Proposta contadina

In questi giorni, trovo poco tempo per scrivere, ma voglio almeno condividere alcune cose interessanti.

In questi giorni, in Piazza della Verzaia, c’è un minuscolo mercato contadino – due bancarelle di frutta e verdura e una di formaggi – che funziona perfettamente, con poca fila e rigoroso rispetto delle distanze. Il bancarellista mette la frutta richiesta in una borsa e la lascia ai piedi del cliente: un sistema ben più sicuro di quello dei supermercati, dove le cassiere vengono rinchiuse per otto ore al giorno con i clienti.

Dall’Associazione Rurale Italiana, un’interessante proposta:

EMERGENZA COVID19: I PRODUTTORI LOCALI GARANTISCONO L’ACCESSO AL CIBO – GOVERNO ED ENTI LOCALI GARANTISCANO IL LORO SUPPORTO
ARI Associazione Rurale Italiana·Thursday, March 19, 2020·

Per la tutela della salute e delle attività agricole, proposte e richieste dell’Associazione Rurale Italiana (ARI) sul decreto “Cura Italia” e sulle norme relative alle attività agricole

Gli agricoltori/trici dell’Associazione rurale italiana (ARI) sono impegnati a garantire l’accesso degli italiani al cibo di qualità e locale anche in questa situazione di emergenza. Quando questa avrà fine, non saranno le «immissioni di liquidità» a determinare la ripresa, ma la capacità, la volontà, la resistenza e l’autonomia produttiva di contadini, artigiani, piccole e medie aziende che operano a livello locale, la vera struttura portante dell’economia nazionale. Solo se nel frattempo non saranno annientate definitivamente.

La salute dei consumatori e il senso di responsabilità verso i produttori impongono alle istituzioni il massimo impegno. ARI, sostenendo tale impegno, rivolge le sue proposte al governo, dopo il varo del decreto “Cura Italia”, e agli Enti locali, molti dei quali hanno preso disposizioni relative alla commercializzazione dei prodotti agricoli.

Il decreto Cura Italia. Considerazioni e richieste di ARI

Il Decreto trascura una componente essenziale dell’agricoltura italiana: più di un milione di aziende diretto-coltivatrici in cui lavorano più di un milione e seicentomila persone (cfr. ISTAT). L’insistenza sul sostegno all’esportazioni agroalimentari (Art. 53 – Misure per il credito all’esportazione) avrà una scarsissima influenza sull’approvvigionamento alimentare del nostro mercato interno.

Abbiamo apprezzato in particolare quanto previsto per i lavoratori agricoli (Art. 22; Art. 30; Art. 32) ma riteniamo che quanto previsto nell’ Art. 78 (Misure in favore del settore agricolo e della pesca) riguardi un numero banalmente esiguo di imprese agricole di grande o grandissima dimensione che NON rappresentano né la struttura produttiva agricola né l’effettiva capacità di fornire alimenti in modo capillare e decentrato quanto più necessario in questa drammatica emergenza.

In particolare chiediamo un impegno su questi punti:

Obbligo all’acquisto territoriale. Per ospedali, caserme e altre collettività, nonché per i loro fornitori di materie prime e alimenti trasformati, favorire e rendere prioritario l’acquisto di alimenti e prodotti agricoli per il consumo fresco da aziende agricole dei territori, in base, in via eccezionale, a bandi semplificati;

Commercio al dettaglio. Chiediamo di notificare ai Sindaci, attraverso le Prefetture, l’opportunità di mantenere aperti e riorganizzare i mercati alimentari di piazza, con le dovute misure in fatto di ingressi controllati e contingentati. Occorre inoltre favorire le consegne porta a porta consentendo la distribuzione collettiva di alimenti conferiti da diversi produttori, in deroga temporanea alle attuali disposizioni.

Approvvigionamento alla grande distribuzione. Permettere la vendita semplificata, su base territoriale e in via eccezionale, ai canali della grande distribuzione, in deroga alle certificazioni volontarie (es. ISO EN 9001) generalmente richieste da supermercati e industrie. A tal proposito ricordiamo che il regolamento CE 852/2004 su igiene e sicurezza alimentare non si applica “alla fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dal produttore al consumatore finale o a dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore finale. (Art.1, par. 2, lettera C)”. L’approvvigionamento su base territoriale alla grande distribuzione è pertanto attuabile in ossequio all’osservanza delle semplici buone prassi di sicurezza alimentare.

