La rivoluzione italiana passa per i condomini

In questo paese, come sapete, c’è un governo, rappresentato visibilmente da una schiera di personaggi uno più ridicolo dell’altro, sul libro paga del padrone di Mediaset.

C’è anche un’opposizione, rappresentata soprattutto dal quotidiano Repubblica, che ha gioco facile nell’esprimere sdegno per i comportamenti di tali personaggi.

Il quotidiano Repubblica esprime, ricordiamo, il pensiero politico del signor Carlo De Benedetti, proprietario tra l’altro di Omnitel e del Gruppo Energia, cioè di buona parte delle comunicazioni e delle risorse energetiche del nostro paese, nonché di molte altre cose.

Mentre i due miliardari litigano sul Pericolo Comunista e sulle troie minorenni, succedono cose ben più interessanti, di cui non ci accorgiamo nemmeno.

Una chiacchierata con un signore che di mestiere fa l’amministratore di condomini.

Mi spiega che il Senato ha da poco approvato una legge, denominata “Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici“, che ad aprile dovrebbe essere approvata anche dalla Camera.

Tra le clausole di questa legge, ce n’era una che obbligava gli amministratori a ottenere una fideiussione per tutto l’importo da loro gestito.

Il mio conoscente ha una piccola società che amministra circa 50 condomini a Firenze, e mi spiega che con un giro di affari come il suo, nessuna banca sarebbe disposta a concedergli simili fideiussioni.

Per cui, se la legge fosse passata senza modifiche, avrebbe dovuto chiudere la sua ditta, come tutti gli altri piccoli amministratori di condomini.

A questo punto, sarebbero rimaste in campo solo le grandi società finanziarie che casualmente fanno anche amministrazione di condomini, e che hanno voluto fortemente questa legge. E ogni  proprietario con un problema, avrebbe dovuto rivolgersi a un call center, magari all’altro capo del paese.

Però la questione riguarda 10 milioni di condomìni in tutto il paese, in cui abitano 43 milioni di italiani, tra proprietari e inquilini. E costituirebbe quindi una rivoluzione di grandi proporzioni, per la nostra società.

La rivolta degli amministratori di condominio, che sono ancora tanti, ha costretto i promotori della legge a togliere questa clausola, per cui la legge, quando passerà, non dovrebbe introdurre grandi modifiche.

Però è significativo che tutta la vicenda sia avvenuta nella totale invisibilità mediatica.

Tutti sanno chi è Ruby. Nessuno sa cosa sia la riforma del condominio.

Io me ne intendo poco delle attività del parlamento, ma da ignorante, mi chiedo: quante altre leggi analoghe, in altri campi, sono già passate o stanno per passare?

Vado a vedere chi ha promosso la legge per la riforma dei condomini, e trovo che si tratta della solita legge trasversale: c’è un avvocato della provincia di Chieti, tale Giovanni Legnini del Partito Democratico; e un avvocato della provincia di Arezzo, tale Franco Mugnai del Popolo della Libertà.

Cioè, mentre si azzannano rumorosamente a proposito dei discutibili passatempi erotici del Barzellettiere Nazionale, Destra e Sinistra introducono insieme una rivoluzione silenziosa, che cambia la vita dei quattro quinti degli italiani.

Se le cose stanno come racconta l’amministratore, questa rivoluzione avrebbe costituito una botta non da poco a due categorie di persone.

Da una parte i cittadini/consumatori, la categoria che la Sinistra esalta da quando ha messo da parte i lavoratori.

Dall’altra, le piccole imprese, il famoso “popolo della partita IVA” che tiene in piedi la coalizione di centrodestra.

Mentre le società che si occupano fondamentalmente di speculazione finanziaria su grande scala si sarebbero mangiate una nuova, gigantesca fetta di mercato.

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31 risposte a La rivoluzione italiana passa per i condomini

  1. Daouda scrive:

    Tutti siamo consumatori Miguel…eddaje!

    Poi dice che ciò torto a scrivere che berluskoni è un socialista…

    Il problema della sinistra è che è per il pubblico.
    E’ chiaro che quelli da colpire dovrebbero essere prima gli alti burocrati, alti magistrati, alta politica, alti comandi militari…comunque sia il settore pubblico è parassitario in sé ed il servizio offerto è per definizione in debito seppur non improduttivo.
    Ciò esula da alcuni settori strategici che determinano l’indipendenza degli stati e che, internazionalmente, determinano un privatismo di tali mezzi poiché non c’è un ente mondiale che possa dirsi monopolisticamente pubblico rispetto agli stati ( ma ci stanno provando ) e questi si relazionano come si relazionano gli individui ( buoni o pezzi di merda ) quindi privatamente.
    Il ché non significa giustificare lo stato…

    p.s. AH , BENVENUTO!

