Occidentalismo

Edward Said, amico del mio maestro Roberto Giammanco, scrisse cose brillanti sugli orientalisti, la buffa congrega di occidentali che impiegarono sforzi folli per cercare di capire l’Oriente, ovviamente immaginandoselo ciascuno a modo suo.

Eppure c’erano dei giganti tra di loro: penso a Edward Lane, inglese eccentrico (e che ho detto, era inglese!) che andò al Cairo per motivi di salute, si comprò una ragazzina armena, oppure greca, non si sa bene, al mercato degli schiavi e se la sposò, e scrisse un dizionario della lingua araba che mai, nessuno, in un secolo e mezzo, ha saputo superare come qualità. Lane morì quando arrivò alla lettera Qaaf del suo Lexicon, eppure tutti i finanziatissimi studi coranici oggi fanno sempre riferimento al suo lavoro, perché non sanno fare di meglio. Dopo la Qaaf, nemmeno i petrodollari ci arrivano.

Noi orientalisti siamo una microscopica schiera, di sciroccati di tante specie – appassionati di radici trilettere, ascoltatori incantati di cantillazioni coraniche, affezionati amici dei tanti migranti arrivati qui, figlie di orafi di Valenza Po rimaste incantate da una parola di Ibn Arabi, sottoccupati di Mestre che sanno tutto sulla massoneria in Marocco nel 1910, gente innamorata delle aurore di Sohravardi (e pronti a battagliare con chi lo chiama Suhrawardi), agenti dei servizi segreti a caccia di nemici dell’Occidente…

però siamo tutti, tutti, degli incompetenti.

Quasi nessuno delle poche migliaia di orientalisti americani o europei sarebbe in grado di scrivere due righe in un arabo credibile. E quando sappiamo dire una sola frase in musulmanese corretto, ci sentiamo dei gran signori: Inshallah, Mashallah, Ma’aleysh, Allahu a’lam, Tafaddal, Tislam Iidik!

Nessuno di noi è lontanamente comparabile, come qualità, ai milioni di occidentalisti.

Che sono i musulmani che sin da piccoli hanno imparato verbi irregolari, valori imprevedibili, luoghi comuni occidentali, magari in scuole dove l’arabo era talmente disprezzato, che non lo si insegnava nemmeno. Che in paesi “arabi” come il Marocco, sin da piccolo, ti insegnano che esiste solo il francese.

Gente che ha imparato non soltanto una lingua europea (o due, o tre o cinque), ma anche il gergo dei poliziotti, il linguaggio che ti permette  di avere un permesso, la battuta esatta da dire in una compagnia di amici, le folli sfumature del francese gergale…

Sul blog di Peter Van Ostaeven, seguo in questi giorni le pubblicazioni vicine all’Isis, in particolare Dabiq e Rumiyah.

Voi sapete tutti, spero, quale sia la mia posizione riguardo al cosiddetto califfato: ritengo che musulmano sia chi si dichiara tale; che il “califfato” rappresenti una piccola parte dei musulmani; ma che non si possa negare che i califfari “siano musulmani”.

Come tutti gli “orientalisti”, se trovo un testo in inglese, mi sento meglio, inutile far finta che leggiamo l’arabo come il bambino marocchino qualunque legge il francese.

Dabiq e Rumiyah sono scritti in un inglese quasi perfetto (in un articolo, sospetto che le piccole imperfezioni siano dovute al francese, e non certo all’arabo). Gli autori non hanno studiato l’inglese, è la loro lingua madre. Ne conoscono le sfumature, i piccoli dettagli che entusiasmano, che coinvolgono, la potenza della parola, dell’aneddoto, nello specifico contesto inglese.

E sanno anche esattamente quali sono i tasti che fanno impazzire gli occidentali, scelgono con attenzione la foto di bambini che leggono un libro di preghiere cristiane, per sottotitolare, rapire i bambini dei cristiani che non si sottomettono all’Islam è lecito.

kuffarE’ un riferimento quasi fuori contesto, al parere di uno studioso islamico del Trecento, cui si fa menzione di sfuggita nell’articolo: ma gli occidentalisti sono talmente bravi, da conoscere anche quanto conti l’immagine.

E a questo punto mi viene in mente una considerazione che dovrebbe essere ovvia.

Penso a Muhammad N., colonnello dell’esercito egiziano, che ho conosciuto tanti anni fa. Parlava un inglese oxfordiano (ricordo che il migliore degli orientalisti parla un arabo che gli riderebbero dietro ovunque) e passava metà dell’anno in Inghilterra.

