Scontro di civiltà

Parlavo ieri con I., la nostra mamma marocchina musulmana disoccupata che da quando è morto il marito, si trova ad allevare da sola il loro figlio, che manda a scuola dalle suore.

I. parla perfettamente francese e italiano; in arabo si arrangia come possono i marocchini che a scuola studiano solo in francese, e il tamazigh lo conosce dai genitori.

“Se tu vai in Africa, vedi che c’è una miseria incredibile, ma anche nei villaggi c’è una cultura che in Italia si sognano, perché la gente studia, studia, studia… invece in Italia, la gente non cerca di capire niente, non pensa, per questo sono così indietro, vivono ancora nel Settecento”.

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1.194 risposte a Scontro di civiltà

  1. PinoMamet scrive:

    Beh però è anche un po’ lo sport preferito dagli stranieri in Italia: il revanscismo intellettuale…

    lo capisco, in qualche modo bisogna pur rifarsi. Però lo prendo molto meno sul serio dopo averlo sentito da studenti del paese-poco-simpatico…
    e avergli poi sentito decantare come grande invenzione e innovazione del loro progredito paese, rullo di tamburi, un traforo stradale…
    minchia, in Italia ne abbiamo mille, e se non dal Settecento poco ci manca…

    • Miguel Martinez scrive:

      in questo caso, non stiamo parlando affatto di revanscismo culturale, infatti I. non si vanta affatto di qualcosa e ammette tranquillamente l’imbastardimento di quello strano paese che è il Marocco.

      Constata il livello attuale di curiosità, di spinta a studiare e di fare qualcosa degli studenti italiani.

      Credo che qualunque professore italiano sognerebbe di avere una classe in Marocco, che lì lo ascoltano, proprio perché c’è la miseria di cui parla I.

      • Moi scrive:

        Entro il 2018 (prima NON si schioda di cerrto !) allora Matteino potrebbe anche riuscire ad accontentare gli Insegnanti Italici “aiutandoli a casa loro” … 😉

      • peter scrive:

        voglio essere franco e te lo dico fuori dai denti: questo terzomondismo integralista è il degno contraltare di un leghismo qualsiasi. Su lati opposti ma medesima spazzatura.

    • Moi scrive:

      Be’ sai … quando ci sono Mujahiddin Kuffar dell’ Italicum Odium Sui come Beppe Severgnini e Corrado Augias … 🙂

  2. mirkhond scrive:

    La signora in questione è berbera?
    Ma l’Arabo, che oggi è lingua maggioritaria in Marocco, è maggioritaria per numero di madrelingua, oppure è una lingua franca come il Francese, e parlato da una popolazione berberofona?

    • Moi scrive:

      Be’ … di solito i Musulmani Magrebini si “iperarabizzano” …l’alternativa è l’ Ebreo Berbero Zemmour, che ringrazia il Colonialismo Francese per aver sostituito il Tribalismo della Sharia con l’ Universalismo dello Ius ! 😉

      … E sopra al Generale de Gaulle NON ci mette neppure Mosè !

      • Moi scrive:

        parlo di gente conosciuta di persona, che diceva di ESSERE “Arabo” … quasi per pudore che altre definizioni fossero “DeIslamizzanti”.

  3. habsburgicus scrive:

    sulle lingue, è molto probabile che abbia ragione, per varie ragioni (ma non è necessario andare in Africa, basta l’Est Europa),..sul resto, non saprei..un tempo non era certamente vero, quando ancora esisteva la migliore scuola del mondo (sì, ce l’avevamo noi..dovuta in gran parte a quel sen. Gentile, ammazzato vigliaccamente e senza motivazioni “plausibili” proprio a Firenze il 15/4/1944), con i giovani d’oggi (tenuto anche conto dei “modelli” che vengono loro proposti), ci può anche prendere 😀 (fatte le debite eccezioni, pensiamo ad esempio ad Izzaldin solo per fare un nome) ma ci sarebbe ancora da chiedersi se il degrado culturale-innegabile-è tipico dell’Italia o, di fatto, dell’intera società occidentale moderna, dove impera la mercificazione della cultura (e il ri-classismo, tendente a separare i “nati nella porpora” cui per via di censo e “lignaggio” sono aperte certe porte, da tutti gli altri)…se è così l’Africa ne sarebbe fuori, solo perché non ancora giunta al nostro stadio…ma tranquilla, ci arriveranno anche loro 😀

    • mirkhond scrive:

      Mi sembra che Gentile avesse proibito l’utilizzo di altre lingue olttre all’Italiano, nei territori ex asburgici annessi all’Italia nel 1918-1924.
      A Trieste, multilingue, i funzionari statali italiani del Regno, apparivano rozzi e ignoranti proprio per la non conoscenza delle lingue estere.

    • Miguel Martinez scrive:

      “ma ci sarebbe ancora da chiedersi se il degrado culturale-innegabile-è tipico dell’Italia o, di fatto, dell’intera società occidentale moderna”

      Infatti.

      • Moi scrive:

        Régaz’ : calma e gesso !

        Ma una volta il “Degrado Culturale” non si chiamava “Contestazione Giovanile” , non era roba laicamente sacrosanta ?!

        … Adesso che ci si riempie di Orde Tribali UltraPatriarcali NON va più bene ?! 😀

        • Moi scrive:

          Studiare ? … Roba da sfigati ! Vuoi mettere con far balotta/farsi “delle storie”, da giovani ?!

          Obbedire ai Genitori ? … Roba da sfigati ! Cazzo ne sanno quei Ruderi Patetici del Meraviglioso Mondo Nuovo ?!

          Obbedire alle autorità laiche ? Branco d’ ipocriti corrotti !

          Obbedire alle autorità religiose ? Peggio che peggio !

          E così via …

    • izzaldin scrive:

      ti ringrazio habs, troppo buono! anche Mauricius è un giovane valoroso, anche più di me.
      non so, il degrado c’è ovunque, ma in altri paesi forse ci sono ancora degli appigli di cultura “alta”.
      tu conosci l’europa dell’est, e sai che ad esempio in ungheria o in romania anche i giovani vanno regolarmente a teatro o ai concerti di musica classica, e credo che si vendano in media più libri che in italia.
      in italia ormai (fuori da queste pagine) se citi un autore “colto” vieni tacciato di essere un radical chic incomprensibile.. fino a qualche decennio fa gli operai (non tutti certo, ma quelli che leggevano solo Gazzetta dello Sport e Guerino potevano leggere grandi scrittori come Brera, Arpino, Bianciardi etc) leggevano Brecht e Marcuse, che al di là di quello che scrivevano, ti obbligavano a sforzarti di comprendere il mondo.
      Oggi l’analfabetismo funzionale galoppa, ed un articolo di qualsiasi rivista online è già uno sforzo sovrumano.
      in compenso, i bambini di sei anni coi videogiochi sarebbero perfettamente in grado di guifare un drone da guerra in zone di conflitto, visto che sono dei maghi coi joypad

  4. mirkhond scrive:

    Una cosa è certa: se mi recassi in Marocco, non saprei parlare ne in Arabo, ne in Francese, poiché sono ignorante in entrambe le lingue!
    E la cosa mi dispiace, visto che vorrei fare il viaggio all’incontrario rispetto alla signora citata da Miguel…
    Sob!

  5. Moi scrive:

    Mi spiace per la Signora I, ma credo che in Italia nel Settecento oramai ci viva solo Piergiorgio Odifreddi 😉 !

  6. Moi scrive:

    Va be’ che i tempi cambiano per tutti, ma … se pensiamo davvero che il Francese sia stato più invasivo dell’ Arabo in Maghreb, allora la Giannini ce la meritiamo ! 🙁

  7. mirkhond scrive:

    Comunque questa visione dell’italiano come di un ignorante e provinciale, l’ho sentita anche da un armeno che ha messo radici qui.

  8. Andrea scrive:

    @ Miguel

    “I. parla perfettamente francese e italiano; in arabo si arrangia come possono i marocchini che a scuola studiano solo in francese, e il tamazigh lo conosce dai genitori.”

    Ma vero ??! Ma nel sistema scolastico marocchino l’arabo (classico) non è insegnato come lingua madre ?? E qual è la lingua ufficiale del Marocco: l’arabo standard, il francese o entrambe alla pari?
    Tra l’altro… Una cosa che non ho mai capito… “Marocco” in arabo è “al-Maghrib”, giusto? Quindi “l’Occidente”… Ma allora, per indicare tutto quello che “noi” 🙂 chiamiamo “Maghreb” – ossia, sostanzialmente, tutto il contesto culturale arabo-berbero, no? – in arabo quale toponimo si utilizza?

    “… invece in Italia, la gente non cerca di capire niente, non pensa, per questo sono così indietro, vivono ancora nel Settecento”.

    Be’… Però, il motto degli intellettuali settecenteschi era “sapere aude”, giusto?… La cultura era disponibile a pochi, ristrettissimi circoli – il che è certamente un male, pleonastico ribadirlo – , ma (almeno) in quegli ambienti non credo mancasse il desiderio di conoscenza… Chissà… Poter tornare nel Settecento con la memoria storica attuale potrebbe avere dei vantaggi… Ad esempio, si potrebbe cominciare con il cercare di dissuadere Kant dal garantire a Fichte il supporto della propria statura intellettuale, che avrebbe reso celebre il Secondo… 🙂 🙂

    Ciao!

  9. mirkhond scrive:

    Su Cristianesimo e Islam in Marocco, ho trovato questo:

    http://www.civiltaislamica.it/reciprocita/la-chiesa-cristiana-in-marocco/

  10. Moi scrive:

    In effetti l’allusione al Settecento, che in qualsiasi scuola è il Secolo dei Lumi, mi ha sorpreso … tanto valeva che dicesse Età della Pietra, se proprio non sapeva che cazzo dire per dire “indietro”. No ?

    Che poi a la voj vàdder li-lé , in un “Paese Avanzato”, quando il Cinno Islamico torna a casa da scuola dicendo di essere un Pinguino Viola Gender Fluid [cit.] e che Uomo-Donna è una superstizione da Beduinazzi / Pastorazzi del Deserto come il Dio del Monoteismo stesso perché siamo solo Scimmionazzi come tutti gli altri _ anzi peggio_ che hanno semplicemente preso un’altra piega evolutiva dalla Grande Dea Madre Gaia, Pianeta Vivente di James Lovelock ! 😀

    … A la voj pròpri vàdder !

    😀

    • Moi scrive:

      Boh,non si capisce perché la Signora I abbia invocato proprio il Settecento, secolo in cui per altro non mancavano Illuministi Massoni che (oggi come allora) cercavano di “cucire addosso” all’ Allah dell’Islam il proprio GADU, Grande Architetto Dell’ Universo …

      Non so se sia un Massone anche lui, ma … Quando ho sentito Stefano Allievi (scilicet: letto !) ripetere che “nel Medio Evo Cristiano le Donne NON avevano un’ Anima” (uno degli Strommen 🙂 circa le dispute fraTraduttori dall’Ebraico sul significato di “Homo” in Latino più grossolani della Storia, visto che di Quote Rosa per le SantE ce n’ erano digià un bel po’ ab initio !) come un Odifreddi Boy 😉 qualsiasi da Gruppo Facebook UAAR Forum … m’è cascato tutto il cascabile.

  11. Moi scrive:

    o la figlia adolescente che sboccia con una frase del gendere 😉 :

    http://36.media.tumblr.com/19494d96052a9ca5f736f99fd2106d9f/tumblr_mpevfoElYo1r4ps99o1_1280.jpg

    … ghèt żiss 😉 !

  12. Moi scrive:

    Mi viene in mente quel film (abbastanza recente) “La Bellezza del Somaro”, credo …
    insomma Marco Giallini che commenta : “Aò, quanno eravamo fiji noi nun contavano ‘n cazzo li fiji … mo’ che semo ggenitori noi nun contano ‘n cazzo li ggenitori !” .

    • Z. scrive:

      Credo che questa frase esista da qualche gazillione di anni 😀

      • Peucezio scrive:

        Da mio nonno non l’ho mai sentita, perché quando è stato genitore lui i genitori contavano ancora (e mia madre ne sa qualcosa).

        • habsburgicus scrive:

          in effetti sono quelli frasi specchio dell’a-storicità attuale 😀 nel senso che a moltissimi viene naturale pensare che le cose non potessero che andare anche allora come oggi, e dunque si inventano “frasi” del genere, in buona fede spesso 😀
          non è così, non lo è sempre
          piaccia o non piaccia, ad onta di certo marxismo e sociologismo moderno, un Federico Barbarossa (per dire) AVEVA una concezione del potere RADICALMENTE diversa da quello di un politico odierno..idem la mentalità…idem una religione forte a cui CREDEVA, in un modo oggi inconcepibile
          ciò è noto ai dotti e agli studiosi veri, qualunque sia la loro ideologia
          non lo è a quello che GLG con espressione mi sembra azzeccatissima chiamò “ceto medio semicolto”

          • Francesco scrive:

            Però ricordo un tizio greco (Plutarco?) che lamentava la stolida arroganza dei giovani dei suoi tempi che non ascoltavano nè rispettavano più gli anziani.

            E secondo me anche Catone il Censore e un altro paio di Romani devono averlo scritto!

            Ciao

            • Miguel Martinez scrive:

              Rimango piuttosto sorpreso dalle letture in chiave nazionalista di quanto dice I.

              Lei constata un fatto banale ed evidente a chiunque insegni nelle scuole italiane oppure abbia insegnato all’estero.

              Non riguarda la qualità dei piani di studio, ma la motivazione sottostante, che riguarda come sono oggi Marocco e Italia.

              In Marocco (e in tutto il “terzo mondo”) si studia in aule sovraffollate, senza lavagne multimediali, viaggi di intercultura o simili. Ma si studia tanto:da una parte perché le scuole sono autoritarie e selettive, dall’altra perché la povertà generale e il rispetto per “chi ha studiato” fa sì che gli studenti siano tremendamente motivati.

              Aggiungiamo a questo il fatto che il paese è radicalmente multiculturale – sono francesi quanto i francesi, ma in più sono anche un sacco di altre cose.

              Gli italiani sono monolingua, con una cultura che mescola residui contadini e americanismo.

              Non sono spinti dalla fame a imparare nulla.

              Il titolo di studio offre poco in un mercato in continua trasformazione.

              Le scuole sono paralizzate dalla paura dei ricorsi e dall’imposizione di una cultura per cui ciò che conta è la “soddisfazione dell’utente”, cioè quanto la scuola piaccia, seconda le peculiari idee di pedagogisti e burocrati, e dove non esiste alcun sistema di disciplina.

              Aggiungiamo che i giovani hanno un’immensa “offerta formativa” esterna, tra media, discoteche, vacanze e altro.

              Poi ci sono le ovvie eccezioni, ma la regola generale è questa e quindi per favore non tirate in ballo nevrosi nazionalistiche.

          • Val scrive:

            Scusa Miguel ma, benché sia ovvio che questo è un blog e non il sito del dipartimento di sociologia di un’università, arrivare al generale a partire da un particolare così… particolare mi sembra comunque un azzardo logico. Stiamo traendo conclusioni generali dalle impressioni opinabilissime, non circostanziate e non suffragate da un minimo di dati oggettivi, di una singola persona. Non entro nemmeno nel merito, ma già sul metodo ho qualche perplessità.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Stiamo traendo conclusioni generali dalle impressioni opinabilissime, non circostanziate e non suffragate da un minimo di dati oggettivi, di una singola persona.”

              Ma se leggete attentamente, io non sono affatto arrivato al generale. Ho semplicemente riportato, suscitando un interessante scandalo, il punto di vista di una mamma,che potrebbe anche stimolare qualche riflessione.

              Trovo però che quel punto di vista coincide abbastanza con non pochi anni di esperienza di insegnanti in famiglia, più letture, più aver insegnato in Egitto (che non è certo il Marocco), e quindi dico la mia. Ma non in base a ciò che dice lei, solo prendendo spunto da ciò che lei ha detto.

              Ma la cosa più interessante sono le reazioni nazionaliste, forse dovute al titolo scherzoso che avevo messo al posto e che può essere fuorviante.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma si studia tanto:da una parte perché le scuole sono autoritarie e selettive, dall’altra perché la povertà generale e il rispetto per “chi ha studiato” fa sì che gli studenti siano tremendamente motivati.

            L’istruzione è anche l’unico ascensore sociale che c’è. Non era molto diverso da noi non troppo tempo fa, poi, però, qualcosa è cambiato.
            Personale docente inadeguato? Purtroppo temo che c’entri.
            Sogno di fare denaro senza sforzo? Sicuramente sì (“eh, ma lui è ricco e mica ha studiato”).
            La diffusione del benessere? Forse sì, la sicurezza degenera in lassismo.
            Lo smantellamento politico della scuola e la denigrazione che lo affianca? Ci gioco la testa.
            Perdita di interesse nello studio da parte della popolazione maschile? Questa temo che sia una delle peggiori piaghe del nostro sistema scolastico, che rischia di farci perdere interi settori di metà del potenziale umano. Sarebbe anche molto interessante studiarne le cause in modo diverso dal classico (e idiota) “le ragazze sono più intelligenti e più motivate”, che, detto fra noi, associa ad un giudizio campato per aria (quello sull’intelligenza) la semplice ripetizione del problema (la motivazione).

            • Miguel Martinez scrive:

              “Non era molto diverso da noi non troppo tempo fa, poi, però, qualcosa è cambiato.”

              Esatto.

              Anche perché non si tratta necessariamente di dare giudizi di valore.

              Nella scuola egiziana (in Marocco non ci sono mai stato), se il ragazzo viene ingiustamente bocciato e non è parente di qualcuno che conti, finisce lì (e finisce anche la carriera scolastico del ragazzo).

              In Italia oggi (non vent’anni fa), la preside convoca il consiglio di classe del ragazzo che durante tutto l’anno non ha mai aperto un libro e raccomanda caldamente che lo si promuova lo stesso. E se qualche insegnante si rifiuta, la cosa può avere ripercussioni sul suo orario o può venire mandato a insegnare solo nelle classi più antipatiche.

              Ma credo che i problemi non riguardino solo la scuola italiana, bensì in maggiore o minore misura le scuole di tutto l’Occidente, e in Italia siamo spesso troppo provinciali e autolesionisti nel pensare che sia solo un problema nostro o che tutto sia colpa di questo o di quel ministro.

              Interessante la riflessione su maschi e femmine e anche la tua ricerca di una risposta non banale.

          • Peucezio scrive:

            Francesco:
            “Però ricordo un tizio greco (Plutarco?) che lamentava la stolida arroganza dei giovani dei suoi tempi che non ascoltavano nè rispettavano più gli anziani.

            E secondo me anche Catone il Censore e un altro paio di Romani devono averlo scritto!

            Ciao”

            E’ vero quello che dici.
            Ma l’età classica, o, meglio, i periodi di maggiore fioritura letteraria e culturale della classicità, hanno delle analogie con la nostra epoca.
            Ma sono eccezioni nel lungo corso della storia.
            Le epoche che producono i risultati più brillanti, e che sono quindi studiate di più, sono anche quelle in cui (semplifico) si tocca un vertice e comincia una decadenza.
            Ma la maggior parte della storia è fatta di continuità, di fenomeni di lungo periodo e di trasformazioni lente, in molti casi lentissime: gli exploits sono l’eccezione.

          • Francesco scrive:

            Peucezio,

            intendevo dire che il lamento sui giovani che non rispettano i vecchi mi pare più un topos della cultura occidentale che non un fatto reale.

            Ciao

        • Z. scrive:

          Peucè, una frase simile a quelle citate da Francesco si trova tra le incisioni cuneiformi dei Sumeri. Vedi tu 🙂

        • Zhong scrive:

          E’ vero tutti passano per la gioia di orribili burocrati e teorici dell’insegnamento con PowerPoint…. …pero’ anche questo ha un aspetto positivo.

          Gli studenti che non aprono libro dopo qualche anno sono promossi e se ne vanno a fare altro nella vita… alla fine quell0 che discrimina davvero e’ il voto finale….

          Zhong

          • Peucezio scrive:

            Power Point…
            Insisto sul fatto che Power Point diventi perseguibile penalmente! Altro che depenalizzazioni…

            A parte questo, distinguerei la questione Italia-Occidente da quella Occidente-resto del mondo.

            In Italia si studia probabilmente il triplo di quanto si studia nel resto d’Europa, infatti i giovani formati in Italia, all’estero sono gettonatissimi. Questo solo perché in Italia si fa fatica a cambiare le cose, per le pastoie della burocrazia e dei privilegi consolidati, altrimenti, se le riforme camminassero in modo fluido, di qui a cinque anni si imparerebbe a leggere e scrivere all’università.

            Ciò non toglie che fuori dall’Occidente c’è una capacità di sacrificio (di tutti, giovani compresi) che noi italiani, che siamo ormai il popolo più comodo del mondo, ci sognamo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Insisto sul fatto che Power Point diventi perseguibile penalmente!

            😀
            Ha senso

          • Francesco scrive:

            A me Powerpoint piace.

            Si mostrano i dati con maggiore facilità e minore noia che a voce o con tabelle …

            Certo, ci sono dei veri maestri nel fare slide orrende ma è un pò colpa loro.

          • Zhong scrive:

            OK ma il problema c’e’ quando si usa Powerpoint per insegnare ….come se si fosse una riunione di lavoro.

            Zhong

          • Francesco scrive:

            anche qui io non faccio testo

            io ASCOLTAVO i miei insegnanti!

            però, un PP fatto bene con le mappe degli imperi, le rotte dei viaggi, le innovazioni tecnologiche importanti …

          • roberto scrive:

            devo dire che pure io uso power point.

            chessò parlo di un problema e ho una simpatica slide con le citazioni esatte delle sentenze, così posso dire “come dice la corte al punto 56 della causa Missir Mamachi” e le vittime possono leggere “sentenza del 10 settembre 2015, Riesame Missir Mamachi di Lusignano/Commissione C-417/14 RX II, EU:C:2015:588, punto 56”, copiarsi il riferimento (ma in genere mando le slide prima) e farsi la loro ricerchina (immaginate poi un francese, un tedesco ed un greco che sentono il suono “missirmamaki”, lo scriveranno in tre modi diversi…).

            poi nelle slide metto le mie note che sono la struttura dell’intervento, e mi sembra che sia più facile seguire

  13. Moi scrive:

    GLG chi ?

  14. Moi scrive:

    Gianfranco La Grassa ?

  15. Grog scrive:

    Ai marocchini un gentilissimo “FATEVI I CAZZI VOSTRI” qui siete ospiti ed una certa moderazione nell’esprimervi non guasterebbe, brutti beduini di merda!
    Grog!
    Grog!
    Grog!
    Grog!
    Grog!
    Grog!

    • Miguel Martinez scrive:

      “Ai marocchini un gentilissimo “FATEVI I CAZZI VOSTRI” qui siete ospiti ed una certa moderazione nell’esprimervi non guasterebbe, brutti beduini di merda!”

      Mi sembra che Grog abbia espresso piuttosto bene lo spirito con cui gli italiani – prontissimi di solito a spalarsi m… anche immeritata addosso – reagiscono appena qualcuno invita a un po’ di autocritica dall’esterno.

      • Francesco scrive:

        Beh, vista la genericità e stupidità dell’osservazione, condita da quel “siete rimasti al Settecento”, che in effetti è incomprensibile, mi sento di GROGGARE pienamente.

        PS chi era quello che “gli italiani non esistono” perchè ci sono solo singole persone? adesso ci sono “gli italiani” e “gli africani”.

        A leggere quanto dicono i missionari, in Africa gli studenti non è che possono “studiare studiare studiare”, visto che mancano insegnanti, stipendi, libri, scuole e la maggior parte del tempo devono usarlo per lavorare e procurarsi qualcosa da mangiare.

        In effetti, il razzismo è sgradevole anche subirlo. 😀

        • paniscus scrive:

          A leggere quanto dicono i missionari, in Africa gli studenti non è che possono “studiare studiare studiare”, visto che mancano insegnanti, stipendi, libri, scuole e la maggior parte del tempo devono usarlo per lavorare e procurarsi qualcosa da mangiare.
          ——————
          E allora come si spiega che in Italia, dove agli studenti quadratici medi non viene chiesto di muovere un dito per lavorare e mantenersi, e nemmeno per collaborare agli impegni pratici familiari, ma al contrario hanno il diritto garantito alla vita spensierata nel (relativo) benessere, hanno abbondanza di abbigliamento, di accessori, di tecnologia, hanno smartphone, computer, motorini, attrezzature sportive e vacanze, hanno accesso facilissimo a libri e materiale didattico, hanno scuole attrezzate con lavagne multimediali, wi-fi e registri elettronici… beh, quelli studiano ANCORA MENO?

          L.

          • PinoMamet scrive:

            Perché in Italia hanno tutto alle spalle e garantito (credono), in Africa tutto davanti e da conquistare.

            Fin qui è abbastanza logico ed evidente.

            Meno evidente che gli italiani siano rimasti al Settecento: aldilà della boutade (io credo motivata da nazionalismo) c’è da riflettere:
            perché proprio il Settecento?

            Gli italiani (direi tutti gli europei&affini) quando vogliono bollare qualcuno di arretrato, dicono che è rimasto al Medioevo.

            Invece qui la signora marocchina parla di Settecento.
            Credo che Moi sia stato l’unico sinora a soffermarsi sulla questione: il Settecento non è l’epoca dei Lumi?

            Perché, visto da una signora marocchina, sembra così arretrato?
            Cosa vede di settecentesco negli italiani? C’è da domandarselo.

          • roberto scrive:

            ” ma al contrario hanno il diritto garantito alla vita spensierata nel (relativo) benessere, hanno abbondanza di abbigliamento, di accessori, di tecnologia, hanno smartphone, computer, motorini, attrezzature sportive e vacanze”

            ma non c’è la crisi?

          • paniscus scrive:

            La crisi consiste appunto nel fatto che i genitori sono capaci di indebitarsi a sangue per continuare a garantire tale tenore di vita ai figli, ma i figli nemmeno lo sanno 🙂

          • Z. scrive:

            Hai voglia come diventerà nera, la crisi, quando smetteranno di farlo 😀

          • Francesco scrive:

            Prof

            la sua domanda è pienamente legittima ma non è pertinente.

            Quello che fanno gli studenti italiani non influisce su quello che fanno gli studenti marocchini nè sulla vivacità culturale dei villaggi marocchini.

            Io penso che il 99% della voglia di studiare sia insufflata negli studenti dagli insegnanti MA potrei avere scarsa esperienza di famiglie italiane

            Buondì

          • paniscus scrive:

            Io penso che il 99% della voglia di studiare sia insufflata negli studenti dagli insegnanti
            —————————-

            E io ti assicuro che questo è assolutamente falso.

            Per un insegnante, la possibilità concreta di far venire la voglia di studiare a chi non ce l’ha, o di modificare radicalmente l’approccio personale che ogni studente ha già rispetto alla “voglia di studiare”… è praticamente nulla.

            Le differenze di capacità didattiche tra un insegnante e l’altro possono avere un bel peso su altri dettagli, quello sì… ovvero sulla trasmissione e sul raffinamento di metodi di apprendimento, per chi un minimo di disposizione spontanea ce l’ha già.

            Oppure, in alternativa, potrebbe influire (in piccola parte) anche il livello di severità e rigidità… per cui, con l’insegnante più duro ed esigente, c’è qualcuno che si mette a studiare il minimo indispensabile anche se non ha voglia, ma solo per paura di bocciare e non certo perché la voglia gli sia venuta; mentre con l’insegnante coccoloso, amicone e mammista, che regala voti alti a tutti, chi ha voglia di studiare studia lo stesso (perché la voglia ce l’aveva già, NON perché gliel’abbia fatta venire l’insegnante), e chi non ha voglia continua a non avercela, e quindi a non studiare, tanto lo promuovono lo stesso.

            Ma in nessuno dei due casi è l’insegnante a modificare la spinta spontanea dell’alunno verso la “voglia di studiare” in sé.

            Che l’insegnante abbia il potere paranormale di “far venire la voglia di studiare” a chi non ce l’ha, o di farla passare a chi ce l’aveva, proprio non ci credo.

            Poi non escludo che ci sia qualche insegnante egocentrico e presuntuoso che sostiene di riuscirci, ma appunto dice il falso.

            E i casi sono due:

            – o dice il falso in buona fede, perché appunto è uno di quegli insegnanti ammmoreeevooooliiiiiiii e coccolosi di cui sopra, che per principio non boccia mai nessuno e regala voti altissimi con la massima facilità, ed è convinto sinceramente che nella sua materia gli studenti siano tutti bravissimi;

            – oppure, dice il falso deliberatamente, e appartiene alla categoria di quelli che massacrano le classi di insufficienze gravi per tutti i primi sei o sette mesi dell’anno, poi improvvisamente cominciano ad alzare i voti da un giorno all’altro dopo il mese di aprile, alla fine promuovono quasi tutti comunque… e si vantano che sia merito proprio, che una classe inizialmente così disperata abbia fatto un recupero miracoloso.

            L.

          • habsburgicus scrive:

            soffermarsi sulla questione: il Settecento non è l’epoca dei Lumi?
            Perché, visto da una signora marocchina, sembra così arretrato?

            premesso che la questione mi pare irrilevante (la signora avrà detto così per dire; è vero che un italiano avrebbe però detto “Medioevo”), tuttavia forse c’è una ragione, magari inconscia
            il Marocco è del tutto colonizzato dai galli[moderni]…per i quali la Storia inizia nel 1789, con cui si fa anche finire il Settecento [che è quello di Voltaire, Diderot ecc PRIMA del 1789]..orbene, dire “Settecento”, con quei punti di partenza, è come dire “prima della [nostra] storia, nell’epoca oscura della (presunta) ignoranza e del (presunto) oscurantismo”, un po’ la valenza che in URSS aveva la parola “pre-rivoluzionario”..
            dunque il Settecento era, probabilmente, per lei la prima epoca disponibile prima dei tempi moderni [iniziati con la rivoluzione], bon !
            l’accostamento è tanto più facile in quanto in Marocco Voltaire, Rousseau, vogliono dire poco..in Europa invece è diverso, la vulgata li considera “precursori” e dunque degli europei avrebbero detto perlomeno Seicento, mai “Settecento” (in più Medioevo non ha senso in Marocco, come in nessuna altra civiltà non-europea occidentale…in questo forse, nonostante il francocentrismo inoculato, è rimasto qualcosa delle tradizioni avite..altra ragione per non usare quell’espressione, qui ancora passepartout)
            tuttavia, se devo dirla tutta, credo che l’abbia sparata lì 😀 anche se MAI un italiano avrebbe detto in quel senso “Settecento”, questo sì

            • Miguel Martinez scrive:

              “premesso che la questione mi pare irrilevante (la signora avrà detto così per dire; è vero che un italiano avrebbe però detto “Medioevo”), tuttavia forse c’è una ragione, magari inconscia”

              ottimo Habs… infatti, immagino che un italiano medio laureato farebbe fatica a periodizzare la storia marocchina.

              Se mi posso fare da interprete di I., quello che colgo è un livello di presunzione che accomuna gli italiani ai turchi e distingue entrambi dagli arabi.

              Una certezza di essere “importanti”, nonostante vari problemi, di essere comunque più civilizzati degli altri, una certezza garantita da un passato poco conosciuto, ma simbolicamente importante.

