Interferenze marocchine in Italia

Alcuni giorni fa, abbiamo parlato dell’incredibile operazione della polizia italiana contro i membri di al-Adl wa’l-Ihsan, movimento non violento di opposizione in Marocco.

Pubblichiamo le dichiarazioni di Nadia Yassine, la direttrice del movimento al-Adl wa’l-Ihsan: dichiarazioni che crediamo siano ancora inedite in italiano.

Nadia Yassine parla di qualcosa che abbiamo spesso denunciato: la stretta collaborazione tra gli apparati repressivi in Italia e quelli di certi regimi mediorientali, nel comune interesse di controllare di qua e di là quelle che Nadia Yassine giustamente chiama "vacche da mungere".

L’Islam dei migranti è una joint venture tra i ministeri degli interni europei e gli agenti dei governi arabi, e se i credenti vogliono diventarne protagonisti, rischiano l’espulsione qui e il carcere lì.


LA MANOVRA ITALIANA O IL TERRORISMO DELLE PESSIME SCELTE POLITICHE

Nadia Yassine, il 20 novembre 2008

La notizia giunge come un male inatteso! Il movimento Al Adl Wal Ihsane è soggetto a molestie da parte della polizia in Italia, proprio dove è il più popolare e il più integrato. Per un osservatore attento, si potrebbe trattare di due scenari:

Il primo scenario è che il Makhzen (la struttura di potere in Marocco, n.d.r.) abbia battuto “un colpo” per avvisare le autorità italiane di un pericolo fittizio, o meglio un pericolo per la sua credibilità tra gli emigranti di origine marocchina.

Il secondo scenario è che l’Italia sia indietro rispetto alla realtà politica.

Entrambi i due scenari danneggiano l’immagine di un paese che ha prodotto un’intelligenza politica come quella di Machiavelli.

Il primo scenario

Il settimanale “Journal Hebdomadaire” (n. 371), nella sua rubrica Maroc, ha parlato di un cambiamento radicale nella natura della diplomazia marocchina. Si tratterebbe di una vera e propria conversione finalizzata a trasformarla in una diplomazia d’influenza invece di una diplomazia di rappresentazione statica e passiva.

Se il Sahara rimane il fulcro di tutto questo trambusto, l’operazione ha anche lo scopo di saldare gli sforzi di propaganda con quelli del ministero della super-sovranità ovvero quello degli Habous (Affari islamici, n.d.r.). L’obiettivo è di dare una buona dose di legittimità religiosa alla monarchia.

Il ministro degli affari islamici, grande ciambellano di questa dubbia combinazione, non solo gestisce una manna finanziaria impressionante in questo tempo di crisi, ma guadagna il suo stipendio elaborando programmi adeguati. Questi programmi non investono solo il territorio marocchino in tutti i suoi angoli, ma anche l’Europa, dove i cittadini marocchini saranno inquadrati da un consiglio di Ulema che gli insegnerà come fare i dovuti onori al potere e gli insegnerà ad accettare il loro status di mucche da mungere. L’obiettivo finale è quello di contrastare le forze autenticamente democratiche.

Se lo scopo fosse soltanto quello di allontanare i cittadini marocchini dal richiamo del terrorismo, lo scopo sarebbe legittimo e meriterebbe di essere sottoscritto. Tuttavia è che lungi dal contrastare il terrorismo la manovra è puramente politica: l’obiettivo è quello di arrestare una forza di pace, ma altamente credibile, dal momento che i suoi membri cercano di sviluppare un vero e proprio coinvolgimento sociale che potrebbe portare a pericolose simpatie politiche per il regime marocchino.

Le associazioni costituite in Italia, da parte di cittadini che hanno aderito alla scuola di pensiero di giustizia e spiritualità, sono le associazioni più conosciute tra i musulmani d’Italia, e le loro prestazioni e servizi nel corso del pellegrinaggio sono i più degni di nota. L’anno scorso, mentre il Makhzen non aveva ancora avuto la brillante idea di una diplomazia d’influenza, e adoperava ancora la diplomazia dell’astuzia e del sotterfugio, ha esercitato pressioni sulle autorità saudite complici al fine di non permettere a queste associazioni di rendere questo servizio sacro per i pellegrini.