Muhammad N. è un signore che ricordo con stima e affetto, anche per la sua onestà; e mi ricordo della gentilezza con cui cercava di seguirmi persino quando gli chiedevo chiarimenti sulla lingua che lui meno apprezzava al mondo, cioè l’arabo.

Ecco, immaginatevi cosa è successo al Medio Oriente.

Non dovete pensare a mostri, come pure ce ne sono stati. Pensate solo a persone come Muhammad N., che non truffava nessuno.

Muhammad N. era nell’esercito, e altri ufficiali mi raccontavano della percentuale di morti che era ritenuta accettabile durante gli addestramenti (tanto erano tutti himar saidi, “asini del Sud”, di cui ce n’erano talmente tanti, che il mondo non ne avrebbe sentito la mancanza)…

  Muhammad N. possedeva molte case, ed era amico, son sicuro, di tutti i preti copti. Era anche una bella persona, onesta e gentile, un vero aristocratico.

Mi immagino Muhammad N. al polo club che parla con gli amici un po’ in arabo e un po’ in inglese, e sperando che non ci siano spie, parlano male delle guerre e del socialismo di Nasser,  e tutti sotto sotto sognano un mondo in cui si parla in inglese, si beve alcol con moderazione e la differenza tra cristiani, ebrei e musulmani conti meno di quella tra colti e incolti, o tra ricchi e poveri.

Ma tutto sommato erano contenti che Nasser tenesse sotto la frusta le capre, gli asini, i fanatici e le immense masse dei contadini. I himar, e la temibile Fratellanza Musulmana, i barbuti che non bevevano vino.

Che poi anche i Fratelli… una volta mi portarono di nascosto a incontrarne uno, in un piccolo appartamento al decimo piano di un terrificante palazzo, con la moglie nascosta la cui mano compariva per porgerci il té… e rimasi meravigliato dallo splendido inglese che parlava, dal suo senso dell’umorismo, dalla vasta conoscenza della letteratura britannica…

Oggi, l’immenso, tragico errore dei benintenzionati come il Colonnello Muhammad N. è evidente: credevano nella scuola. Forse, viene da ridere, pensavano di forgiare i poveri a immagine dei ricchi.

Nelle scuole quelle immense, sterminate, affamate, ammalate masse di asini, in aule di cinquanta alunni con l’insegnante con il diritto di picchiare chi non studiava, e mi ricordo le straordinarie nuvole di polvere che si alzavano quando le folle di bambini uscivano…

immaginarsi folla di mamme italiane all’uscita di scuola, in attesa di pargoli, mentre la maestra li consegna ad uno ad uno alla legittima proprietaria, nel terrore di essere denunciata per non so cosa

ecco, queste masse uscite dai campi, da immensi blocchi di mattoni nudi e senza finestre, dal fiume dove dominava la bilharzia che ti entra nel fegato e lentamente ti mina.. ecco, questi studiavano, studiavano di giorno e di notte, ripetevano a memoria le formule scientifiche mentre vendevano fazzoletti per strada, diventavano ferocemente scettiche sull’antico mondo fatto di santuari di santi e di tolleranze, scoprivano Pasteur, un mondo senza miracoli, e le formule per fare la nitroglicerina e le tecniche per farsi in casa un GPS.

Imparavano le lingue del pianeta alla perfezione, mentre accedevano ai testi di ingegneria e di fisica, imparavano che quello che gli avevano insegnato in casa non era affatto l’Islam, che ognuno di loro poteva applicarsi ai testi e leggerli da sé senza chinare la testa davanti al primo veccchietto barbuto, amico dei militari, dei cristiani e degli ebrei, che cercava di instillare ancora l’obbedienza e gli antichi valori.

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38 risposte a Occidentalismo

  1. MOI scrive:

    … perché invece, nel frattempo, la Scuola in Occidente è diventata la Fabbrica degli Inetti ?

  2. Roberto scrive:

    Giusto un dettaglio: ma marocchini e algerini che non parlano francese li incontro solo io?

    • PinoMamet scrive:

      Mm io tra gli studenti incontro soprattutto arabi che non parlano arabo “solo un po’ di dialetto, i miei genitori mi mandano a scuola di arabo la domenica ma mi rompo le palle e non ci vado più”

    • Roberto scrive:

      Per dire, quando sono arrivato in Lussemburgo mi sono iscritto ad un corso di lussemburghese e dei vari magrebini che studiavano con me (quasi tutte donne in realtà) non ce ne era uno che parlava un francese decente (ed una ragazza giovane era totalmente analfabeta sia in arabo che in francese).
      E ti parlo di persone di mezza età fra i 30 ed i 40, tranne la ragazza che mi sa che era sui 20.
      All’epoca mi aveva sorpreso, ma poi mi ero detto, vabbè non sono andati a scuola ed è normale. Adesso miguel mi dice che non è normale

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “E ti parlo di persone di mezza età fra i 30 ed i 40, tranne la ragazza che mi sa che era sui 20.”