              Mentre un marocchino si sente “africano”, nel senso di totalmente nudo di fronte all’occupazione e alla potenza straniera, terribilmente desideroso di cogliere tutto dell’invasore, con le antenne dritte in ogni momento.

          • Peucezio scrive:

            Miguel:
            “Mentre un marocchino si sente “africano”, nel senso di totalmente nudo di fronte all’occupazione e alla potenza straniera”

            Spero non sia così anche per un Egiziano, se no saremmo all’assurdo.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Spero non sia così anche per un Egiziano, se no saremmo all’assurdo.”

              Ma l’Egitto è molto più arabo e islamico del Marocco, per cui ha qualcosa a cui aggrapparsi.

              Il che non toglie che la differenza tra riuscire e non riuscire nell””imtihan”, il grande esame di stato, sia più o meno uguale alla differenza tra la vita e la morte.

          • PinoMamet scrive:

            “Se mi posso fare da interprete di I., quello che colgo è un livello di presunzione che accomuna gli italiani ai turchi e distingue entrambi dagli arabi.

            Una certezza di essere “importanti”, nonostante vari problemi, di essere comunque più civilizzati degli altri”

            C’ha preso e non c’ha preso; in effetti, ci sono sfumature dell’italianamento (uso questo termine per evitare “italianità”, che sa di spaghetti e di Leonardo da Vinci e non mi piace) che sono difficili da comprendere agli italiani stessi, per cui possiamo chiudere un occhio con i… principianti 😉

            Gli italiani hanno la certezza di essere “importanti”, sì, ma solo come e all’interno di tutti i popoli europei&affini

            (ricordo al MIT una maglietta in vendita che credo deridesse gli studenti di antropologia, con un nome tipo “Dipartimento di Studio dei Popoli Ininfluenti”)

            all’interno dei popoli europei, gli italiani sanno bene (anzi, è una delle loro assolute certezze) di esseri tra i secondari.

            Insomma, pensano di essere tra gli ultimi in classifica, però in Serie A.

            Mentre dei marocchini pensano che saranno anche bravissimi, ma chissene, è la Serie B.

          • Francesco scrive:

            prof

            ma lei dove insegna? in quale città? in che tipo di quartiere? e di scuola?

            quel che dice mi suona strano e alieno, ho bisogno di più dati per provare a mettere a fuoco

            io per me non ho mai avuto un secondo di dubbio sul fatto di studiare, me lo avevano detto i miei genitori

      • habsburgicus scrive:

        @Miguel
        secondo me poi, Marocco non è certo tutta l’Africa..per dire, in Liberia e Togo credo sia già molto diverso..e forse [dico forse] questo interesse, meritorio, nell’istruirsi non c’è
        nel merito, ribadisco che oggi può aver ragione…solo nei ’50, però non era così

      • PinoMamet scrive:

        “Mi sembra che Grog abbia espresso piuttosto bene lo spirito con cui gli italiani – prontissimi di solito a spalarsi m… anche immeritata addosso – reagiscono appena qualcuno invita a un po’ di autocritica dall’esterno.”

        è vero.
        E secondo me fanno benissimo!

        Credo che ogni possibilità di miglioramento risieda nella stima di sé stessi e nell’orgoglio, e non reagire (per carità, magari in modo eccessivo o erroneo) quando si è punti sul vivo lo trovo un pessimo segno.

        C’è qualcosa di malsano nell’abitudine (“di sinistra?” “intellettuale”? boh…) di darla sempre vinta agli “altri”.

        Va bene il relativismo, l’autocritica e così via… ma deve servire a migliorare, altrimenti a cosa serve, a titillare l’ego altrui?

        Peraltro, il fatto che una persona sia immigrata, o disagiata in qualche altra maniera, secondo quanto ho visto, non implica affatto che non possa avere un ego bisognoso di un po’ di ridimensionamento…

        • mirkhond scrive:

          Sull’ultimo punto mi trovi d’accordo, date le mie esperienze con romei e rumeni eccessivamente nazionalisti e autoincensatori.
          A sentire loro, a casa loro tutto va bene, l’Italia è uno schifo.
          Solo quando entri davvero in confidenza, cominciano a rivelarti le loro magagne…..

        • Miguel Martinez scrive:

          “Credo che ogni possibilità di miglioramento risieda nella stima di sé stessi e nell’orgoglio!”

          Il bello è che quelle che impazziscono quando un marocchino dice qualcosa sulla scuola italiana, sono quasi sempre le stesse persone che inveiscono contro il Sessantotto che ormai mezzo secolo fa avrebbe “distrutto” la scuola italiana 🙂

          • Francesco scrive:

            Ci pensavo. Visto che sono in quella situazione, più o meno.

            Non ho dubbi sul fatto che il ’68 abbia fatto del suo meglio per demolire la scuola “alla marocchina” di ci parli tu, insieme a molti altri. Primi fra tutti ministri e sindacati della Pubblica istruzione.

            Per molti italiani di basso ceto la scuola è stata, da quell’epoca, un ascensore sociale a costo zero: un dispensatore di pezzi di carta ottenuti senza fatica che avrebbe dovuto funzionare da lasciapassare per un comodo lavoro da ufficio. Cosa che si è verificata parzialmente e solo nel pubblico impiego.

            Che i figli di papà la sinecura la ottenevano anche prima. Senza bisogno di demolire la scuola “gentiliana”.

            Però … la parte sull’Africa che studia studia studia, per amor di cultura, fa un pò tanto sorridere. Parlassero di Asia Orientale sarebbe un’altra cosa ma l’Africa …

            Ciao

            • Miguel Martinez scrive:

              Il collasso della scuola italiana che sembra suscitare tante ire negazioniste da parte dei patrioti fa ovviamente parte di processi immensi, su cui nessuno ha il controllo.

              Ma se vogliamo guardare i dettagli italiani, uno degli elementi più incisivi è stata la creazione del preside-manager (metà anni Novanta), per mestiere in conflitto con gli insegnanti e quindi con chi si occupa di didattica; e con il compito esclusivo di “vendere” la propria scuola al maggior numero di potenziali “clienti”, cioè di studenti che vogliono iscriversi a una scuola divertente, facile, dove non si boccia e si fanno tante gite.

              • Miguel Martinez scrive:

                A un liceo scientifico di Firenze hanno appena fatto la prova locale delle “Olimpiadi d’italiano”, test molto impegnativo di ortografia, sintassi, ecc.

                Prima classificata, una ragazza nata nello Sri Lanka.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Francesco, secondo me questa mitica borghesia che studia per amore di cultura non è mai esistita. Non in questo paese, almeno.
            Una cosa simile forse si trovava nella proprietà terriera meridionale, ma anche qui nutro mille dubbi: in genere i signori avevano interessi molto più prosaici.

          • Francesco scrive:

            Non hai capito.

            La cultura serve ad appartenere alla borghesia. E’ il marchio della classe sociale.

            I soldi vengono di conseguenza. E se fossero troppi sarebbero segno di volgarità d’animo, vanno spesi prima in modo opportuno.

            🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              “La cultura serve ad appartenere alla borghesia. E’ il marchio della classe sociale.”

              Fu così, molto tempo fa.

              Ma molto, molto tempo fa.

              Credo che la “cultura” segni – in maniera sempre calante – ancora alcune categorie di una certa importanza, tipo le famiglie di avvocati e notai.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma proprio no: il borghese medio è un caprone.

          • Francesco scrive:

            MT

            ma un caprone non può essere un borghese!

            può essere ricco, importante, comandare, dettare legge ma non essere un borghese

            sarà magari la nuova classe dominante, come i nobili germanici analfabeti che sostituirono l’aristocrazia romana coltissima ma è un’altra roba

            ciao

            • Miguel Martinez scrive:

              “sarà magari la nuova classe dominante, come i nobili germanici analfabeti che sostituirono l’aristocrazia romana coltissima ma è un’altra roba”

              concordo, infatti avrai notato che uso molto di rado il termine “borghese”

          • Z. scrive:

            Io non lo uso mai. Mi limito a dire “gli altri” 🙂

          • Francesco scrive:

            Miguel

            come avrai notati, i tuoi due post consecutivi sono in piena contraddizione l’uno con l’altro

            del resto, il primo è ideologia sinistro-sindacalese, il secondo un fatto

            😀

            • Miguel Martinez scrive:

              “come avrai notati, i tuoi due post consecutivi sono in piena contraddizione l’uno con l’altro”

              Il fatto che l’Albergo Popolare faccia schifo vuol dire che la scuola italiana gode di ottima salute?

        • PinoMamet scrive:

          Magari l’avesse fatto!
          😀

        • Peucezio scrive:

          OMDAP

          • Peucezio scrive:

            Riferito al messaggio iniziale s’intende.
            Purtroppo i commenti sono strutturati in modo che se rispondi a uno, la tua risposta può finire distantissima dal suo commento.

            Comunque è un processo progressivo: il ’68 daquasi mezzo secolo sta distruggendo la scuola italiana, ma c’era molto da distruggere e quindi non ci è ancora riuscito del tutto.

            Comunque, ripeto, i popoli del Terzo Mondo o ex tale sono gli unici che hanno titoli per criticarci su quel piano (se venisse un francese o un inglese a fare un discorso del genere, sarebbe da prendere a calci).

            • Miguel Martinez scrive:

              “Purtroppo i commenti sono strutturati in modo che se rispondi a uno, la tua risposta può finire distantissima dal suo commento.”

              Per quello, riporto sempre un pezzo del commento a cui sto rispondendo (come fa anche Moi)

              “i popoli del Terzo Mondo o ex tale sono gli unici che hanno titoli per criticarci su quel piano (se venisse un francese o un inglese a fare un discorso del genere, sarebbe da prendere a calci).”

              infatti, in linea di massima è così. Credo però che le scuole tedesche riescano a insegnare le lingue straniere meglio di quelle italiane – secondo i tedeschi, perché il latino ha un ruolo fondamentale nel curriculum tedesco, ma non so se questo sia il vero motivo.

          • Z. scrive:

            Beh, in Germania gli insegnanti di lingue straniere mi risulta siano madrelingua, come peraltro nel resto d’Europa. Non mi stupisce che le lingue si apprendano meglio che in Italia.

            Certo, ci sono anche Paesi dove gli insegnanti non sono madrelingua, ci mancherebbe: ho conosciuto un insegnante di tedesco yemenita e una georgiana.

            Dipende con chi vogliamo competere, insomma.

            Z.

            PS: comunque Régis Debray, quel tizio che vi piace tanto, dice che il greco è una lingua per il popolo mentre l’inglese è una lingua di élite. Non tutti, infatti, posso pagarsi le vacanze in Inghilterra. L’ha dichiarato davvero, non è una battuta: ed è una frase che, a volerla leggere con attenzione, dice parecchie cose tutte assieme 😀

          • Peucezio scrive:

            Sì, ho sempre trovato un po’ un controsenso un insegnante di lingua non madrelingua (intendendo “madrelingua” in senso lato: se uno è vissuto in un paese per anni e i parlanti nativi della lingua di quel paese non si accorgono che è straniero, praticamente è un madrelingua).

            Circa la Germania, sulla scuola non so, non ho motivo di dubitare di quanto dice Miguel.
            Circa l’università, mi consta che valga più o meno lo stesso principio del resto dell’Europa occidentale, cioè studiare pochissimo, università più come cazzeggio che altro, poco studio organico delle discipline e molto studio a campione, lo studio serio lo fanno in seguito quelli che fanno il dottorato, cioè che continuano in ambito accademico.

          • roberto scrive:

            “insegnare le lingue straniere meglio di quelle italiane”

            lingue straniere nel senso di inglese, perché per il resto fanno schifo (e per dire, mia moglie viene da una zona in cui tutti fanno francese a scuola, e non ho mai sentito un indigeno parlare due parole di francese)

            credo che per l’inglese abbiano il vantaggio di una lingua della stessa famiglia, pesanti investimenti (non esiste scuola senza sprachlabor, cioè laboratorio linguistico) ed effettivamente credo che sia impossibile diventare insegnante di inglese (che non sono tutti madrelingua, mia suocero insegnava appunto inglese, come pure suo fratello e uno dei suoi figli) senza aver fatto abbondanti e continui soggiorni in paesi anglofoni.

            a occhio mi pare più difficile trovare dei cani che dicono “ze kildren” come la mia insegnante delle medie (che ancora maledico ogni volta che vedo la parola children)

            infine credo, ma questa è solo un’impressione, che giochi anche il fattore “pressione sociale”, nel senso che se non fai bene inglese a scuola sei una ciofeca, mentre da noi è un continuo dire “ma si sa che gli italiani sono negati per le lingue”

          • roberto scrive:

            “ma si sa che gli italiani sono negati per le lingue”

            fenomeno di autoflagellazione al quale si deve aggiungere il curioso fenomeno di gogna alla quale viene sottoposto chiunque osi pubblicamente provare a parlare in inglese (vedi tutti i casi del politico di turno sbertucciato per aver osato, manco se cameron o obama fossero dei poliglotti)

  16. Francesco scrive:

    Miguel

    ma hai riletto il tuo post prima di fornirne un’interpretazione così estesa e accomodante?

    a me pare tagliato con l’accetta e superficiale, in stile “giornalistico”

    😉

    • Miguel Martinez scrive:

      “ma hai riletto il tuo post prima di fornirne un’interpretazione così estesa e accomodante?”

      Di mio non ho detto praticamente nulla. Ho descritto in due righe una persona, l’ho citata.

      Ripeto (non c’è peggior sordo…) che non ho fatto un’interpretazione estesa: ho aggiunto un mio commento, sui motivi per cui le cose stanno così.

      Si vede che non frequenti la scuola da molti anni (nemmeno io, ma mi trovo coinvolto tutti i giorni).

      • Francesco scrive:

        veramente ho due figli che vanno a scuola tutti i giorni …

        e se citi una persona senza commenti, anzi dopo un’introduzione favorevole e poco credibile, la citazione diventa il post

        per l’Italiaè una questione di classe, in senso crociano: c’è chi va a scuola per farsi una cultura (borghesi?) e chi pensando se gli farà fare dei soldi (proletari? arricchiti?)

        ciao

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          c’è chi va a scuola per farsi una cultura (borghesi?)

          No. I borghesi non vanno a scuola per farsi una cultura, i borghesi vanno a scuola perché si va a scuola: la scelta a tredici anni ti appare come necessaria e obbligatoria.
          Tanto che i ragazzi borghesi che non sono portati per un lungo percorso di studi vanno comunque al liceo invece di iscriversi a scuole a medio o a breve termine, mostrandosi oltraggiati davanti ad un consiglio orientativo* diverso.

          * Il consiglio orientativo non so se esista ancora. Se è come ai miei tempi, è un documento che viene consegnato a metà anno allo studente insieme alla pagella del primo quadrimestre in cui il Consiglio di Classe suggerisce un curriculum di studi. Si troveranno quindi consigli come “scuola a medio termine”, “scuola a breve termine”, “scuola a lungo termine con qualsiasi indirizzo”, “scuola a lungo termine con indirizzo classico o linguistico” (= non andare allo scientifico, ché al Da Vinci – il nostro liceo scientifico – ti massacrano se ti presenti), ecc.

          • Z. scrive:

            Più che altro sono le famiglie a mostrarsi oltraggiate, secondo me. O forse dovrei dire “erano”, dato che ho l’impressione che le cose stiano cambiando.

          • Francesco scrive:

            mi sa che per borghesia intendiamo due cose diverse, in questo caso

            sì, qualcosa di orientamento c’è ancora

            mai sentito che i più portati allo studio li indirizzino allo scientifico invece che al classico, comunque

            😀

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            mi sa che per borghesia intendiamo due cose diverse, in questo caso

            Io intendo le famiglie di affermati professionisti. Tu?

          • Francesco scrive:

            gli affermati professionisti sono una frazione “alta” della borghesia, mi sa tanto

            i cui figli di solito vanno a fare gli artisti a Londra, Berlino, New York

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Mah, tutti questi artisti io mica li ho conosciuti

          • Francesco scrive:

            perchè vivi in provincia, dove se vanno a Milano a studiare Arte a Brera è già tanto

            🙂

          • PinoMamet scrive:

            Milano: la città più indietro d’Italia… dopo Roma 😀

          • Francesco scrive:

            Pino

            Milano non può essere indietro perchè siamo noi a creare il futuro

            al massimo potete esservi persi da qualche parte, se non fate come noi

            😀

        • Miguel Martinez scrive:

          “opo un’introduzione favorevole e poco credibile”

          Pure poco credibile? Quando vieni a Firenze, te la presento, giudichi tu.

          • Luke scrive:

            “opo un’introduzione favorevole e poco credibile”

            Pure poco credibile? Quando vieni a Firenze, te la presento, giudichi tu.
            —-

            A me dell’orgoglio di appartenenza e dell'”italianità” non me ne è mai fregato nulla (il patriottismo l’ho sempre lasciato alle canaglie), però se questa donna manda il figlio a scuola dalle pinguine, dove immagino che l’ora di scienze sia occupata dal creazionismo, la predica non l’accetto a prescindere 😀

            In Italia – ma in generale nei paesi più ricchi – al giorno d’oggi chi vuole studiare e acculturarsi ha molti mezzi a disposizione anche fuori dalla scuola: biblioteche, internet, teatro, cinema (è cultura anche quella). E succede molto più spesso in età adulta, non certo dai 13 ai 18 anni in una classe con venti coetanei e con tutte le distrazioni annesse e connesse.

            Senza contare che pure l’università è molto più accessibile di una volta e quindi le scuole superiori diventano quasi sempre un “introduzione generale” all’argomento che poi andrai ad approfondire.

            Certo, capisco bene che in paesi come il Marocco chi ha la fortuna di frequentare una scuola ci vada per studiare, come avveniva qui un secolo fa (spesso previo sacrificio notevole dei genitori), ma fa parte delle differenze appunto tra “primo” e “terzo” mondo (definizione che odio ma per capire).

            Poi i “giovani d’oggi” sono criticabili per mille aspetti, dall’orrida sotto cultura pallonara del “chi non salta” fino alla musica oscena che ascoltano 😀 ma penso sia sempre stato così dalla notte dei tempi.

            P.S. Dai, lasciamo perdere “borghesi” e “proletari” (e lo dice uno che è stato pure comunista 😀 ), le superiori ormai se le possono permettere praticamente tutti, e per fortuna non sei obbligato a 13 anni a sapere già con certezza quello che sarai a 30!

          • Francesco scrive:

            Luke

            solo il fatto che hai scritto pinguine, citando un film glorioso, mi esime dal sottoporti alla graticola “usque ad bene cottum”.

            diciamo che la cagata uaarista ti vale solo 10.000 AvePaterGloria. in latino

            ciò predetto, per esser stato un comunista mi pari sociologicamente ingenuo, mi sa che a 13 anni il 99% delle caratteristiche di classe sono inscritte e indelebili

            x MM

            come fa la tua amica a sapere il francese meglio dell’arabo? che lingua parlava a casa sua? mi incuriosisce veramente.

            poi io che vengo a fare lì? il francese non lo capisco per nulla! 😀

          • Luke scrive:

            E sarei io l'”ingenuo” 😀

  17. Francesco scrive:

    >> nei villaggi c’è una cultura che in Italia si sognano, perché la gente studia, studia, studia… invece in Italia, la gente non cerca di capire niente, non pensa, per questo sono così indietro, vivono ancora nel Settecento

    diciamo che FORSE nelle scuole delle città ci saranno quelli che studiano come matti per accedere a possibilità di avanzamento sociale (ammesso che di queste possibilità se ne trovino e non siano già tutte in mano ai figli dei funzionari statali)

    cosa che ha ben poco a che fare con capire e pensare, è un altro paio di maniche

    ma sulle scuole dei villaggi ho qualche serio dubbio

    però mica sono ispettore di scuole marocchine, io!

    🙂

  18. izzaldin scrive:

    Io capisco perfettamente il discorso della signora marocchina.
    Ormai in India più che la ricchezza, nei matrimoni combinati si guarda la laurea. se tuo figlio è laureato in matematica o informatica, vale 25 vacche di dote. se studia letteratura magari 20 o 15 🙂 , se non è laureato magari solo 10.
    gli studenti più bravi nelle scuole americane sono i figli degli immigrati indiani.
    se un giovanotto italiano della media borghesia scarabocchia i libri comprati dai genitori, il bambino marocchino non rischierà di macchiare i libri che la madre ha sgobbato per fargli avere, anzi, li userà al massimo.
    non ci vedo niente di strano.
    è, passatemi il paragone, lo stesso discorso del calcio: quando c’era fame e il calcio era davvero un ascensore sociale, e si giocava per strada o in campi improponibili, l’Italia sfornava talenti a getto continuo. oggi i giovani giocano a calcio solo per diventare Vip e infatti la nazionale italiana è penosa

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      nei matrimoni combinati si guarda la laurea

      Insomma, è tutto funzionale a Quello. E per Quello da noi la laurea non serve 😀

    • Moi scrive:

      Mì ghe digo che i veci Indiani i gh’à speransa che la laurea del puteo che ghe dà i punti-vaca al matrimonio ghe porta sanca a casa massa de schei … altro che piaser del saver le robe fine a sé stés’o e altre monate.

      —————-

      Mi correga Grog se ho sbagliato, al metto del costrutto asintattico poiché privo di bestemmie 😉 !

  19. PinoMamet scrive:

    “, mi sa che a 13 anni il 99% delle caratteristiche di classe sono inscritte e indelebili”

    Ma tu Francesco credi che ci siano delle caratteristiche di classe?

    Credi addirittura che in Italia ci sia una roba chiamata borghesia?

    Forse ha ragione I, stamo davvero al Settecento…

    • Francesco scrive:

      Pino:

      sì, mi sembra evidente dalle persone di ogni classe che incontro

      forse, temo che sia sostanzialmente estinta ma spero sempre

      no di certo, anzi quasi, che il dominio brutale e assoluto del denaro mi sembra comune ai due periodi

      ciao

      • PinoMamet scrive:

        “sì, mi sembra evidente dalle persone di ogni classe che incontro

        forse, temo che sia sostanzialmente estinta ma spero sempre”

        Mah…

        io dalle persone di ogni classe che incontro ogni giorno, ho la sensazione diametralmente opposta:
        sono tutti uguali. Non so se sia una cosa positiva o negativa, ma indipendentemente dal denaro, si vestono allo stesso modo, parlano allo stesso modo, hanno gli stessi interessi e in genere sarebbero indistinguibili, se non fosse che i più ricchi guidano auto più costose (ma neanche questo è sempre vero, una Mercedes o BMW usata costa come una Punto usata con qualche chilometro di meno…).

        • Francesco scrive:

          viviamo in mondi diversi … oppure usiamo occchiali diversi

          😀

          ciao

        • PinoMamet scrive:

          Scusami Francesco, ma ti pare che gli adolescenti più che ricchi, che ne so, ascoltino Brahms, si appassionino a Goethe, si vestano in Saville Row…?

          A me pare che facciano esattamente le stesse cose dei coetanei appartenenti a famiglie meno ricche, abbiano gli stessi gusti e così via.

          E i genitori mi paiono ugualmente soddisfatti.

          Il genitore ricco potrà comprare più biglietti di concerti, ma saranno gli stessi concerti della stessa musica (di merda).

          • Z. scrive:

            …beh, non è che la musica che ascolti TU sia esattamente decente, eh!

            😛

          • Francesco scrive:

            Pino

            1) confondi ricchezza e borghesia, poveri cafoni arricchiti e veri signori

            2) confondi la superficie di egualitarismo sesssantottino con la sostanza di abissi tra una classe e l’altra

            però potrei essere io in ritardo, come dice Miguel, una specie di ultimo brontosauro a spasso nell’era dei mammiferi

          • PinoMamet scrive:

            “1) confondi ricchezza e borghesia, poveri cafoni arricchiti e veri signori”

            Francamente, comincio a credere che in Italia questa differenza non sia mai esistita, tanto pare mitica e persa nelle nevi di un tempo, che chissà dove sono andate.

            Magari una volta ci sarà stata, chissà.

            Io se penso ai ricchi vedo tanti aspiranti Briatore, perlopiù.
            Ma tutto sommato anche la generazione precedente, dei Ferrari e del miracolo economico, era già formata da arricchiti o da gente che ne aveva lo stile (come Agnelli, un cafone raffinato ma cafone).

            Le uniche persone che per stile si avvicinano a quelli che intendi tu per borghesi sono quelle che formano la “piccola borghesia intellettuale” e anche, direi, il proletariato intellettuale:
            vecchi professori con la loro famiglia, qualche fortunato che è riuscito nella carriera universitaria senza diventare un carrierista (cioè un cafone), giornalisti pagati ad articolo che non sempre arrivano a fine mese, ricercatori sottopagati e così via…

          • Francesco scrive:

            pensa a cosa era il Corriere della Sera o la Stampa, anche solo 20 anni fa, e vedrai che la borghesia c’era e aveva i suoi strumenti di comunicazione

            borghesia plurilingue, per esempio, allevata nei licei classici e nelle università di ingegneria e di medicina

            estranea allo Stato con gravissimo danno dello stesso

            di cui oggi un Severgnini è pallidissima eco

            • Miguel Martinez scrive:

              “borghesia plurilingue, per esempio, allevata nei licei classici”

              Se ti riferisci al greco, conosco esattamente una persona che abbia fatto i miei stessi studi 🙂 e che abbia provato a comunicare con i tassisti ateniesi, beccandosi una sfilza di risposte (a lei incomprensibili) in inglese.

          • PinoMamet scrive:

            Io il Liceo classico l’ho fatto ormai più di 20 anni fa, e non era questa roba di classe che dici tu, semmai era appunto la fucina della classe che dico io: i “piccoli intellettuali” che possono passare ore piacevolissime a discutere di filosofia, ma non contano un cazzo.

          • PinoMamet scrive:

            “Se ti riferisci al greco, conosco esattamente una persona che abbia fatto i miei stessi studi 🙂 e che abbia provato a comunicare con i tassisti ateniesi, beccandosi una sfilza di risposte (a lei incomprensibili) in inglese”

            Immagino, e questo per due motivi:

            -l’anglomania greca (che più che a Byron credo risalga alla Seconda Guerra Mondiale)
            -la chiusura mentale di molti insegnanti del classico, per cui il greco è “una lingua morta”

          • paniscus scrive:

            …e comunque, l’educazione tipica da liceo classico è sempre stata lontana anni luce dal concetto di “plurilingue”, inteso nel senso di internazionalità e di lingue straniere moderne.

            Fino a pochi anni fa, al liceo classico, le ore di lingua straniera moderna si facevano solo nei primi due anni, e poi si abbandonavano del tutto.

            E anche dopo che il programma è stato esteso a tutti i cinque anni, è rimasto incentrato quasi esclusivamente sullo studio della letteratura di una civiltà straniera, vista dal punto di vista storico, e non certo sull’uso della lingua e sulla conoscenza di culture straniere attuali.

            Per cui, se qualcuno faceva il liceo classico e IN PIU’ veniva anche da una famiglia di “borghesia plurilingue”, erano due cose completamente indipendenti l’una dall’altra, e che venivano coltivate separatamente.

            Ma qualcuno che abbia maturato un atteggiamento di curiosità e di apertura verso le lingue straniere PER IL FATTO di aver studiato al liceo classico, lo devo ancora conoscere…

            L.

          • PinoMamet scrive:

            Presente!
            😉

          • Francesco scrive:

            OK

            l’ho messa giù male.

            a parte il fatto che “studiare latino e greco serve perchè poi le lingue sono facili da imparare”, e il bello è che è pure vero, intendevo dire che della cultura normale di chi aveva fatto il classico faceva parte anche sapere il tedesco o il francese, più tardi l’inglese.

            Pino, non so che classico tu abbia fatto, al mio classico statale andava quasi solo la borghesia, di media ricchezza che i ricchi bergamaschi credo fossero già in officina o a Miami, a quell’età

            sulla definizione di borghesia, mi vengono in mente i coniugi Bocconi o il fatto che sia stata fondata l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù. e che esistano ancora e facciano parte della definizione di Milano

            • Miguel Martinez scrive:

              “sulla definizione di borghesia, mi vengono in mente i coniugi Bocconi o il fatto che sia stata fondata l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù. e che esistano ancora e facciano parte della definizione di Milano”

              Ma per Firenze potrei citare una lunga sfilza di nomi di signori barbobaffuti e con rigidi cappelli in testa, che hanno messo in piedi ospedali, centri per l’infanzia.

              Come i ricchissimi Demidoff che nell’Ottocento fecero una scuola aperta anche alle bambine povere (il Comune ha appena venduto l’edificio a uno speculatore immobiliare con la scusa che non si trovava un documento che vincolasse in modo certo la donazione a uso pubblico).

              Però lo stampo con cui hanno forgiato gente così mi sembra definitivamente rotto.

          • Francesco scrive:

            Può darsi Miguel, o forse solo non esistono più i borghesi di una volta.

            Guardando ai candidati sindaco e ai consigli comunali, mi viene da darti ragione.

            Spero di no, però!

            Ciao

  20. PinoMamet scrive:

    Io la vedo così.

    Esisteva, una volta, in Italia, una classe di persone che poteva permettersi di mandare i figli a studiare per un lungo periodo improduttivo;

    dovevano, in quel periodo, in attesa sella crescita di folti baffoni a manubrio, apprendere il linguaggio distintivo che li avrebbe elevati al di sopra delle masse, e contemporaneamente gli avrebbe fornito i mezzi per dirigerle;
    non solo: gli avrebbe anche dato la convinzione, in tutto ciò, di star facendo “il bene” delle masse.

    Ricca messe di esempi traevano dai classici Greci&Latini.

    Se qualche giovinotto di estrazione popolare riusciva a essere coattato all’interno di questo sistema (e non era impossibile) beh, meglio per lui, era segno di un suo destino a elevarsi e a uscire dalla massa, non certo il segnale che lo studio avesse a essere “per tutti”, non certo il segnale che gli eletti fossero identici ai pollòi.

    Il giocattolo non si ruppe tanto con i casinisti sperimentatori e gioiosi o incazzati fancazzisti del Sessantotto: che del resto erano e si sentivano loro stessi, in un modo o in un altro, degli “eletti”, qualunque cosa dicessero.

    Ma, più semplicemente e gradualmente, per la forza d’inerzia dell’istruzione pubblica, che dai e dai fece aumentare esponenzialmente il numero di quelli che si esprimevano decentemente in italiano, e persino di quelli che capivano il greco e il latino.

    Naturalmente questi, impadronitisi del castello, se ne fecero strenui difensori: ora che era roba loro, roba pubblica, non volevano certo privarsene né abbatterlo.

    Però, come una Bastiglia ipoteticamente in piedi, non serviva più a nulla: era diventato un museo.

    La classe dei ricchi, pragmatica, constatatane l’inutilità, si affrettò a disamorarsene, salvo qualche nostalgico che non manca mai.
    “Mio figlio studiare il greco? ma se lo studia anche il figlio del meccanico! ebbene, lo studi anche mio figlio, sì, ma se prende un brutto voto allora dirò al professore, che importano queste anticaglie al giorno d’oggi? che utilità hanno ?”

