altro sono in diretta concorrenza per il titolo di peggior maschilista della storia) sono due idioti sopravvalutati, per giunta peggiori di molti loro contemporanei.

        • daouda scrive:

          Abbi pazienza.
          Chiunque usi il termine proprietà pubblica sbaglia perché tale cosa è impossibile.
          E’ chiaro allora che essendoci una proprietà , essa sarà sempre privata ( ma non in senso marxiano ).
          Che sia collettiva, familiare, aziendale, comunale, sempre privata è.

          Il bene comune è proprio anteriore ed antecedente, ed il fatto che uno non si possa portare appresso la terra , nella di loro strutturazione, stabilisce che essa è bene comune.

          La questione della distruzione o trasmissione di proprietà , anche rituale , è un caso significativo ma non importante riguardo il principio della proprietà in sé ( il giubileo ebraico è un altro caso interessante ).

          Cioè l’ereditarietà non è un fattore così importante per questa discriminazione né è negato dagli “indiani” poiché altrimenti la stessa trasmissione degli insegnamenti o della vita sarebbe illogica.
          Neanche mi puoi venir a scrivere che il furto non fosse bandito tra gli Apache, suvvia! ti faccio l’esempio della grecia dove le tasse le pagano solo gli stranieri , chissà com’è?
          O degli ebrei che possono fare usura verso gli stranieri.
          In Cina troveresti attegiamenti del genere verso lil nemico…in tal caso combattere per il proprio popolo e per la propria tradizione è un tutt’uno, come è giusto che sia.

          Ad ogni modo il fatto che determinate cose possano essere comprate dipende non solo dalla forma mentis che induce un bisogno ma anche nel fatto che si possa ritenere vendibile un qualche cosa.
          L’occidente quindi è in qualche modo anomalo in sé non negli stermini e gli pseudo genocidi ( anche se… ) quanto riguardo a questo tema direttamente, legato al capitalismo.

          Il fatto è che in Europa quando si diceva bene comune si diceva creazione di Dio. Quel che è di Dio è ipso facto privo di proprietario…questo dovrebbe essere il bene comune.
          Ed è qui la falla.

          In occidente si è invece venuta ad aggiungere una finzione che si fonde e rinforza con quella tendenza alla mercificazione di ogni cosa ed alla assolutizzazione della proprietà, che è la proprietà pubblica che ha definitivamente inglobato il concetto di bene comune o res nullius, negandone la realtà.

          Possedere l’aria, il mare, la terra ( ed il fuoco ) è roba da ignoranti. Non fu mai così se non per i criminali ed i traditori, mentre oggi è standard bieco e distorzione della realtà.
          Il copy right ( non copy left ma copy wrong! ) idem.

          Ringraziando Dio la schiavitù è stata abolita anche se non ovunque ( penso all’oriente mongoloide ), però se essa fosse rimastaquel che dovrebbe non sarebbe proprio intendibile così dispregiativamente come l’impatto del termine schiavitù giustamente suscita.Così come la xenofobia e la guerra hanno la loro giusta necessità , tali attegiamenti sono divenuti negativi in sé stessi quando non è così , se fossero rimasti nel loro campo di legittimità.
          Non sò se mi spiego.

          Sono quindi contento che tu non sia anti bianco come troppi.
          Ad ogni modo che essi siano i peggiori , anche se non di troppo, basta constatarlo nel tipo di società che tale pseudo civiltà autoproclamatasi occidentale è riuscita a fare.

          saluti

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Valerio

      Ho letto che il sistema federale USA come concepito negli articoli di Benjamin Franklin e dei suoi contemporanei è stato influenzato dalla struttura federale che avevano gli Irochesi, e che i coloni Inglesi avevano avuto modo di conoscere abbastanza a fondo durante la Guerra dei Sette Anni.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • valerio scrive:

        @andrea

        Si e no, ovvero gli stati uniti presero molti modelli (le Provincie Unite, Venezia, la Svizzera, la costituzione della Corsica ecc.), tra cui anche una versione idealizzata e schematizzata delle pratiche politiche delle confederazioni Urona e Irochese.