        Posso immaginare che siano di famiglie molto povere, che non sono andate a scuola.

        Ancora oggi, il 32% della popolazione marocchina è analfabeta, e non sorprende, se pensiamo che per un berbero, “scrivere” vuol dire cavarsela sia con la bizzarra ortografia francese, sia con quella dell’arabo classico che nessuno parla e che non ha poi alcun rapporto con il berbero”.

        In Egitto, ai miei tempi, la grande maggioranza delle donne era ancora analfabeta (e anche lì si sarebbe trattato di imparare prima una lingua straniera anche se meno aliena, l’arabo classico).

        Oggi comunque in Egitto, l’iscrizione alla scuola elementare sfiora il 100%, almeno a credere alle statistiche ufficiali, e il 60% della popolazione ha meno di trent’anni.

        Ecco la piramide per età dell’Italia (non ci fate caso al buco in alto, ci avevo lasciato il mouse e me ne sono accorto dopo):

        Ed ecco la piramide per l’Egitto (anche qui manca una riga per colpa mia):

        Credo che spieghi anche il motivo per cui non temo guerre civili o ondate di violenza in Italia.

        • Peucezio scrive:

          “Per Roberto” semmai.

          Che poi il problema non è nemmeno tanto il fatto che in Italia ci siano pochi giovani, perché quei pochi sono molto più imbelli dei vecchi.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “non è nemmeno tanto il fatto che in Italia ci siano pochi giovani, perché quei pochi sono molto più imbelli dei vecchi.”

            E’ una riflessione interessante.

            Così, a pelle, la mia sensazione da Diversamente Giovane, e generalizzando brutalmente…

            I giovani italiani sono in buona parte persone tranquille, un po’ timide, che si fanno i fatti loro e cercano di sopravvivere.

            Poi c’è un’ampia fauna di narcisisti tatuati amanti dei selfie e della cocaina.

            Però in entrambi i casi, non si pongono al centro più di tanto, cercano soddisfazioni individuali piuttosto modeste e a breve termine, senza alcuna intenzione di incidere sul mondo.

            Che è l’esatto contrario di tanti loro coetanei mediorientali, che vogliono studiare e capire con la furia di Alfieri, che sono disposti ad andare a morire in capo al mondo per combattere gli stati, che diventano torturatori di stato accaniti, che sono disposti a rischiare di morire annegati pur di emigrare…

            chiaramente, c’è l’effetto distorcente della cronaca per cui notiamo in quei paesi i casi estremi. Ma la differenza esiste, e credo che abbia a che fare con la piramide demografica, anche se non saprei esattamente in che modo.

            • Peucezio scrive:

              Sì, non conosco il secondo tipo di giovani, ma mi pare credibilissima la tua descrizione.
              Sul pirmo tipo, il ritratto direi che è perfetto.

        • Peucezio scrive:

          Invece mi sa che manca un commento mio…

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Invece mi sa che manca un commento mio…”

            Non sono sicuro di aver capito. Ho cercato se ci fosse qualche commento tuo non approvato (a volte avviene perché usi un diverso computer, oppure perché metti troppi link nel commento), ma non trovo nulla.

  3. Francesco scrive:

    1) oh cazzo, mai uno di questi che abbia studiato economia politica o diritto occidentale, tutti fissati con la chimica e l’informatica!

    2) l’Islam non era una pratica? mo è diventato un Libro che se lo leggi da solo e di botto diventi Calvino?

    3) da noi, quando hanno abbandonato la religiosità tradizionale, sono passati a Lando, non all’ISIS …

    insomma, paiono strani questi tizi che descrivi

    ciao

    • Nelle edicole toscane la (credo) Edifumetto proponeva addirittura una versione a toni ben più caricati dell’originale cinematografico di un Pierino con le fattezze di Alvaro Vitali.
      Pochissimi anni dopo la stessa Edifumetto, avvalendosi senza dubbio degli stessi disegnatori (quelli di cui Scòzzari parla molto male nel suo “Manuale dell’Arte Bimba”, invitando i discepoli a non imitarne tratto ed interessi se non volevano avere a che fare a vita con editori che erano ‘vecchietti con la patta aperta e il pentolino sul termosifone’) pubblicò “Paninaro”.
      Molto appropriatamente, visti i precedenti.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Cito, senza sposare né rinnegare la tesi, un breve articolo apparso oggi su l’Espresso online.

