Genitori italiani

Nella sala d’attesa del dentista.

Una mamma, con un neonato in braccio e una bambina sui due anni e qualcosa. E la nonna.

La bambina, molto vivace e carina, ha un ciuccio in bocca, a cui è attaccata una lunga collana fatta di pezzi di legno decorativi. I capelli sono tutti tirati su in due ciocche molto ordinate, indizio di un notevole impegno da parte di qualcuno.

Il ciuccio le casca per terra, e se lo rimette in bocca. Penso alla cacca di cane che ho da poco pestato con i miei sandali, e ai miei sandali che sono passati più o meno dove è cascato il ciuccio.

“No, no, non lo rimettere in bocca!” dice vanamente la mamma, e poi si giustifica con il mondo, cioè con me che non le avevo chiesto niente, “pazienza, tutti anticorpi!”

Immagino che tra due anni staranno ancora a lacerarsi su come togliere alla bambina la dipendenza dal ciuccio, senza chiedersi chi è che gliel’ha ficcato in bocca prima.

Poi la bambina molla il ciuccio e prende in mano uno smartphone.

Fa finta di parlarci, poi ci digita a caso.

Entra la segretaria del dentista, e la mamma si schermisce con una bella excusatio non petita:

“L’oggetto di perdizione è della nonna, ma la nonna poi se ne torna a casa sua, e non ci sarà più lo smartphone!”

Nessun accenno a chi possa aver ficcato in mano un oggetto del genere alla nonna, che non sembra particolarmente moderna.

La mamma esce dalla sala d’attesa con il bambino piccolo, restiamo solamente io, la nonna e la bambina.

La nonna vede che la sto guardando.

Non le ho mica rivolto la parola, ma sente evidentemente il bisogno di giustificarsi.

“Eh, cominciano già così piccoli!”, dice con aria rassegnata.

Ah ecco, ho capito.

Tutta colpa della bambina.

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151 risposte a Genitori italiani

  1. Ripeto.
    Un preservativo costa un euro.
    Si tratta di una considerazione che negli ultimi anni ho fatto spesso ad alta voce, e non sempre nei momenti più opportuni.

  2. Francesco scrive:

    Veramente a me queste persone insicure, con un patologico bisogno di giustificarsi, suscitano simpatia. Sono così migliori degli arroganti!

    Ah, conosco bambini che hanno smesso “di loro” col ciucci e altri che “di loro” non ne hanno mai voluto sapere.

    😀

    • roberto scrive:

      accordo totale!

    • Z. scrive:

      In questi casi si deve scrivere OMDATZ oppure OQDATR?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io sono passato dal dito al ciuccio, quindi di nuovo al dito, quindi all’onicofagia. E nessuno mi ha messo le unghie in bocca 😀

    • paniscus scrive:

      “Ah, conosco bambini che hanno smesso “di loro” col ciucci e altri che “di loro” non ne hanno mai voluto sapere.”
      ——————————–

      Anch’io.

      Però tra i bambini che hanno usato il ciuccio, non ne conosco nemmeno uno che abbia iniziato a prenderlo perchè l’aveva scoperto da solo e l’ha voluto a tutti i costi di sua iniziativa.

      Tutti i bambini che hanno usato il ciuccio hanno iniziato perchè qualche adulto gliel’ha inizialmente infilato in bocca (magari pochi giorni o poche ore dopo la nascita) senza che il bambino ne sentisse alcun bisogno. Ci sono perfino adulti che sostengono che, se il bambino NON lo vuole, bisogna insistere a farglielo accettare per forza finché non si abitua…

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Certo che non lo vuole: il bambino ha un intero mondo che vorrebbe mettersi in bocca!

        • paniscus scrive:

          …e perché mai il ciuccio dovrebbe essere meglio?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Almeno devi controllare che solo una cosa sia pulita…

          • roberto scrive:

            “…e perché mai il ciuccio dovrebbe essere meglio?”

            ci disse una pediatra, rispondendo alla domanda angosciata di neo genitori che vedevano la pargolina costantemente con il pollice in bocca,

            “qualsiasi cosa farete sbaglierete, ma ricordatevi che il ciuccio ad un certo punto lo potete togliere, il dito no”

            • Lucia scrive:

              Come perché il ciuccio è meglio? Molte altre cose, oltre a non essere pulibili, possono causare soffocamento ecco perché! E ho conoscenza di bimbi (non il mio, fortunatamente) che si affezionano ad un pupazzetto particolare e fanno disastri se questo va perduto/rovinato. E no, anche se si riesce a trovarne uno uguale loro non lo accettano. Poi, non so se i genitori hanno esagerato nel raccontarmi queste scene, spero di sì. Non ho mai sentito di un bimbo che non accettava un altro ciuccio. E questo fa la differenza tra l’aver il coraggio di passare un pomeriggio fuori o no perché si teme che il bimbo, soprattutto quando di pochi mesi, faccia dei pianti interminabili e non si sappia bene che fare. E magari passa l’INSCO di turno a guardarti con la faccia di “il preservativo costa un euro”.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Lucia

                “E questo fa la differenza tra l’aver il coraggio di passare un pomeriggio fuori o no perché si teme che il bimbo, soprattutto quando di pochi mesi, faccia dei pianti interminabili e non si sappia bene che fare.”

                E’ difficile giudicare gli altri, quindi parlo solo per me.

                Nella mia esperienza personale, il problema “capricci” è stato minimo e facilmente superato, basta non farsi prendere dal panico la prima volta.

                Pr qualche mese della propria vita, i bambini tendono a mettersi in bocca degli oggetti, tipo manciate di sabbia :-), ma è una fase molto breve.

                Mentre la dipendenza da ciuccio resta per anni, e togliere il ciuccio diventa una tragedia, visto il rapporto morboso che viene a instaurarsi tra il bambino e la sua sigaretta, pardon ciuccio.

                Aggiungo che ho sentito (ma qui non metto la mano sul fuoco) che sia anche piuttosto dannoso per lo sviluppo della parola e per lo sviluppo fisico del palato.

              • Miguel Martinez scrive:

                Sempre per Lucia

                Calcola poi che io non “giudico”.

                Io osservo un numero molto ampio di genitori, vista l’esperienza del giardino.

                Non sono tutti uguali, e proprio per questo è interessante è cercare di capire i comportamenti più diffusi.

                Il comportamento della famiglia che ho descritto è rappresentativo, diciamo, del 60% dei genitori che vedo, e quindi è decisivo nel modellare la prossima generazione.

                Ed è questo l’aspetto che mi interessa di più.

              • Miguel Martinez scrive:

                e ancora per Lucia!

                (non te la prendere, vuol dire che le tue riflessioni hanno comunque fatto pensare)

                … prendiamo la vasta categoria di genitori che trova assolutamente normale fumare in faccia a bambini piccoli. Dico “in faccia” e non semplicemente “davanti a”.

                Ormai si sa che il fumo fa male, per cui non sono scusabili per ignoranza, come potevano essere i loro genitori.

                Ma probabilmente hanno l’idea appunto che non vogliono diventare un incrocio tra la Madonna e Montessori: vogliono “restare se stessi”, anche se hanno messo al mondo qualcuno, e il fatto di sentirsi liberi di fumare come e quando si vuole afferma proprio questa libertà.

                L’altro giorno ho letto un’ovvietà: la statistica dimostra che i figli di fumatori hanno una probabilità molto più alta di diventare fumatori anche loro. Ed è un caso concreto in cui i genitori plasmano i propri figli.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Lucia

                “E ho conoscenza di bimbi (non il mio, fortunatamente) che si affezionano ad un pupazzetto particolare e fanno disastri se questo va perduto/rovinato.”

                L’importante è fare rifornimento all’Ikea di 4 o 5 pupazzetti tutti uguali e alternarli nella culla del bambino fin dai primi giorni, in maniera che acquisiscano gli odori e la consistenza giusta 🙂

                Comunque anche i bambini con ciuccio hanno il pupazzetto preferito, per cui il problema rimane.

