Templari e scontro di civiltà tra Usmate e Velate

A gran richiesta – visto che ne avevo fatto cenno tra i commenti – faccio un post che è un semplice copia e incolla, cosa che cerchiamo in genere di evitare. Ma questo testo non si può riassumere, è troppo bello: un giorno, chissà, avrà un suo Guareschi.

L’articolo (del lontano maggio 2010, ma me ne accorgo solo adesso) è tratto dal sito della Lega Nord di Usmate e Velate, che già è interessante per l’assonanza. Da gustare pian piano e fino in fondo. Chiusa compresa.

Si potrebbe scrivere un volume di commenti sull’antropologia sottostante.

Tra l’altro, forse, potrete capire perché qui ci opponiamo alla politica della Lega, ma non siamo affatto ostili all’umanità dei leghisti. In fondo, se ci pensate bene, questo racconto è tutt’altro che razzista.

Per le immagini di questa Lepanto calcistica (nonché le magliette in stile templare dei leghisti), andate sul sito da cui abbiamo tratto il brano.

Hugues de Payns avrebbe potuto condurli nella prima tenzone che li ha visti opposti alle truppe del feroce Salah al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb (comunemente conosciuto come Saladino) incredibilmente aggressive e ben organizzate, all’altezza della loro fama. Lo scontro, organizzato sul campo in terra dell’Oratorio di Velate (quindi in terra “santa”) ha dato inizio al Torneo che vedrà la nostra squadra (l’Atletica Padana) cimentarsi con vari antagonisti nella rincorsa al trofeo. La nostra squadra, composta da sette virgulti delle nostre terre, ha dato fin dall’inizio la sensazione di poter prevalere sull’avversario, composto da giovani nordafricani, di recente acquisizione tra le nostre genti.

Ma la squadra avversaria ha subito dimostrato un inaspettato ordine tattico ed una apprezzabile disciplina nei ranghi ciò che le ha consentito, alla tre quarti di un primo tempo interpretato con sufficienza dai nostri, di portarsi in vantaggio con una bella, ma invero fortunosa quanto improbabile, funambolica rovesciata di un loro attaccante insaccatasi direttamente nella porta dei nostri, sorpresi più che piegati da questa prodezza.

Alla ripresa dei giochi si è dispiegata tutta la loro forza dirompente. Dopo aver colpito tre traverse ed un palo i nostri prodi hanno finalmente insaccato la palla riportando in pareggio quello che sarebbe stato altrimenti un risultato tanto iniquo quanto inatteso. La brevità dell’incontro, svoltosi in due tempi di soli quindici minuti l’uno, ha impedito il loro dilagare che ormai padroni del campo avrebbero potuto concretizzare miglior risultato.

L’incontro si è svolto in un’atmosfera di sportivo rispetto sotto la direzione di un arbitro e segnalinee equilibrati ed equidistanti che hanno saputo dare credibilità ad un incontro che, al di là del punteggio, è risultato piacevole per la qualità del gioco espresso.

“Non nobis Domini, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam”
A.F.

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30 risposte a Templari e scontro di civiltà tra Usmate e Velate

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  2. Buleghin il vecio scrive:

    Divartente! Pecato che non si sia maschiamente afrontati con spadon e scimitare!
    Non li xè più i cavalier di una volta ostaria! E ghò il fondato sospeto che mentre quando lombardo “il laura” qualche bel magrebin gasista faccia felice la “siura”!

  3. PinoMamet scrive:

    In “di recente acquisizione tra le nostre genti” direi che c’è tutto il leghista medio, per quello che ne posso sapere io;
    però ci vedo proprio la mentalità dei pochi che ho conosciuto;

    hai ragione, si potrebbe scrivere a lungo!

    • Moi scrive:

      @ PINO

      “Di recente acquisizione tra le nostre genti” per dei leghisti rappresenta l’apice del cosmopolitismo … cerca di accontentarti ! 😉 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Ma infatti non lo dico mica per criticarli…

        anzi… diciamo che in questo sono un po’ “francesi”, non razzisti (almeno non tuttissimi, dai) ma senz’altro nemici dei comunitarismi… escluso il loro!

        Penso che per capire l’Italia (e i leghisti in tante cose sono gli arci-italiani) bisogna considerare che il patriottismo degli italiani è su scala locale, con annessi e connessi.