    E davvero il vecchio castello serve ormai solo a formare altri suoi difensori, che dovranno a loro volta formare la nuova generazione di difensori…

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      E davvero il vecchio castello serve ormai solo a formare altri suoi difensori, che dovranno a loro volta formare la nuova generazione di difensori…

      Dunque tu che faresti?
      Non è una domanda retorica: sono veramente interessato.
      Anche quando ti replicherò e metterò in discussione tutto quello che dirai, non interpretarla come una chiusura: faccio sempre così quando metto alla prova le teorie. Anzi, scopro spesso di credere in cose che quando mi furono esposte sottoposi ad un fuoco imponente di obiezioni 😉

    • Moi scrive:

      Mi piace, penso che sia andata così … davvero.

      E questo spiegherebbe le descrizioni (piacevoli, anche se sanno sempre un po’ di farlocco) della Borghesia Napoletana Anni Cinquanta da parte di Luciano De Crescenzo come quella della Borghesia Torinese di Fine Ottocento da parte di Edmondo De Amicis.

      Nondimeno spiegherebbe anche il Wishful Thinking 🙂 di Francesco che la Borghesia Meneghina del 2016 (!) incarnerebbe il meglio di entrambe le due suddette ! 😉

    • PinoMamet scrive:

      “Dunque tu che faresti?”

      Bella domanda: perché non lo so, e ci sto pensando anche io.

      Io vedo studenti che non aprirebbero un libro di scuola neanche se minacciati col fucile, perché è di scuola , e poi si impegnano come matti a studiare il giapponese in corsi pomeridiani
      (non me li sto inventando).

      La scuola dovrebbe insegnare il giapponese? Ma non è questo il punto, c’è che si dedica al basket e chi al balletto, al pomeriggio, e chi impara il cucito…

      allora la scuola dovrebbe fornire delle “competenze extracurricolari”? molte scuole lo fanno già
      (giapponese per esempio è un corso organizzato dalla scuola in oggetto, in orario pomeridiano).

      No, la scuola dovrebbe smettere di essere scuola. Nel senso di edificio di edilizia scolastica, con degli orari, dei quadrimestri o trimestri, degli scrutini, dei bagni con le scritte, dei professori con la giacca a quadretti e i sindacati, dei moduli per l’uscita anticipata e dei libretti per le giustificazioni, di essere tutto ciò che non è e che distrae dallo studio.
      Compreso il fatto di “dover” prendere un diploma, che poi in molti casi non è altro che un oggetto di arredamento.

      Dovrebbe smettere di essere tutte le cose anche belle e che ricordiamo con affetto (basta leggersi un libro di Starnone, linkato da Z. da qualche parte) ma che, pensandoci bene, non erano altro che un parcheggio per adolescenti.
      Rumoroso se si chiamava ITIS, pedantesco se si chiamava Liceo, triste d’inverno quando pioveva e c’erano le interrogazioni, allegro nei giorni di sole e quando il compagno diceva una battuta, sempre volgare, sempre pieno di adolescenti che imparano a fare gli adolescenti…

      lasciare tutto alla deriva, e che gli studenti che vogliono imparare il greco facciano un corso apposta, con un tizio che non punisce con 3 chi proprio non ne ha voglia (che non si è manco iscritto infatti) e non deve dare tot voti a trimestre..

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Ma cosa intendi per scuola? Le elementari? Le medie? Le superiori?
        Devo dirti che se non avessi fatto le elementari ora sarei analfabeta o quasi e che devo alle medie la base della mia cultura generale. In effetti tu mi parli del liceo che è un po’ una cosa a sé.

      • PinoMamet scrive:

        Direi le superiori…
        aboliamo le superiori…

        certo, le medie sono state il periodo scolastico che ricordo con meno piacere- non vedevo l’ora che finissero, e le ricordo come un unico lungo giorno di pioggia;
        aboliamo anche quelle?

        in realtà credo di avere imparato quello che so alle Superiori e all’Università.

        Magari potremmo abolire le scuole medie in quanto inutili, perlomeno secondo la mia esperienza personale 😉

        ma perché le medie erano brutte? perché stavo in classe con molta gente con cui non mi trovavo bene e avevo poco in comune…
        che poi infatti è andata a fare altro…

        mmm

        temo che maieuticamente finiremo per avvicinarci un po’ troppo alla scuola gentiliana!

        • Francesco scrive:

          insomma, sei arrivato nel mio carrugio reazionario!

          io le medie le ho sfangate bene perchè ero uno psicopatico isolato e non ho “sofferto” delle differenze tra noi alunni (le ho notate molti anni dopo)

      • Roberto scrive:

        Pino la butto li senza nessuna certezza.

        Non è utile imparare a fare cose che non ci piacciono ma che di debbono fare, resistere alla noia, imparare a essere giudicati?
        In fin dei conti questo sarà il pane quotidiano per la gran parte degli esseri umani in questa parte di mondo.

        Scherzando a metà mi vien da pensare che l’essere sopravvissuto a due ore di filosofia il sabato, dopo due ore di ginnastica, è stata una palestra che mi permette ora di andare a convegni in cui dei pallosissimi tizi parlano di cose mortalmente noiose, tipo diritto

        • Z. scrive:

          roberto,

          il tuo commento mi ha fatto pensare a Pavese.

          Pavese diceva che la religione consiste nel credere che tutto ciò che ci accade sia estremamente importante. E aggiungeva che non scomparirà mai dal mondo proprio per questa ragione.

          Forse non aveva tutti i torti, Pavese.

          🙂

      • Peucezio scrive:

        Io abolirei le elementari.
        Si imparano in cinque anni cose che qualunque persona normale, ammenoché non abbia gravissimi deficit cognitivi congeniti (non parliamo di un bambino, che ha una capacità e una velocità di assorbimento di nozioni incredibile) può imparare in due o tre settimane, un mese al massimo.

        La realtà è che la scuola, soprattutto quella primaria, è un parcheggio, perché è il sistema peggiore per valorizzare le capacità delle persone e trasmettere conoscenze.
        Altra cosa è il liceo: a me comunque, pur con mille limiti, ha lasciato molto.
        Le medie credo dipendano molto dal contesto, dai professori, ecc.
        Per me, diversamente da Pino, è stata un’esperienza esaltante, ma l’unico motivo in fondo è che ho avuto un professore veramente bravo, che mi ha fatto sbocciare l’amore per le discipline umanistiche (fino ad allora ero più inclinato verso la matematica e le scienze). Lì è proprio questione di fortuna.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Infatti l’analfabetismo dilagante fino al XIX secolo era causato dai ritardi mentali della popolazione.

          • Z. scrive:

            😆

            e comunque, Peucè, se quel che dici è vero le medie hanno fatto molto più male a te di quanto non ne abbiano fatte allo scolaro italiano medio 😀

          • Peucezio scrive:

            Mauricius, mi sfugge il nesso.
            Prima non si imparavano affatto, ora si imparano in cinque anni.
            Come dire che prima si lasciava un sassolino a terra, ora lo si solleva con una gru.

          • Z. scrive:

            Peucè, su, siamo seri. Imparare a leggere, scrivere e far di conto – più alcune nozioni essenziali – non è imparare a sollevare un sassolino: al massimo è imparare a maneggiare una gru. E una ruspa, e un’escavatrice, e un martello pneumatico e altri attrezzi ancora.

            Cinque anni sono troppi per imparare a maneggiare tutti questi attrezzi? si potrebbe fare in pochi mesi? Chissà, forse è proprio così.

            Ma saperli maneggiare non è una cattiva idea 🙂

          • paniscus scrive:

            Potrebbe essere vero che i fondamenti della lettura e della scrittura “si possano imparare in pochi mesi”… se si avesse un rapporto continuo 1 a 1 con un precettore privato a tempo pieno.

            E per di più con una persona che abbia competenze specifiche sull’insegnamento, NON basta che sia una persona che “quei contenuti li conosce” perché a suo tempo li ha imparati come allievo.

            Io mi pregio personalmente di essere riuscita da sola, all’età di 13 anni, quando ancora non avevo nemmeno iniziato il liceo, a “insegnare a leggere e a scrivere” a mio fratello che ne aveva 5, ma non per questo vuol dire che qualunque tredicenne (o qualunque mamma casalinga premurosa, che è pure peggio) possa improvvisarsi insegnante.

            E infatti mio fratello il suo normalissimo percorso scolastico se l’è fatto dopo, come tutti, il fatto che avesse già imparato qualcosa prima non gli ha cambiato nulla.

            Quello che aveva imparato con me era una forma di gioco intellettuale e basta, NON una forma di istruzione autentica.

        • roberto scrive:

          “Si imparano in cinque anni cose che qualunque persona normale […] può imparare in due o tre settimane, un mese al massimo”

          già sono contrarissimo a quest’idea bizzarra di “aboliamo la scuola”, ma la scuola elementare!
          a parte il fatto che non si impara a leggere in un mese (o forse avrò bambini particolarmente stupidi), mettiamo che sia vero, chi si mette ad insegnare a leggere, scrivere e far di conto (tutto il resto è immagino inutile) a tuo figlio? io non credo che ne sarei capace….

          no, è una vera assurdità

      • roberto scrive:

        “Dunque tu che faresti?”

        darei un po’ più di scelte ai ragazzi delle medie-superiori.

        esempio della scuola quissù, hai un certo numero di ore uguali per tutti, poi scegli il tuo indirizzo che ti da altre ore obbligatorie ma poi hai un pacchetto di ore a tua scelta (non di attività extracurriculari, ma di materie degli altri indirizzi)

        esempio, la pargola che sceglie l’indirizzo “scientifico”, l’anno prossimo inizia con “informatica”, poi nelle ore opzionali può scegliere una fra “informatica II” “latino” “quarta lingua straniera”. più vai avanti più puoi scegliere.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Pensa che io eliminerei la scelta tout court: tu scegli un pacchetto, magari rodato da qualche decennio e che abbia dietro un progetto formativo serio, e poi lo segui. Io mi ricordo com’ero a 14 anni e non credo che sarei stato in grado di fare scelte ponderate sulle materie utili.

          • roberto scrive:

            devo dire che ho cambiato idea sulla questione perché all’inizio la pensavo come te.

            c’è comunque un blocco di ore “rodato” (a memoria 23-24) e quindi la scelta è limitata alle ore restanti ad arrivare a 33 (poi ovviamente ci sono tutta una serie di limiti, per dire non puoi fare “laboratorio di chimica” se non hai chimica II).
            Aggiungo che ci sono piani prestabiliti che lo studente pigro e/o senza idee può seguire senza far scelte e comunque dei “conseillers d’éducation”che, almeno nella mia esperienza, fanno bene il loro lavoro

          • roberto scrive:

            “sulle materie utili”

            poi più che scelte sulle materie utili (per quello ci sono le ore obbligatorie” la scelta cade sulle “materie che mi sfiziano” e direi che anche a 11 anno lo sai cosa ti piace, o quanto meno ti incuriosisce

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Trovo i complementari all’università una cosa insopportabile, quindi immagina come vedrei i complementari alle superiori 😀

          • PinoMamet scrive:

            “Io mi ricordo com’ero a 14 anni e non credo che sarei stato in grado di fare scelte ponderate sulle materie utili.”

            Io a 14 anni avrei scelto una scuola che mi offriva corsi complementari di cinese e di arabo e di kung fu.
            E anche oggi. 😀

          • Z. scrive:

            Beh, a ben vedere dopo cinque anni di cinese, arabo e kung fu avrei padroneggiato quanto meno decentemente due lingue di primaria importanza mondiale. E non avrei avuto questa panza che oggi mi affligge 😀

  21. Moi scrive:

    Perdita di interesse nello studio da parte della popolazione maschile

    [cit.]

    ——————–

    Be’, anzitutto esistono da un bel po’ _per quanto minoritarie _ anche le sgallettate che fanno fughino 🙂 …

    Cmq, sì : è un fenomeno tipicamente maschile … e Frangistano.

    Vediamo un po’: l’adolescenza è il periodo della vita in assoluto meno adatto per studiare, visto che subentrano sviluppi fisici e pulsioni sessuali che scombussolano tutto, con incredibile “anticipo” sulla maturazione della psiche.

    Questo lo sa da sempre qualunque “Cultura”, che più o meno (ma non sotto certi limiti) severamente esige(va?) “contro Natura” lo studio nell’ età meno opportuna per esso;

    MA … a un certo punto è stato abolito “da Noi” ogni Principio Autoritario e le popolazioni giovanili sono diventate più spontanee : e, anche se “nell’ Era del Dilagare Inesausto” (per usare un’espressione tipica & topica 😉 di Diego Fusaro) del Politically Correct NON si vuole più che venga detto …

    Diciamolo ugualmente :

    la dòna quànd la vol (e potrebbe sempre), l’òman quànd al pol (e vorrebbe sempre).

    …in dialetto è più assonante, si ricorda meglio. 🙂

    ——————————

    A rendere “antipatici” i Migranti Musulmani critici della scuola e della società che “li ospita” sono i RadicalChic (ma Miguel NON lo è … anche se sembra compiacersi di apparire tale) che ritengono ClericoFascismo le medesime critiche SE fatte da comuni cittadini Italiani senza “esotismi da esibire” …

    • habsburgicus scrive:

      tutto vero, Moi…al 1000 %…certi “amici”, dovrebbero tenerli alla larga 😀 fan solo crescere antipatia nei loro confronti, in molti casi del tuto immeritata !
      a me piace che nell’ (ex) Terzo Mondo apprezzino, a quanto dice I, l’istruzione e la cultura..il fatto che qui non avvenga più è un altro sintomo (sono infiniti) della decadenza del cosiddetto Occidente

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      l’adolescenza

      L’adolescenza riguarda anche le ragazze, però.

      • Moi scrive:

        Proprio vero che Cisco l’ Amico-Mentore Metalmeccanico di Max Pezzali (Borghesino-ino-ino figlio di Fiorai, il cui negozio era l’ Area 51 😉 degli “F-Files” 😀 di Pavia …) varrebbe ben di più lui da solo di tutti i Ministeri di Pari Opportunità messi assieme 😉 … nevvero, Habs ? 🙁

        • habsburgicus scrive:

          😀

        • Z. scrive:

          Ricapitolando:

          – Max Pezzali parla del suo essere di sinistra e di come ogni tanto si vergognava per essere troppo disimpegnato;
          – J. Ax dice che Grillo ha delle idee giuste ma che lui (J. Ax) è di sinistra e quindi certe uscite di Grillo lo fanno arrabbiare;
          – Scanzi, che chiede l’abolizione del reato di clandestinità per alleviare la sofferenza dei carcerati (ricordo che è un reato che non prevede il carcere). Poi non appena Casaleggio dice “niet” precisa subito che sì, vabbè, poi non è che questa abolizione sia così importante…

          Ma perché queste persone provano questa impellente necessità di farsi considerare di sinistra? Ne hanno davvero bisogno? Non si sentono a posto così come sono?

          Ce lo spiega una voce dal passato:

          ma per sentirsi bene
          gli manca l’essenziale
          perché noi, non ci hanno
          e per questo stanno male

          • Miguel Martinez scrive:

            “Ma perché queste persone provano questa impellente necessità di farsi considerare di sinistra?”

            E’ un punto interessante: la necessità di identificarsi come “di sinistra” (oppure “cristiani”) è un bisogno fondamentale che viene prima di ogni altra cosa, ad esempio di cosa si pensa della vita.

            Non è affatto solo un’idiosincrasia italiana: per gli anglofoni, consiglio un bell’articolo di Ugo Bardi http://cassandralegacy.blogspot.it/2016/01/partisan-hostility-in-society-and.html

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E’ il primo gradino della piramide di Maslow, no?

          • Z. scrive:

            Chissà.

            Fatto sta che chi mi conosce superficialmente è convinto che io sia di destra.

            Chi invece mi conosce meglio si mette a ridere e dice: ma chi, lui? di destra? ahah dai, lo sanno tutti che è di sinistra!

            Ora, effettivamente io non sono solito dire “sono di destra” o “sono di sinistra”, ma chi mi ha sentito parlare di politica anche una sola volta ha già le idee chiare su dove collocarmi.

            E se dico qualcosa che non si aspetta non è che cambia idea e mi riposiziona a destra: mi guarda con due occhi come a dire “ma no, ma scusa, ma tu sei di sinistra, tu NON PUOI pensare questa cosa qui!”. A volte, convinti di offendermi, mi dicono “sei di destra” (più raramente “fascista”, ma è capitato), ma non è che mi ricollocano: è solo un modo per dirmi che a sinistra certe cose nossidicono e nossipensano.

            Tutto questo per dire cosa? per dire che mi viene il dubbio che dire “sono di destra” o “sono di sinistra” sia abbastanza inutile, perché a classificarti saranno comunque gli altri e lo faranno in base ad altri criteri, non ultimi quelli storici, personali e familiari.

            Che poi non è detto che siano sbagliati.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Non c’entra, ma ieri mi hanno dato del berlusconiano.

          • Z. scrive:

            Tiro a indovinare:

            utero in affitto?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            No, parlavo dell’impossibilità a lungo termine di fare welfare a debito. E sono diventato in automatico un berlusconiano ed uno di quelli che avrebbero dirottato il Partito (il PCI) su posizioni democristiane.

          • Z. scrive:

            Il bello è che furono proprio i DC, e poi Berlusconi, a far lievitare cospicuamente il debito 😀

          • Francesco scrive:

            x MT

            condoglianze, capisco che certe cose possono ferire

            PS immagino tu stessi per aggiungere “quindi bisogna aumentare le tasse per finanziare il welfare”, vero?

            😀

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            PS immagino tu stessi per aggiungere “quindi bisogna aumentare le tasse per finanziare il welfare”, vero?

            Ça va sans dire

  22. Moi scrive:

    In effetti, come già è stato detto, per i Giovini Borghesi conta quella (!) scuola come status symbol … tipo la discoteca “local vip” vs “tamarra”.

  23. Moi scrive:

    La differenza fra”adulescens” e “adultus/a” dovrebbe essere semplicemente quella fra un participio presente e un participio passato.

    Nel corpo lo sarà sempre, nella mente … av déggh adìo ! 😉

  24. Moi scrive:

    Statue di nudi “censurate” ai Musei Capitolini per la visita di Rohani a Roma. Scoppia la polemica in Parlamento.

    http://www.huffingtonpost.it/2016/01/26/hassan-rohani-musei-capitolini-statue-censurate_n_9075898.html

    Poi dite che sono io che esagero … 🙁 🙁 🙁

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Intanto il Papa gli ha regalato la medaglia di San Martino, quindi direi che c’è poca dhimmitudine del postconcilio.

    • habsburgicus scrive:

      stavolta la figuraccia è solo italica 😀 il Papa è sans reproches questa volta 😀

    • Moi scrive:

      Ma proprio inscatolonate … altro che Zeta pronto a infilare i bragoni al Nettuno (una roba simile a ciò che diceva Zeta la fecero qualche secolo fa delle suore a Palermo per una fontana di nudi mitologici Pagani … nevvero, Izzaldin ?) se Rohani viene a incontrare Merola …

  25. Moi scrive:

    Adesso è tutto diverso rispetto a quando andavamo a scuola Noi (e a quanto pare è un “Noi” che include perfino Mauricius e Dif …), ora, volendo, come Stato :

    abolisci di netto il Ministero della Pubblica Istruzione, dài un tablet a tutti i cinni d’Italia, segnali un sito tipo Youschool (multilingue con tutti i cazzi e mazzi dello scibile umano) o come cacchio lo vogliam chiamare, poi si ricorda la stramitica frase di Gian Carlo Pajetta 😉 che l’ Istruzione deve essere obbligatoria ma l’ ignoranza sarà sempre facoltativa.

  26. Peucezio scrive:

    Scusate, non c’entra nulla… la Boldrini ha appena detto che l’utero in affitto non è una bella cosa in sé, ma può aiutare tante donne dei paesi poveri, perché guadagnerebbero un po’ di soldi.
    Io ho avuto il dubbio di stare sognando o di non aver capito bene…
    Avete capito?? Siamo allo sciacallaggio sulla miseria, allo sfruttamento legittimato!!
    Come dire che si prostituiscano, tanto sono povere, almeno tirano su qualche soldo.
    Io pensavo che la Boldrini fosse solo un’odiosa conformista ultraprogressista fanatica, ma non pensavo arrivasse a tale punto di oscenità morale e di mancanza di scrupoli.
    Che gli omosessuali si allevino pure tutti i figli che vogliono, tanto ci sono le donne povere dell’Africa che glie li terranno nell’utero per miseria!
    Mi vergogno di appartenere allo stesso pianeta della Boldrini!

    • mirkhond scrive:

      Agghiacciante!
      Adesso capisco l’odio del Moi per la Boldrini…….

    • Roberto scrive:

      Per una volta sono totalmente d’accordo con peucezio

    • Z. scrive:

      Finito lo sfogo, Peucè? 🙂

      Ecco, ora tieniti forte ché ti regalo uno scoop pazzesco: Laura Boldrini ha detto l’esatto opposto!

      “Questa pratica [l’utero in affitto] – ha spiegato – espone le donne, in particolare dei paesi più poveri, a prestarsi a una maternità che non vogliono. Io sono personalmente contraria alla pratica dell’utero in affitto ma in questo ambito questo non c’entra, noi stiamo parlando del diritto delle coppie omosessuali a stare insieme. Quella [l’utero in affitto] riguarda anche le copie eterossessuali, e io sono contraria anche in quel caso. Si presta a uno sfruttamento specie nelle aree povere del mondo“.

      http://www.askanews.it/top-10/laura-boldrini-dice-di-essere-contraria-all-utero-in-affitto_711717909.htm

      Niente paura, comunque, si sistema tutto! fidati di me!

      Tu scrivile una letterina:

      http://presidente.camera.it/21

      con una frase tipo: “cara signora Laura, ho scritto delle cose ingiuste su di te e ti chiedo scusa.”

      Credimi, sono sicuro che apprezzerà 🙂

      • Peucezio scrive:

        Allora si è espressa male, perché io l’ho sentita in diretta e il concetto sembrava proprio quello opposto.

        • Z. scrive:

          Peucè, via…

          diciamo che avevi altri pensieri ed eri un po’ distratto.

          Succede a tutti, eh 🙂

        • Peucezio scrive:

          Bisognerebbe andare a ritrovare il passaggio televisivo.
          E’ facile che abbia detto la cazzata e poi abbia voluto mettere la “pezza a colore”, come diciamo a Bari.

          • Z. scrive:

            Mah, secondo me la pezza gliela vuoi mettere tu a tutti i costi. Dovresti invece essere contento che almeno su una cosa siete d’accordo 🙂

          • Peucezio scrive:

            Se fosse vero che la Boldrini sta conducendo una battaglia contro l’utero in affitto nei paesi poveri, non avrei nessun problema a dargliene atto, così come continuerei a dissentire dalla maggior parte delle altre cose che dice.

      • roberto scrive:

        ah ecco, mi pareva strano….

      • Francesco scrive:

        Peucezio

        non capisco la crudeltà di voler impedire alle povere coppie gay che stanno insieme di soddisfare il loro incomprimibile desiderio di genitorialità. anzi, credo sia esplicitamente proibito farlo.

        se da questo discende immediatamente (niente finestre questa volta) il commercio di ovuli e l’utero in affitto, come dire, Ubi maior, minor cessat!

        🙁

        quindi la Boldrini ha torto, come sempre

  27. Moi scrive:

    NON la odio … mi sgomenta una simile insipienza in quel ruolo.

  28. Moi scrive:

    La Gazzetta di Casaleggio, da sempre in prima linea pro-Gender …

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/26/utero-in-affitto-in-india-e-boom-clienti-anche-dallestero-ma-madri-no-hanno-tutele/454192/

    … scrive cose che altrimenti sarebbero note solo ai quattro gatti che ascoltano Gianfranco Amato, o leggono siti che ne riportino le conferenze.

    Certo, lo fa soltanto per dare addosso al PD e a ‘sto Governo, ma almeno lo fa.

    • Peucezio scrive:

      Certo che questo la dice lunga sul terzomondismo della Boldrini.

    • Z. scrive:

      Onestamente non mi pare che questo articolo dia addosso al PD o al governo (italiano)…

      Anzi, in realtà credo che tu abbia linkato forse l’unico articolo del Kasaletschenzeitung degli ultimi due anni in cui – quasi incredibilmente, va detto – non si dà addosso né a Renzi né al PD!

      😀

      • paniscus scrive:

        In ogni caso, è possibile spiegare cosa c’entrerebbe l’utero in affitto con la discussione sui diritti civili delle coppie gay…

        …visto che la stragrande maggioranza degli utenti di tale pratica (a diversi livelli differenziati di clandestinità e di illegalità) sono coppie eterosessuali infertili regolarmente sposate, e magari pure sposate in chiesa?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Perché dell’utero in affitto non ce ne frega nulla: noi vogliamo tirare merda sui froci.

          • Francesco scrive:

            FORSE i politicanti, sulla pratica in sè la Chiesa è molto chiara da sempre

            ricordo il linciaggio di Berlusconi e della Chiesa pe aver osato fare una legge quasi equilibrata e le maravigliose sentenza dell’inclita magistratura

          • Francesco scrive:

            Berlusconi far fare e la Chiesa auspicare, purtroppo solo in Formigonistan vigeva la teocrazia

          • paniscus scrive:

            FORSE i politicanti, sulla pratica in sè la Chiesa è molto chiara da sempre
            ——————————

            Ma un bel chissenefrega a che cosa dice la chiesa, ce lo vogliamo mettere una buona volta?

            Qua si stava parlando di una discussione parlamentare su un’eventuale regolamentazione secondo le leggi civili dello stato… si può sapere che cosa c’entra la chiesa, e perché mai il parlamento dovrebbe rendere conto alla chiesa?

            E parlo da persona individualmente molto critica contro l’utero in affitto, eh (pur essendo favorevolissima alla massima libertà in materia di VERA fecondazione assistita, eterologa compresa).

            Quindi non è che abbia qualche interesse ideologico da difendere.

        • Peucezio scrive:

          Fatemi capire, partoriscono con l’utero che non hanno?

          Per la verità non ho nulla contro gli omosessuali in sé (non annovererei Pasolini fra gli intellettuali che più amo e cui mi sento spiritualmente affine).

          Ma se anche fosse? Ognuno ha le sue idiosincrasie.

        • paniscus scrive:

          Intanto pure la Meloni ha annunciato di essere incinta, per cui la difesa della famiglia tradizionale è salva. Anzi, ha approfittato del cosiddetto Family Day per dare il lieto annuncio in diretta, quindi il valore della famiglia tradizionale conta ancora di più.

          Ovviamente non è sposata, ma è sempre meno peggio di Gianfranco Fini, che anni fa ebbe il buon gusto di andare a fare da testimonial al Family Day medesimo… quando in contemporanea aveva l’amante clandestina incinta, mentre stava ancora con la prima moglie.

          • Peucezio scrive:

            Se ognuno dovesse pretendere che i propri limiti e vizzi diventassero la norma del mondo, staremmo freschi.

          • paniscus scrive:

            …e allora la Meloni che ci sta a fare a pubblicizzare la propria gravidanza al Family Day, dandovi chiaramente un significato ideologico e strumentale?

            Non poteva tenersela per sé come una questione privata, esattamente come dovrebbe essere, o magari annunciarla dopo, in un momento completamente diverso?

          • Peucezio scrive:

            Beh, si sarebbe notato e sarebbe comunque diventato subito un caso giornalistico.
            Comunque non vedo l’importanza della cosa.
            Secondo me bisogna sempre confrontare le idee, non le persone, ammenoché uno non tira in ballo l’avversario sul personale e a quel punto è giusto ripagarlo della stessa moneta.

            Cioè, se io sono contro le prostitute, posso anche essere andato a prostitute (nessuno è perfetto). Ma non posso dire a uno “vergognati, sei andato a prostitute, depravato sfruttatore!”.
            Il peccato (anche in senso laico, morale) ci sarà sempre, ma è bene additarlo come tale (o comunque è legittimo ritenere colpevole un certo comportamento). Però è anche giusto essere indulgenti col peccatore, che non significa disconoscere il fatto che pecca.
            Altrimenti uno dovrebbe volere l’abolizione dei semafori, perché qualche volta, quando non passava neanche una macchina, è passato col rosso.

  29. Val scrive:

    Miguel: titolo scherzoso o meno, il post sembri fatto apposta per scatenare reazioni nazionalistiche più che riflessioni argomentate 🙂

    Ciò che dice la signora marocchina penso possa essere tranquillamente rubricato alla voce “discorsi da bar”. Se poi da una boutade senza riscontri precisi nasce una interessante discussione sulla scuola, ben venga la signora marocchina, ma quel che dice è un pretesto come un altro. (Anche se questa volta la discussione non m sembra si sia elevata al di sopra di qualche luogo comune).

    Io personalmente credo di essere abbastanza vaccinato (ma posso sbagliarmi, chi lo sa) dalle reazioni nazionalistiche, e per la verità ho da sempre molte perplessità sul nostro sistema educativo, ma una autocritica seria e costruttiva non si può impostare a partire da un discorso da bar. Finora l’esempio virtuoso era la Finlandia (ancorché alcuni critichino gli indicatori che collocano il suo sistema scolastico in cima alla classifica mondiale), se fosse il Marocco sarebbe una novità interessante, ma in base agli stessi parametri oggettivi o ad un giudizio sulla qualità degli studenti?

    Ad ogni modo, è la parola cultura ad essere fuorviante. Non ho difficoltà ad immaginare che nei paesi in via di sviluppo la scuola, in qualità di ascensore sociale, sia affrontata con più impegno e dedizione. Più difficile immaginare cosa significhi esattamente che nei villaggi marocchini (o qualunque altro luogo equivalente) ci sia molta più cultura. Ovviamente la cultura come dato sociale e antropologico non si quantifica, ognuno ha la sua. Se è intesa come complesso organico e vivo di conoscenze, siamo daccapo: se gli studi dell’OCSE ci sembrano riduttivi o inaffidabili, be’, inventiamoci qualcosa di un po’ meno approssimativo che “in Italia la gente non pensa, non cerca di capire niente”.

    Io, se ci fosse da discutere seriamente sulla scuola, sarei contento. Ma non ho ben capito se l’autocritica che immagini tu riguardi il sistema scolastico italiano (che ne ha, a mio parere, immensamente bisogno) o l’Italia intera (il che mi sembra un po’ troppo ambizioso tanto per noi quanto per l’Italia). Forse non interpreto correttamente lo spirito del post, ma ho la sensazione che tu – tramite l’amica marocchina – punti più il dito sui discenti (poca voglia di studiare ecc. ecc.) più che sui docenti, il che mi sembra un approccio improprio. Ovvio che la scuola in quanto istituzione è immersa in una società che influisce pesantemente sul suo funzionamento, ma è più saggio partire da una critica alla scuola che da una critica alla società.

    • Val scrive:

      Postilla: a proposito dello studio matto e disperatissimo e della “voglia di capire” e di come le due cose non siano necessariamente collegate in modo stretto, ricordo che un tema di dibattito intorno al ruolo delle università era ed è (semplificando) il seguente: sono istituti di formazione al servizio del mercato o sono centri di cultura e di ricerca indipendenti? Tema potenzialmente amplissimo, ma pertinente.