    Non ho approfondito questa specifica crisi (e dubito che a emigrare siano per primi quelli che non hanno nulla), però direi che è da aggiungere al prosciugamento dell’Arabia Saudita, al collasso del sistema dei fiumi della Mesopotamia, alla guerra dell’acqua che incombe tra Egitto ed Etiopia.

    A ricordarci che la questione delle migrazioni non è proprio la stessa cosa delle migrazioni italiane nell’Otto/Novecento.

    http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/07/10/news/l-ipocrisia-di-chiamarli-migranti-economici-1.305719

    L’ipocrisia di chiamarli migranti economici

    Le persone che rischiano la vita attraversando il deserto e il Mediterraneo scappano dalla siccità e dalla fame
    di Alessandro Gilioli
    13 luglio 2017

    Forse non è chiarissimo, qui in Europa, cosa vuol dire concretamente la parola “siccità” nel Corno d’Africa e nei paesi subsahariani. Detta in soldoni: nei campi non cresce più nulla (nemmeno la resistente farina di teff) e le uniche altre forme di sostentamento – tipicamente le capre o più raramente le vacche – non trovano pozze pulite alle quali abbeverarsi, quindi nel giro di qualche giorno muoiono.

    Questo significa malnutrizione e fame per tutta la famiglia, malattie (colera o altre patologie gastrointestinali) e quindi spesso la morte. La siccità iniziata sei mesi fa colpisce circa 20 milioni di persone tra Etiopia, Somalia, Sud Sudan, Ciad, Camerun, Niger, Nigeria e altri paesi africani.

    Secondo le Nazioni Unite, siamo di fronte alla peggior crisi alimentare dal 1945; per Save The Children oltre 20 mila bambini rischiano di morire nei prossimi mesi soltanto nel Corno d’Africa. Tutto questo solo per chiarire che cos’è esattamente,un “migrante economico” e perché rischia la vita attraversando prima il deserto e poi il Mediterraneo.

    • Francesco scrive:

      >>> econdo le Nazioni Unite, siamo di fronte alla peggior crisi alimentare dal 1945;

      l’unico problema è che mi pare di aver letto questa frase ogni anno da quando so leggere, quindi ormai andiamo per la quarantesima replica

      intanto la popolazione africana si è moltiplicata non so quante volte

      solo a me vengono dei dubbi?

      ciao

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “solo a me vengono dei dubbi?”

        Ma infatti, dagli anni Sessanta in qua, c’è stata la rivoluzione verde – sostanzialmente, buttare chimica sui campi e prendere acqua dal sottosuolo senza limiti.

        Ha reso possibile la vita a milioni di persone.

        Peccato che poi alla fine della festa, non rimangono né campi né acqua, che almeno un pochino c’erano quando si stava peggio.

        • Francesco scrive:

          quando finisce ‘sta festa? è un pò come la fine del capitalismo (cit.) che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa, tranne Pippo Civati

          🙂

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “quando finisce ‘sta festa? ”

            Abbiamo già dedicato un articolo alla fine (letterale, per legge!) dell’agricoltura in Arabia Saudita.

            • Francesco scrive:

              beh, quella fatta con acqua dissalata del mare?

              o hanno prosciugato le loro stesse fonti? che poi le fonti perenni sono rinnovate dalle piogge, le altre sono caduche per definizione

              ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “beh, quella fatta con acqua dissalata del mare?”

                Serve per coprire una parte dei fabbisogni civili, non certo per l’agricoltura.

                le fonti verranno rinnovate dalle piogge, nei prossimi venti milioni di anni.

                al-sabr min Allaah wa l’ajlu min al-Shaytaan!

                la pazienza viene da Dio e la fretta da Satana

                Gli Zero (riferimento alla cosa tonda con cui si legano la stoffa sulla testa) avevano troppa fretta.

  5. Z. scrive:

    Miguel, una domanda:

    ma perché gli orientalisti non imparano l’arabo?

    Intendo, la mia conoscenza è limitata pressoché a Bausani, che l’arabo penso lo sapesse abbastanza bene, ma perché gli altri non lo imparano?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “ma perché gli orientalisti non imparano l’arabo?”

      Bella domanda…

      Ovviamente, “imparano l’arabo”.

      Il mio dubbio è che esista un orientalista (di qualunque nazionalità “cristiana”) al mondo, che sappia scrivere in arabo, come quelli dell’Isis sanno scrivere in inglese.

