Il prezzo del sale

E’ un periodo di tanto lavoro, sia retribuito che volontario, per cui non ho tempo per scrivere molto.

Raccolgo però la frase che sentii ieri da un signore veneto.

Come probabilmente saprete, una vasta area del Veneto è corrosa dai veleni, provenienti dagli scarichi delle fabbriche e dall’uso massiccio di pesticidi e diserbanti nei campi altrettanto industriali, per cui il nostro amico si sta impegnando, assieme a tante altre persone normali, nella campagna contro glifosato e PFAS.

Dice il nostro amico:

“Mia nonna diceva che lei comprava solo il sale, tutto il resto se lo produceva da sola o assieme a quelli del paese.

Oggi dalle parti nostri trovi soltanto il Prosecco, e un po’ più su, le mele, ridotte a tre varietà perché devono essere delle dimensioni giuste per gli scaffali dei supermercati”.

D’accordo, un po’ di esagerazione ci sarà, ma mi sembra uno straordinario riassunto della storia.

Non quella superficiale delle guerre, che vanno e vengono, ma la storia vera.

A Wieliczka vicino a Cracovia c’è un’immensa miniera di sale.

Esportato per soddisfare  le nonne del Medioevo – forse anche in Veneto – permise alla Polonia di accumulare una ricchezza immensa: immensa in proporzione, ovviamente, proprio perché quasi tutto il resto non veniva misurato in denaro.

Statue di sale nella miniera di Wieliczka

Penso un attimo: di quanti soldi avrei bisogno se dovessi comprare solo il sale?

Il fatto che io riuscirei a campare con meno di un euro al mese ci fa vedere in un’altra prospettiva le statistiche sui poveretti-da-aiutare di certi paesi del Terzo Mondo che guadagnerebbero soltanto venti dollari al mese.

E ci ricorda quello che insegna Wallerstein: che non è il contadino che va in fabbrica perché si sta meglio.

E’ uno della famiglia che ci va, perché così guadagna quei pochi soldi che servono, appunto, “per comprare il sale”, o magari per pagare qualche balzello di potenti irragionevoli che chiedono soldi invece che pecore.

Oppure sono il terzo, il quarto, il decimogenito figlio, che altrimenti non saprebbero come campare, che ci vanno.

Oppure ancora, è il contadino cacciato dalle sue terre.

Il secondo elemento è la radicale perdita di diversità, che era ciò che permetteva alla nonna di ottenere – sicuramente con gran fatica – tutto ciò che le serviva, senza ricorrere ai soldi.

L’uniformità può essere mantenuta soltanto con una guerra senza quartiere per far fuori tutto ciò che esce dalle righe.

E quindi richiede la prosecuzione della guerra chimica con i mezzi sviluppati per la prima volta nelle trincee di un secolo fa.

Stanno preparando il nostro cibo

Parassiti ed erbacce sviluppano i propri meccanismi di resistenza, e alla fine sopravvivono, ma il cibo e la terra restano avvelenati, anzi per mantenere lo stesso livello di ordine, occorre avvelenarli ancora di più.

Insomma, il sale della nonna e il veleno nell’acqua del nipote sono strettamente collegati.

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562 risposte a Il prezzo del sale

  1. Francesco scrive:

    Appena la nonna trova il modo di campare 7,5 miliardi di persone per 71 anni ciascuno avvisaci.

    Finallora rimango sotto la bandiera menzognera del Progresso e del Commercio.

    Che mi sento brasiliano solo a dirlo!

    😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “appena la nonna trova il modo di campare 7,5 miliardi di persone per 71 anni ciascuno avvisaci.”

      Ma infatti non è detto che nessuno ci riesca, a lungo termine.

      Certamente un sistema che avvelena il cibo stesso non mi sembra il migliore.

      • Val scrive:

        Nel medioevo i tintori sollevavano grandi proteste perché inquinavano e appestavano le acque in cui sciacquavano i tessuti, tant’è che ci sono ordinanze che li confinavano a monte dei centri abitati. Non ci sono paradigmi da cui saltare su è giù, è tutto un correggere il tiro, da sempre. Col DDT invece di morire a quarant’anni di malaria muori a settanta di tumore al fegato. De gustibus.

  2. Moi scrive:

    Il Tedesco (a Bolzano si fa “Tedesco normale” a scuola … e le espressioni tipo “gema weida auffi aussi” ecc … le trasmettono i Montanari per via orale) lo parlano anche in Austria, Germania, tre quarti di Svizzera … ah già : è vero che esiste anche il Liechtenstein 😉

    Cmq , per me lingue identitarie “minoritarissime”, circostrittissime e tuttoilrestissime 😉 dovrebbero essere facoltative … mettere Griko e Tedesco sullo stesso identico piano (ma davvero abbiamo leggi che prevedono questo ?!) è abbastanza illogico, suppongo.

    Poi per me , ripeto, il tutorial “erga omnes” è la soluzione migliore, possibile grazie a un’ incredibile (potenziale) risorsa di trasmissione del sapere (come delle cagate, ma questo dipende da noi …) come internet.

    • Moi scrive:

      circoscritt- e.c. … anche se il lapsus rendeva meglio .

    • PinoMamet scrive:

      Moi, il greco lo parlano anche in Grecia (e l’albanese in Albania), e comunque i corsi scolastici, a quanto mi hanno detto, sono basati sul confronto tra cosiddetto neogreco e dialetto grecanico locale (del resto molto già vicini in partenza).

      Al contrario il cimbro e il walser ecc. sono molto diversi dal tedesco standard, così come il patois della Valle d’Aosta è molto diverso dal francese standard; eppure anche queste lingue, giustamente, godono di protezione e vengono studiate a scuola.

      Il francese (standard) in Val d’Aosta, e il tedesco in Alto Adige, sono studiati di più, e più protetti (e di conseguenza più conosciuti) di altre lingue minoritarie, per motivi molto semplici:
      -le rispettive minoranze sono più grandi;
      -le rispettive minoranze hanno alle spalle e confinanti degli Stati grandi e influenti, che non hanno cessato del tutto rivendicazioni territoriali nei loro confronti, e con i quali l’Italia ha una lunga storia di confliti più o meno caldi; quindi queste minoranze vengono tenute buone con il parificare la loro lingua all’italiano completamente nei loro territori (mentre non troverai in Salento un’auto della Polizia con scritto sopra “astynomia” in greco… né ti si rivolgeranno automaticamente in greco in un ufficio pubblico…) e con aiuti economici.

      Ora, proprio perché il greko, griko, le diverse varietà di arbereshe, il cimbro ecc. sono linguaggi rari, meriterebbero di essere studiati molto di più e meglio.

      • Moi scrive:

        ono linguaggi rari, meriterebbero di essere studiati molto di più e meglio.

        —————

        OK … ma (!) facoltativamente od obbligatoriamente ? Non ti chiedo altro.

        • PinoMamet scrive:

          Ma perché devi chiederlo a me? chiedi a loro cosa preferirebbero!

          In realtà mi pare ci siano ragioni sufficienti per entrambe le decisioni:

          -quando una lingua è usata più o meno da tutti, è di fatto pari all’italiano nell’uso, e quindi dovrebbe essere impiegata negli usi civili alla pari dell’italiano (cartelli, uffici pubblici ecc.) e quindi insegnata obbligatoriamente a scuola (modo di pensare “giuridico”); d’altra parte, se la usano tutti non ha bisogno di particolare protezione (modo di pensare “linguistico”);

          -quando una lingua è relegata all’uso da parte di quattro nonni, non è il caso di imporla obbligatoriamente negli usi della vita comune (cartelli stradali, uffici ecc.) e perciç non si può considerarla materia curricolare a scuola, ma solo un’interessante opzione da offrire agli studenti;
          d’altra parte, è proprio allora che una lingua ha bisogno di particolare protezione, se necessario “con le maniere forti”…

      • mirkhond scrive:

        Pino

        Nel Salento captano le radio e le tivù della Rumeli.

      • mirkhond scrive:

        “le diverse varietà di arbereshe”

        Nei comuni arbereshe del Pollino, vi sono i cartelli con la doppia scritta, come nel Tirolo e in Valle d’Aosta.

        • PinoMamet scrive:

          Mi sembra giusto!

          • Moi scrive:

            ne sono apparsi in dialetto da queste parti … fino a poco fa (max. 2 anni ?) eran solo nella provincia di Modena, poi sono arrivati anche qui, nei paesini di provincia.

            Il bello è che hanno la grafia con i “geroglifici” 😉 da Ponte dellaBionda, tipo “San Żvân” per “San Giovanni” (omettendo “in Persiceto”)

            • Moi scrive:

              a Bologna e Modena come città NON mi risultano le diciture “Mòdna” [in Modenese la “o” in questione è aperta e breve] e “Bulåggna” … NON avrei mai detto che ‘sta roba scendesse sotto il Po. Ma NON è detto che sia da Leghisti …

              • PinoMamet scrive:

                In effetti non è detto che sia da leghisti, e in molti casi tenderei ad escluderlo;

                però è legata a quel revival delle culture locali che è stato attizzatto dall’ascesa della Lega, negli anni Novanta.
                Possibile- per alcuni casi che conosco, certo- che i fautori di questo recupero siano poi accesi antileghisti politicamente, però un certo humus comune è innegabile.

                Un po’ come i “celtari”.

          • PinoMamet scrive:

            Devo dire che mentre sono decisamente a favore dei cartelli nelle lingue minoritarie, ho un certo astio nei confronti di quelli in dialetto.

            Ne ho visti alcuni nel piacentino e in una località parmense ai confini del piacentino (una frazione; in questo caso sono sicuro che si è trattato di un’iniziativa privata che nessuno ha provveduto a smontare; mentre nel piacentino credo sia stata un’iniziativa dei comuni- un paio- dove li ho visti. Tra l’altro uno d iquesto usa due grafie diverse dello stesso nome, una su un cartello ad est e una su quello a ovest… non credo ci sia dietro un particolare discorso linguistico, solo l’ “orecchiometria” 😉 )

            • Moi scrive:

              quelli che ho visto io mi sono parsi “originali” , cioè non fatti a mano da qualche buontempone ….

            • Francesco scrive:

              OMAPM!

              mi fanno ridere i sè e infuriare per i soldi buttati via

              come anche quelli con su scritto “Comuneperlapace” o “Comunedenuclearizzato”

              ma occupati dei tombini, che solo per quello esisti, o caro sindaco!

  3. Moi scrive:

    Uffa … volevo metterlo “di là” !

  4. Moi scrive:

    Ecotrucchi … fondi di caffé per tenere lontani scarafaggi (scarrafoni /burdigoni ecc …) e formiche in bagno,mai provato ?

    • Moi scrive:

      In internet c’è la riscoperta dei “metodi delle nonne” (in linea di principio, visto che si applicano anche agli smartphone) e “ciappinerie varie” con il nome di “life hacks”.

      PS

      In realtà NON sono ostile alle espressioni linguistiche locali (ognun le proprie), e men che meno agli “idioletti” … è solo che mi pare che vi sia tanta gente / utenza linguistica che NON ne ha la consapevolezza.

  5. Moi scrive:

    Inoltre, sopra la famigerata Linea Sarzana-Senigallia, se ti correggono l’ Italiano, chiunque (ExtraComunitari ed ExtraTerrestri compresi) lo faccia … la massima reazione “piccata” è “Sì, va be’ … mica siamo scuola, però !”

    Sotto essa suddetta linea, invece, (se NON sei dei “Loro”) lo interpretano subito come un intollerabile affronto a quant’ è bello o paisiello mio ca ce sta lu cielo lu sole e lu mare !

  6. Moi scrive:

    @ Francesco

    … Che ne pensi di Dima, che (come te !) vuol tenere chiusi i negozi la domenica ?

    • Moi scrive:

      SE la cosa varrà anche per centri commerciali, cinema, ristoratori … mi sa che i voti glieli ciuccia il Matteone (quello con la barba)

      Il Matteino, invece , ierisera in fiera, osannato come un Messia da tutti i Democristiani di Bologna !

    • mirkhond scrive:

      A Bologna che ne pensano della chiusura domenicale dei negozi?

      • Moi scrive:

        che io sappia: i Bottegai NON bene , ma tanto a quelli non va mai bene niente… i Centri Commerciali (e gli IperMercati) possono tollerarlo a patto di turnare

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Strano: Confcommercio è a favore.
          Federdistribuzione (le grandi catene, per intenderci) invece è contro. E comprensibilmente: loro possono permettersi di pagare le maggiorazioni domenicali e strangolare gli altri che non possono…

          • Francesco scrive:

            non è un chiaro caso di maggiore efficienza?

            • Z. scrive:

              In effetti parrebbe di sì: clienti più contenti, impresa con più profitti, lavoratori con retribuzione maggiorata.

              A mio avviso questione dovrebbe essere discussa dalle e tra le parti sociali e non regolata dalla legge (così come il salario minimo).

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Se io fatturo uguale in 6 o in 7 giorni i profitti calano e le inefficienze aumentano.

              • Z. scrive:

                Beh, allora proponiamo di estendere la chiusura forzata anche al sabato: più profitti, più efficienza. E sabato in famiglia 😉

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                I consumi non sono aumentati dopo la riforma di Monti.
                Inoltre il riposo legale è di un giorno settimanale (più correttamente, due giorni ogni quattordici), quindi che senso ha imporre una chiusura di due giorni in un mondo, il commercio, dominato dal 6×6?

              • Z. scrive:

                Infatti secondo me non ha molto senso imporre chiusure.

                Ci sono le organizzazioni dei lavoratori e quelle dei datori: servono apposta a negoziare, negozino anche per i negozi 🙂

              • mirkhond scrive:

                Zanardo, cosa ne pensi del riposo domenicale?

              • Z. scrive:

                Se devo essere sincero, Duca, il tema non mi scalda particolarmente.

                Comunque, credo che nel diritto del lavoro il conflitto tra le parti, e l’accordo che lo segue, sia spesso meglio di una legge dello Stato. Questo argomento non penso faccia eccezione.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Qualcuno si scandalizza se faccio notare che è da anni che Federdistribuzione (le grandi catene) non applica più il CCNL vigente del terziario?

              • Z. scrive:

                Il sindacato cosa pensa al riguardo?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ha perso su tutta la linea.
                Attualmente nel commercio sta cercando di far rispettare la facoltatività del lavoro nei giorni di festività nazionale. E’ per questo che le federazioni di categoria sono a favore di un intervento legislativo. Ed è per questo che il PD sta dalla parte di Federdistribuzione.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Tra l’altro per il lavoro festivo i supermercati ricorrono spessissimo a giovanissimi, precari e part-timer, che non hanno nessuna prospettiva a lungo termine per il posto di lavoro che occupano.
                In questo modo:
                – indeboliscono il sindacato (che raccoglie iscritti tra chi è consapevole di far parte della categoria)
                – risparmiano sugli scatti di anzianità (che nel commercio sono importanti)
                – si garantiscono masse di precari

                Il risultato è che è tutta occupazione di pessima qualità e a basso costo (nonostante le maggiorazioni… sempre che le paghino) che soppianta i rapporti più stabili. In pratica il commercio sta venendo trasformato nei nuovi pubblici esercizi.

              • Z. scrive:

                Se davvero il sindacato ha perso su tutta la linea, forse bisognerebbe chiedersi perché…

              • Z. scrive:

                MT,

                — giovanissimi, precari e part-timer —

                Quindi non impiegano il personale già dipendente?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Benissimo interrogarsi sulle cause, ma mi pare che qui si desidera trarne degli effetti asseritamente giusti e necessari.

                Per esempio, l’incapacità di coordinare i lavoratori sparpagliati in innumerevoli unità produttive di piccole dimensioni in che modo influisce sul merito delle rivendicazioni sindacali?
                E l’assunzione da parte della GDO di masse di peones e studenti?
                E la sostituzione dei commessi (tenuti in permesso non retribuito) con tirocinanti?
                E l’aumentata ricattabilità dei lavoratori dopo il Jobs Act?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Quindi non impiegano il personale già dipendente?

                Nell’era del precariato cosa si intende per “personale già dipendente”?

              • Z. scrive:

                MT,

                — Nell’era del precariato cosa si intende per “personale già dipendente”? —

                Quelli che lavorano lì anche durante il resto della settimana! Di norma sono loro a lavorare alla domenica o sono persone pagate per lavorare solo la domenica?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Da quello che so ci sono appartenenti ad entrambi i gruppi. Non chiedermi le proporzioni, però.

              • Z. scrive:

                MT,

                — Per esempio —

                L’esempio 1 non mi convince granché: internet servirà mica solo a postare gattini e a fare i bulli col prossimo!

                Gli esempi 3 e 4 riguardano altre leggi, e se sono sbagliate vanno abrogate quelle (a prescindere dalle domeniche aperte o chiuse). Sta alla maggioranza parlamentare provvedere, se lo ritiene opportuno.

                L’esempio 2 mi sembra che centri meglio il punto e spieghi la debolezza dei sindacati: molti hanno bisogno di un lavoro, qualunque lavoro, a qualunque costo.

                Ma se è così, sicuri che sia una buona idea la chiusura forzosa?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                L’esempio 1 non mi convince granché: internet servirà mica solo a postare gattini e a fare i bulli col prossimo!

                Ho parlato di incapacità e non di impossibilità. Comunque sì, so di situazioni locali dove i rappresentanti sindacali (non gli ultimi iscritti) per comunicare con il proprio provinciale dovevano prendere un appuntamento nella sede fisica…

                Gli esempi 3 e 4 riguardano altre leggi, e se sono sbagliate vanno abrogate quelle

                Ok, scrivi a Filcams, Fisascat e Uiltucs suggerendo di fare una bella assemblea congiunta dove abrogheranno le leggi che non gli piacciono…
                Questo per dire che il sindacato ha avuto un peso prossimo allo zero nelle dinamiche legislative degli ultimi lustri.

                Ma se è così, sicuri che sia una buona idea la chiusura forzosa?

                Il suo contrario è l’apertura forzosa: nessuno può stare chiuso mentre il concorrente è aperto. Perché il diritto della GDO di tenere tutto aperto deve prevalere sugli interessi di più o meno tutti gli altri soggetti coinvolti?

                I consumatori nemmeno li considero.

              • Z. scrive:

                MT,

                — Il suo contrario è l’apertura forzosa: nessuno può stare chiuso mentre il concorrente è aperto. —

                Nessuno costringe per legge i commercianti a tenere aperto di domenica, e non credo che lo Stato abbia necessariamente dovere di preferire la tutela del piccolo commerciante a quella dei consumatori.

                Del resto qui non parliamo né del primo né dei secondi, ma dei lavoratori dipendenti. Che poi sono quelli di cui si occupa il sindacato.

                — Perché il diritto della GDO di tenere tutto aperto deve prevalere sugli interessi di più o meno tutti gli altri soggetti coinvolti? —

                Infatti, per quanto mi riguarda, non si tratta del diritto della GDO di tenere tutto aperto. Si tratta di chiedersi se è una buona idea costringere per legge gli esercenti a chiudere, considerato che a quanto mi dici c’è gente che fa la fila per lavorare di domenica.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Dove avrei scritto che ci sarebbe la fila per lavorare proprio la domenica?

              • Z. scrive:

                MT,

                — Ok, scrivi a Filcams, Fisascat e Uiltucs suggerendo di fare una bella assemblea congiunta dove abrogheranno le leggi che non gli piacciono… —

                Ma no. Intendo che se il problema è il Jobs Act allora la maggioranza parlamentare dovrebbe abrogare il Jobs Act anziché imporre chiusure!

              • Z. scrive:

                MT,

                — Dove avrei scritto che ci sarebbe la fila per lavorare proprio la domenica? —

                Beh, quando parli di “assunzione da parte della GDO di masse di peones e studenti” ad esempio.

                Non credo che la GDO faccia fatica a trovare persone disposte a lavorare la domenica, in effetti, e non so quanto ci guadagnerebbero quelle che chiami “masse di peones” se gli esercizi alla domenica fossero chiusi per legge.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La tua soluzione è quindi largo a dumping e crumiraggio?

              • Z. scrive:

                MT,

                — La tua soluzione è quindi largo a dumping e crumiraggio? —

                E dove hai letto che ho una “soluzione”? Mi chiedo piuttosto se la toppa non sia peggio del buco, e cosa ne penserebbe chi dovesse trovarsi senza neppure quelle due lire.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Chi sarebbe danneggiato dalle chiusure domenicali?

              • Z. scrive:

                Per il discorso che qui interessa, i lavoratori che non saranno pagati per quel giorno di lavoro.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ah, beh, ma la gente lavorerebbe anche di notte per guadagnare qualche centesimo in più, manderebbe i figli di dodici anni in fabbrica, si ammalerebbe, lavorerebbe con la polmonite…
                Possiamo dare alle persone la possibilità di guadagnare 18 ore al giorno, così guadagna ancora di più.

              • Francesco scrive:

                >> I consumatori nemmeno li considero.

                ecco, su questo avevo qualche sospetto

                basta che nessuno si lamenti quando Alibaba prenderà il posto della Repubblica italiana, con la sola opposizione di Susanna Camusso

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — ah, beh, ma la gente lavorerebbe anche di notte per guadagnare qualche centesimo in più, manderebbe i figli di dodici anni in fabbrica, si ammalerebbe, lavorerebbe con la polmonite… —

                Non credo proprio che i lavoratori domenicali della GDO lo facciano per avidità, però.

                — Possiamo dare alle persone la possibilità di guadagnare 18 ore al giorno, così guadagna ancora di più. —

                Oppure aboliamo il lavoro salariato, così non ci sarà più lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

                Ma io sarei per un compromesso, e credo che sia più facile che lo trovino le parti sociali che non la maggioranza parlamentare.

                Comunque, credo che la risposta di Werner sia più interessante delle mie opinioni.

              • Miguel Martinez scrive:

                La questione del lavoro domenicale – qualunque cosa se ne pensi – spiega perfettamente perché non considero “fascista” il governo attuale.

                Il fascismo nasce infatti con uno scopo preciso: spezzare le resistenze, nelle fabbriche e nei campi, alle esigenze degli imprenditori di trasformare l’economia, insieme modernizzandola (soprattutto in campagna) e riadattandola (nelle grandi fabbriche, che dovevano passare dall’industria bellica a quella dei tempi di pace).

                E anche ridimensionare contadini e operai, che avevano conquistato spazio e autonomia proprio con la guerra.

                I fascisti, se ci fossero oggi, picchierebbero i rider che si rifiutano di consegnare le pizze in tempo e spaccherebbero le vetrine dei negozi che chiudono la domenica.

                Addirittura potrebbero reclutare immigrati per farlo, come reclutavano i braccianti contro i mezzadri.

              • Miguel Martinez scrive:

                Ricordiamo che la grande arma propagandistica dei fascisti contro i mezzadri era che questi ultimi, con le loro “pretese”, mettevano a rischio la comodità e l’economicità dei rifornimenti degli abitanti delle città; e con le Società Agrarie e i liberali, che i mezzadri rischiavano di rendere non concorrenziali i prodotti agricoli sul mercato estero (ancora non si diceva “globale”).

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                e credo che sia più facile che lo trovino le parti sociali che non la maggioranza parlamentare.

                Come dicevo, la GDO non applica il CCNL da un pezzo.

              • Z. scrive:

                MT,

                — Come dicevo, la GDO non applica il CCNL da un pezzo. —

                Credo che il sindacato sia nato prima del CCNL, però.

                E continuo a non essere sicuro che il lavoratore domenicale medio sarebbe d’accordo con la chiusura forzosa.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                I sindacati che li rappresentano sembrano pensarla diversamente, però. E credo che su questi temi siano un attimo più attendibili di Repubblica o Federdistribuzione.

              • Z. scrive:

                MT,

                — I sindacati che li rappresentano sembrano pensarla diversamente, però. —

                Diversamente da chi?

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ma infatti non parlo di avidità, ma necessità, fame.
                La gente, pur di mangiare un giorno in più, si taglierebbe un braccio, d’altronde senza mangiare si muore, che è peggio che perdere un braccio, ma lo stato non deve consentire né l’una né l’altra cosa.
                Ed è l’unica entità che può bilanciare i rapporti di forza proteggendo i deboli.

                Ma dimenticavo che tu sei un anarcoide ultraliberista della serie: “chi sta a galla, bene; gli altri si fottano” 🙂

              • Z. scrive:

                Certo che riequilibrare i rapporti di forza è importante. Ma a tacer d’altro, siamo sicuri che la chiusura forzata sia il bilanciamento ideale, preferibile – per i lavoratori – ad una maggiorazione retributiva?

                Bisognerà pur porsi il problema…

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                a me l’idea che ci sia un giorno di riposo per tutti pare di buon senso e pare un freno a certi eccessi individualistici e atomizzanti.

              • Francesco scrive:

                Miguel

                io non c’ero ma ho lo stesso molti dubbi sulla tua analisi del Fascismo.

                Che è movimento politico terzista, anticapitalista quanto anticomunista (almeno a parole).

                E di sicuro nemico del libero mercato, della concorrenza, della distruzione creativa.

                Oggi i fascisti impobbero la Corporazione dei Facchini (rider è in inglese!) e altro che lavoro domenicale, sono mica solo che hanno inventato il sabato fascista che non si lavorava?

                Che poi i Facchini sarebbero pagati poco lo stesso è anche vero.

                Ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “Che è movimento politico terzista, anticapitalista quanto anticomunista (almeno a parole).”

                La retorica fascista fu un garbuglio di tante cose diverse: sto leggendo adesso il libro di Danilo Bresci sullo scontro retorico tra urbanesimo e antiurbanesimo nel fascismo. Con il fascistissimo Ugo Spirito che si preoccupava della deriva “antiurbana” e antimoderna di altri fascisti.

                C’era al centro la retorica risorgimentale nata con la rivoluzione francese, ma c’erano anche altre, legate al volontarismo e vitalismo ottocentesco; e poi c’è il solito problema degli irridentismi: “il futuro progressivo è la liberazione della nostra antica nazione dal giogo barbaro”. Per cui il lunedì ti esaltano Dante e il martedì ti esaltano le bombe a mano e il petrolio.

                Ma se guardiamo gli anni 1919-1922, vediamo una politica precisa, condotta con estrema determinazione e violenza, e penso che sia difficile negare che fosse ciò che ho sommariamente descritto.

                Peraltro, fino alla crisi del ’29, la politica economica fascista era decisamente internazionalliberista.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ripeto: pure se il prossimo CCNL prevedesse una maggiorazione del 90% i supermercati non sarebbero obbligati ad applicarla!

            • Francesco scrive:

              x MT

              scusa se non ricordo ma tu vivi a Manchester nel 1822?

              perchè al realtà che descrivi è quella, qui da me non è così neppure nel Discount

              • werner scrive:

                Ciao sono Werner, lavoro nella GDO (anche alla domenica).
                Premetto che la mia esperienza è sicuramente molto migliore di quella della maggior parte dei miei colleghi grazie alle scelte della mia catena.

                38 ore settimanali su 5 gg.
                2/3 domeniche al mese retribuite il 30% in più (che diventa 40 dopo un tot di domeniche lavorate).
                Quando lavoro la domenica il giorno di riposo lo recupero nella settimana successiva.

