Americani (4)

Questo signore si chiama Jeremy G. Shorter.

Shorter è nato nell’inner city di Atlanta, Georgia, e ha scoperto la vera storia dei neri americani, che lui racconta nei quattro volumi di The Hidden Treasure That Lies in Plain Sight 4: The Day of the Lord and the End of America.

La tesi della grande opera è la variante numero 257 (circa) del Grande Racconto Americano di Elezione, Punizione, e Punizione dei Punitori, con Fuochi Finali:

“Questo libro fornisce informazioni bibliche e storiche riguardo agli Israeliti Ebrei Biblici (figli d’Israele/12 Tribù) e di come l’Altissimo abbia stretto con loro un patto, e gli abbiano disobbedito, provocando la loro caduta. Io ritengo che la sofferenza e le sfide che i cosiddetti Negri d’America e le 12 Tribù hanno sofferto non siano stati per caso.Solo quando i cosiddetti Negri d’America e le 12 Tribù in tutto il mondo  ritorneranno alla loro vera Nazionalità e conoscenza del Dio d’Israele, allora potremo essere quella grande  e potente nazione che eravamo ai tempi biblici. Io credo che questo libro colmerà i fatti mancanti sulla vera identità ed eredità dei cosiddetti Negri d’America e le 12 Tribù in tutto il mondo. La vera verità è stata nascosta, distorta e soppressa dai nemici del popolo eletto dell’Altissimo”.

I libri di Shorter sono (ancora) reperibili su Amazon, mentre i suoi due siti web non rispondono.

DeSean Jackson è un giocatore dei Philadelphia Eagles, una squadra della National Football League.

Entrambi i padroni della squadra sono ebrei.

Preso dalla voglia di impegnarsi, dopo la morte di George Floyd, lo sportivo ha postato su Instagram un brano  tratto dall’opera di Shorter, che traduciamo qui:

“Hitler disse: “poiché gli ebrei bianchi sanno che i Negri sono i veri Figli d’Israele, e per mantenere il segreto, gli ebrei ricatteranno l’America.

Ricatteranno l’America, il loro progetto di dominio mondiale non funzionerà, se i Negri vengono a sapere chi sono.

I cittadini bianchi d’America saranno terrorizzati a scoprire che per tutto questo tempo, hanno maltrattato e discriminato e linciato i Figli d’Israele.

Temeranno che Dio li distruggerà come Lui ha distrutto l’Egitto per aver fatto la stessa cosa. Quindi l’Elite, gli Illuminati, vogliono che resti un segreto a tutti i costi.

Quando io morirò, provocherò un giorno la Terza Guerra Mondiale semplicemente con questo messaggio, che sarà come piantare un seme nelle menti delle persone, e un giorno spunterà quando avranno cura di quel seme, e  cercheranno ancora più a fondo la verità e scopriranno che Hitler aveva ragione.”

La cosa fantastica è che DeSean Jackson è stato immediatamente accusato di aver citato Hitler. Che, tra le sue innegabili colpe, non credo che il pittore austriaco abbia avuto quella di progettare dietro le quinte l’attuale rivolta dei neri americani solo per amore dei figli d’Israele.

Giornata di festa nei media di destra, ovviamente – finalmente un punto vittima guadagnato dalla loro squadra.

Gli Eagles hanno pensato di licenziare subito Jackson, poi i loro avvocati li hanno avvertiti che sarebbe costato loro dodici milioni di dollari, per cui si sono limitati a imporre al giocatore una raffica di pentimenti pubblici.

Per ora ne deve fare circa uno al giorno, tra un allenamento e l’altro (presumo che glieli scriva un avvocato, per cui la fatica deve essere minima).

Poi tutto sui social passa.

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171 risposte a Americani (4)

  1. PinoMamet scrive:

    Preferisco le fantasie della Nation of Islam: più originali.

    Alla fine questo Shorter ricicla la solita scemenza dei neri “veri Hebrews” e pesca nella solita Bibbia;
    ma per inventarsi “Yakub dalla testa grossa” che scrive un libro intitolato “The book of tricknology” (ovviamente in inglese, altrimenti il gioco di parole non funziona) seimila e seicento anni fa, ci vuole una bella fantasia. La fantasia di un idiota, ovviamente, ma lo stesso una bella fantasia.

  2. Carlo scrive:

    “La variante numero 257 (circa) del Grande Racconto Americano di Elezione, Punizione e Punizione dei Punitori con Fuochi Finali”, non è possibile, invece, che l’ideologia dei Black Israelites derivi, invece, come quella speculare di Christian Identity (per la quale i bianchi anglosassoni sono i veri discendenti degli ebrei biblici), dalle idee dei British Israelites? https://en.wikipedia.org/wiki/British_Israelism

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Carlo

      “dalle idee dei British Israelites?”

      Che era la variante 243 del Grande Racconto ecc.

      Non sono derivazioni dirette, sono variazioni sulle stesse meditazioni bibliche.

      • Carlo scrive:

        Però i British Israelites, come suggerisce il nome, sono inglesi, non statunitensi, questo vuol dire che la rielaborazione del racconto biblico al fine di spiegare la propria realtà è comune anche all’Inghilterra?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Carlo

          “questo vuol dire che la rielaborazione del racconto biblico al fine di spiegare la propria realtà è comune anche all’Inghilterra?”

          Certo, ma non fa parte della cultura profonda inglese; e anzi emerge relativamente tardi. Poi probabilmente ha influenzato anche sviluppi americani.

          Però il mito di fondo – popolo eletto che fa un patto con Dio; tradisce il patto e viene punito con l’esilio; Dio però punisce ferocemente gli stessi punitori; e alla fine, i puniti, pentiti, instaurano il loro Regno sulla Terra – è qualcosa che tocca corde profonde della psiche americana.

  3. PinoMamet scrive:

    Comunque, che differenza di fantasie da una parte all’altra dell’oceano!

    Qui abbiamo una ventina di varianti di “Il mio popolo ha inventato più Europa del tuo”, ed è tutta una gara tra Grecia antica, Carlo Magno, il Rinascimento, la Civiltà cristiana (nessuno crede davvero alla “giudaico-cristiana”), e gli immancabili Pelasgi ovviamente 😉

    contorno: insalata di Radici, purè di Innovazione&Tradizione, Sagra della Polenta e Festa Medievale.

    là mi sembra che siano ancora in piena fase mitopoietica (è forse la prima volta che uso questa parola 😀 ) ed è “il mio è il popolo di Dio e sconfiggerà il tuo in una battaglia planetaria con armi spaziali e supereroi”

    se ne sbattono il cazzo delle radici, loro!!

  4. Z. scrive:

    Oh, sarà la mia educazione politica marxista, ma a me sta roba lascia molto freddo…

    • PinoMamet scrive:

      D’accordo, ma il fatto per me: non mi stupisce che lasci freddo te, mi stupisce che oltreoceano scaldi tanta gente…

  5. Miguel Martinez scrive:

    Anche facendo la tara a un certo stile giornalistico, una semplice domanda: a quando la responsabilità penale dei genitori, alla pari di chi lascia ai ragazzini giocare con una pistola?

    Source : https://firenze.repubblica.it/cronaca/2020/07/11/news/pedopornografia_venti_minorenni_coinvolti_in_una_chat_degli_orrori-261623576/
    Repubblica.it Repubblica.it firenze

    Pedopornografia, la Procura di Firenze denuncia 20 minorenni coinvolti in una chat degli orrori
    11 luglio 2020

    Video e immagini hard con giovanissime protagoniste. Ma anche raffiguranti suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali: la polizia postale e delle comunicazioni ha concluso una complessa e delicata attività d’indagine che ha portato alla denuncia in stato di libertà di 20 minorenni, in concorso tra loro, per i reati di detenzione, divulgazione, cessione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere aggravata. L’attività è stata svolta dai poliziotti del Compartimento Polizia Postale per la Toscana coordinati dal procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Firenze, Antonio Sangermano.

    La vicenda inizia dalla mamma di una ragazzino di 15 anni di Viareggio che scopre sul telefono cellulare del figlio numerosi filmati hard con vittime giovanissime, si è rivolta alla Polizia postale chiedendo aiuto. Dall’analisi del telefonino è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers (i classici “adesivi” che possiamo usare per chattare), scambiate e cedute dal giovane, che si è rivelato essere l’organizzatore e promotore dell’attività insieme ad altri minorenni, attraverso Whatsapp, Telegram e altre app di messaggistica istantanea e social network.