            • Francesco scrive:

              Beh, diciamo che la paura dei “disastri” che i bambini farebbero è una deleteria peculiarità italiana, oltre a quella di vestirli sempre come se fuori ci fosse -20

              ai corsi pre-parto dovrebbero fare un paio di lezioni sul concetto di “capricci”

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “, oltre a quella di vestirli sempre come se fuori ci fosse -20”

                Concordo.

                Mi dicono che abbia anche effetti sulla sensibilità delle persone: chi da piccolo è stato tenuto a temperature artificialmente alte, da grande soffrirebbe davvero per il minimo freddo.

                Ma soprattutto, per mantenere i bambini in un microclima tropicale permanente, occorre tanto, tanto abbigliamento. E siccome i bambini crescono in fretta, occorre tante volte tanto, tanto abbigliamento.

                Ora, i vestiti oggi sono fatti tutti con materiale almeno in parte sintetico: una canottiera che è 99% lana e 1% qualcavolene non è riciclabile. Va quindi nell’indifferenziato.

                Ora, oggi leggo che secondo uno studio molto vasto, c’è della microplastica nell’80% dell’acqua potabile del mondo.

                http://lab.gruppoespresso.it/repubblica/2017/ambiente/inquinamento_plastica_acqua/

                Non sappiamo cosa ciò significhi, perché prima abbiamo combinato il disastro irreversibile, poi dopo iniziamo a chiederci esattamente quali possano essere le possibili conseguenze.

                Ma una cosa è certa: le fibre sintetiche sono una parte importantissima di questo inquinamento.

                Stiamo attenti a non mettere tutto nel campo soggettivo dei “giudizi”. Io non “giudico il genitore sprecone”.

                Io constato il fatto oggettivo che sta partecipando attivamente a un disastro che devo pagare anch’io.

            • PinoMamet scrive:

              Credo di essere stato troppo vestito da bambino 😉

              davvero, soffro abbastanza il freddo, mentre le alte temperature estive mi fanno un baffo.
              Mia nonna, ancora più di mia madre, era fissata, a quanto mi dicono, sul vestire i bambini di tutto punto, calze comprese d’estate.

              Morale, ieri sera io fuori di casa con maglioncino; il bambini di quasi due anni dei nuovi vicini palermitani, stavano sul balcone col solo pannolino addosso.
              Che comunque continuo a ritenere una cosa un po’ brutta, esteticamente.


              Mi sa però che esistono anche i vestiti di pura lana 😉
              io ne ho diversi eh?
              e proseguo la mia campagna per il cappotto contro quegli orrendi giubboni catarinfrangenti di plastica che mettono tutti.

            • roberto scrive:

              cappotto che *deve* essere indossato portando un cappello

            • PinoMamet scrive:

              Assolutamente!

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Il catarifrangente è impermeabile, però.

            • paniscus scrive:

              Per Lucia:

              “E questo fa la differenza tra l’aver il coraggio di passare un pomeriggio fuori o no perché si teme che il bimbo, soprattutto quando di pochi mesi, faccia dei pianti interminabili e non si sappia bene che fare.”
              —————————-

              Scusa se arrivo in ritardo e magari il discorso è andato avanti, ma giuro che questa mi spiazza proprio.

              Io di figli ne ho allevati due, nessuno dei quali ha mai avuto il ciuccio, e assicuro che da neonati me li sono sempre portati quasi ovunque, comprese conferenze, lezioni universitarie, musei e roba del genere (mi manca solo la messa, ma perchè normalmente non frequento messe in assoluto, né con i figli né senza 🙂 ) , senza mai portarmi dietro nessun oggetto materiale specifico, tranne eventualmente un pannolino di riserva e le salviette igieniche… e giuro che non mi è mai minimamente passata per la testa la possibilità di ritrovarmi in un attacco di panico per “non sapere cosa fare nel caso che il bambino fosse stato preso da un attacco di pianto inconsolabile”.

              Se piangevano, li attaccavo alla tetta, punto e basta.

              (…e non si venga a opporre l’obiezione della presunta sconvenienza dell’allattamento in pubblico, innanzi tutto perché non ci credo, e poi perché comunque, se ci si siede e ci si veste in maniera comoda, dall’esterno non si vede assolutamente nulla delle tette! La metà inferiore del busto della madre è coperta dal bambino e l’altra metà dalla maglietta appena scansata e arrotolata, quindi è garantito che non si vede niente!)

              Al contrario, la tensione e l’imbarazzo sui “rischi di stare fuori a lungo” e sulla fretta di “dover tornare a casa prima possibile perchè il bambino potrebbe piangere”, le ho sempre percepite soprattutto nelle madri che dipendevano troppo da oggetti materiali e da orari fissi, chi doveva dare il biberon, chi aveva dimenticato a casa il ciuccio, o chi non si era portata il borsone pieno di giochini.

              Ovviamente parlo di bambini molto piccoli, di pochi mesi, non di due o tre anni.

              Però stiamo sempre lì… se un genitore ha paura che il bambino di due anni scoppi in un pianto inconsolabile perché non trova il ciuccio, vuol dire che il ciuccio era già stato abituato a prenderlo prima. Se non l’ha mai preso, perché mai dovrebbe rimpiangerlo?

              Complimenti per il pupo e buon apprendistato in ogni caso : – )

              • Miguel Martinez scrive:

                “se ci si siede e ci si veste in maniera comoda, dall’esterno non si vede assolutamente nulla delle tette! ”

                La mamma di cui parlavo si è messa ad allattare il bambino nello studio del dentista, una decisione che ha tutta la mia approvazione.

                Vorrei che fosse chiaro, io non giudico quella mamma; anzi, aveva un’aria che mi stava simpatica.

                Semplicemente, mi dispiace che accanto alle virtù (come aveva acconciato i capelli della bambina, il sorriso, il fatto che allattava in pubblico senza problemi) ci fossero dei comportamenti tipici di immense masse dei nostri contemporanei.

                E quei comportamenti non mi dispiacciono per lei, ma per il segno che lasceranno sulle generazioni future.

                Poi vale moltissimo quello che dice Lucia, sul fatto che tutti oggi devono improvvisarsi genitori in qualche modo, trovandosi addosso una responsabilità incredibile per vite future, senza nemmeno aver preso in mano la propria, di vita.

                Ma come dice sempre Lucia, il bello è che ti cambia la prospettiva sulla vita, e quindi ti permette forse di prenderti anche la responsabilità di te stesso/a.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              se ne approvi il comportamento, in tutto o in parte, la stai giudicando.

              Cosa che comunque fai regolarmente, di solito dicendo che non lo fai. Tranquillo, siete legione 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “se ne approvi il comportamento, in tutto o in parte, la stai giudicando.”

                Capisco quello che dici, ma ti sfugge il senso della cosa.

                Certo che ci sono comportamenti che io ritengo giusti e altri che ritengo sbagliati.

                Mi interessa solo che quelli che ritengo giusti aumentino e quelli che ritengono sbagliati diminuiscano.

                Non ricavo invece piacere dal semplicemente incollare il comportamento sbagliato addosso a qualche persona.

                E se la stessa persona fa qualcosa di ciò che io, a mio insindacabile giudizio 🙂 , ritengo giusto, lo colgo subito.

            • roberto scrive:

              Miguel,
              a proposito di quelli che sentono il bisogno di giustificarsi, hai scritto 75 volte

              “io non giudico quella mamma;”

              😀

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Miguel,
                a proposito di quelli che sentono il bisogno di giustificarsi, hai scritto 75 volte

                “io non giudico quella mamma;””

                🙂

                Oops…

                Forse perché esiste la diffusa abitudine, se io dico:

                “buttare i rifiuti dalla finestra in testa ai passanti non va bene”

                c’è sempre qualcuno che risponde:

                “come ti permetti di giudicarmi?”