                In ogni punto vendita ci sono un tot di lavoratori “domenicali” (quasi tutti studenti) che in realtà spesso fanno due o tre giorni lavorativi (in modo da coprire i riposi dei colleghi a tempo pieno).

                Sindacato non pervenuto. Un rappresentante locale della CGIL poco attivo e nulla di più.

                Lamentele vs. lo status quo principalmente provenienti dai lavoratori in azienda da più tempo (che fanno meno domeniche dei “giovani” peraltro).

                Per quanto mi riguarda mi trovo relativamente bene e preferisco il mio status quo a un eventuale riposo domenicale fisso. Altri possono avere differenti esigenze.

                Come dicevo mi rendo conto di vivere una realtà molto migliore delle catene da centro commerciale, di altre grandi catene dove vige il 6×6 e le domeniche te le fai tutte o quasi, e di quei posti dove impongono turni assurdi tipo 4 +4 ore intervallate da pause di tre.,

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                però tu identifichi sempre il fascismo con la nascita del fascismo.
                Ma si potrebbe obiettare che il fascismo delle origini sia stato anche fortemente giacobino e socialisteggiante (o almeno lo era Mussolini).

                Io invece farei un’analisi storica del Ventennio, più che del Mussolini socialista o del Mussolini repressore di contadini e operai in nome della contingenza politica.

  7. mirkhond scrive:

    Il riposo domenicale dovrebbe essere una battaglia per chi si dichiara cattolico.

    • Moi scrive:

      Francesco è TurboLiberista da Lunedì a Sabato … poi Domenica si trasforma in un Hamish.

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      “Il riposo domenicale dovrebbe essere una battaglia per chi si dichiara cattolico.”

      Pienamente d’accordo.
      Ma anche per chi difende la libertà di culto.

      Il problema è che non sarebbe lo stato a porre in essere un obbligo, vietando di lavorare di domenica, perché oggi il lavoro domenicale in molti casi non è su base volontaria. Se proprio vogliamo tutelare quei lavoratori che vogliono a tutti i costi lavorare di domenica, stabiliamo che debba essere sempre e comunque un’opzione e se salta fuori che uno è stato licenziato perché non era disponibile a lavorare di domenica, se salta fuori chiudi bottega e magari finisci anche dentro.

      • Francesco scrive:

        Aspetta, allora la cosa è diversa: ebrei e musulmani che problemi hanno alla domenica? per non parlare degli atei.

        Mi aspetto uno sdegnoso rifiuto dei cristiani di lavorare la domenica, costi quello che costi, senza nessun intervento dello Stato. E senza paternalistiche regolette imposte dall’alto, perchè se non sei disposto a batterti per la domenica, allora che diritto puoi accampare?

      • PinoMamet scrive:

        Io chiedo come giorno libero il sabato: problema risolto.

        • Francesco scrive:

          sì ma “avere diritto a un giorno libero la settimana per motivi religiosi” is for boys, “prenderselo rischiando la carriera o anche il posto” is for men

          😀

          • PinoMamet scrive:

            Io risolverei il problema a monte: lavorare meno, lavorare tutti! 😀

            10 ore di lavoro settimanale bastano e avanzano…

            le metterò mel mio programma di governo, insieme alle baby-pensioni 😀

            (purtroppo temo che servirebbe anche Babbo Natale, o perlomeno Totò e Peppino che stampano i soldi…)

            • Francesco scrive:

              figa, mi avevi convinto a votarti poi hai ammesso che non ci credi neppure tu!

              è l’unico punto di Karl Marx che mi convince, quello del lavorare meno

            • Z. scrive:

              Mettici che finanzierai tutto stampando soldi a oltranza e strapperai Bagnai alla Lega 😀

              • Francesco scrive:

                non basta dire che faremo pagare “gli altri”?

              • Z. scrive:

                No, se scrivi quello arrivano sono grilloleghisti generici. Se vuoi il Bagnai devi promettere lenzuolate di cartamoneta 🙂

              • Francesco scrive:

                OK, OK

                io metterei tutti e due, così portiamo a casa il 60% dei voti

                a quel punto tu e io ci sistemiamo, diamo anche una mano all’Oltrarno per affetto verso MM, e poi si scappa col bottino da Robèlux!

                punto, game, set e partita!

  8. mirkhond scrive:

    🙂

    • Francesco scrive:

      sono incerto, da un lato il mio lato bigotto-crociato non ha molti dubbi, dall’altro è decisamente comodo e ragionevole

      io avrei bisogno di uffici pubblici aperti la domenica (o almeno il sabato)

      boh!

      • Z. scrive:

        Fino agli anni Ottanta mi pare che lo fossero (6 x 6), aperti il sabato, e alcuni lo sono ancora.

        Immagino che la scelta di chiudere il sabato sia stata dettata soprattutto da ragioni economiche (meno aperture, meno spesa).

  9. Moi scrive:

    Non so se sia mai esistita neppure negli Anni Cinquanta l’ idea che la domenica si debba stare tappati in casa a mangiare, parlare o guardare la tivù ,nemmeno cinema né ristorante … chiuso perfino il giardinetto pubblico ove portare il couscous alle papere [cit.] 😉 …

  10. Moi scrive:

    Ah … ecco svelato l’ Arcano 😉 :

    https://www.bulgnais.com/topprov.html

    Al 2018 l é apanna cminzè, mo San Żvân l é bèle dvintè la capitèl dal dialàtt in pruvénzia ed Bulåggna, grâzie a un prugèt, finanziè dala Regiån Emégglia-Rumâgna, ch’l à finanziè prémma una rizairca såura i nómm däl strè dal zänter, e pò di cartî ch’i salûten i turéssta in dialàtt a ògni entrè dal pajaiṡ e däl såu fraziån, e pò i dîṡen anc i nómm däl strè e däl piâz dal zänter stòric. Sta rizairca, purtè avanti da Bertén Sèra, ón di cunpunént dla Bâla dal Bulgnaiṡ (cal grópp ch’al tén drî al nòster Sît), l’à pò dè l’ispiraziån ai dezimén che, con in tèsta un èter cunpunänt dla Bâla, Êzio Scajarén, i an fât anca låur la sô rizairca. Par savairen de pió: al sît dla Cmóṅna ed San Żvân

    [cit.]

    • Moi scrive:

      Si noti la dialettalizzazione dei nominativi delle persone … anche se poi spesso i cognomi effettivamente (in tutta Italia) spesso derivano dall’ Italianizzazione del dialetto …

    • PinoMamet scrive:

      Non so a Bologna, ma da queste parti la traduzione in dialetto dei cognomi mi suona falsissima. La maggior parte dei cognomi, parlando in dialetto, restano in italiano, tranne in pochissimi casi (e anche lì, la “dialettizzazione” non è completa: Ferrari è Ferèri e non Frèr…)

      Un signor Lepre che diventa Levra o Livra non l’ho mai sentito, e farebbe anche ridere.

      Semmai noto come comunissimo da queste parti l’uso dialettale del “de”, che mi avrà generalizzato: il signor Gino Rossi in dialetto è Gino èd Rossi o Gino ‘d Rossi, e il significato che mi sembra implicitamente chiaro a ogni dialettofono è quello di una specie di patronimico: il “vero” signor Rossi è sempre il padre (magari defunto) mentre la persona di cui si parla è sempre “il figlio di, l’appartenente alla famiglia di”.
      L’effetto non è tanto “nobiliare”, quanto quello di una certa famigliarità, come se ci conoscesse tutti da generazioni, anche se si parla di perfetti sconosciuti.

      Come al solito, le cose vere mi sembrano più gustose e interessanti di quelle false…

      • Peucezio scrive:

        In Puglia invece la dialettizzazione dei cognomi, almeno per le vecchie generazioni, è normalissima: si parla in dialetto e si “traduce” anche il cognome, quando non si usa un soprannome.

        A Minervino Murge per esempio
        Di Tria -> De Trèi
        Colia -> Culèi
        Cannone -> Cannàune
        Leone – > Lïàune
        Melacarne -> Malacàrne
        ecc.

        • mirkhond scrive:

          Peucezio
          “Melacarne -> Malacàrne”

          Ho l’impressione che melacarne sia l’aggiustamento in Italiano di Malacarne.
          Che dovrebbe essere il vero cognome. 🙂

      • Z. scrive:

        Diciamo che alcuni nomi cambiano, mentre altri no.

        Fino al Ventennio, l’abitato che sorgeva a cavallo del canale Candiano – detto anche canale Corsini – portava il nome di Porto Corsini.

        Sotto il regime, alla parte a sud del canale – quella più estesa e importante per l’economia e il turismo – fu dato il nome di Marina di Ravenna. La parte a nord del canale conservò il vecchio nome di Porto Corsini.

        In dialetto si conservò la nomenclatura tradizionale.

        Non so se laggiù sia sopravvissuta: ma ancora oggi noi romagnoli della Diaspora, se parliamo in dialetto, chiamiamo la parte a sud “Port Cursèn”, in dialetto, e la parte nord “Abissinia”, mutuando il termine italiano.

  11. Moi scrive:

    C’è da dire che si danno da fare …

    https://www.bulgnais.com/libri.html

    in stäl scôl ed Castèl Mażåur la magioranza di sculèr i vgnêven o dala Bâs’Itâglia opûr da di paîṡ luntàn dl’Âfrica, o ancåura dala Céṅna, dal’Amêrica Latéṅna etzêtera. Bän, anc s’i avêven tanti uréggin difaränti i én stè tótt cuntént cme di pundghén int un sâc ed faréṅna, e socuànt genitûr furastîr i an détt cèr e natt che, adès che i sû fiû i dscårren un pôc anc i dialàtt, i s sénten pió integrè. E vî la mègra.

    [cit.]

    • Moi scrive:

      Ha ha ha ! Se scorrete in giù … si sono inventati perfino di tradurre “Puffi” con “Sblóff” ! 😀

      • Moi scrive:

        https://www.bulgnais.com/cinno.html#Puffi

        spiegano perfino anche (riporto la versione in Italiano, perché il “meta-dialetto” lo trovo pesantissimo perfino io stesso !) come se lo sono inventato :

        ” Nel Belgio in cui sono nati, i puffi si chiamano schtroumpfs, e la loro lingua originale è il francese, ma sono stati tradotti in un gran numero di lingue, facendo anche il giro del mondo sotto forma di cartoni animati: in inglese si chiamano Smurfs, in tedesco Schlümpfe, in spagnolo pitufos e così via. Quando hanno dovuto decidere come battezzarli in bolognese, Luigi Lepri e Daniele Vitali hanno subito constatato che non potevano usare póff, perché tale vocabolo significa già “debiti”. Si sono così consultati con gli amici della Compagnia del Bolognese, arrivando a un termine che ricordasse la versione italiana e anche qualcosa di onomatopeico e inventato come nel caso di schtroumpfs, e che inoltre cominciasse con S, proprio come in francese, inglese e tedesco. Il risultato iniziale è stato splóff, che però è stato rifiutato dall’editore belga detentore dei diritti in quanto sploff ha già un altro significato in una variante dell’inglese. I due traduttori hanno allora adottato ṡblóff, che ricorda anche il colorito bluastro dei puffi. Quello del nome non è stato l’unico problema di traduzione, dal momento che è stato necessario stabilire i nomi di tutti i personaggi (ad es.: Quattrocchi = Cilubén, Inventore = Strulgån, Burlone = Facuajôni, Forzuto = Suṡanèl ecc.), inoltre si sono accorti che la traduzione italiana conteneva una serie di errori anche grossi, per cui hanno tenuto costantemente presente l’originale francese. Senza dimenticare la fraseologia, che è stata tradotta con proverbi e modi di dire schiettamente bolognesi e di grande effetto. Naturalmente, i testi sono nell’Ortografia Lessicografica Moderna adottata da tutti i libri bolognesi di qualità; alla fine del primo volume c’è anche un glossario con le parole meno immediate di entrambi i volumi, senza contare che diverse parole sono presentate con l’equivalente italiano anche a piè di pagina”.

        [cit.]

  12. Moi scrive:

    IN TOPIC ! 😉

    @ MIGUEL

    Ti segnalo questo documentario “oltrarnoscopico” di Andreas Pichler :

    http://www.legambientepiemonte.it/comunicati-stampa/xxi-cinemambiente-legambiente-premia-the-milk-system-documentario-sugli-impatti-della-produzione-intensiva-del-latte/

    Il liquame (!) rende più (!) del latte …

  13. PinoMamet scrive:

    Quasi IT:

    la cittadina nella quale risiedo, quasi attaccatta all’altra che ogni tanto nomina Mirkhond, ha un nome che richiama il sale e le saline.
    In effetti in tutta la zona veniva estratto il sale (che forse ha proprietà particolari) da un sedimento di mare preistorico rimasto intrappolato sottoterra, ma questo nei secoli passati non lo sapevano…
    credo dall’epoca romana, e anche prima, fino al Settecento o all’Ottocento per uso alimentare.

    Il sale doveva essere piuttosto prezioso, perchè veniva conservato in una specie di fattorie fortificate, con torre (qualcuna è rimasta); mi risulta che fosse anche oggetto di ruberie e brigantaggio. Curiosamente di tutto ciò è rimasta pochissima memoria.
    Di sicuro, nel Settecento e forse anche prima, per la sua estrazione venivano utilizzati i forzati e i prigionieri.

    • Francesco scrive:

      Volendo essere antipatici e fare la pulci alla nonna, cosa oltre al sale ha sempre dovuto essere trasportato?

      I metalli?

      L’acqua credo di no, se non c’era acqua non c’era neppure ragione di fermarsi lì a vivere.

      Altre idee?

    • roberto scrive:

      legname?

      ma poi immagino che si tratti di vedere dove viveva la nonna.
      a occhio direi che la mozzarella ed il pomodoro che mangiava mia nonna o la mia bisnonna a napoli centro non venisse da napoli stessa, ma dalle campagne intorno
      così come probabilmente per i veneziani il burro ed il latte non venivono non venivano da piazza san marco, ma dai paeselli intorno

      • Francesco scrive:

        vabbè ma sia che a Miguel le città non piacciono molto!

        diciamo che se non devi costruire navi, forse non hai bisogno di molto legname, per molti usi puoi trovare dei surrogati

        certo che avere come ideale qualcosa che è stato fin abbandonato dalla fondazione di Ur (l’autosufficienza locale) mi pare strano

      • PinoMamet scrive:

        Legname per le navi, viene da lontano sia dai tempi di Atene (e credo di re Salomone…)

        da Brescia, grande vendita di spade (e poi di canne di fucile) verso tutto il mondo, già nel Cinque-Seicento;
        ma ogni tanto mi capitano sotto tiro siti di antiquariato orientale o africano, e vedo che le spade antiche di molti paesi esotici hanno lame inglesi o tedesche (Solingen)…

        -le spezie, lo sanno tutti;

        -tessuti, da zone preposte alla loro commercializzazione (Genova, Firenze, le Fiandre, la lana inglese e spagnola ecc.)

        altre cose ora per ora non mi vengono in mente, ma non mancheranno…

    • mirkhond scrive:

      “Il sale doveva essere piuttosto prezioso”

      Lo era sia per i condimenti, che per la conservazione dei cibi stessi, in epoche in cui non esisteva il frigorifero.

  14. Moi scrive:

    Un cognome di queste parti senz’altro d’origine dialettale è “Zamboni” (con le varianti “Zambonelli” o “Zambonetti” ecc …) da “Z(v)an Bon” ovvero “Giovanni + Buono” … poi mi pare che anche “Marangoni” derivi da un termine dialettale (ma non ne escludo l’ esistenza anche in un Italiano Ottocetesco Rurale) relativo ai carri di legno e a chi li ripara.

  15. Moi scrive:

    Visto che parlavate di rotte del legname nell’ Antichità per le costruzioni naitiche, avrei una questione da porre anch’io … e che non mi so spiegare :

    Orbene, il principio del galleggiamento è noto fin dall’ Antichità: Archimede di Siracusa dimostrò che se una moneta di metallo affonda in un recipiente d’acqua … una molto sottile laminatura del medesimo materiale, invece, galleggia.

    Eppure, per le prime navi in ferro, bisognerà aspettare l’ Ottocento inoltrato … come mai ?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Costo del ferro

    • PinoMamet scrive:

      Penso che sia un problema complesso: per fare una nave in ferro non basta sapere che può galleggiare, ma c’è bisogno di un’industria in grado di lavorare i metalli in grosse quantità e con un precisione e uniformità, e di una cantieristica in grado di montarli.

      Per molti secoli la costruzione di navi è rimasta appannaggio di maestranze bravissime ma empiriche, esisteva tutta una conoscenza tradizionale (in gran parte credo esista ancora) su come lavorare i vari legni per quale scopo ecc., che fino all’Ottocento è stata più affidabile dei primi esperimenti con i metalli.
      Lo stesso si può dire di motore vs vele: la navigazione velica è rimasta paradossalmente più affidabile e veloce fino a fine Ottocento, tranne che per specifici usi (come quello militare), e in realtà è resisista su molte rotte commerciali fino agli anni Trenta del Novecento.

      • Moi scrive:

        Alcune tra le navi in ferro hanno riscoperto la possibilità eolica mediante i rotori Flettner che sfruttano l’ Effetto Magnus (lo stesso dei tiri “serpentini” del pallone da calcio …)

  16. Moi scrive:

    Stando a una verosimile congettura da “sòscials” … la fila da Starbucks l’avrebbe fatta solo gente che ha per Giuseppe Sala Sindaco. Insiemisticamente parlando, magari non tutta la gente che ha votato Sala ha fatto la fila da Starbucks … ma tutta la gente che ha fatto la fila da Starbucks ha votato Sala !

  17. Moi scrive:

    la fila da Starbucks l’avrebbe fatta solo gente che ha [votato] per Giuseppe Sala Sindaco

    • Peucezio scrive:

      Mi pare ovvio.

      • PinoMamet scrive:

        A me mica tanto, eh?

        Direi che da queste parti, un gran percentuale di possibili starbuckine (maschi boh), quelle che postano la foto da New York con regolare frase in inglese e bicchierone di coffee, sono dichiaratamente di destra, precisamenre della particolare destra filo-americana anni Duemila post-comunista, post 11 settembre e berluschina, che era al potere e rapprsentava il modello dominante quando andavano a scuola.

        Ce n’è un tipo ben preciso.

        • Francesco scrive:

          stai descrivendo i socialisti milanesi, quelli che danno ancora al PD la maggioranza a Milano (insieme con gli orfani del cardinale Martini)

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          non so se esiste più tanto il mondo che descrivi.

          Fino a non molto tempo fa c’era il tipo di sinsitra amante del local e del chilometro zero, cose che oggi vengono sempre più considerate da fascio-razzi-nazi-leghisti.

          • Francesco scrive:

            Mah, non lo so.

            Il KM zero è una roba “di sinistra”, il prodotto locale è “di destra”. Secondo me i due tipi umani ci sono entrambi, e fanno la spesa dagli stessi produttori pagando il cibo 2/3 volte il prezzo di mercato.

            Dopo tutto, qualcuno che legge Repubblica, che va al Gay Pride, che vota PD ci deve essere ancora in giro, qui a Milano!

            E poi tutti quegli articoli vegani e animalisti sulle riviste femminili, avranno un loro pubblico di stronzissime beghine radical-chic, no? 😀

            • Peucezio scrive:

              Sì, forse in qualche misura sì.
              Siamo in una fase di transizione.

              • MOI scrive:

                Peucé : “si fa presto a dire” [cit.] di “transire” … urgono i complementi di luogo espliciti, per dare un senso compiuto a quanto enunci 😉 !

          • PinoMamet scrive:

            “non so se esiste più tanto il mondo che descrivi”

            se vuoi te lo presento 😀

            • Peucezio scrive:

              E come fai?
              E’ un mondo tipicamente milanese, non certo emiliano.
              In Emilia non siete tutti comunisti? 😛

              • PinoMamet scrive:

                In Emilia sì (erano, ma in gran parte sono ancora) ma a Parma città sono da sempre l’eccezione: c’è una borghesia e un’aspitante-borghesia di destra e soprattutto snob, ch ha sempre guardato a Bologna con un certo astio.

                La Gazzetta di Parma, seppur antichissima, si è imposta nella provincia a spese di altri giornali a forza di concorrenza sleale, e concedendo enormi spazi a necrologi e cronaca locale;
                però è sempre stata il quotidiano dei borghesi liberali o conservatori, anticomunisti.

                Invece gli studenti di Reggio erano ancora fierissimamente comunisti (compresi quelli di origine meridionale, che a Reggio sono forse ancora più reggiani di quanto a Parma sono parmigiani: cioè tantissimo).

              • PinoMamet scrive:

                Ricordo anche che Parma città in realtà erano due città, Buda e Pest 😉 , voglio dire Parma vecchia e Parma nuova o “Oltretorrente” o “Di là dall’acqua”: l’Oltretorrente è quasi esattamente l’Oltrarno di Miguel, e tradizionalmente zona rossa.
                Erano diversi anche i dialetti, come già ricordato.

              • Peucezio scrive:

                Come sempre fai delle interessantissime analisi sociologiche sul tuo territorio (che probabilmente nessun altro abitante sarebbe in grado di fare in modo così acuto).

                A proposito, poi sono stato là, ma mi sa che quelli aperti erano solo i posti più turistici: il mitico Giggetto ad esempio era chiuso (causa evidentemente capodanno) e mi sa che quello è il migliore: lo desumo dall’insegna al neon stile anni ’70-’80 rimasta così 🙂
                Però non ho mangiato male, solo che ero condizionato, ahimè dalla sindrome tirrenica, come la chiamo io, che un giorno ti spiegherò (o, meglio, ti descriverò, poiché una spiegazione ancora non l’ho trovata: il corpo umano, con buona pace degli scientisti vaccinisti radicali, a volte obbedisce a logiche imperscrutabili).

              • Peucezio scrive:

                Ma in pratica come funziona la storia del latte e della carne? In che senso devono stare separati?
                Sono incuriosito da queste cose…

              • PinoMamet scrive:

                La versione biblica dice semplicemente di non cuocere insieme (non solo per uso alimentare, visto che si usa il verbo “cuocere” e non il verbo “mangiare”) animali mammiferi e latte (“non cuocerai il capretto nel latte di sua madre”).

                A partire dal Medioevo si è iniziato a separare carne e latte anche nei pasti; in realtà dapprima molto semplicemente, sciacquandosi la bocca dopo aver mangiato carne prima di mangiare latte (o viceversa).
                Poi, sempre con la logica di porre dei “paletti intorno alla Legge” (come prescrive la Legge stessa, solo che questi paletti dove metterli è discutibile..) si è cominciato a far passare del tempo tra un pasto di un tipo a uno dell’altro: chi dice un’ora, chi tre, chi sei, secondo gli usi locali.

                Per finire ai frigoriferi e alle cucine separate…
                ovviamente non c’è una misura prefissata, ma c’è, diciamo, un modus vivendi affermato, per cui se apri un ristorante o hai tutto in regola secondo le norme quasi-più-restrittive oppure non avrai mai la certificazione kasher;
                poi magari a casa tieni semplicemente le posate per la carne in un cassetto e quelle per i latticini in un altro.

                Mi pare che nel mondo ebraico ci sia stata, a partire dal mondo post-classico e medievale, la tendenza a inasprire sempre di più e interpretare in modo sempre più rigoroso tutto il complesso delle norme secondarie, che essendo di pertinenza rabbinica e non di stretta derivazione biblica sono diventate il “terreno di caccia” appunto dei rabbini e della loro peculiare visione di come deve essere la vita ebraica, con il risultato di trasformare costumi locali o addirittura personali in regole che vengono quasi sempre proposte come fisse, rigide e universali.

                Da cui, i famosi “ultra-ortodossi”.

                Il mondo ebraico italiano mi pare che si distinguesse, a partire dal Rinascimento, per una certa attitudine all’analisi critica e “laica” di queste tradizioni:
                sia per l’influenza del pensiero umanistico e poi scientifico, sia anche forse perché la Chiesa in Italia era attiva nel bloccare la diffusione del Talmud e del suo corpus di leggende, miti, racconti ecc.

                Il famosissimo Maharal di Praga, per esempio, di fatto vieta la lettura di un libro del rabbino italiano Azaria de’ Rossi, in cui si usano fonti non ebraiche per corroborare il testo biblico
                (ma mi pare che questa fosse un po’ il segno distintivo dell’ebraismo italiano di allora, aperto agli scambi con il mondo cristiano e permeato di cultura classicista e a volte razionalista).

                Questa tendenza, che distingue immediatamanet gli ebrei italiani da quelli del resto d’Europa (banalmente: niente barbe) fino all’Ottocento, in anni recenti è stata soppiantata
                (per influenza dei rigorosi rabbini israeliani e la presenza e la “moda” del chassidismo) da un’uniformazione crescente al modello ashkenazita osservante.

                Per dire, mentre i rabbini italiani dell’Ottocento commentavano la Bibbia utilizzando le più recenti scoperte della filologia, a Milano esiste una scuola privata dei Chabad Lubavitch (movimento radicato a New York e “importato” a Milano e in Italia a partire dagli anni Settanta) creazionista…

              • Z. scrive:

                In un libro di Elena Löwenthal lessi che in origine alla base del divieto c’era proprio la ripugnanza, l’orrore per la crudeltà della cottura dell’agnello nel latte della di lui madre.

                (L’autrice spiegava che il divieto era stato interpretato in modo «ristretto». Glielo perdoniamo, ovviamente, ma ricordiamo che il termine corretto è “estensivo” 😛 )

              • PinoMamet scrive:

                Mmm forse un calco dall’inglese “stringent”?

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                queste cose però mi suscitano delle riflessioni (col massimo rispetto).
                Ricordi la nostra discussione sul sacro?
                Tu obiettavi che il sacro non persegue solennità e pompa, ma è semplice.
                SEcondo me possono essere due forme di sacarlità: il potere evocativo, quasi psicotropo, di certe forme di solennità (magari più quella orientale, un po’ ossessiva, coi canti senza strumenti, rispetto a quella latina, che alla fine a volte è musica colta eseguita in chiesa, e d’accordo…) ha un forte potere sacrale ed evocativo.

                Però in ciò che racconti (e che non conoscevo in questo tema specifico, ma ho presente un po’ il tipo di apporccio) va nel senso di un formalismo ossessivo nel disciplinare dettagli minimi e normalmente irrilevanti, che non ha nulla di semplice, ma nemmeno di suggestivo o o evocativo: è tutta una precettistica minutissima e arbitraria (si fa così perché si fa così), che non dà nemmeno il senso di una ritualizzazione della vita, ma solo di una fittissima rete di divieti e di regole, in cui davvero uno si chiede: ma qui il sacro dove sta?
                Ripeto, senza nessun intento critico, giusto per raccogliere la tua obiezione dell’altra volta e stimolare riflessioni sull’argomento.

              • PinoMamet scrive:

                Ma in effetti le tue considerazioni sono condivisibilissime, e le fanno in tanti anche nel mondo ebraico.