    Sul telefono del ragazzo erano inoltre presenti numerosi file “gore” (dall´inglese “incornare”), la nuova frontiera della divulgazione illegale, video e immagini raccapriccianti provenienti dal dark web. Il tutto viaggiava su due chat con numerosi iscritti in varie parti d’Italia.

    Dopo oltre cinque mesi d’indagini i poliziotti hanno identificato le persone che a vario titolo detenevano o scambiavano immagini e video pedopornografici per i quali il procuratore capo ha ritenuto necessario interrompere da subito “l’attività delittuosa” dei minori che condividevano l’inconfessabile segreto di provar gusto in maniera più o meno consapevole nell’osservare quelle immagini di orribili violenze e con contenuti di alta crudeltà.

    Le perquisizioni eseguite dalla Polizia postale e delle comunicazioni, coordinate dal Cncpo (Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online), sono state eseguite nei confronti di ragazzi minorenni nelle città di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza. Il più “anziano” del gruppo ha compiuto da poco 17 anni, il più giovane ne ha 13.

    A far parte delle chat dell’orrore vi erano anche 7 adolescenti, tutti 13enni. Sono stati sequestrati decine di telefonini e computer, dalla cui perquisizione informatica sono emersi elementi di riscontro inconfutabili. Sono in corso, da parte degli esperti, analisi per acquisire le prove e verificare il coinvolgimento di altre persone.

    Un fenomeno nuovo
    “Il fenomeno nuovo che è venuto alla luce nelle indagini – spiega Annalisa Lillini, dirigente del compartimento della polizia postale per la Toscana – è che accanto allo scambio di materiale pedopornografico avviene in contemporanea l’invio dei cosiddetti file gore, presi per lo più dal deep web, molto violenti, con immagini crude di suicidi e decapitazioni di persone e animali, quasi a voler alimentare con questi video il contenuto di crudezza dei file pedopornografici”.

    • Z. scrive:

      Credevo che gore significasse sangue, nel senso di sangue sparso e rappreso, e per estensione massacro he carneficina. Non avevo idea che significasse anche incornare.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Credevo che gore significasse sangue, nel senso di sangue sparso e rappreso, e per estensione massacro he carneficina. Non avevo idea che significasse anche incornare.”

        Infatti, il giornalista ha sbagliato, certamente ha il primo significato.

        Però “gore”, con diversa etimologia, significa anche incornare.

        Dal mio testo sacro, Etymonline:

        gore (n.2)
        “triangular piece of ground,” Old English gara “corner, point of land, cape, promontory,” from Proto-Germanic *gaizon- (source also of Old Frisian gare “a gore of cloth; a garment,” Dutch geer, German gehre “a wedge, a gore”), from PIE *ghaiso- “a stick, spear” (see gar). The connecting sense is “triangularity.” Hence also the senses “front of a skirt” (mid-13c.), and “triangular piece of cloth” (early 14c.). In New England, the word applied to a strip of land left out of any property by an error when tracts are surveyed (1640s).

        gore (n.1)
        “thick, clotted blood,” Old English gor “dirt, dung, filth, shit,” a Germanic word (cognates: Middle Dutch goor “filth, mud;” Old Norse gor “cud;” Old High German gor “animal dung”), of uncertain origin. Sense of “clotted blood” (especially shed in battle) developed by 1560s (gore-blood is from 1550s).
        Related entries & more
        gore (v.)
        “to pierce, stab,” c. 1400, from Middle English gore (n.) “spear,” from Old English gar “spear” (see gar, also gore (n.2) “triangular piece of ground”). Related: Gored; goring.

    • Nigredo scrive:

      Piccoli pizzagate crescono…

    • Peucezio scrive:

      Già che c’è questa cosa paradossale per cui i reati legati alla pedopornografia sono concepiti a tutela dei minorenni, ma gli stessi minorenni ne sono perseguibili. Cioè se un sedicenne si fotografa l’uccello e si tiene la foto nel cellulare, è passibile di denuncia per possesso di materiale pedo-pornografico.

      • Z. scrive:

        Sì, è proprio così. Poi per un minorenne si può trovare il modo di non creargli guai, ma formalmente è precisamente così.

        E’ una previsione normativa a mio avviso aberrante, pensata per punire un vizio in quanto tale – non punisce il profitto illecito, e nemmeno la cessione a qualsiasi titolo, ma proprio la detenzione – e per sua stessa natura non può che avere risvolti paradossali.

        Del resto, poco prima che finisse la XIV legislatura fu approvato addirittura il reato di detenzione di materiale pedopornografico virtuale, cioè raffigurante in tutto o in parte elementi non reali.

        • paniscus scrive:

          per Z, a questo proposito… mi spiegheresti una cosa che non ho mai capito?

          A quanto mi risulta, non è possibile intestare direttamente un contratto telefonico a un minorenne, o sbaglio?

          Almeno al di sotto dei 14 anni, è sicuramente fuori questione; se poi esistano dei contratti particolari con intestazione personale tra i 14 e i 18, non lo so, ma anche in questo caso sarebbe necessaria una firma e un consenso informato del genitore.

          Per cui, alla fine della fiera (considerando che purtroppo la concessione dello smartphone avviene in media molto prima dei 14 anni) mi aspetto che i contratti di telefonia e di connessione a internet per i minorenni siano TUTTI intestati ai genitori.

          E allora, se viene beccato uno smartphone pieno di immagini pedopornografiche o di altri contenuti illegali, quel numero telefonico e quegli accessi alla rete risulteranno in prima battuta nella disponibilità del genitore e non del figlio.

          Quindi, dovrebbe essere l’intestatario del contratto ad essere chiamato a risponderne per primo… e poi, solo poi, verrà fuori la circostanza secondo cui il cellulare, in realtà, era utilizzato solo dal figlio, non era condiviso, e il genitore non sapeva niente di cosa ci fosse dentro.

          E a quel punto, i casi sono due.

          O si assume che sia normale che io sottoscrivo un contratto solo come prestanome e poi do per scontato di lasciarlo usare a un’altra persona (e allora non capisco a cosa servano tutte ‘ste pippe sulla regolarità del contratto e sulla tracciabilità dell’intestatario… non basterebbe semplicemente mettere in vendita libera delle schede SIM anonime, da ricaricare in maniera altrettanto anonima, esattamente come si mettono in vendita le mele?)

          Oppure, la sottoscrizione di un contratto telefonico comporta l’obbligo di assumersi personalmente le responsabilità del suo uso, e quindi dovrebbe essere inaccettabile dire “ma lo usava mio figlio e io non ne sapevo niente”?

          Concetti come l’abbandono di minore, la “culpa in vigilando” e la “culpa in educando” non esistono più?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Un contratto di telefonia mica vuol dire che il telefono lo usi tu: vuol dire solo che il telefono lo paghi tu.
            Non diamo ai contratti contenuti e significati che non hanno.

          • Z. scrive:

            Prof, pensa al motorino: se hai un figlio di almeno 14 anni può guidare il motorino, ma i proprietari probabilmente sarete tu e/o Pancho Villa, non lui.

            Se lui impenna in mezzo a una scolaresca di bambini e ne manda più d’uno all’ospedale, il mezzo è tuo (o vostro), ma è lui ad aver commesso il reato.

            La responsabilità penale – di questo si parla negli articoli sui fatti che citi – è personale!

            • paniscus scrive:

              Però, nel caso del motorino, questo problema viene parzialmente tamponato dal fatto che per guidarlo esista un limite di età di legge, ed esista l’obbligo di aver superato un esame di idoneità.

              Se io mi compro un motorino a mio nome, e poi lo faccio guidare al figlio che non ha ancora compiuto 14 anni e che non ha il patentino, se avviene un incidente i guai li passo io, eccome.

              I casi sono due: o dimostro che il figlio ha sottratto il motorino di nascosto dalla custodia familiare senza il consenso dei genitori (e allora esiste la possibilità di essere denunciati per abbandono di minore o per qualsiasi altro reato connesso alla mancata sorveglianza)…

              …oppure ammetto di essere stata io a consentirgli di guidarlo senza averne i titoli, e allora passo i guai lo stesso.

              Ecco, mi piacerebbe tanto, ma tanto, che ci fosse una normativa analoga anche per l’uso degli smartphone o delle connessioni a internet in generale…

              Certo che i giuristi duri e puri diranno che se una tale legge non c’è, non c’è…

              …però io continuo a chiedere che senso abbia che esista il reato di abbandono di minore solo per la mancata vigilanza sui figli nella vita materiale pratica, ma NON in quella virtuale.