                Preciso, quindi, che non giudico chi butta i rifiuti in testa ai passanti, ma solo l’azione di buttare i rifiuti in testa ai passanti (e così siamo a quota 76 giustificazioni 🙂 ).

            • Z. scrive:

              In sintesi, la stai giudicando. Poi so che non lo fai con animo ostile e comunque non ti giudico per questo, è umano 🙂

            • paniscus scrive:

              “ai corsi pre-parto dovrebbero fare un paio di lezioni sul concetto di “capricci” “
              ———————-

              Ma infatti le fanno (almeno, una decina d’anni fa le facevano), e dicevano esattamente la cosa più ovvia che si possa immaginare: e cioè che il concetto di “capriccio” non esiste proprio, se ci si riferisce a un neonato.

              “Capriccio” vuol dire impuntarsi in una richiesta irragionevole, rendendosi conto che è irragionevole. Non vuol dire “avere bisogno di qualcosa che in quel momento sembra irragionevole agli adulti“. 🙂

              Il neonato (o comunque, il poppante almeno fino a circa un anno) non può fare capricci, nel senso che non c’è la minima possibilità di spiegargli cosa sia considerato ragionevole e cosa no… il neonato vive di sensazioni immediate, di paure immediate, di sensazioni di agio e di disagio immediate.

              Se si lamenta è perché ha un bisogno vero, perché in quel momento ha davvero una sensazione di malessere fisico, di fame, di troppo freddo o troppo caldo, di paura, o di insoddisfazione, e ha davvero bisogno che venga compensata.

              Non è che lo faccia per fare un dispetto ai genitori, o per sfidare i genitori!

              Di questi concetti si comincia a ragionare più o meno nell’età in cui cominciano a muoversi da soli (gattonando o provando a camminare), e quindi osservando il mondo da una prospettiva diversa da quella dell’adulto che li prende in braccio e li trasporta passivamente, o cominciano a distinguere le parole del linguaggio adulto, anche se ancora non le ripetono.

              Il che porta inevitabilmente all’età di circa un anno, alcuni prima e alcuni dopo, ma di sicuro non è applicabile a un bambino di pochi mesi…

            • Peucezio scrive:

              Lisa,
              “Se si lamenta è perché ha un bisogno vero, perché in quel momento ha davvero una sensazione di malessere fisico, di fame, di troppo freddo o troppo caldo, di paura, o di insoddisfazione, e ha davvero bisogno che venga compensata.

              Non è che lo faccia per fare un dispetto ai genitori, o per sfidare i genitori!”

              Accordo assoluto e totale, senza riserve.

              Venendo al ciuccio, è un surrogato della tetta. Mi piacerebbe sapere se i ciucciotti esistevano già all’epoca in cui le donne allattavano ancora sul serio, fino a tre anni e passa. Ma credo già di sapere la risposta…

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              va bene che credere di sapere è uno sport diffuso nel mondo odierno – e diffusissimo nell’odierna Italia – ma ogni tanto, magari anche per cambiare, si può fare una piccola ricerchina!

              https://en.wikipedia.org/wiki/Pacifier

              😛

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Impossibile! Il ciuccio è una perversione dei tempi moderni.

            • Z. scrive:

              …e dicono che ci sia dietro la massoneria!

              😛

            • Peucezio scrive:

              Vabbè, questo che dimostra?
              Quello che conta è la diffusione di una cosa, mica l’esistenza in sé.
              Anche la scrittura esiste da 5.000 anni, ma in Italia ancora cent’anni fa chi è che sapeva leggere e scrivere?

              E non è detto che la massoneria sia estranea alla diffusione della scuola dell’obbligo 😉 Sul ciuccio indagheremo.

            • Z. scrive:

              … e allora falla, sta ricerca, PELANDRONE ch’altro non sei!

              😛 😛 😛

            • Peucezio scrive:

              Io??
              Io ho cose più serie da fare!
              Falla tu, invece di mettere continuamente in dubbio ciò che scrivo! 😛

          • roberto scrive:

            un loden è assolutamente a prova di pioggia.

            l’unico vantaggio del catarifrangente è appunto che è catarifrangente, sicuramente più comodo per la bicicletta e indispensabile a scendere dai -10 (con temperature più calde il cappotto va benissimo)

            se hai un abito non so come tu faccia a mettere un catarifrangente, a me la giacca sotto mi fa sembrare l’omino michelin

            in conclusione
            se vesto bene -> cappotto
            se vado a giocare a basket o passeggiare in foresta -> catarifrangente

            • PinoMamet scrive:

              Inappuntabile.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “se vado a giocare a basket o passeggiare in foresta -> catarifrangente”

              La cosa più bella della foresta è riuscire a scomparire e diventare invisibili 🙂

              Kaybolacak, come dice Nazim Hikmet…

              Kayp deriva dall’arabo “ghayb”, assenza, vuoto, ma anche il mondo spirituale.

              Indica tanto Dio quanto l’alunno “assente” in classe.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma questo vuol dire avere due capi di abbigliamento, mentre il catarifrangente va bene sempre.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              La cosa più bella della foresta è riuscire a scomparire e diventare invisibili

              Ah, quindi anche voi paramilitari ricorrete a questi?

              http://www.hyperstealth.com/Quantum-Stealth/index.html

            • PinoMamet scrive:

              Maurì, il catarinfrangente non andrebbe bene mai .

              Se uno lo ha già nel guardaroba, lo usi utilitariamente, per ambienti estremi (per i quali sarebbe nato) o situazioni in cui non è rihiesto un minimo sindacale di presentabilità.

              Altrimenti, se proprio non vuol comprarsi un cappotto, e se ritiene che un tabarro, mantello sia esagerato e scomdo (anche se mio nonno ci andava a morosa in bicicletta) e non so dargli torto…

              si faccia un favore, e si compri un bell’impermeabile tipo trench coat, facendo attenzione se vuole che sia in un materiale naturale;
              con una fodera, è adatto a praticamente tutte le temperature del clima temperato italiano.

              Peraltro, i conoscenti americani del forum di abbigliamento vintage ci passano rigidissimi inverni del MidWest, trovando solo (con grande loro rimpianto) mezza dozzina di occasioni per mettere gli adorati giacconi di montone da pilota della seconda guerra (hanno da essere precisi al numero di cuciture… sennò non sono contenti), e quasi nessuna per indossare parka e altro nylon catarinfrangente.

            • PinoMamet scrive:

              Non ti stavo dando del lei, eh? parlavo di un “uno” generico 😉

            • roberto scrive:

              Miguel

              “La cosa più bella della foresta è riuscire a scomparire e diventare invisibili :-)”

              verissimo, a parte nei periodi di caccia
              🙂

      • Francesco scrive:

        se ricordo esatto, uno dei pargoli staccò a forza metà tettarella da un biberon e pretese di tenerselo come ciuccio fino alla naturale consunzione della stessa

        schifando ogni altra proposta similare

        • paniscus scrive:

          “se ricordo esatto, uno dei pargoli staccò a forza metà tettarella da un biberon ”
          —————————-

          Ecco, i miei non avrebbero potuto fare nemmeno quello.

          What’s tettarella?

          What’s biberon?

          Non pervenuti!

          • Francesco Mordegl scrive:

            hanno iniziato a bere l’acqua direttamente dal bicchiere di vetro?

            precoci

          • roberto scrive:

            il nostro secondo effettivamente è passato dalla poppa al bicchiere (di plastica, ovviamente pieno di schifezze chimiche e non biodegradabile in omaggio alla regola aurea che come fai sbagli)

            la prima invece, dopo la poppa ha avuto un lungo periodo di biberon prima del bicchiere

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “Veramente a me queste persone insicure, con un patologico bisogno di giustificarsi, suscitano simpatia. Sono così migliori degli arroganti!”