Non è un caso che un paio di settimane fa Al Quds Al Arabi (quotidiano arabo di Londra, n.d.r.), ha dichiarato:

"la preoccupazione delle autorità marocchine deriva da diversi fattori. Rabat sta perdendo il controllo ideologico e religioso della comunità,…

… Il più preoccupante per Rabat è il fatto che il bandito Movimento “Giustizia e la Carità” ha iniziato adinteressarsi a questo settore che per essa è "strategico". Con successo, ha organizzato un seminario a beneficio di imam appartenenti ai suoi ranghi per un miglior controllo della comunità in Europa. Ora, "Giustizia e Carità" gestisce diverse moschee in Spagna e svolge un ruolo che dovrebbe andare alle autorità marocchine o europee.

Sarà pura coincidenza, se solo poco prima di questo raid dei carabinieri il signor Mohammed Ameur, ministro delegato per la comunità marocchina residente all’estero, ha compiuto un breve tour in Italia dal 10 al 16 novembre, come riferito dal MAP (agenzia di stampa ufficiale, n.d.r.). Bisogna forse seguire le prossime tappe del suo tour per sapere a chi tocca dopo l’Italia?

Questi sono i veri motivi di questa storia di messa all’indice del movimento in Italia, che è effettivamente un caso di terrorismo, ma per il potere marocchino che non sa più quale pesce prendere per arrestare l’espansione di un movimento universale, perché portatore di speranza e non di violenza.

Il fatto è che è veramente triste che sia stata l’Italia il primo paese a mettere in pratica una politica decisa in quella cosa che è l’Unione per il Mediterraneo, che consiste nel riprendere il processo di Barcellona là dove è stato bloccato. La stigmatizzazione delle vere forze democratiche continua ad essere la scelta di un Europa che ha oggi più bisogno che mai di vere partnerships.

Secondo scenario:

Quest’altro scenario è altamente improbabile ma non escluso, in un’Europa che forse è soggetta a tanti sconvolgimenti sociopolitici. Sarebbe ancora più doloroso se questo passo fosse veramente il risultato di un’ignoranza delle forze che compongono la società civile italiana. Il movimento Al Adl Wal Ihsane non è nato con l’ultima pioggia di fuoco del 11 settembre: si tratta di un movimento che esiste da decenni in Marocco, ma il cui progetto è universale; Molte persone in Italia e altrove nel mondo, senza alcun collegamento organizzativo diretto con il movimento in Marocco, hanno da lustri aderito ai principi di questa Scuola della non-violenza.

La Scuola gli ha insegnato, tra l’altro, che se l’Islam è stato una pacifica teologia della liberazione dal giogo del dispotismo, esso è stato anche un invito alla partecipazione nelle società non liberticide. L’azione associativa di questo movimento, lungi dall’essere un luogo di rottura, è un luogo di esercizio della cittadinanza e di ciò ne ha dato prova prima che le autorità decidessero di colpire con chissà quale motivazione questo movimento reso sospetto. È ridicolo accusare un membro di Al Adl Wal Ihsane di essere un terrorista, perché in possesso di un PC è come accusare Gandhi di violenza, perché in possesso di un filatoio.

Morale del caso:

In tutti gli scenari disegnati, è molto pericoloso per le autorità sia marocchine che italiane giocare a questo piccolo carosello che non inganna nessuno. Anche all’interno di un meschino quadro di Realpolitik, le politiche intelligenti dovrebbero sapere affrontare le loro opposizioni, ma senza spingere i loro membri a radicalizzarsi e a disertare i movimenti pacifici a favore dei movimenti veramente pericolosi. Nemmeno il Makhzen si spinge fino a tanto.