              Cioè, perché consentire al figlio di passare 12 ore al giorno fuori di casa senza interessarsi di dove va, cosa fa e chi frequenta è “abbandono di minore”,

              mentre consentirgli di passare 12 ore al giorno abbarbicato al cellulare, ai social, ai videogiochi e alle liste whatsapp senza interessarsi di quali siti frequenta, e di quali materiali si scarica, e di chi siano le persone con cui viene in contatto, quello invece NON E’ considerato “abbandono di minore”, ma una normale dinamica inevitabile.

            • Z. scrive:

              Il delitto di abbandono di minore mi pare abbia una portata decisamente più restrittiva di quella che descrivi:

              https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xii/capo-i/art591.html

              Detto questo, il fatto stesso che non esista la patente per cellulari dovrebbe comportare la responsabilità penale del padre per ciò che fa il figlio? La vedo difficile…

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    Sempre a proposito di americani…

    La NASA lancia ormoni trans nello spazio:

    https://tranxxenolab.net/projects/tx-1/

    🙂

  7. Miguel Martinez scrive:

    Sempre sui Trans nello Spazio

    https://www.theamericanconservative.com/dreher/adriana-knouf-transgenders-in-space/

    Non conoscevo il Bystander Training, si impara qualcosa di nuovo tutti i giorni!

    • Francesco scrive:

      Beh, quell’altro vuole obbligare le suorine a pagare l’aborto

      io mi tengo questo (e seriamente: al netto delle chiacchiere mi pare molto migliore di quell’altro)

      o tempora o mores

      PS ma non era Orban quello dei poteri speciali con la scusa del CV19?

  8. Mirkhond scrive:

    Il razzismo/rivendicazionismo dei neri è figlio e speculare di quello dei wasp.

  9. Mirkhond scrive:

    Invece ad Istanbul Santa Sofia torna ad essere una moschea, come lo è stata per quasi 500 anni (1453-1934). Levata di scudi occidentali e perfino il papa ha espresso il suo rammarico.
    Ma costoro dmenticano che Ataturk quando trasformò Santa Sofia in museo, non intendeva certo fare una favore ai cristiani, che lui stesso portando a compimento il lavoro iniziato dai Giovani Turchi, aveva ridotto ad un lumicino in Anatolia e ad Istanbul.
    Lumicino visto sempre con sospetto di potenziale tradimento della nuova Turchia laica, avendo presente ciò che aveva portato al crollo dell’Impero Ottomano.
    Erdogan, tenendo conto che nonostante 80 anni di laicismo di stato l’anima turca è rimasta musulmana, ha finalmente posto termine ad un’ipocrisia.
    Santa Sofia ridotta a museo, nella mentalità kemalista significava ridurre Dio a museo, ad un ricordo del passato, e del resto questo è ciò che vuol fare la massoneria della religione in genere (Umberto Eco auspicava la conservazione del patrimonio artistico cristiano per la stessa motivazione).
    Dunque, tornando ad essere una moschea, Santa Sofia tornerò ad essere un luogo in cui avvertire la presenza viva di Dio, sia pure in un contesto islamico.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Basta che non passino qualche mano di intonaco all’interno…

      • Moi scrive:

        … intonaco ?! … semmai piccone : la Sharia è una Legge Ferrea che NON tollera Icone Umane !

        • Mirkhond scrive:

          Quando Santa Sofia fu convertita in moschea, le pareti vennero intonacate.
          Diversamente come sarebbero sopravvissuti i mosaici bizantini riportati alla luce quando divenne un museo?

    • Moi scrive:

      Sì … ma con che nome ?!

      Nell’ Islam accettare la Dulìa sarebbe Shirk … un Tradimento della Umma che ovviamente si deve Pagare con la Vita !

    • PinoMamet scrive:

      Allora, mi pare che non abbiano parlato di intonaco, ma di semplici tende (probabilmente elettriche) rimosse dopo il culto, in modo che il sito resti anche museo.

      Musulmani sì ma mica scemi!

      Insomma, architettonicamente e artisticamente, una scelta moderata e conservatrice.

      Quello che non mi piace della cosa sono i motivi : le moschee a Istanbul non mancano, ma quello che si vuole è dare l’immagine dell’Islam neo-ottomano vincente…

      • Mirkhond scrive:

        La Turchia piaccia o no (e a me non piace), è un paese a stragrande maggioranza musulmana.
        Per cui, una volta che l’Islam è tornato a contare politicamente, è comprensibile cercare di dare visibilità pubblica a questa rinascita.

        • Francesco scrive:

          insomma, questa tua voglia di giustificare Erdogan a tutti i costi mi lascia perplesso

          inoltre pure Papa Francesco ha espresso dolore per la scelta

          non potremmo dolercene da cristiani e basta? mica auspico una guerra santa per restaurare l’Impero Romano e Cristiano di Costantinopoli

          • Mirkhond scrive:

            A me sta sul cazzo il kemalismo con la sua laicità fondata su una Turchia senza quasi più cristiani.
            Erdogan ha almeno posto fine a questa ipocrisia e mostrato la Turchia per quello che è davvero.

          • Mirkhond scrive:

            Perché dolercene, quando lo scopo di Ataturk era ridurre Dio a un MUSEO, una roba morta, così come il Colosseo o le rovine di Pompei?
            Perché quello era l’obiettivo della museificazione di Santa Sofia.
            L’Impero Romano d’Oriente è caduto anche per sue colpe interne.

            • Mirkhond scrive:

              Per Ataturk Santa Sofia aveva lo stesso valore delle rovine greche, di quelle di Troia, degli Ittiti e delle altre civiltà che hanno contrassegnato l’Anatolia preturca.
              Il riportare alla luce i mosaici bizantini NON fu un favore al Cristianesimo, considerato il nemico numero uno della nuova Turchia laica.

              • Francesco scrive:

                ma a chi interessano i fini di Ataturk?

                l’effetto fu di ridurre un poco il dolore per una ferita non rimarginabile

                ed è più facile essere una minoranza religiosa in uno stato laico che in uno stato clericale – vedasi la laicista Francia che sta rendendo impossibile la pratica delle altre religioni

          • Peucezio scrive:

            Francesco,
            “inoltre pure Papa Francesco ha espresso dolore per la scelta”

            Per forza.
            Lui riesce ad essere ecumenista nel modo più dissennato, indiscriminato e idiota e poi rompe il cazzo l’unica volta in cui invece dovrebbe essere un po’ ecumenista.

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “Allora, mi pare che non abbiano parlato di intonaco, ma di semplici tende (probabilmente elettriche) rimosse dopo il culto, in modo che il sito resti anche museo.”

        Ma infatti tanto rumore per nulla.
        Siamo a un tale livello di delirio collettivo che ci si scandalizza del fatto che un luogo torna ad acquisire la funzione per cui è stato concepito (il culto).
        Poi, certo, l’ideale sarebbe se tornasse chiesa ortodossa, ma meglio moschea che museo, oltretutto visto che le moschee sono comunque visitabili senza problemi dai non mussulmani (a Istanbul ne ho visitate diverse) e appunto manterrà comunque la funzione di museo.

        Comunque meglio l’Islam neo-ottomano vincente che l’integralismo laicista di Kemal, che è un cascame di cui i turchi si stanno liberando fin troppo tardi.

        • Moi scrive:

          Comunque sul Laicismo il Kemalismo è stato molto più blando del Giacobinismo …

          • Mirkhond scrive:

            Toynbee lo paragonava all’occidentalismo di Pietro il Grande.

          • Mirkhond scrive:

            “Comunque sul Laicismo il Kemalismo è stato molto più blando del Giacobinismo …”

            Ma non nella distruzione di molte chiese e testimonianze cristiane, tranne quelle da museificare ad uso turistico, tipo Santa Sofia o le Chiese Rupestri della Cappadocia.

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      pensa che su facebook ho letto di un tizio che, non limitandosi a deprecare la cosa, diceva che bisognerebbe trasformare in museo anche S. Pietro.
      Io sono sempre dell’idea che chi è a favore della musealizzazione dei luoghi dovrebbe essere a sua volta imbalsamato vivo come un uccello impagliato ed esposto in una bella vetrina.