      • Z. scrive:

        Forse mi prenderete a sassate, ma senza centri di cultura e di ricerca indipendenti – nella misura in cui è possibile esserlo, ché in certo senso tutti siamo più o meno dipendenti dagli altri – credo che il Mercato e il Capitale finirebbero per soffrirne 🙂

        • Val scrive:

          E’ probabile, anzi è certo nella misura in cui, da Internet ai nuovi medicinali, molti degli imperi economici che prosperano nel mercato devono la loro fortuna alla ricerca di base sviluppata nelle università (pubbliche).

          Io però citavo l’esempio perché secondo me mette abbastanza in luce due dimensioni distinte che la signora marocchina (e forse anche noi) confonde, rischiando di fare parecchia confusione.

    • Z. scrive:

      Non credo che Miguel voglia puntare il dito contro gli studenti (e nemmeno contro gli insegnanti). Non sarebbe nel suo stile per come lo conosco, tra l’altro…

      Credo che l’idea sia: si sente spesso dire che Loro sono rimasti indietro di secoli (Sallusti, ad esempio, l’ha ribadito di recente da Lilli Gruber), ma questo è solo il Nostro discutibile punto di vista: anzi, conosco una di Loro che pensa esattamente questo di Noi!

      Almeno, questo ci ho letto io….

      Z.

      PS: poi forse c’è anche un po’ di “meglio i poveri che i ricchi”, se vuoi, e Moi ci ha visto un “meglio gli stranieri che gli italiani”. Ma preferisco l’interpretazione che ho dato sopra, anche perché il Miguel che mi piace di più è quello che mi regala punti di vista che prima non consideravo 🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        “Credo che l’idea sia:”

        Grazie. Direi che ci sono diversi elementi, tra cui anche questo.

        Un altro è semplicemente I., che come persona comunque colpisce, grintosa, sempre sorridente e piena di storie, affettuosa e pronta a dare una mano, con una situazione personale tremenda che però non ostenta.

        Poi mi piace riportare cose sentite in giro, che io le condivida del tutto o no.

        Poi c’è proprio quello che dice Z.

        Infine, per i motivi che ho spiegato, credo che la veloce battuta di I. riassuma piuttosto bene le mie riflessioni per interposta persona sulla scuola italiana e su quella egiziana (che estendo a maggior ragione al Marocco, paese molto più “occidentalizzato” dell’Egitto).

        In queste riflessioni non c’è alcuna critica a studenti o professori o etnie, ma un pensiero ai grandi processi storici.

    • Miguel Martinez scrive:

      “ho la sensazione che tu – tramite l’amica marocchina – punti più il dito sui discenti”

      Ma nessuno vuole criticare né discenti né docenti, ci mancherebbe. Date circostanze simili, la gente funziona in modo abbastanza simile ovunque, infatti la scuola marocchina di oggi somiglia per certi versi a quella italiana degli anni Cinquanta, con l’importante differenza che è aperta a tutti anche ai livelli superiori. E infatti, il risultato è abbastanza simile.

      Ora, una scuola del genere non ha senso al di fuori di un dato contesto; e nel contesto italiano è la scuola stessa ad aver perso senso, ed è questo il problema – ecco anche perché evito il facile gioco di accusare i ministri di turno.

      Ah, tra l’altro, sulla scuola finlandese ci sarebbe molto da ridire 🙂

      • Moi scrive:

        quella dove volevano abolire la biro perché ci sono le tastiere e i touchscreen ?

      • Val scrive:

        Ma “ridiciamo” pure sulla scuola finlandese, per carità! Con quali criteri, però? Qui c’è sempre un gioco molto sottile tra giudizi di valore, più o meno espliciti, e la pretesa di fare considerazioni oggettive, o comunque distaccate, sui “grandi processi storici”. La mia testolina fa fatica a destreggiarsi tra questi due estremi 🙂

        • paniscus scrive:

          Ma che palle, che due palle, che strapalle, che grandissime palle, con questa storia della scuola finlandese!!!!!!

          L.

          • Val scrive:

            Wow, che critica serrata e convincente!

            Allora rilancio: ma che palle, che due palle, che strapalle, che grandissime palle con questa storia:

            1) del degrado culturale, dell’apatia dei giovani, della perdita di valori, della crisi del principio di autorità e via annoiando;

            2) degli insegnanti italiani, incompetenti, svogliati, lamentosi, corporativi, convinti di portare il mondo sulle spalle, incapaci di esercitare la benché minima autocritica anzi pronti ad assalire chiunque osi proporgliela!

            Ma che palle, veramente.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Ma che palle, veramente.”

              Capisco quello che dici, e infatti non serve a nulla affrontare le cose in termini moralistici.

              Piuttosto, certi difetti sono connaturati a tutta l’umanità; potenzialmente tutti i giovani sono insieme pigri e indocili, che è una combinazione già complessa. E tutti i lavoratori potenzialmente sono pigri e lamentosi.

              Detto questo, certe circostanze (non “valori”) possono stimolare altri aspetti della natura umana.

              Mi sembra ovvio che un insegnante che non rischia di finire licenziato se dà uno schiaffo a un alunno ottiene una classe più silenziosa e attenta di una in cui un insegnante rischia di finire sotto processo per furto perché ha tolto un cellulare a un alunno.

              L’insegnante che può prendere a schiaffi gli alunni (come succedeva nella mia infanzia in Svizzera, e succede ancora oggi in Egitto) può magari bocciare gli alunni che non gli fanno un regalo a fine anno, e questo ci fa capire come constatare delle differenze, non indica necessariamente dire che un sistema sia migliore dell’altro.

          • Val scrive:

            Non so se faccio bene a rispondere qua (in termini di leggibilità). La realtà che descrivi molto probabilmente risponde a verità. Io insisto solo nel dire che per stabilire paragoni (anche senza esprimere giudizi di valore, cosa che in realtà tutti facciamo, implicitamente) è necessario 1) adottare qualche misura il più possibile oggettiva; 2) distinguere qualità dell’insegnamento e motivazione allo studio; 3) distinguere insegnamento scolastico da cultura come insieme di conoscenze di cui una persona dispone e quest’ultima da un’ancor più vaga “voglia di capire”; 4) circoscrivere l’analisi, preferibilmente, al mondo della scuola senza avventurarsi troppo sui massimi sistemi.

            Sono tutte questioni su cui ci sono studi, statistiche, dibattiti, discussioni, letteratura a profusione: mi sembra un po’ presuntuoso costruire interpretazioni prescindendone del tutto. Della Finlandia poco o punto mi cale, quello che conta non è la posizione in classifica ma il fatto che che ne esista una, basata su parametri oggettivi perché discutibili e viceversa. Il tuo esempio dell’attenzione in classe correlata all’autorità/potere dell’insegnante è interessante, ma al di là della sua “misurabilità”, non so quanto sia decisivo. Le migliori performance scolastiche sono tutte appannaggio dei paesi asiatici, ma dietro gli vengono la Finlandia e tutta una serie di paesi occidentali dove il principio di autorità mi pare in crisi come e più che qui. E’ in Svezia che un padre fu arrestato per aver dato uno schiaffo al figlio che esagerava coi capricci…

          • PinoMamet scrive:

            “. Le migliori performance scolastiche sono tutte appannaggio dei paesi asiatici, ma dietro gli vengono la Finlandia e tutta una serie di paesi occidentali dove il principio di autorità mi pare in crisi come e più che qui”

            Ammesso che i criteri con cui sono misurate queste performance valgano qualcosa
            (e credo che ci sarebbe parecchio da scrivere a proposito)
            mi pare che nei paesi asiatici il principio di autorità sia tutt’altro che in crisi.

            E allora, che conclusione dobbiamo trarne?
            secondo me nessuna, se non che il punto non pare essere questo.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            “può magari bocciare gli alunni che non gli fanno un regalo a fine anno, ”

            Francamente questa però non l’ho mai sentita.

          • Peucezio scrive:

            E comunque devo dire, se alla fine il risultato finale è che i ragazzi studiano di più, perché ogni tanto prendono qualche sberla (io, che pure non sono vecchissimo, alle elementari qualche scappellotto me lo sono buscato, ed ero di quelli abbastanza diligenti, ma non sono rimasto certo traumatizzato), pazienza se l’insegnante di prende qualche regalo non dovuto.

          • Francesco scrive:

            Peucezio

            forse non hai capito ma l’insegnante descritto da Miguel non ti promuove perchè hai studiato o se hai studiato ma perchè papà gli fa il regalo.

            quindi lo studente povero rimane fregato, che abbia studiato o meno.

            MM fa notare che il semplice autoritarismo non garantisce nulla. come Val che faceva notare che si possono avere ottimi risultati scolastici in contesti autoritari (Asia) o lassisti (Svezia)

            c’è ancora molto da capire, mi pare

          • Peucezio scrive:

            Sulla Svezia sarebbe interessante approfondire.
            Perché le “misurazioni” con coi si valutano i risultati scolastici sono tutte da verificare metodologicamente.

            La storia delle promozioni in cambio dei regali, ripeto, non l’avevo mai sentita (il che non significa che non sia mai successa nella storia).
            C’è anche da dire che i genitori di una volta non volevano affatto che il figlio fosse promosso comunque, immeritatamente: era proprio diversa la mentalità. Il maestro era uno che doveva aiutare i genitori a “raddrizzare” il ragazzo.

            Comunque la colpa non è solo degli scappellotti che non si danno più. E’ anche della lotta contro il cosiddetto nozionismo, in nome della quale si sono ridotti i contenuti a favore del metodo, che è come dire: ti insegno a guidare nel paese dove non ci sono strade né luoghi, ma rimani in garage.

          • Francesco scrive:

            Peucezio,

            in effetti quello che dici sui genitori di una volta e raddrizzare il ragazzo suona interessante.

            Esisteva tutta una pedagogia “dura” che oggi pare sparita ma un pò mi puzza di luogo comune anche il “non ci sono più i genitori di una volta”.

            Dovremmo chiedere a Lisa che i genitori li conosce (ma solo a Firenze?).

            Alla fine, anche per i più turpi utilitaristi, la valutazione delle università dipende da quanti laureati trovano lavoro e quella del liceo da quanto permette di entrare in università. Quindi parrebbe un sistema ragionevole, tutto sommato.

            Anche se riduttivo di quello a cui serve una scuola.

          • paniscus scrive:

            Alla fine, anche per i più turpi utilitaristi, la valutazione delle università dipende da quanti laureati trovano lavoro e quella del liceo da quanto permette di entrare in università.
            ———————————

            Ti assicuro che la stragrande maggioranza delle famiglie, al momento della scelta della scuola superiore, non si preoccupa affatto di quali saranno gli effetti di tale scuola sul proprio figlio, in funzione della sua riuscita negli studi universitari 5 anni dopo, o tantomeno dei suoi sbocchi lavorativi 10 o 15 anni dopo.

            Invece, si preoccupano quasi esclusivamente del fatto che quella scuola sia o no un ambiente gradevole, amichevole e simpatico, dove il ragazzo per i prossimi 5 anni possa “trovarsi bene” con meno contrarietà e meno disagi possibili.

            Poi all’università ci si penserà dopo, e al lavoro ancora PIU’ “dopo”.

            L .

          • Peucezio scrive:

            Lisa,
            “Invece, si preoccupano quasi esclusivamente del fatto che quella scuola sia o no un ambiente gradevole, amichevole e simpatico, dove il ragazzo per i prossimi 5 anni possa “trovarsi bene” con meno contrarietà e meno disagi possibili.”

            In effetti ho notato la stessa cosa. Sono questi i criteri che presiedono alla scelta (insieme a un certo interesse del ragazzo, che però va nello stesso senso: se studi cose che ti piacciono, vvi un’esperienza più gradevole; d’altronde non si può far studiare a uno cose per cui è negato).

            Miguel:
            ““La storia delle promozioni in cambio dei regali, ripeto, non l’avevo mai sentita”

            In India e in Egitto, sì.”

            Sì, in effetti io mi riferivo all’Italia del passato (come sai, la mia conoscenza del mondo è più verticale e diacronica che orizzontale e diatopica).
            Però se alla fine il risultato complessivo, al netto di qualche ingiustizia, è che dall’India vengono tutti i migliori ingegneri, mentre quelli occidentali fanno sempre più pena (e speriamo che fra un po’ non facciano crollare i ponti), pazienza.

          • roberto scrive:

            “la stragrande maggioranza delle famiglie, al momento della scelta della scuola superiore, non si preoccupa affatto di quali saranno gli effetti di tale scuola sul proprio figlio”

            immagino che quando dici “stragrande maggioranza delle famiglie” il dato sia limitato alle famiglie che conosci.

            con questa premessa,
            devo dire che mi ha già colpito questa cosa delle famiglie italiane, tedesche e nordiche che frequento qui che fanno esattamente quel discorso, mentre per inglesi e soprattutto francesi sembra proprio che l’unica fissa sia quella della “buona scuola iper selettiva dove quel genio di mio figlio non sarà rallentato dai caproni e dove potrà strudiare come un pazzo dai cinque anni in poi per prepararsi ad andare a oxbridge o all’ENA e dominare il mondo”

          • PinoMamet scrive:

            Ho un amico che la pensa esattamente come gli inglesi e i francesi, ma insegna all’università e non conta (forse)…

          • paniscus scrive:

            per Roberto: e se le scuole di cui vociferano i tuoi conoscenti inglesi e francesi fossero davvero così iperselettive, ti sembrerebbe credibile che TUTTI i figli di TUTTE quelle famiglie riuscissero a entrarci?

            • Miguel Martinez scrive:

              OT

              A proposito di scontro di civiltà… vedo che la Svezia, dopo essersi fatta bella come madre di tutte le vittime del mondo, alla faccia dell’Ungheria, ha deciso di espellere 80.000 stranieri.

              Causa, il fatto che un quindicenne ha accoltellato un’operatrice sociale (tra l’altro di origini libanesi).

              Come se un caso del genere (e magari anche cento) non fosse stato da prendere in considerazione già prima di decidere di aprire le frontiere.

              Ma questa è la vita mediatica: foto di un bambino morto, entrano in ottantamila; foto di un’operatrice accoltellata, li sbattono fuori in ottantamila.

              • Miguel Martinez scrive:

                Cito un’intervista di Massimo Cacciari, che non condivido del tutto (ad esempio quando sottovaluta l’importanza delle guerre in corso, o la schizofrenia dell’accogliere ED espellere), ma che è interessante per alcune riflessioni di fondo, vedi anche la parte che ho evidenziato:

                Colonia, Cacciari: “Le europee cambieranno abitudini a calci. Da deficienti accogliere e basta”

                12 gennaio 2016 ore 15:26

                “Sempre peggio, almeno per 50 anni, saranno costrette a cambiare stile di vita a calci”. È l’analisi di Massimo Cacciari relativa alle tensioni seguite ai fatti di Colonia contro le donne tedesche. Il filosofo sentito da IntelligoNews parla delle trasformazioni epocali che l’Europa sarà costretta ad affrontare.

                In Germania dopo i fatti di Colonia si registrano le prime ritorsioni contro i migranti. Dobbiamo preoccuparci per un’escalation delle tensioni?

                “Certo che c’è da preoccuparsi, siamo davanti all’assenza di qualsiasi politica, sia per l’immigrazione sia per l’integrazione, lo scenario si fa drammatico. Le nostre città saranno destinate, se non cambiano le cose, a trasformarsi in un insieme di ghetti, di barriere, di frontiere e di etnie separate con tutte le conseguenze immaginabili”.

                Ieri un altro episodio è successo nel salernitano, anche l’Italia non è immune?

                “Ma tutto il mondo è Paese dagli Usa all’Europa, dovunque non ci siano politiche di integrazione che funzionano ci sono conflitti fra etnie, culture e persone povere e ricche. Crescendo le diseguaglianze crescono anche le occasioni di conflitto”.

                Così, “io ti accolgo punto e basta” non può bastare più come risposta?

                “Ma non è mai servito, solo i deficienti potevano crederci, ma non c’è più nemmeno quello. Non c’è una politica che regola l’immigrazione né una politica per l’integrazione, quindi dove pensa che possiamo andare finire?”

                Un duro colpo per chi pensava che era possibile la convivenza?

                “Ma come si faceva a pensarlo, mancando qualunque politica? Come si poteva pensare che le cose potessero funzionare. Finito l’intervallo di misericordia per il bambino morto sulla spiaggia sono tornati identici tutti i problemi, che se non si affrontano si possono solo incancrenire!”

                Ma non c’è una questione culturale di fondo secondo lei, un’incompatibilità tra culture diverse?

                “Ma che vuol dire? Siamo diversi anche io e lei; se lei muore di fame e io sono ricco a un metro da lei, lei si incazza”.

                Ricordiamo anche le guerre alimentate dall’Occidente…

                “Ma la storia c’entra poco, se andiamo alle fonti di tutto questo caos arriviamo ai tempi di Esaù, il problema è oggi e oggi manca qualsiasi politica per affrontare queste trasformazioni epocali, e pace all’anima nostra”.

                È sciocco continuare a dire come un mantra “non cambiamo il nostro stile di vita”?

                “Sono tutte stupidaggini, tutte coglionate espressione di pura ignoranza, i nostri stili di vita sono cambiati mille volte nella storia in base a mutamenti di Stato, catastrofi, cambiamenti sociali e culturali. Nessuno sta fermo, non c’è un modo di vita immobile, sono tutte stupidaggini che vengono da persone ignoranti che sono al governo in Europa. Non esistono più gli Audenauer e i De Gasperi, c’è gentucola sprovvista dei fondamentali per affrontare una cambiamento d’epoca”.

                Quindi le donne europee dovranno cambiare alcune abitudini della loro vita?

                “Sì, ma una cosa è cambiare perché sai di dover cambiare e governi il cambiamento, un conto è cambiare a calci. Quando cambi a calci i mutamenti sono drammatici”.

                Dobbiamo aspettarci nuove episodi come quelli di Colonia e situazioni di tensione?

                “Ma sarà sempre peggio, almeno per 50 anni, fintanto che per ragioni demografiche non finiranno i flussi d’immigrazione. Nel frattempo dobbiamo aspettarci sempre peggio”.

          • roberto scrive:

            “ti sembrerebbe credibile che TUTTI i figli di TUTTE quelle famiglie riuscissero a entrarci”

            beh mica tutti riescono veramente ad entrarci e pure una volta entrati mica tutti finiscono

            si tratta ovviamente di whishful thinking, ma che esistano scuole più selettive di altre mi sembra ovvio. poi non dico che siano “migliori” perché mi sembra difficile dare un gudizio in questo senso, ma *più selettive* certamente si.

          • roberto scrive:

            la domanda che manca per cacciari è
            “dunque secondo la sua analisi, praticamente che si deve fare”

            (e la risposta cacciariana sarà “pfffff, ma dai, cazzo, coglione che ignorante, ma di che stiamo a palare, ma studia va…..”)

            • Miguel Martinez scrive:

              ““dunque secondo la sua analisi, praticamente che si deve fare”

              Un buon inizio sarebbe chiudere le fabbriche di armi in Europa, o almeno mettere in galera chiunque venda armi ai paesi mediorentali (dall’Arabia Saudita a Israele).

              • Miguel Martinez scrive:

                “““dunque secondo la sua analisi, praticamente che si deve fare””

                Aggiungo, visto che nessuno di noi è “il governo”, al massimo siamo degli elettori…

                L’importante per noi è non farci prendere dall’isterismo quando…

                1) vediamo una foto di un bambino profugo
                2) vediamo una foto di una giornalista che in un momento di confusione fa cadere un profugo
                3) sentiamo di un confuso episodio a Colonia
                4) sentiamo che in circostanze per nulla chiare un ragazzo ha accoltellato un’operatrice sociale.

                Qui si è fatto esattamente il contrario: la decisione di ammettere una gran folla di persone in Europa – seguita da una folla potenzialmente illimitata di persone in cui sono state suscitate speranze illusorie – è stata presa sull’onda mediatica; gli stessi politici, su altre onde mediatiche, adesso erigono muri e filo spinato in tutta Europa (il muro degli inglesi su suolo francese a Calais non ha nulla da invidiare a quello ungherese), hanno rubato tutti gli averi ai profughi e stanno eseguendo deportazioni di massa.

                La prima azione indispensabile è uscire dalla dipendenza spettacolare.

          • PinoMamet scrive:

            E chiudiamole, ma in qualcosa vanno anche riconvertite però!

          • PinoMamet scrive:

            Miguel, ma per curiosità, perché capita che i tuoi commenti inseriti dopo appaiono più in alto di quelli degli altri inseriti prima?

            Tipo:
            qua io posto un commento alle 7:35 pm (secondo l’orario che appare a me, perlomeno) preceduto da tuoi commenti delle 7:48 e delle 8:21…

            ho già notato questa cosa in precedenza… boh!

          • Roberto scrive:

            Miguel

            “Aggiungo, visto che nessuno di noi è “il governo”, al massimo siamo degli elettori…”

            Certo, ma una volta puoi giocare e far finta di essere la merkel o chi vuoi tu o semplicemente dire quale sarebbe la cosa da fare secondo te.

            Sulle armi ok, ma temo che se occidente + Arabia e Israele smettessero (e sarebbe cosa buona e giusta) subentrerebbero Cina Russia o chissà chi

          • Roberto scrive:

            Miguel

            ” la decisione di ammettere una gran folla di persone in Europa ”

            Più o meno è come se rimproverassi al Bangladesh l’esistenza dei monsoni….

            Sulla Svezia credo di non capire in cosa stia l’incoerenza. Hanno accolto 160.000 richiedenti asilo, hanno esaminato le domande, accolto chi aveva diritto all’asilo e si apprestano a rispedire indietro gli altri. Cosa mi sfugge?

  30. Moi scrive:

    GpA (che fa un po’ O’sW)

    Vladimir Luxuriadice che fra VIP non c’è problema perché di soldi non ne ha bisogno nessuno …

    Sono i movimenti LGBTQU che la vogliono (chi non ci crede vada sui loro social media, “ove si muovono come pesci nell’acqua” [cit.] avendo le migliori amicizie in Australia e ignorando i vicini di pianerottolo “non come loro”) … comunque finirà per essere regolamentata, come l’aborto, semlicemente perché esiste già. Come i famosi “Figli/e di Provetta” nati semplicemente durante apposite vacanze a Barcellona.

    Sulle questioni eugenetiche / di sfruttamento (v.di documentario “eggsploitation” indicato da Gianfranco Amato) be’, lì Ubi Maior (Mercato, Case Farmaceutiche) Minor (Politica) Cessat (o cesserà presto); . Come per i Farmaci Tavistock Puberty Blocker.

  31. Moi scrive:

    Insomma, un problema di Classismo Interno al mondo LGBTQU si è aperto … e anche un certo spirito divisivo, visto che la perplessità è soprattutto in Italia … forse per vestigialissima (!) mentalità secolarizzata cattolica ?

    La Cirinnà dice “gli Omoffobbbi si fanno scudo dell’ utero in afftto per impedire le Unioni Scivili e le Steppciàildadopscions” … il ché magari è vero, ma il problema c’è e NON si risolve nascondendolo sotto il tappeto.

  32. Moi scrive:

    Cmq per i Giuristi per la Vita la Finestra di Overton per l’ Utero in Affitto (con ovuli selezionati in USA e covati in India …v.di Gianfranco Amato) si era già attivata con il Divorzio … intanto le Elites, oramai in piena Gender Fluidness, preludono al TransUmanismo : ingegneria genetica (già avviata appunto alla Tavistock e alle cliniche della Gippi-à) a manetta, senza alcun timore di Hybris ! …

    Eventuale cyborghizzazione volontaria NON per superare una menomazione, ma per superare i limiti dell’ umano.

    I meno giovani 😉 penseranno a Steve Austen e Jaimie Sommers , personaggi di finzione televisiva … ma secondo l’ Avvocata 😉 Elisabetta Frezza dei Giuristi per la Vita anche il Transumanismo tutto Mutanti e Cyborg pre-confezionati (!) geneticamente per marcare Elites e SubUmani in nome della Stabilità Sociale NON è questione di SE ma di QUANDO.

    Insomma, secndo Elisabetta Frezza (che si occupa della Finestra di Overton successiva a quella di Gianfranco Amato, il cui nesso d’ infisso 😉 è tuttavia la Gender Fluidness !) dopo i Genderisti arriveranno loro :

    https://it.wikipedia.org/wiki/Transumanesimo

    … NON è qustione di SE, ma di QUANDO.

    …. Sempre che l’Islamizzazione NON ci faccia ripiombare tutti nel VII Secolo dopo Cristo Perpetuo !

    • Francesco scrive:

      >>> la Finestra di Overton per l’ Utero in Affitto (…) si era già attivata con il Divorzio

      il discorso fila, se inizio a definire il matrimonio come valido finchè ci sto bene con facilità, non vedo perchè poi non posso continuare con tutto il resto

      ma il divorzio esiste da molto prima dell’edonismo contemporaneo (diciamo quello iniziato con il ’68), quindi non mi convince storicamente

      • habsburgicus scrive:

        in Itala però esiste solo da fine 1970…il tutto collima
        (ci fu per qualche anno sotto Napoleone ma a Napoli nessuno osò divorziare, a Milano forse due e presumo che così facendo la donna si sarò acquisita coram populo la definizione latina dell’inclita Ilion :D)

        • Francesco scrive:

          ma il nostro sguardo (Overton, Moi e io) era rivolto a tutto l’occidente

          fosse per l’Italia, saremmo ancora nei felici anni ’50!

          😉

  33. Moi scrive:

    A proposito … al Careggi, Firenze (mica la capitale del pianeta del Principe Kento di Datanious, eh …) , icché si dice ora dei farmaci blocca-pubertà pei bimbi genderfluidi ?

    • paniscus scrive:

      Prova a pensare alla possibilità che i cosiddetti “farmaci blocca-pubertà” non siano stati inventati per i bambini gender-fluidi, ma per i bambini che hanno seri problemi di squilibri ormonali e di sviluppo fisico precoce.

      Che so, per la bambina che comincia già a gonfiare i bottoni mammari a sei anni, o al bambino che a otto anni ha già i primi segni di barba e di vocione baritonale…

    • Miguel Martinez scrive:

      Su questa storia della Festa del Papà… deve essere stata un’invenzione commerciale statunitense del primo Novecento, per bilanciare il “Mother’s Day” e dare un’altro motivo per far sentire in colpa chi non spendeva soldi in regali.

      In qualche momento imprecisato, qualche furbo ha pensato di innestarlo sulla tradizionale festa di San Giuseppe. Non so esattamente quando sia successo, comunque ai tempi miei non era ancora di moda, non so dopo.

  34. Moi scrive:

    Secondo Franco Grillini, invece, ai cinni di costrutti sociali come “mamma” e “papà” non gliene può fregar di meno: basta sentirsi voluti bene in casa e accettati fuori di casa che sono già a posto !

  35. roberto scrive:

    comunque, per tagliare la testa al toro,

    “in Italia la gente non pensa, non cerca di capire niente”

    è un’affermazione chiaramente smentita dall’esistenza del blog di miguel
    🙂

    • Francesco scrive:

      troppo buono

      però quando si parla di Italia io ho un problema: non conosco nessuno che non abbia la casa piena di libri.

      mentre pare che la maggioranza degli italiani non arrivi a un libro l’anno, contando Lando e Sukia.

      quindi forse sono io che sono strano forte. per me uno che non legge libri è inumano, come uno che non mangia salame o non beve vino rosso.

      ciao

      • roberto scrive:

        islamofobo!

        🙂

        • Pietro scrive:

          Esistono i libri finti, i libri che sono sempre un bel regalo, i libri che consigliano in TV, i libri di quando eri a scuola… Esistono un sacco di modi per essere ignorante in mezzo ai libri, proprio come esistono tanti modi di dire che tutto va bene quando affondi nella m…. 😀

          • Francesco scrive:

            Pietro

            no, non esistono, esistono solo i libri che hai letto e quelli che vorresti leggere.

            l’ho detto che sono strano forte.

            ciao

  36. Tortuga scrive:

    Fantastica! Veramente!

  37. PinoMamet scrive:

    Ma poi qualcuno mi spiega cosa hanno di settecentesco gli italiani?

  38. Moi scrive:

    La ricerca farmaceutica è una cosa … le sue applicazioni un’altra

    I “barbiturici” (ormai roba vintage), un sacco di gente ne ha scoperto l’esistenza come arma del suicidio (quasi sempre di donne, non so perché …) nei vecchi film polizieschi.

    Quanto al Careggi, da “Ospedale” è diventato _ come sboranta 😉 altri _ una “Azienda Ospedaliera”… per capire la differenza ci vuol per forza la lezioncina di Diego Fusaro ?!

  39. Moi scrive:

    Un Welfare per il futuro sarebbe fattibile previe tre robe :

    1

    Massacro dei “Diritti Acquisiti” (= “Privilegi Immeritati”)

    2

    Rieducazione contro le “Volpate” da Familismo Amorale, Assistenzialismo, ecc …

    3

    Mettere Azioni Affermative / Discriminazioni Positive / Quote Rosa / Relativismo eccetera … Fuori Legge … o scatta il loop con il punto 2 !

  40. Moi scrive:

    Sulla Festa del (o meglio al 🙂 ) “Papà” … ecco come abbiam fatto a degenarare da Re Leonida a Beppe Severgnini, in Occidente 😉 !

    … Nevvero, Habs ?

  41. mirkhond scrive:

    “come succedeva nella mia infanzia in Svizzera”

    Un altro spicchio della mysteriosa vita di Martinez Mystere…..
    Chissà se Pino 😉 un giorno ne potrà ricavare un film……. 🙂

    • Peucezio scrive:

      Lo accuserebbero di inverosimiglianza! Dice: “tu hai la fantasia troppo fervida!”

    • Z. scrive:

      In effetti dell’infanzia elvetica di Martinez Mystère non sapevo nulla fino ad oggi!

      Se Pino ci fa un film voglio fare il sergente ciccione delle milizie sudamericane.

      • Z. scrive:

        Ho trovato un ruolo anche per voi:

        Habs e Peucezio: giovani professori universitari simpatizzanti di Autonomia Operaia durante gli anni della contestazione.

        Mauricius: studente settantasettino che sfila in un corteo pro-aborto assieme alle femminista che gridano slogan sull’utero.

        Robéluxe: il commissario che interroga Miguel dopo il famoso rissone.

        Tortuga: Helena Blavatski, in un breve excursus storico su Nuova Acropoli.

        Mirkhond: paninaro anni Ottanta che fischia dietro alle sfittinzie mentre Miguel lavora di notte per pagarsi gli studi universitari.

        Daouda: rapper bolognese prima metà anni Novanta (nome di battaglia: Dave MC). Miguel lo incrocia camminando lungo via Castiglione, nell’autunno del 1994, mentre si reca nella sede di Cuore.

        Moi: Pino Angoscia.

        Val: militante bolognese del PDS che litiga con Pino Angoscia.

        Francesco: dimostrante NO-TAV bergamasco che arringa le folle e promuove la decrescita felice contro il capitalismo globale.

        Ditemi se ho dimenticato qualcuno!

      • Miguel Martinez scrive:

        “n effetti dell’infanzia elvetica di Martinez Mystère non sapevo nulla fino ad oggi!”

        🙂

        In realtà nel Ticino, che all’epoca era ancora posto contadino/operaio e relativamente povero.