        Ma il “diritto costituzionale” degli indiani della costa est era veramente complicatissimo, e differisce enormemente da quello americano.
        Innanzi tutto perché gli USA abolirono la nobiltà, poi perché loro sono una federazione, mentre queste unioni erano più di tipo confederale e molto lasche, poi perchè tutte le “costituzioni orali” delle tribù del nord-est prevedevano momenti di democrazia diretta, ed assemblee pelbiscitarie.

        Molte civiltà americane (non tutte) volevano l’unanimità e rifiutavano il principio di voto a maggioranza, quindi avevano enormi spazi di democrazia, ma di un tipo completamente differente dal nostro (per non parlare poi del fatto che, all’interno di un contesto per certi versi democratico, esisteva la nobiltà ereditaria).

        Inoltre i “codici” (orali e tradizionali, si badi bene!, solo le 5 tribù civilizzate hanno scritto delle costituzioni) delle tribù del nord-est erano distinti per genere, quindi alcuni tipi di potere (ed anche questo è un modello molto diffuso tra i nativi) sono maschili, ed altri femminili.
        Anche se negli USA tra il 1782 e il 1832 le donne hanno avuto il diritto di voto (che poi gli fu tolto, potevano votare solo le vedove e le donne capo-famiglia, visto che fino al 1832 in america votavano solo i capi famiglia che pagavono sopra una certa quota d’imposta, poi, entro il 1838, si arrivò al suffragio universale dei maschi, bianchi, adulti) non direi che vi sia mai stato un sistema così complesso.

        Inoltre il sistema irochese era dinamico, e prevedeva che la federazione potesse sciolgiersi per riformarsi dopo una crisi (anzi fino all’inizio del ‘500, con ogni probabilità, irochesi ed uroni erano un’unica federazione) riformularsi, oppure che una singola tribù uscisse momentaneamente ed a tempo dalla confederazione, facesse una guerra o un accordo che riguardava solo lei, e poi tornasse.

        Gli Irochesi sono una delle pochissime popolazioni indigene a conoscere la polizia, e la disciplina delle leggi, però in tempo di pace chi non voleva seguire legge e disciplina era libero di andarsene quando voleva, sia dentro la federazione, sia formando magari una nuova nazione, sia andando da altre nazioni.
        Tutte libertà fondamentali per la “costituzione” irochese non concesse agli americani.

    • daouda scrive:

      Ma difatti la proprietà privata è impossibile non aversi. Tutto risiede nei sinistroidi che quando leggono marx non capisco cosa intenda per prorpietà privata, ossia proprietà estorta, e si inventano il collettivismo socialista che non ha senso, e dall’altra accusano marx di essere un socialista collettivista quando non è così.

  6. daouda scrive:

    Calcolando che ogni popolo della terra è razzista, w il razzismo!

    bla bla bla

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Valerio

    Ti ringrazio degli interessantissimi commenti. Sono un po’ sprecati tra i commenti, temo, dove non ci vanno in tanti. Non ne potremmo fare una sorta di intervista, un testo da elaborare in un post a parte’

    Le riflessioni sulla proprietà mi sembrano fondamentali; come anche quelle sulle colpe vere e presunte del famoso “uomo bianco”.

    Non sapevo che la Luna fosse proprietà dell’umanità!

    Mi interessa molto la questione dell’invenzione della concezione moderna di proprietà, anche se è un argomento di cui ammetto di sapere troppo poco.

    Quanto è “moderno” il concetto di proprietà che descrivi, quanto deve invece al concetto romano e quanto a quello medievale? Che legami ci vedi con la riforma protestante, con la rivoluzione francese, con il liberalismo inglese?

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      ”Luna”

      Credo che l’intero Universo lo sia. Ossia, le proprietà giuridiche dello spazio aereo (analogo delle acque territoriali) di uno Stato si estendono al volume che si ottiene congiungendo ciascun punto della frontiera dello Stato col centro della Terra, e prolungando i segmenti così ottenuti fino all’infinito verso le stelle. Per quanto riguarda il sottosuolo, se scavando ad es. a Ventimiglia per segure un filone d’oro o una falda acquifera io sottoterra sconfino in Francia devo avere per proseguire le autorizzazioni delle autorità Francesi. (Il CERN si estende in parte in Svizzera e in parte in Francia, ma fa eccezione perchè c’e’ un trattato internazionale apposito).