        Questo leghisti che parlano di “cultura insubre” o “orobica”, e pur incazzandosi per le donne velate, e tentando di vietarle, scrivono Saladino in arabo con i segni diacritici e ne parlano con un certo rispetto, e parlano di “acquisizione tra le nostri genti”…
        beh non sono un po’ il francese “de souche” su scala locale e in versione pro-loco?
        Quello che insegnava (non so sia una leggenda metropolitana, ma ci sta abbastanza) agli immigrati di colore che discendevano dai Galli?

        • Moi scrive:

          Anche il fumettista Hergé, da “bravo Belga”, fece un episodio di “Tintin”, un avvernturiero-giornalista, in cui lui teneva lezione ai “petit-nègres” del Congo per spiegare che hanno per patria … il Belgio ! I loro genitori sono presentati come selvaggi, cannibali e zero volontà di lavorare … insomma “bisognosi” 🙂 di essere finalmente civilizzati !

  4. mirkhond scrive:

    Di sicuro insegnavano e forse insegnano ancora che Giulio Cesare IMPOSE ai Galli la lingua latina, come mi disse seriamente dieci anni fa, una studentessa del Midì, di origine polacca, residente a Bari per l’Erasmus.
    ciao

    • PinoMamet scrive:

      Impose?? E con cosa, con le grida manzoniane ante litteram?

      Del resto è una visione molto francese… nel senso che in effetti loro hanno davvero imposto la lingua francese (anche noi italiani con l’italiano, almeno fino al Fascismo e specialmente durante il Fascismo);

      una visione però anacronistica, perché l’Impero Romano non ha mai avuto una “lingua ufficiale” nel senso moderno del termine.

      • Che poi la Gallia fu romanizzata nella sua interezza solo nel V secolo. Nel Sud la romanizzazione fu forte (basti pensare che il suo diritto consuetudinario era in realtà quello del Codice Teodosiano), nel Nord, invece, l’insediamento dei franchi in Neustria e le migrazioni dei britanni in Armorica affievolirono l’elemento romano. Ma non del tutto: in mezza Bretagna il dialetto locale è neolatino e anche nella Francia settentrionale, dopo il “francien” germanico si impose il francese antico neolatino.

        • mirkhond scrive:

          Infatti, già in epoca merovingia (507-751 d.C.), gli abitanti delle terre occitaniche, sottomesse da Clodoveo e successori, continuavano a dirsi e a sentirsi Romani, nel senso anche di LATINOFONI, e diversi da Franchi a nord della Loira.
          In epoca carolingia (751-987 d.C), poi, non si contano le CONTINUE campagne militari condotte da Pipino il Breve e successori, per sottomettere queste fiere popolazioni romanze occitaniche.
          E infine la sanguinosissima crociata contro i Catari (1209-1229 e 1243-44), condotta sempre da Capetingi re dei Franchi occidentali, i Francesi d’Oil, che, col pretesto religioso volevano mettere le mani sulle ricche terre del Midì occitanico.
          Per non parlare poi del colpo di grazia inferto dal capolavoro umanitario del 1789 e napoleonico, col più rigido rullo compressore pariginocentrico…

        • mirkhond scrive:

          nella Francia settentrionale, dopo il “francien” germanico si impose il francese antico neolatino.

          Con la spartizione del Sacro Romano Impero tra i nipoti di Carlomagno, nell’843 d.C., nel regno dei Franchi Occidentali (l’attuale Francia), l’aristocrazia franca tra Loira, Manica e Bretagna, CONTINUAVA ad utilizzare il bilinguismo, essendo molto attaccata all’avita parlata francona, e inviava i propri rampolli all’Abbazia di Prum, in Renania, perchè imparassero il “Tedesco”!
          Nell’876 d.C., il conte franco-occidentale (cioè francese) Ekkard, possedeva un Evangelium theodiscum, e pochi anni dopo nel monastero di Saint Amand in Fiandra una stessa mano trascriveva sia la Sequenza di Santa Eulalia, il più antico documento rimastoci della letteratura francese d’Oil, che il Ludwigslied (Cantare di Ludovico) in altotedesco!
          ciao

    • Peucezio scrive:

      E’ surreale che lo dica una del midi appunto, ove invece è stato davvero imposto un dialetto del nord a sostituzione di una lingua nobile e illustre.

  5. mirkhond scrive:

    una visione però anacronistica, perché l’Impero Romano non ha mai avuto una “lingua ufficiale” nel senso moderno del termine.

