Haluk Berkmen, o come i turchi conquistarono la Valcamonica (Prima parte)

In questo saggio, parleremo di revisionismo storico, quanti volanti, sonnambule professioniste, una pacifica missione delle SS in Italia, un marinaio australiano a spasso sull’Arca di Noè,  arredamento astrologico d’interni, sicurezza nucleare, di etruschi e della Valcamonica, di baffuti nazionalisti turanici in giro per il Messico, di tango argentino nonché di terapie per manager istanbulesi molto stressati.

Capirci qualcosa richiederà una certa pazienza da parte vostra. Abbiàtela.

Ieri abbiamo raccontato dell’arresto di Vincent Reynouard, chimico revisionista. Un chimico un po’ particolare, perché è in realtà specializzato in radiazioni nucleari.

Cosa che lo accomuna a un altro revisionista storico, il fisico teorico Haluk Berkmen. Il cui revisionismo è a ben più ampio respiro e riguarda direttamente l’Italia.

Haluk Berkmen, che oggi si avvicina ai settant’anni, afferma di essersi laureato in fisica matematica all’università di Istanbul, per poi ottenere un PhD in fisica nucleare presso l’università di Lund in Svezia. Avrebbe insegnato fisica all’università di Ankara, e dal 1980 al 2002 avrebbe lavorato presso l‘Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica in Svezia.

Tutto questo lo apprendiamo da un sito  intitolato Astroset.com, registrato a Istanbul, dove Haluk Berkmen riceve grande spazio come una sorta di esperto universale.

Astroset è però una vera e propria organizzazione, che ruota attorno a un certo Murat Gürgün, di mestiere astrolog e “consulente individuale” che vende corsi di astroterapi in 12 sedute. Ciascuna seduta costa 100 nuove lire turche, un po’ più di cinquanta euro; quella familiare invece il doppio.

L’immagine sul sito, con l’improbabile coppia di giovani imprenditori che si rivolgono al saggio astrolog, riassume la fusione tra capitalismo rampante e New Age che sottostà  al sito.

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Tutto questo si accosta a un “Centro 19 maggio” (la data commemora lo sbarco di Atatürk a Samsun nel 1919) di “sviluppo personale” , dove vari  sorridenti operatori offrono cose come  Mind Map Therapy, tango argentino,Tai Chi, dizione, salsa, programmazione neurolinguistica, Power Yoga e ovviamente astrologia. Poi c’è gente in Italia che ha paura dell’ingresso della Turchia in Europa… Vabbene che a insegnare danza ai bambini c’è un certo Onur Dinamit – cognome cortesia della riforma  voluta da Atatürk.

Astroset non è solo un sistema di vendite di un singolo operatore; è un vasto contenitore di materiali, vagamente uniti attorno al neo-spiritüalizm di Bedri Ruhselman (1898-1960) che durante un viaggio a Praga nel 1926 aveva scoperto il pensiero e la pratica del francese Hippolyte Léon Denizard Rivail (1804-1869), che si era messo il nome celtizzante di Allan Kardec.

Tra parentesi, diciamo che è a Kardec, assai più che agli indù, che l’Occidente deve la nozione di reincarnazione, ormai diffusa in ogni salone di parrucchieri che si rispetti. La società fluida non ha bisogno di una vera e proprio fede nell’aldilà – il paradiso è quello delle merci acquistabili minuto per minuto sul mercato, l’inferno la paura incessante della precarietà.  Ma la sensazione della reincarnazione è oggi probabilmente la visione più comune dell’aldilà che ci sia in Occidente.[1]

Qualunque fosse l’intenzione originale del progressista Kardec, l’idea della reincarnazione rispecchia il credo fondamentale del capitalismo: tu sei ciò che hai voluto essere.

La reincarnazione, idea allora inedita da noi, compare nel 1857, nel Libro degli Spiriti. Un testo che, secondo i critici, sarebbe stato in realtà dettato a Kardec dalla sua medium, Célina Bequet. La signora Bequet è una delle principali fonti della cultura spiritualista, e quindi della visione del mondo dei nostri tempi. E’ perciò interessante notare che questa signora facesse, proprio di mestiere, la sonnambula, per conto di vari ipnotizzatori: la possiamo immaginare quindi come un ricettacolo straordinariamente passivo di qualunque luogo comune fluttuasse nell’aria.

Uno si chiede, cosa c’entra l’ingegnere atomico Haluk Berkmen con tutto ciò?

Parecchio – non c’è bisogno di capirci qualcosa di turco, per cogliere quante attività il nostro doçent faccia assieme a Astroset.