      Quanto alla Luna, siccome essa gira intorno alla Terra essa invade regolarmente tutta una serie di spazi aerei così definiti. Per consentirne quindi l’esplorazione pacifica senza inghippi giuridici (e soprattutto per rendere illegittima l’installazione di basi militari da parte di potenze avversarie) si è convenuto che la Luna, come l’Antartide, fosse dichiarata ‘proprietà dell’umanità’, sottratta cioè alle mire di questo o di quello Stato. Lo stesso per satelliti artificiali, astronavi e simili dalla permanenza in orbita limitata. Vale per tutti l’obbligo di non lanciare installazioni di carattere militare (anche se di fatto i satelliti di ricognizione viene fatta eccezione, anche perchè sono insostituibili per i controllo antiproliferazione nucleare). Ma se tu volessi per conto tuo mettere in orbita un satellite geostazionario sopra il Costarica dovresti avere l’assenso del governo del Costarica.

      E’ appena il caso di ricordare che sulla Luna vi sono depositi di elio-3, rilasciatovi per miliardi i anni dal vento solare, di grande interesse per l’applicazione della fusione nucleare alla propuslione all’interno del Sistema Solare e sulla Terra. Basi sulla Luna sono la chiave per future missioni inter-sistema, e più vicino a noi sono una meravigliosa rampa di lancio per sassolini che, giunti sulla Terra, avrebbero il potere distruttivo di un’atomica senza essere nè individuabili, nè intercettabili, nè radioattivi. Tali rampe di lancio, di ovvio interesse militare, sarebbero difficilmente individuabili dalla Terra, e dunque renderebbero agevole la violazione del trattato internazionale sulla smilitarizzazione dello spazio. Analogamente, se tu vuoi installare un gigantesco ripetitore al neon sulla Luna che pubblicizzasse i libri di Miguel Martinez nel cielo stellato, non ne hai il diritto legale, anche se ignoro a quali sanzioni vai incontro (ci penso’ per i suoi prodotti qualche magnate masticabibbie, qualche decennio fa).

      Certo, almeno per l’Antartide si puo’ parlare di zone di influenza, riservate a quegli Stati che si prendono la briga di installarvi basi permanenti. Esiste, credo, un Consiglio Antartico composto da tutti gli Stati che hanno basi permanenti laggiù. Ma non esiste una ‘residenza Antartica’, e in particolare nessuna esploratice ha mai partorito alla Base Archimede o a Dumont d’Urville o alla Base Amundsen. Anche dal punto di vista postale, la corrispondenza Inglese e Francese per i ricercatori di uqlle basi gode di affrancatura particolare. La presenza di vasti giacimenti di carbone nel sottosuolo Antartico fa di questi discorsi qualcosa di più di una esercitazione accademica. Non diversamente, la Russia ha mandato recentemente un batiscafo sul fondo dell’Artico per stabilire un diritto di precedenza su quei fondali, di interesse petrolifero.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • valerio scrive:

      Temo di non essere la persona più adatta, anche e sopratutto per ricostruire il mutamento e il divenire del diritto di prorprietà dall’antico al contemporaneo.

      Tra i miei interessi, come molti storici militari modernisti, c’è la world history, quindi il contatto/incontro/scontro tra l’espansione europea e le altre culture (ultimamente ci si è accorti che impero Ottomano e regno del Marocco vanno integrati “nell’Europeo”, visto che il modello è speculare), in questo contesto so 2 cose 2 su i grandi temi, tra cui la differenza nel concetto di proprità, ma non sono abbastanza qualificato.
      Chiedimi le differenze nel modo in cui ci si ammazzava, e lì posso scrivere una piccola enciclopedia.