  42. Z. scrive:

    Oggi pomeriggio leggo questo articolo, in cui si parla di come l’Italia mostri servilismo e sottomissione nei confronti degli ayatollah di Baghdad.

    E ho pensato: brutta storia, l’Iran deve aver approfittato dell’ISIS per annettere l’Iraq a nostra insaputa. E noi che gli abbiamo pure tolto le sanzioni, gli abbiamo, mannaggia la muerte. Ci hanno fatto fessi. Brutta storia davvero.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=61211

    Giro un po’ di forum e leggo un po’ di commenti: niente, questa cosa non sconvolge nessuno. L’Iran ha annesso l’Iraq e nessuno dice bao. Chissene. Ma come, dico, l’Iraq era il secondo produttore di petrolio al mondo e ora l’Iran lo ha annesso, e nessuno dice niente? E i bambini? Nessuno pensa ai bambini? Macché, va bene a tutti: si preoccupano solo delle statue. Qua bisognerà convocare il Consiglio di Sicurezza al più presto, altroché le statue.

    Bisogna chiamare Obama, Putin e Cameron. Bisogna chiamare anche il cinese che non ricordo mai come si chiama. E pure Hollande, e se non risponde lo cerchiamo a casa della sua amica, quella che lui va a trovare col triciclo a motore, e pazienza se si arrabbia!

    Poi torno a leggere l’articolo di Gramellini, sperando di trovarvi lumi per affrontare questo inaspettato conflitto tra arabi e persiani nel Medio Oriente e ci trovo questa frase:

    Nota – questo articolo è stato corretto: Teheran, non Baghdad

    L’amica di Hollande si è indispettita moltissimo con Gramellini, dicono.

    • Moi scrive:

      Spiegaci mò perché le Wonder Woman del tuo Partito si trasformano in Pina Fantozzi quando vanno in Iran … e quando vengono inquah 😉 gli Ayatollah …

  43. mirkhond scrive:

    “Mirkhond: paninaro anni Ottanta che fischia dietro alle sfittinzie”

    Non c’è cosa più lontana del mio carattere dall’essere stato un paninaro.
    All’epoca non li potevo soffrire, visto che appartenevano all’alta borghesia ricco-figo-snob di Bari…….

    • Z. scrive:

      Appunto 😀

    • paniscus scrive:

      Il concetto di “paninaro di Bari”, in fatto di raccapriccio e di incredulità, travalica il mio universo conosciuto.

      • Peucezio scrive:

        Non conosci i baresi.
        Vivono in funzione della moda (non nel senso di essere il più aggiornati possibile, ma i più eleganti e fighetti possibile).
        E anche se oggi la moda paninara ci sembra un po’ cozzala e grossolana, all’epoca era comunque quanto di più “figo” ci fosse.
        Parlo per sentito dire: in quegli anni non andavo tanto spesso in Puglia. In certi paesi però (e questo l’ho constatato personalmente) l’onda lunga del paninaresimo è andata avanti per qualche anno, quando nelle città era ancora esaurita. Ricordo che intorno all”88 ad Adelfia (a Canneto, che però la sera è bazzicata anche dai montronesi) esistevano ancora dei paninari; a me sembrava un fossile.

      • PinoMamet scrive:

        I baresi e pugliesi in genere, non dimentichiamoci, hanno fornito i milanesi 😉

        credo che il doppio filo Milano-Puglia non si sia mai interrotto, perlomeno a giudicare da alcuni personaggi pubblici (e il loro numeroso entourage) da me conosciuti.

  44. Moi scrive:

    Secondo me è la classica Vispa Teresa Radical-Chic che vuol giocare alla Principessa Jasmine di Alladdin della Disney (unica versione che conosce)

    http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/01/11/news/serracchiani-in-iran-e-polemica-sul-velo-il-ribelle-pd-e-una-cosa-inaccettabile-1.12759356

    Serracchiani con il velo in Iran, è fuoco amico
    Polemica sul copricapo indossato dalla governatrice del Fvg negli incontri istituzionali durante la missione a Teheran. Il senatore Sonego: donne a capo coperto mai, innanzi a chiunque. Orioles: dicono di rispettare le tradizioni locali, e fanno finta di non sapere che in Iran l’hijab è obbligatorio

    • Moi scrive:

      … stessa smorfia da bimbaminkia (d’altronde è una “Renzina” 😉 … ) al Lucca Comics !

      • Moi scrive:

        In fondo , forse, l’ incoerenza dei Raducal-Chic è tutta lì : nel piacevole esotismo giocoso a discapito del Principio di Realtà !

        • Moi scrive:

          Davvero, quella smorfia ghignosa della Serracchiani l’ho vista uguale solo fra le BimbeminKia da “LuccaComics” : è il “Satori”, Tortù 😉 ?

    • roberto scrive:

      la metto sul paradossale.

      la coppia di dani in visita a roma, potrebero girare lei con le zinne di fuori e lui con il pisello ricoperto da un astuccio penico?

      o dovrebbero ripettare le tradizioni locali trasteverine e mettersi jeans e maglietta?

  45. Moi scrive:

    La Danimarca e le confische dei beni ai migranti

    http://www.ilpost.it/2016/01/26/danimarca-approvato-nuova-legge-immigrazione-confisca-gioielli/

    … è ufficiale ! Gianluca Buonanno su ‘ste robe ci fa le giullarate, i Norreni fanno sul serio !

    • roberto scrive:

      sempre detto che la danimarca mi sta un po’ antipatica, ma lì hanno fatto una delle cose più disgustose di cui ho memoria.

  46. Moi scrive:

    Ecco, ve’ chi c’era pochi giorni fa a Firenze “a far l’asino” e come :

    http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/01/23/foto/firenze_l_ultima_provocazione_del_leghista_buonanno_venditore_abusivo_col_volto_dipinto_di_nero-131885199/#1

    http://www.firenzepost.it/2016/01/24/firenze-il-leghista-buonanno-si-tinge-la-faccia-di-nero-per-fare-il-venditore-abusivo/

    Con il volto dipinto di nero, con a terra un lenzuolo e sopra capi di abbigliamento, per protesta contro i venditori abusivi. L’ultima provocazione dell’europarlamentare della Lega Nord e sindaco di Borgosesia (Piemonte) Gianluca Buonanno a Firenze, nei pressi di piazza della Signoria.

    —————————

    … e Miguel ‘unn c’haveva detto nulla 🙁 !

    • Miguel Martinez scrive:

      “Con il volto dipinto di nero, con a terra un lenzuolo e sopra capi di abbigliamento, per protesta contro i venditori abusivi.”

      Ma esattamente che tipo di colorante il signor Gianluca Buonanno?

      E ha avuto il visto per attraversare l’Appennino?

      • Miguel Martinez scrive:

        Che poi se c’è qualcosa che ai fiorentini normali NON dispiace è vedere i senegalesi che spacciano finte borse-di-case-di-moda-con-la-puzza-sotto-il-naso ai cinesi.

        Mentre hanno ben più problemi con i bengalesi che aprono i negozietti di alcolici sotto casa, aperti fino alle due di notte.

        Ma a Borgosesia non sanno che a Firenze gli unici musulmani odiati vendono liquori e stanno attentissimo a essere in regola dal punto di vista fiscale e amministrativo (e quando il sindaco emana un provvedimento contro di loro, sanno subito ricorrere al Tar).

      • Moi scrive:

        Con l’europarlamentare, nella foto, anche i consiglieri regionali leghisti toscani Jacopo Alberti e Manuel Vescovi.

        [cit.]

  47. Moi scrive:

    Gianluca Buonanno “bissa” consigliando il film di Checco Zalone come metafora dell’ Europa al Premier Olandese :

    http://www.secolo-trentino.com/39412/societa/buonanno-ho-consigliato-al-primo-ministro-olandese-di-vedere-checco-zalone.html#

    Poi dicono che la Lega ce l’ha ancora con i Meridionali 😉

    • Pietro scrive:

      Da qualunque parte la guardo la Lega mi sembra destinata a implodere, coesistono un’anima ad aspirazione nazionale con un nemico razzialmente connotato ed una ad aspirazione locale con un nemico geograficamente connotato.
      Per tenerle insieme o fanno davvero la secessione oppure rimandano a sine die il discorso federalista (per “ripulire” il loro territorio).
      Una soluzione come creare ghetti dove fondere geografico e razziale mi sembra sconterebbe tutte e due le anime.
      I meridionali, che non sono scemi, hanno capito benissimo che rischiano di essere manodopera anti immigrato per essere scaricati subito dopo.

      • Francesco scrive:

        Ottimista.

        La parte anti-meridionali, federalista o secessionista, oggettivamente rivoluzionaria (e utile) del leghismo è un moncherino in via di atrofizzazione.

        Con Salvini la Lega è cambiata e ora è un partito razzista “normale” (tutto odio e niente fatti), col problema di un passato imbarazzante ma il vantaggio di un paese con la memoria storica di un’ameba.

        Nel cambio hanno perso poco, io già non li votavo perchè estremisti prima, mentre sembra che molti di più lo votino adesso.

        Unico problema: perdono amministratori locali in gamba, che vanno nel PdN.

        Ciao

        • Pietro scrive:

          Quello che dici sarebbe tutto corretto se non fosse che hanno in mano le regioni del nord. La corrente di Maroni e’ ancora molto forte, poi che debbano scendere a compromessi e’ un’altra questione. Salvini molla Casapau verso il PDL e Maroni fa l’antumusulmano… Ma prima o poi devono regolare i conti. Umberto aveva un altro stile (congresso di Varese), anche dal punto di vista elettorale sinora il tanto decantato Salvini non mi sembra abbia avuto grossi successi, se non quello di prendere qualche voto nel centro…

          • Francesco scrive:

            Salvini, a guardare i sondaggi, sta facendo benissimo, la Lega di Bossi non è mai andata oltre il 10% nazionale, quella di Matteoe vola oltre il 15% cavalcando l’estremismo razzista e perdendo voti al centro.

            Io spero che Maroni aspetti di veder passare il cadavero sotto il ponte, finora mi soddisfa la sua moderazione nel seguire la linea imposta dal segretario.

            🙂

  48. Miguel Martinez scrive:

    OT

    La vendetta per lo storico furto dei bachi da seta, vi ricordate?

    https://www.theguardian.com/science/2016/jan/28/man-admits-stealing-patented-corn-seeds-from-us-fields-to-take-to-china

    Man admits stealing patented corn seeds from US fields to take to China

    Thursday 28 January 2016 04.41 GMT

    A Chinese man pleaded guilty in a US court on Wednesday to stealing patent-protected corn seed from agribusiness giants Monsanto and DuPont to take back to China for commercial use.

    Mo Hailong, 46, participated in a plot to steal inbred corn seeds from the two US companies so that his then employer, Beijing Dabeinong Technology Group, could use them in its own seed business, the US Department of Justice said.

    Mo “admitted to participating in the theft of inbred – or parent – corn seeds from fields in the southern district of Iowa for the purpose of transporting those seeds to China,” the department said in a statement.

    “The stolen inbred seeds constitute the valuable intellectual property of DuPont Pioneer and Monsanto.”

    The crime carries a punishment of up to 10 years in prison and a fine of up to $250,000. However, as part of his plea agreement, he will not be sentenced to more than five years in prison. Mo will be sentenced at a later date.

    The guilty plea came a week after five people were charged in a scheme to steal trade secrets for Chinese-controlled firms from DuPont.

    A grand jury indictment unsealed in San Francisco said the group, which included three Chinese people, sought DuPont trade secrets on producing chloride-route titanium dioxide, or TiO2, a valuable white pigment used in paint, plastics and paper.

    The Justice Department said the theft was on behalf of “companies controlled by the government of the People’s Republic of China”.

    • Miguel Martinez scrive:

      OT per gli amici cattotradizionalisti:

      http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/16_gennaio_26/tradito-messa-latino-smascherato-falso-prete-pisa-394decee-c424-11e5-bc39-dfa9ba9eb702.shtml

      PISA – Una vocazione particolarmente ardita, quella che ha spinto un massese di 58 anni che si è finto cappellano militare nell’istituto religioso pisano Lanteri. Da qualche giorno si trovava ospite nella struttura, dove si era presentato come cappellano militare della Marina, temporaneamente a riposo. Indossava un abito talare con i gradi da tenente della marina e, per accreditarsi, mostrava un tesserino militare contraffatto con le sue generalità autentiche.

      L’uomo, che i carabinieri descrivono pervaso da«una sincera vocazione e passione musicale», si è tradito quando ha voluto per forza recitare una messa in latino, ora in disuso. Di fronte alla sua insistenza i responsabili del convitto hanno chiesto conferme della sua identità all’ordinariato militare. Da qui la scoperta che era in realtà un millantatore: un docente massese in pensione, di 58 anni, con falsi tesserini militari in tasca.

      «Noi siamo carabinieri… veri»

      L’uomo è stato denunciato per usurpazione di titolo, falsità materiale ed esibizione di distintivi contraffatti. Il falso prete è stato raggiunto ieri dai carabinieri del nucleo investigativo, dopo la segnalazione ricevuta dall’ordinariato militare: hanno chiesto di lui in portineria e quando lo hanno avvicinato gli hanno chiesto se fosse un sacerdote: «Sì – ha risposto – ma voi chi siete?». «Carabinieri… veri», è stata la freddura dei militari. Al che lui, chiedendo riservatezza, li ha condotti nel suo alloggio spiegando di sentire davvero la vocazione e che per questo va in giro per convitti millantando di essere ciò che non è. I carabinieri stanno ora cercando di capire se l’uomo, incensurato, stesse tentando di usufruire indebitamente di borse di studio concesse dalle diocesi o da altri istituti religiosi, dato che si spostava spesso per finalità didattiche e di ricerca sulla musica.
      26 gennaio 2016 | 13:04

      • izzaldin scrive:

        capolavoro il falso prete militare, c’è ancora speranza per l’umanità 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Bella come cosa, questo è il crimine che mi piace!
        Sembra uscito da un racconto di Poirot, anzi, ora che ci penso nella prima apparizione di Padre Brown il simpatico impacciato e intelligente pretino aveva a che fare proprio con un falso prete (Flambeau “in uno dei suoi più riusciti travestimenti”- cit. 😉 – che poi diverrà suo compagno).

        • Francesco scrive:

          vedi che gli italiani leggono? è di film che non ne capisci

          😀

          • PinoMamet scrive:

            Impossibile non apprezzare Padre Brown, che rischia di far diventare cattolici anche i suoi lettori…

            peccato che al contrario di Poirot, perfettamente incarnato da Suchet dopo molte incarnazioni imperfette, non abbia ancora trovato un interprete fedele (ho visto un pezzo di una serie inglese, ma non mi ha convintissimo… allora molto meglio il buon Renato Rascel! lì forse era la messinscena un po’ carente, non l’interprete).

          • Francesco scrive:

            concordo

    • Francesco scrive:

      ma quelli non li abbiamo rubati noi italiani nel ‘600 o giù di lì?

      cosa c’entrate voi americani?

      😀

  49. Mauricius Tarvisii scrive:

    Sulla possibilità di scelta di cui discutevamo sopra, ora vi parlo della scuola dei Tempi d’Oro (i miei 😉 ), che possiamo chiamare anche “avanti Gelmini” (a. G.).

    Va premesso che all’epoca l’offerta scolastica aveva raggiunto l’apogeo: erano nate tantissime sperimentazioni, che avevano anche soppiantato i curricula di studi tradizionali, quindi uno studente liceale aveva molto più delle due scelte storiche.
    Io per esempio ero iscritto al classico sperimentale Brocca. Niente di che: avevo più ore di matematica e studiavo inglese e storia dell’arte tutti e cinque gli anni.
    Allo scientifico offrivano molto di più. C’erano le sezioni tradizionali (molto poco gettonate dagli studenti), poi c’era la sperimentazione di scienze (con più scienze, ça va sans dire), quella del PNI (Piano Nazionale Informatica, con più matematica) e quella del bilinguismo. E in tutte avevano ritagliato nel triennio dal monte ore del disegno tecnico l’insegnamento della storia dell’arte.
    Insomma, ai miei tempi se volevi scegliere potevi, ma tra dei pacchetti ben definiti. Poi per qualche ragione (che chiamerei taglio lineare) si passo alla scuola d. G., dove gli orari furono tagliati e le sperimentazioni abolite in blocco. Ora si è passati alla Buona Scuola, in cui uno studente liceale per essere promosso deve essere tenuto lontano da scuola per settimane in modo da partecipare ad inutili stage obbligatori (la chiamano “alternanza scuola lavoro”, io la chiamo “scuola part-time).

    Tornando alla scuola a. G., le mie materie curriculari (salvo omissioni) erano: italiano, storia, geografia, latino, greco, filosofia, matematica, fisica, scienze (scienze della terra, chimica, biologia), storia dell’arte, inglese, educazione fisica, IRC (religione, va’, che è facoltativa).
    Esattamemente cosa si sarebbe potuto tagliare per avere la scuola self-service per lo studente? Il greco? La fisica? I miei compagni avrebbero rinunciato volentieri a matematica e fisica, ma siamo sicuri che sarebbe stata una mossa da incentivare?
    Oppure, ma spero che nessuno desideri una mostruosità del genere, gli studenti avrebbero dovuto poter ingerirsi nei programmi scolastici, per cui qualcuno avrebbe potuto dire “no, io le ore di analisi non le seguo” o “no, a me della trigonometria non me ne frega nulla”? E con che competenze avrebbeto potuto, degli studenti svogliati, compiere scelte didattiche del genere?

    • Miguel Martinez scrive:

      ” (la chiamano “alternanza scuola lavoro”, io la chiamo “scuola part-time).”

      La cosa divertente è che gli imprenditori hanno il terrore di farsi invadere la ditta da ragazzini sghignazzanti e impreparati, e dover far perdere una giornata di lavoro mettendoci dietro un dipendente.

      Anche perché un conto è trovare una fabbrica adatta a una comitiva di studenti dell’Istituto Meccanico; un altro è trovare dove mandare gli allievi del Liceo Classico Plutarco, o anche di un Liceo Scientifico.

      Conosco un caso di insegnante giornalista part-time, che ha come compito quello di fare il ricattatore: telefona alle aziende – che sperano che pubblichi un articolo favorevole a loro sulla stampa locale – e chiede di “ospitare” qualche classe.

      • Francesco scrive:

        gli va ancora bene, almeno ha qualcosa da offrire alle aziende

        l’idea non è idiota, un’esperienza nel mondo vero del lavoro potrebbe fare miracoli per certi giovani imbecilli

        la disorganizzazione è invece italico-idiota

        • PinoMamet scrive:

          “, un’esperienza nel mondo vero del lavoro potrebbe fare miracoli per certi giovani imbecilli”

          sì ma è un classico caso di “c’è di mezzo e-il
          😉

          • Francesco scrive:

            lo fanno i crucchi, quindi è possibile e probabilmente facile

            a essere disciplinati

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            I crucchi hanno due percorsi di scuola superiore molto diversi, uno che prepara all’università, l’altro è professionale.
            Ora capisci che lo studente dell’alberghiero in un bar è diverso dallo studente del classico che fa fotocopie al Comune.

          • Francesco scrive:

            da ex studente del classico, non credo gli farebbe affatto male, farsi un pò di fotocopie

            minimo diventa meno borioso

            🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Da ex studente del classico, assicuro che il ragazzo avrà una vita di fotocopie davanti a sé. Quindi pensi a studiare il latino, che sono stanco di gente che quando cito mezzo brocardo mi guarda in trepida attesa di una traduzione 😀

          • Francesco scrive:

            invece secondo me un assaggio di fotocopie potrebbe aiutare a mettere meglio a fuoco l’idea di studiare di più, al liceo e oltre

            😀

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E’ difficile studiare se non si va a scuola e viene tagliato periodicamente il monte ore.

          • Francesco scrive:

            è facile studiare se ti rendi conto di cosa c’è fuori dalle mura della scuola

            😀

  50. Val scrive:

    Val: “Le migliori performance scolastiche sono tutte appannaggio dei paesi asiatici, ma dietro gli vengono la Finlandia e tutta una serie di paesi occidentali dove il principio di autorità mi pare in crisi come e più che qui”

    Pino: “Ammesso che i criteri con cui sono misurate queste performance valgano qualcosa (e credo che ci sarebbe parecchio da scrivere a proposito)
    mi pare che nei paesi asiatici il principio di autorità sia tutt’altro che in crisi.
    E allora, che conclusione dobbiamo trarne? secondo me nessuna, se non che il punto non pare essere questo.”

    Quello che io vorrei è proprio capire quale sia ‘sto benedetto punto. Cioè: di cosa diavolo stiamo discutendo. Per me il valore delle osservazioni della signora marocchina è pari a zero, nel senso che sono talmente approssimative e prive di riscontri da risultare inutili. Non è nemmeno una di quelle fantastiche storie esemplari che ogni tanto ci offre Miguel (la goccia d’acqua che riflette l’universo), ma un giudizio tranciato giù con l’accetta.

    Per capirci, stiamo discutendo:
    – del ruolo della scuola nella società italiana e in quella marocchina/egiziana/ecc.;
    – di quale siano i migliori sistemi scolastici;
    – della crisi del principio di autorità in occidente;
    – della condizione esistenziale/morale/culturale dei giovani d’oggi;
    – dei grandi processi storici, qualunque cosa significhi:
    – di altro?

    Capitolo Finlandia: evidentemente non riesco proprio a spiegarmi. Ci riprovo un’ultima volta prima di dichiarare k.o tecnico. Vedi sopra: se stiamo facendo paragoni tra sistemi scolastici e filosofie educative (anche solo per stabilire alcune differenze, senza per forza fare classifiche) meglio, io credo, partire da qualcosa che può essere messo in discussione (come tu suggerisci di fare a proposito della Finlandia – ed è esattamente il motivo per cui l’ho citata!) piuttosto che dalle impressioni di una signora marocchina. Sarà meno suggestivo, ma per come la vedo io è più serio.

    Principio di autorità: l’ho tirato fuori perché trovo che sia un po’ il convitato di pietra di questa discussione. E, appunto: vale poco dire che in Marocco o in Egitto nelle classi non vola una mosca, che il maestro ti può bacchettare sulle dita e che tutti gli alunni sgobbano a testa bassa, quando in cima alla classifica mondiale dei testi di PISA, appena dietro a Giappone Singapore Corea, ci sono Finlandia, Svizzera, Olanda, Canada, Germania… tutti paesi dove il principio di autorità non mi pare molto più saldo che in Italia. Italia che però è molto, molto più indietro (ma davanti alla Svezia, a dire il vero!) – e ancora più indietro ci sono di nuovo paesi come Turchia o Tunisia, dove probabilmente stando ai parametri dell’amica di Miguel l’attitudine allo studio e la voglia di imparare è molta più che qui. Quindi? Quindi decidiamo di cosa stiamo parlando. Il numero di teste chine sui libri non sembra una base sufficientemente solida per impostare una discussione proficua. Anche i criteri di misurazione delle performance non valgono granché? Bene, per l’appunto, discutiamone! (E in attesa che Lisa ci illumini in proposito, prendiamo atto che veniamo buoni ultimi in una discussione già aperta da tempo, a dimostrazione che nessuno prende per oro colato certe metodologie).

    • PinoMamet scrive:

      Hai ragione in effetti.

      Per semplicità, metto giù i due argomenti che sto affrontando io:

      -l’affermazione della signora marocchina che gli italiani sarebbero “mentalmente indietro” rispetto ai marocchini, che, per dirla diplomaticamente, è controintuitiva…

      -come cambiare (nei miei sogni: abolire 😀 ) la scuola italiana e perché.

      • Val scrive:

        Ok, grazie della sintesi e della semplicità.

        Non so se sia controintuitiva, per me è come dire che la Fiorentina gioca meglio della Juve, o viceversa. Possiamo parlarne all’infinito senza arrivare a dire nulla di definitivo. (Oddio, forse su Juve e Fiorentina avremmo anche qualche dato oggettivo in più con cui difendere le nostre opinioni o i nostri gusti 🙂 )

        Sulla scuola italiana, sono schizofrenico: da un lato trovo terribile lo spirito di certe riforme come il preside-manager, altre volte mi sembra che la categoria degli insegnanti italiani abbia bisogno come il pane di essere messa in discussione con ogni mezzo possibile. Ma è un discorso lungo e complicato da fare.

        • Z. scrive:

          Uno, la Juve gioca leggermente meglio della Fiorentina.

          Due, la Juve è la Vecchia Signora, e ogni persona decente deve mostrarLe rispetto e deferenza.

          • Val scrive:

            Se è per questo nello scontro diretto la Juve ha giocato nettamente meglio della Fiorentina e l’ha elegantemente asfaltata.

            La mancanza di rispetto verso la nobile, Vecchia Signora altro non è che la prova provata di come sia in crisi il principio di autorità.

          • Francesco scrive:

            Val

            il 97% del mio appoggio a Berlusconi nacque proprio dalla mancanza di rispetto e deferenza per la VS e la Famiglia.

            E non rinnego nulla!

            😀

          • Val scrive:

            Da premesse sbagliate, conseguenze sbagliate.
            Elementare 🙂

          • Francesco scrive:

            disse quello che aveva preso Felipe Melo e Diego!

            😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Su questa faccenda della scuola… io credo che la gente abbia una terrificante tendenza a cercare solo conferme di ciò a cui già credeva; e allo stesso tempo a credere che chi porta elementi diversi, deve essere in qualche modo seguace di una fede contraria.

      Io constato (semplifico) che nella scuola superiore italiana, oggi, il principio di autorità è ridotto a quasi nulla; che non ci sono motivazioni di “fame”; che le scuole sono noiose rispetto alla televisione; e che gli adolescenti (tra cui io a quell’età) non pensano in genere “al futuro” e (a parte quelli strani come me) non sono nemmeno interessati in genere alla “cultura”.

      Queste sono constatazioni, dietro cui non si nasconde alcuna nostalgia di una scuola con insegnanti che picchiano.

      Anzi ho una forte diffidenza verso il concetto stesso di “scuola”, inseparabile dal sistema del Libro/Stato Nazione/Dispositivo Giuridico/Cittadino Razionale, il cui tramonto non mi dispiace affatto.

      Però se vogliamo capire in che tempi viviamo, dobbiamo sapere che i presidi italiani non dormono la notte, pensando a come attirare nuovi studenti verso le loro scuole e come evitare ricorsi; e che tutto il resto passa in secondo piano. Questo è un fatto, a prescindere dalle nostre ideologie personali.

      • Miguel Martinez scrive:

        E’ un po’ come la questione dell’immigrazione.

        Ieri notte, in Via d’Ardiglione, c’erano due senegalesi ubriachi che si picchiavano.

        Questo è un dato di fatto.

        Se lo racconto, si dirà, “ah, ho capito, sei contro l’immigrazione”. Oppure, “ah, anche tu hai capito che i neri sono diversi”. Oppure, “ma perché non dici invece degli italiani che si picchiavano, eh, razzista?”

        No.

        Semplicemente, c’erano due senegalesi che si picchiavano, fine della storia.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        il concetto stesso di “scuola”, inseparabile dal sistema del Libro/Stato Nazione/Dispositivo Giuridico/Cittadino Razionale

        La scuola che io sappia è sempre esistita. Nel Medioevo era istituzionale tanto quanto oggi, aveva classi, insegnanti e programmi curricolari. Era organizzata piuttosto male, questo sì, ma in mille anni la didattica non poteva che evolversi.

        • Peucezio scrive:

          Peccato che il 99% della popolazione (a spanne) non ci andava.
          Anche i Romani avevano la scuola. Ma quanti la frequentavano?

          E comunque chi l’ha detto che c’è sempre stata?
          La scuola è collegata alla scrittura: la maggior parte della storia umana (se si intende “storia” non nell’accezione letterale, ma nel senso dell’intera vincenda dell’homo sapiens) non è storia di uomo che scrive.
          Ma, al di là della scrittura, è proprio la collettivizzazione dell’educazione che, pur con qualche alto e basso, si è andata espandendo enormemente negli ultimi secoli.
          Soltanto cent’anni fa in Italia quanto era, in proporzione ad oggi, il peso della famiglia nell’educazione dei figli, rispetto a quello della collettività?
          Stringi stringi la scuola si è diffusa, oltre che e più che per dare una formazione, perché le donne lavorano e non hanno tempo di stare dietro ai figli.

          • Miguel Martinez scrive:

            “La scuola è collegata alla scrittura”

            Esatto. E con l’avvento della società dello spettacolo, la scrittura perde il proprio ruolo centrale. Questo è il nocciolo della questione.

            Sulle donne, non saprei… la scuola si è diffusa con la Rivoluzione francese, che era fortemente “maschilista” (scusa il termine abusato), nel senso che vedeva nell’Uomo il custode della patria, nella Donna il custode della Virtù repubblicana e del focolare domestico.

            Le donne iniziano a “lavorare” (poi hanno sempre lavorato, che cavolo) in Italia in massa con la Prima guerra mondiale, quindi molto dopo l’avvento della scuola pubblica.

          • Peucezio scrive:

            “Le donne iniziano a “lavorare” (poi hanno sempre lavorato, che cavolo) in Italia in massa con la Prima guerra mondiale, quindi molto dopo l’avvento della scuola pubblica.”

            Miguel,
            il punto non è tanto l’esistenza, quanto la diffusione della scuola pubblica.
            In una società in cui la scuola pubblica esiste, ma è frequentata, poniamo, dal 10% della popolazione, ha un ruolo sociale defilato.

        • Miguel Martinez scrive:

          “La scuola che io sappia è sempre esistita.”

          Certo, esiste un rapporto di continuità tra vari sistemi scolastici.

          Ma la scuola di Stato, come sistema per allevare Cittadini attraverso anni e anni di dura formazione libresca;

          l’idea che chi esce con voti alti da una scuola valga di più di qualcuno che esce da una famiglia con antenati illustri;

          l’idea che si possa istituire un percorso razionale per tutta la vita dei Cittadini…

          questo non c’entra niente con la “scuola” di cui parli tu. O al massimo, ha un debole rapporto con l’idea della Scuola che poteva avere la Chiesa.

          • PinoMamet scrive:

            Ormai però la scuola non alleva Nuovi Cittadini:

            alleva Nuovi Adolescenti, che è una categoria che si autoperpetua, mentre sarebbe una malattia da cui si esce con l’età.

          • Moi scrive:

            Sì, ma oggi siamo nella società in cui sentirsi dire “Lei” equivale a “tu vecchio/a” … e non è certo qualcosa sentito come un complimento che alluda alla saggezza acquisita negli anni 😉

            https://www.youtube.com/watch?v=fCTZZ0gpnWU

            “disgraziatamente, noi ‘unn s’ha più vent’anni … ma grazie a Dio non ancora huarant’a !”

            [cit. ibidem]

            • Miguel Martinez scrive:

              “Sì, ma oggi siamo nella società in cui sentirsi dire “Lei” equivale a “tu vecchio/a” ”

              Io tendo istintivamente ad applicare il sistema tripronominale imparato in Sicilia:

              “tu” tra pari

              “voi” per le persone cui si porta in qualche modo stima e affetto

              “lei” per quelli che ti fanno schifo e cui ti puoi permettere di dire le bugie, in base al principio che in guerra e negli affari, tutto è lecito

          • Moi scrive:

            L’ amara confessione della MILF / Cougar ante Litteram interpretata da Virna Lisi :

            http://www.youtube.com/watch?v=U8er-B_Slx0

            “il problema è che diventare vecchi fa schifo !” [cit.]