                Le reazioni sono state due: una è il misticismo popolare, cioè quello del Chassidismo.
                Il Chassidismo nasce nel mondo orientale anche come reazione a questa visione formalistica, solo che, mi pare, attualmente è cooptato dalle forme di ebraismo formalistiche come “arma di scorta” o premio di consolazione.
                Circolano storielle come “se telefoni al rabbino e c’è la segreteria telefonica, ti dice: se avete una domanda, la risposta è: proibito!
                se telefoni al rabbino Chabad, ti dice: è proibito, con gioia!”
                😉
                Peraltro tutte le forme devozionali cristiane, condannate come paganeggianti nella visione colta dell’Ebraismo, rientrano dalla finestra con il Chassidismo, per cui c’è una specie di “culto dei santi” che ha ben poco da invidiare a quello cattolico, con rabbini che appaiono dopo morti, fanno miracoli, promettono la tal grazia a chi recita tot preghiere sulla loro tomba ecc.

                L’altra reazione è il misticismo colto ed esoterico (strettamente legata alla precedente), dipendente soprattutto dallo Zohar e dalle opere correalte, in pratica la Cabbalah.

                Poi ovviamente gli ebrei (che come sempre accade, sono una cosa diversa “dall’Ebraismo”) hanno un loro modus vivendi, in fondo in Italia non diversissimo da quello cattolico; anzi, direi che in fondo come valori, mentalità, persino superstizioni, l’identità era tale da essere persino imbarazzante, e mi sembra che in effetti ci sia una certa spinta nell’ebraismo italiano a volersi differenziare sempre di più e “israelianizzarsi” (nel senso degli israeliani religiosi ovviamente).

              • PinoMamet scrive:

                Insomma se capiti in una sinagoga italiana ti può capitare il rito italiano (o magari spagnolo o tedesco, ma sempre… italiano), con un chazan ovvero cantore che potrebbe fare benissimo il tenore all’Opera, e canta delle melodie di musica classica, che hanno ben poco di “orientale” o “arcano” per intenderci
                (magari i testi ebraici lo sembrano, poi salta fuori che sono composizioni poetiche rinascimentali e piene di riferimenti colti)

                oppure dei giovani lubavicther con i cappelloni neri e le barbe incolte che fanno chiasso e imitano la pronuncia ashkenazita orientale con tutte quelle -oy, hai presente?

              • Z. scrive:

                Pino,

                secondo me intendeva dire “interpretazione restrittiva”. Solo che significa l’esatto contrario!

                (ma non è colpa sua, sui giornali scrivono “restrittiva” per dire “estensiva”…)

              • PinoMamet scrive:

                Per rispondere a Peucezio sul punto specifico:

                nella realtà quotidiana poi la normativa ebraica invece è fatta di piccoli gesti che sono ritualità molto semplici (lavarsi le mani così e così prima di mangiare ecc. ecc.) sulle quali si danno spiegazioni spesso evocative e poetiche (anche).

                Poi ovviamente se chiedi a un rabbino ti dirà la normativa nel suo senso più rigoroso- di solito. e con mille complicazioni 😉

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                grazie delle spiegazioni.

                E’ triste però questa israelianizzazione degli ebrei italiani.
                Sembra che l’uomo abbia sempre l’ossessione di annullare le differenze, mai di preservarle.

  18. Moi scrive:

    @ PEUCEZIO

    Ma al Sud, la radice lessicale del “marang(one) /m*r*n*g*(n*)/ ” …. esiste, quale che ne sia il significato primario ?

  19. Z. scrive:

    Un tema caro a Miguel…

    https://bologna.repubblica.it/cronaca/2018/09/13/news/studenti_senza_casa_a_bologna_in_piazza_spunta_una_tenda-206375697/

    Al di là di alcune dichiarazioni un po’ naiffe, tipo lo studente che “potrebbe trovarsi in mezzo ad una strada (…) per la decisione [del] proprietario di aumentare il canone o di non affittare più a studenti”, è un tema di cui si parla molto a Bologna. Pare che Airbnb abbia ridotto di molto gli alloggi disponibili.

    • MOI scrive:

      Bah … veramente “in mezzo ad una strada” a svaccarsi è ‘ habitat naturale dello studente archetipico digggiù 😉 a Bologna ! 😉

    • roberto scrive:

      mi stupisce la cosa di airbnb per bologna.

      se avessi una casa preferirei affittarla a studenti (che certo non mancano) e con un contratto lungo piuttosto che avere lo sbattimento di avere a che fare ogni 2-3 giorni con nuovi clienti.

      capirei invece se il problema ci fosse in una città con meno studenti che turisti tipo firenze o venezia

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Vedi? Basta aspettare e tutto si risolve! 😀

      • Z. scrive:

        🙁

        Devo aver fatto qualcosa di orribile nella mia vita precedente per essere adulto qui e ora.

        Realisticamente non ho fatto abbastanza in quella presente, e questa è la pena che merito.

  20. Moi scrive:

    Un altro cognome di probabile origine dialettale è “Tirini”, visto che “al tirén” indica la classica fionda “da cinno” composta semplicemente d’ una forcella fatta a “Y” e d’una fettuccia elastica : usata anche dai pescatori per pasturare “sfrombolando i bigattini” 😉 in acqua …

    • PinoMamet scrive:

      Non conosco la realtà bolognese e non saprei…

      qui i cognomi locali tipici sono perlopiù “normo-italiani”, più una manciata di origine straniera, c’è poco di dialettale o dialettalizzabile…

  21. Moi scrive:

    Diffuse anche varianti più “Italianeggianti” o più “Dialettizzanti” dello sesso cognome: tipo “Fornaciari” o “Fornasari” oppure “Passerini” o “Passarini” , ecc …

  22. roberto scrive:

    Miguel,

    riprendo qui, visto che ne parli, una discussione iniziata sotto un altro post.
    secondo te “fascismo” e “neofascismo” sono esattamente la stessa cosa?
    come “nazismo” e “neonazismo” sono sinonimi perfetti?
    parlando di neonazismo dicevi che non puoi essere neonazista se non vuoi conquistare la slesia (riassumo, ma la sostanza era questa)
    ora, mi dici che il governo attuale non è fascista perché non rompono le vetrine. ma puoi definirlo neo fascista?

    anticipo che nonostante i pentastellati abbiano sempre avuto degli elementi fascistoidi (pensiamo giusto all’odio per giornalisti e sindacati, partiti e politica in generale, ma anche ad elementi più estetici come il culto della personalità e la parolaccia), non credo che il governo attuale sia fascista e nemmeno neofascista….spero che non abbiano il tempo per smentirmi 😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “secondo te “fascismo” e “neofascismo” sono esattamente la stessa cosa?”

      Ovviamente no.

      Ma io ho detto una cosa completamente diversa.

      Ho detto che l’essenza del fascismo, il motivo per cui è nato, non è “l’odio per i giornalisti” o “il culto della parolaccia”, ma consiste nel piegare con la forza la resistenza dei lavoratori dell’industria e forse ancora di più della campagna alle esigenze di trasformazione imposte dai grandi imprenditori.

      Oggi vedo casomai il contrario.

      • Francesco scrive:

        >>> consiste nel piegare con la forza la resistenza dei lavoratori dell’industria e forse ancora di più della campagna alle esigenze di trasformazione imposte dai grandi imprenditori.

        non credo proprio, direi che anzi qualsiasi analisi storica del nascente fascismo ti smentisca.

        se allunghiamo lo sguardo al Ventennio, possiamo dire che alla fine il fascismo non seppe assecondare le trasformazioni invocate dai grandi imprenditori e portò in guerra un paese in ritardo tecnologico e organizzativo di almeno un decennio

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          non seppe assecondare le trasformazioni invocate dai grandi imprenditori

          Vietare gli scioperi: fatto
          Sciogliere la Cgil: fatto
          Garantire gli incentivi pubblici alle imprese: fatto
          Tenere a freno i salari reali: fatto

          Cosa manca?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Cgil: Cgdl… stessa cosa, eh

          • Francesco scrive:

            tutto, dalle strade alle ferrovie ai telefoni agli acquedotti alle acciaierie

            volendo, forse mancavano anche gli imprenditori che le richiedessero ma non ne sono così certo

            credo piuttosto che il fascismo avesse altre priorità nella spesa

            non per nulla nella 2GM fummo comparse

      • Miguel Martinez scrive:

        Peraltro, a proposito di “odio per i giornalisti”, non sono sicuro come fosse nel resto d’Italia, ma La Nazione era decisamente favorevole alle imprese degli “studenti patriottici” contro i “bolscevichi” dei quartieri poveri fiorentini.

        • Francesco scrive:

          hai ragione: occorre precisare “odio per i giornalisti non embedded”

          dopo tutto, nel mondo ideale dei grillotti il pessimo Marco Travaglio ha un suo posto

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “hai ragione: occorre precisare “odio per i giornalisti non embedded”

            La Nazione, unico quotidiana letto da tutti coloro che leggevano roba difficile, nel 1919, non è lontanamente paragonabile a Marco Travaglio.

            Chi non leggeva La Nazione, leggeva romanzetti popolari, o non leggeva proprio.

            • Francesco scrive:

              nel 1919 ero troppo giovane per leggere i quotidiani ma da ogni cosa che dici Firenze pare un paesino di montagna con un pò tanti abitanti … una piccineria e una chiusura che manco in Val Seriana

              quasi quasi rivedo il mio giudizio su Don Milani, se veniva da un simile mondo certe durezze e certe limitatezze si capiscono

              però: il Brescello di Don Camillo al confronto coi tuoi fiorentini è New York e Londra sommate!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “ma da ogni cosa che dici Firenze pare un paesino di montagna con un pò tanti abitanti … una piccineria e una chiusura che manco in Val Seriana”

                🙂

              • PinoMamet scrive:

                “quasi quasi rivedo il mio giudizio su Don Milani, se veniva da un simile mondo certe durezze e certe limitatezze si capiscono”

                (Aldilà di Firenze e non Firenze, che non c’entra)

                embè, e non è quello che ti dicevo io?

      • Z. scrive:

        Quale fosse l’essenza del fascismo è difficile dire, perché “essenza” a conti fatti non vuol dire niente: l’essenza esiste solo nella nostra testa, non al di fuori.

        Se chiedi a me, ti dico che il fascismo era una risposta semplice e rozza ai problemi molteplici di un mondo dalla complessità crescente e talora disarmante.

        E questo vale anche per tutti i partiti urlacchianti d’oggidì, comunque colorati e denominati.

        Non è però questo che si intende per “neofascista”. Parlare di “neofascismo” sarebbe considerato bizzarro per la Lega, nonostante le evidenti simpatie del segretario per l’estrema destra. E sarebbe considerata un’etichetta ancor più fuori luogo per designare i grillini.

        • Francesco scrive:

          bizzarro?

          già rivendicano la “democrazia non liberale” o la “democrazia diretta”, il passo verso l’Eia Eia Allalà è brevissimo!

          PS sul Fascismo, i problemi più che complessi erano terribili e impellenti. la risposta, terribile e sbagliata

        • Peucezio scrive:

          Z.,
          comunque lasciami dire che la complessità è sempre l’alibi per non fare mai nulla di strutturale e serio.
          In Italia non servono soluzioni complesse, perché la complessità è il problema, non la soluzione. In Italia serve risolutezza e semplificazione, serve l’accetta, perché l’Italia è paralizzata dalla complessità, dagli ostacoli, dalle regole, dai compromessi, dall’eccesso di mediazione, di attori che hanno voce in capitolo su tutto, di farragine.

          E semmai il problema di Mussolini è che non fu abbastanza risoluto, che accettò troppi compromessi, uno su tutti la monarchia, a cui avrebbe dovuto dare un sonoro calcio nel culo. Ma tant’è: in Italia si fanno sempre le cose a metà.

          • Z. scrive:

            Peucezio,

            — comunque lasciami dire che la complessità è sempre l’alibi per non fare mai nulla di strutturale e serio —

            E allora vedremo quanto farà questo governo, di “strutturale e serio” 🙂

            • Peucezio scrive:

              Forse un cazzo.
              Perché è italicamente indeciso e votato al compromesso e a tenere conto della complessità come piace a te 😛

              Cioè è un Gentiloni leggermente rivisitato in superficie.
              Se così non sarà, avrà il mio plauso.

            • Peucezio scrive:

              Per inciso,
              io sono un difensore della complessità, ma quando diventa paralizzante, la conseguenza è che sei così bloccato e debole che prendi calci in culo, che poi distruggono gli aspetti nobili della complessità, cioè la bellezza, la ricchezza culturale, ecc.

          • Francesco scrive:

            ma chi mai può maneggiare l’accetta in Italia?

            quando plaudo alla Troika, più che giocare a scandalizzare voi, esprimo la sfiducia negli italiani

      • roberto scrive:

        “Ho detto che l’essenza del fascismo, il motivo per cui è nato,”

        certo!
        ma dopo essere nato è cresciuto e ha prosperato per una buona ventina d’anni, in cui ha preso certe caratteristiche, fra le quali appunto odio per giornalismo e sindacati (non specifico embedded perché è chiaro che ti piacciono quelli a cui passi la velina, ma quello non è un giornalista ma un lettore di veline)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          A Mussolini il sindacato piaceva tantissimo. Il suo, ovviamente, aziendalista al massimo.
          Anche a Marchionne piaceva molto il sindacato

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “parlando di neonazismo dicevi che non puoi essere neonazista se non vuoi conquistare la slesia (riassumo, ma la sostanza era questa)”

      Il riassunto va bene 🙂 ma bisogna capire il senso.

      La Germania dalla fine dell’Ottocento è un’immensa macchina industriale, in uno spazio piccolo, con una tremenda fame di risorse e di mercati.

      Questo fatto inesorabile ha creato tre grandi crisi – la prima guerra mondiale, il nazismo e gli scompensi, per ora assai più tranquilli, nel sistema Europa.

      Il nazismo è stato il tentativo di ribaltare i risultati della Prima Guerra Mondiale e ripartire alla conquista dei mercati e delle risorse dell’Est.

      Il tutto con una forte dose simbolica, e un’esaltante immagine di sé come “difensori dell’Occidente contro la barbarie slava”.

      Poi il nazismo è stato anche un sacco di altre cose, e si possono fare tanti paralleli con singoli temi (che so, Hitler era contro il tabacco, il salutismo è nazista…), ma il tema essenziale è questo.

      • Francesco scrive:

        Aspetta, delle risorse dell’Est è verissimo ma non dei mercati: i nazisti volevano sostituire i popoli locali con novelli ariani, procreati all’uopo, secondo una concezione della potenza di una nazione rozza e obsoleta. E offrendo un modello migliore rispetto alle demo-plutocrazie occidentali.

        Adesso sì che lo stanno facendo alla grande ma non sono più nazisti.

      • roberto scrive:

        secondo me l’approccio puramente economico a nazi-fascismo (ma direi a qualsiasi cosa) è un po’ riduttivo, per utilizzare un grgio eufemismo

        • Miguel Martinez scrive:

          per roberto

          “secondo me l’approccio puramente economico”

          da parte mia, nessun approccio puramente economico. Parlo di tutto il rapporto che c’era allora tra Confindustria, studenti, reduci, sindacati, operai, mezzadri, contadini, braccianti, insomma gente vivente.

  23. MOI scrive:

    E poi c’è il Fascismo Metafisico da Snowflakes (NON solo Millennials, ma anche gente di mezza età che va a Ricevere il Verbo Politicamente Corretto sugli Attici di Nuova York ! 😉 ) Italiesi 😉 , per cui è sufficiente, per “rientrarvi”, anche solo definire “lui” anziché “lei” Vladimir Luxuria …

  24. MOI scrive:

    @ MIGUEL (oltrarnoscopia)

    In realtà, la cosa NON è del tutto campata in aria: deriva dal fatto che i teppistelli che a Tor Coatta pestano “i loro Froci ” sanno di far paura e di avere molto più spazio mediatico main stream se fanno Saluti Romani, si tra-vestono da “Squadracce”, si tatuano Aquilazze, Svastike, Fasci Littorii, date di Nascita in Numeri Romani , ecc … quindi i fue Immaginarii Opposti s’alimentano e si calano dalla Storia all’ Attualità a vicenda.

    Ma è tutta questione di Simboli …

  25. Z. scrive:

    Peucezio,

    tutto può essere usato come scusa, certo.

    Ma il Dusce durò a lungo finché accettò profondi compromessi tra l’ideologia che dichiarava e l’Italia che già c’era: quando la musica cambiò, furono pochi anni di figure patetiche e tragiche pagliacciate.

    I pochi provvedimenti di questo governo sono frutto di altrettanti compromessi, com’è inevitabile. Di quel che ha promesso non farà mai niente, forse neppure le chiusure domenicali.

    Pensa sempre a cos’era il lavoro dell’amministratore di condominio nel 1968 e a cosa è oggi…

    • PinoMamet scrive:

      Però a me sembra che nonostante tutto il governo attuale si stia impegnando per fare il più possibile di quanto ha promesso, cioè di quanto ha promesso la Lega (chiusura agli immigrati, politica anti-europea) e il Movimento 5 Stelle (reddito di cittadinanza, politica anti-establishment) nel limiti del possibile, qualunque cosa si pensi di queste promesse.

      • Z. scrive:

        I porti (naturalmente!) non sono chiusi: l’ultimo sbarco rilevante credo sia di ieri. Il reddito di cittadinanza e la “flat tax” non sono neppure in programma.

        L’unico provvedimento rilevante approvato, comunque lo si giudichi (personalmente alcuni aspetti li condivido, come dicevo qualche settimana fa) è di estremo compromesso.

        Poi certo, il capo del governo rilascia dichiarazioni che alimentano la xenofobia e costringe degli immigranti scabbiosi a non sbarcare. In questo, per certi versi, rispetta appieno le aspettative.

        Ma in politica i compromessi sono necessari anche per loro, diciamo, perché viviamo in un mondo complesso 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Non ho mica che i porti sono chiusi (non credo neppure che possano esserlo) ma che Salvini sta facendo la politica più anti-immigrati possibile, limitando al massimo e rendendo il più difficoltosi possibili gli sbarchi: e questo è all’evidenza di tutti.

        Di reddito di cittadinanza, se c’è la copertura o meno, quanti saranno i soldi ecc. si parlava su tutti i giornali nei giorni scorsi, o vivo su un altro pianeta…

        • PinoMamet scrive:

          Naturalmente stanbno facendo compromessi: chi non li farebbe o non potrebbe farli?

          • Z. scrive:

            Ma è appunto questo il punto: la società è complessa, le soluzioni (se esistono) non sono facili, e chi le promette ci sta menando pel naso.

            Gli sbarchi non mi risultano crollati rispetto a marzo, ma si parla di chiusura dei porti.

            E anche del reddito di cittadinanza si parla, appunto: anzi, si parla di 300 euro/mese per una platea ristretta e selezionata. Non è un reddito, non è “di cittadinanza” e non si avvicina nemmen per ischerzo ai 1.400 euro (poi 1.200 euro) fanfaronati qualche tempo addietro.

            Della “flat tax” non si parla nemmeno più: si ipotizzano due aliquote, o tre.

            E vedrai che nessuno fermerà l’immigrazione in Italia, nessuno percepirà “redditi di cittadinanza” e non ci sarà mai un’aliquota unica…

          • Z. scrive:

            (allo stato, il “reddito di cittadinanza” sembra il Rei con un altro nome, una dotazione un pochino ridotta e una platea un pochino più ampia. Vedremo, comunque)

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              L’importo sembrerebbe essere superiore.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              ma allora perché non ti piace ‘sto governo? 🙂 Non farà nulla delle cose che temi…

              In ogni caso la complessità non è una petizione di principio, non è una mera enunciazione; la complessità richiede analisi complesse.
              Se ritieni che la realtà sia complessa, dovresti fare analisi complesse a supporto delle tue posizioni, altrimenti in base a cosa ritieni che sia un bene restare nell’Ue e nell’euro, che vadano bene le politiche filo-datoriali e antisociali della sinistra, che ci vogliano i vaccini per frenare l’imminente pandemia cosmica, ecc.?
              Anche queste sono questioni complesse. O no? 🙂

              • PinoMamet scrive:

                “Se ritieni che la realtà sia complessa, dovresti fare analisi complesse a supporto delle tue posizioni, altrimenti in base a cosa ritieni che sia un bene restare nell’Ue e nell’euro…”

                OMDAP!

                PS e mi unisco alla crociata contro le abbreviazioni… tranne le mie, ovviamente 😀

              • Z. scrive:

                Sono dei vostri, sulle abbreviazioni. Le scrivo per farvi arrabbiare 😛

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “ma allora perché non ti piace ‘sto governo? ?”

                Perché tutti devono avere un’opinione sul governo, o “abbasso” oppure “evviva”.

                In realtà, nessun governo può fare molto, in tempi come questi.

                Dovrà per forza fallire, Di Maio come Renzi (come Salvini o Berlusconi o Potere al Popolo, o chiunque altro).

                E mentre falliscono, ogni singola cosa che fanno (persino il sorriso del ministro mentre si esibisce da Vespa) sarà oggetto di linciaggio.

                Questo meccanismo antico (“piove governo ladro!”) viene però accelerato da diversi fattori: la mediatizzazione di tutto (già notata da Debray), la super-mediatizzazione caricaturale dei social, la globalizzazione che rende irrilevanti tutte le decisioni politiche…

                Infatti i politici oggi non sono più i grandi potenti, i Mastella ad esempio. Perché anche chi conta ha capito che la “politica” non significa quasi più nulla.

                Ecco perché noi che non contiamo quasi niente, ma ci facciamo un mazzo così, dobbiamo restare sempre sotto il radar, non metterci mai dentro il circo della “politica” dove verremmo distrutti in pochi secondi.

            • Z. scrive:

              Peucè,

              — ma allora perché non ti piace ‘sto governo? —

              Perché quel poco che fa, dalla Diciotti allo squasso di denari che sta bruciando, mi sembra più dannoso delle promesse che non mantiene. Spero che Giorgetti riesca a intenerire Draghi 🙂

              — Se ritieni che la realtà sia complessa, dovresti fare analisi complesse —

              Certo, solo che:

              – pochi politici le sanno fare;
              – quasi nessuno le sta a sentire.

              Possiamo provare a farle qui assieme, perché siamo pochi e pazienti (e voi, ancorché non io, pure istruiti 🙂 ). Ma nel mondo là fuori la occorrono risposte veloci, incisive e sbagliate!

              In tempi difficili, come già si vide, succede.

              (però i vaccini, come Franco, non sono nella lista! Il danno da vaccino ha un’incidenza risibile rispetto ai danni e alle morti che previene. Riga. Infatti gli antivax sono una minoranza ridottissima, per quanto berciante, anche tra i moltissimi sostenitori del governo)

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                “Infatti gli antivax sono una minoranza ridottissima, per quanto berciante, anche tra i moltissimi sostenitori del governo)”

                sì, ma malgrado c iò tu ritieni che riusciranno o provocare la pandemia planetaria 😛

                Comunque attendo le tue analisi complesse (senza nessuna ironia: so benissimo che le sai fare quando vuoi, anche se di solito profondi le tue energie nel prendere il giro quelle altrui 🙂 ).

                Anche perché continuare a dire: “le cose sono complesse” è… una semplificazione! 😛
                Ci sono cose complesse, cose meno complesse, cose semplici… Insomma, la realtà è complessa! 🙂

              • Z. scrive:

                Peucè,

                non hai torto: allo stesso modo, semplificare, almeno all’inizio, significa complicare.

                Non sei autorizzato a scambiarmi per un politico, però 🙂

              • Roberto scrive:

                Sulla pandemia, il 33% dei casi di morbillo registrati in Lussemburgo nel 2017 era di gente che era stata in vacanza in Italia (3 in totale, 1 che l’ha preso in Italia ed è un mio caro amico)

                Ha ragione Z su questo punto
                🙂

          • PinoMamet scrive:

            “E vedrai che nessuno fermerà l’immigrazione in Italia, nessuno percepirà “redditi di cittadinanza” e non ci sarà mai un’aliquota unica…”

            Secondo me ci sarà una certa diminuzione del numero di sbarchi, una specie di sussidio alla disoccupazione a tempo limitato, e una certa semplificazione fiscale, che è poi quello che i cittadini votanti Lega/CinqueStelle volevano davvero.

            • Z. scrive:

              Secondo me non cambierà quasi niente in nessuno dei tre settori rispetto a oggi, a parte forse l’Iva. Vedremo.

              Comunque, al di là delle mie opinioni (discutibili) sul governo Salvini, quel che volevo dire è che non ci sono soluzioni facili a questioni complesse.

              Forse per questo le grandi promesse più disattese, in Italia, tendono a essere quelle in materia fiscale… e più in generale, quelle che promettono di semplificare una materia, qualsiasi materia 🙂

    • Peucezio scrive:

      Z.,
      il Duce cadde perché perse la guerra, molto banalmente. E perse la guerra perché Hitler fece una serie di errori gravi e Mussolini accettò il compromesso con lui.

      Franco faceva molti meno compromessi e morì nel suo letto. Stalin idem. Mao idem.

      • Z. scrive:

        Peucezio,

        — il Duce cadde perché perse la guerra, molto banalmente. —

        E la perse perché, contro il parere del Re e dei ministri più assennati del governo, ci entrò, nonostante un esercito imbarazzante e un’aeronautica da operetta. A muso duro e senza futuro.

        Mao fece il fronte unito con Chiang. Stalin ordinò la svolta di Salerno. Franco non è nemmeno sulla lista: aveva niente di rivoluzionario, e non mi risulta che sia più considerato “fascista” dalla storiografia..

        • Z. scrive:

          (citare il MR sarebbe stato banale, quali noi non siamo :P)

        • Peucezio scrive:

          Una cosa è la Realpolitik, una cosa l’assenza di risolutezza.
          E la guerra non fu un errore in sé, fu un errore da parte di Hitler essere troppo tenero con l’Inghilterra: se l’avesse invasa probabilmente le sorti della guerra sarebbero state diverse.
          Hitler era un uomo del compromesso, arrivò a non promettere il Marocco alla Spagna per non contrariare i francesi, col risultato che la Spagna non entrò in guerra e questo dette l’accesso pieno degli inglesi al Mediterraneo.

          E che c’entra il fascismo? Ammesso che Franco non fosse fascista, era un dittatore o no?

          Che cazzo è MR?
          Ma avete paura di consumare la tastiera?

          • Z. scrive:

            Giusto, bastava mettere i pattini ai Panzer… o magari delle ali!

            Franco non è nella lista perché non prospettava alcuna palingenesi e non aveva progetti faraonici da realizzare come gli altri. Non doveva ribaltare il mondo, il che gli rese molto più facile non sbattere il muso.