Prezzi ai produttori. È prevedibile nei prossimi mesi una crescente pressione della produzione invenduta. Per evitare abusi da speculazione o posizione dominante, è necessario un controllo efficace sui prezzi pagati ai produttori e su quelli praticati al consumo, per i prodotti alimentari e agricoli.

Lavoro stagionale. Apprezziamo l’ammissione alla cassa integrazione per i lavoratori agricoli, anche stagionali. È, però, errata e controproducente ogni iniziativa che ritardi la concessione di permessi di soggiorno. Ricordiamo la drammatica condizione degli avventizi che vivono nelle tendopoli, che senza precauzioni appropriate continuano ad essere reclutati per le raccolte o per avviare le nuove colture stagionali (cfr. Comunicazione “Coordinamento Lavoratori Agricoli USB”)

PAC (Politica agricola comune). Considerando che i Centri di assistenza agricola restano chiusi, riteniamo necessario concedere l’accesso diretto degli agricoltori alle procedure per l’inoltro delle domande PAC 2020 (I e II pilastro) e consentire a chi abbia assoluta necessità di richiedere un anticipo, (salvo conguaglio).

Chiediamo inoltre il pagamento immediato del saldo completo della PAC 2019, inizialmente previsto per giugno 2020 (salvo buon fine).

Indebitamento aziendale: molte aziende agricole di piccola e media dimensione hanno importanti esposizioni debitorie. Si chiede un intervento specifico per le esposizioni inferioria 50.000€

Agriturismi e agriristori. Riteniamo che questi rientrino pienamente in quanto previsto per le attività turistico-alberghiere. Si dia priorità al sostegno di piccole aziende agrituristiche (massimo 15 posti letto e 30 coperti).

In particolare chiediamo al Governo il sostegno alla nostra richiesta rivolta all’ANCI.

Il DPCM dell’11/03/2020 per il contenimento della diffusione del COVID-19 all’art. 1 comma 1 recita testualmente: «Sono chiusi, indipendentemente dalla tipologia di attività svolta, i mercati, salvo le attività dirette alla vendita di soli generi alimentari». Il produttore agricolo vende esclusivamente generi alimentari.

Chiediamo dunque all’ANCI di informare i sindaci dei comuni italiani che la misura di chiusura indistinta dei mercati agricoli comunali non ottempera a nessuna norma contenuta nel DPCM e ha effetti dannosi.

Nei territori rurali dove tuttora resistono negozi di prossimità e piccole superette (cfr. ISMEA), il loro approvvigionamento presso i produttori locali garantisce efficacemente l’accesso all’alimentazione per la popolazione, in particolare per gli anziani che più difficoltà hanno a recarsi nei centri commerciali.

La stagione dei lavori in campagna avanza velocemente e noi intendiamo continuare a garantire la produzione con il nostro lavoro, senza però mettere a repentaglio la nostra e l’altrui salute.

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70 risposte a Proposta contadina

  1. Francesco scrive:

    se il CV19 lasciasse in eredità questa gran voglia di autarchia e di statalismo sarebbe una beffa dopo la tragedia

    quasi come se la Cina riuscisse a imporsi come modello oppressivo-dirigista dopo aver scatenato il disastro … anche se pare che abbia dichiarato il fine allarme per motivi politici e non medici

    • daouda scrive:

      l’autarchia ed il risparmio sono la base del libero scambio Francé, cosa cazzo c’entra lo statalismo?

    • Peucezio scrive:

      Sono due effetti più che auspicabili, ma il primo purtroppo è poco realistico.

      Il secondo molto probabile, alla barba di voi liberali-liberisti (che, peraltro, con la globalizzazione, avete aperto voi stessi la strada all’egemonia cinese: il liberismo ha il problema di ogni modello paradossale: se sono libero, sono libero anche di non essere libero ma dispotico).

      • Francesco scrive:

        infatti postula che la superiore desiderabilità ed efficienza della libertà

        mica non la sa, quella roba lì!

        lo Stato serve nelle Emergenze, non nella vita normale. meglio, molto Stato, mica sono un anarchico

  2. mirkhond scrive:

    L’agricoltura italiana da sola non è sufficiente per sfamare 60.000.000 di abitanti.
    Qui sta l’imbroglio del compra italiano di Salvini e della Meloni e del compra sud di Pino Aprile e dei Neoborbonici.
    Anni fa una bracciante mi disse che l’olio di Puglia che consumiamo nelle nostre tavole, in realtà viene dalla Turchia.