      L’orientalista è sempre uno con il cannocchiale che osserva il misterioso altro; mentre quell’altro si trova a proprio agio in due mondi inconciliabili.

      Se si capisce questo, si capisce come cavolo sia possibile trasformare la guerra più asimmetrica di tutti i tempi in un conflitto che non si sa come andrà a finire.

      • Francesco scrive:

        Sicuro che gli orientalisti non passino 15-20 anni all’università del Cairo o di Beirut?

        E che, non avendo da pensare a come mangiare, non finiscano per sapere l’arabo meglio del cittadino medio?

        Anche perchè la didattica in aule di 50-100 alunni non credo sia granchè

    • Miguel Martinez scrive:

      per Z

      “la mia conoscenza è limitata pressoché a Bausani”

      Sei fortunato, Bausani è stato straordinario.

      Comunque il suo mondo è quello iranico, non quello arabo.

    • PinoMamet scrive:

      “ma perché gli orientalisti non imparano l’arabo?”

      Immagino che sia una cosa come i grecisti che non imparano il greco 😉

      voglio dire: i filologi classici che si rifutano di imparare il “barbaro” “greco moderno”.
      Ce ne erano vagonate…

      Nel caso dell’arabo, credo ci siano in mezzo forse altre cose al posto di (o in aggiunta allo) snobismo:
      la difficoltà di avere a che fare con i dialetti arabi o perlomeno con le sfumature degli arabi regionali, sicuramente, e anche la lontananza implicita in una lingua con schemi di ragionamento così diversi…

      d’altra parte, se gli arabi imparano le lingue europee, tendo a credere anche io che ci siano diversi europei che parlino benissimo l’arabo marocchino, siriano e così via 😉

    • roberto scrive:

      comunque mi domando se nel caso dei comunicati isis che tanto impressionano miguel non ci sia dietro la penna di qualche bilingue
      non so per i britannici, ma a raqqa e dintorni non mancano biligue francese/arabo, consideranto i franco-magrebini o belgo-magrebini che hanno deciso di stabilirsi laggiù. non mi stupirei quindi di leggere dei comunicati scritti in un ottimo francese

      • Francesco scrive:

        sospetto che Mig si sia un pò fissato sul multilinguismo degli africani e terzomondiali, non capisco bene come potrebbero imparare le lingue così bene con quelle scuole e i costi di accesso alla rete – dove non scrivono solo premi Nobel comunque

        avranno anche altro da fare, tipo cercare di sbarcare il lunario

  6. Moi scrive:

    A parte che c’è molto “Oriente” oltre non solo il Mondo Arabo, ma anche oltre il Mondo Islamico … gli “Orientalisti” vogliono trasognare, NON conoscere, NON capire !

    Spesso sanno la telecronaca 😉 dell’ Egira ma della Storia dell’ Occidente sanno sì e no il bignamino della UAAR !

  7. Moi scrive:

    come i grecisti che non imparano il greco…

    [cit.]

    ————-

    Difatti anche quelli preferiscono trasognare, e vedono in quel che il Duca chiama “Rumeli” una forma degenerata di quel che vogliono trasognare. E anche per gli ” Orientalisti ” che trasognano scenarii da “Le Mille e Una Notte” sarebbero molto deludenti i Tamarrazzi di Banlieues o i Barbazzoni Palandranati & Sacconi di Juta Ambulanti che leggono il Corano per mandare il raziocinio all’ ammasso !

  8. Zhong scrive:

    Ciao a tutti,
    volevo condividere questo articolo interessante sul reddito di cittadinanza (che e’ un argomento che ogni tanto qui viene discusso da Miguel e i commentatori):

    http://www.newstatesman.com/culture/books/2017/07/free-money-everyone-will-universal-basic-income-ever-happen

    Buone vacanze!
    Zhong

  9. Moi scrive:

    Edward Lane, inglese eccentrico (e che ho detto, era inglese!) che andò al Cairo per motivi di salute, si comprò una ragazzina armena, oppure greca, non si sa bene, al mercato degli schiavi e se la sposò, e scrisse un dizionario della lingua araba che mai, nessuno, in un secolo e mezzo, ha saputo superare come qualità.

    [cit.]

    ————-

    Be’, dài … noialtv’i Ov’ientalisti sappiamo bene che pv’esso una Cultuv’a Altv’a è un Suk come un altv’o ! Chi è il Supv’ematista Cultv’ale che insinua che lo Schiavismo è sempv’e una bv’utta v’oba ?! … E adesso vado al Pav’ty dei Nobilastv’i Decaduti del PD a Capalbio a sgv’anocchiav’e le Tav’tine Lampedusane !

    😉

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