            Però era sveglio, e non voleva saperne di entrare in guerra. Rileggiti cosa disse Hitler di lui dopo il loro famoso colloquio. Altro che “negargli il Marocco” 🙂

            MR è il Molotov-Ribbentrop 😛

            • Peucezio scrive:

              Grazie… Hitler la racconta a modo suo…

              In Spagna si sono massacrati: ancora dopo la guerra civile continuavano a giustiziare i rossi, altro che compromesso e le cose sono complesse.
              Lì c’erano i buoni e i cattivi (ognuna delle due parti riteneva sé stessa i primi e l’altra i secondi) e i vincitori hanno fatto piazza pulita per poi governare in modo autoritario e autocratico, senza nessun compromesso.

            • Z. scrive:

              Hitler commentava a modo suo, ma Franco non aveva la benché minima intenzione di partecipare alla sua guerra: come scrisse Miguel, fece due conti e capì che non gli conveniva.

              In politica interna non ebbe bisogno di fare particolari compromessi. Non aveva idee internazionali da soddisfare, né particolari ambizioni stile Risiko, né men che meno intendeva trasformare il proprio Paese secondo un ideale totalitario. Dopo tutto si era trovato lì dov’era a dir poco fortunosamente.

              Per questo secondo me sta fuori dalla lista (come Salazar, per capirsi).

              • Peucezio scrive:

                Certo, Franco non voleva entrare in guerra, ma Hitler gli ha servito il pretesto su un piatto d’argento. Se avesse accettato di dargli il Marocco, lo volevo vedere poi a rifiutare.

                Franco ha creato un regime totalitario molto violento. E te lo dico da persona i cui parenti avevano uno stretto legame con quel regime e grazie agli affari che fecero allora io oggi ho un tetto sulla testa. Ma ciò non m’impedisce di essere obiettivo.
                Franco stabilì un regime cattolico e fortemente conservatore, apprezzabile quanto all’ispirazione di fondo, criticabilissimo quanto al classismo e le disparità sociali, oggettivamente autoritario nelle modalità.

                E, ripeto, la guerra civile non fu compromesso e pragmatismo: fu un massacro in cui ognuno era convinto di essere la personificazione metafisica del bene contro il male.
                Ed è scorso tantissimo sangue. Isomma, un grandguignol che avrebbe fatto la mia gioia, almeno nella tua idea di me 🙂
                Una volta leggevo di un paese in cui prima erano arrivati i rossi e avevano ucciso tutti i falangisti, preti, ecc., prendendo i nomi da una lista, poi erano arrivati i franchisti e avevano ucciso tutti i rossi, sempre prendendoli da una lista (forse l’ordine è l’opposto, non ricordo); nell’un caso e nell’altro la popolazione del paese era invitata (e partecipava con grande afflusso di gente) ad assistere alle esecuzioni mangiando churros con chocolate, offerto generosamente dai carnefici di turno per rendere più piacevole lo spettacolo.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Certo, Franco non voleva entrare in guerra, ma Hitler gli ha servito il pretesto su un piatto d’argento. —

                Beh, veramente Franco ha avanzato pretese, territoriali e non, che andavano assai oltre il Marocco. Se ricordo bene, tra queste c’erano non solo il Marocco e l’Orania, ma pure la richiesta di risarcire la Spagna per tutte le spese e i mancati introiti dovuti alla guerra con gli Alleati…

                Difficile che Hitler potesse pensare di accoglierle!

                — Franco ha creato un regime totalitario molto violento. —

                Nulla da eccepire (tranne ovviamente quanto all’ispirazione di fondo, che certo non posso condividere), ma il termine “totalitario” mi sembra difficile da attribuire al regime di Franco ancor più del termine “fascista”. Ed è appunto sul totalitarismo che Mussolini dovette fare alcuni dei compromessi di cui abbiamo discusso.

              • Z. scrive:

                PS: la tua famiglia aveva una fabbrica di garrote? 🙂

              • Z. scrive:

                Comunque vorrei dissipare un equiproco: i compromessi e il pragmatismo, per come la vedo io, non sono segni distintivi dell’assenza di idee o di ideologie.

                Anzi, forse è vero il contrario.

              • Peucezio scrive:

                Mah, cos’è allora il totalitarismo?

              • Peucezio scrive:

                Sulle idee d’accordo.
                L’ideologia invece è incompatibile per definizione col pragmatismo: l’ideologia è una visione del mondo.

              • Z. scrive:

                Si può avere una versione del mondo a tinte forti ed essere pronti a compromessi mica da ridere.

                La storia del bolscevismo prima, e del regime sovietico poi, offre un esempio dietro l’altro…

              • Z. scrive:

                (visione, non versione)

          • Z. scrive:

            Comunque, grazie per Realpolitik maiuscolo. Minuscolo ci urta poco men di Ghandi e Bismark 😀

          • Francesco scrive:

            1) Hitler non era tenero con l’Inghilterra. Aveva l’illusione che fosse possibile portarla dalla sua parte.

            2) Hitler non invase l’Inghilterra perchè non ci riuscì e il motivo militare fondamentale fu la sconfitta nella guerra aerea.

            3) Hitler era un dilettante con ambizioni di grande stratega e gravi problemi di rapporti con i fatti che non cosavano con la sua ideologia. Penso solo alla persecuzione contro gli Ebrei, che fu una immane puttanata di spreco di risorse, o al rifiuto di considerare le vere capacità militari dell’URSS.

    • Roberto scrive:

      Penso anche io che l’unica cosa che non si possa rimproverare a questo governo è quella di non cercare di mantenere le promesse.
      Poi non ci riusciranno sempre (spero….) ma per il momento mi pare uno dei governi più coerenti con la parola data che io ricordi

      • Peucezio scrive:

        Non dimenticare che per Z. Salvini è un fanatico antirazzista politicamente corretto che si è travestito da razzista per raccattare voti 🙂

      • Z. scrive:

        Roberto,

        — Penso anche io che l’unica cosa che non si possa rimproverare a questo governo è quella di non cercare di mantenere le promesse. —

        Devo essermi spiegato male. Il governo di Salvini era un esempio. Il punto che volevo sostenere è che, se vogliono restare al potere – specie i grillini, per cui rischia di essere l’ultimo giro – se ne dovranno rimangiare davvero molte. E lo faranno, secondo me.

        Faccio un esempio ancora più chiaro: di tutte le rivoluzionarie parole d’ordine grilline di dieci anni fa, quante ne sono rimaste? Una: il limite dei due mandati. Tutto il resto è stato stralciato, slimato, squadrato, stravolto.

        Se Mussolini avesse governato coi federali anziché coi prefetti e spinto davvero per un regime totalitario – non parliamo poi del manifesto del 1919 – sarebbe durato un mese, poi il re l’avrebbe posto agli arresti.

        Quando Togliatti arrivò a Salerno disse: ok la monarchia, ok Sforza, ok governo tutti assieme, il socialismo aspetta. Non era un tradimento nei confronti di zio Beppe, eh 🙂

        Insomma, il mondo era complesso allora e oggi lo è di più. E consideriamo che in molti casi ci sono cose che nemmeno sappiamo a rendere impossibile una carica a muso duro.

        • PinoMamet scrive:

          “di tutte le rivoluzionarie parole d’ordine grilline di dieci anni fa, quante ne sono rimaste? ”

          Mah, io ne ricordo solo una: Vaffanculo. E devo dire, mi pare che la stiano mantenendo.

          L’unico elemento che per ora sembra averli limitati è stata l’opposizione della Lega, come nel caso del taglio alle “pensioni d’oro”.
          Idem la Lega a parti avverse. Invece il governo, nel suo insieme, è apparso privo di timore referenziale nei confronti dell’ Unione Europea e dei grossi inciucioni economiprivati che erano la vera cifra della politica italiana della Seconda Repubblica.
          Conte, per il resto una figura abbastanza scialba, se non altro perché sconosciuto, ha conquistato grosse fette di popolarità “tirando dritto” sulla sua idea di non confermare la concessione a Benetton & company dopo il crollo del ponte Morandi, mentre tutte le opposizioni si ostinavano (ma poi perché? tanto sono all’opposizione!!) a voler perdere voti insistendo sul fatto che “non si fa, è una cosa complicata ecc. ecc.”
          Possiamo immaginare cosa avrebbe fatto Renzi- e gli italiani credo lo immaginino benissimo- al suo posto: correre a baciare le mani a Benetton, fare grandi riconoscimenti al loro disinteressato operato in sinergia con…. sempre teso a…, promettere che si sarebbe fatta chiarezza alle calende greche, e infine riconfermare la concessione a termini ancora più favorevoli ai privati.

          • PinoMamet scrive:

            Inverse, non avverse.

          • Z. scrive:

            Pino,

            — Mah, io ne ricordo solo una —

            È quello su cui contano, e fanno bene. Il continuo compromesso è quel che tiene vivi anche loro 🙂

            — Invece il governo, nel suo insieme, è apparso —

            Già, immagino che per molti sia apparso come descrivi. Tutti abbiamo bisogno di credere, e anche di sognare. Persino un grigio leguleio come me, ogni tanto.

            — sulla sua idea di non confermare la concessione —

            Non si parla di “non conferma” ma di revoca, che è altra cosa. Per ora appunto se ne parla. Vedremo se si farà, che costi avrà e chi pagherà.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Perché dovrebbe avere dei costi? Quaranta cadaveri fanno inadempimento lieve?

            • Z. scrive:

              Direi che non costituiscono neppure un inadempimento, di per sé. Immagino che l’eventuale inadempimento consegua alla sussistenza del nesso eziologico.

              C’è una commissione ad hoc – un po’ cangiante, leggo – per studiare la vicenda. Immagino che non sia una cosa del tutto banale.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                E i fogli devono essere debitamente muniti di marca da bollo, mi raccomando! 😀

              • Z. scrive:

                No, credo che possano andare bene anche in carta libera.

                Comunque, puoi proporti al posto dell’intera commissione. Ti pagherebbero bene, lo Stato risparmierebbe e tu risolveresti tutto in due giorni…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma no, non servo io: tu hai già deciso che lo Stato dovrà pagare 😀

              • Z. scrive:

                E quando? Io ho detto “Vedremo se [la revoca] si farà, che costi avrà e chi pagherà.”

                Tu sembri convinto che il ministero abbia istituito una commissione inutile e che si possa decidere tutto de plano…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Io invece non ho nulla da incollarti in risposta, non avendo mai scritto niente di vagamente simile a quello che mi attribuisci…

              • Z. scrive:

                Maurì, tu hai scritto:

                “Perché dovrebbe avere dei costi? Quaranta cadaveri fanno inadempimento lieve?”

                A me pareva che tu avessi già svolto l’istruttoria ed emesso la decisione per cui il Ministero ha nominato una commissione.

                Ma può darsi abbia frainteso.

              • Francesco scrive:

                direi proprio di no, è che qualcuno cerca di far tornare indietro il sasso dopo averlo lanciato

                ah, i Pentas sarebbero degni di un minimo rispetto se fossero partiti contro le concessioni autostradali da subito, non cavalcando i morti di Genova

                così mi confermano solo di essere dei puri e semplici cialtroni

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ho detto che il nesso causale è dimostrato?
                Z, rilassati, davvero: non sono arrivati i komunisti in preda alla furia espropriatrice 😀

              • Francesco scrive:

                no MT

                lo hai dato per scontato

                che è anche peggio (e più grillino)

              • roberto scrive:

                scusa mauricius,
                ma allora cosa volevi dire con
                “Perché dovrebbe avere dei costi? Quaranta cadaveri fanno inadempimento lieve?” ?

              • Z. scrive:

                Ma perché dovrei temere espropriazioni? Dove l’ho scritto? 🙂

        • Roberto scrive:

          Z,
          Hanno promesso guerra agli immigrati e alla UE e sono coerenti. Certo non possono affondare i barconi e italexitare dall’oggi al domani, ma l’inizio è promettente.
          Poi sul reddito di cittadinanza credo che sarà più complicato e sarà colpa dei poteri forti bla-bla-bla….ma se avessi votato per questa banda di scalmanati sarei abbastanza contento

          • PinoMamet scrive:

            La vedo come Roberto.
            Non ho votato per loro e non è il mio programma, ma mi pare stiano facendo quanto possono per mantenerlo.

            • Z. scrive:

              Ma è proprio questo il punto, giovani…

              quel che possono fare sono dichiarazioni da fanfaroni piene di boria, e le fanno.

              Sul resto sanno che tocca accontentarsi.

        • Peucezio scrive:

          Z.,
          “Se Mussolini avesse governato coi federali anziché coi prefetti e spinto davvero per un regime totalitario – non parliamo poi del manifesto del 1919 – sarebbe durato un mese, poi il re l’avrebbe posto agli arresti.”

          Fantastoria.
          Magari non avrebbe potuto farlo subito, ma se l’avesse fatto una volta consolidato il suo potere, forse ci sarebbe ancora il regime fascista…

          • Z. scrive:

            Mi sembra una tesi piuttosto isolata, diciamo 🙂

            • Peucezio scrive:

              Quale tesi?

            • Z. scrive:

              Quella secondo cui la continuità con lo Stato albertino e l’integrazione del fascismo con la monarchia avrebbe indebolito il regime.

              A me sembra più convincente la tesi opposta, che mi risulta quella più largamente praticata in storiografia: la continuità ha garantito a Mussolini il sostegno delle istituzioni rilevanti del Paese, pubbliche e private.

              Se vuoi faccio davvero fantastoria: personalmente, credo che se Mussolini avesse fatto un po’ meno di testa sua da metà degli anni Trenta in avanti, ci saremmo risparmiati Abissinia, leggi razziali e l’Italia in rovina. Non credo che ci sarebbe ancora il regime, ma credo che sarebbe proseguito per anni dopo il termine del conflitto.

              Invece un mio concittadino illustre ha scritto una trilogia fantastorica in cui il re simpatizza per Hitler e tenta di sostituire il governo Mussolini, alleato degli inglesi, con un maldestro colpo di stato. Nel caso possa interessarti, il primo libro è “L’inattesa piega degli eventi”.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ” la continuità ha garantito a Mussolini il sostegno delle istituzioni rilevanti del Paese, pubbliche e private.”

                Certo, ma è un patto col diavolo.
                Perché, proprio perché ti vali del loro sostegno, ne sei a tua volta condizionato.
                In Russia i bolscevichi hanno massacrato lo zar con tutta la famiglia, bambini compresi. Atto da criminali assassini, mai abbastanza esecrato (quest’anno è il centenario e non se n’è parlato quasi per niente).
                Però ciò non solo non ha indebolito il bolscevismo, ma questo è sopravvissuto più di settant’anni.

                Ti chiedo una cosa.
                Secondo te gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza mondiale (e lo sono già da più di settant’anni) a forza di compromessi, prudenza, moderazione? O non semmai grazie ad aggressioni proditorie e immotivate, stragi, distruzioni, violando patti senza nessuno scrupolo, sconvolgendo e sovvertendo violentemente gli assetti mondiali, senza risponderne a nessuno?

                Il realismo e il compromesso per conto mio sono valori.
                In Italia ce n’è un eccesso e si trasformano in immobilismo, in una palude stagnante e mefitica, ma in generale il riconoscimento della realtà e delle sue ragioni, come ho scritto tante volte qui dentro, è un bene, perché è una forma di rispetto verso il mondo e verso gli uomini.
                L’opposto del realismo è il messianismo, cioè ogni posizione violenta, fanatica, ogni idea morale, che vuole sostituire l’essere col dover essere e redimere il mondo.
                In ogni messianismo, in ogni moralismo, in ogni visione ideologica c’è una carica di violenza brutale.
                Però credi che le visioni messianiche siano destinate ad essere sconfitte?
                L’uomo è pur sempre un animale e la violenza e la distruttività pagano, perché il più forte vince.
                E viviamo un’epoca di messianismi, di fanatismi ideologici, non certo di ragionevolezza. Lo è stato il liberalismo, lo è stato il marxismo, lo è il politicamente corretto contemporaneo, lo è l’antirazzismo (ma lo fu anche il razzismo), lo è l’omosessualismo, lo è ogni volontòà di pianificare il mondo a tavolino secondo uno schema.
                Non mi sembra che tali posizioni siano perdenti. E l’essenza di tali posizioni è proprio: “è così perché è così e la complessità, il compromesso e il buon senso sono forme di complicità con il male, impediscono la redenzione, che è assoluta: non ha una misura”; tali modelli sono assunti assoluti, che non contemplano la mediazione.

                A Salvini e Di Maio non chiedo di essere portatori di una visione messianica che redima il mondo, anzi, chiedo semmai di rompere quelle esistenti e tornare a un po’ di sano buon senso popolare.
                Ma per fare ciò ci vuole risolutezza. Perché non puoi pensare di scendere a patti con uno che, in nome di una visione teologica assoluta, ti vuole distruggere perché tutto ciò che è fuori da lui è male metafisico.
                Quindi devi combatterlo in modo deciso. Con realismo, con strategia, non certo in modo irresponsabile e irrazionale, ma con decisione e determinazione, senza farti soffocare dalle pastoie e dalle esitazioni.

              • Francesco scrive:

                >>> gli Stati Uniti sono diventati la prima potenza mondiale (e lo sono già da più di settant’anni) a forza di compromessi, prudenza, moderazione?

                beh, direi proprio di sì. compromessi con l’Impero britannico, con il Canada, prudenza con gli ex nemici Germania e Giappone, con gli ex amici Russi, con la Cina, moderazione con la Corea del Nord e con gli Ayatollah … anche il lavoro sporco lo hanno fatto fare ad agenti locali (penso alle crociate anticomuniste degli anni 50 e 60)

                e moderazione eccessiva con i petrosceicchi

                pensa a come Germania e Giappone sono rimasti culturalmente e politicamente se stessi, quale mossa geniale è stata per il potere Usano – fino al bimbo scemo che governa ora

              • Peucezio scrive:

                Cioè le bombe atomiche e i bombardamenti su Dresda e affini sarebbero espressioni di prudenza e moderazione?

                E le guerre recenti come l’Iraq come vanno qualificate?

                Gli Stati Uniti sono un cane arrabbiato folle e incontrollabile. L’unica cosa che non fanno è scatenare una guerra nucleare, perché si vede che anche il più pazzo delgi uomini un minimo istinto di autoconservazione ce l’ha.

              • Francesco scrive:

                Peucezio,

                non mi fare la signorinella!

                i bombardamenti a tappeto furono guerra, e guerra orribile, e vinta.

                poi venne la moderazione: Giappone e Germania non sono più fascisti ma sono ancora Giappone e Germania. e grazie a questo sono pure, e volentieri, alleati degli USA. non paesi occupati ma alleati, che è molto meglio (per gli USA)

                gli è che a gestire un Impero ci vuole cervello più di ogni altra cosa

                ciao

                PS sull’Iraq, le mezze misure in guerra hanno provocato il disastro politico (e umanitario)

  26. MOI scrive:

    @ MIRKHOND

    https://www.youtube.com/watch?v=UWKtxPByb4M

    La Bella e Le Bestie [sic]

    Regia: Khaled Walid Barsaoui, Kaouther Ben Hania. Anno: 2018.

  27. MOI scrive:

    Poiché parlavate del Nazismo in senso Storico …

    un elemento che o si ignora o si fa oggetto di paranoie complottare mirabolanti, è stato l’ indubbio sviluppo scientifico-tecnologico raggiunto dalla Germania Nazista (immagine poco conciliabile con il tamarro semianalfabeta palestrato che si tatua le svastiche per andare a picchiare in branco i “froci & negri”) : gli Stati Uniti, difatti, si affrettarono a impossessarsene prima (!) dell’ Unione Sovietica … si chiamava Operation Paperclip e storicamente è attestato !

  28. MOI scrive:

    @ PEUCEZIO

    La spiegazione alternativa appare “strampalata”, ma esauriente :

    quando lo Ish-Milchamah Yahweh, detto Ha-Shem, passava in perlustrazione a bordo del Kavod doveva distinguere da segni esteriori molto evidenti i Propri dai Reprobi, da disintegrare a colpi di Ruach con implacabile collera, che gli preferissero altri Rivali-Colleghi fra gli altri Elohim

    … anch’ essi personaggi in carne e ossa giunti dal Pianeta Nibiru; successivamente divenuti i Diavoli del Cristianesimo: tipo il Signore delle Mosche “Bal-Zavùv” (Belzebù), o il Signore dell’ Esposizione dei Genitali [sic] “Bal-Peòr” .(Belfagor) ..

    —————–

    A te la scelta di cosa ti sembri più razionale.

  29. Z. scrive:

    Comunque nessuno ha risposto alla domanda posta dal titolo:

    circa un euro al chilo!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “Comunque nessuno ha risposto alla domanda posta dal titolo:

      circa un euro al chilo!”

      🙂

      Non è una domanda peregrina.

      Leggo su Wikipedia:

      https://en.wikipedia.org/wiki/Health_effects_of_salt

      ” 95% of the world’s populations have a mean intake of salt that is between 6 g and 12 g daily. Widespread advice that salt intake be restricted below this range is not supported by evidence from randomized controlled trials nor is it supported by evidence from prospective observational studies. In fact, intake of less than 5.8 g of salt per day typically results in activation of the renin-angiotensin-aldosterone system, which leads to an increase in plasma lipids and increased mortality.”

      Quindi diciamo che vanno bene 10 grammi al giorno.

      In un mese, 300 grammi; quindi diciamo ogni 3 mesi, si dovrebbe spendere un euro.

      Ecco, un reddito di 4 euro l’anno è sufficiente.

      • Roberto scrive:

        Non conti tutto il sale che mangi in qualsiasi cibo. Fetta di pane con prosciutto? C’è già una buona parte dei tuoi 10 grammi di sale. Ciotola di latte con cereali? Temo che tu abbia già superato la dose giornaliera. Eccetera (dando per scontato che non compri nulla di precotto o in scatola)
        Quindi ti basta molto meno che 4 euri

    • Z. scrive:

      Non è proprio la stessa cosa che fare il cassiere il fine settimana, eh 😉

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Questo lo lascerei decidere all’autonomia collettiva.

        • Z. scrive:

          D’accordo, ma a me non sembra proprio la stessa cosa, e credo neppure a te 🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Infatti: nel caso delle domeniche ci sono un problema lavoristico e uno di concorrenza tra esercenti, mentre qui c’è solo un problema lavoristico. Cosa c’è di meglio del contratto collettivo per prevedere la possibilità per una giovane madre di lavorare per una retribuzione maggiorata invece di rimanere a casa a poltrire per un’indennità Inps che nemmeno le fa conservare il livello retributivo?

            • Z. scrive:

              Eppure di lavoratori disposti a lavorare la domenica ne conosco parecchi, mentre di donne disposte a lavorare il giorno del parto direi circa zero.

              Quindi sì: a parte l’aforistica web, direi che sono due cose diverse 😉

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Io invece ho sentito molte donne lamentare l’estrema lunghezza della maternità obbligatoria.

              • Z. scrive:

                D’accordo, ma quante di loro erano disposte a lavorare durante il travaglio? 🙂

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Quindi condividi anche tu che, escludendo il momento del parto (assorbibile tranquillamente dalla tutela per la malattia), la maternità obbligatoria è dirigismo grillofascista?

              • Z. scrive:

                Ma dove l’ho scritto?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Continui a parlare del giorno del parto, in cui chiaramente la lavoratrice non è nelle condizioni fisiche per lavorare (ovvero sarebbe in malattia, se non ci fosse la disciplina speciale per la maternità). La maternità obbligatoria, però, dura mesi ed è – come suggerisce il nome – obbligatoria, esattamente come sarebbe obbligatoria una chiusura domenicale.
                Ora, perché il PD, così solerte nel difendere l’apertura domenicale, non ha anche reso tutta la maternità facoltativa?

              • Z. scrive:

                MT,

                — Continui a parlare del giorno del parto —

                In tema col tuo link: il titolo di quello parla.

                — Ora, perché il PD, così solerte nel difendere l’apertura domenicale, non ha anche reso tutta la maternità facoltativa? —

                Perché sono cattivoni e schiavi delle multinazionali, che domande. Mentre gli altri difendono i deboli e gli oppressi!

                Ora che il PD è all’opposizione, però, potresti cogliere l’occasione per disintossicarti 🙂

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ora che il PD è all’opposizione, però

                Non funziona così: bisogna sempre ricordare quale sarebbe stata l’alternativa a questa congrega di matti.

              • Z. scrive:

                Sì, però secondo me dovresti cogliere l’occasione per rilassarti 🙂

  30. PinoMamet scrive:

    OT per Francesco

    alla fine ho visto La profezia dell’armadillo. Mi è piaciuto: penso non ci fosse altro modo per mettere in scena l’armadillo, e poi ho apprezzato il modo in cui sono stati ripresi particolari dal design fumettistico (la maglietta del protagonista ecc.), senza riproporlo però pari pari (per cui, armadillo a parte, i personaggi di cartoni, videogiochi, film ecc. ricompaiono solo come citazioni e non come personaggi “in carne e ossa”).
    Secco è uguale.

    I registi italiani poi stanno diventando bravi con le riprese: ci sono davvero delle riprese di Roma, sia periferie che centro, che danno proprio l’idea di come la vedevo io quando ci vissi; così come il mare ripreso dal treno, ecc.; bello.

  31. Peucezio scrive:

    Z.,
    ti faccio un’altra domanda,
    hai una certa esperienza della vita e conosci un po’ il mondo e la società, non meno di tutti noi, probabilmente anche di più; bene,
    credi che a questo mondo abbiano più successo e s’impongano di più le persone preparate e intelligenti o quelle decise, prepotenti e sicure di sé?
    Quelle che capiscono la complessità e agiscono con prudenza o quelle che della complessità se ne fottono e vanno come panzer verso i loro obiettivi?

    Quello che voglio dire è che dietro la patina della civiltà l’uomo in fondo vive ancora allo stato di natura; oggi più di ieri, perché sono venuti meno una serie di tabù, di inibizioni.
    E c’è poco da fare: l’altro uomo sente l’uomo aggressivo e vi si sottomette; sente l’uomo debole e lo soggioga. E’ così in ogni consesso umano anche minimo, attraverso le aggregazioni intermedie, fino agli equilibri mondiali.
    E la brutalità animale dei popoli germanici, nello specifico gli anglosassoni, che oggi dominano il mondo, ne è il caso lampante.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      credi che a questo mondo abbiano più successo e s’impongano di più

      In parte è un problema di definizioni.
      Parliamo di reddito? In tal caso il discorso è complicato: esiste una correlazione positiva tra reddito individuale e titolo di studio. Il titolo di studio, però, da solo, direi che non sia un vero indice di mente analitica, intellettuale e comprensiva delle complessità.
      Ma poi parliamoci chiaro: appassionarsi a problemi bizantini, inezie, profili problematici, ecc. richiede tanto tempo e tante energie mentali, tra l’altro spesi dietro a cose non spendibili sul mercato. E il manager medio, in genere non ha tutto questo tempo e tutte queste energie mentali da perdere nel proprio limitato tempo libero.
      Del resto, parliamo di gente che spesso e volentieri ha una vita familiare che dire che faccia schifo è un eufemismo: figli che non vede mai, difficoltà nel mantenere relazioni stabili, continui spostamenti di sede per rincorrere i nuovi incarichi…

    • Z. scrive:

      Peucè, questo è un tema di carattere non generale, ma quasi filosofico, che non credo di avere gli strumenti per saper svolgere seriamente.