    • Peucezio scrive:

      Non è vero che non è sufficiente; ci siamo strutturati in modo che non lo sia.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non lo è, punto. Siamo un paese densamente popolato e montuoso.

        • Peucezio scrive:

          Allora perché gli agricoltori italiani hanno margini così risicati?
          Secondo le logiche del mercato dovrebbero essere miliardari, perché vendono una merce meno disponibile di quanto sia la richiesta, al punto che una parte la dobbiamo importare.
          No, qualcosa non torna, c’è una distorsione in tutto questo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Hanno margini risicati perché li finanzi tu con le tasse, che si trasformano in sovvenzioni europee all’agricoltura, che fanno sì che gli agricoltori possano abbassare i prezzi e farti trovare cibo a buon mercato. Non è un meccanismo perverso: è la politica agricola europea da decenni a questa parte.
            Esiste un’alternativa? Sì, via i soldi agli agricoltori, rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli e invasione dei prodotti agricoli dei paesi poveri. Con aumento della fame nei paesi poveri, oltre che con agricoltori europei sul lastrico.

            • Peucezio scrive:

              E quando si importava molto meno come si faceva?
              La generazione dei padri o nonni degli agricoltori attuali ha creato piccole fortune (niente di che, ma l’appartamento di proprietà, un po’ di soldini in banca…), che la generazione attuale non riesce a mantenere.

              So benissimo che gli agricoltori vengono sovvenzionati artificialmente, ma il punto è che non dovrebbe essercene bisogno, perché nella filiera ci sono delle storture che fanno sì che a loro arrivino le briciole e altri che non producono nulla ci si arricchiscano molto oltre il giusto (queste cose le so direttamente, da gente del settore).
              Invece basterebbe correggere le storture della filiera e soprattutto importare solo lo strettissimo indispensabile che non siamo in grado di produrre in casa. Senza dover sovvenzionare artificialmente un’economia agricola che è stata resa in perdita.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                L’Italia è sempre stata un po’ dipendente dalle importazioni agricole, che io ricordi. Forse l’Alto Medioevo è stata un’eccezione, dato il crollo demografico.

              • Peucezio scrive:

                E l’epoca preromana e quella romana prima delle guerre puniche?

            • Peucezio scrive:

              Sono comunque sempre, non dico stupito, ma colpito della tua adesione acritica allo statu quo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma non ti viene il dubbio che certe scelte siano state prese proprio per correggere le storture del punto di partenza che tu rimpiangi?

              • Peucezio scrive:

                Non capisco questo ragionamento.
                Se fino a un certo punto si è fatto in un certo modo, vuol dire che quel modo funzionava.
                Non so tu cosa intenda con “storture”.

                Le scelte sono un prodotto del potere.
                E l’Italia da dopo la II Guerra Mondiale (ma, volendo, da dopo il Rinascimento) NON è potente, quindi le scelte le fanno altri. E non hanno motivo di farle nell’interesse dell’Italia, ma a suo discapito.

                Questa vostra idea ingenua per cui tutto viene deciso da tutti per il bene di tutti è molto generosa e utopistica, ma il mondo non funziona così, ma secondo logiche di forza.
                Altrimenti in Africa si farebbero scelte per il bene degli africani.
                L’Italia è un’Africa di lusso, una colonia più benestante. Ma sempre Africa 🙂

            • Z. scrive:

              Ezio, devi capire che il mondo – governati e governanti – non è ancora pronto per riconoscere il valore di un genio poliedrico come te, che ha la soluzione in tasca pressoché per ogni problema che affligge l’umanità.

              Magari tu ci giudichi tutti quanti un po’ stupidi, e forse hai ragione. Ma non ci disprezzare. Abbi pazienza. Credi in noi.