      • Z. scrive:

        Tipo quelli che vorrebbero conservare intatto i locali-vecchiume milanesi anni ’50 di cui non frega più niente a nessuno? sì, ne conosco uno ed è una persona un po’ strana, ma non sono così cattivo da volerlo imbalsamato vivo. Gli voglio anche un po’ bene!

        • Peucezio scrive:

          Z.,
          non diciamo sciocchezze, questo tipo di posti piacciono più ai giovani che ai vecchi e c’è gente sui trent’anni che addirittura ha creato un sito per indicizzarli.

          Peraltro tutta la moda degli ultimi decenni di fare l'”enogastronomico” locale, la tradizione e tutto il resto si richiama proprio ai locali di un tempo e cerca di imitarli. Poi ci sono i locali rilevati dai cinesi che diventano tutti plasticosi, ma ti assicuro che nessuno ci va perché gli piace l’atmosfera o gli arredi, ma solo perché si spende poco e a volte si mangia discretamente.
          Un consiglio: se qualche volta vieni a Milano, evita di dire, soprattutto in qualsiasi ambiente di sinistra, che ti piacciono i locali anonimi, fotocopia, da fighetti e che i posti rimasti autentici li trovi vecchiume inutile e sorpassato: faresti la figura dell’ignorante che non capisce niente e ama le vaccate alla moda e triviali 😛

          Comunque la tua obiezione è proprio concettualmente non pertinente: io parlo di destinazione d’uso.
          Il museo invece è proprio il segno di una trasformazione radicale, perché vuol dire che la società è cambiata a tal punto che certe cose a nessuno verrebbe in mente di usarle per lo scopo per cui sono state concepite.
          Nel tuo mondo ideale evidentemente le cose vecchie si mettono nei musei. Nel mio si continuano a usare, come appunto i vecchi locali.

          • Peucezio scrive:

            Ma per fortuna in Turchia qualche islamico, malgrado Atatürk, c’è ancora, non sono diventati tutti atei, quindi, anche se quello di Santa Sofia è un gesto più simbolico che altro, da quelle parti le moschee fanno ancora comodo.

          • Peucezio scrive:

            Va da sé che la prossima volta che ti fai vedere da queste parti, prometto di portarti nel locale più fighetto e modaiolo di tutti, dove mangerai malissimo, ma per contro avrai la soddisfazione di spendere il quadruplo (e farò in modo che sia il turno in cui tocca a te offrire 😀 ).

          • Z. scrive:

            Peucezio,

            — non diciamo sciocchezze, questo tipo di posti piacciono più ai giovani che ai vecchi —

            E allora che bisogno c’è di museificarli? vorrà dire che saranno pieni di giovani senza bisogno di interventi pubblici 😉

  10. Mirkhond scrive:

    Da quello che ho sentito, dovrebbero ricoprire i mosaici bizantini con tendaggi verdi.

  11. Mirkhond scrive:

    Per quel che mi riguarda, avrei preferito che fosse tornata ad essere ciò che è stata per oltre 1000 anni (330- 1453), la più grande basilica della Cristianità.
    Però la Turchia oggi è in strarande maggioranza musulmana.

  12. Mirkhond scrive:

    stragrande

  13. Mirkhond scrive:

    Così come i resti del Partenone ad Atene, dovrebbero essrre riconveriti in chiesa, come lo sono stati per un millennio.
    Ma in “Grecia” l’eredità pagana è più importante del Cristianesimo, perché tale eredità è lo specchietto per essere considerati dalla Franghià (Occidente), che di Cristianesimo ne vuol sentire parlare solo a targhe alterne, e meno che mai dell’Ortodossia bizantina, sentuta come qualcosa di esotico e lontano…..

    • PinoMamet scrive:

      “Così come i resti del Partenone ad Atene, dovrebbero essrre riconveriti in chiesa, come lo sono stati per un millennio.”

      Mah, so che questa tesi ti è cara, ma la trovo un po’ discutibile…

      e non è che la fede cristiana ortodossa da quelle parti sia debole o incerta- può essere che sia meno forte che in passato, anzi, sicuramente lo sarà, ma rimane una parte importantissima della cultura locale, rivendicata con orgoglio dai nazionalisti greci.

      Solo che nessuno vede più il Partenone come una chiesa… in fondo dal Settecento in poi (che non è poco) è stato considerato solo una testimonianza archeologica.

      Inoltre per trasformare Santa Sofia in moschea (una scelta su cui mi riservo di parlare in un altro post) in fondo basta tirare delle tende di fronte ai mosaici.

      Per trasformare il Partenone in chiesa, bisognerebbe prima di tutto ricoprirlo con un tetto (che non sarebbe certo quella della chiesa di secoli fa…) con il risultato di fare un pasticcio che scontenterebbe tutti, e che comunque non serve a nulla
      (i nazionalisti greci rivendicano semmai Costantinopoli e Santa Sofia…)

      • Mirkhond scrive:

        L’arte ortodossa è più conservatrice di quella cattolica. Non credo che ne verrebbe fuori un pasticcio.
        Il fatto è che l’eredità pagana CONTA agli occhi dell’Occidente, verso cui i Romei nutrono un misto di soggezione e critica.
        Ma la soggezione è più sentita, e dunque viene privilegiata l’eredità pagana, perché rende di più a livello di immaginario internazionale, e porta soldi col turismo.

      • PinoMamet scrive:

        ” Non credo che ne verrebbe fuori un pasticcio.”

        Io sì… il Partenone non c’entra niente con l’arte ortodossa.

        Per il resto, non credo proprio che la fascinazione ottocentesca per la Grecia classica abbia un qualche peso al giorno d’oggi…

        • Mirkhond scrive:

          A livello turistico sì. Diversamente la tratterebbero solo come roba da museo, invece di farcassarci le palle coi Greci che avrebbero inventato tutto l’inventabile…..

          • PinoMamet scrive:

            Beh, quello è un po’ il nazionalismo “da esportazione”.
            I greci sanno bene che all’estero dell’arte e della tradizione ortodossa sanno poco e gliene frega anche meno.
            Mentre i Greci antichi li conoscono tutti.

            Ma non è per questo che non ci fanno una chiesa!

            è che è proprio un’idea… un po’ strana, via!

            • Mirkhond scrive:

              “I greci sanno bene che all’estero dell’arte e della tradizione ortodossa sanno poco e gliene frega anche meno.
              Mentre i Greci antichi li conoscono tutti.”

              Infatti.

            • Mirkhond scrive:

              è che è proprio un’idea… un po’ strana, via!

              In un’ ottica cristiana sarebbe riconsacrare uno spazio rimasto sacro per almeno 2500 anni.

          • Peucezio scrive:

            Mirkhond,
            però è vero che hanno inventato tutto l’inventabile.
            Anche il cristianesimo in un certo senso: Scritture in greco, fondamenti filosofici, molta parte del sostrato culturale…

            • Mirkhond scrive:

              Il Cristianesimo l’ha inventato Gesù Cristo.
              Poi San Paolo l’ha inculturato nell’ellenismo, per renderlo più accettabile all’ecumene ellenistico-romana, a cui molti aspetti più propriamente giudaici restavano incomprensibili.

            • PinoMamet scrive:

              “però è vero che hanno inventato tutto l’inventabile.”

              Non farti sentire dai greci, potrebbero crederti 😉

              senza fare un elenco di idee attribuibili alla Grecia antica
              (per meglio dire: di solito ad Atene ell’epoca di Pericle e immediatamente successiva, o perlomeno al mondo ionico)
              direi che si tratta di idee fondamentali per la sviluppo della cultura europea .

              Ma mica le uniche al mondo eh?

              La Cina, l’India, hanno sviluppato sistemi filosofici e concettuali altrettanto validi praticamente in modo autonomo;
              idem i concetti matematici e geometrici (dei quali in parte i Greci stessi sono debitori al mondo mesopotamico) e i criteri artistici…

              c’è anche da dire che, perlomeno dalla conquista romana, la Grecia diventa una specie di museo a cielo aperto, che eternamente e stancamente ripete sé stessa, anche e soprattutto a uso turistico… più o meno come oggi.