Berkmen si occupa di “filosofia, sufismo, esoterismo e  spiritüalizm“. E infatti lui ha organizzato il viaggio in Turchia del brasiliano Divaldo Pereira Franco, il dinamico imprenditore dell’immaginario che cerca di diffondere nel mondo (e anche in Italia) la religione di Allan Kardec, sotto dettatura dell’entità Joanna de Ângelis.[2] Joanna non sarebbe altro che una manifestazione della mistica messicana suora Juana Inés de la Cruz, colei che – rifiutando un ritratto che le avevano fatto – scrisse un brano, certo barocco, ma che negava le fondamenta stesse della società dello spettacolo:

“Questo, che vedi, inganno colorito, / che dell’arte ostentando le bellezze, / con falsi sillogismi di colori/ è falso inganno dei sensi/

questo in cui la lusinga ha preteso / evitare degli anni gli orrori, / e vincendo del tempo i rigori / trionfare della vecchiaia e dell’oblio, / è un vano artificio della cura, / è un fiore al vento delicato, / è protezione inutile contro il fato, / è una stolta preoccupazione errata, / è un affanno caduco e, a ben guardare, / è cadavere, è polvere, è ombra, è nulla”.

Nella sua versione neospiritualista, la più grande poetessa del barocco ispanofono conosce una notevole caduta di stile, ma recupera in sorridente ottimismo imprenditoriale.

Il flusso globale unisce oriente e occidente: le opere dettate dalla Inés de la Cruz rediviva  e terapizzata comprendono titoli che farebbero furore anche tra la borghesia di Istanbul, come Autoscoperta, Svegliati e sii felice, Trionfo personale.

Ma Haluk Berkmen si occupa soprattutto di Kuantum Evren, che si dovrebbe tradurre all’incirca come “Cosmo quantico”. E qui, prima di recarci in Valcamonica, ci vuole un’ulteriore divagazione.

Note:

[1] Nel 2004, un sondaggio telefonico della Opinion Dynamics Corporation scoprì che il 92% degli statunitensi credono in Dio, il 34% ai fantasmi, il 34% agli Ufo, il 29% all’astrologia, il 25% alla reincarnazione e il 24% alle streghe. E’ interessante notare che mentre l’86% dei giovani (dai 18 ai 34 anni) crede all’inferno, la percentuale scende al 68% tra gli anziani. Come si faccia a conciliare l’inferno con la reincarnazione è un problema che lasciamo, ovviamente, agli operatori sottopagati dei call center della Opinion Dynamics Corporation.

[2] Nello stesso periodo, Divaldo Pereira Franco ha tenuto conferenze a Vienna, organizzate da una certa Rejane de Santa Helena Spiegelberg-Planer, anche lei ingegnere nucleare, anche lei funzionaria dell’Agenzia Internazionale per l’Agenzia Atomica, dove è responsabile per l’applicazione dell’INES, la International  Nuclear and Radiological Event Scale: pare di capire che sia lei a decidere, insomma, se un incidente è un incidente o no. Ma soprattutto la signora Rejane è  vicepresidente dell’Unione per gli studi spiritistici Allan Kardec di Vienna. Misteri della sicurezza nucleare: questa ingegnera viene descritta da un ammiratore come “musa dagli occhi immensi e delicata poetessa!” Con tanto di punto esclamativo, che ci sta bene.

(Continua…)

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3 risposte a Haluk Berkmen, o come i turchi conquistarono la Valcamonica (Prima parte)

  1. PinoMamet scrive:

    Non vedo l’ora di arrivare in Valcamonica!

    Nel frattempo, intervengo solo per sottolineare che:

    del Tai Chi, o meglio Taijiquan
    (che sarebbe il “pugilato o arte marziale- quan- ispirato al concetto taoista di Taiji”)
    che ho avuto la fortuna anni fa di studiare con un bravo maestro, segnalo la sputtanizzazione pre-New Age e misticheggiante già nella Cina di fine Ottocento, a partire dalla scelta del nome, per arrivare alla scelta puramente arbitraria di un fondatore mitico (un asceta taoista il cui nome non dice niente agli occidentali, ma era ben noto come personaggio quasi favolistico in Cina) che non ha niente a che fare con le origini reali, fino alla semplificazione di molte tecniche per renderlo adatto e vendibile come “arte di salute e longevità” al vasto pubblico orientale prima di tutto.
    Insomma, non è che tutto ciò che è “originale”, sia poi anche “genuino”…

    Poi, certo, ci sono varie gradazioni di genuinità.

    Ma il newageamento ha salde radici ottocentesche, a quanto vedo.

    Ciao!! 🙂

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