          • Andrea scrive:

            @ Miguel

            “…il sistema tripronominale imparato in Sicilia:

            “tu” tra pari

            “voi” per le persone cui si porta in qualche modo stima e affetto

            “lei” per quelli che ti fanno schifo e cui ti puoi permettere di dire le bugie, in base al principio che in guerra e negli affari, tutto è lecito”.

            Strano. Deve essere una consuetudine della Sicilia orientale (che conosco da “viaggiatore”, ma nella quale – nonostante alcuni parenti – non ho mai vissuto da “stanziale”), perché dalle mie parti (West Sicily 🙂 – sostanzialmente, le provincie di Palermo e Trapani) il “Voi”, inteso come l’uso di voci verbali alla seconda plurale nel rivolgersi alle persone più mature, non lo usa praticamente nessuno.
            Mi spiego meglio. Esistono e sono frequenti saluti come “Vo’ Scienza bbinidìca” o “Vossignurìa bbinidìca” (let. “la Vostra Scienza benedica”, “la Vostra Signoria benedica”), che in effetti presuppongono il “Voi” e probabilmente ne costituiscono un retaggio. Il verbo, però, rimane alla terza singolare, proprio come nella consuetudine del “Lei”.
            Ciò che ho notato, invece, è che “da noi” 🙂 il Lei viene usato più di frequente che nell’Italia settentrionale. Ad esempio, quando entro in un negozio e la persona al banco non è molto più grande, in Sicilia mi viene spontaneo dare del “Lei”; mentre, al Nord, mi sono ormai da parecchio abituato a dare (e a sentirmi dare) del “tu”, il che viene considerato assolutamente normale.

      • Val scrive:

        Secondo me semplifichi un po’ troppo, tutto qui. Poi, non mi è chiaro il salto logico alle conclusioni. Ammettiamo che la constatazione sul principio di autorità non celi un giudizio di valore (ma ripeto, non ci credo più di tanto: è una questione troppo grossa per restare a livello di asettica presa d’atto) e diamo per scontato che sia ridotto a quasi nulla. Dov’è il nesso con il ritratto del preside che non dorme la notte per attirare nuovi studenti?

        Inoltre, mi stupisce che nessuno sollevi la banale obiezione che a parità di gioventù annoiata e debosciata (semplifico: ma forse non avevo tutti i torti quando dicevo che tu fai una critica dei giovani più che della scuola) ci sono sistemi scolastici con organizzazioni, filosofie e risultati molto diversi dalla scuola italiana.

        Infine: non è che anche il “discorso da bar” della signora I., tutto sommato, serve solo a darti conferma di ciò in cui già credevi? 😉

        • Miguel Martinez scrive:

          “Dov’è il nesso con il ritratto del preside che non dorme la notte per attirare nuovi studenti?”

          Non so come sia in altri paesi.

          Oggi il preside è essenzialmente un manager che deve garantire il “successo” della propria scuola. Il successo si misura con due criteri paralleli – il numero dei promossi (alle superiori) e il numero di iscritti (in tutti gli ordini di scuole).

          Il numero dei promossi si aumenta abbassando in tutti i modi le pretese didattiche degli insegnanti.

          Il numero degli iscritti si aumenta grazie al passaparola tra studenti: “al Liceo X non si boccia”, “al Liceo X si fanno tante gite” e così via, poi ci pensano gli studenti a orientare i genitori.

          Quindi questo doppio meccanismo ha un effetto notevole sul funzionamento della scuola.

          • Francesco scrive:

            non è necessariamente vero.

            TUTTI i miei colleghi, bassa manovalanza impiegatiza e segretariale, hanno come criterio base nelle discussioni sulle scuole da scegliere per i figli, la “serietà” della scuola, più un qualche cenno alla disponibilità di attrezzature

            nè gite nè promozioni facili

            puoi insinuare che siano tutti bugiardi e recitino una parte ma non lo ritengo cosa verosimile.

            è proprio che quando si parla di scuola si pensa in termini “da qui alla ricerca del lavoro cosa è meglio”

            e non credo che l’hinterland di Milano sia popolato da alieni

          • Francesco scrive:

            Ah, e i presidi vantano, come criteri di successo delle loro scuole, i risultati ai test di ammissione alle università più che la bassa percentuale di bocciati.

          • roberto scrive:

            francesco,
            sai che miguel e lisa tendono a considerare l’oltrarno come sinonimo di universo, ma gli vogliamo bene lo stesso
            🙂

            non mi sorprende né quello che dice lui né quello che dici tu.
            devo dire che da genitori di due bambini in età scolare il criterio “si boccia poco” o si “fanno gite” non l’abbiamo proprio preso in considerazione, anzi non ci avevo nemmeno pensato…siamo evidentemente un po’ milanesi su questo

          • Francesco scrive:

            io, che sono cattivo dentro, mi sono infastidito per due cose dette dal mio futuro preside di liceo classico

            1) un congiuntivo sbagliato

            2) qui preferiamo non bocciare ma bla bla bla

            però tutto sommato la scuola pare funzionare bene e la figlia è stata iscritta

            PS i quadrimestri in altri licei europei vanno contati come gite?

          • paniscus scrive:

            devo dire che da genitori di due bambini in età scolare il criterio “si boccia poco” o si “fanno gite” non l’abbiamo proprio preso in considerazione, anzi non ci avevo nemmeno pensato…
            ————————
            Scusa tanto, robè, ma io stavo parlando sostanzialmente di scuola superiore.

            Da genitori di bambini in età scolare, intendendo scuole primarie, che q*zz c’è di tanto complicato nei criteri di scelta della scuola?

            Alle elementari, la consuetudine più comune non è quella di andare semplicemente nella scuola di quartiere più vicina, e tanti saluti?

            Non mi dire che i criteri di scelta della scuola elementare siano una preoccupazione tanto diffusa nella media delle famiglie normali!

          • roberto scrive:

            “quadrimestri in altri licei europei vanno contati come gite”

            non capisco la domanda.
            nella scuola dei nostri ci sono due grandi gite alle elementari (3 giorni in terza, gita al mare, e 5 in quinta, gita sulla neve) che sono parte del programma, cioé tutte le classi si spostano in massa nel posto x e fanno mezza giornata di lezione e mezza di altre attività
            poi una gita ogni due anni nella secondaria (ma niente nell’anno della maturità) più o meno con le stesse regole, ma man mano fanno meno lezioni e più turismo.

            però ribadisco, le gite sono state l’ultimo dei nostri pensieri nella scelta della scuola (anzi costano un botto e l’utilità è abbastanza relativa, non vedo la necessità di farle)

          • roberto scrive:

            “che q*zz c’è di tanto complicato nei criteri di scelta della scuola?”

            ripeto, oltrarno non è il mondo.

            per noi
            1. scelta del sistema scolastico (lussemburghese? scuola europea? scuole internazionali?)
            2. una volta scelto il sistema, scelta della lingua (quale sezione della scuola europea? italiana, francese o tedesca? e, fra le scuole internazionali, francese, tedesca o inglese?)

            conta poi che la scelta della prima elementare (anzi addirittura della prima materna che qui è già scuola dell’obbligo) influisce su tutto il futuro scolastico, visto che è difficilissimo passare da un sistema all’altro e nel migliore dei casi perdi un anno.

            non, per noi non è stata una scelta così semplice….

            • Miguel Martinez scrive:

              “ripeto, oltrarno non è il mondo.”

              Ricordando che si parlava dell’Italia e non di tutto il mondo… mi sembra che l’Oltrarno somigli leggermente di più al resto dell’Italia di quanto ci somigli la vita della comunità di expat Eurocrati in Lussemburgo 🙂

              Poi se anche a Catanzaro fanno come voi, ritiro l’obiezione.

          • paniscus scrive:

            Ah, e i presidi vantano, come criteri di successo delle loro scuole, i risultati ai test di ammissione alle università più che la bassa percentuale di bocciati.
            —————————-

            Fracamente, che cosa vantino i presidi davanti ai genitori, non lo so, perché mi sono sempre rifiutata di partecipare a quelle orride pantomime che sono gli “open day” e gli “orientamenti in ingresso”.

            Quello che so per certo è che i presidi, dentro la scuola, davanti agli insegnanti, e lontano dalla vista dei genitori, fanno il contrario, ossia piagnucolarsi addosso perché le statistiche sui risultati successivi degli ex studenti a livello universitario sono scarse, e cascare dal pero perché ci sono rimasti malissimo, e non si capacitano di come sia possibile “dopo tutto lo sforzo che abbiamo fatto per innovare la scuola e renderla un ambiente accogliente, piacevole, dove si sta a proprio agio, e dove i ragazzi vengono volentieri”oppure, peggio ancora, “dopo tutte le soddisfazioni che abbiamo avuto essendo riusciti a ridurre la dispersione scolastica, a ridurre le ripetenze, e a potenziare le fasce di eccellenza.

            Come se non fosse ovvio che “ridurre le ripetenze” vuol dire aver promosso anche chi non se lo meritava, che “ridurre la dispersione scolastica” vuol dire coccolare e blandire chi sarebbe tentato di cambiare scuola, supplicandolo di rimanere con la promessa di rendergli le cose più facili, e che “potenziare le fasce di eccellenza” vuol dire gonfiare indiscriminatamente i voti in maniera da far apparire eccellentissimo chi in realtà solo bravino, ma non poi così eccezionale.

            Poi grazie al tubo che le statistiche della MEDIA generale degli studenti in uscita sono modeste…

          • Francesco scrive:

            forse non tutte le scuole sono uguali

            e forse Milano è meglio e basta, come ho sempre sospettato

            😀

            PS del resto, uno degli articoli in eterno ritorno è quello sugli alti voti delle scuole del Sud Italia

          • roberto scrive:

            comunque la grande va alla secondaria (che qui è un ciclo unico media+ superiori)

          • roberto scrive:

            “Ricordando che si parlava dell’Italia e non di tutto il mondo…”

            quest’obiezione mi sorprende.

            1. si parte da I. che parla di “africa” e mi dici che il lussemburgo non interessa! lussemburgofobo!

            2. hai iniziato tu a dire “Non so come sia in altri paesi.”
            🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              “quest’obiezione mi sorprende.”

              No, ma hai fatto benissimo a riportare la tua esperienza lussemburghese.

              Contestavo soltanto che la tua esperienza fosse più “normale” di quella abituale in Oltrarno 🙂

          • roberto scrive:

            “expat Eurocrati in Lussemburgo”

            ps, gli eurocrati sono il 5% della popolazione attiva (e 2,5% degli impiegati)

            non è una percentuale infima, ma non siamo rappresentativi della società lussemburghese

            per expat, allora in effetti si parla di più della metà della popolazione ma vai dal direttore di banca americano al muratore portoghese

          • Z. scrive:

            Cioè in LUX la popolazione attiva è meno numerosa della popolazione di impiegati? Com’è possibile? 🙂

          • Roberto scrive:

            Forse traduco male population active (insieme di persone che potrebbero lavorare)?
            Il dato è 5% di quelli che sono in età di lavorare e ne hanno la capacità girano intorno agli eurocrati (pensa al coniuge dell’eurocrate: in pochi lavorano viste le condizioni non propriamente facilissime del mercato del lavoro qui, dove pure per lavorare in un panificio richiedono tre lingue)
            Mentre se prendi il numero degli impiegati effettivi è nettamente inferiore (vado a memoria e non ho tempo per verificare, forse 3% ma siamo lì)

          • paniscus scrive:

            Franceaco:

            forse non tutte le scuole sono uguali

            e forse Milano è meglio e basta, come ho sempre sospettato
            ______________________

            Siccome l’ho già sentito altrove, ‘sto mito delle scuole di Milano come castalie/caserme rigorosissime dove i ragazzini vengono massacrati di studio a lacrime e sangue, dopo aver superato test di accesso severissimi, e dove migliaia di famiglie sgomitano disperatamente per farli entrare proprio nelle scuole più massacranti… proverei a ridimensionarlo un po’.

            Innanzi tutto, queste testimonianze eroiche vengono quasi esclusivamente da gente che parla di licei, e di licei di una certa tradizione antica cittadina. Il parere di chi ha avuto a che fare, che so, con un istituto tecnico per geometri (non malfamato, ma nella media accettabile) non è mai pervenuto.

            E comunque, anche rimanendo nell’ambito dei licei, a me sembra che la differenza non la faccia la mentalità locale diffusa, ma la faccia sostanzialmente il numero.

            Se a Milano, contando anche il pendolarismo dall’ hinterland, la popolazione studentesca è 10 o 15 volte di più di quella di Firenze, per ogni tipo diverso di scuola superiore ce ne sono a decine.

            Quante saranno, in media, le famiglie che aspirano davvero a mandare il figlio in una scuola selettiva e severissima? Diciamo il 10%?

            Se a Milano di licei classici ce ne sono 20 e di licei scientifici 30, possono pure permettersi di differenziare l’offerta (o meglio, la CONFEZIONE dell’offerta)… e c’è spazio per1uattro o cinque istituti su 50 che possano permettersi di atteggiarsi a selettivissimi e severissimi vivai di eccellenze intellettuali (sottintendendo che chi non è all’altezza delle loro elevatissime richieste , fa bene ad andarsene in qualche altra scuola “più facile”).

            Diciamo che una nicchia ecologica di utenza sufficientemente numerosa la trovano.

            Ma se a Firenze la percentuale di famiglie che aspirerebbe all’eccellenza intellettuale rimane sempre del 10%, e di licei classici ce ne sono tre e di scientifici cinque …

            …se anche ce ne fosse UNO solo che si atteggia in tal modo (ossia, che puntasse a selezionare l’utenza in base all’aspirazione all’eccellenza intellettuale e allo studio matto e disperatissimo), non riuscirebbe a riempire nemmeno una o due classi all’anno, e chiuderebbe immediatamente per mancanza di iscrizioni.

            Per cui, se le scuole dello stesso indirizzo sono poche, devono finire per forza col presentare un’offerta didattica quasi identica per tutte, ossia più vaga e fuffosa possibile.

            E allora (una volta scelto il tipo di indirizzo di studi), non esiste proprio il concetto di aspirazione ideale a entrare in un istituto piuttosto che in un altro “perché è meglio”: la gente si iscrive a quello più vicino, o a quello dove vanno gli amici, o a quello dall’aspetto più figo e dalle promesse più accattivanti, e festa finita.

            Ma non perché le famiglie di Milano ci tengano al valore dello studio più di quelle di Firenze… semplicemente perché sono di più.

            L.

          • paniscus scrive:

            lavorare e ne hanno la capacità girano intorno agli eurocrati (pensa al coniuge dell’eurocrate: in pochi lavorano viste le condizioni non propriamente facilissime del mercato del lavoro
            ————————

            Ma sei sicuro che la categoria del “coniuge dell’eurocrate” non lavori PER QUELLO, ossia che si trovi in una situazione svantaggiata e fragile in cui trovare lavoro è difficilissimo?

            Se è davvero molto comune che i coniugi degli eurocrati non lavorino…

            …questo non si spiega molto più facilmente con il fatto che non lavorino perché non gliene frega niente di lavorare, in quanto l’eurocrate guadagna per due o anche per tre, rispetto alle situazioni che avrebbero avuto nel loro paese d’origine?

          • Roberto scrive:

            Si Lisa,
            Ne son sicuro….

            Guarda, qui per qualsiasi lavoro con contatto con il pubblico chiedono di partenza francese tedesco e lussemburghese (ovviamente inglese). Poi quando non trovano locali, abbassano la pretesa eliminando il lussemburghese, ma senza tedesco e francese non vai da nessuna parte.

            Ora immagina, Miguel passa un concorso da eurotraduttore, vi stabilite qua, tu che fai? Lavorare nella scuola è fuori questione proprio per l’esigenza della lingua….

            Ma pensa al caso dell’eurocrate con moglie/marito avvocato, che fa qui? A cosa gli serve un avvocato italiano che sa solo l’italiano è che magari si è solo occupato di scippi ed incidenti stradali?

            Poi qui sono tutti linguisti, ma immaginati uno normale che arriva qui a quarant’anni e che si deve imparare tre lingue, non è né cosa da tutti né cosa immediata.

            Gli unici che trovano lavori abbastanza facilmente sono architetti (ma comunque almeno il francese te li devi imparare!) e medici (e muratori, elettricisti, idraulici….).

            e sì che diversamente da quello che pensi un secondo stipendio farebbe più che comodo visto che il costo della vita è abbastanza straordinario e che comunque gli eurostipendi non sono affatto superiori agli stipendi sul mercato lussemburghese. per dire, ad inizio carriera guadagnavo meno di un insegnante di liceo ad inizio carriera…insegnante lussemburghese intendo, e pure mia moglie, interprete, guadagnava molto di più da libera professionista che da eurocrate (solo che di era scocciata di viaggiare come una trottola)

          • Roberto scrive:

            Poi ovviamente sbagli a confrontare con il paese di origine, visto che beh, noi si vive qui.
            Inutile dire “a Praga guadagnavo un quinto” se poi li paghi 300 euro di affitto e qui 3000

          • Roberto scrive:

            Comunque non voglio scoraggiarvi dal venire a vivere in Lussemburgo, io mi trovo molto bene e non tornerei indietro, ed in realtà non conosco nessuno veramente insoddisfatto
            🙂

          • Francesco scrive:

            prof

            a Bergamo ci sono DUE licei classici.

            uno è quello “difficile e serio”

            il che falsifica la tua curiosissima tesi sulla non differenziazione delle scuole

            ciao

        • Miguel Martinez scrive:

          “nfine: non è che anche il “discorso da bar” della signora I., tutto sommato, serve solo a darti conferma di ciò in cui già credevi?”

          Certo, mi sembra che riassuma piuttosto bene cose che ho visto tante volte. Ma non è una “prova” a favore delle mie tesi, piuttosto è un’espressione chiara e ovviamente semplice e “da bar”.

  51. mirkhond scrive:

    Mentre un marocchino si sente “africano”, nel senso di totalmente nudo di fronte all’occupazione e alla potenza straniera, terribilmente desideroso di cogliere tutto dell’invasore, con le antenne dritte in ogni momento.

    Interessante.
    Ma questo sentimento di “nudità” culturale, il marocchino medio lo sente anche nei confronti di coloro che vivono più a sud di lui?
    Chessò, dei Sahrawi, dei Mauritani o dei Senegalesi?
    Non è che ognuno di noi c’ha i suoi terroni da disprezzare?

    • Val scrive:

      Io sono stato a Ceuta e Melilla. A Melilla ho attraversato a piedi il confine e sono entrato in territorio marocchino, per vedere dall’esterno la famosa barriera di filo spinato stile-lager. La mia esperienza del Marocco è tutta qui, molto limitata (anche se Melilla in quanto tale è un concentrato di contraddizioni estremamente interessante, proprio per questo ci sono andato), però per quel poco che ho visto sì, il fenomeno era: spagnolo diffidente del terrone-marocchino, marocchino diffidente del terrone-negro. (A Melilla si riversano, come noto, migliaia di migranti dall’Africa sub-sahariana).

  52. mirkhond scrive:

    Il Marocco per secoli è stato uno dei terminali settentrionali della tratta dei Negri.
    Vi sono molti marocchini che discendono da questi schiavi.
    La Mauritania è un mix di berberi arabizzati e di negri sudanesi (dove Sudan si intenda in senso lato, e cioè la fascia subsahariana tra la foce del Senegal e il Mar Rosso).

  53. mirkhond scrive:

    La curiosità ed apertura marocchina verso culture straniere nel senso di cui parla Miguel, si può vedere nella capacità catalizzatrice di tre tribù arabe, Banu Hilal, Banu Sulaym e Banu Hassan, di arabizzare l’immensa area berbero-romana e poi berbero-senegalese tra la Sirte e la sponda nord del fiume Senegal, tra XI e XVII secolo.
    I Banu Hassan, piccola tribù yemenita (200 persone secondo le tradizioni locali) riuscirono ad arabizzare ed a rafforzare l’islamizzazione della vastissima area berbera tra l’Anti-Atlante la sponda settentrionale del Senegal e l’Oceano Atlantico.
    I Marocchini più meridionali, i Sahrawi e i Mauritani sono i discendenti arabizzati di quella lontana conquista-invasione-assimilazione catalizzatrice, durata secoli.
    Perché i Berberi la resistenza all’Islam e all’Arabizzazione l’hanno fatta eccome.
    E paradossalmente, ancora circa il 40% dei Marocchini è berberofono, mentre i Sahrawi e i Mauritani sono ormai del tutto arabofoni, anche se l’Arabo locale è pieno di sostrati berbero-sudanesi.
    In Mauritania e in Senegal vivono meno di un migliaio di berberofoni Sanhaja, resto di un’area linguistica un tempo vastissima.

  54. Moi scrive:

    @ Massimo Cacciari 😉 :

    Cio’, mona tì no gh’a mai capìo mìa un’ostrega !

    Al Vèc’ Cardinalâz’ invéz’i … vàira, Habs ? 😉

  55. Moi scrive:

    Insomma, per convivere in armonia con i Migranti dovremmo reintrodurre il Codice Rocco e invece stiamo introducendo il Codice Cirinnà … “c’è qualcosina chetocca” 😉 , direi.

  56. Moi scrive:

    I Migranti, nel Kasaloristan 😉 , i RadicalChic NON ce li hanno mai avuti, perciò sono talmente naturaliter “ClericoFascisti” da non rendersene neppure conto :

    A scuola si studia ?! La Religione si rispetta ?! Il Padre e la Madre (e NON Parent One & Parent Two !) si onorano ?! Donne tenute alla creanza ?!

    Eh, ma vuoi mettere gli orpelli esotici ?!

  57. Moi scrive:

    @ PIETRO

    Ti piace uno come Marco “Damilano” (da Frau Gruber c’è scritto così) che dice “i rùmmorz’ della polìdiga” [sic !] … convintissimo di una raffinatissima pronuncia contemporanea d’ Inglese e Italiano ?!

  58. Moi scrive:

    INCREDIBBBILE :

    Rino Cammilleri … più Cardiniano di Franco Cardini :

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-le-statue-coperte-vabbe-si-e-visto-di-peggio-15079.htm

    PS

    Farà mica “Il Passo” ?! E’ da tanto che pur facendo lo UAARoide contro l’ Islam (ma NON stavolta) “fa l’ Islamico” contro la Massoneria !

  59. Moi scrive:

    Arriva Rohani ” l’ Omofoberrimo ” MA …

    http://www.tempi.it/arriva-rohani-statue-coperte-nessuno-dice-niente#.VqpZqIXhDIU

    Gender People NON Pervenut* !

  60. Moi scrive:

    Il Colpevole della mossa di coprire le statue ancora NON salta fuori : non sa un cazzo né Franceschini né Renzi … Sgarbi ci fa sapere che NON sono pochi nel Mondo gli Iraniani “con la testa in mezzo alle orecchie” 😉 che si sono sentiti offesi da questo PD che crede che una Civiltà Millenaria sia incapace di distinguere una statua di una venere da un poster di pornostar !

  61. mirkhond scrive:

    Che grave problema.

  62. Moi scrive:

    A livello simbolico, uno sputo in faccia al Re Leonida e ai Valorosi Trecento !

  63. Moi scrive:

    Che l’insegnante abbia il potere paranormale di “far venire la voglia di studiare” a chi non ce l’ha, o di farla passare a chi ce l’aveva, proprio non ci credo.

    ————–

    Ocio che ‘sta qua, a indagarla per benino (non l’avevo mai intesa però in questa prospettiva …) poi … a quel gran gricciazzo 😉 di James Randi il milioncino di dollari gli tocca scucirlo fuori ! 😉

  64. mirkhond scrive:

    A proposito (non condivido il discorso sull’eutanasia, ma per il resto non posso che trovare agghiacciante quanto si sta per verificare):

    http://www.maurizioblondet.it/i-protocolli-dei-savi-anziani-di-sodoma/

    • Francesco scrive:

      Duca

      grazie dell’articolo.

      Per la prima volta Blondet accenna a fatti verificabili, tipo che Tizio verserebbe soldi all’organizzazione Caia. Senzo manca per sbaglio specificare le fonti, pur trattandosi di dati pubblici.

      Però devo dirti una cosa: come fai a farti fregare così sull’eutanasia? Blondet spiega bene quale è il posto dell’eutanasia nel “Mondo Nuovo” e inumano in costruzione, dovresti sentire la puzza di zolfo e di fregatura.

      E’ chiaro che c’è un’esca, una trappola, una pentola d’oro per ognuno, il Diavolo mica è scemo. Non promette belle donne a Elton John o bei ragazzini a me, a ciascuno fa balenare qualcosa che sembra riscaldare il cuore.

      Stai attento, quindi

      Ciao

  65. Moi scrive:

    NOTA (spieghina)

    In ste månnd grécc’ ed buntè ai é såul abundanza ed magón
    (in questo mondo avaro di bontà c’è solo abbondanza di dispiaceri).

    http://lepri.blogautore.repubblica.it/2007/12/28/buon-anno/#comments

    L’augurio più ovvio di nonno Iusfén, dunque, è che nel 2008 siano assenti i Magón e la Gricîsia in fatto di bontà. Il pestifero vecchietto ha poi concluso che, comunque vada,

    “L é méi avàir el brègh råtti int al cûl, che al cûl rått int el brègh”
    (è meglio avere i pantaloni rotti nel sedere che… viceversa).

    È un’altra notissima formula nostrana che riafferma la preferenza per il male minore.

    • Z. scrive:

      Conosci popoli o persone che preferiscano il male maggiore? 😀

      • Francesco scrive:

        bella domanda

        mi vengono in mente i russi, i messicani, i tedeschi fino alla batosta del ’45, i napoletani

        così, di primo acchito

        🙂

        • Miguel Martinez scrive:

          “i russi, i messicani, i tedeschi fino alla batosta del ’45, i napoletani”

          I russi hanno preferito uscire dalla prima guerra mondiale fregandosene di fare la figura di vigliacchi.

          I messicani hanno preferito buttare giù il regime di Porfirio Diaz.

          I tedeschi hanno preferito non ridursi sul lastrico continuando a pagare tutti i costi di una guerra di cui non si sentivano colpevoli.

          I napoletani hanno accettato una situazione di subordinazione manipolandola a proprio vantaggio.

          Poi ciascuna di queste buone intenzioni ha portato a disastri, se vogliamo; ma certamente nessuno di quelli che citi preferiva il male maggiore.

          • Francesco scrive:

            i russi hanno seguito l’autocrate di turno, illudendosi che avrebbe tenuto buoni i boiardi

            i messicani preferiscono fare rivoluzioni o massacri ma un normale processo di sviluppo economico proprio no

            i tedeschi hanno riprovato a fare la guerra al mondo fino al totale esaurimento delle loro energie

            i napoletani hanno eletto De Magistris e gli altri prima di lui, sperando sempre che il pesce smettesse di puzzare dalla capa

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            i napoletani hanno eletto De Magistris e gli altri prima di lui, sperando sempre che il pesce smettesse di puzzare dalla capa

            Francesco, ti fermo e ti ammonisco. Siamo ancora nella fase in cui è vietato parlare male dei napoletani perché in fin dei conti sono stati gli unici a fare il blocco del traffico durante la crisi delle polveri sottili.

            Invece ieri sera su La7 c’era l’orgoglioso sindaco di Arcade, il quale mentre la pianura veneta era una specie di camera a gas ha avuto il privilegio di mettere su il più spettacolare panevin (= una specie di gigantesco rogo beneaugurale che si brucia aspettando l’Epifania) della provincia.
            Ecco, sugli arcadesi hai il diritto di sparare a zero 😀

          • Francesco scrive:

            x MT

            famme capì

            la Pianura Padana è una camera a gas e fermano le automobili a Napoli?

            è un’idea di Umberto Bossi?

            😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Francesco, in che paese vivevi a fine dicembre? Così, per sapere 😀

          • Francesco scrive:

            non è che mi interessi molto di quello che capita fuori le mura

            escluse le trasferte del Milan e dell’Olimpia

            😀

  66. mirkhond scrive:

    E :

    In difesa dei furbetti del cartellino
    E-mail Stampa PDF

    Difendo i ‘furbetti del cartellino’. Intanto nel decreto legge le misure punitive non sono graduate e rischiano di dar luogo a sperequazioni e a iniquità sostanziali. Un conto è se io sono un assenteista cronico, ed è giusto quindi che sia sanzionato, altro è se, ‘una tantum’, bigio un giorno di lavoro o, eludendo il controllo del dirigente, esco un’ora per prendere una boccata d’aria e un caffè sfuggendo alle mefitiche macchinette aziendali. In questi casi essere sospeso dal lavoro entro 48 ore e avviato in termini molto rapidi a una procedura di licenziamento che mi butterà sulla strada mi pare un provvedimento eccessivo e sproporzionato. Provvedimenti del genere possono essere presi, forse, in Germania o in Svizzera. Non in Italia dove, per fare solo un esempio fra i tantissimi, l’onorevole Giancarlo Galan condannato in via definitiva nel luglio del 2015 per corruzione, scontata ai comodi arresti domiciliari, continua a prendere una cospicua parte dello stipendio parlamentare (5 mila euro) conserva il vitalizio e la sua posizione di presidente della commissione Cultura alla Camera nonostante sia un’assenteista, benché forzato, dato che non può partecipare ad alcuna riunione.

    Ma è l’intero sistema del ‘cartellino’ a essere psicologicamente sbagliato. Perché sottintende una totale sfiducia nel lavoratore che si ripagherà ricorrendo a ogni sorta di gherminella per far fessa l’azienda che così poco considerandolo lo umilia. Ho lavorato due anni alla Pirelli e so quel che mi dico (andavo alle raccolte dell’Avis, che l’azienda organizzava di frequente, non per spirito di volontariato ma perché un mezzo litro di sangue dava diritto, oltre che a un bicchiere di vino e a una fetta di panettone, a un agognato pomeriggio di libertà). Ho fatto il liceo classico al Berchet di Milano. In quarta e quinta ginnasio noi somari copiavamo a manetta le versioni di latino dai compagni più bravi e non c’era insegnante, per quanto cerbero, che riuscisse a scoprirci. In prima liceo venne uno straordinario professore, si chiamava Lazzaro, che oltre a saper comunicare il suo sapere conosceva bene la psicologia dei ragazzi e, più in generale, degli uomini. Dettava la versione di latino e poi usciva di classe. Nessuno copiò più perché il suo modo di fare ci toglieva il piacere della trasgressione e ci faceva capire quanto sciocco e autolesionista fosse il nostro comportamento.

    Non c’è niente di più umiliante del ‘cartellino’ perché ti fa capire, in modo tangibile, che sei solo uno ‘schiavo salariato’ mentre intorno a te prilla un’opulenza sfacciata acquisita a volte in modo legale ma più spesso, soprattutto nella classe dirigente, illegale. Scrive bene Nietzsche: “una società che postula l’uguaglianza avendo bisogno di una moltitudine di schiavi salariati ha perso la testa”. Così infatti si innescano meccanismi di frustrazione e rancore che, oltre a farci viver male, possono diventare pericolosi.