      Vedi, io in mezzo alle mamme ci vivo 🙂

      Il problema di queste signore non è che siano insicure; è che fanno cazzate di cui poi incolpano gli altri.

      E’ colpa della nonna, che la bambina ha il telefonino, dice la mamma.

      E’ colpa delle Nuove Generazioni, sono fatte così, il telefonino gli cresce tra le mani, dice la nonna.

      Domanda 1:

      – chi ha mollato uno smartphone alla nonna?

      Domanda 2:

      – chi ha mollato lo stesso smartphone alla bambina?

      Domanda 3:

      – chi è che non ha detto alla nonna, “cara mamma, se vedo che dai il telefonino in mano a mia figlia un’altra volta, ti faccio interdire per senilità acuta”.

      A questo punto, chiedersi chi abbia ficcato in bocca alla bambina il ciuccio, diventa un gioco da ragazzi.

      • ruttone scrive:

        spesso constato che la funzione genitoriale è più assimilabile al rapporto gerarchico tra un bulletto e le sue vittime che tra quello che quello che uno idealmente considera essere la funzione genitoriale. quanti genitori non sono mai usciti dall’adolescenza?

        alcuni hanno dei problemi interiori irrisolti a monte, come nel caso di questa stronza che descrivi. Alcuni altri credono che il mettere al mondo uno glieli risolva…

        • roberto scrive:

          “quanti genitori non sono mai usciti dall’adolescenza?”

          io per esempio, ma i miei figli si divertono moltissimo con me

          • ruttone scrive:

            fammi spiegare cosa intendo per non essere usciti dall’adolescenza: essere soggetti a cambi di umore repentini e non saper controllare le proprie emozioni, esibire pattern di comportamento passivo aggressivi o aggressivi e dare priorità all’aspetto punitivo nelle controversie;
            ma capisco che ci sono aspetti dell’adolescenza positivi, come essere inclini al gioco e alla curiosità che sicuramente sono dei pregi quando uno è genitore.

            Meglio dire “quanti genitori permangono nello stato di disagio giovanile?” 🙂

          • Francesco scrive:

            beato te

            i miei si scandalizzano

            🙁

            PS Miguel, sicuro di non aver letto troppo nelle parole delle due tipe?

        • Lucia scrive:

          Ecco perché in Italia non fate bambini, io col razzo che l’avrei assolutamente fatto se poi al vedere una bimba col ciuccio e giocare con uno smartphone mi si dà della stronza, o per lo meno che ho fatto una cazzata, e si comincia a ragionare sui miei presunti problemi mentali per cui, probabilmente, i miei figli dovrebbero essere assegnati ai servizi sociali.
          Come se non si avesse tutti problemi irrisolti, insicurezze, ma in Italia la mamma evidentemente deve essere un mix fra la Madonna e la Montessori.
          Chiaro che in un contesto così nessuno o quasi voglia procreare. E a questo punto si capisce anche perché quella poveretta sentiva il bisogno di giustificarsi: guardate che fila di sentenze a suo sfavore!
          L’unica critica forse è alla pettinatura della piccola, ma anche qui che ne sappiamo?, possibile che madre/nonna e bimba lo prendano come un gioco, e che c’è di male?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Lucia

            ” io col razzo che l’avrei assolutamente fatto se poi al vedere una bimba col ciuccio e giocare con uno smartphone mi si dà della stronza,”

            Non è questo il punto.

            Il punto è che si tratta di persone che chiaramente si rendono conto che lo smartphone è pericoloso per il futuro della bambina (altrimenti non avrebbero preso le distanze dall”oggetto di perdizione’), eppure glielo mettono in mano loro stessi.

            La contraddizione la risolvono attribuendo la colpa alla bambina stessa.

            Non è certo necessario essere né la Madonna né Montessori, basta non mettere lo smartphone in mano alla bambina. E forse nemmeno in mano alla nonna, che non ci farà probabilmente un granché. Ci sono praticissimi telefonini a 29 euro che permettono di mandare SMS e telefonare: è quello che uso io, che non sono una nonna in pensione, ma lavoro con diversi clienti e interagisco con un sacco di gente.

            • Lucia scrive:

              @Miguel Sì, dalle tue risposte mi pare di essermela presa un po’ troppo – probabilmente come genitore io stessa di un bimbo piccolo, come si sarà capito 😀

              Interessante la tua riflessione sul fatto che i genitori vogliano “rimanere sé stessi” e “liberi”: ti pare davvero che la maggior parte sia così? Che intendano, quindi, lottare contro i cambiamenti e adattamenti di comportamento e abitudini ma anche, e forse soprattutto, di conoscenze che l’avere figli comporta! (Fra le cose che più mi piacciono della maternità c’è il prendere coscienza dell’essere umano da un nuovo punto di vista, nuovo almeno in quanto io come molti sogenannte “millennials” non abbiamo fatto esperienza alcuna di bambini dopo essere stati bambini noi stessi).
              Concordo (sempre riferendomi a una tua risposta precedente) che dopo poche volte il bimbo si sa come trattarlo, ma non si sottovalutino i terrori dei neogenitori… non sono d’accordo che i bimbi mettano in bocca solo sabbia, però magari voi avete avuto fortuna o vivevate in un ambiente senza sassi, carte varie e involucri. Ah, l’Oltrarno 😉

              …e se non è stato difficile togliergli il ciuccio e non fargli guardare la TV (che nemmeno noi guardiamo), spippolare meno con lo smartphone o davanti al computer è già più difficile. Ma ci stiamo lavorando…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Lucia

                “non abbiamo fatto esperienza alcuna di bambini dopo essere stati bambini noi stessi”

                Verissimo, probabilmente ci si trova spaesati a inventarsi di volta in volta un ruolo che non ci si immaginava.

                Per quanto riguarda computer e affini…

                io lavoro tutto il giorno davanti al computer. Però forse proprio perché ci lavoro (o scrivo post e commenti di una noia mortale per gli altri), è un oggetto che non ha un particolare fascino. Poi ho cercato di avviare all’uso in qualche modo “intelligente” dell’oggetto, partendo dal capire alcune cose tipo virus, malware, cookies, ecc., e a usare programmi in modo creativo (grafica, video, ecc.). Non come oggetto di chiacchiere e comunicazione.

                Per il telefonino, tutto parte dall’esempio: se vedono i genitori che usano i telefonini da 29 euro, sms e telefonate e basta, non nasce alcuna invidia. E veramente non sento il minimo bisogno di un altro tipo di telefono, anche se devo continuamente avere contatti con i clienti o con tante persone per via delle questioni del quartiere.

                Giustamente, anche queste sono delle mezze soluzioni, come tutte, fatte anche di compromessi. Ma forse lo scambio di esperienze può essere in qualche modo utile.

    • roberto scrive:

      “Veramente a me queste persone insicure, con un patologico bisogno di giustificarsi, suscitano simpatia. Sono così migliori degli arroganti!”

      aggiungo che il bisogno di giustificarsi è direttamente legato al fatto che ogni santo gesto della vita di ognuno di noi è sottoposto ad un giudizio sociale continuo e sempre, sistematicamente bocciato. bocciatura quotidiana, continua, palese, dichiarata….una vera grandissima rottura di cazzo, minuto per minuto 24/7, 365 giorni all’anno.

      dai il ciuccio? sbagli
      ciuccio caduto in bocca? orrore
      mangi la bistecca? stai distruggendo il mondo
      pane e nutella? oddio le foreste tropicali
      succo di arancia? ma sai quanti chilimoetri su gomma hanno fatto quelle arance? distruggi il mondo
      vacanza? sei troppo ignorante per apprezzare le bellezze del posto x
      vacanza bis? contribuisci all’espulsione dei cittadini dalle loro case, criminale!
      crema solare? inquini il mare!
      pasta al tonno? pazzo! mangi delfini! c’è il mercurio! e le tossine nel grano ucraino!
      un bicchiere di latte? non lo paghi abbastanza, affamii contadini!
      mando i bambini a scuola? pazzo, la scuola distrugge la civiltà!
      vaccino? orrore, ma vuoi il male dei figli!
      non vaccino? criminale, pericolo per la società!
      separo la spazzatura? ingenuo, tutto va nello stesso rusco
      mi leggo un giornale? ma dai, la stampa è tutta prezzolata
      porto i bambini allo zoo? mostro! gli animali vanno tenuti liberi (cani e gatti a parte)
      lasci i bambini al nido? mostro sono troppo piccoli
      prendi un giorno di ferie per stare con i bambini? ma dai, non hai proprio voglia di lavorare…..