  2. Peucezio scrive:

    Le leggi peggiori sono sempre quelle “bipartisan”, fatte all’unanimità.
    Se in Italia si decidesse di abrogare tutte le leggi fatte dal ’94 in poi con l’approvazione di destra e sinistra, già avremmo fatto un piccolo passo avanti.

  3. Francesco scrive:

    Se ho letto bene, lo scopo della misura avrebbe dovuto essere quello di tutelare i condòmini contro la “fuga con cassa” dell’amministratore di condominio, che è un piccolo grande classico della vita italiana.

    E visto che il giudizio negativo si basa su UNA opinione di parte, mi sa che per una ennesima volta il popolo italiano l’ha preso in quel posto e un piccolo gruppo di rentiers ha ottenuto quel che voleva a scapito della collettività.

    Mica bello, direi.

  4. Timida scrive:

    Gli italiani da sempre devono scegliere tra la “fuga con la cassa” di qualche piccoletto, e la rapina continua e legalizzata della multinazionale privatrizzatrice di turno.

    Caro Francesco, se queste sono le mie opzioni, preferisco rischiare i miei soldi col piccoletto.

  5. Timida scrive:

    Gli italiani, da sempre, devono scegliere tra la “fuga con la cassa” di qualche piccoletto, e la rapina continua e legalizzata della multinazionale privatizzatrice di turno.

    Caro Francesco, se queste sono le mie opzioni, preferisco rischiare i miei soldi col piccoletto.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco e Timida

    Guardate che io non provo alcuna particolare simpatia per gli amministratori di condominio come categoria. Ho conosciuto amministratori delinquenti e amministratori onesti: e queste differenze di carattere hanno ancora una loro importanza in imprese di tali dimensioni.

    Il punto è che la legge aveva come clausola principale un articolo – di per sé forse accettabile – che comportava una conseguenza ineludibile, cioè la chiusura delle attività dei “piccoli amministratori” e la loro sostituzione con grandi imprese di amministrazione.

    E non penso che i due scaltri avvocati che hanno voluto la legge fossero così sciocchi da non capirlo.

    A questo punto sorge un’altra domanda: i condòmini si trovano meglio con una piccola amministrazione o una grande amministrazione?

    Nella mia esperienza, un’azienda sopra una certa dimensione non si preoccupa più dell’opinione del cliente. Non ha problemi a perderlo, tanto investe grossi fondi nell’acquisto di nuovi clienti. Lo abbiamo visto chiaramente, ad esempio, nel campo della telefonia.

    Io non sono di quelli che esaltano gli “imprenditori che fanno” in contrasto con quelli che “speculano”. Ma è un fatto che un’organizzazione che raggiunge un certo livello di capitali si dimentica a un certo punto della produzione stessa, e si occupa solo della gestione dei capitali.

    • Francesco scrive:

      Caro Miguel, cara Timida,

      capisco la vostra posizione ma mi pare totalmente ideologica.

      Per MM, l’opinione di un tizio, parte in causa, diventa “verità assoluta” e mi sembra poco prudente. Se l’Italia è strapiena di aziende medie, piccole e micro mi pare evidente che in qualche modo “si può”. Anche con le banche che ci sono. Per cui approfondirei prima di dire che la misura era volta a quello scopo con efferata precisione.

      Sul tema grandi aziende: nella mia breve vita ne ho viste fallire molte, forse dovrebbero preoccuparsi dei loro clienti, non credete? Forse sono altre le condizioni che le spingono a occuparsene o meno (e.g. se fossi una assicurazione auto, in effetti, mi occuperei più di altre cose; al contrario se fossi una catena di supermercati).

      Ciao

  7. Claudio Martini scrive:

    “Io me ne intendo poco delle attività del parlamento, ma da ignorante, mi chiedo: quante altre leggi analoghe, in altri campi, sono già passate o stanno per passare?”