    Nella società preindustriale non esistevano cartellini di sorta. Era formata al 90 per cento da contadini e artigiani. Il contadino lavorava sul suo, viveva del suo e quindi autoregolava i propri ritmi di lavoro. Lo stesso valeva per l’artigiano. In quanto a quel 10 per cento, e anche meno, di nobili fainéant oltre ad avere alcuni obblighi (difendere il territorio e amministrare giustizia nel proprio feudo) partecipavano a un altro campionato e quindi il meccanismo della frustrazione e dell’invidia su cui si regge la nostra società spingendoci a raggiungere un’impossibile uguaglianza non scattava. Non è colpa mia se non sono nato Re. Non è colpa mia se non sono nato nobile.

    E’ avvilente per un impiegato, per un operaio, per la cassiera di un supermarket, per un ragazzo o una ragazza dei call center sapere, o comunque intuire, di essere un paria, un ciandala, all’ultimo o al penultimo posto della scala delle caste, funzionale a quello che un tempo si chiamava ‘il sistema’.

    Ribellati ‘popolo dei cartellini’, pubblici o privati. Distruggi quelle carte, quei timbri, quelle macchinette che certificano, in modo simbolico quanto concreto, la tua servitù. Insorgi.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2016

    • Moi scrive:

      Ah, ecco : Massimo “Bastian Contrario” Fini 😉 .

    • Miguel Martinez scrive:

      “Ribellati ‘popolo dei cartellini’, pubblici o privati.”

      Come sempre con Massimo Fini, è una riflessione interessante.

      Certo, è prevedibile il fatto che faccia il bastian contrario; e non so quanto mi senta vicino all’enorme numero di furbetti italici che approfittano avidamente del sistema statale, e quindi non sono certo i ribelli che lui sogna.

      Però il ragionamento di fondo non è così sbagliato.

    • Roberto scrive:

      5-6 anni fa dove lavoravo avevano istituito un sistema di cartellino volontario, cioè potevi non usarlo e avevi un orario fisso 8.30-1730, potevi usarlo e dovevi lavorare 8 ore fra le 7h30 e le 19h30, ed in più potevi cumulare ore straordinarie e trasformarle in vacanze.
      Ebbene spiego la cosa ai miei schiav….ehm….collaboratori e automaticamente tutti i lazzaroni, scansafatiche, assenteisti, pelandroni hanno scelto di non timbrare, tutti con l’argomento “la mia Dignità”. tutti quelli che lavorano hanno scelto il cartellino.
      Esperienza condivisa con tutti i miei colleghi.

      Direi che questo risponde a sufficienza a fini

  67. Moi scrive:

    L’ articolo pro (!) Veneri Inscatolonate modello Trasporti Ikea … l’ha già scritto 😉 ?

  68. habsburgicus scrive:

    @Moi
    (dal noto sito…che conosci bene, ma è probabile che questa te la sia persa)

    qui siamo al porno-Concilio 😀 pure frti si sarebbero per il fattore F 😀

    un tale scrive [initium]
    “Ancora ve la prendete con la chiesa!! Ma dove vivete? In Brasile (e non solo lá), la stragrande maggioranza dei preti e dei monaci scopano più di voi e senza pagare nemmeno un centesimo.
    Anzi colgo l`occasione per dare un consiglio ai giovani. Se state disoccupati, andate a farvi Frate. Farete una vita da dirigente d`azienda senza dirigere un cazzo. Starete in uffici da Amministratore Delegato ma non avrete nessuna responsabilità. Non sarete costretti a fare fatturati mensili e nemmeno a presentare bilanci annuali. Navigherete nei soldi che vi arriveranno da tutte le parti. Sulla carta non sarete mai proprietrai di niente, ma in realtá sarete padroni di tante cose mobili e immobili. Non dovrete presentare MAI la denuncia dei redditi. Avrete ottime automobili (ovviamente non Ferrari o Porsche). Sarete serviti e rispettati da tutti, ed avrete frotte di donne pronte a scopare con voi. In Brasile ed in Cambogia ho incontrato qualche prete e qualche monaco. Ne avessi incontrato uno con la tonaca. Qualcuno mi hanno detto che nella loro congregazione NON sono previste né tonache e né sai. Vanno tutti in jeans, maglietta polo e scarpe ginniche. Fanno tutti i figati. Spesso li incontro anche in spiaggia a prendere il sole (dicono loro). Che bella vita che fanno!! A volte li invidio.”
    [finis]

  69. Moi scrive:

    .unita.it/ARCHIVE/xml/40000/39616.xml?key=Beppe+Sebaste&first=521&orderby=1&f=fir

    ’77 alla ricerca della feliocità perduta

    di Beppe Sebaste

    ———————————————

    “Pino Angoscia che ti fermava per strada e tu volevi mangiare un panino o pensavi a una ragazza che ti piaceva e magari pioveva eri scazzato ma lui ti inchiodava e parlando monotono tutto di seguito ti diceva senza una pausa che quello che ci accadeva intorno era la ristrutturazione globale in atto del capitalismo che determinava ogni meandro delle nostre vite e ogni singolo segmento della nostra infelicità e dei desideri insoddifatti, compreso l’arresto del tale in flagranza di reato. Già, il desiderio, le «macchine desideranti», il lessico di Guattari (più che di Deleuze), «come farsi un corpo senza organi», quell’impasto di filosofia antifilosofica, psicanalisi antipsicologica e economia antieconomica, individualismo collettivo, vogliamo tutto e subito, il rifiuto del lavoro (ma il lavoro ci aveva già rifutati), la rivendicazione del lusso, e sarà una risata anzi un risotto che vi seppellirà. Fu a Parma, non a Bologna, che mi beccai una denuncia per avere scritto sui muri di un cinema «Non vogliamo scrivere sui muri», e dove riuscii, non so più con quale retorica shakesperiana, a farmi condonare.”

    [cit.]

    ————————

    Boh … mai visto di persona.

  70. habsburgicus scrive:

    e quindi il meccanismo della frustrazione e dell’invidia su cui si regge la nostra società spingendoci a raggiungere un’impossibile uguaglianza non scattava. Non è colpa mia se non sono nato Re. Non è colpa mia se non sono nato nobile.

    frase da incorniciare [ci tengo a dire che sul resto non sono assolutamente d’accordo con lui]..ha compreso perfettamente la situazione ed il perché quella società, pur non essendo perfetta [l’uomo è imperfetto per definizione], era migliore della nostra ! e va rimpianta, anche e soprattutto perché non tornerà più !
    qui ciò viene compreso in pieno solo da Mirkhond e Peucezio…Miguel è neutrale, ut ita dicam, ma quantomeno prende atto della logicità ragionamento (e più meno Francesco, quando non è in modalità iper-ciellina, forse vagamente pure Moi)..tutti gli altri proprio non lo capiscono 😀

    • Z. scrive:

      Eh già. La frustrazione e l’invidia non esistevano nell’Antico regime. Anzi, sono nate nel Sessantotto!

      Qualche anno di lavoro in più non gli avrebbe fatto male, a Massimo Fini. E non solo a lui 😀

      • Peucezio scrive:

        L’invidia senz’altro, la frustrazione non sappiamo bene in che misura (si aveva infinitamente meno, ma si desiderava anche meno), certo c’era meno competizione.

        • Z. scrive:

          Scusa, ma tu e Fini come fate a fare questi confronti? C’eravate? Siete per caso dei nefilim? 😛

        • Peucezio scrive:

          Ma guarda che, al di là di tante altre considerazioni, l’Ancien Régime a livello politico è finito con Napoleone, ma negli strati bassi, a livello sociale e antropologico, esisteva ancora nell’Italia degli anni ’50.

    • Roberto scrive:

      Non è che non ho capito è giusto che mi sembra una sciocchezza

    • Francesco scrive:

      >> Non è colpa mia se non sono nato Re. Non è colpa mia se non sono nato nobile.

      beh, veramente non era questione di colpa, credo che il problema non si ponesse proprio.

      chi era nato re faceva il re, chi era nato contadino faceva il contadino e la realizzazione della vita era fare bene quello

      gli smodatamente ambiziosi si facevano granduchi (da duchi) o preti (da contadini) o briganti (entrambi, se andava male)

      l’idea di frignare per non essere nati da un’altra parte “sociale” credo fosse assente dal senso comune

      • mirkhond scrive:

        Credo che sia quello che ha voluto dire Fini, suscitando il sarcasmo del solito Zanardo…… 🙂

      • Z. scrive:

        Eh, quelli sì che erano tempi 😀

        • habsburgicus scrive:

          😀
          tranquillo Z 😀 tu, come leguleio, un posticino come deputato alla Dieta per il Terzo Stato te lo rimedi sempre (e se ti fai notare dal Sovrano, otterrai pure una lettera di nobiltà—quella non si nega a nessuno, già Carlo V diceva “todos Caballeros” 😀 e magari un vescovato in partibus in Ungheria*, con il diritto di sedere alla Camera dei Magnati 😀 *lo potevi avere da laico, o quasi :D, non preoccuparti)

          P.S
          se poi ci fosse stata la Riforma del sistema feudal-barocco che io ho suggerito una volta, cioè introduzione di un Quarto (o Quinto, dove ci sono i contadini come i Tirolo) Ordine, cioè quello dei dotti (inclusi naturalmente gli avvocati, ma non solo loro, eh..non allargarti troppo :D) sarebbe l’optimum ! e tu avresti trovato l’America, come delegato a vita 😀
          l’età dell’Oro, per quanto possibile nel mondo in sé imperfetto ! 😀

          • Z. scrive:

            Ti prendo in parola. Poi per i notabili la vita non era così brutta, anzi. Mica andavano a buttar sangue in miniera!

            Ma sta di fatto che la medicina mi ha già salvato diverse volte la vita, per malattie oggi banali ma per le quali allora non esisteva cura.

            Quindi, mi spiace, ma rifiuto l’offerta e vado avanti 😀

      • PinoMamet scrive:

        “l’idea di frignare per non essere nati da un’altra parte “sociale” credo fosse assente dal senso comune”

        Era talmente poco assente che la gente, pensa un po’, faceva di tutto per arricchirsi, comprava e vendeva titoli nobiliari, e ci ha fatto più di un paio di rivoluzioni, prima di arrivare a quella francese…

        Francè, cattolico è una cosa, lodatore del buon tempo antico quando i camerieri facevano i camerieri e non pretendevano di avere i figli laureati è un’altra…
        fareste bene a ricordarvelo, voi cattolici 😉

        • Francesco scrive:

          >> Era talmente poco assente che la gente, pensa un po’, faceva di tutto per arricchirsi, comprava e vendeva titoli nobiliari, e ci ha fatto più di un paio di rivoluzioni, prima di arrivare a quella francese…

          ???

          di cosa stai parlando? seriamente, non mi risulta nessuna di queste cose. al massimo che qualche ricco mercante si nobilitasse a suon di quattrini (che è perfettamente normale)

          ciao

  71. Val scrive:

    Sul principio di autorità. Non eludo né banalizzo la questione. Anzi, benché per natura mi dia fastidio qualsiasi tono anche vagamente apocalittico, ritengo che la crisi del principio di autorità sia un problema enorme, che mina persino la capacità di ribellarvisi.

    Il dubbio è quanto la scuola, oggi travolta da questa crisi che è molto più grande di lei, ne sia corresponsabile. Difficile districare i nessi di causa-effetto, ma per quel che concerne il caso italiano, la mia sensazione è che ai fenomeni di portata epocale e globale (tramonto della famiglia patriarcale, contestazione e ’68, cultura del politically correct e chi più ne ha più ne metta) si sia aggiunto un surplus tutto italiota dato da una inefficienza generalizzata e da un progressivo decadimento della qualità dell’insegnamento che ha contribuito a minarne ulteriormente l’autorevolezza (decadimento di cui il corpo docente ha sempre ritenuto – colpevolmente, secondo me – di essere vittima e mai responsabile).

    • Peucezio scrive:

      Mi sembra un’ottima analisi.

    • PinoMamet scrive:

      Devo dire che a me non pare.

      Ho avuto insegnanti ottimi e pessimi (e molti medi) e ora ne vedo ottimi e pessimi (e molti medi).
      Preparazione uguale, programmi che rimarrebbero sostanzialmente uguali, libri scolastici che dicono sempre le stesse cose.

      In compenso molte riforme (di cui gli insegnanti sono stati in effetti vittime, e mai motori) hanno eroso alcune ore di insegnamento, e destinatane altre a minchiate parascolastiche, reso più complicato e cervellotico il linguaggio scolastico e di conseguenza meno chiari gli obiettivi da raggiungere per studenti e professori…

      ma tutto sommato, mi pare proprio la stessa scuola di prima

      • Val scrive:

        ma tutto sommato, mi pare proprio la stessa scuola di prima

        su questo, insisto: o si fa riferimento a qualche parametro oggettivo (es. la capacità di lettura di un testo; le competenze matematiche – misurando le differenza tra qui e altrove, o tra ora e xx anni fa) oppure tutta la discussione non riesce a procedere oltre a quelle che sono le nostre impressioni. la mia, per esempio, è che la qualità dell’insegnamento di base (medie, superiori) sia brutalmente calato: posso fare decine e decine di esempi di giovani laureati (alcuni con Ph. D., ci ho a che fare per lavoro) che non sanno cosa sia il Mali o che incorrono sistematicamente in errori grammaticali… ma ho sempre una certa cautela nel elevare il mio piccolo mondo a campione significativo.

      • PinoMamet scrive:

        Benissimo, allora cerchiamo dei parametri oggettivi per paragonare la situazione italiana di oggi e quella di 30 anni fa.

        Chi ne ha?

      • Peucezio scrive:

        Boh, mi rendo conto che nel campo delle esperienze soggettive si può dire tutto.
        Un mio cugino quasi-laureato in fisica mi diceva (ora ha una trentina d’anni) che quando dava lezioni private, solo pochi anni dopo rispetto a quando era andato lui al liceo, ragazze dello stesso liceo erano già peggiorate sensibilmente di livello rispetto alle sue compagne di quando l’aveva fatto lui.
        E i miei amici docenti universitari, che ovviamente fanno esami, rilevano anche loro un peggioramento porgressivo e ininterrotto.

        • Val scrive:

          Questa ve la racconto solo perché è fantastica, senza la pretesa che sia significativa di alcunché.

          Fonte: diretta, un mio amico professore universitario, costituzionalista.

          Scena: esame di diritto pubblico comparato.

          Professore: buongiorno, mi parli di un argomento a piacere.
          Studentessa: uhm, potrei parlare della Grundgesezt, la Costituzione tedesca
          P: benissimo, me ne descriva le caratteristiche principali
          S: …
          P: be’, cominciamo a collocarla storicamente
          S: la Grundgesetz è del 1949
          P: e…?
          S: ?
          P: cosa succede in Germania negli anni immediatamente precedenti?
          S: (lunga pausa) …il muro di Berlino?
          P (basito): ma, scusi, lei Hitler dove lo colloca storicamente?
          S: (lunga pausa) … fine Ottocento?
          P: guardi, abbia pazienza, ma non ci sono le premesse per continuare l’esame, torni un’altra volta
          S (indignata): ma non mi ha fatto neanche una domanda sul programma d’esame!

          • Moi scrive:

            @ VAL

            In realtà il Nazismo si sta organizzando per tornare, perciò è la Facoltà Universitaria ad essere nulla …

            http://www.youtube.com/watch?v=2zMVyP2iPCU

          • Moi scrive:

            Ma infatti ringrazio di nuovo quel link di Mauricius da “Dailymotion” : quando Miss Italia disse che avrebbe voluto nascere nel 1942 per verdere la IIGM … io ingenuamente (!) NON avevo considerato che Alice Sabatini potesse ritenere in buona fede (!) che la IIGM si fosse svolta negli Anni Sessanta !

            E mi dicevo : ma se la IIGM finisce che hai 3 anni … che accidenti pensi di poter ricordare, se non che scappavi (magari in braccio a qualcuno) quando una sirena annunciava un aereo che passava a bombardare (e che avrebbe potuto essere qualunque aereo, di qualunque Stato Nazione [realtà già in crisi …] pilotato da qualunque suo Cittadino Giovane Maschio Adulto volente o nolente, con a bordo qualunque bomba) ?!

  72. Moi scrive:

    Secondo me l’ inghippo del Sessantottismo è un altro : una generazione di giovani estremamente idealisti e sognatori diventa, tradendo sé stessa, una classe dirigente vecchia estremamente avida e cinica.

    … e pensa di cavarsela con qualche frase tipo l’abusatissimo, irritante : “Volevamo cambiare il Mondo ma il Mondo ha cambiato noi !” [cit.] .

  73. mirkhond scrive:

    Moi

    Un pensierino per te (e un possibile spunto per una sceneggiatura di Pino 😉 ), Actarus musulmano :

    http://i48.servimg.com/u/f48/17/28/08/18/daisu128.jpg

    e:

    http://i48.servimg.com/u/f48/17/28/08/18/daisu129.jpg

  74. paniscus scrive:

    per Val:

    potresti chiarire meglio da dove arriva questa convinzione che “una volta” l’insegnamento scolastico fosse valido mentre adesso non lo è più, e che in passato gli insegnanti fossero più bravi, più preparati, più carismatici e più capaci, mentre quelli di adesso sono diventati una manica di cialtroni demotivati?

    Ma santa pazienza, al tempo nostro (o anche 20 o 30 anni prima) si studiava PERCHE’ l’insegnante tanto bravo “era capace di motivarci” mentre quelli di adesso non ci riescono? E soprattutto, ai tempi nostri si pretendeva dall’insegnante che spettasse a lui “motivare” lo studente? Ma col cavolo, lo studente la motivazione doveva trovarsela da solo, e se non riusciva a trovarsela lo si bocciava, e tanti saluti.

    Il che NON VUOL DIRE che quella modalità fosse moralmente migliore o peggiore di quella di adesso, non ho la minima intenzione di fare delle scale di valori in questo momento… vorrei solo chiarire che questo non ha niente a che fare con un presunto confronto sulla bravura o sull’abnegazione professionale dell’insegnante di adesso e di quello di allora!

    L.

    • PinoMamet scrive:

      Io non so, ma da quello che vedo a me non pare che gli insegnanti siano cambiati rispetto ai miei tempi, e, incredibile dictu, neanche gli studenti.

      Mi sembrano le stesse persone di 20-30 anni fa.

      Molti insegnanti sono convintissimi invece che gli studenti siano molto diversi, ma secondo me si ricordano male.

      C’è quello che fa più confusione, quello meno, l’innamorato, l’innamorata, il secchione, lo sportivo, quello che sembra non seguire e poi invece è preparato, ecc. ecc.
      E anche tra i professori, c’è il severo, il compagnone, il medio, l’evanescente, il sindacalizzato, quello che sembra severo e poi aiuta, quello che ride e scherza e poi boccia e così via.

      Sì, adesso si parla di cellulari e di “social”, non sanno cosa sia una cabina telefonica, sono inerti (ma che strano eh?) ai riferimenti di 20 anni fa che guarda un po’ non conoscono, come noi da studenti non si conosceva quelli dei nostri professori, ma tutto sommato, esiste la lavagna elettronica, che poi è una lavagna per pennarelli attaccata a un computer, e il registro elettronico, che poi è un registro su un computer, ma i 15enni continuano ad avere 15 anni, e i 60enni 60…

      • Miguel Martinez scrive:

        “Mi sembrano le stesse persone di 20-30 anni fa.”

        Ma infatti, è ovvio.

        Sono le strutture attorno che si stanno sciogliendo, le persone sono le stesse non solo di 20-30, ma anche 20,000-30,000 anni fa.

        • Val scrive:

          Direi che in questo caso la verità sta democristianamente nel mezzo. Come sempre nel flusso della storia possiamo cogliere elementi di continuità e di discontinuità. E ci sono cambiamenti che magari non sono improvvisi salti di paradigmi, ma che osservati da una certa distanza, danno l’idea che si sia prodotto un cambiamento strutturale.
          Se fosse tutto pacifico come dice Pino, tutti questi grandi discorsi sulla crisi della scuola sarebbero immotivati e dovremmo addebitarli al fatto che per definizione le generazioni più vecchie considerano i giovani privi di valori, il che mi pare troppo semplicistico. La crisi della scuola è un dato reale, così come lo è la crisi del principio di autorità.

        • PinoMamet scrive:

          Ma sei proprio sicuro che esista, ‘sta crisi della scuola?

          Voglio dire, quali sono i dati che lo provano?

          Magari ci sono dati- discutibili, come abbiamo detto- che dimostrano che gli studenti italiani “sanno meno” dei finlandesi che non usano la penna, o dei coreani che studiano il Talmud
          (lo so perché la comunità ebraica va molto fiera di questo fatto, a meno che non sia una leggenda metropolitana);

          ma quelli di 30, 40 anni fa, sapevano di più?

          A me non pare affatto, credo appunto si tratti, alla prova dei fatti, di roba da laudatores temporis acti.

          Per esempio sono iscritto a un gruppo che propaganda l’insegnamento di latino e greco con un metodo più simile a quello delle lingue vive, meno rigidamente grammaticale;
          beh, leggo un brano che sembra scritto ieri, invece è del 1908, dove si lamenta che gli studenti italiani imparino meno latino degli altri perché il metodo che si usa è troppo rigidamente grammaticale…

          • Francesco scrive:

            in effetti ci sono due leggende che vivono felicemente l’una accanto all’altra

            1) la scuola italiana fa schifo e ne escono analfabeti debosciati che non sanno nulla

            2) la scuola italiana è fighissima e i nostri che vanno all’estero spianano tutti senza neanche sudare – un liceale italiano batte 27 universitari americani o francesi o inglesi o marocchini, con una mano legata dietro la schiena

            non è che le scuole italiane non sono tutte uguali?

            :O

          • PinoMamet scrive:

            Infatti io ne ho fatta una seria.

            Tu una coi fighetti milanesi 😀

          • Francesco scrive:

            Nice try but:

            il Liceo lo ho fatto quando non vivevo a Milano

            ed era pure statale

            😀

    • Val scrive:

      Scusa Lisa, mi accorgo solo ora del tuo commento.

      In verità sulla scuola non ho convinzioni e, se le ho, sono più precarie di un insegnante precario. Ho sensazioni, per definizione non suffragate da alcun elemento oggettivo. Una di queste è che il corpo insegnante italiano sia affetto da vittimismo cronico e che sia refrattario a qualsiasi reale esercizio di autocritica. Non escludo che, non essendo un esperto del tema, le mie sensazioni si basino su informazioni distorte dei media, ma ho l’impressione che qualsiasi riforma della scuola (realizzata o ipotizzata) sia sempre stata accolta, da subito, con un atteggiamento difensivo e corporativo, dove l’interesse (diritto?) dei ragazzi ad avere l’insegnamento migliore possibile pare essere l’ultimo dei problemi. Questo ovviamente presuppone che nella scuola italiana – paragoni col passato a parte – ci siano falle e malfunzionamenti o, per girarla in positivo, ampi margini di miglioramento: eppure mi pare (sempre mie impressioni, quindi) che gli insegnanti non si siano mai sentiti parte in causa. A qualunque problema possa avere la scuola, loro sono estranei: la colpa è sempre della mancanza di risorse, degli stipendi troppo bassi, delle famiglie troppo esigenti, delle famiglie che delegano troppo, dei criteri di valutazione, del ministro di turno, dei concorsi ecc. Ora, a scanso di equivoci: ho elencato questioni reali, problemi seri da non sottovalutare. Ma anche difficili da affrontare se si parte dal presupposto che l’operato degli insegnanti non va mai messo in discussione. La riforma del preside manager sarà pure terribile (considerando da chi è proposta, non faccio fatica a credere che sia un mix di approssimazione – una scopiazzatura di esperienze anglosassoni – e di populismo – dagli all’insegnante fannullone), ma l’idea di una più ampia autonomia scolastica, che permetta anche di giudicare (quindi di premiare e sanzionare) l’operato del singolo insegnante, non è in sé un’eresia.

      Non credo di aver mai detto, dato che non lo penso, che gli insegnanti debbano “motivare” gli alunni. Ho semplicemente l’impressione che, per mille ragioni (una delle quali, ma anche questa è un’opinione, è il fatto che l’insegnamento sia diventata sempre più una scelta di ripiego e/o una soluzione, per molte donne, per far coincidere – dato l’orario ridotto – famiglia e lavoro) siano gli insegnanti ad essere poco motivati – e questo evidentemente si ripercuote sulla qualità dell’insegnamento.

      Mi è chiaro peraltro che le variabili sono mille e che agli insegnanti non si possono addebitare problemi che sono del sistema scolastico, e che il sistema scolastico da solo non può far fronte a questioni che investono l’intera società.

      • Miguel Martinez scrive:

        ” fatto che l’insegnamento sia diventata sempre più una scelta di ripiego e/o una soluzione, per molte donne, per far coincidere – dato l’orario ridotto”

        Nella mia esperienza non troppo indiretta, l’insegnante è quella persona che si alza alle 7 di mattina, alle 8 è al lavoro; sul lavoro non si ferma un istante, perché è controllata da 25 individui che non le permettono certo di scrivere commenti sui blog mentre lavora 🙂 ; poi dalle 14 alle 16, ha un consiglio di classe straordinario in Prima B perché bisogna discutere delle minacce che l’alunno Tizio avrebbe proferito in discoteca all’alunno Caio, dalle 17 alle 19, c’è un altro consiglio di classe per verificare la validazione dei verbali, e poi a casa a preparare i compiti fino alle due di notte.

        Con sveglia alle 7 la mattina dopo.

        Sconsiglio vivamente l’insegnamento come carriera per chi volesse avere una famiglia, salvo ovviamente il fatto che, in quanto lavoro statale, i diritti dei lavoratori (tipo maternità) sono meglio garantiti che nel privato.

        • Miguel Martinez scrive:

          Tra l’altro, non va trascurato il fatto del lavoro sotto controllo: come potete vedere dai miei commenti, mi distraggo spesso e volentieri dalle traduzioni che devo fare. E credo che un ritmo di lavoro in cui ti puoi fermare un attimo, alzare gli occhi al cielo o andare a prendere un caffè o a salutare un passante di tanto in tanto sia la norma, al di fuori dei call center.

          L’insegnante invece in ogni momento è sotto la spietata sorveglianza di un’intera classe.

          • Miguel Martinez scrive:

            OT

            Un’altra vittima della cultura occidentale. I “cristiani moderati”, se esistono, tacciono. E i musulmani calano le braghe e chiedono pure al Papa di pregare per loro:

            “Pozzuoli, donna incinta bruciata viva dal compagno: è grave

            Lui fugge e si schianta in auto, è stato arrestato. I medici sono riusciti a far nascere la bambina, che è ricoverata in terapia intensiva, ma sta bene
            di IRENE DE ARCANGELIS
            01 febbraio 2016

            Orrore in provincia di Napoli. Dopo una violenta lite ha cosparso di liquido infiammabile la sua compagna incinta e le ha dato fuoco. E’ successo a Pozzuoli, in strada, davanti a casa di lei, in via Vecchia delle Vigne. Ora la donna, Carla Caiazzo, 38 anni estetista, è in gravissime condizioni al centro Grandi ustionati dell’ospedale Cardarelli.

            Soccorsa da un passante, la vittima era stata in un primo momento ricoverata all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove i medici sono riusciti a farla partorire.

            La bambina, una neonata di due chili e duecento grammi, che sarà chiamata Giulia Pia, nata prematura alla 34esima settimana, è in buone condizioni. E’ ricoverata in terapia intensiva.
            Dà fuoco alla compagna incinta. La donna è gravissima. La bimba nata prematura sta bene
            Navigazione per la galleria fotografica

            La donna è invece in gravi condizioni. Ha ustioni profonde al viso, collo, spalle, tronco, il 40 per cento del corpo. E’ intubata e in prognosi riservata. In pericolo di vita.

            Intanto il compagno della vittima, Paolo Pietropaolo 40 anni, senza un’occupazione stabile (vive amministrando i terreni di famiglia) con precedenti di polizia per droga, subito dopo
            l’aggressione era fuggito in auto. Ma nel dileguarsi precipitosamente ha avuto un incidente stradale all’altezza del ponte del Garigliano, ai confini tra Campania e Lazio. E’ finito contro un guard rail.

            Quando sono intervenuti i carabinieri hanno trovato un uomo in stato di shock: lui ha raccontato cosa aveva fatto a Pozzuoli ed è stato arrestato per tentato omicidio. Indagano la Procura di Napoli e quella di Cassino.”

          • roberto scrive:

            “Tra l’altro, non va trascurato il fatto del lavoro sotto controllo”

            questo è un argomento che abbiamo già discusso e che non trovo molto convincente.
            se vuoi dire che l’insegnante deve essere concentrato in un momento preciso, nulla da dire, è vero ed è la stessa cosa che un autista di autobus, un interprete, un giudice in udienza, un muratore su un cantiere.

            ma sul controllo, sia io che te che adesso stiamo amabilmente postando, a fine giornata (o al momento della consegna) avremo qualcuno che legge il nostro lavoro (e nel mio caso una decina abbondante di persone assetate di sangue) e se non abbiamo fatto il nostro dovere, tu perderai il contratto ed io il lavoro. non mi sembra molto diverso rispetto al controllo di 25 adolescenti (se non che, nel mio caso, ho un controllo di pari, gente competente pagata per farmi le pulci)

            • Miguel Martinez scrive:

              “questo è un argomento che abbiamo già discusso e che non trovo molto convincente.”

              Certo, “controllo” è un termine impreciso, mentre i paralleli che fai tu mi sembrano corretti (autista ecc).

              Il punto che io contestavo non è la valutazione della qualità dell’insegnante.

              La “qualità” dell’insegnamento è difficilissimo da misurare, essendo un insieme di formazione scolastica, di genialità individuale, di carisma e di caso; l’unica cosa che conta infatti non è quanto tu abbia spiegato bene, ma cosa rimane uno, due, tre anni dopo in testa all’alunno a parte il fatto che l’insegnante aveva la erre moscia o era mancino.

              Contestavo un’altra cosa: gli insegnanti si vedono in aula, dove fanno meno ore di altri lavoratori (anche se appunto si tratta di ore che richiedono una concentrazione totale); e quindi la gente non ha la minima idea del fatto che gli insegnanti spesso fanno altre dodici ore di lavoro al giorno oltre a quelle in classe, tra riunioni, preparazioni di compiti, valutazione di compiti, eccetera.

              • Miguel Martinez scrive:

                Aggiungo il caso di un insegnante di scienze di cui ci è capitato di sentir parlare recentemente.

                E’ carismatico, seguito con grande attenzione e affetto dagli alunni che hanno esteso l’ammirazione per lui anche ai genitori, ragiona in modo convincente e sarà ricordato molto più a lungo dei suoi scialbi colleghi.

                Insegna ai suoi alunni, tra l’altro, che la terra è piatta. E molte altre cose ugualmente originali e interessanti.

                E’ un “bravo” insegnante?

          • roberto scrive:

            non ho nessun dubbio sul fatto che valutare il lavoro di un insegnante sia difficile, ma anche lì siamo sicuri che è una cosa tipica degli insegnanti?

            prendi due giudici, uno che scrive sentenze perfette e che non vengono mai annullate, ma ne scrive la metà rispetto ad un altro, pur bravo, ma un po’ più sciatto. chi è il più bravo?