              Chi ha il dono del genio è come una fiaccola accesa: deve accendere le altre fiaccole, una ad una, e un giorno tutti risplenderemo assieme 🙂

              • Peucezio scrive:

                Quindi i governanti sarebbero degli illuminati.
                Tranne quando fra questi gli elettori mandano a governare Berlusconi o Salvini. O, indirettamente, Craxi. Costoro, chissà come mai, contraddicono questa legge dei governanti competenti e illuminati, che sanno quali sono le giuste soluzioni per la nazione, perché la realtà è complessa e ci vogliono solide competenze, ecc. ecc. che l’uomo comune, anche colto e preparato, non ha.
                E quindi costoro, non essendo competenti, fanno danni (diversamente da tutti gli altri, che poi sostanzialmente sono i post-comunisti e i democristiani di sinistra, più qualche radicale, liberale o simili), ma per fortuna c’è Z. che
                1) ha il potere di stabilire che sono incapaci, perché lui queste competenze complicatissime e che riguardano tantissimi campi ce le ha, diversamente dai suddetti Craxi, Berlusconi, ecc.,
                2) sa quali sarebbero invece le vere soluzioni. Ma purtroppo non ha il potere per imporle.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                non pigliamoci per il culo: le scelte politiche sono sempre frutto di orientamenti ideologici.
                I miei sono diversi dai tuoi e quindi proponiamo soluzioni diverse, votiamo partiti diversi e diamo diverse valutazioni dei vari governi.

                Il resto sono stupidaggini, perché se, come sostieni tu, fosse solo una questione di scelte tecniche, a parte che non ci sarebbero le elezioni, ma solo dei corsi per garantire una formazione tecnica (giuridica, economica, militare, tutto quel cavolo che vuoi) come accesso ai posti di governo;
                ma soprattutto non ci sarebbero orientamenti politici così sideralmente lontani: prendi il capitalismo cinese, così totalmente strutturato in funzione degli interessi geopolitici dello stato cinese, rispetto a quello degli stati europei, che segue il principio esattamente opposto, radicalmente antisovranista, che rifiuta programmaticamente di avere una proiezione geopolitica.
                La storia è un continuo capovolgimento di modelli politici, anche nelle stesse nazioni (pensa alla Russia zarista, a quella bolscevica, a quella putiniana); poi, certo, ci sono elementi di continuità, ma per il fatto appunto che un popolo non cambia radicalmente la propria sensibilità e i propri orientamenti, al di là delle bandiere.

              • Z. scrive:

                No Ezio, sono tutti quanti scemi. Lo ripeti continuamente: questo è scemo, quello è un dilettante, quell’altro è un idiota…

                Che ci vuole? È facile, basta fare così e così.

                Io non sono tanto d’accordo, ma che vuoi, faccio parte degli scemi 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “sovvenzioni europee all’agricoltura, che fanno sì che gli agricoltori possano abbassare i prezzi e farti trovare cibo a buon mercato”

              Le sovvenzioni vanno quasi esclusivamente ai produttori “industriali”,a quelle finalizzate all’esportazione, all’industria del vino, ecc.

              • Francesco scrive:

                beh, sono quelli che forniscono il 99%? 95%? 90%? delle derrate totali

                devo ancora trovare uno studio che dica quanto costerebbe il cibo con agricoltura e allevamento non industriali

                Peucezio, che l’Italia non possa sfamare gli italiani me lo dice la storia di emigrazione del nostro paese. Sbaglio?

                Ah, col libero mercato gli agricoltori dei paesi poveri farebbero così tanti soldi da trascinare fuori dalla povertà i loro paesi, credo proprio.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “devo ancora trovare uno studio che dica quanto costerebbe il cibo con agricoltura e allevamento non industriali”

                Intanto qui un riassunto abbastanza chiaro di quanto costa l’agricoltura industriale:

                https://www.ucsusa.org/resources/hidden-costs-industrial-agriculture

              • Francesco scrive:

                Miguel,

                articolo mediocremente interessante che manca però sia di cifre in generale sia di quello che ho chiesto io.

                Per vera curiosità: a me interessa sapere quanto costerebbe una bistecca di mucca sana, allevata “secondo Natura” e non rimpinzata di schifezze e di antibiotici.

                Solo che non me lo dice nessuno!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “a me interessa sapere quanto costerebbe una bistecca di mucca sana, allevata “secondo Natura” e non rimpinzata di schifezze e di antibiotici.”

                non ho idea.

                Se per “costerebbe” intendi il numero di euro che tu dovresti versare, sicuramente molto di più che una bistecca di antibiotici e affini.

                Se intendi invece, non il prezzo, ma il costo, credo che sia abbastanza ovvio il contrario.

                Una bistecca “secondo Natura” costerebbe moltissimo.

                Una bistecca con schifezze e antibiotici costa il collasso del pianeta.

    • Roberto scrive:

      Mirkhond ha ragione invece….