    Domanda sensata. Da apprendista giurista ti rispondo: tante. Anche più importanti di quelle da te citate, ma non meno sottaciute; e, cosa inquietante, in genere approvate con l’entusiatico assenso della categoria dei docenti universitari.

    Credo che su “appelloalpopolo” un giorno pubblicheremo una bella raccolta di tutte le norme-insidia. Sarà il nostro contributo al programma di uniti e diversi.

  8. Peucezio scrive:

    Quando ci sono di mezzo ppoi professori universitari, esperti, specialisti vari, consulenti, tutte quelle figure non scelte da nessuno e che a nessuno devono dare conto, sono sempre guai.
    La gente ad esempio crede che le leggi le faccia il Parlamento, che, essendo eletto dai cittadini, esprime la sovranità popolare.
    Invece le leggi le fanno giuristi, magistrati, tecnici vari. I parlamentari al massimo sono una sorta di committenti.

  9. Ritvan scrive:

    Diceva il buon Otto von Bismarck, un sincero democratico:-) “E’ meglio che il popolo non sappia mai come si fanno le leggi e le salsicce”:-)

  10. giovanni scrive:

    “Invece le leggi le fanno giuristi, magistrati, tecnici vari.”

    Vista la complessità del sistema legislativo anche del paese più microscopico del pianeta, sarebbe un delitto fare leggi senza consultare esperti capaci di dirti con quali altri leggi attualmente vigenti entrano in conflitto le nuove leggi. O pensate che il popolo sovrano sia in grado di decidere da solo quali sono le centinaia di leggi e articoli da abrogare ogni volta che viene votata una nuova legge?

    • Peucezio scrive:

      D’accordo, non voglio certo dire che si possono fare le leggi così, a capocchia, senza consultare specialisti e tecnici. Ma questi dovrebbero fornire solo gli strumenti giuridici, tecnici appunto, il “come” insomma, non dare gli indirizzi culturali e di valori. Invece poi nella sostanza accade proprio questo.
      Inoltre mica per ogni campo esiste un solo specialista in tutta Italia, perché non devono essere eletti o comunque essere emanazioni più o meno indiretta della sovranità popolare anche loro, in modo da esprimere le diverse sensibilità e orientamenti?
      Le figure neutre, super partes, sono quelle che te lo mettono in quel posto molto meglio, in modo scientifico, perché tanto non ti puoi opporre: in nome di che ti opponi? Mica ci si può opporre alla pioggia, che non è né di destra né di sinistra. Poi però ti trovi fradicio e magari ti becchi pure una polmonite e non sai chi ringraziare.

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Peucezio

        ”Le figure neutre, super partes, sono quelle che te lo mettono in quel posto molto meglio, in modo scientifico, perché tanto non ti puoi opporre: in nome di che ti opponi? Mica ci si può opporre alla pioggia, che non è né di destra né di sinistra. Poi però ti trovi fradicio e magari ti becchi pure una polmonite e non sai chi ringraziare.”

        🙂

        Queste parole mi ricordano quella di Lidia Menapace, storica caporiona della sinistra extraparlamentare degli anni Settanta. In un pacato ‘dibattito’ di antinucleari rosso-verdi cui ebbi la possibilità di assistere, costei concluse il suo intervento con la seguente perla, che mai più dimentichero’ finché campo: ‘Esiste una maniera di destra e una maniera di sinistra di risolvere le equazioni’.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Peucezio scrive:

          Eheh 🙂
          In fondo non è che avesse tutti i torti. Cioè, in una situazione normale un’affermazione del genere sarebbe da reparto di psichiatria, ma in questo frangente storico, soprattutto in Italia, le divisioni sono l’unica salvezza, non foss’altro che perché sono evidenti: di ciò su cui i berlusconiani e gli antiberlusconiani (perché questa è l’essenza dello scontro politico in Italia) si dividono si parla moltissimo, in modo addirittura ossessivo e ciò consente un controllo da parte della gente e anche una relativa capacità di intervento, attraverso le elezioni, i referendum, le manifestazioni e anche per il semplice fatto che il politico evita di fare certe cose – o ci va cauto – per la reazione pubblica che susciterebbero.
          Ciò che invece viene dato per scontato, che non viene discusso, su cui sono d’accordo “destronzi” e “sinistronzi” (i secondi sempre più -onzi dei primi, ça va sans dire 🙂 ) in molti casi può essere una scelta di buon senso, che non divide perché è ovvia, in molti altri qualcosa appunto che ce lo mette in quel posto, o perché dovuta a pressioni di poteri che vanno al di là delle parti politiche o perché espressione dello Zeitgeist di un’epoca del cazzo, qual è la nostra, caratterizzata da insipienza e isteria a un tempo.