              Quando l’era cristiana è iniziata già da un secolo e mezzo, il siro Luciano di Samosata scrive i suoi dialoghi (spesso leziosi e manieristi) nel greco attico di cinque secoli prima, facendo parlare antichi dèi in cui nessuno crede più (soppiantati da altre divinità di moda quando non dal Cristianesimo) e stando bene attento a non infilare una singola parola o personaggio o nome che non sia attestato negli autori antichi…

              non esattamente un modello di vitalità culturale.
              E lo stesso si può dire per grande parte del mondo bizantino!

              che quando si trova per le mani del materiale genuino, forte, come i canti degli akriti e degli apelati, si impegna immediatamente per riscriverlo in lingua purificata…

              • Mirkhond scrive:

                Vedasi la questione della katarevousa, che nell’800 spinse molte comunità ortodosse bilingui romeo-turche dell’Anatolia, a diventare turcofone monoglotte, tanto quella lingua arcaizzante utilizzata dai maestri arrivati da Atene, la nuova capitale della “Grecia” moderna, era abissamente distante dalle loro parlate romaiche….

              • PinoMamet scrive:

                Beh in quel caso (penso ti riferisca ai cappadoci) parlavano già una lingua molto isolata e distante dal resto del mondo greco…

                i pontici hanno molte meno difficoltà, e mi pare siano rimasti tuttora (in Grecia in sui sono emigrati) gruppi che parlano e utilizzano il dialetto pontico, per certi versi anzi più conservativo di altre parlate neogreche.

              • Mirkhond scrive:

                Il romeika, il romaico pontico, è parlato ancora oggi anche in patria, pare da circa 50-75.000 persone, ma solo come dialetto domestico, nei villaggi di montagne dell’entroterra di Trebisonda, dato che la Turchia moderna non riconosce dignità linguistica ad altro idioma se non il Turco (solo con Erdogan si è avuto un parziale riconoscimento all’utilizzo del Curdo in alcune programmi radiofonici, ma non ne so di più).

              • Mirkhond scrive:

                “(penso ti riferisca ai cappadoci) parlavano già una lingua molto isolata e distante dal resto del mondo greco…”

                Sì, alle comunità ortodosse cristiane dell’Anatolia centrale.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “La Cina, l’India, hanno sviluppato sistemi filosofici e concettuali altrettanto validi praticamente in modo autonomo;
                idem i concetti matematici e geometrici (dei quali in parte i Greci stessi sono debitori al mondo mesopotamico) e i criteri artistici…”

                Pienamente d’accordo.
                L’Occidente alla fine ha vinto, ma non significa che i suoi modelli culturali siano di per sé migliori.

              • Z. scrive:

                Lo zero non credo l’abbiano inventato i greci, ad esempio…

                Scopro adesso che si dice “zero” per via di “zephirum”, che suonava più facile di “sifr”!

              • Moi scrive:

                Lo Zero arriva in Europa attraverso gli Arabi dall’ India … ma pare che i Maya lo conoscessero anch’ essi, con un sistema numerico in base venti.

            • PinoMamet scrive:

              Tra l’altro la Grecia è uno dei pochi posti (che io conosca) di cui esista una “guida turistica” antica: la Periegesi della Grecia di Pausania, che descrive luoghi e monumenti della Grecia (già allora) antica che il visitatore doveva assolutamente vedere, dava indicazioni sul carattere degli abitanti delle città, come ci si deve comportare ecc.

              Ci sono naturalmente delle descrizioni del “mondo” antico, dei resoconti di viaggio, e anche delle descrizioni geografiche (come quella di Strabone) che hanno passi simili, ma non mi risulta nessuna opera destinata specificamente al visitatore di un singolo paese.

              ma forse l’opera più simile è quella di Erodoto quando parla (pensa un po’) dell’Egitto, cioè dell’altra grande meta turistica dell’antichità 😉

        • Mirkhond scrive:

          “il Partenone non c’entra niente con l’arte ortodossa.”

          Ciò non impedì a Giustiniano (527-565 d.C.) di trasformarlo in chiesa cristiana.
          E di restare tale per quasi un millennio, fino alla conquista ottomana del 1456, quando fu convertito in Moschea (fino al 1821).

          • Peucezio scrive:

            Beh, però un conto è far tornare luogo di culto un edificio che lo è stato fino a circa un secolo fa, ma ammetterai che se il principio è quello della stratificazione storica, renderla oggi chiesa cristiana, dopo cinque secoli e mezzo, non avrebbe nessuna base. Tutt’al più andrebbe resto di nuovo moschea, ma sono passati comunque due secoli e inoltre non ci sono più le strutture islamiche, quindi andrebbero rifatte ex novo.
            Mentre se il principio è quello di ripristinare le caratteristiche originarie del luogo nemmeno.
            Per cui tanto vale lasciarlo così com’è.
            La cosa si giustificherebbe, per assurdo, solo in un’ottica innovativa, di rifunzionalizzazione secondo criteri attuali.

  14. Mirkhond scrive:

    sentita

  15. Moi scrive:

    … In Italia, una Chiesa che diventa Moschea è vissuto come un Club di Tifosi della Roma che diventa un Club di Tifosi della Lazio !

  16. Mirkhond scrive:

    Ciò dimostra con quanta serietà venga considerata la Fede Cristiana.

  17. Mirkhond scrive:

    “l’Impero Romano e Cristiano di Costantinopoli”

    E pensare che Costantino (306-337 d.C.) per la sua Nuova Toma inizialmente avrebbe preferito Serdica (l’attuale Sofia, capitale della Bulgaria), città che amava tantissimo e vicina alla sua Naisso.
    Poi ripegò su Troia, e infine su Bisanzio, un’antica città fondata da greci di Megara nel VII secolo a.C., per la sua posizione nevralgica tra Europa e Asia, che gli avrebbe permesso di accorrere più velocemente sul fronte persiano, ma anche sul Danubio contro Germani e Sarmati.
    Mi chiedo se avesse scelto definitivamente Serdica, già residenza dell’imperatore Galerio (293-311 d.C.), uno dei tetrarchi di Diocleziano, che proprio a Serdica, in punto di morte, promulgò l’Editto di Tolleranza verso il Cristianesimo, poi riadattato da Costantino e Licinio a Milano nel 313 d.C., e che cambiò la storia romana, mi chiedo dicevo, se avesse scelto Serdica, se la storia romana non avrebbe preso una piega diversa.
    Magari restando più latina e meno suggestionata dall’Oriente e da quella che sarebbe diventata la civiltà bizantina…..

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Sarebbe stata senza dubbio meno difendibile. Poi avrebbe lasciato sguarnita la frontiera orientale, per cui verosimilmente sarebbe stata la capitale di una parte illirica dell’Impero, ma non della pars orientis. Che sarebbe finita in un’altra città grecofona (la Nicomedia di Diocleziano o l’Antiochia di Giuliano).

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Ah, la conseguenza sarebbe stata l’Impero spazzato via dagli arabi con la conquista della capitale orientale.

      • Mirkhond scrive:

        Certamente Costantino nello scegliersi una nuova capitale, non aveva certo in mente che l’Impero Romano si sarebbe ridotto sola alla sua parte orientale, via via sempre più ristretta.
        Il modello dioclezianeo era ormai l’unico attuabile con più coimperatori regnanti da diverse capitali della Romània.
        E una di queste avrebbe dovuto continuare ad essere Sirmio oppure Serdica, per salvare l’Illirico dalla sommersione avaro-slava dei secoli successivi.

        • Mirkhond scrive:

          solo

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          L’Illirico da solo non stava in piedi: senza il prelievo fiscale delle province più ricche (Siria, Egitto), la macchina da guerra per la difesa della frontiera dannunziana sarebbe collassata. Esattamente come l’Occidente è collassato una volta che perse l’Africa.

          I soldati erano merce abbondante, le entrate fiscali per pagarli no.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            ” la macchina da guerra per la difesa della frontiera dannunziana sarebbe collassata. ”

            e non solo per il cambiamento dei gusti letterari!

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Sul serio il mio cellulare conosce quello lì e non il Danubio? Con tutto che “danubiano” lo avrò usato duemila volte e “dannunziano” mai!

              • PinoMamet scrive:

                Scusa, chi usa mai “ciglioni” nella vita??? 😉

              • Mirkhond scrive:

                ???

              • PinoMamet scrive:

                Un classico di vecchi correttori automatici: tutte le volte che scrivevo “coglioni” me lo correggevano in “ciglioni” 😉

              • Moi scrive:

                Wattsapp a una pesona che conosco ha corretto “sanificazione” in “santificazione” 😉 … io i correttori li disattivo sempre : NON devono permettersi ! 😉 … e SE sbaglio, voglio assumermene la responsabilità !