Sarebbe un peccato che l’Italia possa lasciarsi “influenzare" e marcare un ritardo nella visione strategica, in quanto l’accusa di terrorismo sarà presto non più in voga, in un contesto internazionale in cui altri colori si apprestano a dominare il mondo, e dove nemmeno Guantanamo, forse, ci sarà più.

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8 risposte a Interferenze marocchine in Italia

  1. utente anonimo scrive:

    Questa sera, dopo esserci lavati i denti, guardiamoci nello specchio del cesso, nudi, con la luce forte e poniamoci la seguente domanda: sono anch’io una vacca da mungere?

    anonimo per caso

  2. utente anonimo scrive:

    Miguel, una curiosità: i corsivi sono tuoi?

    Ciao da Marcello Teofilatto

  3. kelebek scrive:

    Per n. 1

    notevole…

    Miguel Martinez

  4. kelebek scrive:

    Per Marcello n. 2

    Non sono sicuro di aver capito.

    Dunque, mio è il testo fino alla riga di separazione. Sotto, titolo compreso, è di Nadia Yassine.

    Io ho messo in corsivo una citazione in mezzo al testo (“la preoccupazione delle autorità…” ecc.) solo perché è una citazione.

    Ho scelto di evidenziare alcune frasi della Yassine in neretto.

    Miguel Martinez

  5. utente anonimo scrive:

    @n.3

    PER MUNGITORI PROFESSIONISTI: esiste o no una normativa che tutela le BESTIE durante la mungitura?

    E dove sono i controllori? L’Autorità si fa le seghe?

    PER MUNGITORI D’ACCATTO (e qualche giornalista con aria da sapientino): avete stancato. Fatevi gli affari vostri, infelici parassiti delle vite altrui. Ma non avete di meglio da fare? Nè altro da dire? POVERETTI!!!

    PER TUTTI: Esiste un ufficio reclami?

    Grazie

    Anonimo per caso, che rivendica il diritto alla propria vita

  6. utente anonimo scrive:

    Volevo sapere se avevi evidenziato qualcosa, e nella fretta ho messo insieme nella domanda corsivi e neretti (giuro che da prof non lo faccio mai! :-). Sì, mi hai risposto, grazie.

    Marcello Teofilatto

  7. utente anonimo scrive:

    Beh, a parte Paris Hilton, conoscete vacche non da mungere?

    Francesco

    PS nel senso che in un mondo di collaborazione e scambi, quello status è universale.

  8. utente anonimo scrive:

    @Francesco

    Paris Hilton è una persona, eventualmente da mungere, col suo CONSENSO, naturalmente.

    Agli aspiranti mungitori, in difetto, non dovrebbe essere concesso altro.

    Meno ancora al tribunale dell’inquisizione dei blogger, al quale non è dato raccogliere “prove” (de che?!?!?) in maniera illegittima.

    La denuncia alla polizia postale, insomma, può essere fatta anche da Paris Hilton.

    Probabilmente lei la farebbe senza indugio: ama la notorietà e, benchè la sua vita privata faccia ancora notizia, l’indebita ingerenza nelle proprie telefonate, sms, discorsi domestici, colloqui di lavoro, navigazione internet… sarebbe una bella chicca da aggiungere.

    Io, al suo posto, avei fatto volentieri a meno (non amando la notorietà e NON facendo politica), auspicando in una pronta valutazione del tribunale dell’inquisizione dei blogger (mai adito, tra l’altro), nel quale sembrano agitarsi degli intelligentoni, ma mi pare che non se ne venga ad una, che non si molli la presa. Perchè, di grazia? Vuoi spiegarmelo tu?

    Quanto, invece, allo status universale, alle collaborazioni e agli scambi, sarebbe cosa buona e giusta essere un pò meno criptici di quanto tu non sia strutturalmente e, in particolare, in questo tuo commento, anche al fine di acquisire un CONSENSO INFORMATO.

    Anonimo per caso

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