          • Andrea Di Vita scrive:

            Per Peucezio

            Anch’io sono convinto che un po’ di faziosità sia positiva. Meglio una società con l’ostracismo che una società con la censura. Detto questo, NON esistono ‘modi di destra’ e ‘modi di sinistra’ per risolvere le equazioni… 🙂

            Ciao!

            Andrea Di Vita

  11. nic scrive:

    Che bel post da “Mi manda Lubrano”! Felicitazioni Miguel, finalmente stai mettendo la testa a posto, sembri quasi un italiano normale .-) Tra possibili tempeste atomiche e nuove guerre, noi altri, a parlare dell’amministratore… “Italiani, inquilini, coinquilini, affittuari, Vota Antonio, Antonio la Trippa! jajaja

    Eppoi non ho mai capito perchè chi, per principio, è contro il Libero Mercato (tradotto: tu rubi a me, io rubo a te) è invece quasi sempre a favore della sua diffusione contaminante a tutti i livelli della società. Come chi è contro l’apertura degli hipermercati perchè difende il diritto acquisito di farsi fottere del piccolo bottegaio sotto casa.

    Personalmente preferisco dover trattare con un anonimo sfruttato di un call center magari in Calcutta che con il tipo simpatico che vive fronte a te, ti dice buongiorno, buonasera, come sta la sua signora mentre pensa come fotterti due euro sull’acquisto dell’inutile nuovo citofono.

    un po’ meno indecente, diciamo.

    Se non può essere comunismo, che sia un megacapitalismo assolutamente impersonale di segreterie automatiche e formulari web.

    Que viva WalMart, que viva IKEA, que viva MAC-DON-ALDs

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    🙂

    Comunque, poni una questione interessante, anzi molto interessante.

    Però il punto fondamentale per me non è quale sia il tipo di amministrazione condominiale migliore. Mi colpisce il fatto che nei media un evento di questa portata (al di là del giudizio) sia invisibile; e che sia invisibile anche perché politicamente trasversale.

    • Francesco scrive:

      Oppure perchè era un piccolo miglioramento del sistema, bloccato da una lobby piccola ma non troppo che non lo voleva.

      Credo che siano proprio le piccole lobby di rentiers ad amare più di tutti il silenzio, mica sempre si ha la capacità militare di tassisti, camionisti e coldiretti, per citare le prima organizzazioni criminali che mi vengono in mente (criminali in senso lato, naturalmente, che abbiamo in giro per l’Italia anche troppi avvocati).

      Ciao

      • Z. scrive:

        Porca miseria se hai ragione. Crescono dappertutto peggio dei funghi. E sono molto meno utili, per di più.

        😀

        Z.

      • Peucezio scrive:

        Mah… mi ricordo che Blondet, quando Bersani voleva liberalizzare le licenze dei tassisti, definì questi ultimi i nuovi kulaki. Ora tu mi fai pensare che alla lista dei nuovi kulaki si debbano aggiungere anche gli amministratori di condominio (per inciso, oltre che dell’acqua di Milano io non posso lamentarmi nemmeno del mio amministratore di condominio, che è un po’ casinista ma onesto e, ciò che più conta, per nulla esoso, infatti paghiamo poco, pur trattandosi di un condominio abbastanza signorile, con giardino ecc., quindi, anche in questo caso, sono per il mantenimento dello statu quo).
        In Italia ci sono lobby privilegiate e non ci piove. Gente che non serve a nulla, il cui apporto alla società non si capisce bene in cosa consista e che ci succhia il sangue per bene. I notai ne sono un esempio. Gli amministratori purtroppo invece servono e non conviene né abolirli, né kulakizzarli.
        Quanto al piccolo commercio, è verissimo che ci si spende di più, ma non esistono solo ragioni di convenienza economica, ma anche estetiche: in un paesaggio urbano l’esistenza o meno di piccoli esercizi non è una cosa indifferente e un paese senza negozi è più squallido e abbassa la qualità della vita.

        • nic scrive:

          Effettivamente.