      ……’fanculo al mondo !!!!!

      ora, è chiaro che uno se ne dovrebbe anche socraticamente fregare di tutto ciò, ma è anche chiaro che non tutte le persone sono abbastanza forti da fregarsene

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “aggiungo che il bisogno di giustificarsi è direttamente legato al fatto che ogni santo gesto della vita di ognuno di noi è sottoposto ad un giudizio sociale continuo e sempre, sistematicamente bocciato.”

        Interessante, bella riflessione!

      • Francesco scrive:

        ORRATTTR!

        occasione
        rarissima
        di
        accordo
        totalissimissimo
        con
        Roberto

        tolto il basket

        😀

    • roberto scrive:

      insomma miguel, sai che ti voglio bene ma a

      “La nonna vede che la sto guardando”

      se fossi stato io la nonna, sarei probabilmente sbottato con un “ci conosciamo? vuole il mio autografo?”

      😉

      • Francesco scrive:

        sospetto che le fimmine soffrano il giudizio altrui molto dei masculi

        a noi viene spontaneo un “cazzo vuoi” se percepiamo che il controllo è illegittimo e ficcanaso

        anche quando siamo dei bigotti moralisti che a fare qualcosa fuori dalle regole stiamo malissimo

  3. Moi scrive:

    Bambina di 4 anni muore oggi di malaria all’ Ospedale Santa Chiara di Trento … sui “Social” (sui quali NON ci sono, ergo relata refero …) cominciano a sospettare di zanzare infette fatte sbarcare a Lampedusa dalla Boldrini, assieme ai Profughi.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Io non credo che i bambini siano semplicemente il prodotto della “cultura” dei genitori.

    Ma in certi casi, ci sono dei genitori che fanno di tutto per rovinare i propri figli, senza nemmeno la scusante di crederci.

    Non avrei nulla da rimproverare al babbo che facesse fumare il proprio figlio di tre anni perché ritiene che lo immunizzerà dal cancro da grande ad esempio (poi chiamerei l’assistente sociale, ma è un altro discorso). Le intenzioni sono buone, quantomeno.

    Invece il babbo che – mentre spippola allo smartphone – soffia il fumo in faccia al proprio bambino, senza nemmeno rifletterci, quello mi crea un problema.

    O la mamma (anche lei fumante-in-faccia-ai-bambini) che si è appena fatta il tatuaggio sul braccio: non nego il diritto all’automutilazione (se no non sarei messicano), ma possibile che uno lo faccia davanti a due bambini piccoli, che poi troveranno normale la cosa?

    O la mamma che passa tutto il giorno a spippolare sul telefonino, e poi si lamenta perché “bisogna” regalare un telefonino alla bambina quando compie gli otto anni, così può finalmente collegarsi a tutto il resto del pianeta?

    Tutti questi si lagnano, perché al bambino gli cresce il ciuccio in bocca, perché purtroppo il proprio tredicenne ha cominciato a fumare per colpa delle cattive compagnie, perché la Società obbliga ad avere lo smartphone… tutto è sempre colpa degli altri.

    • roberto scrive:

      “Tutti questi si lagnano, perché al bambino gli cresce il ciuccio in bocca, perché purtroppo il proprio tredicenne ha cominciato a fumare per colpa delle cattive compagnie, perché la Società obbliga ad avere lo smartphone… tutto è sempre colpa degli altri.”

      su questo sono invece completamente d’accordo, senza però finire nel “è tutto colpa tua” di cui parlavo sopra…mica sono la boldrini io….

  5. Moi scrive:

    A dare la colpa “agli altri” Negri, o meglio a chi li “accòie” … Toni Iwobi, lo Zio Tom della Lega !

    http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/tony-iwobi-lega-dopo-la-bimba-morta-di-malaria-chiudere-subito-i-confini-2747137/

    • Dif scrive:

      Il mitico Toni, lo ricordo che conduceva TG Regione Lazio 🙂

      Comunque serio, chi incolpa i migranti che problemi ha? Lo sanno che la malaria non si trasmette da persona a persona, ma viene trasmessa dalla zanzara anopheles?

      • Moi scrive:

        Non avevo letto questo … scusa. Gli “Immunologi da Facebook” ritengono che la zanzara che la trasmette sia arrivata “assieme ai Negri” … NON che “un Negro ha infettato la bambina” !

        NON pensiamo sempre che i (veri o presunti) “Razzisti” siano un branco d’idioti incolti semianalfabeti … piaccia o no, la Germania Nazista aveva ottime scuole; poi va be’: i bambini futuri adulti applicavano (!) “in quel modo” ciò che imparavano,ma imparavano molto.

        Penso che sia un vizio di “forma”: la cultura ideologizzata di chi ne detiene l’ egemonia diventa “cultura” tout-court.

        • Z. scrive:

          Nel complesso, la qualità dell’istruzione nella Germania nazista era parecchio nzomm. Ci fu anche un rapporto governativo molto preoccupato al riguardo.

          Se mi dici l’Albania di Hoxha siamo d’accordo, ecco.

        • ruttone scrive:

          io penso che un pensiero possa essere razzista, non una persona. dire che una persona è razzista È un modo di dire impreciso che quella persona ha/manifesta tanti pensieri razzisti.

          La zanzara può arrivare anche con un carico di arance dal nordafrica.

          Cioè la fallacia sta nel fatto di non vedere che questa cazzaccio di zanzara può essere arrivata in una pletora di maniere.

          fare i capipopolo su facebook smascherando il complotto negro è stupido. che possa essere considerato ‘razzista’ è irrilevante (almeno per me).

      • ruttone scrive:

        No quello era Fidel Mbanga Bauna

        • Dif scrive:

          Giusto 🙂

          Comunque anche l’idea che la zanzara infetta abbia fatto compagnia a qualche negro per tutto il viaggio, per poi risalire la penisola fino al Trentino, è abbastanza imbarazzante.

          • PinoMamet scrive:

            L’ha tenuta apposta in un mini terrario, nutrendola ogni giorno, prima di scatenata addosso alla prima bambina indifesa. sono terribili, questi profughi! 😉
            La Lega invoca la creazione di Squadre Autan nelle Forze dell’ordine.

            • Francesco scrive:

              Se lo proponi a Salvini o Meloni, lo vendono come loro pensiero in tre giorni tre.

              Del resto tutti sanno che Soros è un appassionato di terrari, no?

  6. Moi scrive:

    NO STROMMEN ALOWED 😉 :

    Io NON credo che gli insettacci che arrivano dentro la valigia o il volo di linea di un turista (in questi casi, documentati, tutto tace) schifino il borsone o il barcone di un profugo … ma magari ci sono le EntomoBoldrine 😉 che li dissuadono , chi può dirlo !?

    Le zanzare tigre pare che siano arrivate dal Messico: una mega partita di copertoni, ci ha piovuto dentro, gran uova che si sono dischiuse negli aerei-cargo e poi … Colonizzazione EntomoKalergica 🙂 dell’ Europa !

    • Moi scrive:

      Insomma,potrebbe essere successa la stessa cosa delle zinzelle tigre: nel caso, sarebbe colpa dei copertoni anziché del Governo … ma rischieremmo che la specie anofele o simili diventino endemiche dell’ Europa !