    E’ quello che tentai di spiegarle, ma non saprei dirti se sono riuscito a convincerla di quello che è un anacronismo.
    Evidentemente i Francesi leggono il passato alla luce di una sensibilità moderna, di cui il nazionalismo linguistico è parte integrante.
    Da noi, almeno quando andavo a scuola io, negli anni ’80, primissimi ’90, certe belinate grazie a Dio non ce le hanno insegnate.
    ciao

    • falecius scrive:

      Se ci tengono tanto, i francesi, possono sempre ripristinare l’Autentica Lingua, per decreto. Ce li vedo, tutti ad impararsi il gallico antico. Però si può fare, voglio dire, la lingua è nota, anche se sospetto che dovranno riempire parecchi buchi di lessico. Esiste anche una band (svizzera, o meglio, elvezia) che canta canzoni in gallico. Se sono riusciti a far parlare francese ai provenzali, possono anche riuscire a far parlare gallico ai francesi, così impara, quel cattivone di Cesare, ad imporgli il latino (ricordiamo sempre che il francese, sostanzialmente, è latino moderno, al pari di italiano, spagnolo, provenzale eccetera). Abbasso l’imperialismo romano! Viva la libera Gallia! (almeno i bretoni saranno felici).

      • Moi scrive:

        @ FALECIUS

        Farebbero prima a fare del Bretone, lessicalmente alquanto “euceltofono”, la lingua nazionale … ma in realtà i Francesi sanno benissimo di aver costruito la propria identità avendo per lingua ufficiale un dialetto galloitalico 😉 🙂 😉 🙂

        • Moi scrive:

          La Francia, addirittura il FN stesso, ha una concezione identitaria di “appartenenza”, di identificazione”, non di “appariscenza”. Insomma, per la République non è poi così grave la presunta (!) “sventura” di essere nato “Mafioso Mangiaspaghetti”, “Negro Selvaggio” o “Beduino Inculacammelli” oppure altro … la République è infnitamente buona e saprà “adottarti come Enfant de la Patrie”. 😉 🙂 🙂 😉

        • mirkhond scrive:

          Per Moi

          Credo che tu abbia colto alla perfezione lo spirito nazionalistico-assimilazionistico da blocco monolitico tipico della Francia post-rivoluzionaria, ed è questo lo spirito con cui si insegna la storia romana agli alunni.
          Vedono nell’opera di Roma, la retroiezione delle LORO politiche MODERNE da rullo compressore delle diversità etniche.
          Proprio ciò che Roma non è MAI stata, soprattutto dal punto di vista linguistico.
          Se il Latino ebbe il sopravvento e soppiantò (anche se non dappertutto), le lingue indigene tra il Danubio e l’Atlantico, ciò fu dovuto ad lungo processo di attrazione naturale prima delle classi dirigenti dei popoli sottomessi, e poi delle stesse popolazioni, le quali, tranne gli Etruschi e alcune città greche da Taranto a Marsiglia, erano sostanzialmente ferme all’Età del Ferro e avvertivano il fascino di una civiltà vista come superiore.
          Dovette pesare anche il fattore amministrativo-militare, e le colonie di legionari, ma il tutto fu un processo molto lento e durò un paio di secoli. La Gallia può considerarsi del tutto latinizzata, solo nel V secolo dopo Cristo, come ha giustamente ricordato Mauricius, le aree alpino-danubiane come la Rezia, almeno intorno al III secolo dopo Cristo.
          E comunque vi furono aree che non si latinizzarono MAI, come il Paese Basco (molto più esteso dell’attuale e che andava da Burdigala/Bordeaux fin quasi a Cesaraugusta/Saragozza), i Berberi dell’interno del Nordafrica romano, e gli Illiri meridionali antenati degli Albanesi.
          ciao

        • mirkhond scrive:

          Errata corrige: Caesaraugusta

  6. Buleghin il vecio scrive:

    Comme se devisà la langue Françaises dans le moyen age?
    Dans le nord du Pais on parlait la langue d’oil et les chanteurs s’appailait trouvières
    Dans le midì on parlait la langue d’oc e leurs chanteurs s’appelait troubadours.
    Aujourdhui pour dir “oui” dans le midì, ces salopards qui n’aime pas la France ils disent encore “ué” parbleau!