      Temo che tu tenda a sopravvalutare le mie capacità, oltre che la mia cultura 🙂

      • Peucezio scrive:

        Smettila di fare il modesto 🙂

        Nessuna filosofia: vita pratica. Il mondo non è dei prudenti ma dei prepotenti.

        • PinoMamet scrive:

          Mah, a me non pare che sia così semplice.

          Certo una prudenza eccessiva può essere paralizzante, ma essere sicuri di sè stessi non è garanzia di successo.
          Figuriamoci la prepotenza.

          L’idea “il mondo è tuo, coraggio, vai e prenditelo, se credi in qualcosa con tutte le forze si avvererà ecc. ecc.” funziona solo nelle frasi motivazionali.

          Milioni di timidi (e torno su un tema già trattato su queste pagine 😉 ) credono che, ecco, le donne vanno solo con i sicuroni iper-convinti e prepotenti che “se le prendono”:
          peccato che io ne ho visti diverse volte prendersi invece delle gran porte in faccia, come ho visto timidini e insicuri venire corteggiati insistentemente.

          Anche lavorativamente, conosco personalmente un dirigente all’interno di una multinazionale (settore alimentare) un uomo di una sessantina d’anni, che è l’opposto di come lo immagineresti tu:

          studiosissimo, molto religioso, dotato di grande cultura umanistica e cattolica, e il tipo d’uomo che non si mette in mostra.
          Mi ha detto diverse volte che il suo atteggiamento, sì, all’inizio è stato un po’ penalizzante, rispetto a quello dei “galletti” che si mostrano sempre sicuri di sè e si fanno avanti anche quando non richiesti: ma alla fine è stato vincente, sul lungo periodo il fatto che le sue dichiarazioni e decisioni fossero ponderate e accorte, anzichè avventate e piene di sicumera, lo ha portato a superare tutti gli altri.

          • Peucezio scrive:

            Sì, accade anche questo.
            Non è però la cosa più frequente.

            In generale comunque non c’è nessuna correlazione fra l’intelligenza e il successo. Il che non significa che non ci siano intelligenti di successo: sono variabili indipendenti, appunto.
            C’è invece fra successo e sicurezza di sé. Ma ciò non impedisce che ci sia qualche insicuro di successo. Anche se forse è sicuro in un altro modo.
            In ogni caso si sa che i potenti sono di intelligenza mediocre, non sono certo più intelligenti della media degli intellettuali, anzi…

    • Francesco scrive:

      veramente il caso lampante è quello di dove l’hanno preso quei popoli (germanici e nipponici) che hanno veramente pensato di fare come dici tu

      una roba tipo i panzer impantanati nel fango che non sono mai arrivati a Mosca

      oserei dire che il mondo è più furbi che dei prepotenti

    • roberto scrive:

      non è semplice rispondere a questa domanda perché dobbiamo prima metterci d’accordo su cosa vuol dire “successo”.

      poi ci sono molte combinazioni, nel senso che il fatto di essere “preparato e intelligente” non esclude l’essere “deciso, prepotente e sicuro di sé”

      a occhio la bestia prepotente finisce in galera, o sotto un ponte o in politica (hehehe, batuta in omaggio a miguel), mentre il preparato prepotente effettivamente ha una buona combinazione per riuscire ad avere successo (che posso intendere come soldi, carriera eccetera).

  32. Peucezio scrive:

    Z.,
    infine,
    noialtri che scriviamo su questo blog, che siamo raffinati e intelligenti e capiamo la complessità, quando contiamo, quanto potere abbiamo?
    Rispetto a un tizio rozzo e spiccio, che troverebbe le nostre una montagna di seghe mentali e che guadagna almeno venti volte (ma magari duecento o mille) quello che guadagnamo noi, muove più interessi, conta molto più di noi?

    • PinoMamet scrive:

      vabbè, però per un rozzo che conta ce n’è almeno due milioni che non contano un cazzo eh?

      Diciamo la verità, la preparazione intellettuale è utile;
      poi certo ce ne sono di quelle più o meno spendibili
      (insomma, essere esperti di epigrafi assire o di teoria dei giochi applicata all’economia non sono proprio la stessa cosa in termini di sbocchi lavorativi);

      però è vero che raramente il leader è un fine intellettuale; e anche quando lo è, deve comunque atteggiarsi a uomo d’azione, risoluto, spiccio.

      Non solo perché è il suo personaggio; ma perché- e qui devo darti ragione- a un certo punto i problemi non vanno solo analizzati, vanno anche risolti. E da qualche parte, spesso, bisogna tagliare.

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “vabbè, però per un rozzo che conta ce n’è almeno due milioni che non contano un cazzo eh?”

        Non lo so, vi scrissi già l’esempio dei miei compagni di scuola delle elementari e medie?
        Tutti quelli non laureati e diplomati nei refugia peccatorum guadagnano tutti molti di più di quelli laureati.
        E’ una scuola privata, d’accordo, e fa testo fino a un certo punto.

        La statistica è distorta dal fatto che in genere se uno ha i soldi fa studiare i figli, se non li ha, magari non lo fa, quindi i laureati vengono mediamente da famiglie un po’ più facoltose rispetto ai non laureati e partono perciò da una base economica più solida.

        Comunque il punto non è tanto il livello di cultura (oltretutto sappiamo benissimo che oggi un laureato è mediamente un ignorante che a malapena coniuga i verbi correttamente), il punto è la cultura e l’intelligenza come scrupolo, percezione della complessità e raffinatezza di analisi. Contrapposto alla risolutezza e al senso pratico (che di solito si basa su intuizioni relativamente semplici).
        Noi andiamo molto oltre i laureati medi, che rispetto a noi sono come le scimmie rispetto all’uomo (e bada che io non mi ritengo colto). E infatti non contiamo un cazzo 🙂
        D’altronde il mondo è dei gorilla, perché in fondo è pur sempre una giungla…

      • PinoMamet scrive:

        Mah, ti dirò- non per polemica, ma sinceramente- che la mia esperienza è proprio l’opposto:
        i compagni bestie delle medie hanno fatto talvolta una brutta fine (compreso carcere, droga o peggio) e in genere non mi pare che abbiano avuto tutto questo successo economico o sociale, mentre molti compagni di liceo, studiosi e determinati ma sicuramente intellettualoidi, analitici, scrupolosi ecc., hanno raggiunto buone e spesso ottime posizioni sociali.

      • Z. scrive:

        La mia esperienza è più vicina a quella di Pino che a quella di Peucezio.

        Non tutti i miei ex-compagni discretamente piazzati hanno fatto studi universitari. Però nessuno di loro è mai stato una “bestia”: sono tutte persone ragionevoli, con la testa sulle spalle. Al massimo hanno fatto qualche scazzottata per ragioni di tifo sportivo 🙂

  33. Peucezio scrive:

    Altro esempio:
    la guerra russa in Georgia per difendere l’Osseza del sud e l’Acbasia e l’intervento per annettersi la Crimea.
    Hanno funzionato entrambi. Nel primo caso l’Occidente, USA compresi, è stato buono e zitto, tranne qualche minima frase di rito; nel secondo sanzioni, d’accordo, un po’ di chiacchiere, ma, insomma, la Crimea resta russa, così come Ossezia del sd e Acbasia sono strettamente controllate dalla Russia e i georgiani non possono metterci piede.

    Vogliamo provare a immaginare se ci fossimo stati noi al posto dei russi? No, vogliamo proprio provare a immaginarlo…? Infinite discussioni e seghe mentali e poi tutto sarebbe stato buttato in politica: bianchi a favore e neri contro o viceversa, quindi popolazione divisa a metà in merito.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Vogliamo provare a immaginare se ci fossimo stati noi al posto dei russi? ”

      Questo è un punto fondamentale.

      E’ un terreno minato, ma popoli (concetto vaghissimo!) hanno davvero stili diversi.

      Ed è inutile lamentarsene, perché lo stile finisce per coinvolgere tutti, anche quelli che se ne lamentano.

      Un esempio, stavo ascoltando Nahko, “I believe in good things coming”.

      https://youtu.be/lkGBLLjAXEA

      Nahko appartiene certamente al polo opposto della cultura americana, rispetto a Trump; ma canta le stesse cose, perché quella canzone racconta l’essenza del sogno/illusione degli americani. Un sogno/illusione che trascende anche tutte le frontiere religiose – Nahko sicuramente sarebbe visto come il demonio dai cristiani fondamentalisti, però anche loro “believe in good things coming”.

      Come Trump, con lo slogan, “Make America Great Again”.

      E questo vuol dire che nessuno potrà mai fare qualcosa negli Stati Uniti senza lavorare sull’onirico; come nessuno potrà mai fare nulla in Italia senza lavorare sul campanilismo e sulla vita concreta e gli affetti personali.

      Nahko somiglia esteriormente a Jovanotti, forse, ma è proprio la differenza che lo rende interessante: l’inevitabile religiosità americana.

      • Miguel Martinez scrive:

        Della stessa serie americana… ecco tre fricchettoni alternativi che cantano quello che potrebbe davvero essere l’inno nazionale americano (notare poi il titolo del gruppo Soldiers of Jah Army, dove Jah è il nome rastafariano di Geova).

        “Follow your vision blindly” potrebbe essere benissimo lo slogan di Trump: più è cieca, meglio funziona.

        Notate anche l’ambiente, simbolo del rapporto catastrofico americano di amore e violenza con la natura (in fondo, è un paese senza campanili).

        https://www.youtube.com/watch?v=2X2YmB5xTt8

        I Believe
        Soldiers of Jah Army

        I believe, I believe
        I believe, I believe
        No matter what you do
        I believe, I believe
        I believe, I believe
        It will all come back to you
        Stand up and find your own way
        Or sit down and wait for your turn
        Follow you vision blindly
        Or just become the vision of someone
        Remove the shackles right now
        You never really fit into ‘em at all
        Or keeping running with that metal
        On your feet until you fall
        Everything that you say
        Become the things that you do
        Remember what you put out there is building you
        Remember everything is everything
        I believe, I believe
        I believe, I believe
        No matter what you do
        I believe, I believe
        I believe, I believe
        It will all come back to you
        I kinda been struggling
        The fire on my tongue’s been challenging
        But even the wise ones be stumbling
        So pick your heart up here and walk tall
        Bright eyed deliverance
        Everything you say’s significant
        So speak your truth, be spirited
        You’re beautiful and bold, so carry one
        Everything that you say
        Become the things that you do
        Remember what you put out there is building you
        Remember everything is everything
        Everything is everything, every single day
        Remember this in everything you do everything you say
        In everything you eat and all the people that you meet
        There is life, there is light, that’s reflected back on me
        I believe, I believe
        I believe, I believe
        No matter what you do
        I believe, I believe
        I believe, I believe
        It will all come back to you
        Turn your speakers down
        And listen to the silence down below
        That’s the messenger
        And that’s the only one that really knows
        Turn my music down
        ‘Cause it’s your turn now
        Well it’s your turn now
        Oh it’s you turn right now
        Remember all that you say
        It becomes all that you do
        Everything that you put out there is building you up
        Or it’s breaking you down to the ground
        Well it’s your choice now
        Yeah it’s your voice now
        It’s that same sound
        Everything that you say
        Become the things that you do
        Remember what you put out there is building you
        Remember everything is everything

      • PinoMamet scrive:

        La cosa che mi affascina dell’America è questa
        (leggo incuriosito dal cognome di uno dei fricchettoni):
        “Michael Franti was born in Oakland, California. His mother, Mary Lofy,[2] had Irish, German, and Belgian ancestry, and his father, Thomas Hopkins, was of African-American and Native American descent. However, his mother put him up for adoption because she was afraid that her racist family would not accept him.[2] He was adopted by Carole Wisti and Charles Franti, a Finnish American couple in Oakland”

        La cosa che non mi piace, è che il risultato dell’ “ancestry” e della cultura irlandese, tedesca, belga, afroamericana, nativoamericana e finlandese con cognome che sembra italiano, è un comune statunitense, e non un irlandese-belga-afro-nativoamerican-finlandese.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per PinoMamet

          “La cosa che mi affascina dell’America è questa”

          Infatti, è stupendo!

          Sono queste cose che mi interessano molto più di Trump: ecco anche il fraintendimento con Peucezio – lui (magari a ragione) dice che Trump è pragmatico.

          Ma me interessa poco la “cronaca”, anche quella storica; mi affascina il modo in cui una figura simile riflette la mente collettiva americana, esattamente come Michael Franti, e per motivi assai simili.

          • Peucezio scrive:

            Ah, beh, ma è chiaro: Trump è un epifenomeno, è un sintomo.

            Io però credo non si possa sottovalutare l’entità del capovolgimento di paradigma che Trump rappresenta.
            Sempre tenendo conto che capovolgi un paradigma sempre all’interno di una società che ha certe sue caratteristiche e suoi tratti profondi, quiandi anche il capovolgimento risponde a uno schema.

            Ma, insomma, l’Italia preunitaria, quella sabauda, quella fascista, quella degli anni ’50 o ’70 o di oggi sono tutte idverse fra loro e in mezzo ci sono state anche cesure molto forti; ma al tempo stesso è sempre Italia, esprime caratteristiche costanti nella diversità.

        • roberto scrive:

          pino

          “La cosa che non mi piace, è che il risultato dell’ “ancestry” […] è un comune statunitense, e non un irlandese-belga-afro-nativoamerican-finlandese.”

          hai perfettamente ragione ma è difficilissimo se non impossibile essere un po’ di tutto. lo vedo già con i miei pargoli che limitandosi a nonni e genitori sono “italo napoletan bolognesi tedesco franco catalani” sulla carta, ma nei fatti? c’è sempre qualcosa che prevale e qualcosa che si perde, e la somma di tutti i fattori una cosa che non ha molto a che vedere con l’origine

          • PinoMamet scrive:

            Ma questoè logico e mi va benissimo;

            mi dà un po’ fastidio che invece nella maggior parte dei casi il prodotto USA sia sempre lo stesso; con tutta la ricchezza che hanno all’origine, è un po’ riduttivo.

            • Peucezio scrive:

              Questo dimostra che l’incontro, quando diventa un fenomeno di massa, elide tutte le identità e crea un tipo omologato e replicato all’infinito.
              E’ il motivo per cui sono contro l’immigrazione: non è affatto incontro con l’altro (che andrebbe benissimo), ma assimilazione di tutti a un unico tipo standard.

              • Z. scrive:

                Questo mi sembra un argomento che può essere usato contro il cinema, contro la TV, contro Facebook… persino contro la Gialappa”s…

                contro tante cose diverse, ma non contro l’immigrazione!

                Se avessi occasione di vivere qui dalle mie parti, noteresti come l’abbondante immigrazione da ogni dove (Italia, UE, extra-UE) non produca nemmen per ischerzo un unico tipo standard!

                Più facile trovare uniformità e assimilazione nelle piccole cittadine di provincia, con un minor transito di forestieri.

              • Peucezio scrive:

                Grazie al cavolo: fai passare una generazione.
                A Milano io li sento i figli degli immigrati: parlano in quel tipico modo da milanesi di periferia che non ha più nulla di milanese.

                E comunque io quello che noto e che ormai vai in ogni città italiana e vedi le stesse facce straniere.
                Voglio dire (ma l’avrò già scritto un milione di volte) che i negri di Roma e quelli di Milano, così come i pakistani di Roma e quelli di Milano, sono identici.
                Certo, fra una generazione parleranno gli uni milanese (nel senso di quell’accento anonimo), gli altri romano (magari romanesco proprio). Ma così si saranno perdute le differenziazioni etniche in nome di differenziazioni locali, che però omologano al proprio interno.
                Comunque la giri, si perde della varietà.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Certo, fra una generazione parleranno gli uni milanese (nel senso di quell’accento anonimo), gli altri romano (magari romanesco proprio). Ma così si saranno perdute le differenziazioni etniche in nome di differenziazioni locali, che però omologano al proprio interno.”

                E’ verissimo, e infatti “l’accettazione e l’accoglienza della diversità”, passata una generazione, è una sciocchezza.

                Ma forse guardi un sintomo – l’aspetto fisico – piuttosto secondario: io sono cresciuto a stretto contatto con le periferie romane, abitate allora da abruzzesi, campani e altri immigrati. Tutti “integrati” nella disintegrazione generale, nel teppismo, nella droga e insomma in tutto ciò che avvilisce gente che abita nei palazzoni di periferia.

                Forse per motivi geografici, c’era un po’ piu di contatti con la nonna rimasta al paese, ma il livellamento e l’abbrutimento in sostanza erano uguali.

              • PinoMamet scrive:

                In effetti l’omologazione dell’aspetto fisico non mi colpisce particolarmente. Non credo neppure che si debbano preservare le diversità in modo “museale” a tutti i costi (è il modo scelto in genere dalle minoranze italiane, ma solo come estrema ratio: non parliamo più pincopallese, perciò ci facciamo un bel dizionario…)
                Però mi disturba che il risultato dell’omologazione sia spesso così brutto, così periferioso, con tutta quell’estetica da rapper, brutti quartieri, working classe industriale, plastica, uguale in tutto il mondo.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                ma infatti anche le migrazioni interne snaturano quel patrimonio culturale e soprattutto (perché quello culturale si riassorbe in una generazione) somatico e razziale che è il sedimento di millenni di storia.

              • roberto scrive:

                mi sa però che il patrimonio razziale somatioc eccetera è frutto di millenni di migrazioni, quindi non si fa altro che continuare quel che si è sempre fatto….

              • Peucezio scrive:

                E’ qui proprio che non ci capiamo.

                Il punto non sono le migrazioni, è l’entità, la velocità.

                Cioè una cosa è l’equilibrio millenario fra stanzialità e spostamento, che ha generato una serie di tipi localmente caratterizzati e un’estrema varietà mondiale di popolazione, talvolta di origine antichissima (pensa ai baschi, ai sardi, solo per restare in Europa), una cosa prendere il pianeta, scecherarlo con violenza e mescolare tutto in modo da creare, nel giro di poche generazioni, un gran miscuglio dove tutto è uguale dappertutto.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “scecherarlo con violenza”

                E invece di usare questi termini anglosassoni, dovresti usare il buon vecchio sbucaltare. Che come mi spiegano i toscani, consiste nel mettere qualcuno a buco ritto e scombussolarlo tutto.

              • Z. scrive:

                Ma no, Miguel,

                Peucezio è milanese, loro usano parole inglesi quando vogliono esprimere concetti strong 😀

        • Francesco scrive:

          beh, intanto lui sa benissimo da dove viene, con una pallosissima attenzione a ogni oncia di sangue

          poi, alla fine, tutto questo produce una persona, che NON è solo la risultante dei suoi antenati

          credo che sia il bello degli americani

  34. Peucezio scrive:

    Miguel,
    mah, per l’America p possibile.
    Per quanto riguarda l’Italia, non sono se sono poi ‘sto tipico italiano. L’italiano non è nazionalista ed è esterofilo. Ora lo sta diventanto un pochino di più, solo perché ha preso troppi calci in faccia, gli stanno toccando il portafoglio, ma in fondo ce l’ha col Pd, con l’Europa come ideologia italiana, mica con l’Europa come entità concreta, esterna all’Italia.
    Inoltre l’italiano è nazioalista solo nelle questioni pratiche oppure nel gusto grastronomico: non ha un’idea suprematista di una funzione civilizzatrice della razza italica, che deve soggiogare il mondo per imporvi l’ordine e la civiltà.

    Circa l’America, Trump mi sembra molto messianico nelle parole e pochissimo nei fatti. E’ un pragmatico, più che il portatore di una fede e di una visione. Solo che, paradossalmente, non lasciano essere abbastanza pragmatico (perché lo stato profondo è dominato ancora dai messianisti), quindi è costretto a scendere a compromessi e fare un po’ il messianico anche lui.
    Un po’ come uno che vorrebbe andare dal suo avversario a parlare e trovare un accomodamento, ma in casa ci ha gente violenta e riottosa, che non ne vuole sapere e quindi è costretto, prima ancora, a cercare un accomodamento con questa gente, a costo di essere meno accomodante con l’avversario.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Miguel,
      mah, per l’America p possibile.
      Per quanto riguarda l’Italia,”

      Non stiamo dicendo cose così diverse.

      Stiamo parlando di linguaggi e simboli che muovono le persone, e che funzionano molto diversamente in culture diverse.

      La Clinton è chiaramente un’imprenditrice della politica furba, Trump è un volitivo imprenditore del potere fine a se stesso: sono categorie universali, e non sappiamo in cosa credono, oltre a se stessi.

      Ma devono comunicare necessariamente in un linguaggio para-religioso, che parte dal credere, “Believe”: come sai, non sono d’accordo con Weber sulla ricchezza come segno di grazia; ma credo che la fede come via di salvezza, invocata da Lutero, sia davvero la base delle società protestanti.

      La fede non è necessariamente in Dio; ma è sempre centrale il concetto che basta volere per potere; che la ragione e la scienza siano inutili (altro è la tecnica pratica che può essere un buono strumento); l’importanza quindi della conversione interiore, dell’intimità; la scarsa importanza delle istituzioni, della forma, dell’astrazione.

      Tutto questo non è necessariamente legato all’imperialismo, anzi gli americani hanno spesso paura dell’impero come massima astrazione, struttura impersonale e meccanica. Come hanno paura della città, d’altronde.

      • Peucezio scrive:

        Con l’imperialismo no, ma per redimere il mondo devi essere una potenzia mondiale 🙂

        • Francesco scrive:

          non credo: il mito dei Padri Pellegrini è mica nato quando gli USA erano quattro gatti in un posto freddo e pericoloso? però erano Santi, non quella banda di puttanieri degenerati che viveva in Europa

  35. Moi scrive:

    @ MAURICIUS / PINO

    La teologia m’ ha stufato, con la sua vacuità e inconcludenza …

    —————-

    Il Paleocontattismo, invece, è intellettualmente stimolante … e soprattutto, non necessita di milioni di fumose pagine tese a far diventare un massacro inenarrabile una metafora della benevolenza. Anzi: necessita solo del ripristino delle parole-chiave in V.O. , e il massimo del linguaggio figurato consentito è sulla falsariga dei Pellerossa che chiamano “Cavallo di Ferro” la Locomotiva …

    Vi faccio l’esempio pratico a partire dalla vostra stessa provocazione: lo “Star Gate” c’è _ o meglio, ci sarebbe come concetto da lettura alla lettera _ da sempre nelle Bibbie comuni in V.O. ; si tratterebbe delle “Sharim” che si aprono sulle “Petachìm Le-Olàm” e vi passa attraverso il Signore del “Kavod”.

    PS

    Un Miliziano dell’ISIS, in un’ intervista nel corso di un documentario (*) che ho visto in un cineclub diceva che l’ unica via per sbarazzarsi di loro sarebbe sbarazzarsi nel Mondo del Corano … ebbene: NON sarebbe poi così difficile, basterebbe “spargere la voce” (vera o falsa) che il loro Allah in realtà è l’ Anunnaki Golpista Hubal (attestato fra le “Divinità Pagane” con la Falce Lunare come vessillo) Governatore d’ Arabia che mediante il Complotto Islam (mandare a fare le veci di un “El” un “Malach” di grado “Ghavir” che seleziona mediante il “Ruach” come “Nevì” un certo 😉 cammelliere Muhammad … ) vuol diventare Padrone Assoluto di questo Pianeta.

    (*)

    https://www.bolognatoday.it/eventi/isis-tomorrow-the-lost-souls-of-mosul.html

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ma non era Ra il capo dei cattivi?

      • Moi scrive:

        La “Location” della Bibbia è quel territorio fra Sinai ed Eufrate che secondo i Sionisti diventerà Eretz Israel (Ha-Shem li avrebbe durissimamente addestrati affinché se lo conquistino da sé !)

        I “Neteru” (sempre gli “Elohim” con il nome locale) avrebbero “altre storie” … con altra ambientazione.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          No, no: ho fonti sicure su questo. Ra era un alieno che era andato in Egitto per governare e farsi adorare come una divinità, ma poi gli egizi si ribellarono e seppellirono la macchina che usava per muoversi nello spazio. Ho molte prove audiovisive a sostegno.

    • PinoMamet scrive:

      Beh, a dire il vero tra il credere ciecamente nei testi religiosi in senso letterale, che sarebbe quella che tu definisci teologia (che è un’altra cosa, Moi), e… credere ciecamente nei testi religiosi in senso letterale, solo con dentro le astronavi 😉 non ci vedo tutta ‘sta gran differenza.

      Esiste oerò, per tua fortuna, una terza via, davvero intellettualmente stimolante e anche divertente, cioè di leggerli con uno studio serio, storico, filologico, linguistico, comparativo ecc.

      ..che è proprio quello che fanno nella Facoltà di Teologia 😉

      Le quali, caro Moi, non assomigliano ai monaci del Nome della Rosa, ma a qualunque centro di studi universitari, dove troveresti volumi interi sulla genesi (indagata in senso laico) dei nomi divini nella Bibbia… e sai, non sono neanche avvelenate 😉

  36. Moi scrive:

    Cmq il Paleocontattesimo mi ha reso meno ostile al niqab e al burqa : queste farebbero così per paura atavica di venir stuprate dai Malachim … o meglio, per paura dei Maschi Umani della loro stessa religione che emulerebbero (!) i Malachim con le donne che NON si coprono.

  37. Moi scrive:

    Il punto su cui sono assolutamente d’accordo è che i Testi Antichi in generale e Monoteisti (unici fatti oggetto di teologia !) in particolare O sono “metafore” / “simboli” sempre O non lo sono mai ! Personalmente, preferisco ritenere che siano metafore (a dir poco) deliranti sempre …

    però ciò implicherebbe che gli Antichi hanno avuto un’ inventiva incredibile e sorprendentemente simile in tutto il Mondo !

    • Moi scrive:

      Chi stabilisce, libro per libro, versetto per versetto cos’è metafora / simbolo e cosa no ? … In base a quale criterio ?!

      … In questo modo, si può stare su di una frase semplicissima per una vita intera SENZA giungere a conclusioni definitive ! MA se per davvero ciò piace ai Diretti Interessati … non obietto nulla, eh !

    • PinoMamet scrive:

      “Il punto su cui sono assolutamente d’accordo è che i Testi Antichi in generale e Monoteisti (unici fatti oggetto di teologia !) in particolare O sono “metafore” / “simboli” sempre O non lo sono mai !”

      E perché??
      Prendi la Bibbia: non è mica solo la Genesi, ci sono dentro un sacco di altre robe (storie, genealogie, proverbi, racconti morali, poesia) che non vedo perché debbano essere considerati metafore di qualcosa.

      Certo, ci sono dentro anche leggende e residui di visioni religiose precedenti, credo che non lo neghi nessuno, né i teologi cristiani seri, né quelli ebrei seri (lasciamo da parte esaltati creazionisti protestanti ed ebrei, entrambi fenomeno made in USA).