          In Occidente, l’ultima, unica ed originale estetica si manifesta nello Spettacolo della Merce, così come l’unica forma di socializzazione non obsoleta si realizza nella contrattazione e compravendita di cose, idee e persone.

          Il resto, come ben dici, è lo squallore del nulla.

          Ma Peucezio, proprio tu che ormai misuri la qualità della vita con la prossimità agli esercizi commerciali, vuoi forse comparare un’infima vetrina di una latteria periferica con la Monumentale Esposizione di un Centro Commerciale che sorge – maestoso, asettico e funzionale come le piramidi d’Egitto – in quella che fu una squallida (trad: improduttiva) area dismessa postindustriale ora recuperata ai consumatori con decorativi parcheggi elicoidali e luoghi di concentrazione destinati alla fruizione del tempo libero ?

          Non siate timidi, modesti o meschini… visto che vi piace, Iper, Super, Turbo è ancora meglio.

          PS: Chi difende il piccolo commercio mi ricorda con tenerezza le prime camere fotografiche digitali che, all’opprimere il pulsante di scatto, producevano un “clic” campionato per simulare il movimento dell’otturatore.

          • Daouda scrive:

            L’italia è un paese di lobbies… dov’è il libero commercio?

            Blondet è in definitiva un socialista e guarda caso è un tridentino…

  13. lycopodium scrive:

    Il paradosso della deriva neocapitalistica dei marxisti non è l’unico di questi tempi, in cui assistiamo a conservatori che usano argomenti relativisti e a iper-relativisti che riscoprono i valori tradizionali. Trasversale è che passi sotto silenzio anche questo.

  14. lycopodium scrive:

    Il paradosso della deriva neocapitalistica dei marxisti non è l\’unico di questi tempi, in cui assistiamo a conservatori che usano argomenti relativisti e a iper-relativisti che riscoprono i valori tradizionali. Trasversale è che passi sotto silenzio anche questo.

    • Daouda scrive:

      I marxisti sono sempre stati capitalisti seppur incosapevolmente. Chi dà valore alla tesi smithiana del plus-lavoro è capitalista in nuce.
      Non potendosi risolvere uno sfruttamente inesistente, ogni propria azione verterà ad accrescere confusione se tale è l’obiettivo.
      Essendo lo Stato la base ipotizzata come risoluzione di tale supposto sfruttamento , si palesa l’ignoranza fatale del connubio Stato-Capitalismo di cui Lasalle, Englels , Kautsky sono i casi esemplari e definitivi rispetto a Marx che, per quanto ne sò, non è mai stato preciso al riguardo.

      Senza nulla togliere all’analisi della nascita del capitalismo CHE NON NASCE dalla borghesia , ma dagli usurai e dai mercenari, altra atroce mistificazione del marxismo.

      Illuminate l’ultima frase di Lycopodium.

      “Le figure neutre, super partes, sono quelle che te lo mettono in quel posto molto meglio, in modo scientifico, perché tanto non ti puoi opporre: in nome di che ti opponi? Mica ci si può opporre alla pioggia, che non è né di destra né di sinistra. Poi però ti trovi fradicio e magari ti becchi pure una polmonite e non sai chi ringraziare.”

      D’altronde è dalla corruzione della figura “sociale” super-partes per antonomasia, ossia il sacerdote , pontefice verso Dio e custode dell’accesso agli stati superiori dell’essere , che si determina una degenerazione a catena con un rapido decadimento sfociante nella sovversione.

  15. Andrea P. scrive:

    Volevo solo sollecitare una riflessione sulla differenza che corre fra una assicurazione RC professionale, come la hanno (obbligatoriamente) migliaia di categorie di professionisti individuali, ed una fideiusssione, che è un contratto bancario di natura non aleatoria. Il secondo costa molto di più e generalmente richiede dei collateral.
    Avesserro semplicemente previsto che gli amministratori dovevano dotarsi di polizza RC, o dovessero – che so – aderire a un Fondo di Garanzia, npon credo ci sarebbe stato niente da ridire. Personalmente, andassi qualche volta alle assemblee di condominio, chioederei che l’amministratore fosse assicurato. E invece chissà che fa, quel disgraziato

  16. Francesco scrive:

    OMNITEL?

    esiste ancora?

    :0

  17. p scrive:

    Ma né la traformazione in società anonime, né la trasformazione in proprietà statale, sopprime il carattere di capitale delle forze produttive.

    Sicuro, quando parli di engels?p

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