              • Z. scrive:

                Quando le tastiere QWERTY per i cellulari erano meno diffuse di oggi, capitava la correzione di “fascismo” in “ebraismo”…

                Certo, capitava – banalmente – perché i numeri per F, A, S, C sono gli stessi per E, B, R, A.

                Però sono convinto che qualche complottista ci abbia marciato!

  18. Mirkhond scrive:

    Nuova Roma

  19. Mirkhond scrive:

    In sostanza una Serdica divenuta la nuova capitale dell’Impero Romano, avrebbe forse salvato la latinità balcanica, che dal II secolo dopo Cristo divenne la riserva dei migliori soldati di Roma della tarda antichità.

  20. Mirkhond scrive:

    “antichi dèi in cui nessuno crede più (soppiantati da altre divinità di moda quando non dal Cristianesimo)”

    In effetti il tardo paganesimo del II-IV secolo dopo Cristo, si era molto allontanato dalla religione tradizionale greco-romana, che sopravviveva a livello istituzionale.
    I filosofi e i pensatori pagani dell’epoca, anche quelli più duramente anticristiani tendevano ad un vago monoteismo e la tendenza monoteizzante conquistò via via anche gli imperatori del III secolo dopo Cristo, coi culti di Mithra o del Sole Invitto.
    Alcuni storici, pensano che anche se fosse rimasta pagana, la religione ufficiale romana avrebbe finito comunque col prendere una deriva monoteista.
    Lo stesso Giuliano l’Apostata (361-363 d.C.) nella sua “restaurazione” pagana in realtà aveva in mente più la religione dei filosofi greci e lui stesso invitava il clero pagano ad imitare i cristiani nell’opera della carità e dell’assistenza ai bisognosi, del tutto estranea alla mentalità pagana.
    I suoi stessi sacrifici animali, non erano più capiti nemmeno dai pagani dell’epoca.

  21. Mirkhond scrive:

    “ed è più facile essere una minoranza religiosa in uno stato laico che in uno stato clericale – vedasi la laicista Francia che sta rendendo impossibile la pratica delle altre religioni”

    La tua prima affermazione viene contraddetta dalla seconda. Comunque la vita dei superstiti cristiani nella Turchia kemalista fu MOLTO PEGGIORE che sotto l’Impero Ottomano.
    Laico non è sempre sinonimo di tollerante…..

    • Francesco scrive:

      ma la Francia non è uno stato laico! è uno stato fanaticamente clericale, di una orrida religione che si chiama Laicite

      lo davo per scontato

  22. Mirkhond scrive:

    “ma a chi interessano i fini di Ataturk?”

    Interessano a chi cerca di capire.

    “l’effetto fu di ridurre un poco il dolore per una ferita non rimarginabile”

    No, l’effetto fu quello di cercare di museificare Dio.

    • Francesco scrive:

      no dai, siamo seri, veramente per te è meglio mosche che museo? in pratica è come se ti dichiarassi musulmano

      un museo è neutrale, una moschea è un bella bandiera sventolante, una provocazione bella e buona

      • Mirkhond scrive:

        Un museo è un contenitore di cose morte.
        Dio E’ Vivo.

        • Mirkhond scrive:

          Per me sarebbe meglio se tornase ad essere una chiesa.
          Visto che non è possibile, non vedo preché oppormi ad una richiesta che proviene da una popolazione di una terra che OGGI è in stragrande maggioranza musulmana.
          Comunque i mosaici bizantini NON verranno di nuovo intonatacati, ma solo coperti con tendaggi giusto il tempo della preghiera musulmana.
          Dopodiché verranno rialzati e la moschea tornerà ad essere un museo.
          Tanto clamore per nulla!

  23. Mirkhond scrive:

    “L’Illirico da solo non stava in piedi: senza il prelievo fiscale delle province più ricche (Siria, Egitto), la macchina da guerra per la difesa della frontiera dannunziana sarebbe collassata. Esattamente come l’Occidente è collassato una volta che perse l’Africa.”

    E perché invece l’Anatolia non collassò dopo la perdita della Siria e dell’Egitto?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      L’Anatolia era molto più ricca dell’Illirico. Anzi, la sua parte occidentale diventò la principale fonte di entrate e la sua riconquista dopo la prima perdita successiva a Manzicerta fu l’unica cosa che garantì a Costantinopoli la sopravvivenza ancora per secoli.

      • Mirkhond scrive:

        Diciamo che giocò a suo favore, l’istituzione del regime dei temi, probabilmente già sotto Costante II (641-668 d.C.), forse nel periodo 659-662 d.C., come ritiene Treadgold.
        Una milizia territoriale di contadini-soldati apparve molto motivata nel difendere casa propria dall’assalto arabo.
        L’unico difetto è che si trattava di un esercito adatto solo alla difesa, e difatti il sistema funzionò bene fino al X secolo, quando in seguito allo sfaldamento del Califfato arabo-musulmano, le nuove esigenze di espansione in Oriente (ma anche nei Balcani e in Italia meridionale), portarono gli imperatori ad affiancare all’esercito tematico, milizie di professionisti, e sempre più mercenari, validi dal punto di vista professionale, ma esosi e non sempre affidabili.
        Questo, unito alla conquista di Armenia e parte della Siria, con l’impossibilità di assimilare le locali cristianità, fu la causa della catastrofe di Manzikert e dell’invasione turca dell’Anatolia.

  24. Mirkhond scrive:

    Inoltre ho accennato al modello dioclezianeo della monarchia collegiale e policentrica, non solo a Costantinopoli e Milano/Ravenna, ma anche Serdica, Sirmio e Treviri.
    E perché no, anche Cartagine e Alessandria d’Egitto. 😉

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Il problema del modello tetrarchico è che l’Impero non si riuscì mai a dividere pacificamente tra più di due persone. L’esperimento di Diocleziano fallì subito e quando l’Impero si ritrovò diviso in tre (al tempo di Teodosio), i rapporti tra i tre augusti erano tutto fuorché pacifici.
      Un imperatore ad Alessandria sarebbe stato vagamente sostenibile (Costantinopoli non dipendeva così tanto dall’Egitto), ma un imperatore a Cartagine non fu mai un’ipotesi nemmeno verosimile: l’Occidente aveva bisogno del grano e delle tasse africane per essere sostenibile.

      • Mirkhond scrive:

        A maggior ragione un imperatore avrebbe dovuto risiedere a Cartagine, se il Nord Africa era il granaio della Pars Occidentis.

      • Mirkhond scrive:

        Quello che mi chiedo, è perché, a partire dal III secolo dopo Cristo, non fu più sufficiente un solo imperatore e una sola capitale Roma, per tenere in piedi l’Impero.
        Già Settimio Severo (193-211 d.C.) aveva pensato di ripartire il governo imperiale tra i suoi due figli e da due capitali, Roma e Alessandria.
        Perché da allora in poi divenne impossibile governare da Roma e da parte di un solo imperatore?
        Fu l’effetto collaterale dell’estensione della cittadinanza romana a tutti i sudditi liberi dell’Impero da parte di Caracalla (211-217 d.C.) nel 212 d.C. ?
        Una volta diventati tutti romani, nelle province ognuno voleva il suo imperatore in contrasto con quelli rivali accalamati da altre province?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Perché fino al terzo secolo c’era un unico fronte veramente caldo, quello orientale. Poi si sono formate le confederazioni germaniche che iniziarono a mettere molte più pressioni ai confini renano e danubiano, per cui si poteva essere costretti ad affrontare lunghe campagne militari su più fronti dove prima le lunghe campagne erano quelle orientali, mentre in occidente bastava rintuzzare i barbari e, eventualmente, fare puntate offensive più lunghe (vedi Marco Aurelio) una volta messi in sicurezza i confini orientali.
          Quando i goti sfondarono la prima volta nel III secolo, il vecchio esercito romano andò in pensione per manifesta inutilità e fu sostituito dall’esercito tardo imperiale. E poi dalla nuova catena di comando policentrica.