      Guarda qui per l’olio
      https://olivoeolio.edagricole.it/prezzi-olio/mercato-olio-poca-produzione-cresce-import/

      Certo puoi dire che non si dovrebbe esportare, ma quello importato resta comunque molto di più

      • Peucezio scrive:

        Ma probabilmente molto di quello prodotto o producibile dai nostri ulivi non si sfrutta.

        Ad ogni modo bisognerebbe prima consumare tutto il prodotto nazionale e poi importare lo strettissimo necessario.

      • Peucezio scrive:

        C’è da aggiungere che se la gente vuole ogni tipo di frutta e verdura tutto l’anno, è naturale che importiamo, ma è una necessità fittizia, indotta dal mercato.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “L’agricoltura italiana da sola non è sufficiente per sfamare 60.000.000 di abitanti.”

      E’ una questione come la sussidiarietà: ciò che la mia regione non riesce dare, si prende da un’altra regione; ciò che il mio paese non riesce a dare lo prendo dai vicini (Tunisia, Slovenia, ecc.). E così via.

      • Francesco scrive:

        Miguel, non esiste “non riesce a dare”, spendendo un sacco puoi benissimo allevare orsi bianchi in Libia e fare serre in Antartide

        è sempre e solo una questione di costi e opportunità

        ciao

  3. mirkhond scrive:

    Non ne sarei così sicuro.

    • Peucezio scrive:

      Per carità, non sono un esperto.
      Ma mi dà di fandonia liberista per convincerci che dobbiamo essere alla mercé dei diktat del FMI, della WTO, ecc. ecc.
      In queste cose do totale ragione a Miguel: ci stiamo giocando il pianeta facendo viaggiare da un capo all’altro della terra, con l’inquinamento e il saccheggio di idrocarburi che ciò comporta, beni che possono essere prodotti localmente.

      • Francesco scrive:

        a prezzo così tanto maggiore che conviene farli venire dall’Argentina!

        toglimi i sussidi e le sovvenzioni e sposo il sistema in chiesa

  4. mirkhond scrive:

    Noi mangiamo tutti i giorni e più volte al giorno, e siamo 60.000.000 di persone.
    Questa enorme quantità di consumi alimentari quotidiani come può essere soddisfatta soltanto dalla nostra agricoltura?
    Dovremmo fare la fame? Dovremmo essere di meno (e dunque lasciar fare al coronavirus)?

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      “Dovremmo essere di meno (e dunque lasciar fare al coronavirus)?”

      Beh, era un po’ la tua tesi di qualche giorno fa, il modello anglosassone e olandese.

      Non mi è chiaro però come regge un sistema del genere su scala planetaria.
      In pratica significherebbe che è giusto che mangiamo più di quanto produciamo, perché evidentemente c’è chi mangia meno di quello che produce. Quindi muore di fame (ma produce cibo per noi).

      Tieni anche conto che noi mangiamo molto di più del nostro reale fabbisogno di cibo, con tutte le conseguenze nefaste che questo comporta in termini di salute.

      • Francesco scrive:

        >>> Quindi muore di fame

        No dai, non puoi scrivere una cosa così stupida! quindi è un agricoltore capace!!!

        anche perchè credo sia dal Neolitico che abbia dei surplus da scambiare (grano contro pesce, mais contro asce etc. etc.)

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Questa enorme quantità di consumi alimentari quotidiani come può essere soddisfatta soltanto dalla nostra agricoltura?”

      L’agricoltura italiana, come quella inglese, è stata sostituita dalle monoculture (tipo il vino figo da esportazione) o semplicemente dalle importazioni, rese economicamente possibili dall’indifferenza all’impatto ambientale dei trasporti a lunga distanza.

      Se io trovo prodotti cileni (!) in vendita al Conad, è un serio problema.

      E gli agricoltori sopravvissuti hanno dovuto subire uno strozzamento pauroso da parte della Grande Distribuzione, con prezzi insostenibili se si opera nella legalità: anche da qui il tremendo sfruttamento dei migranti al Sud.

  5. mirkhond scrive:

    Non ho detto che è giusto, ma che non vedo come potrebbe la nostra agricoltura da sola soddisfare il fabbisogno di 60.000.000 di Italiani.