      E con ciò? continua a non sembrarmi un motivo valido per trasformarla in un confuso film di UFO anni Cinquanta; è già abbastanza confusa per conto suo 😉

  38. Moi scrive:

    @ Mauricius :

    la Bibbia in Italiano è completamente snaturata (e già quella Masoretica NON è quella, sconosciuta, delle Origini …) : ad esempio, “El-Shaddai” significherebbe “Signore della Steppa” … ma i Teologi l’han fatto diventare “Onnipotente”, e con appena sborantamila 😉 pagine di sofismi sono senz’altro pronti a spiegarcelo.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Tu infatti con la parola “termine” indichi solo un paletto piazzato a indicare il confine di un campo e vai in giro a dire a giuristi, storici, neurochirurghi, diplomatici e semiologi che usano parole a cazzo? 😀

      • Moi scrive:

        Perché ? … Le falsificazioni di significato fatte di proposito, per convenienza, non esisterebbero ?! Sai benissimo che sono polemiche antichissime, soprattutto per la Bibbia ! Quale che sia il termine e relativo significato, perfino per le robe in apparenza più banali !

  39. Moi scrive:

    @ PINO

    In ogni caso, certe letture “materialiste” degli “Dèi” sono molto meno “moderne” della seconda metà del Novecento :

    Eusepio di Cesarea <— Filone di Byblos <— Sanchuniathon

    sono stati rivalutati in certi ambienti come "Precursori" , di quella lettura lì 😉 …

  40. Miguel Martinez scrive:

    E’ sempre divertente vedere come funzionano le espulsioni dei migranti clandestini.

    100 poliziotti per sette tunisini, l’aereo si guasta e tutti liberi:

    https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/09/17/news/torino_odissea_di_100_poliziotti_per_rimpatriare_un_gruppo_di_tunisini_viaggio_lumaca_aereo_guasto_e_alla_fine_liberi_tut-206668861/

    I politici polemizzano facilmente con il governo, che almeno in questo caso non ha colpa: il problema è che è obiettivamente impossibile realizzare espulsioni in numeri significativi.

    • Peucezio scrive:

      Ovviamente l’impossibilità è legale, mica materiale.
      Stalin deportava popoli interi; gli Assiri si divertivano a spostare gente manco fossero i carriarmatini del Risiko. Gli uni e gli altri avevano mezzi un po’ più limitati dei nostri.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “volere è potere”

        Leggo:

        L’an dernier, 53 vols spéciaux ont été affrétés pour rapatrier 283 criminels sans papiers vers leur pays d’origine, rapportent Het Laatste Nieuws et De Morgen vendredi.

        Ora, il Belgio non è certamente in prima linea; ma vedo che i paesi europei si suddividono le espulsioni, per cui tra quei 283, ci saranno probabilmente persone mandate da altri paesi.

        283 diviso per 53 fa circa 5 persone per volo (almeno gli italiani ne stavano mandando via sette, e lo stesso giorno ne hanno mandati via altri 50, vabbene che erano tutti raggruppati a Lampedusa); e fanno meno di un’espulsione al giorno.

        • roberto scrive:

          certo, ma fanno un filino meglio di 100 poliziotti per 7 espellendi e che in più non ci riescono….

          poi quelle non sono le cifre totali delle espulsioni, ma quelle dei violenti, che immagino siano una percentuale non enorme nel mazzo delle persone da espellere

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “poi quelle non sono le cifre totali delle espulsioni, ma quelle dei violenti, che immagino siano una percentuale non enorme nel mazzo delle persone da espellere”

            Ho visto infatti “criminels”, ma non capisco il significato: sono persone che vengono espulse invece di essere mandate in carcere? O sono ex-carcerati rilasciati a fine pena?

            • roberto scrive:

              secondo me “criminel ” è usato in modo improprio (cioè come farebbe un giornaletto scandalistico di destra). credo che si tratti più che altro di “rimpatri non volontari”, cioè quelli che sono espulsi e in qualche modo fanno resistenza.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Purtroppo quei sovranisti grullini si Frontex dicono che rimpatriarli tutti (i non aventi diritto) costa circa 900 mln di euro.

        • roberto scrive:

          900 milioni???
          come 10 F-35, nemmeno lo 0.5% del budget della UE (che già è una frazione dei budget nazionali….)

          ribadisco, è una semplice questione di volontà

          • Z. scrive:

            Vendiamo 10 F35 così facciamo i rimpatri!

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Sì, ma poiché a quanto pare si devono comprare gli F35…

            • Z. scrive:

              Miseriaccia. Ma se ne devono comprare dieci ogni anno? Voglio dire, i rimpatri mica si potranno fare una tantum!

              Comunque, considera che il gettito del canone RAI in bolletta è stato circa il doppio.

            • Z. scrive:

              Cioè, intendo, se il costo è davvero questo è una somma davvero esigua…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Sì. Anche se a fronte di vincoli di bilancio che pure i gialloverdi dovranno rispettare e di una spesa pubblica che francamente ormai credo essere quasi incomprimibile.

              • Francesco scrive:

                x MT

                hai qualche dato statistico su questa incomprimibilità? solo ridurre alla ragione la Sicilia dovrebbe far risparmiare ai contribuenti svariati miliardi di euro, se ci aggiungo i costi standard in sanità dovrei ridurre la spesa sanitaria del Sud Italia di un sacco a parità di tutto il resto

                un paio di tagli ai sussidi ai camionisti, ai produttori di energia elettrica, ai bagnini …

                vedo molto spazio per la falce

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ho un dato empirico che mi pare incontestabile: nonostante le mille promesse, non si è fatto. Chiamala resistenza organizzativa o come vuoi, ma è un dato di fatto.

              • Francesco scrive:

                mi pare un dato empirico miserello, però, la cui spiegazione migliore è che la forza e le motivazioni di chi resiste a tagliare sono maggiori di quelle di chi vorrebbe tagliare

                non che non ci siano furti e sprechi

                in economia c’è ampia letteratura su come pochi ladri riescono a battere tanti derubati

              • roberto scrive:

                “non si è fatto”

                politica

              • roberto scrive:

                voglo dire, si sceglie di comprare gli F-35 invece che di rimpatriare gli irregolari.
                scelta che poi potrebbe non essere solo economica. fai la faccia feroce, ma alla fine sembra brutto mettere della gente in catene sugli aerei e pensi diperdere più voti di quelli che guadagneresti

              • Z. scrive:

                Caricare sugli aerei? Doch!

                Ho trovato la soluzione: rimpatriare gli stranieri caricandoli sugli F35.

              • PinoMamet scrive:

                😀 😀

    • roberto scrive:

      stavo pensando proprio a stalin e peucezio mi ha preceduto

    • roberto scrive:

      il problema maggiore è accertare la nazionalità, perché non puoi rimpatriare qualcuno se non sai da dove viene. una volta accertato, basta volerlo

      • Peucezio scrive:

        Ma persino questo potrebbe non essere un problema.
        Ciò che conta sono le situazioni di fatto, non la legalità.

        Prendi una bella nave, ci carichi sopra un migliaio di clandestini, ti avvicini alle acque territoriali del primo paese africano che ti capita, poi fai salire tutti quanti su delle scialuppe e te ne vai, così il paese dove li hai portati è costretta a farsene carico per non lasciarli morire in mare.
        Certo, ci vogliono tante scialuppe e costicchiano.
        Si tratta in pratica di fare gli scafisti alla rovescia.
        Ma vale un po’ per tutto: proviamo ad applicare contro i mafiosi gli stessi metodi dei mafiosi.
        E’ illegale.
        Ma funziona.

        • werner scrive:

          Uhm, ma se lo stato si comportasse come i mafiosi non diventerebbe esso stesso mafioso?

          • Peucezio scrive:

            Sì e no.
            Si può dire che uno stato con la pena di morte sia uno stato assassino.
            Però non uccide in modo arbitrario e per un interesse privato ingiusto (o almeno non dovrebbe).

            • werner scrive:

              Lo stato con pena di morte però, almeno in teoria, dovrebbe fare i processi, garantire il diritto alla difesa dell’imputato e via discorrendo, per questo non diventa assassino.

              Io per metodi mafiosi pensavo una cosa del tipo: squadre di poliziotti che entrano nel covo dei presunti mafiosi, ammazzano quasi tutti e torturano i sopravvissuti per farli parlare e poter entrare in un altro covo di mafiosi. Resta poi da capire cosa fare quando si avesse a che fare con la parte “sofisiticata” della mafia, quella che si muove tra politici, lobbysti, commercialisti e imprenditori.

              • Z. scrive:

                Facile: si fermerebbero tutte le attività, come fece Mussolini quando impedì a Mori di proseguire.

        • roberto scrive:

          certo ma è appunto una questione di scelte (usando un termine fuori moda, direi “politica”)

  41. Miguel Martinez scrive:

    OT

    A proposito di come cambia la storia, invito a leggere questa straordinaria descrizione di Grosseto negli anni Settanta:

    http://www.minimaetmoralia.it/wp/piccola-citta-storia-culturale-delleroina/

    Una città talmente provinciale, nel senso più noioso del termine, dove pure sono state vissute cose così intense e terribili in quegli anni.

    • Z. scrive:

      Ogni orrore ha il suo rovescio: chi non si distruggeva con l’eroina godeva di strada in discesa e concorrenza dimidiata.

      Un po’ come la peste di don Abbondio, solo che l’eroina interveniva su base volontaria.

      Dal Movimento a Sanpa. Sempre comuni erano…

      • Peucezio scrive:

        Chissà perché di don Abbondio 🙂

        Comunque c’è stata anche una mutazione genetica del PCI, da operai seri a zecche.

        Oggi prova ad andare a proporre a uno di sinistra un modello come quello, senza capelloni e tutto il resto. Gli unici comunisti che sono contro queste cose sono considerati fascisti. Oggi Togliatti e Di Vittorio sarebbero considerati nazisti.

        • Z. scrive:

          Per via della frase che Manzoni gli fa pronunciare. Comunque il PCI non esiste più dal 1991, e “zecca” è un termine da fognature 🙂

          • Moi scrive:

            Oggi Togliatti e Di Vittorio sarebbero considerati nazisti.

            ———

            Magari solo “Fascisti” … il “Zecchismo” (come diresti tu, per intendersi subito …) è un fenomeno sorto nelle Università, quando da “Templi della Cultura e dello Studio” han mutato immaginario in “Templi del Kazzeggio e della Sostanza Psicotropa” …

          • Peucezio scrive:

            Infatti la sinistra post-comunista è una sinistra fognaria.
            Ma già negli anni ’70-’80.

            • Z. scrive:

              Peucè, non ci capiamo…

              Non dovresti essere offensivo – per di più con termini squallidi da feccia di estrema destra quale tu non sei – con chi professa idee differenti dalle tue.

              Se il tuo interlocutore chiamasse “maiale” te e chi la pensa come te, ti farebbe piacere?

              E su, via, comportiamoci a modo 🙂

              • Peucezio scrive:

                Sei diventato troppo suscettibile!
                Devo avere paura di quello che scrivo!
                Così non mi piace più… Mi sembra di camminare sulle uova.
                Come dobbiamo fare per farti recuperare il tuo spirito ridanciano e irriverente??

              • PinoMamet scrive:

                Vabbè Peucè,

                un conto è ridanciano e irriverente, un altro conto usare termini offensivi.
                Già te lo dissi a proposito di “froci” ecc.: vabbè, detto il tuo punto (il linguaggio politicamente corretto fa schifo) non c’è bisogno di continuare a insultare una categoria di persone.

                Io a dire il vero non trovo “zecca” particolarmente insultante (“frocio” sì) però boh, mi lascia perplesso, fa parte di quell’armamentario di tifo “calcistico” della politica italiana (gli juventini sono i “gobbi” ecc.) il cui uso non proibirei, ma limiterei molto.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma infatti: dobbiamo essere più rilassati quando parliamo. Per esempio, a me non me ne frega niente se qualche testa di cazzo fascista si offende quando ripeto che i fasci potrebbero essere usati per la produzione di biogas nella zootecnia, essendo delle merde come le altre.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                sulle “zecche”:
                come non additare a pubblico disprezzo chi va in giro volutamente trascurato? Forse sono all’antica: per me il decoro è una cosa buona, non un’ipocrisia borghese.

                Sui “froci”, è un regionalismo.
                Ci sono le parole moderne straniere che vanno respinte categoricamente perché forestierismi gratuiti e inutili (gay), le parole colte, che vanno bene per un referto medico (ma ora non è più considerata malattia) o per un’analisi sociologica. Poi ci sono le parole di uso comune, popolare. Se mi vuoi dire che non bisogna usare il linguaggio popolare, troverai in me un fiero e irriducibile avversario 🙂

                Se poi il principio è che lo scopo del linguaggio e della vita è non offendere la suscettibilità di qualcuno, se lo tengano codesto principio.
                Una volta si pensava a dare il pane alla gente, ora lo scopo della politica è fare sì che nessuno usi parole per cui un altro (solo se appartenente a una categoria: gli individui possono prendersi tutta la merda in faccia) possa offendersi.
                Di fronte a una simile distorsione offendere diventa un dovere civile.

              • Z. scrive:

                Se offendere fosse un dovere civile, allora rispondere alle offese a bastonate diventerebbe quanto meno un diritto…

                Siamo sicuri che questo ci piaccia?

                A me no. Sono più grande e grasso della media, eppure un mondo siffatto davvero non mi piacerebbe.

              • Peucezio scrive:

                E’ un dovere civile offendere le categorie, mica gli individui.
                Le persone vanno sempre e comunque rispettate.
                Ma “gli omosessuali” non sono persone; il singolo omosessuale, anzi, la singola persona, quale che sia il suo orientamento sessuale, è una persona.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — E’ un dovere civile offendere le categorie, mica gli individui.–

                Quindi se qualcuno chiama “terroni” i meridionali per te fa bene. Anzi, di più: fa il suo dovere civico.

                Bah.

  42. Z. scrive:

    Lo sapevate? Io no, l’ho scoperto pochi minuti fa!

    https://www.strisciarossa.it/quando-marx-manifesto-contro-le-chiusure-domenicali/

    Marx scrisse: “i piccoli commercianti tengono aperto di domenica e i grandi magazzini sono ben disposti a sbarazzarsi per vie parlamentari della concorrenza domenicale dei piccoli bottegai”.

    Come mai questo succedeva, se qualcheduno di voi lo sa? Ipotizzo: forse i salariati non potevano essere impiegati alla domenica mentre per i commercianti, lavorando in proprio, il divieto non esisteva?

  43. Moi scrive:

    Grandi Magazzini dell’ Ottocento ?

    Benché più famoso per aver descritto le disumane condizioni di lavoro dei “Damnés de la Terre” [cit.], Emile Zola scrisse anche questo :

    https://fr.wikipedia.org/wiki/Au_Bonheur_des_Dames

  44. Miguel Martinez scrive:

    MOI! MOI!! MOI!!!

    Il nuovo videogioco politicamente corretto dove:

    1) ci devono essere i nazisti, perché devono fare i cattivi

    2) però in Germania censurano il videogioco se compare una svastica, per cui in un gioco, l’hanno fatto sparire

    3) ci devono essere anche nazisti neri, perché altrimenti sarebbe razzismo

    “. You can play as a black, female Nazi if you want to. ”

    https://www.forbes.com/sites/erikkain/2017/06/21/this-is-why-there-are-black-nazis-and-no-swastikas-in-call-of-duty-world-war-2-multiplayer/

    “Condrey says that Sledgehammer “wanted our players, regardless of gender or ethnicity to feel they were represented in Multiplayer. The Call of Duty soldier you customize and play as should be a representation of you, your avatar in MP, and that soldier can look however you choose. Allowing players to take themselves into battle, whether assigned to the Allied or Axis factions, was a strategic decision which we believe strikes the right balance of fun and inclusiveness.”

    • Francesco scrive:

      vabbè, tanto nulla è stato rimodellato ideologicamente come la seconda guerra mondiale, no?

      adesso che gli ultimi testimoni oculari vanno a morire, i reinventori avranno mano ancora più libera

    • Z. scrive:

      E’ una notizia un po’ vecchiotta, Miguel 🙂

      La svastica, nei videogiochi, non è più verboten in Germania.

      • Francesco scrive:

        Allarme allarme!

        direi di fare una grande manifestazione democratica e antifascista per opporci a questa improvvida decisione che sdogana la svastica agli occhi delle nuove generazioni

        però la farei sotto l’ambasciata ungherese o polacca, giusto?

        😉

    • MOI scrive:

      @ MIGUEL

      Il Capolavoro NaziFuturistico resta il Robohitler (non un clone, proprio lui !) della Asylum :

      https://www.youtube.com/watch?v=41xeJqFE3jg

  45. MOI scrive:

    @ PEUCEZIO & ZETA

    Cmq Alessandro Nata era un Insigne Latinista … Massimo D’Alema uno Sterminatore di Congiuntivi ! … Qualcosa vorrà pur dire !

  46. MOI scrive:

    cMQ, in effetti, il termine “Zecca” da queste parti non è mai stato tanto in auge, fa molto “Roma Nord Vs Roma Sud” (Dualismo Identitario emerso da poco nel Resto d’Italia, più avvezzo a “Urbe Vs Borgate”, ndr) … neppure come spregiativo: il termine “Fattone” è senz’altro più tipico.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “cMQ, in effetti, il termine “Zecca” da queste parti”

      Concordo con tutta la tua analisi.

      “Fattone” ha qualche senso, se partiamo dal fatto che le canne sono sdoganate nei “centri sociali” e affini di tutta Italia.

      Ma “zecca” cosa significa, a parte evocare un animale antipatico?

    • roberto scrive:

      magari all’epoca lo sentivi poco perché i fasci restavano nelle fogne

      (mi esprimo così in onore della polemica fra Z e peucezio 🙂 )

    • PinoMamet scrive:

      Quando ho abitato a Roma (ahimè troppi anni fa) la distinzione in voga era appunto Roma Nord e Roma Sud;
      di borgatari non sentivo parlare, doveva essere una cosa un po’ vintage.

      L’impressione comunque (dai discorsi; dalle architetture; dai circoli e centri sociali; dalle scritte onnipresenti sui muri) era quella di una città politicamente divisa in due grosse fazioni, chiamate semplicemente Fascisti e Comunisti, entrambe identificate dai simboli più chiaramente riconoscibili (aquile romane, faccioni di Mussolini, falci e martelli, banidere rosse) e in realtà non troppo diverse l’una dall’altra.

      Una distinzione calcistica, appunto; non solo perché quasi perfettamente aderente e spalmata su quella Roma/Lazio, ma anche perché a distinguere i tifosi della squadra A da quelli della suqadra B sono le bandiere, i colori sociali, lunghe storie di odii e di botte, i cori insultanti ecc., ma non una diversa visione della vita praticata.
      (Cosa diversa dalla visione di vita professata : fasci e comunisti professano cose antitetiche riguardo, per esempio, gli immigrati: poi, nella pratica, conosco “fasci” che si prodigano per aiutarli e “comunisti” che se ne sbattono i cosiddetti, e viceversa).

      • Francesco scrive:

        ma questa “esternità” della militanza politica alla vita, si estendeva anche a robe tipo sposarsi, lavorare insieme, eccetera?

        l’odio per gli altri si attivava solo in momenti “dedicati”, come alle partite?

      • PinoMamet scrive:

        Non l’ho mai capito
        (ovviamente credo che si sposino tra laziali e romanisti!)

        ci vorrebbe il parere di uno di Roma; un’altra cosa che mi colpiva (forse per il peculiare ambiente di lavoro in cui convivevano le categorie) era la strattura sociale molto “feudale”, o se preferiamo l’antica Roma, “clientelare” dei rapporti, molto più notevole che nel resto d’Italia (perlomeno di qua, dove questo di relazioni è pressoché inesistente e inconcepibile).
        Negli ambienti dove dovevano essere formali, i romani mi sono sembrati molto molto più formali dei milanesi- ma ho sempre avuto l’impressione che fosse un po’ una messinscena: giacche e cravatte impeccabili, ma indossate come costumi teatrali o come armature.
        negli ambienti informali, molto molto più informali, ma questo è persino scontato.

        • Francesco scrive:

          mai conosciuto nessuno capace di essere così informale come i romani informali

          hanno persino inventato una lingua apposta!

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “L’impressione comunque (dai discorsi; dalle architetture; dai circoli e centri sociali; dalle scritte onnipresenti sui muri) ”

        Quando leggo un commento come questo, mi viene voglia di cedere le redini del blog a Pino Mamet e mettermi a fare il commentatore, o magari quello che in silenzio sta lì a riflettere, imparare e – diciamolo – godere.

        • PinoMamet scrive:

          Macchè imparare, io sono un grande cazzaro e mi piace leggerti (e leggere gli altri) 😉

          e in effetti, ora che mi tocca insegnare per lavoro, penso a quanto è più bello e più gratificante fare lo studente… studenti a vita!!

          • Francesco scrive:

            allora, prof, mi rispieghi questa storia del clientelismo, che si è distratto a parlare di informalità e non ci ho più capito nulla

            🙂

          • PinoMamet scrive:

            Non so fare grandi analisi socio-economiche; io descrivo, come sai, le robe che vedo, così, alla buona, con l’anacoluto (cit.) 😉

            allora, io lavoravo per un riccone (squadra: fascisti) e che ne so, io ci lavoravo e basta, lui pagava, per quanto mi riguarda il nostro rapporto era finito lì.
            Invece lui attorno a sè aveva tutta una serie di dipendenti verso i quali amava comportarsi da “boss mafioso buono”
            (intendiamoci, niente di illegale, parlo solo di atteggiamento);
            ora che ci penso, si vestiva, anche, un po’ da mafioso, quel tipo di eleganza, hai presente? E non era mica l’unico, ne ho conosciuti altri, più potenti di lui, dello stesso ambiente, sia che tenessero per la squadra del Faccione di Mussolini che per quella della FalceEMartello, esattamente identici, più vecchi magari (lui era abbastanza giovane) ma stessa cosa.

            Un suo dipendente (squadra: comunisti) mi diceva, una volta, parlando della mafia. “eh a Roma non attecchirà mai, i romani non accettano certi atteggiamenti, qua li mandiamo affanculo ecc.”
            In realtà poi invece s’è vista Mafia Capitale e i Casamonica ecc. ecc.

            ma anche senza finire in quelle cose, c’era proprio questo clima, per cui l’azienda non è un’azienda che timbri il cartellino, entri esci tanti saluti, ma un clan famigliare con tutti che si vogliono bene (fingono) e il tale che lavora per quello perché già ci lavorava suo padre ecc.;
            è anche vero che era un ambiente un po’ particolare, fosse stato in banca o alla Conad sarebbe stato diverso, siamo d’accordo, però ecco, anche in quell’ambiente lì a Milano è già diverso, per quel poco che ho visto c’è molta più indipendenza e meno familismo e zero “culto del boss”.
            A Roma ancora molta gente crede di essere Giulio Cesare, almeno in certi ambienti, mi sa.

            Hai presente quella canzone cattivissima di Alberto Fortis contro i romani? e certo che esagera, però i meccanismi feroci nascosti sotto l’impagabile bonomia sono quelli.

            • Z. scrive:

              Quella che diceva “e poi vive a Roma, che ne sa?” intendi?

              Non mi sembra così cattiva contro i romani, ma gliela contestarono…

            • PinoMamet scrive:

              No un’altra dove- ingenerosamente e in modo davvero esagerato- se la prendeva proprio con i romani.
              Quella che dici tu è Milano e Vincenzo, che ha avuto un video di Andrea Pazienza e secondo me è bella. Ho guardato su YouTube e ora ne canta versione edulcorate.

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        molto interessante.

        Mi chiarisci meglio la distinzione fra Roma nord e sud?
        Una fighetta e l’altra “coatta”? E se sì quale l’una e quale l’altra…?

        • PinoMamet scrive:

          Tipo.
          In pratica quelli di Roma Nord sarebbe i “milanesi” dei romani.
          Tutti quei fenomeni come i Thegiornalisti (che a me non dispiaccino, mica mi metterei a comprare un disco, però non mi dispiacciono, ma non diciamolo a Z.) sono di Roma Nord;
          Roma Sud è più la Roma dell’immaginario comune.

  47. roberto scrive:

    un amico facciabuchista lo ha postato oggi

    https://www.avvenire.it/attualita/pagine/armamenti-l-italia-ha-ordinato-altri-8-cacciabombardieri-f35

    ma non ci sono i soldi! il rigore bugetario! bruxelles ci strozza…..

    mavalà….

    • Francesco scrive:

      va bene la fame alle porte e i poveri che devono emigrare ma … non vorrai davvero rinunciare agli F35 in un mondo in cui ci sono Erdogan e Putin?

      😉

    • Francesco scrive:

      voglio anche io fare il tirapiedi dei tirapiedi di Conte (che è poi il tirapiedi di un paio di scemi, a loro volta tirapiedi della Casaleggio)!

      🙁

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Del resto, da quando raccontare cazzate è più importante di tutto il resto è assolutamente coerente che gli addetti stampa prendano più dei premier.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ma ora facciamo il cond… la pace fiscale e recuperiamo tutto. E leggevo pure di un’ipotesi di cond… pace contributiva.

      • Z. scrive:

        Leggi l’articolo del Trava, se non l’hai ancora fatto…

      • Peucezio scrive:

        Non ho mai capito la logica del fisco.
        Non ti tasso nel senso che ti tolgo una percentuale di ciò che ti entra in tasca (e se cerchi di fregarmi insaccocciandoti roba di nascosto ti punisco), ma ti tasso nel senso che stabilisco che mi devi dei soldi, che tu ce li abbia o no e se non ce li hai ti punisco e ti faccio fallire e chiudere.
        Poi però, se qualcuno vuole correggere ‘sta stortura, almeno per il passato, è cattivo e fa un’offesa a chi ha potuto permettersi di pagare le tasse perché guadagnava abbastanza per poterlo fare.
        Perché invece bisogna non solo far fallire la gente, ma toglierle ogni possibilità di recupero vita natural durante.

        Per inciso, qual è la mente bacata che ha concepito la tassazione sugli immobili (non su quanto ti entra di fitto, sull’immobile in sé)?
        Cioè uno stacca un mattone ogni mese e lo paga di tasse?
        Come si può concepire di tassare soldi inesistenti?
        E i soldi per comprarlo, peraltro, non sono stati tassati a loro volta?

        Questa non è rapina.
        Rapinare significa togliere soldi a uno che ce li ha.
        Tutto questo è come il taglieggiatore che viene nel tuo negozio, non gli importa nulla di quanto guadagni, gli devi dare tot al mese altrimenti ti brucia il negozio: se non ce la fai, cavoli tuoi.
        E qualcuno dice che il problema in Italia è l’evasione.
        Come dire che il problema dei terremoti è che qualcuno rimane vivo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Già: il povero professionista che ha evaso un milione di euro e che ora viene taglieggiato dal fisco…

          • Peucezio scrive:

            Quelli sono gli unici che si avvantaggiano di un sistema del genere.

            Però è strana la concezione della sinistra: ammazziamo mille proletari sperando di acchiappare in mezzo anche un borghese.