          • Mirkhond scrive:

            Diciamo che l’univesalismo romano entrò in crisi quando Roma non potè più espandersi e con la comparsa di più fronti da sostenere.
            Marco Aurelio (161-180 d.C.), dopo aver passato gran parte degli anni del suo regno sul Danubio contro le popolazioni dei Quadi e dei Marcomanni e contro gli iranici Iazigi, aveva portato il confine di Roma sull’intero arco carpatico, con l’intenzione di crearvi una nuova provincia, la Marcomannia.
            Fu suo figlio Commodo (180-192 d.C.) ad abbandonare tali conquiste riportando la frontiera al Danubio intorno al 188 d.C., permettendo il formarsi di forti confederazioni germaniche che avrebbero dato filo da torcere ai suoi successori.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              E’ una visione tradizionale: Roma smette di espandersi, per cui i barbari diventano più forti.
              In realtà sembra essere il contrario: Roma si espande ed è forte, per cui i barbari si uniscono in confederazioni sempre più forti e organizzate per resistere. Alemanni, Burgundi e Franchi sarebbero esistiti a prescindere dai Marcomanni e il primo grande sfondamento, quello fermato da Claudio il Gotico, sarebbe stato, appunto, di Goti.
              La forza di Roma portò all’organizzazione dei barbari.

              • Mirkhond scrive:

                Nel manuale di storia romana dei tempi dell’università, si affermava che la pressione di Quadi, Marcomanni e Iazigi contro i quali Marco Aurelio dovette combattere per gran parte del suo regno, fosse causata dalla lunga marcia dei Goti dalle sedi baltiche alla foce della Vistola verso le steppe pontiche a nord del Mar Nero, dove sarebbero infine giunti intorno al 230 d.C.

  25. Mirkhond scrive:

    Comunque non sapevo che D’Annunzio 😉 volesse portare le frontiere d’Italia al Danubio. 🙂
    E’ vero però che fece il famoso volo su Vienna nel 1918…..

  26. Mirkhond scrive:

    Inoltre, la frontiera danubiana collassò PRIMA della perdita di Siria, Palestina ed Egitto (l’invasione unna ci fu nel V secolo dopo Cristo, quella avaro-slava nel 580-640 d.C. circa, quando la Pannonia e il Norico era già perse da un pezzo; la conquista araba di Palestina, Siria ed Egitto avvenne nel 636-643 d.C.).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Le frontiere danubiane erano due: quella alto-danubiana (Norico e Pannonia, fino a Sirmio) e quella basso-danubiana.
      La prima seguì le sorti dell’Occidente: collassò insieme all’Impero.
      La seconda fu sfondata più volte, ma non si ebbe mai il suo vero collasso: dopo Adrianopoli il confine tornò al Danubio, così come dopo ogni incursione unna. Gli Avari ebbero più fortuna in un momento in cui l’Impero si ritrovò sotto attacco in Spagna, Italia, Africa e in Oriente. Ma appena Maurizio riuscì a chiudere la guerra con la Persia, ecco che gli Avari furono ricacciati oltre il fiume. Foca malgovernò, va bene, ed Eraclio si ritrovò costantemente in guerra sul fronte orientale e dovette fare delle scelte su cosa salvare. Poi l’Impero perse Egitto e Siria.

    • Moi scrive:

      … il Sito Top dell’Ottimismo 😉 🙂 resta ilMeteo.it che preannuncia sempre Diluvi Universali, Caldi Solari che Desertificheranno pure l’ Amazzonia, unitamente a Grandi Revivals di Pestilenze Boccacciane e Manzoniane !

  27. Mirkhond scrive:

    “quella alto-danubiana (Norico e Pannonia, fino a Sirmio) e quella basso-danubiana.
    La prima seguì le sorti dell’Occidente: collassò insieme all’Impero.”

    Collasso che comportò la scomparsa della latinofonia, sia pure non tutta in un colpo solo, tra il Danubio e le Alpi e tra il Danubio e l’Adriatico.
    Quando con il De Administrando Imperio dell’imperatore-storico Costantino VII (913-959 d.C.) scritto intorno al 950 d.C., abbiamo notizie più certe sulla latinità adriatica orientale, constatiamo che si era ridotta ad alcune città costiere e ad alcune isole dalmate, a cui forse, stando almeno al linguista croato Zarko Muljacic’ si dovrebbe aggiungere un’ulteriore striscia costiera tra Cattaro e Durazzo, in cui si sarebbe parlato un altro idioma latino che il linguista chiama Labeatico e che sarebbe durato fino agli inizi del XIV secolo.
    Mentre invece, stando alla linguistica, una grossa area latinofona sarebbe sopravvissuta alla sommersione slava, nelle aree delle antiche province romane di Dacia ripense, Dacia mediterrana, Mesia superiore, Dardania e nord della Macedonia, dando origine ai Valacchi e ai Rumeni, poi dispersisi per tutti i Balcani a partire dal X-XI secolo, e il grosso emigrato a nord del Danubio nel XII-XIII secolo, dando origine all’attuale popolazione rumena.

  28. Mirkhond scrive:

    Perché il crollo della latinofonia tra Danubio e Alpi, tra Danubio e Adriatico (tranne appunto poche striscie costiere ed isole), così come nel Nord Africa, mentre il resto della latinofonia è sopravvisuto fino ad oggi?

    • PinoMamet scrive:

      Penso che a volte la spiegazione più semplice sia quella valida: probabilmente in gran parte dei Balcani e del Nord Africa la latinofonia vera e propria non andò mai molto oltre la fascia costiera o i centri principali…

  29. Mirkhond scrive:

    La Vita di San Severino (410-482 d.C.), apostolo del Norico ripense, scritta dal suo discepolo, l’abate Eugippio a Napoli intorno al 511 d.C., parla di una regione latinofona.
    Eugippio sostiene che, quando Odoacre decise di abbandonare il Norico, per concentrare le sue truppe in Italia per fronteggiare l’imminente invasione degli Ostrogoti di Teodorico, nel 488 d.C., molta gente fuggì al loro seguito, portandosi le reliquie di San Severino, che furono portate proprio a Napoli e custodite nel monstero di cui Eugippio era abate.
    Però Pirenne sosteneva che nell’area che sarebbe poi diventata, Baviera, Tirolo e Austria, nuclei di Romani continuarono a vivere a lungo accanto ai nuovi invasori germanici, e su wikipedia in tedesco (grazie ai miracoli del traduttore, di molto migliorato, come sostiene anche Miguel 😉 ), nell’area di Salisburgo i nuovi duchi bavari governarono con l’appoggio di importanti famiglie indigene romane.
    Dunque una latinofonia in queste aree danubiane continuò a sopravvivere a lungo.
    Perché alla fine di estinse?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Il Norico fu fatto evacuare da Odoacre, da quello che so, quando si accorse che l’Italia non aveva le forze sufficienti per difendere quella zona di confine. Emigrata la classe dirigente, la latinofonia indebolita finì per sparire sotto le ripetute ondate migratorie.

  30. Moi scrive:

    La cosa più strana del NOI e di Yakub il Mazzuccone 😉 è che … possano esere autorizzati a usare il nome “Islam” ! … Almeno certe Associazioni Culturali come “l’ Altra Genesi” [*] evitano di definirsi “Ebrei” !

    [in cui c’è chi pensa che gli Anunnaki / Elohim siano tornati per sempre millenni fa su Nibiru e di noi se ne fregano, chi dice che torneranno presto qua su “Afar” per distruggerci come Esperimento Fallito, chi dice che non se ne sono mai andati e anzi … controllano tutto “in camuffa”;) da sempre !]

    • Moi scrive:

      … cmq secondo me il NOI ha giocato molto sulla scarsa scolarizzazionedegli AfroAmericani (specie il periodo nel Dopo King / X …) penso che un Cassius Clay più consapevole avrebbe “rullato di cartoni” 😉 [cit.] Elijah Muhammad ! 😉

  31. Mirkhond scrive:

    Per quanto riguarda la latinità danubiano-balcanica, come pure quella sul Reno, forse si deve considerare che come aree di frontiera, furono le prime a subire le incursioni delle poplazioni unne e germaniche.
    Qui forse il primo impatto dovette essere più selvaggio, mentre man mano che si addentravano in profondità nel territorio romano, si erano diciamo già saziati, e dunque avrebbero commesso meno stragi.
    Sta di fatto che la germanofonia prevalse solo sulla sponda sinistra del Reno e tra il Danubio e le Alpi, mentre i Balcani furono sommersi dagli Slavi.
    Anche ammesso che i Balcani fossero stati latinizzati molto supeficialmente, resterebbe da capire il perché dell’estinzione degli eventuali idiomi prelatini, illirici (tranne nelle montagne del nord dell’attuale Albania), celti e traci, travolti dalla slavofonia…..

    • PinoMamet scrive:

      Mah, sai, a volte la visione tradizionale delle invasioni barbariche (arriva una massa di gente e soppianta quella che c’era prima) ci azzecca pure!