      … Però la Coscienza (ipocritissima, ma tant’è …) Capalbiana 😉 sarebbe salva !

      • Moi scrive:

        Oppure ancora, se poi la zanzara colpevole fosse arrivata con il bagaglio di un turista Italiano in Africa … l’ Italiano Medio potrebbe prendersela con il proprio capro espiatorio preferito: sé stesso, che sono sempre gli altri 😉 !

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Dunque proponi di interrompere l’importazione di merci dai paesi extra europei?

    • paniscus scrive:

      A parte che la zanzara tigre mi risulta essere arrivata dal sud-est asiatico e non dal Messico, ma comunque come effetti finali cambia poco (e comunque si parla sempre di grandi stive delle navi commerciali, che sono socialmente ed economicamente ‘bbbuooneeee, e non di valigette personali dei migranti, che invece sono nobbuoooniiii)…

      …il problema non è come sia arrivata, ma sta nel fatto che fino a pochi anni fa in Europa non sarebbe sopravvissuta, mentre adesso ce la fa allegramente.

      Finché le stive delle navi (e in particolare i carichi di copertoni, che appunto sono una delle specie merceologiche più massicce provenienti da Thailandia, Indonesia, Filippine, e altri luoghi da quelle parti) erano ugualmente piene di uova e larve di zanzara tigre, ma queste non ce la facevano a sopravvivere al clima mediterraneo o a quello del Nord America, il problema non se lo poneva nessuno. Se adesso sopravvivono è perché è cambiato il clima, non perché l’immigrazione delle zanzare si è intensificata a causa dell’immigrazione degli umani.

      Non ho idea se stia davvero cominciando a succedere la stessa cosa anche per la zanzara anofele, portatrice di malaria, oppure no.

      Ma non mi stupirebbe…

  7. Moi scrive:

    uff “aLLowed”

  8. Moi scrive:

    In ogni caso, tempo fa Rino Cammilleri scrisse che dall’Africa è dai tempi di Sant’Agostino che non arriva più nulla di buono e … ci sarebbero arrivati, oggidì, solo Malattie, Islam e Delinquenza .

    • Francesco scrive:

      e George Weah?

      pure Rino ogni tanto scrive delle gran cazzate

    • Carlo scrive:

      Davvero Cammilleri scrive cose così becere? Che poi una gran parte degli immigrati che arrivano dall’Africa sono cristiani.

      • Moi scrive:

        Il Leitmotiv dell’ Antidoto (come il Cammilleri chiama i propri trafiletti Vs “i Miasmi Politically Correct”, sic) era che la UE Massonica e la Sx dei Padroni del Mondo filtra di preferenza Musulmani In Odium Fidei.

        Si dirà che NON è vero che la UE e la Sx è FiloIslamica … domanda :

        perché la Boldrini, allora, NON ha adottato / salvato “Agnelline” [sic: pl. fem.] in occasione della Festa del Gran Sacrificio (o come cazzo si chiama) Islamico come ha fatto invece per la Pasqua Tradizionale (che in teoria 😉 è pure Ebraica…) ?!

        • Moi scrive:

          E cmq,SE a Maometto venisse applicato il Politically Correct Retroattivo come al Generale Lee … bisognerebbe radere al suolo tutte le Moschee del Pianeta, che lo celebrano.

        • Moi scrive:

          … o “Vitelline” (pl. fem.) , che sennò la cosa pare specista.

          Tuttavia di solito tocca ai “Nimaléin Maschietti,” visto che da grandi NON daranno latte !

  9. Moi scrive:

    Tuttavia, poi la chiudo, com’è arrivata quella zanzara maledetta … non si saprà mai ! Ognuno potrà credere alla vulgata preferita: chi perché la troverà Main Stream, chi perché la troverà tra i Komplottisti, chi perché lo diranno i Debunkers ritenuti “Alternativi”, chi perché lo diranno i Debunkers ritenuti “Asserviti”.

      • Moi scrive:

        La Rasoia (cfr. Giorgio Faletti a “Emilio” …) della Boldrockham 🙂 c’insegna che la spiegazione più politically correct, per quanto strampalata, è sempre quella vera !

        • maura scrive:

          Credo che sia vero tutto e tutto parziale. Ho letto alcuni articoli i quali affermano che la globalizzazione, di uomini, di merci, di mezzi è un vero rischio per la salute (di piante, animali e uomini) perché globalizza insetti, malattie ed epidemie anche in paesi dove questi non c’erano e che per giunta sono più esposti in quanto non autoimunizzati dalla consuetudine (tipo raffreddore in Polinesia). E’ nota da tempo la sindrome zanzara airport, perché oltre la malaria le zanzare portano di tutto. E’ anche vero che la tropicalizzazione del clima, dei mari ecc, favorisce questa contaminazione (chi ha un cane sa che ora gli costa una fortuna il collare perché le pulci sono in ricordo, ora zecche, pappataci, zanzare, ecc la fanno da padrone), per non parlare di cimici cinesi e aviarie. E’ vero che la teoria della complessità ci informa che lo scoppio di epidemie più o meno letali (siamo giusto 100 anni dalla spagnola: 18 milioni di morti) è difficilmente prevedibile e controllabile perché può scaturire anche da episodi apparentemente limitati. Ma definire razzista tout court chi si preoccupa dei migranti non mi pare sensato. E non parlo di Libero. I migranti vengono da situazioni di fortissimo stress fisico, vengono stipati in campi fatiscenti, ammassati e non controllati. Per loro stessi prima che per noi, postulare che abbiano una probabilità maggiori di veicolare malattie di un manager bostoniano che viaggia in bussiness non è razzismo. Irridere con frasi cretine tipo la malaria la portano le zanzare e non i neri come va di moda in una certa sinistra boldriniana è criminale. Speriamo che, come dicono un po’ a cavolo gli pseudometereologi, sia un inverno mooolto freddo quello che ci aspetta.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Maura

            “Credo che sia vero tutto e tutto parziale.”

            Sono d’accordo con tutta la tua riflessione, a patto di due cose.

            1) Ricordiamo che la globalizzazione che conta è sopratutto delle merci, dei trasporti e dei soldi, e solo secondariamente delle persone.

            2) Non capirò mai l’astio che in molte persone (non è certo il caso tuo) accompagna considerazioni critiche sulla globalizzazione. Cioè, è un problema (per l’Europa, per l’ambiente e per l’Africa) se l’Africa fa la fine dei paesi di montagna da noi, e si svuota in Europa.

            Questo non ha nulla a che vedere con quello che penso del singolo africano, ma proprio nulla.

            A “sinistra”, si pensa che porre problemi come quelli che giustamente poni tu sia “razzismo”, e quindi ci si rifiuta anche di guardarli.

            Ma a “destra” si percepisce davvero un astio, un’ostilità inviduale, che trovo incomprensibile.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              L’Africa non fa la fine dei paesi di montagna: il tasso di natalità lo impedisce.

            • PinoMamet scrive:

              “Ma a “destra” si percepisce davvero un astio, un’ostilità inviduale, che trovo incomprensibile.”

              La “destra” in Italia mi pare fatta da due grosse categorie:

              -gli sfigati socio-culturali, che hanno bisogno di, e sognano, uno Stato che li aiuti, possibilmente prima dei nuovi venuti; e questi sono altrettanto astiosi verso “la sinistra che aiuta gli africani e a noi ci schifa, tanto loro stanno nelle ville”, che verso “gli africani che rubano il lavoro e sono sporchi”

              -i pensionati e affini, che odiano “la delinquenza” e “il degrado”

              sono due categorie che inevitabilmente vivono gomito a gomito non con “l’immigrazione” o “la globalizzazione”, ma con il singolo immigrato, che a sua volta
              (e trattandosi di giovani maschi, spesso) può essere benissimo abbastanza insopportabile quando non stronzo.