            • Z. scrive:

              Spiegami anche questa cosa della sinistra che ammazza i proletari. In che senso? ho tipo l’impressione di essermi inserito a metà di un discorso di cui l’inizio mi è sfuggito!

            • PinoMamet scrive:

              In effetti la sinistra (se fa pe ddì) italiana ha agito e continua ad agire con questa mentalità:
              ci sono i grossi evasori gran comm figl di putt che devono milioni di euro allo Stato: vergogna! allora mettiamo delle leggi… fiscalissime e severissime che colpiscono non loro, ma “l’evasione”, cioè il salumiere e l’elettrauto.
              Mille salumieri e quattromila elettrauto falliscono, uno tenta il suicidio, e in compenso un mega-evasore… pattuisce con lo Stato di dargli un decimo del maltolto.
              Wow, grande vittoria.

            • Z. scrive:

              I piccoli operatori possono fare adesione come i grandi, naturalmente.

              Poi oh, è vero che i grandi operatori spesso hanno il potere di condizionare gli stati. E ce l’avranno sempre di più se gli stati anziché unirsi continueranno furbescamente a dividersi. E ce l’avranno anche in campo fiscale, né più ne meno che in ogni altro.

              Ma non mi è chiaro cosa abbia fatto “la sinistra” in questo campo. La legge di di Tremonti sul rientro dei capitali mi pare fosse grosso modo simile al meccanismo che citi (vado a memoria e posso sbagliarmi) ma non lo metterei in conto alla sinistra al governo.

              Che peraltro ha allungato i tempi del ravvedimento, i termini per le integrative, aumentato i limiti del contante…

              Quella radicale ha sicuramente idee più… radicali 🙂

              • Peucezio scrive:

                Tremonti in effeti si è comportato da bolscevico tassatore grassatore quanto la sinistra.
                Z., quando hai ragione hai ragione!

              • Z. scrive:

                Veramente la sinistra che propone, se non strette fiscali, comunque più progressività (LeU e Potere al Popolo!) non arriva al 5% tutta insieme.

                Quella che è stata al governo di recente non mi pare si sia particolarmente distinta per avere inasprito la legislazione in materia tributaria…

              • Z. scrive:

                PS: riguardo a Tremonti, a cosa ti riferisci? Al redditometro?

              • Peucezio scrive:

                Sì, ci mancava che la inaspriva pure!

        • Z. scrive:

          Peucezio,

          — Non ti tasso nel senso che ti tolgo una percentuale di ciò che ti entra in tasca (e se cerchi di fregarmi insaccocciandoti roba di nascosto ti punisco), ma ti tasso nel senso che stabilisco che mi devi dei soldi, che tu ce li abbia o no e se non ce li hai ti punisco e ti faccio fallire e chiudere. —

          Questa non l’ho capita. Spiega meglio…

          • PinoMamet scrive:

            Io l’ho capita benissimo, e si chiama studi di settore. La pistola in mano al rapinatore.

            • Z. scrive:

              Oddio, agli ss non pensavo proprio…

              Lo studio di settore aiuta l’attività di controllo, rilevando valori inconsueti. Non permette di accertare un maggior reddito non provato.

              • PinoMamet scrive:

                Tradotto nella realtà:

                lo studio di settore sistematicamente sostiene che tu guadagni molto di più di quanto guadagni veramente.

                Chiedi a chiunque.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Il fatto è che, come dico sotto, tra quello che si dice e quello che rilevo personalmente trovo spesso una discrepanza.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Io però ogni volta che ho avuto a che fare con autonomi che si lamentavano degli studi di settore ho notato questo comportamento:
              – fatturavano un decimo dei ricavi
              – passavano molto tempo su Gerico
              – nella seconda metà dell’anno emettevano fatture creative sulla base delle indicazioni di Gerico
              – si lamentavano
              – dicevano di pagare tutto
              – piangevano miseria

              Ma, come al solito, sarò stato molto sfortunato nelle frequentazioni.

              • PinoMamet scrive:

                Scusami ma sento ancora nelle orecchie le bestemmie di mio padre per gli studi di settore.

                E non ho idea d icosa sia Gerico, oltre a un’antica città del Vicino Oriente.

                Immagino che come avvocato ti capitano frequentazioni più divertenti.

              • PinoMamet scrive:

                *capitino

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Gerico è il programma dell’Agenzia delle Entrate per i calcoli per gli studi di settore.

              • PinoMamet scrive:

                Fantastico. Vedo che c’è la versione 2018, un comodo software da scaricare e c’è anche la guida per usarlo.
                Non so da quando esista e non mi sono messo a scaricarlo, mi perdonerai perciò se vado in fiducia e mi immagino che l’uso corretto sia nelle mani di commercialisti e patronati, le stesse categorie secondo le quali il povero papà sarebbe dovuto essere più ricco di Agnelli.
                Ma naturalmente quelli che non ricevono uno stipendio dallo Stato sono tutti ladri, dimenticavo

              • Z. scrive:

                Mi dispiace per le tue esperienze spiacevoli con gli intermediari, Pino, e soprattutto per tuo padre. Ti abbraccio forte.

        • PinoMamet scrive:

          “Per inciso, qual è la mente bacata che ha concepito la tassazione sugli immobili (non su quanto ti entra di fitto, sull’immobile in sé)?”

          Suppongo siano gli stessi gentiluomini che hanno inventato il bollo dell’auto (tradotto “nome a cazzo dato al concetto che tasso la macchina perché sì”) e che ha stabilito che i passaggi di proprietà debbano avere un costo
          (tradotto “ti rapino agli incroci stradali”).

          • Miguel Martinez scrive:

            Per PinoMamet
            ““nome a cazzo dato al concetto che tasso la macchina perché sì”

            Perché sì, e poi perché non voglio essere solo io pedone a:

            – dover pagare l’asfalto che sbucci
            – l’ospedale dove si curano gli storpiati in incidenti
            – la preoccupazione che i figlioli vengano tritati per strada

            Già regalo agli automobilisti circa il 90% dello spazio pubblico che avrei in media a disposizione in un paese di pedoni.

            sì, tassiamo la macchina perché SI!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Peccato che non è vero:”

                Calma… vedo che i vari articoli dicono, al massimo, che i soldi vanno a finire nella fiscalità generale. Da cui poi escono i soldi per curare i malati di cancro ai polmoni per avvelenamento da Diesel, ecc.

              • PinoMamet scrive:

                Ma una scusa per le tasse si trova sempre. La tassa sul respiro! In fondo, l’aria è di tutti, perciò se la respiri tu ne tubi un po’ agli altri, no? Ma non preoccupatevi, sono previste aliquote in base al peso. E i bambini? Quanto inquinano i bambini? Tra giocattoli, pannolini, merendine, i bambini sono un vero disastro ecologico.
                E poi diciamocelo, ormai i bambini sono un lusso, e perciò devono essere tassati come tali! Proprio come si fa con barche cavalli ecc: costano tanto, quindi devono costare ancora di più; sono un lusso, perciò devono essserlo ancora di più. Questa è la particolare logica punitiva in vigore in Italia, e purtroppo sì, è “di sinistra”, nella sua versione italiana, esattamente come lo è il discorso che “tanto i privati non pagano, evadono sempre di più, quindi li tasso sempre di più… Se tutti pagassero le tasse non sarebbero così alte!”

                Balle! Le tasse non c’entrano niente con quanti le pagano né con le giustificazioni più o meno plausibili che si fanno sul loro utilizzo. Se domani non esistesse più nemmeno un evasore fiscale, troverebbero una bellissima giustificazione per alzarle di nuovo, anzi, ve la anticipo io, ed è quella degli studi di settore “se paga vuol dire che se lo può permettere, e se se lo può permettere chissà quanto ci nasconde!”
                L’antica Roma ci si è distrutta

              • Z. scrive:

                Riguardo alla sinistra, non mi pare che quella al governo abbia tassato i privati sempre di più, però.

                Mentre, come dicevo, la sinistra più rigorista in materia fiscale non arriva al 5% aggregata…

                La leader di Potere al Popolo! sembra effettivamente avere un’idea un pochino confiscatoria della tassazione, però non è proprio influente nel Paese.

              • Peucezio scrive:

                OMDAP!

                Z.,
                non sottovalutare PaP.
                Pensa a quante ne hanno combinate i radicali con meno del 2%.

              • Roberto scrive:

                I radicali avevano raccolto delle istanze molto popolari, direi che PaP propone cose che non interessano a nessuno o quasi

              • Z. scrive:

                Peucè

                — Pensa a quante ne hanno combinate i radicali —

                Metà l’ha detta Robéluxe, e l’altra è che hanno soprattutto messo la bandiera sul lavoro di altri…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Non ho mai capito la logica del fisco.”

          Beh, la logica teorica c’è: se hai un immobile su cui non guadagni niente, ma tiri la catena del cesso, qualcuno va pagato per sistemare le fogne.

          Da qui nasce ovviamente un’immensa entropia di spesa pubblica.

          Per usare l’oltrarnoscopia: l’evento più piccolo del mondo, tre giorni nei giardini autogestiti di Firenze (tra cui il nostro) per fare “sport e multiculturalità”.

          Per parteciparvi, le associazioni devono iscriversi a una grande piattaforma fornitori; poi devono inventarsi un Piano di Sicurezza e fare l’assicurazione. Il tutto con una ventina di giorni di tempo tra il bando e l’evento.

          Calcolate che, fatto l’evento (che nessuno dei tre giardini aveva chiesto), non è previsto alcun seguito.

          Ah, la cifra totale da dividere tra le tre associazioni è di 600 euro. Un mio amico dell’associazione di un altro giardino, che lavora personalmente nel campo degli appalti, dice che un piano di sicurezza professionale costa almeno 500 euro.

          Ecco un esempio di come lo Stato riesce a sprecare i soldi (pochini, ma moltiplicate per 100.000 eventi inutili simili): non ascoltando i cittadini.

          Se invece di dare a noi 200 euro per un’attività che non abbiamo mai richiesto, ci avessero dato 50 euro per sistemare il vecchio gabinetto tutto rotto, sarebbe stato molto più utile.

          • Miguel Martinez scrive:

            Ieri ho dovuto subire lo sfogo di un architetto del Comune, che mi dice che l’Italia si regge in piedi solo perché la Germania ci paga l’interesse sul debito (o qualcosa del genere), e che siamo vicini al collasso perché i governi, per compiacere agli elettori, spendono e spandono e sprecano.

            Verissimo, ma quanti di quei regali fatti per sedurre il popolo, sono in realtà cose che nessuno ha mai chiesto?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              la Germania ci paga l’interesse sul debito (o qualcosa del genere)

              No, io pago l’interesse sul debito.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “No, io pago l’interesse sul debito.”

                Sono io che ho capito male. L’architetto è una persona estremamente competente, e mentre mi teneva per mezz’ora al telefono, mi ha dato una marea di informazioni interessanti.

                Questo fatto mi ha colpito, e aveva una sua logica; il problema è che ho perso il riferimento preciso: comunque, il concetto è che l’incidenza della spesa pubblica italiana è pesantemente mascherata da qualcosa che paga la Germania.

                Forse ci possono aiutare Roberto o Francesco.

              • Francesco scrive:

                da quando c’è l’Euro, gli interessi che paga l’Italia sul suo debito sono diminuiti moltissimo perchè siamo “più vicini” alla Germania – per lungo tempo i mercati ci hanno fatto uno sconto

                forse intendeva questo

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            “Beh, la logica teorica c’è: se hai un immobile su cui non guadagni niente, ma tiri la catena del cesso, qualcuno va pagato per sistemare le fogne.”

            Ma per quello c’è la Tari.

            Che è un’altra follia, perché conosco gente che la paga su immobili rurali di lavoro che non producono nessuna monnezza.

            Allora facciamo piuttosto un contratto di fornitura di servizi, per cui, se non mi paghi l’allacciamento alla fognia, ti ci slaccio e se non mi paghi la monnezza, non passo a ritirartela.
            E che ci sia proporzione: tot chili di monnezza tot soldi.

            • Peucezio scrive:

              fogna

            • Z. scrive:

              La monnezza devi ritirarla comunque, e la fogna comunque va allacciata. Il perché credo sia intuitivo 🙂

              Però il sistema che tu proponi esiste con l’indifferenziato: più rusco butti, più paghi. A Ferrara dovevano implementarlo, ad esempio (ormai credo che l’avranno fatto). L’idea è di incoraggiare la raccolta differenziata.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ma che intuitivo!
                Se ho quattro pietre e un tetto che non uso o dove al massimo tengo attrezzi, se vieni a ritirare la monnezza inesistente e mi metti la fogna, quando al massimo vado a fare una pisciata vicino all’albero, sei scemo tu.

              • PinoMamet scrive:

                Non è detto che le case in località isolate abbiano la fogna, peraltro.

                Poi lasciamo perdere il fatto che io che abito a circa 200 metri sull’altezza del mare abbia dovuto pagare per la “Comunità Montana”…

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                secondo me la monnezza va ritirata e la fogna allacciata. Che si fa, ci mettiamo uno scanner all’ingresso per vedere se entri o no? La vedo duro…

                Poi abbiamo parlato spesso di case sfitte, e alcuni di voi volevano addirittura requisirle. Senza arrivare a questo, tassarle di più di quelle abitate non mi sembra poi mostruoso, eh 🙂

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ma siamo impazziti?
                Tassiamo una cosa che non sta rendendo nulla e non tassiamo una che rende?

                Allora ce l’avete proprio per vizio questa cosa di chiedere alla gente soldi inesistenti! 🙂

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — ma siamo impazziti? —

                Beh, rispetto a voialtri che volevate requisire l’immobile, o costringere il proprietario a tenerci dentro un inquilino non pagante, tassarlo mi sembra una posizione molto più misurata!

                Allo stato, come dicevo, credo che l’Italia sia uno dei Paesi dove la tassazione sugli immobili è più lieve.

                Ma prima o poi si dovranno prendere in considerazione i discorsi cari a Miguel, vale a dire il consumo di suolo pubblico e l’esigenza di tutti di avere un tetto certo sopra la testa.

              • PinoMamet scrive:

                Tassare una casa sfitta: auspicabilmente, spingi ad affittarla, e intanto i soldi delle tasse vengono spesi per i servizi pubblici.

                Gli uccellini cinguettano, il sole splende sorridendo, gli gnomi dispensano saggi consigli nel bosco incantato.

                Nella realtà: hai una vecchia casa che non riesci a vendere o ad affittare neanche se evochi Satana, però la devi tenere in ordine comunque sennò te lo scordi che qualche disgraziato prima o poi se la prenda, e di sopra al conto ci devi pagare anche le tasse.
                Che vengono spese per lo stipendio di Rocco Casalino.

                Naturalmente, se la casa è in condizioni almeno decenti, prima o poi la vendi: a un decimo del suo valore di quando l’hai comprata, e nel frattempo c’hai dovuto pagare non si sa quanto di tasse anche perché era la tua “seconda casa” (wow, che lusso).

                Faccio un esempio “casuale” 😉
                la casetta, sopra la località termale di S. 😉 nell’Emilia Occidentale, è costata 100 milioni a tuo zio defunto.
                Tu, dopo molto penare, riesci a venderla a 15.000 euro.
                Se calcoli quanto, nel tempo, c’hai speso di tasse e manutenzione, faceva prima e meglio lo Stato a requisirtela.

                Ora dico una cosa che non c’entra tanto: a leggere Z., o Mauricius ecc., mi viene sempre da dargli ragione.
                Sulla carta hanno ragionissima, da vendere:

                ma il mondo reale, poi, scivola via di sotto, da tutte le parti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “Nella realtà: hai una vecchia casa che non riesci a vendere o ad affittare neanche se evochi Satana,”

                Si tratta sempre dell’astrazione che prevale sulla realtà: la mannaia della “legge è uguale per tutti”. Cioè per il caso che descrivi, come per quello che ha quindici case che affitta come bed and breakfast per un totale di 3000 euro al mese ciascuna.

              • Z. scrive:

                Pino,

                ma infatti ne parlammo: allo Stato non conviene espropriartela. A quanto mi hanno insegnato, gli espropri tendono ad essere costosi.

                Resta il fatto che, parlando di mondo reale, la tassazione degli immobili in Italia non si distingue esattamente per essere tra le più elevate, a quanto ne so.

                La mia opinione, piuttosto, è che sia arbitraria nella misura. Ad esempio, ci sono immobili di scarso valore accatastati come immobili di scarso valore e viceversa.

                Detto questo, la realtà italiana è per molti aspetti assai indigesta. Credo che MT sia d’accordo, così come sul fatto che per molti è una scusa per giustificare i propri comodi e abusi: tanto siamo in Italia, tanto fanno tutti così, tanto il Governo di me se ne frega, tanto lo Stato ci ha abbandonato.

                Z.

                PS: ma soprattutto, e dico sul serio, vi diffido FORMALMENTE dall’attribuirmi la colpa, anche lieve e/o indirettissima, di qualsiasi cosa che riguardi Rocco Casalino 😀 😀 😀

              • Z. scrive:

                Che a me, e chiudo – come dicono nei talk show – dà fastidio circa quanto l’altra grande giustificazione per i propri abusi: l’invidia.

                Ti infastidisce che io faccia i miei comodi a spese d’altri? sei invidioso.

                Non c’entra, forse, ma è uno dei discorsi che mi irrita di più.

              • Z. scrive:

                Miguel,

                — Si tratta sempre dell’astrazione che prevale sulla realtà: la mannaia della “legge è uguale per tutti”. Cioè per il caso che descrivi, come per quello che ha quindici case che affitta come bed and breakfast per un totale di 3000 euro al mese ciascuna. —

                Questo non ha a che fare col principio secondo cui “la legge è uguale per tutti”, che implica che situazioni diversi vadano trattate diversamente.

                Ha a che fare, semmai, col fatto che non lo è abbastanza: la legge non riesce ad essere uguale per tutti come dovrebbe, e questo produce ingiustizie sociali.

                “Tutti sono uguali di fronte alla legge” non è una proposizione descrittiva, è una proposizione prescrittiva!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ecco, Z., tu sei invidioso di Casalino, che grazie ai propri Indiscussi Meriti Personali (GF e amicizia con DC) è riuscito ad ascendere alla posizione sociale che gli spetta!
                E chi dice il contrario è un comunista livellatore sovietico che vorrebbe equiparare tutto verso il basso. Ecco.

            • Z. scrive:

              A Bologna, invece, si usano sistemi differenti:

              – nel centro storico si lasciano i sacchi dell’indifferenziato per strada, fuori casa, e passa il camion a raccoglierli;
              – in alcuni quartieri periferici, invece, l’indifferenziato si butta attraverso apposite calottine, pensate per rendere più difficile l’uso del cassonetto generico a favore di quelli specifici:

              http://www.saluspace.eu/wp-content/uploads/2018/02/cassonetto-con-calotta_miniatura.jpg

              E dalle vostre parti?

          • Roberto scrive:

            La logica del fisco è che spendere denaro pubblico devi avere denaro in cassa, quindi in qualche modo lo devi recuperare.
            Come? Innanzitutto nel modo più semplice possibile (aumento l’IVA), poi nel modo politicamente meno pericoloso (tasso le sigarette così punisco quegli orrendi untori dei fumatori), poi cerco di farlo in modo un po’ democratico, se sono di sinistra (tasso i ricchi), o da robin hood al contrario (tassi i poveri e lasci tranquillo berlusconi)

            • Z. scrive:

              Il vantaggio di tassare le sigarette e la benzina è che viene percepito come un qualsiasi aumento di prezzo, cui ci si abitua.

              Un modo non troppo diverso di aumentare le tasse era stampare denaro: aumenta il salario nominale, e con esso le aliquote.

        • Francesco scrive:

          >>> Rapinare significa togliere soldi a uno che ce li ha.

          questo solo per i rapinatori cretini: quelli normali prima vedono se uno sembra ricco o pezzente, poi e solo nel primo caso entrano in azione

          sono professionisti, mica cojoni

          ciao

  48. MOI scrive:

    Matteo Salvini è riuscito a cambiare l’ Immaginario Lega Nord Vs Roma Ladrona del PentaPartito Familista Amorale (in questo l’Emilia Romagna si era sempre distinta sentendosi “Peuple” in senso Francese anziché “Volk” in senso Germanico come i TransPadani) in Lega Italia Vs Bruxelles Ladrona delle Lobbies SorosianoKalergiche …

  49. MOI scrive:

    la canzone-invettiva di Alberto Fortis VS Roma allusa sopra dovrebbe esser questa:

    https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=HDlXT5Sajzk

    Testo

    A Voi Romani ;
    Alberto Fortis (1979)

    E vi odio voi romani, io vi odio tutti quanti,
    brutta banda di ruffiani e di intriganti,
    cammuffati bene o male, da intellettuali e santi,
    io vi odio a voi romani tutti quanti.

    Siete falsi come Giuda, e dirvi Giuda e’ un complimento,
    e vivete ancora adesso avanti Cristo,
    e trattate gli altri come i vostri nonni coi cristiani,
    io vi odio a tutti quanti voi romani.

    “Mamma lupa – poveretta – si e’ svenata con i denti”
    il giornale ha riportato con stupore:
    “non poteva sopportare che il suo popolo invasore
    diventasse una colonia di invadenti”.

    E vi odio a voi romani, io vi odio tutti quanti,
    distruttori di finanze e nati stanchi,
    siete un peso alla nazione, siete proprio brutta gente,
    io ti odio grande Roma decadente.

    Sui tombini delle fogne, come tanti scudi antichi,
    ci scrivete ancora SPQR,
    ma guardatevi, a dottori, siete molli come fichi
    e poi andiamo, non e’ piu’ tempo di guerre.

    E vi odio a voi romani, io vi odio tutti quanti,
    brutta banda di ruffiani e di intriganti,
    camuffati bene o male, siete sempre farabutti,
    io vi odio a voi romani, vi odio tutti

  50. Z. scrive:

    Sul bollo dell’auto (vi rispondo qui),

    credo che la cosa – almeno in origine – non riguardi tanto la distruttività dell’auto, quanto che ogni ordinamento, da quanto esiste l’agricoltura, deve trovare risorse per funzionare. E ogni ordinamento si è chiesto: da dove li prendiamo?

    Storicamente, la tassazione indiretta è stata sempre molto praticata: è più facile da mettere in pratica.

    Un altro tipo di tassazione facile da praticare è quella sugli immobili: si sa dove sono e di chi sono. Oggi si considerano anche altre ragioni, come quelle che cita Miguel, come disincentivare le case sfitte etc: ma la tassazione degli immobili è da sempre una delle più facili e diffuse.

    Tassare il reddito è stato invece pressoché impossibile fino ad epoche recenti, e anche oggi è più difficile che tassare il patrimonio o le transazioni comunque registrate.

    Poi noi abbiamo problemi nostri: il sistema italiano è particolarmente stratificato e asistematico – una giungla, in pratica, dove ogni regola ha eccezioni che cambiano più volte sotto ogni governo.

    A quanto ne so, per dire, gli immobili in Italia sono tassati in modo più lieve che nella maggior parte dei Paesi comunitari, mentre la pressione fiscale nel suo complesso è mediamente più elevata.

    • Peucezio scrive:

      In tutto questo un briciolo di buon senso e di giustizia non esiste: arraffiamo dove possiamo e basta (non fraintendermi, non sto dicendo che tu ne stia facendo l’apologia, l’hai spiegato in modo chiaro e basta).

      Ma continuo a chiedermi: cosa ci vuole a stabilire che un imprenditore venga tassato nel senso di una percentuale sul guadagno netto, in modo che ce la faccia sempre, solo guadagnando un po’ meno?
      Se uno deve chiudere per le tasse, vuol dire che stai tassando il debito, che stai facendo pagare uno sui soldi che gli escono, oppure che gli chiedi più di quanto gli entri.
      E questo è un monstrum, non so se giuridico, sicuramente morale. E anche pratico: cui prodest chiedere a uno soldi che non ha (quindi che non puoi incassare), facendolo fallire, quindi assicurandosi che non li avrò mai?
      A me pare follia pura.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Se uno deve chiudere per le tasse, vuol dire che stai tassando il debito, che stai facendo pagare uno sui soldi che gli escono, oppure che gli chiedi più di quanto gli entri.

        Non è detto: solo in caso di ritenuta le imposte si pagano nel momento in cui si realizza l’arricchimento, perché il sistema della dichiarazione (che si fa a consuntivo, ovviamente) fa sì che il momento in cui paghi sia successivo al termine del periodo di imposta di riferimento.
        Esempio:
        – nel 2017 il tuo reddito è stato molto basso
        – nel 2018 fai profitti spaventosi, ma paghi poche imposte, perché il reddito dell’anno precedente è stato molto basso. I tuoi profitti (che sono drogati, perché hai pagato pochissimo) o li nascondi o li reinvesti immediatamente in un macchinone nuovo
        – nel 2019 il tuo reddito torna ad essere molto basso, ma tu devi pagare per il 2018. Quindi non hai liquidità e ti suicidi

        • PinoMamet scrive:

          Sì, c’è anche l’altro esempio, a naso un po’ più comune: nel 2018 guadagni qualcosina e lo usi per pagare i fornitori, gli operai e i debiti degli anni precedenti, porti in vacanza la moglie dopo cinque anni che tiri la cinghia e compri la macchina al figlio; l’anno dopo il reddito torna a essere basso, in compenso devi pagare un macchinario nuovo e per quelli del le tasse tu sei Donald Trump, quindi ti suicidi.

          • Z. scrive:

            Non so quanto siano comuni i suicidi. Sicuramente sono diffusi tra i pensionati. Ce ne sono tra gli adolescenti, tra gli operai, tra gli impiegati. Persino un politico ha tentato il suicidio, poco fa.

            Non parliamo di suicidi.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Forniture, macchinari e retribuzioni dei dipendenti abbassano il reddito imponibile.

        • Peucezio scrive:

          Mauricius,
          “Non è detto: solo in caso di ritenuta le imposte si pagano nel momento in cui si realizza l’arricchimento, perché il sistema della dichiarazione (che si fa a consuntivo, ovviamente) fa sì che il momento in cui paghi sia successivo al termine del periodo di imposta di riferimento.”

          Ma infatti la stortura probabilmente sta proprio lì.
          Se invece ti fosse trattenuto alla fonte, tutto ‘sto casino non potrebbe succedere.

          E comunque non credo sia solo tassato il netto.
          Mi risulta per esempio che un imprenditore paghi più tasse in base a quanti lavoratori ha.
          Che significa, a quanti stipendi paga, indipendentemente da quanto fruttino effettivamente. Queste sono presunzioni di guadagno.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Il problema del cuneo fiscale sul lavoro è molto più articolato di come viene solitamente messo, perché il piano giuridico viaggia su un binario del tutto distinto da quello economico.
            Comunque, per farla breve, è vero che c’è l’Irap, ma questa poi ha conseguenze sul calcolo dell’Ires.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Se invece ti fosse trattenuto alla fonte…

            Cioè vuoi trasformare ogni singolo consumatore in sostituto d’imposta?