      Perché non pensare anche alla Britannia, del resto? A vedere i reperti romani, come le famose tavolette di Vindolanda, parrebbe di trovarsi in piena latinità, o quasi…
      naturalmente non era così, eppure la sostituzione quasi totale dei celti più o meno latinizzati nell’attuale Inghilterra (vera e propria) stupisce lo stesso…

      e si spiega anche con il fatto che Roma ritirò le sue legioni (e verosimilmente famigliari, parenti e amici…) da lì. Una certa sostituzione etnica deve esserci stata davvero, almeno in parte.

      • Mirkhond scrive:

        Concordo, e questo spiegherebbe il cambiamento etnolinguistico di certe aree della Romània latinofona.
        Così come non mi convince del tutto la tesi peuceziana e i Tedeschi a sud dello Harz siano tutti antichi celti germanizzati.
        Alcuni lo saranno, ma il cambiamento etnico fu probabilmente dovuto all’insediamento di gruppi germanici.
        Dove la trsi peuceziana trova riscontri, è nelle aree tra il Danubio e le Alpi, dove almeno in parte sopravvisse una poplazione latinofona, in parte anche di origine celtica, che venne gradualmente germanizzata nel corso dei secoli.
        Il Voralrberg ancora nel XII secolo era ladinofono, il Tirolo ancora all’epoca di Dante, il Grigioni cominciò parzialmente a germanizzarsi nel XIV-XVI secolo.

  32. Moi scrive:

    …. e perché in “Dacia” (più o meno attuali Romania e Moldavia) invece è rimasta una lingua che risente ancora così fortemente del Latino Classico ?

    • PinoMamet scrive:

      Non conosco le vicende degli spostamenti dei popoli di quell’area, che fanno litigare furiosamente albanesi e romeni.
      Non è la mia epoca storica, né la mia area geografica preferita, ma Mirkhond di sicuro ti saprà rispondere nel merito.

      Dal punto di vista linguistico, il romeno mantiene degli arcaismi perchè è periferico e relativamente isolato dalle lingue “sorelle”- come il sardo del resto.

      ma a differenza di altre lingue latine ha anche una buona percentuale di lessico slavo…

  33. Mirkhond scrive:

    Allora

    Stando alla linguistica non rumena, l’attuale popolazione rumena dell’antica Dacia, NON sarebbe sempre vissuta nell’antica provincia transdanubiana dopo il ritiro delle legioni da parte di Aureliano (270-275 d.C.) nel 271-274 d.C.
    Ritiro a cui seguì anche quello della locale popolazione romana, che venne risistemata a SUD del Danubio, nella Mesia, con l’istituzione delle due nuove province di Dacia ripense (cioè sul lato sud del Danubio) e Dacia mediterranea, nel retroterra della prima.
    La Dacia propriamente detta fu occupata dai Goti, e l’archeologia ha dimostrato che i resti di una popolazione romanizzata vi condussero un’esistenza stentata solo in alcune città superstiti come l’antico capoluogo della provincia, Sarmizegetusa.
    Comunque nel secolo dal ritiro delle legioni all’arrivo degli Unni (375 d.C.), anche questa residua popolazione romanizzata, via via abbandonò la propria terra per rifugiarsi in territorio romano a sud del Danubio.
    L’origine della lingua rumena, stando appunto alla linguistica non rumena, è da situarsi a sud del Dnubio, nelle attuali Serbia orientale, Bulgaria occidentale, Macedonia del nord e Kosovo, dove una grossa popolazione latinofona sopravvisse alla sommersione slava, mantenendosi a stretto contatto con ciò che restava di una popolazione preromana, verosimilmente illirica, da cui sarebbero discesi gli Albanesi.
    Ciò spiega l’imbarazzante (per i nazionalisti rumeni) affinità morfologica tra rumeno e albanese.
    Solo a partire dal X-XI secolo dopo Cristo, questa grossa massa latinofona cominciò a disperdersi per i Balcani, dando origine ai Valacchi, tribù di pastori seminomadi.
    Il grosso di questi Valacchi continuò a restare nella propria patria originaria almeno fino al XII-XIII secolo, quando cominciò ad emigrare a nord del Danubio, occupando le steppe precedentemente abitate dalle popolazioni turche dei Peceneghi e dei Cumani, fondando un principato che da loro prese il nome: la Valacchia (XIII secolo).
    Dalla Valacchia, passarono in Transilvania, regione ungherese poco popolata, dove, molto lentamente, nel corso dei secoli, diventarono sempre più numerosi, tanto da preoccupare le popolazioni già stanziatevi in precedenza, Ungheresi, Szekely (popolazione di origine incerta, forse turca, ma linguisticamente magiarizzata) e i Sassoni, coloni tedeschi che i re ungheesi avevano stanziato nel XII-XIII secolo come coloni-soldati.
    Tali gruppi nel 1437-1438 crearono l’Unione Fraterna o Unione delle Tre Nazioni, un blocco di potere che, fino al 1918, cercarono sempre di contrastare l’ingresso dei Valacchi nei gangli del potere transilvano.
    Dunque l’antica Dacia, la Transilvania subì un processo di relatinisierung, in un ‘area che non era più latina dal III secolo dopo Cristo.
    Dalla Transilvania infine, sempre al seguito delle conquiste ungheresi, altri gruppi di Valacchi si stanziarono nelle steppe tra i Carpazi e il Dniestr, che re Luigi I d’Angiò (1342-1382) aveva strappato ai Tatari dell’Orda d’Oro nel 1345, dando origine alla Moldavia.
    Dunque NON vi è affatto continuità insediamentale tra la Dacia romana e l’attuale popolazione latinofona della Romania, che invece ha origini cisdanubiane, probabilmente su un sostrato illirico dello stesso ceppo degli Albanesi.
    Questa conclusione a cui è giunta la linguistica non rumena è però rigettata dalla storiografia rumena, per malinteso senso nazionalistico, per non dover accettare che gli odiati Ungheresi padroni della Transilvania per quasi un millennio, fossero lì prima di loro, e di conseguenza doverla restituire all’Ungheria.
    Il che è assurdo, visto che oggi la stragrande maggioranza della popolazione transilvana è composta da Rumeni, e la stessa Ungheria nel 1996 ha rinunciato alle sue rivendicazioni sulla Transilvania.

  34. habsburgicus scrive:

    https://www.theamericanconservative.com/articles/its-time-for-a-nuremberg-trial-for-communism/

    non ne verrà nulla, ma leggere certe notizie di questi tempi mette di buon umore 😀

    • Francesco scrive:

      ma è del 2020? suona come una presa per i fondelli, altro che buon umore

      non possiamo fare una Norimberga ai sovranisti, a BLM e agli arcobalen*? col corpp ancora caldo e il sangue neppure secco?

      • Z. scrive:

        Per un processo di Norimberga serve che gli imputati siano stati sconfitti. E per ora, i soggetti che hai citato non lo sono…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Habs

      “non ne verrà nulla, ma leggere certe notizie di questi tempi mette di buon umore ”

      Anche tu leggi The American Conservative?

      Ci fosse una destra così in Italia, avremmo qualcuno con cui discutere alla pari, e magari anche cercare insieme come risolvere le cose!

      • Miguel Martinez scrive:

        Comunque per me è la sinistra il problema, non il comunismo 🙂

        I gulag li hanno fatti solo perché erano di sinistra.

        Se no, i bolscevichi avevano pure delle idee buone, solo che erano troppo corrotti dalle follie europee.

  35. Mirkhond scrive:

    Effettivamente non ha senso processare i defunti.

  36. Mirkhond scrive:

    “Anche tu leggi The American Conservative?

    Ci fosse una destra così in Italia”

    Una destra liberale?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Una destra liberale?”

      L’esatto opposto.

      Anzi, non saprei nemmeno se di “destra”.

      Su The American Conservative scrivono persone di opinioni molto diverse.

      In linea di massima, comunque… contrari all’impero americano e alle guerre; molto diffidenti verso Trump, senza demonizzazioni;

      contro le grandi imprese e i monopoli; a sostegno della piccola gente – di ogni “razza” – che si autorganizza;

      contro lo statalismo eccessivo, ma a favore di una sanità pubblica;

      per il localismo e l’autogestione;

      per le città concentrate, interclasssiste/interetniche, contro lo “sprawl” suburbano;

      e sono “conservatori” verso l’ambiente.

  37. Mirkhond scrive:

    Una bella destra. Hai ragione, magari ce l’avessimo in Italia una destra simile.

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