    • Moi scrive:

      …in realtà uno sbrozzo di roba commestibile è OGM senza che ce ne accorgiamo, confronta ad esempio il peso medio d’un pollo allevato oggi e negli Anni Cinquanta !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Non ho detto che è giusto, ma che non vedo come potrebbe la nostra agricoltura da sola soddisfare il fabbisogno di 60.000.000 di Italiani.”

      Certo, ma:

      1) senza agricoltura (e limitato allevamento), non vive l’uomo

      2) senza biosfera, non vive l’agricoltura

      3) la biosfera ha bisogno della massima diversità, perché è costituito da un’interazione pazzesca (e per noi incomprensibile) di vite e di elementi

      4) si può temporaneamente drogare la biosfera, riempiendola di devastanti prodotti chimici (fertilizzanti e pesticidi) che ne distruggono le basi stesse.

      Quindi, l’agricoltura globale/industriale, alla lunga, peggiora semplicemente la situazione.

  6. mirkhond scrive:

    “Beh, era un po’ la tua tesi di qualche giorno fa, il modello anglosassone e olandese.”

    Come sempre stravolgi il senso di ciò che scrivo, in quanto mi riferivo al sistema sanitario, non all’approvvigionamento alimentare.

    • Peucezio scrive:

      Ma infatti mi riferivo al lasciar dilagare il coronavirus, non alla questione dell’approvvigionamento alimentare.
      A quello si riferisce la seconda parte del commento.

      Tu qualche giorno fa hai sostenuto (non so se sei ancora di quest’idea) che sarebbe meglio lasciar dilagare il virus, come si proponeva di fare Johnson e come in parte stanno facendo in Olanda, piuttosto che imporre restrizioni al cittadino comune che ritieni vessatorie e intollerabili.
      E’ una posizione estrema, ma legittima e ha una sua cittadinanza in certi ambienti: c’è un mio amico che la professa in forma radicale.
      Ho capito male la tua posizione?

  7. mirkhond scrive:

    Sistema sanitario nel senso di evitare fine-vita lunghi e dolorosi.

  8. Mauricius Tarvisii scrive:

    Obbligo all’acquisto territoriale.
    Con bandi semplificati, in modo tale che il direttore sanitario possa direttamente comprare le arance del cuggino.

    Commercio al dettaglio
    Già: tenere aperto il mercaro. In fin dei conti mica la parola è diventata sinonimo di assembramento confusionario in espressioni tipo “non siamo mica al mercato”.

    Approvvigionamento alla grande distribuzione.
    Deroga agli standard di sicurezza. Ci sta: il direttore sanitario mi rifila le arance del cuggino che sono pure andate a male. Tanto copre tutto la “buona prassi”. Come con la grappa al metanolo, suppongo, fatta in casa, artigianale, sicura…

    Prezzi ai produttori
    Invenduta? Ma se c’è stato l’assalto ai supermercati?

    PAC (Politica agricola comune)
    Arriviamo alle cose serie. L’agricoltura europea si basa su questo, mica sulla merce che produce.

    Agriturismi e agriristori
    Air BnB funziona così bene: copiamolo!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “Approvvigionamento alla grande distribuzione.
      Deroga agli standard di sicurezza.”

      Non so quanti piccoli agricoltori tu conosca.

      Il problema è che le misure di sicurezza – di per sé giustificate – sono calibrate sulle dimensioni delle grandi imprese.

      Quindi l’effetto è di mettere fuorilegge le piccole imprese.

      Poi se vogliamo che due o tre miliardari a Chicago “coltivino” il mondo con i droni al solo scopo di far aumentare le loro azioni in borsa, e distruggano il terreno stesso…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “Agriturismi e agriristori
      Air BnB funziona così bene: copiamolo!”

      La “sharing economy” dell’ospitalità non è una cattiva idea in sé.

      Il problema sta nel fatto che:

      1) ci sono concentrazioni di proprietà in poche mani

      2) la piattaforma è privata.

      Pensa se lo stato italiano si arrogasse il monopolio della piattaforma, incassando la rendita di cui gode attualmente Airbnb, per ridistribuirlo per l’edilizia popolare; e imponesse norme molto severe per escludere dalla piattaforma ogni concentrazione.

      • Peucezio scrive:

        Che poi sarebbe quello che farebbe qualunque stato, se avesse come obiettivo il benessere dei propri cittadini anziché l’assoggettamento a grandi interessi economici stranieri, visto il ritorno che ne avrebbe, che potrebbe a sua volta redistribuire in termini di servizi (per non parlare del controllo nazionale su tale mercato).