              Non giustifico l’astio, ma lo trovo spiegabilissimo.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              la globalizzazione è delle merci quanto delle persone, e sono due fenomeni su scala enorme. Una cosa comporta l’altra e viceversa.

              Se vuoi solo la prima sei Boris Johnson, se vuoi solo la seconda sei Luca Casarini 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “la globalizzazione è delle merci quanto delle persone, e sono due fenomeni su scala enorme. Una cosa comporta l’altra e viceversa.”

                Infatti, sono d’accordo.

                Quello che però spesso si dimentica è che il secondo segue il primo.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              — Quello che però spesso si dimentica è che il secondo segue il primo. —

              Non sono tanto convinto: non c’è tanta differenza, in quest’ottica, tra esportare beni ed esportare braccia.

          • Francesco scrive:

            cara Maura

            quello che dici suona ragionevole ma ricorda troppo gli articoli dei razzisti sugli immigrati di tutti i i tempi

            basta mettere anglosassoni al posto di italiani e italiani al posto di africani e abbiamo la stampa popolare di lingua inglese della prima metà del Novecento

            mi sa che sono timori ingiustificati: non ricordo epidemie portate dai nostri sporchi, poveri, affamati emigranti quando sono andati in giro per il mondo

            ciao

  10. roberto scrive:

    Miguel (continuo qui)

    “Il punto è che si tratta di persone che chiaramente si rendono conto che lo smartphone è pericoloso per il futuro della bambina”

    premesso che dare unpo smartphone ad una bamina così piccola mi sembra una boiata (se non altro perché rischi che te lo distrugga), ti andrebbe di sviluppare il pensiero “smartphone pericoloso per il futuro”?

    io ho due idee, nemmeno troppo sviluppate, in testa

    1. da adolescente mi ammazzavo di videogiochi per la disperazione dei miei genitori. eppure oggi ho una famiglia, un bel gruppetto di amici un lavoro, insomma una vita normale

    2. gli smartphone sono il futuro, nel senso che una miriade di cose che prima si facevano fisicamente adesso si fanno su internet e se non vuoi portarti un computer in giro hai uno smartphone. esempio (reale, mi è capitato qualche giorno fa): sei in mezzo alle montagne a creta, in un posto isolato dal mondo. la macchina ti segnala che hai un pneumatico sgonfio. l’agenzia ti dice di portare la macchina da un gommista senza dirti dove. che fai? beh con lo smartphone googli “tyres+garage+massala”, ne trovi uno aperto alle 1330, poi inserisci il risultato in google map e ti lasci trasportare, mentre cerchi on line come si dice in greco “pneumatico, buco, chiodo, maremmamaiala”

    • ruttone scrive:

      1. da adolescente mi ammazzavo di videogiochi per la disperazione dei miei genitori.

      sono d’accordo col concetto che non necessariamente lo smartphone ‘fa male’ alla bambina.
      forse più per paraculaggine riconoscendomi anche io in questa descrizione (ma non ho famiglia, ecco perché posso azzardarmi a dare della ‘stronza’ ad una che non ho mai visto solo perché fa la madre)

      • paniscus scrive:

        …e comunque, quando eravamo adolescenti noi (parlo per la generazione mia e di Roberto) quelli che si massacravano di videogiochi lo facevano CONTRO i predicozzi dei genitori, che tentavano di limitarglieli, e che li consideravano una cosa totalmente estranea al loro modo di vivere… quindi un caso (quasi) sano di quella che dovrebbe essere la contrapposizione adolescenziale contro le regole imposte dai genitori, e le abitudini conformiste e perbene inculcate dai genitori. E si trattatva appunto di adolescenti, ossia di ragazzi abbastanza cresciuti da avere occasione di uscire e di frequentare amici al di fuori del controllo dei genitori (senza contare che allora la maggior parte dell’attività con i videogiochi si svolgeva fuori casa, perché le playstation non c’erano, e non c’era tutta la disponibilità di computer e dispositivi elettronici che c’è adesso, e comunque, anche quelli che c’erano, non era detto che tutti i genitori acconsentissero a comprarli ai figli – e siccome anche le uscite di casa erano abbastanza rigidamente contingentate, dubito che si potesse davvero arrivare a eccessi)

        Ammetterai che è una cosa diversa quando il bambino cresce fin dalla nascita vedendo i genitori stessi che si strafogano di viedogiochi alla playstation, e quando il joystick, o come cavolo si chiama adesso, viene messo (fieramente) in mano al bambino di due anni direttamente dal padre che ne ha quaranta e che è il primo a massacrarsi di videogiochi? E lo stesso vale per tablet, cellulari o computerini portatili utilizzati sistematicamente come videogiochi dal genitore medesimo…

        • Z. scrive:

          Nemmeno i videogiochi sono più quelli di una volta 😀

          • Francesco scrive:

            In effetti:

            1) passo il tempo a dire a mio figlio di smettere di giocare al telefonino, io lo uso per leggere stronzate su FB

            2) usiamo videogiochi molto diversi, lui sulla WIIU e io al PC. i miei preferito lo annoiano, i suoi mi confondono e mi ci perdo

            e cmq da genitore passo un altro sacco di tempo a sbraitarlo di spegnere la TV e andare a fare i compito, fa parte dei miei doveri no?

            🙂

            • Z. scrive:

              Senza dubbio. Anche perché tra le tante cose che puoi insegnargli non c’è Civ V, dove sei drammaticamente scarso 😀

            • paniscus scrive:

              “1) passo il tempo a dire a mio figlio di smettere di giocare al telefonino, io lo uso per leggere stronzate su FB”
              —————————

              Ah. E come pretendi che tuo figlio ti prenda sul serio, visto che ENTRAMBI lo usate per autogratificarvi con delle stronzate, sia pure in forma leggermente personalizzata? 🙂

              L’unico dettaglio che mi dà sollievo è che tu mi confermi che facebook sia completamente passato di moda tra i ragazzini, che lo snobbano perché lo considerano una roba conformista da genitori borghesi e noiosi.

              Sostanzialmente lo stesso motivo per cui io non ho mai iniziato a fumare 🙂

            • Z. scrive:

              Il vero problema mica sono i ragazzini su Facebook. Sono gli adulti su Facebook 😀

            • Francesco scrive:

              cara prof

              solo che mia figlia adolescente perde tempo con le stronzate su Instagram

              insomma, vedo ben poco progresso in questo

              e poi io perdo molto meno tempo di mio figlio! mi serve soprattutto per fingere di ignorare la moglie 😉

        • Carlo scrive:

          Concordo con Lisa/Paniscus sul fatto che ci sia differenza tra un adolescente che si strafoga di videogiochi e un bambino smartphone dipendente. A questo proposito ricordo di avere assistito recentemente a una scena simile a quella di cui parla Miguel: bambino di due anni al massimo figlio di amici di famiglia che non sa ancora pronunciare una frase di senso compiuto, ma che sa già smanettare sullo smartphone, cosa che mi ha lasciato interdetto.

    • paniscus scrive:

      “premesso che dare unpo smartphone ad una bamina così piccola mi sembra una boiata (se non altro perché rischi che te lo distrugga), ti andrebbe di sviluppare il pensiero “smartphone pericoloso per il futuro”?”
      ————————-

      Perché lo smartphone, qualunque giudizio si dia sul suo valore e carattere intrinseco, dovrebbe essere comunque inteso come roba da adulti. Esattamente come, che so, il trapano, la motocicletta, il caffè, i film erotici, o il calcolo integrale.

      Tutte cose che, per essere usate o fruite in modo adeguato e senza danni, richiedono abilità e competenze (come si dice in linguaggio scolastichese) e consapevolezza personale che si acquisiscono solo dopo una certa età, e dopo un lungo percorso di comprensione graduale.