      • Moi scrive:

        Scusa Valerio, ma è vero che molte tribù del NordAmerica giunsero in fuga dai Maya che ne trucidavano sempre in quantità industriale perché credevano che il Sole al tramonto diventasse rosso perdendo sangue e che andasse pertanto “ricaricato” di sangue di continuo ?

        … Poi già che c’erano i Maya pare che avessero redatto dei veri e propri ricettari per la “carne di selvaggio” e si confezinassero vestiti conciando “pelle di selvaggio”.

        O almeno, così riferisce lo Storico Rino Cammilleri, Apolgeta del Cristianesimo Cattolico.

  8. mirkhond scrive:

    Per Valerio

    Mi permetto ancora di approfittare della tua grande conoscenza della storia nordamericana, per porti un interrogativo, maturato da letture internettiane sui Nativi americani.
    Ora, la colonizzazione e insediamento dei “Paleoindiani” nelle Americhe, sarebbe avvenuto, come da consenso maggioritario tra gli studiosi, attraverso il noto Stretto di Bering, allora coperto da ghiacci e costituente un ponte di terra tra Asia e America, sarebbe avvenuto dicevo tra il 40000 e il 10000 a.C. circa.
    Per cui, anche grazie alla genetica, oltre ai tratti somatici visibili di molti nativi, è chiara un’origine mongolica siberiana dei suddetti nativi.
    Recentemente però, sono emerse nuove ipotesi che parlano di almeno due diverse ondate migratorie dall’Asia all’America, e in una di queste ondate, la prima, i primi colonizzatori del continente americano avrebbero avuto fattezze caucasiche.
    Effettivamente osservando le fattezze di alcuni nativi, possiamo notare tratti non mongolici, ma questo può essere attribuito semplicemente al meticciamento con i colonizzatori europei post-colombiani.
    Invece, in alcuni articoli, letti qualche anno fa, e di cui purtroppo, non ricordo i titoli, si parla di ritrovamenti archeologici di indigeni precolombiani, con fattezze caucasiche!
    Se non sbaglio, nel 1996 sarebbe stato rinvenuto lo scheletro di uno di questi indigeni, nello stato del Washington o dell’Idaho, non ricordo bene, che appunto, sarebbe appartenuto ad un individuo caucasico precolombiano.
    Da ciò una lunga vertenza con le locali comunità native, che hanno richiesto la salma per seppellirla secondo i loro riti, in quanto essendo i resti di un precolombiano, automaticamente viene considerato “indiano” tout-court, anche se non di fattezze altaiche!
    Purtroppo, ripeto, non posso essere più preciso, in quanto si tratta di una lettura di oltre un anno fa, e malgrado le ricerche, non sono riuscito a trovare l’articolo in questione.
    Un grazie sia per le risposte precedenti e sia per quelle che potrai darmi.
    ciao

  9. daouda scrive:

    Che poi il tutto si potrebbe collegare ad alcune migrazioni nordiche od atlantiche…

  10. Moi scrive:

    @ PEUCEZIO E FALECIUS

    Il fatto è che l’ ” intellighenzia ” della Sx Europea e Italiana soprattutto, dopo la caduta del famoso Berliner Mauer hanno divuto reinventarsi “Liberals” Statunitensi alla Velocità del Neutrino 😉 sennò per mantenersi dovevano andare a lavorare !
    🙂 🙂 😉 🙂

    … Non ragionano più in termini ottocenteschi -inizio novecenteschi di “Popoli” ma di singoli diritti dei Cittadini Consumatori, un Bersani dirà che :

    “un cittadino di origine marocchina che lavora e paga le tasse (e vota ovviamente PD !) ha diritto a professare la religione islamica in luogo dignitoso come da Nostra Costituzione (che senza “Das Kapital” è diventato il nuovo Corano Laico, notare la gravità in cui Bersani e affini dicono “Costituzione”, non di rado scandendo addirittura una maiuscola a sillaba “Co-Sti-Tu-Zio-Ne” … come diceva un personaggio pittoresco della Napoli di Luciano De Crescenzo, “Ingegné, le maiuscole ideologiche non solo si leggono, ma, se ci stiamo attenti, si odono proprio !”)

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