  9. Moi scrive:

    Infatti : forse dopo il Coronavirus Società Liberale e Libero Mercato NON saranno ulteriormente possibili … è da oltre un secolo e mezzo che “il Capitalismo Sta Per Crollare” 😉 😀 !

  10. daouda scrive:

    con queste proposte si chiama il nemico in casa come avete fatto in Oltrano. LE cose si fanno e basta , abusivamente oltretutto il più possibile finché non si debba pssare al bosco, altrimenti ci si consegna a loro

  11. Moi scrive:

    Dx e Sx (nei fatti, dico … NON nella Propaganda di Pennivendoli LeKKaKulo del Potere di Ki vive di PolitiKa perKé non sa né sa fare un Kazzo !) … è un Dualismo Novecentesco OccidentoCentrico fra l’ altro Europeo … già i Millennials intendono “Sx” in senso totalmente Americano De-Marxianizzato, di mera estensione e promozione del Kapitalismo Assoluto a persone NON HeteroCisWhiteMale ! … Null’ altro che questo !

  12. Miguel Martinez scrive:

    I cinesi sono ormai un po’ dimenticati in questa storia del coronavirus, ma questa è interessante (da Twitter):

    Paul Mozur 孟建国
    @paulmozur
    ·
    8m
    Today on my final reporting trip in China, my colleague and I are eating when a man walks up: “You foreign trash. Foreign trash! What are you doing in my country? And you, with him, you bitch.” I think he wanted to fight, but we stayed silent and let him rant. Quite the farewell.
    Quote Tweet
    Paul Mozur 孟建国
    @paulmozur
    · Mar 24
    Sigh, the xenophobia in China is getting worse by the day. Was told good naturedly by my building guard just now that he’s afraid of foreigners. But already have several more confrontational anecdotes from friends here over the past few days.

  13. Moi scrive:

    Ho provato in Google : “孟建国” = “mèng jiànguó”

    … l’ ultimo “logogramma” è l unico che riconosco : ‘significa “territorio”

    • habsburgicus scrive:

      jiànguó potrebbe significare “ricostruzione del Paese”
      il governo filo-nipponico di Nanjing di Wang Jingwei (o “Cina nazionale”), dal 30/3/1940 all’ottobre 1943 aveva sulla bandiera (la stessa della “Cina nazionalista” che allora stava a Chongqing e tuttora sussiste a Taiwan) un’aggiunta in campo gialli con tre parole in caratteri cinesi
      1.FANGONG=anticomunismo (fan significa “contro” pensiamo alla mitica campagna “sanfan” dei “tre contro” ove “san” è tre come in tutto l’Oriente, sam in coreano ad esempio, una “purga” sanguinossima e oggi obliata dai più, che Mao lanciò nel 1951 più o meno all’epoca in cui disse la parola d’ordine “odiate l’America, aiutate la corea”; “gong” è l’inizio della parola per “comunismo” come in vietnamita Viet Cong”, comunista vietnamita)
      2.HEPING=ottenimento della pace, dove ping notoriamente sta per pace, tanto che il Kuomintang dal 1928 al 1949, e nelle mappe di Taiwan per molti anni ancora, parlava di “Peiping”, in pinyin Beijing cioé “Nord pacificato” in luogo di Pei-ching (Beijing) “capitale del Nord” per la città di Pechino (tutti sanno che capitale del KMT era Nanchino, Nanjing), al punto da denunciare “il regime criminale al potere a Peiping” espressione che troverete nella stampa DC, PLI e MSI di quegli anni 😀 [pace con il Giappone, scilicet]
      3.JIANGUO=ricostruzione del Paese (GUO, come hai giustamente scritto, è il noto ideogramna per “Stato”, “Regno”, presente anche in Zhongguo=Regno di Mezzo ovvero Cina)
      vi è un problema :D…io lessi ‘ste cose a suo tempo SENZA i caratteri diacritici (essenziali nel pinyin) ovverossia li lessi nel “pinyin pidgin” 😀 che è quello più usato ma non è corretto, dunque è possibile che quel “jian” sia tutt’altro “jian” rispetto allo jiàn che tu hai citato
      idem, so che Meng significa “Mongolia” (Mengguguo dal 1937 al 1945, filo-giapponese, analogo al Manciukuò)
      ma quasi certamente è un altro Meng rispetto al mèng di cui sopra

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