            • Peucezio scrive:

              Mauricius, non mi parlare di cose tecniche o difficili, che non ci capisco niente.
              Io faccio il ragionamento del fruttivendolo, del muratore, dell’uomo semplice che non capisce come si possa pretendere da uno una parte dei soldi che non ha incassato e chi si avvantaggia dal fallimento di un’impresa.

          • Z. scrive:

            Difficile farlo, in effetti: ogni consumatore dovrebbe sottostare ad adempimenti fiscali analoghi a quelli di un datore di lavoro.

            Peraltro, siccome appunto il reddito d’impresa è tassato al netto, solo a fine anno l’imprenditore sa quanto ha guadagnato. Tassarlo in anticipo sui ricavi, che possono essere di molto superiori ai guadagni, significherebbe chiedergli un grosso anticipo d’imposta sul lordo. Roba che manco lo sceriffo di Nottingham.

            Però Peucezio solleva un tema interessante su cui vorrei dire due cose…

            • Peucezio scrive:

              Io però mi chiedo, con i mezzi informatici e telematici che ci sono oggi, come è possibile che non si possa fare una cosa del genere in modo facile per gli interessati.

              Se poi l’imprenditore dice: “preferisco pagarteli tutti insieme così me li tengo fino all’ultimo momento” cavoli suoi: glie lo lascio fare, poi però me li deve dare altrimenti sono cavoli.
              Ma sarebbe una sua scelta in questo caso.

              • Z. scrive:

                Peucè,

                si fa qualcosa di simile, ad esempio, per le prestazioni di un professionista ad un altro professionista.

                Ma è diverso, perché:

                1) un professionista ha meno costi di un imprenditore, quindi chiedergli un anticipo sul lordo è più fattibile;
                2) chi riceve la fattura è un professionista a sua volta, con una contabilità. Mentre non puoi chiedere al cliente Tizio di diventare sostituto d’imposta perché ha cenato al ristorante di Caio…

              • Peucezio scrive:

                Ma no, io dico solo che il registratore di cassa deve essere collegato con un sistema statale centralizzato, tale per cui, ogni volta che fai lo scontrino, dal tuo conto viene prelevata l’IVA o quant’altro sul momento.

              • Z. scrive:

                Come dicevo, dammi qualche giorno e appena o tempo ti dico come la vedo 🙂

      • Z. scrive:

        Peucezio,

        — In tutto questo un briciolo di buon senso e di giustizia non esiste —

        Sostenere che tutti gli ordinamenti nella storia sono insensati e ingiusti è una tesi che non capisco: giusti o ingiusti rispetto a cosa? Non è come sostenere che le squadre di calcio sono tutte deboli?

        — Ma continuo a chiedermi: cosa ci vuole a stabilire che un imprenditore venga tassato nel senso di una percentuale sul guadagno netto —

        È già così, Peucè. Il reddito d’impresa, a differenza del reddito da lavoro dipendente, è tassato al netto.

        • Peucezio scrive:

          Perché tutti gli ordinamenti? Sto parlando dell’Italia di oggi, per il resto non mi esprimo.
          Comunque può anche essere che un certo tasso di ingiustizia ci sia in tutte le società umane e che compito degli uomini e della politica sia quantomeno cercare di ridurlo il più possibile, additandolo come tale.

          Per la seconda osservazione, vedi sopra la discussione con Mauricius e Pino.

          • Z. scrive:

            Perché è dagli anni Settanta che si tassa il reddito, che a tuo giudizio è l’unica tassazione accettabile.

            Per carità di Patria evitiamo di parlare di come funzionava prima 😀

            (in epoche precedenti, peraltro, quantificare il reddito era nel migliore dei casi estremamente difficile, più spesso impossibile)

            • Peucezio scrive:

              Una volta semplicemente lo stato ti rubava l’unica gallina che avevi, molta parte del grano e se poi morivi di fame se ne sbatteva i coglioni.

              Adesso fa la stessa cosa, ma un po’ meno.
              Speriamo che un giorno la smetta di tassare soldi non incassati.

              • Z. scrive:

                Peucè, davvero, questa cosa di “tassare i soldi non incassati” non ho capito cosa significhi.

                Si tassa il reddito, netto.

                Può darsi che l’imprenditore abbia già speso i soldini che ha incassato, certo. Ad esempio può aver speso i soldini dell’Iva a debito incassati dai clienti per conto dello Stato. Dammi tempo e ne parliamo, ok? 🙂

              • Peucezio scrive:

                Ti ripeto, e gli immobili?

                E poi, tu sarai più esperto di me, a me risulta che paghi più tasse in base al numero di dipendenti.
                Che è come dire: più soldi mi escono (i dipendenti hanno il brutto vizio di esigere lo stipendio) più tasse pago. Sono male informato?

          • Z. scrive:

            Sul certo tasso di ingiustizia, o comunque di durezze da affrontare, sono d’accordo.

  51. Roberto scrive:

    A proposito di prezzo e sale, mi rassicurate sul fatto che questo non è il Rocco casalino che prende 160.000 euro per fare il portavoce del primo ministro, oltretutto essendo un esponente di un partito che fa della povertà dei politici una missione sacra?

    https://youtu.be/crDavhMbYP0

    Non può essere lui…

    • Roberto scrive:

      Immagino che Martina avrà un odore da povero

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Si chiama Di Martini: l’ho sentito dire da una militante.

        A parte gli scherzi, non conoscere il nome del segretario del proprio partito è una cosa un po’ particolare. Questo Di Martini dovrebbe provare ad andare al Grande Fratello per intercettare un po’ di voti.

        • Roberto scrive:

          Ma perché? Il PD è morto e sepolto, se i pentalegati non cercassero disperatamente di tenerlo in vita per avere un nemico esterno nessuno ci penserebbe più….

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “Ma perché? Il PD è morto e sepolto”

            Certo a stare qui non sembrerebbe… sono stato l’altro giorno a una riunione di commissione in Comune, e ogni volta fa venire il mal di pancia vedere la spocchia con cui quelli del Partito Unico trattano chiunque: “mica si può andare porta a porta a chiedere alla gente cosa vuole, noi siamo stati eletti e decidiamo noi!”.

            L’arroganza di questa gente nell’imporre spese pubbliche non richieste, e contemporaneamente imporre tagli non richiesti e poi la corsa a farsi fotografare mentre tagliano i nastri (il nostro sindaco viene chiamato “mani di forbice”) ed esaltati da una stampa servile… Sempre con decisioni che sono prese a cena con i capi dei bottegai, con i dirigenti delle banche, con i capi delle squadre e delle scuole sportive.

            Credo che ci sia effettivamente una massa sempre crescente (ma non maggioritaria) di fiorentini che non sopporta più questi modi. Senza avere la minima simpatia per Salvini ovviamente.

            Quelli del Partito Unico qui almeno non danno il minimo segno di pentimento o di preoccupazione, forse perché proprio non potrebbero mai cambiare: un tipo antropologico non può mutare pelle.

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Quelli del Partito Unico qui almeno non danno il minimo segno di pentimento o di preoccupazione, forse perché proprio non potrebbero mai cambiare: un tipo antropologico non può mutare pelle.”

              E’ questa la mia speranza. Che la sinistra italiana sia troppo antropologicamente rigida per adattarsi al cambiamento e che quindi venga travolta e sparisca.
              Anche se purtroppo il vero problema non è tanto il partito, che è un epifenomeno, ma l’umanità progressista, che invece è ancora molto vitale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Che la sinistra italiana sia troppo antropologicamente ”

                Faccio fatica a parlare di “sinistra” o di “progressismo”.

                Parlo solo per la mia città.

                La Sinistra qui è all’opposizione, in maniera anche dura; assieme a Cinque Stelle e a una lista civica.

                La Destra è quasi inesistente (leghisti, Fratelli d’Italia, Casa Pound) oppure è intrecciata con il Partito Unico (Forza Italia): non a caso il Partito Unico ha fatto eleggere in uno dei pochi collegi blindati d’Italia un cattolico di destra come Gabriele Toccafondi.

                All’interno del PD, quelli “di sinistra” sono stati quasi tutti emarginati o se ne sono andati di propria volontà, come l’intera sezione Oltrarno del partito.

                Questi amministratori sono certamente tutti “progressisti” nel credono che al mega-aeroporto, a più turisti (specie se cinesi), al mercato globale, a un’autostrada più larga, a un enorme stadio nuovo e altre cose simili. E quindi credono che le persone che vale la pena ascoltare siano uomini della finanza, bottegai di quelli che contano, imprenditori cinesi e dirigenti delle società sportive.

                Accettano senza particolare entusiasmo alcune forme di “progressismo morale” nel senso che sono disposti a finanziare prediche nelle scuole da parte di psicologhesse precarie contro il “ciberbullismo omofobo” (ma non hanno patrocinato il Gay Pride).

                Da quando hanno perso il governo nazionale, hanno scoperto di colpo l’antifascismo (“il PD è l’unico erede dei partiti nati dalla Resistenza, PCI, DC e PSI”) anche perché in Toscana è effettivamente una componente emotiva tradizionale.

                Il vero ideale di questa gente è il concetto che l’amministrazione decide, perché ne sa di più di chi li ha votati, e che gli eschimesi devono essere grati se il Comune decide di regalare loro un chilo di ghiaccio a testa per Natale.

                In questo senso quelli del PD sono sicuramente credenti nella “democrazia rappresentativa”, che a modo suo è pur sempre una forma di “progressismo”.

              • Z. scrive:

                Insomma, Peucè, tu non ce l’hai col PD o con LeU…

                Tu ce l’hai proprio con me, e con le persone come me 🙂

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                è esattamente così 😀

                Diciamo con le persone come te, tranne te, perché, anche se sei un malvagio progressista 🙂 , sei anche persona brava, simpatica e arguta.

        • Z. scrive:

          Ne abbiamo già uno, al governo, e direi che è sufficiente 😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Secondo me invece ha aperto una via: vai al GF e guadagni più del premier e – soprattutto – conti più del premier.

  52. Mauricius Tarvisii scrive:

    Intanto, tra un Vangelo e un rosario…

    http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2018/09/23/news/difendo-i-bestemmiatori-fa-piu-danni-chi-parla-forbito-1.17275461?ref=hftttrea-1

    Il post su Facebook:

    Io mi fido di chi bestemmia.
    Il Veneto è stato costruito da cittadini che tiravano boioni, facevano la scarpetta sul tocio ed avevano il nero sotto le onge.
    È stato distrutto da gentaglia in giacca e cravatta, dal parlare forbito, con la guida Michelin tatuata sull’avambraccio.
    Insegnate la sostanza ai nostri figli, non l’apparenza.
    I miei porchi valgono più dei vostri psicanalisti.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      «Certe cose dovrebbero partire dalla famiglia, non da iniziative comunali», dice Zanatta al telefono prima di spiegare la sua posizione: «La penso come il patron dell’Herry’s Bar di Venezia, Arrigo Cipriani: un popolo che bestemmia il proprio Dio non farà mai una guerra in suo nome. In Veneto poi la bestemmia è come una virgola nelle frasi. Non ha niente di blasfemo, è anzi un modo confidenziale di rivolgersi a lui come dargli del tu», prosegue il consigliere comunale che non trova nessuna contraddizione tra il suo passato democristiano e la sua posizione sull’argomento. «Certi culti idolatri
      di Santi e Madonne sono molto più blasfemi di un “porco”

      • MOI scrive:

        C’è del verissimo ! 😉

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se sei luterano certamente

          “culti idolatri di Santi e Madonne”

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In generale è profondamente protestante il “bestemmio con le labbra, ma non con il cuore”.

          • PinoMamet scrive:

            Sarà protestante ma l’ho sentito dire da diversi preti e suore.

            Ho conosciuto una suora- genovese, lavorava qua- una vecchietta di ferro- bravissima infermiera- impegnatissima nel sociale-curava gli anziani a domicilio, trovava mobili ed elettrodomestici e abiti da bambino agli immigrati e ai bisognosi in genere, si dava da fare per tutti- fosse per me l’avrei fatta sindaco-
            che assisteva tranquilla allo spettacolo del fabbro che bestemmiava aggiustando le porte della chiesa.
            E rispondeva alle perplessità della sorella (nel senso di suora) più giovane, dicendole appunto che la bestemmia era solo un innocuo intercalare, il Signore non ci faceva caso.

            In effetti non è che il fabbro, mi correggo, bestemmessia aggiustando le porte della chiesa; ma aggiustava bestemmiando le porte della chiesa.

            E il discorso “se bestemmi in fondo vuol dire che credi in Dio” l’ho sentito da praticamente tutti gli insegnanti di religione che ho conosciuto.

          • Z. scrive:

            Io ho sentito più spesso dire che se credi bestemmiare non ha senso, e che se non ci credi non ce l’ha ugualmente…

            Tu dici: che c’entra? C’entra, perché questo ragionamento implica che la bestemmia non sia considerata un intercalare, una imprecazione (come poi è, intendiamoci), ma una dichiarazione consapevole!

            Secondo la mia esperienza si bestemmia…

            – a sinistra più che a destra;
            – tra non credenti che tra credenti;
            – al Nord più che al Sud.

            Infine, non ho fatto il servizio militare ma la truppa coscritta, alla visita di leva, bestemmiava con gran liberalità!

          • PinoMamet scrive:

            Secondo la mia esperienza si bestemmia di più dove è più tradizionale farlo (cioè nel Centro Nord, suppongo) e tra le categorie di persone più “tradizionali” (artigiani, agricoltori, dai 60 anni in su).
            Per questi, in effetti, la bestemmia è un intercalare e credo risalga alla notte dei tempi.

            Poi ci sono, o forse c’erano ai miei tempi, gli adolescenti che bestemmiavano per gusto di ribellione contro il “prete di religione”, e per loro valeva il discorso della dichiarazione di fede al contrario
            (anche se in effetti alcuni erano atei).

          • PinoMamet scrive:

            Proprio l’altro giorno per esempio ho sentito, nel non-capoluogo, un ragazzino bestemmiare sonoramente perché aveva perso il bus: si sono girati tutti, non per lo scandalo, ma per la rarità dello spettacolo.

            La bestemmia è infatti quasi estinta tra i giovani della città fighetta
            (mentre tuttora in gran voga nella quadrata città viciniore…)

    • MOI scrive:

      La Guida Michelin tatuata mi sfugge … va be’.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        E’ l’esterofilia…

        • MOI scrive:

          ah … ok.

          E’ un’ immagine novecentesca (il cartaceo vs l’informatico, per essere informati, oggi, fa un po’ l’ effetto del veicolo a trazione animale vs omologo a motore per essere veloci … ), ma forse rende anche meglio.

  53. MOI scrive:

    C’è del vero …

  54. MOI scrive:

    Si tratta , ancora una volta, dell’ irreparabile danno dato dall’ identificazione della Propaganda Dissolutoria dell’ Occidente nella “Cultura” stessa, talmente egemone da potersi permettere il lusso supremo di de-aggettivizzarsi.

    A riprova, segnalo un molto interessante articolo _ un po’ vecchiotto, parte da un fatto di cronaca molto noto … ma con il pregio di andare oltre, molto oltre ! _ su dove e come ci abbia portato il Politically Correct a casua di una sedicente SX che continua a vivere di politica soltanto sulla base di un voluto (!) fraintendimento linguistico – simbolico :

    http://www.lintraprendente.it/2016/01/le-femministe-preferiscono-lislam/

    “Il radicalismo islamico trova il proprio più importante alleato nella radicalità di alcune posizioni antioccidentali post-marxiste. Nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso, mentre Karl Marx andava definitivamente in soffitta iniziava una storia assai complessa di spartizione della sua eredità. Di Marx rimaneva vivo essenzialmente uno spunto, ossia la nozione dell’esistenza sempre e comunque di oppressi e oppressori. L’idea di fondo del post-marxismo è che nella società esista sempre una molteplicità di discorsi diversi e incommensurabili che producono “narrazioni” talmente divergenti che i gruppi dominanti e le categorie oppresse non possono neanche dialogare. Il che significa che l’antagonismo fra prospettive incompatibili è inevitabile e “al coltello”. Se la teoria classica immaginava uno scontro tra interessi individuali e il marxismo vede il conflitto in termini di classe, la teoria critica della razza e quella femminista hanno ormai stabilito con certezza che esiste un unico gruppo di oppressori, dal punto di vista culturale, economico e politico. Si tratta dei maschi bianchi, perlopiù eterosessuali, di origine europea”

    [cit.]

    … Almeno Habs capirà ! 😉

    • Z. scrive:

      Insomma, se in Italia si biasima la bestemmia è colpa della sinistra.

      E vabbè 😀

    • MOI scrive:

      No: è colpa di costoro se i “Grezzi” hanno questo paradossale (!) vantaggio di senso critico sul mondo circostante !

      • Z. scrive:

        Guarda che si bestemmia anche a sinistra, vez…

        • MOI scrive:

          Sarebbe difatti interessante un’indagine fra gli “Over” (per dirla in Fighettish) che hanno disertato la Festa del Partitrone in Fiera …

          • MOI scrive:

            Partitone

            e.c.

            ———————

            La “bestemmia” nel link di Mauricius è evocata come epitome di un modo di essere e di ragionare che non c’è più.

            Ora difatti c’è l meraviglioso 🙂 mondo di adesso, in cui un “frocio” o “negro” detto in televisione da parte di un/a/* ministro/a/* è MOLTO più grave di qualsiasi politica impopolare che impauperisca chi già (soprav)viva in povertà !

            Condisci la scelta economico-politica impopolare con un po’ di Ecologismo Decrescista e diventa “Fascista Vs la Grande Madre Gaya” stare dalla parte (!) degli operai Fiat Vs Marchionne :

            visto che le tante piccole “impronte ecologiche” di decine di migliaia di persone che vivano decentemente sono, sommate assieme, più “eco-impattanti” dello sfrenato lusso del singolo Imprenditore stesso.

            I “Grezzi”, dunque, conservano _ vestigialmente sedimentate per accumulo di luoghi comuni “beceri e datati”_ la mentalità dei Progressisti VERI di cento e più anni fa.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              La bestemmia è evocata come un esempio di maleducazione figlio di un mondo in cui la Chiesa non ha più potuto inquisire e punire severamente i colpevoli di quel peccato.
              Un tempo in Veneto non bestemmiavano e, se bestemmiavano, l’Inquisizione si occupava di loro (vedere statistiche sui procedimenti inquisitoriali).

            • PinoMamet scrive:

              Behhhhh….

              l’anno scorso, a mo’ di approfondimento da portare a scuola, mi sono letto un saggio sui procedimenti dell’Inquisizione.
              C’era il caso di un veneto, appunto, processato in Portogallo, e quindi tra le altre cose di parlava proprio del Veneto, nel Seicento.

              Morale, il tizio processato in Portogallo fu sfortunato, e molto, e gli finì male. Ma mica per bestemmia: per eresia.
              Anche così, la maggior parte dei procedimenti (per il reato ben più grave di eresia, eh…) finiva con l’accusato che riconosceva il peccato, si confessava, prometteva di non farlo più.
              Ce l’ho ancora da qualche parte.

              L’accusatore del nostro veneto in Portogallo, tra l’altro, pare fosse mosso da motivi personali; in genere la lettura di testi “pericolosi” e l’adesione informale a certe tesi era (vado a memoria) perlomeno tollerata, se non era sbandierata ai quattro venti, e comunque molto diffusa.

              Tornando in argomento, la letteratura dell’epoca (non so specificamente il caso veneto, bisognerebbe controllare) ci restituisce l’immagine di un’umanità assai simile a quella pre-industriale degli anni Cinquanta, per intenderci, cioè assai cattolica, assai ignorante, e assai bestemmiante.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Il fatto è che c’erano più processi per bestemmia che per eresia, segno che la pratica non era capillare (altrimenti nemmeno ci avrebbero provato a punirla…). Ma non così tanti di più, il che fa pensare che non dovesse essere poi così diffusa.

                Preciso, il “molto” e “poco” per me sono con riferimento alla mia area geografica, dove quando scendi dal treno in stazione ti accolgono le bestemmie a farti capire dove ti trovi, per capirci. Ecco, con un tasso di bestemmie di questo tipo sarebbe impensabile perseguirle.

                Comunque io sto ancora aspettando che qualcuno scriva qualcosa di approfondito sulla storia della bestemmia.

              • PinoMamet scrive:

                “Ma non così tanti di più, il che fa pensare che non dovesse essere poi così diffusa.”

                Sì, ma quando si parla di processi, in un tempo passato poi, c’è sempre il dubbio: ci sono pochi processi perché il reato era poco praticato o perché era poco perseguito?
                E viceversa…

                Io ammetto che (sempre a meno di rigorose smentite) tendo a credere che in genere l’essere umano sia piuttosto conservativo, e che quindi il passato sia grosso modo simile al presente in tutto ciò in cui non c’è motivo di credere che fosse diverso, che in fondo è il buon vecchio Occam.
                Se mi immagino il Veneto del Settecento, ecco, le automobili non ce le metto, ma le bestemmie sì. Magari più caute e quando non ci sono preti in vista.

                Ma, ripeto, rimango in attesa di smentite, è il bello della Storia.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non saprei sulla conservatività: il Veneto ha conosciuto trasformazioni sociali gigantesche in tempi limitatissimi (la scomparsa dell’agricoltura cadorina fino alla totale perdita del suo ricordo nel giro di 50 anni, l’industrializzazione capillare, tutta la storia del Prosecco…), grandi spostamenti di popolazione (lo svuotamento del bellunese, la ricolonizzazione di Longarone, tutto quello che è successo in Polesine…) e trasformazioni linguistiche profonde (scomparsa delle parlate retoromanze in una larga fetta del loro areale), mutamenti politici (dal moncolore DC e le “città bianche” al primo monocolore leghista, per passare poi alla risacca leghista col crollo al 5% in una tornata delle amministrative e ora il secondo monocolore leghista) e persino rivoluzioni alimentari (qui 50 anni fa la pasta era roba rara e mi hanno raccontato che molti non sapevano neppure cucinarla!). E tutto senza che i veneti ne conservino nessuna memoria (e questa secondo me è la differenza principale tra veneti e friulani), visto che il passato qui è solo quello immaginario dei venetisti.
                E’ possibile che la propensione alla bestemmia sia stata una dei rarissimi punti fermi nella storia regionale? Possibile.

              • PinoMamet scrive:

                In ogni caso grazie (davvero) per i cenni sulla storia veneta recente, che non conoscevo affatto.

                L’ER, perlomeno la parte in cui vivo e che conosco meglio, ha avuto i suoi mutamenti di popolazione “tradizionale” in modo diverso (è più una specie di flusso continuo in entrata e in uscita, da e per Lombardia, Liguria, Toscana), e invece grandi mutamenti nella cultura materiale e contadina, che non hanno lasciato traccia
                (tutti ritengono “tradizionali” colture, tecniche, prodotti, mentalità, abitudini, che sono spesso invece molto recenti);

                ma il Veneto mi pare, da quello che dici, aver subito dei cambiamenti davvero notevoli.

            • PinoMamet scrive:

              Non escluderei che il saggio mi fosse stato segnalato da Habs su queste pagine!

  55. MOI scrive:

    … Non è forse l’ insulsa piccola borghesia paraintelletualoide che si esprime in “Fighettish” 😉 ad aver fatto del PCI il PD ?!

    • Z. scrive:

      Ancora con sto PD? Mamma che noia 😀

      • Moi scrive:

        … La sigla “PCI ” non (!) stava per “Politically Correct Italy” ! 😉

        • Z. scrive:

          Dico davvero: ti sarai accorto che il PD è all’opposizione, isolato, senza una reale prospettiva di tornare maggioranza a breve.

          Travaglio continua a parlare di “regime”, come se non si fosse accorto che al governo ci sono gli amici suoi, ma non ci crede davvero. E’ che deve vendere copie di un giornale filogovernativo e farlo passare per un giornale di guerriglia.

          Tu però mica hai questa esigenza 🙂

  56. MOI scrive:

    Il Veneto è stato costruito da cittadini che tiravano boioni, facevano la scarpetta sul tocio ed avevano il nero sotto le onge.

    ————————

    Almeno fin qui, si può applicare anche all’ Emilia Romagna, ma con la differenza di un’ identità di “ethos” anziché di “ethnos”, di “peuple” anziché di “volk”. Se sta finendo, bisogna delle due meravigliarsi che sia durata così a lungo … almeno per una dottrina politica, che ha lo svantaggio (rispetto a una religione rivale) di NON avere prospettive temporali metafisiche.

  57. Moi scrive:

    @ ROBERTO / TUTTI

    Maurizio Blondet e gli Eurocrati Ancien Régime (a suo dire, per questo “scemi” [sic] …
    )
    https://www.maurizioblondet.it/gli-eurocrati-sono-ancien-regime-ecco-perche-sono-scemi/

    • Roberto scrive:

      Mi sono fermato nella lettura a “pacata osservazione”.
      Salvini parlava di schiavi, asselborn ha fatto benissimo a mandarlo a fanculo
      E la malafede di blondet non merita il mio prezioso tempo

      Una nota puramente linguistica: nel granducato “merde alors” non è un’esclamazione particolarmente volgare, la tradurrei con “ma insomma!”
      Stesso vale per “connard” che ha una connotazione quasi affettuosa. Le due sono spesso fonte di conclusione con i francesi che invece considerano le due espressioni molto volgari

  58. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Mi sa che ti sei perso quel Lettore di Repubblica che, finalmente, ha avuto la sincerità d’ invocare la Restrizione del Suffragio Universale … dopo la batosta elettorale

    https://www.maurizioblondet.it/se-democratico-quindi-puoi-essere-nazista-razzista-reazionario-golpista/

    • Francesco scrive:

      Ogni volta che leggo Blondet rischio che mi spunti una tessera del PD nel portafogli. Poi penso alla Monica Cirinnà e ai referendum di Pannella.

      Ma io sono un bieco catto-reazionario amante della Verità, non un sincero democratico, per cui credo di potere.

      Così rimango tristemente solo

  59. Moi scrive:

    Ah, sempre @ Miguel:

    Pansa, quella roba sulle Forze Armate che rovesceranno auspicabilmente l’ Esito Elettorale Marzolino, l’ ha detta davvero …

    https://www.youtube.com/watch?v=W-rizTTIvwM

    … d’altronde deve “rifarsi” come Figliuol Prodigo dopo aver de-mitizzato la Resistenza con una serie di famigerati libri, sai com’è !

  60. Moi scrive:

    Madrid : lotta allo “Shebagging” come reazione Vs quella al “Manspreading” [sic & sic]

    https://www.youtube.com/watch?v=32zU9U8am1Y

  61. Moi scrive:

    Dico la mia sulla Blasfemia …

    Premessa : la Teologia è l’ Altra Faccia della Blasfemìa 😉 …

    I

    Bestemmia di Chi Crede : sfogo momentaneo di ribellione Vs il Creato, quando la teologia non riesce a elaborare consolazioni o spiegazioni soddisfacenti.

    II

    Bestemmia di Chi NON Crede : di per sé, è insensata … ma contestualmente le cose cambiano. La Bestemmia di Chi NON Crede è la versione secolarizzata-imitativa … ripetuta come forma gerarchicamente somma d’imprecazione.

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