      No, il concetto diffuso è che siccome adesso lo smartphone è una cosa normale che hanno tutti, allora è anche normale metterlo in mano a un bambino di due anni, perché il bambino di due anni è uno di noi, uguale a chiunque altro.

      Io il caffè lo bevo e lo considero una cosa normale, ma giuro che non mi è mai venuto in mente di proporlo ai figli a due anni (ma nemmeno a 13, semplicemente ho aspettato che lo chiedessero loro, e quelle poche volte che è stato chiesto è stato rigorosamente LIMITATO come assaggio occasionale, e non fornito con naturalezza automatica allo stesso modo in cui lo si offre agli adulti!)

      • Z. scrive:

        Tua figlia ha passato i 13 anni? Miseriaccia, sembra ieri che ti rispondeva “io la bimba!”.

        Si invecchia, insomma 🙁

      • ruttone scrive:

        Tutte cose che, per essere usate o fruite in modo adeguato e senza danni, richiedono abilità e competenze (come si dice in linguaggio scolastichese) e consapevolezza personale che si acquisiscono solo dopo una certa età, e dopo un lungo percorso di comprensione graduale.

        questa descrizione è infatti molto appropriata per Candy Crush, immagino qualcosa di simile debba aver figurato sulla specifica

  11. roberto scrive:

    Lisa (e dialettologi vari),

    ho una curiosità puramente linguistica che non ha nulla a che vedere con il contenuto di quello che dici.
    noto che “giuri” con una frequenza abbastanza curiosa, specialmente pensando al tuo background non propriamente religioso.
    è un intercalare toscano (fiorentino)? o semplicemente un tuo modo di esprimerti (un po’ come il mio abuso di parentesi e puntini di sospensione)?

    • paniscus scrive:

      Credo che sia più un retaggio del mio background romano, più che di quello toscano.

      Però non capisco cosa c’entri il riferimento religioso… sono i religiosi quelli che “giurano”? Non mi pare.

      Almeno in ambito cattolico, per quanto mi ricordo, è esattamente il contrario: non c’è un massima evangelica che esorta a limitarsi a a dire semplicemente di sì o di no, e di evitare il più possibile di sperticarsi in giuramenti? 🙂

      • Moi scrive:

        Io credevo che il “Sì-Sì & No-No” fosse un’ esortazione a NON friggere l’ aria … poi, con lo Spirito del Concilio, è partita l’ incessante Friggitoria d’ Aria delle Conferenze Episcopali, nevvero Habs ? 😉

        • Z. scrive:

          Moi,

          visto che oramai fai il cristiano rinato, sarà il caso di dare almeno una letta ai Vangeli!

          E chi ti assiste? il tuo amico Zeta, come sempre!

          Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

          🙂

          • Moi scrive:

            A proposito di Giurìn-Giuretto Parola di Lupetto:
            chi era Quello che doveva ritirarsi dalla politica se perdeva il Referendum (che poi ha perso) ?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme,”

            Si può giurare, “per Tramarecchia!”, allora?

            • Z. scrive:

              Miguel,

              — Si può giurare, “per Tramarecchia!”, allora? —

              Da esegeta non autorizzato direi proprio di no, poiché non hai il potere di cambiare neppure una pietra colà.

            • PinoMamet scrive:

              Se il Vaneglo fosse interpretato come la Torah
              (e non vedo perché non dovrebbe, per i cristiani) potrebbe sembrare che la risposta sia “sì”, visto che Tramarecchia non è né il cielo, nè la terra, nè Gerusalemme.
              Ma attenzione: prima ha detto “non giurate affatto”, quindi tutte le indicazioni successive servono solo come esemplificazione.
              In ogni caso, Tramarecchia è senza dubbio sulla Terra, quindi rientra nella definizione di non giurare per la terra, intendendo tutto ciò che contiene.

            • Z. scrive:

              Visto quello che è scritto sui capelli che non puoi cambiare, direi che si può estendere il divieto in malam partem 🙂

      • Roberto scrive:

        Lisa

        “Però non capisco cosa c’entri il riferimento religioso… sono i religiosi quelli che “giurano”? Non mi pare.”

        No, non i religiosi in se, perché come ricordato, non si giura, ma quelli che vengono appunto da ambienti-cultura-entroterra religioso.

        • PinoMamet scrive:

          Non saprei, più che una cosa religiosa a me sembra una cosa un po’ fumettistica, nel senso di quella imitazione di italiano parlato che si usava nei fumetti Disney.

          • Peucezio scrive:

            Vabbè, ma se giura un non credente, ammenoché non lo fa in tribunale, che rischia? E’ come scommettere 0 euro.
            Per un credente, se giura il falso, una volta che va all’altro mondo sono legnate, ma un ateo…?

          • Moi scrive:

            Peggio ancora i vari Geppo (Diavolo Buono) / Provolino / Soldino / Astor / Chico / Braccio di Ferro barra Popeye … che uscivano sempre già stravecchi di ristampa.

            “hey amico, quella pollastra è proprio super !”

            “Santi Numi, la vegliarda sa proprio cucinare una pizza-bomba (“buonissima” trad.) !”

            “Grrrr ! Voglio batterlo come un tamburo !”

          • Peucezio scrive:

            A me suona milanese.
            Sarà che ho il pregiudizio per cui tutte le cazzate (linguistiche) vengono da Milano.
            D’altronde ci sono praticamente sempre vissuto…

            • PinoMamet scrive:

              Mmm, se proprio vogliamo, anche a me suona come uso più romano che altro…

              mi ricorda un po’ quelle frasi con cui i romani “bene” traducono in italiano le invettive romanesche del popolo
              “giuro che se vengo lì le prendi…”, qualcosa del genere.

            • Moi scrive:

              Forse fino agli Anni Ottanta, adesso invece molte vengono dalla Puglia … ad esempio, detesto dover udire gente anche colta (!) che usa in modo transitivo verbi come “salire, scendere, uscire …” e mica per ignoranza, anzi: per orgoglio “etnico” fine a sé stesso.

              Cazzo, dài: una volta si limitavano allo sterminio sistematico dei congiuntivi ! 😉

  12. Moi scrive:

    Cmq, se il Criterio Esegetico dev’ essere l’ Osteria dei Butteri della UAAR … preferisco le Biglinate 😉 !

  13. Moi scrive:

    Mah: in teoria il ciuccio è uno strumento di “neotenia comportamentale” …

    … va be’, sì: oggi che è normale ( … e normalissimo emularlo ! ) un Vasco Rossi che vuol fare ancora lo “Sbarbo” a 65 anni, è una roba che passa inosservata. 😉 E NON deve meravigliare neppure il settenne straviziato che ancora strilla come un cercopiteco in calore al minimo intoppo al proprio Ego.

  14. Moi scrive:

    In teoria ogni persona dovrebbe giurare su ciò che più ha di caro … problema risolto, in tribunale come fuori da esso !

  15. Moi scrive:

    Vaudeville Politicizzato di Sigla d’ Anime 🙂 :

    Capitan Kalergi all’ arrembaggio
    Lo Ius Soli non è più un miraggio
    Ma nessuno per quanto caparbio
    Si piglierà i negri a Capalbio !

    http://www.lastampa.it/2017/09/07/multimedia/italia/la-campagna-di-emma-bonino-ero-straniero-lumanit-che-fa-bene-WUohKC7PmY5y5uPLnWPgKN/pagina.html

    Emma Bonino + George Soros

  16. Moi scrive:

    A proposito di Soros :

    WE THE PEOPLE ASK THE FEDERAL GOVERNMENT TO PROPOSE A NEW ADMINISTRATION POLICY:

    Declare George Soros a terrorist and seize all of his related organizations’ assets under RICO and NDAA law

    Created by E.B. on August 20, 2017

    https://petitions.whitehouse.gov/petition/declare-george-soros-terrorist-and-seize-all-his-related-organizations-assets-under-rico-and-ndaa-law

    … time for showdown ! 😉

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