    • Moi scrive:

      “Oi” nel senso di “già”, “eh già” è tipico del Bolognese dialettale e dell’ Italiano “di koiné” locale, mentre in Romagna dicono con medesimo uso, diffusione e significato “Uéi” …

  7. mirkhond scrive:

    Per Peucezio e Buleghin

    La studentessa universitaria del Midì in questione, non sapeva NIENTE della storia del suddetto Midì, della Lingua d’Oc, della cultura trobadorica, dell’identità occitano-provenzale diversa da quella francese, della lunga e sanguinosissima lotta del Midì per NON diventare Francesi di Parigi, ecc.
    Non penso che ciò sia dovuto alla sua origine polacca, ma al tipo di istruzione scolastica della Francia post 1789 e napoleonica che ha imposto un blocco monolitico nazional-linguistico, insegnato a generazioni di francesi, cosicchè una ragazza di Montpellier sappia ancora oggi, solo ciò che vuole il suo governo pariginocentrico, e NULLA della VERA storia della terra in cui è nata e in cui vive.
    Mi sa che la storia manipolata di regime non è solo un triste appannaggio dei regimi dittatoriali…..
    ciao

    • Buleghin il vecio scrive:

      On dit bien que la “vrai” langue françaises elle soit parlée non dans l’ìle de france mais dans la vallée de la Loire, une espeçe de touscane de l’hexagone ou il faut “laver” l’argot dans le fleuve.

      I francesi e polachi van man ne la man come stronsaria!
      I primi pensan de poterci dar bote ai cruchi e le ciapan sempre, i secondi li xè ancor più mati!
      Pensan i polachi de far riviver la confederasion polaco lituana e darci le bote ai rusi ai ucraini ed ai bielorusi!
      Poareti! Ci do il consiglio gratuito de comprar vagoni de crema antidolorifica per il gropon per le bote che andran ciapar!

  8. Moi scrive:

    … Era “le gridE” Manzoniane, plurale di “la gridA” !

    … lo so perché conosco una persona che a un esame di letteratura italiana fu bocciata per aver detto “le gridA” da parte di un professore fiorentino, fierissimamente “eutoscofono nativo” 😉 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Grazie della correzione, Manzoni poi mi è sempre stato sulle balle…

      comunque io presi 30, sempre da un fiorentino, peraltro;
      al quale però promisi che non avrei mai insegnato italiano a scuola (tenni fede alla promessa);
      è un tipo un po’ particolare, Roseau lo conosce bene.

      • Moi scrive:

        Come mai ‘sta promessa ?

        Il distinguo triplice grido/i ; grida/e ; grida/e … a me lo fece addirittura una prof. delle superiori , ma dal cognome inequivocabilmente nostrano (lo stesso di una prestigiosissima automobile sportiva).

        • PinoMamet scrive:

          La promessa perché…
          beh era una a cui durante gli esami piaceva parlare; parlava un sacco, a dire la verità; la cosa più saggia in effetti era lasciarlo parlare e non contraddirlo.
          Per quanto possa sembrare assurdo, diversi studenti (soprattutto studentesse, a mia memoria) proprio non riuscivano a evitare di contraddirlo, e finivano “lanciati”.
          Meglio, così imparano a non tenersi in troppa considerazione; e che un esame è un esame e va affrontato per il solo esclusivo nobilissimo scopo di prendere un voto e finire l’università.
          Per farsi una cultura e delle opinioni ci sono le Biblioteche, sono pubbliche gratuite e senza limiti di età.

          Comunque parlammo un po’ del più e del meno, di cinema western e di Tasso e dell’Armata Brancaleone, si fece due risate, mi chiese con chi mi sarei laureato (risposi quello di greco) e capì che l’italiano non era in cima ai miei interessi, e che come professore sarei stato infelice io e avrei creato impicci agli altri.

          Ne conservo un ottimo ricordo.

  9. Francesco scrive:

    Fossero tutti così, i leghisti, potremmo anche iscriverci in massa.

    A metà tra una versione provincialissima di Gianni Brera e un bollettino fascista dei profondi anni ’30 ma, in fondo, pieno di umanissima e cattolica accoglienza e di un rispetto degno di ammirazione.

    Una curiosità mi resta: la terna arbitrale era formata da Shintoisti nippo-coreani o direttamente da Omini Verdi di Marte?

    😀

  10. Moi scrive:

    Non ci avevo mai pensato (prima d’ora) ma … avete presente quel “curioso” copricapo femminile tradizionale dell’ Olanda, bianco di colore e di foggia a metà strada fra un cappello a tesa larga e un cappuccio , no ?

    Ecco, originariamente era una sorta di hijab cristiano norreno ?! Se una donna olandese lo portasse sarebbe denunciabile per violazione della legge voluta da Geert Wilders ? 🙂 😉

    La cosa fa sorridere e suona provocatoria perché nell’ immaginario “nostrano”, per il resto e a parte gli zoccoli di legno, per il resto la “donna olandese” è poco vestita, attraente e disinibita dimostrando inequivocabilmente cosa significa “Civiltà Superiore”, ma … ma sinceramente non saprei se sto facendo apologia oppure sberleffo del Cristianesimo 🙂

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