          • roberto scrive:

            “Insegna ai suoi alunni, tra l’altro, che la terra è piatta.”

            ecco ad esempio inizierei a dire che non dire corbellerie è un indizio di bravura di un insegnante, che, aldilà del carisma e dell’affetto che suscita, deve pur trasmettere qualche informazione non del tutto errata.

          • Z. scrive:

            Come si valuta un professore universitario, un medico, un funzionario pubblico? Mi sembra che sia più o meno la stessa cosa.

            Piuttosto capisco che gli insegnanti siano infastiditi per le richieste che ricevono a fronte dei loro stipendi così bassi.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Una volta c’erano i cari vecchi programmi ministeriali…

        • paniscus scrive:

          ” fatto che l’insegnamento sia diventata sempre più una scelta di ripiego e/o una soluzione, per molte donne, per far coincidere – dato l’orario ridotto”
          ——————————–

          Ma la cosa che mi sconcerta di più, in questa ennesima riproposizione del solito luogo comune, è la parola “DIVENTATO”, che lascerebbe intendere che una volta le cose non stessero così, e che poi invece sono degenerate in seguito.

          Quando invece, semmai, è l’esatto contrario.

          Ossia, forse, 30 o 40 anni fa era (parzialmente) vero, che l’insegnamento fosse considerato un mestiere appetibile per le mamme-massaie, in quanto “lavoretto leggero” con orario comodo, quasi tutti i pomeriggi liberi e quasi niente da fare fuori dall’aula… mentre adesso non è più così, perché gli impegni burocratici, collegiali e collaterali vari (dei quali l’opinione pubblica NON conosce l’esistenza) si sono moltiplicati in maniera parossistica e continuano a moltiplicarsi da un anno all’altro.

          E questo, chi lavora nella scuola adesso, lo sa benissimo (e a maggior ragione lo sa benissimo chi VUOLE cominciare a insegnare adesso).

          L.

          • Val scrive:

            Va be’, sfrondiamo la discussione dalla questione passato-presente e andiamo al sodo: ma tu, che ti lamenti di quanto l’opinione pubblica sia all’oscuro del vostro lavoro oscuro, lo hai mai fatto un altro mestiere, che so, il padroncino, il magazziniere, l’edicolante, l’infermiere? Per la miseria, un po’ di senso delle proporzioni!

        • Val scrive:

          Miguel, tu stai scherzando. Oppure stai dando credito al vittimismo di cui parlavo: se la “spietata” sorveglianza di un gruppo di adolescenti per tre ore al giorno rende l’insegnamento un lavoro usurante, vabbè, ho pochi argomenti. Se vuoi saperlo il mio campione, fin qui non citato per il solito problema della poca significanza delle esperienze personali, è fatto da diverse insegnanti (tutte donne tranne uno) il cui sport preferito è lamentarsi di quanto lavorano. Salvo poi scomparire a fine giugno e ritornare in città ai primi di settembre (naturalmente, non passano due mesi in spiaggia, ma sui libri ad aggiornarsi sulla loro materia, vero?). Tutte, guarda che coincidenza, hanno avuto gravidanze a rischio (a casa un anno e mezzo, in pratica). Tutte, posso testimoniarlo, si incontrano nei pomeriggi liberi per portare i figli al parco o fare shopping. Le mattine libere le incontri al mercato a fare la spesa. Non sono in casa loro 24/7, ma potrei giurare che mai una volta hanno fatto le due di notte. Nota che mi limito a costatare volumi e intensità del lavoro, senza sindacare sulla qualità.

          L’orario lavorativo di un’insegnante è, al massimo, 18 ore alla settimana. Secondo alcuni, il lavoro “oscuro” (lezioni, correzioni, incombenze burocratiche) sono altre 18 ore, ma si tratta per lo più di stime basate sulle dichiarazioni degli insegnanti stessi, per cui ampiamente sopravvalutate. Anzi sarei più tranchant e direi che queste stime sono un palese falso. Stando alla mia esperienza e non solo alla mia, dopo un paio d’anni di lavoro preparare le lezioni è una routine che ti costa pochi minuti. I compiti in classe ci sono, a esagerare, una volta al mese. Il ricevimento genitori un’ora alla settimana. L’altro ieri ho incontrato tutta trafelata una delle insegnanti che correva agli scrutini: sarebbero durati dalle 17.30 alle 18.30. Ma di che stiamo parlando?

          Lavorare su una piattaforma petrolifera è un mestiere molto ben pagato ma disagiato e pericoloso, forse per questo no sono poi tanti quelli che ci provano; l’insegnante sarà pure un mestiere sottopagato e usurante e stressante, ma se per 11.000 cattedre libere abbiamo più di 320.000 aspiranti, mi permetti di avere qualche dubbio?

  75. habsburgicus scrive:

    @Mirkhond, Francesco ecc
    (innanzitutto l’articolo non è di MB ma di un altro…che, ironia della sorte, ha lo stesso cognome di uno dei boss marxistissimi del PCI nei Settanta, chiamato il “ministro degli Interni ombra delle Botteghe Oscure”) 😀 ma conta poco)

    non c’è nulla da fare, la nostra civiltà è vinta, resa incondizionata…bon
    se proprio qualcuno volesse “peccare” di ottimismo, bisognerebbe cercare di coinvolgere i laici razionali (ben pochi, ormai ! anche se più dei “cattolici” razionali, forse !) con motivazioni puramente laiche e secolari..la tradizione cristiana è stata debellata e paradossalmente oggi genera rigetto…tristissimo fatto che da solo indica in quale abisso siamo sprofondati, ma è così..se si riuscisse invece ad opporsi al gender et similia (e anche, forse ancor più importante all’auto-denigrazione culturale..sia chiaro, mi spiace per l’Italia, per le persone intelligenti, per l’umanità e la Cultura, ma temo che Dante sia condannato, di questo passo..non subito, certo, ma non può che avvenire ciò che tuttora desta orrore..e la degenerazione potrebbe essere più veloce di quanto non ci si immagini..chi avrebbe detto nel 1985, epoca già laica, che saremmo arrivati a stop punto in tre decenni solamente ?) con motivazioni laiche, coinvolgendo l’ala senziente della massoneria [io punterei, strumentalmente, come extrema ratio :D, sulla rinascita nazionalistica donde si spiega, come almeno Mirkhond avra notata, la mia visione ora più favorevole verso il Risorgimento e in genere il nazionalismo classico di origine liberale..che pure continuo a condannare, all’epoca ! sia chiaro..resto per Metternich e per Solaro, e anche per Ferdinando II, contro Luigi Filippo, Palmerston, Minghetti e Garibbà], forse ci sarebbe qualche minima speranza..ma non sarei così sicuro…è quanto aveva intuito Benedetto XVI che tu Mirkhond continui a denigrare….mala tempora currunt…ma bisogna guardare in faccia la realtà e oggi speranza, umanamente parlando, non si vede…se la vedete vvoi, siete fortunati 😀
    altrimenti e lo disse già Peucezio, una soluzione dignitisa è chiudere la baracca…almeno evitare le beffe 😀

    • Francesco scrive:

      dimentichi un assioma fondamentale: il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

      resistere e aspettare fiduciosi, non facciamoci prendere dal complesso di 1984, il cui il Sistema era perfetto ed eterno.

      ciao

      • Val scrive:

        dimentichi un assioma fondamentale: il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

        da ateo, juventino e relativista mi dico perfettamente d’accordo. o, meglio: conto molto sul fatto che sia così. non credo al diavolazzo con coda e forcone, ma la teoria dei coperchi mi dà un po’ di fiducia sul fatto che il male (quello che noi umani siamo in grado di fare così bene) abbia le stesse difficoltà del bene a ad essere assoluto ed eterno

    • Val scrive:

      Ho appena iniziato a leggere il romanzo Soumission di Houellebecq. Non ricordo se su questo blog se ne sia parlato, e se sì quanto diffusamente ma, a proposito di ideologia gender e di tramonto della civiltà, cosa ne pensa dello scenario prospettato da Houllebecq quel variegato gruppo di nostalgici, reazionari, catto-tradizionalisti e amanti del deserto che rappresenta lo zoccolo duro di questo blog?

      Formulo la domanda tra il serio e il faceto, ma in realtà mi interessa molto e sono io stesso in difficoltà a rispondere: per certi versi lo scenario dipinto da Houllebecq fa fare cortocircuito a molte “critiche dell’Occidente”, da qualunque parte vengano.

      • roberto scrive:

        innanzitutto, anche se non è l’oggetto della tua domanda, è un romanzo scritto in un modo talmente sciatto da essere insopportabile

        poi, vabbé la provocazione e vabbé la fantasia, ma il tutto è totalmente disancorato dalla realtà, il che rende la provocazione debolissima. una società che basa tutto solo sul sesso e che accetterebbe senza scomporsi tutto quello che H. fa succedere alle donne? uellebekke, prova ad andare in strada e dire “abbassiamo il tasso di disoccupazione vietando alle donne di lavorare” e vediamo se resti vivo….

        uno dei rari libri che ho fatto molta fatica a finire

        • Francesco scrive:

          secondo me, in un pianeta in cui Trump potrebbe essere eletto, Grillo e Salvini hanno il 40% del voto, il figlio scemo di Trudeau smonta il Canada, quello che prospetti è assolutamente possibile

        • Val scrive:

          Grazie per lo spoiler 😉

          Scherzi a parte, sono alle prime pagine, quindi confesso che il mio commento prende spunto molto più da quello che ho sentito dire che da quello che ho letto. Confesso anche che gli altri romanzi di uellebekke mi sono piaciuti, alcuni (i primi due) davvero molto. Lo sto leggendo in italiano e non mi esprimo sullo stile, ma secondo me denota una sorprendente capacità di mettere a nudo alcune caratteristiche chiave del nostro Occidente, a cominciare dalla frustrazione (ma anche dell’aggressività) congenita indotta dalla ideologia della competizione da un lato e dalla sistematica induzione di desideri da soddisfare dall’altro. Molti suoi personaggi (spesso quadri aziendali, ingranaggi consapevoli e tristi del sistema) mi paiono paradigmatici.

          Senza tirarla in lungo: nei termini in cui Sottomissione racconta di una Francia “pacificata” sotto il segno dell’islam, dove l’estensione del dominio della lotta (che è lotta senza posa per il trinomio soldi-sesso-potere) rallenta e frena per lasciar spazio a una società più sonnolenta e retrograda ma anche meno conflittuale e violenta, mette in mostra una contraddizione che ci tocca un po’ tutti. Però forse ho in mente qualcosa di diverso da quello che il romanzo effettivamente è… ci aggiorniamo! 😉

          • Miguel Martinez scrive:

            Su Houellebecq, se ti piacciono autori francesi di destra un po’ sprezzanti, non è male Pascal Bruckner. Ossessivo anche lui e tendente al monotematico nella sua polemica incessante contro gli “intellettuali di sinistra terzomondisti”, ma a volte ha delle intuizioni memorabili.

          • roberto scrive:

            oups, e si che “ho appena iniziato” non era difficile da capire….

            comunque di houellecoso a me era piaciuto les particules élémentaires, ma più che altro proprio per la lingua (studiavo da poco francese ed ero affascinato da quello stile, non saprei definirilo se non con “ricco”….un po’ come michel tournier)

          • Val scrive:

            “se ti piacciono autori francesi di destra un po’ sprezzanti”

            nessuna di queste tre caratteristiche è necessaria per piacermi! 😉

            però, non so, Houellebecq mi dice qualcosa. grazie comunque per il suggerimento, questo Bruckner non lo avevo nemmeno sentito nominare prima d’ora

  76. Mauricius Tarvisii scrive:

    Mesi fa qualcuno chiedeva come andò a finire la vicenda dello zolfo siciliano, che a inizio Ottocento dominava i mercati europei.
    Ebbene, pare che la domanda di zolfo si contrasse grazie all’invenzione di nuovi metodi per ottenere chimicamente lo zolfo.

    https://ilblogdellasci.wordpress.com/2016/01/11/noterelle-di-economia-circolare/

    Il colpo di grazia fu infine dato dallo zolfo americano

    https://ilblogdellasci.wordpress.com/2014/10/24/storia-moderna-dello-zolfo/

  77. mirkhond scrive:

    Purtroppo tutto ciò avvenne DOPO il 1860.
    E comunque accanto allo Zolfo si aggiunse la questione di Suez e della rotta più breve per le Indie……

  78. mirkhond scrive:

    “Però devo dirti una cosa: come fai a farti fregare così sull’eutanasia? Blondet spiega bene quale è il posto dell’eutanasia nel “Mondo Nuovo” e inumano in costruzione, dovresti sentire la puzza di zolfo e di fregatura.”

    Franky

    Quando hai visto troppa sofferenza, i tuoi genitori e altri parenti sballottolati da un ospedale all’altro, tutti quegli ospedali dove gli infermieri diventano più cinici dei monatti, per SOPRAVVIVERE alla SOFFERENZA CONTINUA con cui hanno a che fare, ti chiedi DOVE sia la VERA puzza di zolfo e di fregatura.
    E poi che senso ha vivere in un mondo che NON ti piace?
    Dove NON GLIENE FREGA NIENTE A NESSUNO DI TE, perché vengono prima tante altre faccende, anche importanti per carità, ma di TE NIENTE, perché non sei sfruttabile ad essere inquadrato in questa o quella questione?

  79. mirkhond scrive:

    L’unica notte che ho fatto in ospedale due giorni prima che mia madre morisse, l’ho passata a guardare il balcone con la tentazione continua di buttarmi giù.
    Non vedo perché dover accettare una sofferenza così DISUMANA in nome di un’IDEOLOGIA che ci vuole tutti dei Cristi in Croce.
    E dopo tanti anni, continui a portarne le ferite interiori, i sensi di colpa, che si aggiungono alle solite paure che ti porti dentro da anni, e che ti impediscono di dare alla tua vita un senso più positivo.
    Io, a differenza di Habsburgicus, Peucezio, Blondet e Benedetto XVI, non credo all’occidente, ma al deserto dove vorrei rifugiarmi per chiudere gli occhi ad un mondo che non mi piace…….

    • Francesco scrive:

      ma se tu avessi esternato queste tue idee al più morbido e accomodante dei monaci cristiani del deserto ti avrebbe inseguito con una sferza fino ai confini del mondo!

      è come se tu tu aspettassi dalla Fede di evitarti i drammi della vita, o la giudicassi a priori una robetta che va bene ma poi le cose serie sono altre.

      non prendermi per un pazzo o un indifferente ma a me hanno insegnato il contrario, compreso il fatto che i chiodi e la croce fanno un male cane lo stesso, anche con la Fede

      ciao

      • mirkhond scrive:

        C’è un limite alla sopportazione, e quindi anche alla sofferenza.
        Gesù ha sofferto DUE GIORNI tra Passione e Morte.
        Molti cristiani soffrono MESI se non ANNI.
        E il discepolo non è più del Maestro, come disse LUI…….

        • Francesco scrive:

          Questa è una dichiarazione di ateismo, caro Mirkhond.

          Se poni dei limiti a Dio, fai prima a dire che non credi in Lui.

          E non è certo la mia insignificante opinione.

          Ciao e pensaci, te ne prego.

          • mirkhond scrive:

            Non capisco dove sarebbe l’ateismo, nel constatare che grazie ad una ideologia, si costringe tanta gente a soffrire le pene dell’inferno, in un tempo molto più lungo di quelle patite da Cristo tra Passione e Morte.
            Chi è contrario all’eutanasia o è molto forte, oppure non ha mai sperimentato situazioni di autentica DEVASTANTE sofferenza……

          • mirkhond scrive:

            Oggi la scienza ti permette di prolungare la vita, e anche le sofferenze.
            Però la Chiesa che per quasi 2000 anni ha insegnato a non temere la morte, adesso rompe col diritto alla vita A TUTTI I COSTI, anche a prezzo di IMMANI sofferenze.
            Però lo stesso Giovanni Paolo II prima di morire disse di lasciarlo andare, invece di continuare con l’inutile e dolorosissimo accanimento terapeutico.
            Se questo vuol dire essere ateo, allora anche Giovanni Paolo II lo era……

          • Francesco scrive:

            cazzo Duca, quando vuoi far finta di non capire non ti batte nessuno

            da 2.000 anni i cristiani rigettano il suicidio come offesa a Dio, senza condizioni, senza forti o deboli, senza tempistiche

            poi arrivi tu e questa è ideologia e tu sei l’unico vero cristiano

            non ti pare strano?

          • mirkhond scrive:

            Per quasi 2000 anni, la scienza era più arretrata e se ti ammalavi gravemente non duravi a lungo.
            Adesso è diverso ed è devastante per una famiglia dover assistere una persona in fase terminale, quando si è IMPOTENTI per alleviarne le sofferenze.
            Solo chi non ha provato, può dire che l’eutanasia è un crimine.
            Oppure se è molto forte ed ha un ottimo supporto a livello medico-assistenziale……

          • Francesco scrive:

            >> Per quasi 2000 anni, la scienza era più arretrata e se ti ammalavi gravemente non duravi a lungo.

            questo è completamente falso, probabilmente le lunghe malattie erano più rare ma c’erano

            per non parlare di deformazioni e mutilazioni

            e non mi pare che si venisse pietosamente accoppati prima del termine naturale della vita

            ciao

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            In effetti sono attestati eserciti di storpi nel Medioevo: zoppi (da polio), ciechi (come conseguenza di infezioni agli occhi in assenza di antibiotici: la storia di Braille non era eccezionale), mutilati…
            Le invalidità erano molto più diffuse di oggi e venivano vissute con molto più disagio.

  80. mirkhond scrive:

    “almeno Mirkhond avra notata, la mia visione ora più favorevole verso il Risorgimento e in genere il nazionalismo classico di origine liberale”

    …….

    “Benedetto XVI che tu Mirkhond continui a denigrare….mala tempora currunt…ma bisogna guardare in faccia la realtà e oggi speranza, umanamente parlando, non si vede…se la vedete vvoi, siete fortunati :D”

    Come ho accennato sopra, ciò che mi differenzia da te, Peucezio, Blondet ecc. è che io NON credo all’occidente ma al deserto.
    Io sogno un mondo di beduini che attaversano il deserto in clan familiari dove tutti si aiutano, dove si prega in una tenda o davanti ad una montagna, dove uomini e donne si coprano testa e corpo, dove i bambini imparano dalla vita con i grandi e non inserrati in istituti scolastici, dove vi sia frugalità, austerità, dove la tecnologia sia ridotta al minimo, dove NON si sappia ne in tempo reale, ne futuro, quello che avviene a 10000 chilometri di distanza, o ne arrivino al massimo lontanissimi echi dopo anni.
    Sogno un mondo LENTO dove NON si corra, dove nessuno sappia più guidare una macchina, un motore o un aereo, in modo che nessun uomo si debba sentire UMILIATO davanti alla donna che ama, perché NON ha la patente e ha PAURA di guidare una macchina.
    Sogno un mondo dove Gerusalemme torni ad essere solo la città di 100-200 anni fa, dove vengano gettati giù i maledetti casermoni, muri di filo spinato, e altri ecomostri che hanno CALIFORNIFICATO la Palestina, che la Giudea torni ad essere un deserto semibeduino, che i Khazari se ne vadano negli Usa, tranne coloro che accettino di diventare autentici SEMITI nell’abbigliamento e nello stile di vita.
    Sogno un mondo in cui non si parlì mai più di Bologna, dell’horrendum Emilia-Romagna, ma solo di Lombardia e Romagna…..
    Questo giusto quello che mi viene in mente ora.

    • PinoMamet scrive:

      Mi’, va bene tutto, ma ancora devo capire cosa ti abbia mai fatto di male la povera Regione Emilia-Romagna.

      Ok, la trovi storicamente discutibile, ma lo è anche il Nebraska e, tutto insieme, almeno metà delle regioni italiane (mondiali, suppongo);
      va bene, non ti piace come clima, come mezzo mondo;
      ok, non ti piace il carattere degli abitanti, idem come mezzo mondo;
      😉

      ma insomma contro l’Emilia Romagna sembra proprio un fatto personale… 😉

      boh! 🙂

      • mirkhond scrive:

        Immaginavo la tua risposta solo sull’ultima parte del mio sfogo.
        Sì non mi piace quella costruzione regionale, perché sono fermo alla divisione longobarda tra Lombardia e Romagna.
        Poi sì, lo ammetto l’Emilia-Romagna il meglio che mi suscita è l’indifferenza, il peggio la sua tradizione di anticlericalismo di massa, l’autoesaltazione da parte dei suoi abitanti manco fosse il centro del mondo, e quella sua ASSENZA di qualsiasi dimensione spirituale…..

    • Francesco scrive:

      Duca

      secondo te cavalcare un cammello è più facile? trovare la strada nel deserto, col caldo a 50° e niente frigorifero? ci vuole forse meno forza a camminare lì che a prendere il bus qui?

      sono d’accordo solo su Bologna

      😀

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond:
      “Come ho accennato sopra, ciò che mi differenzia da te, Peucezio, Blondet ecc. è che io NON credo all’occidente ma al deserto.”

      Per me l’Occidente parte dalla linea Palese-Poggiorsini e finisce all’Ofanto, mentre l’Oriente parte da quella stessa linea e finisce a Cisternino.
      E credo a entrambi.

      • mirkhond scrive:

        A entrambi cosa?

        • Peucezio scrive:

          Oriente e Occidente.
          Cioè mi sento a casa sia a Barletta che a Monopoli.

          A parte questo, ex Oriente lux, non dimenticarlo mai.

          • mirkhond scrive:

            Non sono certo io ad averlo dimenticato.
            Purtroppo caro Peucezio anche la nostra cara Terra di Bari non è che stia messa bene, di fronte allo schifo della modernità……

          • Peucezio scrive:

            Lo so che non lo dimentichi.

            Quello che voglio dirti è che io non sono mai stato né mi sono mai sentito occidentale, anzi, sono sempre stato fieramente e irriducibilmente antioccidentale.

  81. mirkhond scrive:

    Sull’unità d’Italia, non ci vado dietro come ben sai, ma ormai c’è e può pure restare.In altre epoche mi sarei confrontato con maggior passionalità sull’argomento, ma ora sono stanco e come ho ripetuto, le mie aspirazioni sono altre……

  82. mirkhond scrive:

    “I napoletani hanno accettato una situazione di subordinazione manipolandola a proprio vantaggio.”

    Verissimo.

  83. mirkhond scrive:

    Il fucile giocattolo e il popolo dei conigli

    Quanto avvenuto a Roma alla stazione Termini è comico, esilarante e nello stesso tempo preoccupante. Ma non perché la polizia non ha intercettato l’uomo, qualsiasi pulotto con un po’ di esperienza sa distinguere un’arma giocattolo (che, benché a forma di mitra, era minuscola) da una vera ed è inoltre del tutto evidente che chi ha cattive intenzioni non gira con un mitra a tracolla visibile a tutti ma lo tiene nascosto nello zaino o sotto il giubbotto. Preoccupante è il panico collettivo che si è immediatamente creato fra i viaggiatori col rischio, questo sì reale, di farsi male magari calpestandosi l’un l’altro nel fuggi fuggi generale, panico che l’intervento massiccio delle forze dell’ordine, teste di cuoio comprese, ha contribuito ad alimentare.

    In Europa le massime autorità non fanno che dichiarare “non abbiamo paura, non ci faremo intimidire, difenderemo i nostri valori” ma poiché valori non ne abbiamo più, a cominciare dal coraggio, e siamo totalmente svirilizzati basta un nulla, un niente per smascherare la nostra fifa blu. Mi chiedo cosa succederebbe in Italia il giorno che si presentasse un Isis in carne ed ossa. Con questa paura che ci portiamo addosso l’Isis non ha più nemmeno bisogno di fare attentati, gli basta annunciarli o anche contare semplicemente su qualche grottesco equivoco come quello cui abbiamo assistito alla stazione Termini. Tutto ciò mi ricorda una canzone di qualche anno fa de ‘I Giganti’ il cui refrain era “Non abbiamo paura della Bomba”. Ma bastò che un burlone gettasse un petardo sul palcoscenico perché i Giganti se la dessero a gambe e con loro tutto il pubblico fin lì plaudente.

    Finirà per pagare il tipo che voleva regalare l’arma giocattolo a suo figlio e che ora è indagato per “procurato allarme”. Ma che colpa ne ha lui se siamo diventati un popolo di conigli?

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2016

    http://www.massimofini.it/articoli/il-fucile-giocattolo-e-il-popolo-dei-con

    • Moi scrive:

      RIPORTO UN COMMENTO CON AUTORE DA …

      http://www.huffingtonpost.it/2016/01/27/uomo-fucile-giocattolo_n_9085918.html

      Raffaele Rosi · Politecnico di Torino

      Ecco, il tizio si dimostra per quello che è: “l’italiano medio”. Magari nemmeno s’è accorto di quanto l’abbiano scansionato ed ignora che, per un professionista addestrato, distinguere un’arma da un giocattolo di plastica è abbastanza facile. Aggiungiamo che se DAVVERO avessero sospettato qualcosa di più l’avrebbero fermato per identificarlo. Ed allora sai che bigiolica (come diciamo dalle nostre parti…): “eh, hanno fermato un povero cristo che aveva in mano un giocattolo, ma guarda quanti zingari ci sono in giro in stazione!”, “ma perché non vanno a controllare gli spacciatori!”, “ma i maro’? non ci pensa più nessuno???” e così via.

      A quando una comparsata da Barbara D’Urso???

    • habsburgicus scrive:

      interessante, grazie
      In buona parte condivisibile, ma un po’ pressapochistico
      1.l’Italia non fu mai alleata dell’Inghilterra dopo il 1859, diplomaticamente..i rapporti erano di amicizia (ben noti a tutti) e, più importante, ci saranno stati segreti impegni massonici (che Londra-unita a Parigi-pretenderà di incassare nel 1914-1915) ma non un’alleanza
      2.con la Turchia kemalista, non furono tutte rose e fiori, anzi presto i rapporti diventarono tesissimi con schiarite…molto dopo, ad Atatürk morto, la nostra incorporazione dell’Allbania (apr 1939) destò commozione ad Ankara e la Turchia ci divenne ostilissima, tanto da accettare le “garanzie franco-britanniche” [nel pacchetto, compresa la restituzione di Alessandretta alla Turchia; il popolo siriano risentì pesantemente questa ferita ma non poté farci nulla; armeni e cristiani arabofoni, se non fuggirono, furono “kemalizzati” e tu sai ciò che vuole dire :D] e rimase ostile fino al 1941 (e si “sgelò” prima con i tedeschi che con noi !)
      3.il giovane Ciano non era Ambasciatore in Cina, era un “semplice” console

  84. Moi scrive:

    @ LISA PANISCUS

    http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/01/20/news/_torino_casting_di_ciao_darwin_per_razzisti_e_omofobi_la_denuncia_dell_assessore-131678258/

    provando a rilanciare “Ciao Darwin” … “A Torino casting di Ciao Darwin per razzisti e omofobi”: la denuncia dell’assessore.

  85. Moi scrive:

    @ IZZALDIN

    Niente di ufficiale, ma … a una breve indagine, fra i principali Sospetti per il famigerato “Scendo il cane che lo piscio” (che a quanto pare in Puglia fa meno strano che altrove …) pare che ci sia Fiorello sulla bieKiSSima RadioDeeJay; notoriamente Meneghinocentrica.

    Insomma … un Siciliano in Odium Sui ?!

    PS

    La suddetta emittente radiofonica è comunque colpevole in flagrante delicto per aver fatto cambiare nome alla “j” in Italiano da”i lunga” a “gèi” …

  86. Moi scrive:

    Cmq ripeto che cete “derive” (ammesso che sia poi così grave …) in un Paese ove il concetto di “comicità” è inflazionato dal semplice “avere una parlata diversa” … intelligenti pauca.

  87. Moi scrive:

    ceRte … anzi: “cette” 😀 !

  88. Moi scrive:

    Mmmh … di solito il “Discorso da Bar” è (o era) una riflessione sui massimi sistemi con pretesa di valenza universale … tipo Cisco che “tira giù del pero” Max Pezzali ricordandogli la differenza fra un Figo (tale anche nell’ indigenza) e uno Sfigato Che Ha Fatto i Sodti (Vittima Predestinata delle Strafighe Predatorie 😉 … ).

  89. Moi scrive:

    Soldi … ‘ste tastiere !

  90. Moi scrive:

    Uno che con le Fighette Figlie di Papà si è sempre presentato come “Operaio” … perciò il Dalai Lama, in confronto, può andare a girare la graticola delle “salcicce” 😀 alla Festicciola dell’ Unità di provincia, NON ancora Leopoldizzata.

  91. Moi scrive:

    Il Celebre Concittadino di Pino risponde “a tono in materia di pistole” a Gianulca Buonanno :

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/gene-gnocchi-punta-pistola-contro-buonanno-1218335.html

  92. Moi scrive:

    Perché in questi anni non c’è stato nessun leader gay lontanamente vicino alla statura di Martin Luther King?” […] Perché l’attivismo nero si è ispirato alla profonde tradizioni spirituali della chiesa a cui la retorica politica gay è stata ostile in maniera infantile. Stridulo, egoista e dottrinario, l’attivismo gay è completamente privo di prospettiva filosofica.

    Camille Paglia

    http://blog.ilgiornale.it/rossi/2016/01/27/la-lesbica-anti-gay-camille-paglia-e-il-coraggio-della-liberta/

    … il ché (a mio avviso) spiega anche ulteriormente perché i RadicalChic “caddero dal pero” dopo Colonia.

  93. Moi scrive:

    Scoop di Blondet :

    http://www.maurizioblondet.it/renzi-copre-statue-el-papa-il-crocifisso/

    Renzi copre statue, El Papa il Crocifisso

    […]

    El Papa si nasconde il crocifisso davanti agli ebrei (che, invece di esser grati, come al loro solito l’hanno insultato ben bene credendolo il rappresentante del Cattolicesimo). Gli argomenti usati per Rouhani, “difendiamo la nostra dignità”; abbiamo “rispetto di noi stessi”, se non altro “del nostro passato” non sono state evocate in questo caso.

    [cit.]

  94. mirkhond scrive:

    “cazzo Duca, quando vuoi far finta di non capire non ti batte nessuno

    da 2.000 anni i cristiani rigettano il suicidio come offesa a Dio, senza condizioni, senza forti o deboli, senza tempistiche

    poi arrivi tu e questa è ideologia e tu sei l’unico vero cristiano

    non ti pare strano?”

    Non mi sembra di essermi mai considerato l’unico vero cristiano.
    Al massimo credo che Gesù SIA DIO, e questo e SOLO QUESTO mi impedisce di convertirmi all’Islam, in cui sento molte più affinità con questa merda di occidente che adesso si RIdefinisce cristiano solo per fare i suoi porci comodi.
    Però questa fede NON mi fa stare bene lo stesso, e allora sì, penso che un fine vita dignitoso possa essere una soluzione ad un mondo che mi diventa sempre più incomprensibile tra gender, transgender, eurogendform, gender robot, matrimoni finocchi, uteri in affitto, femministi e altri orrori di questa modernità di merda!

    • Francesco scrive:

      >> questa merda di occidente che adesso si RIdefinisce cristiano solo per fare i suoi porci comodi.

      lo diresti anche dopo le reazioni al Family Day?

      😀

  95. mirkhond scrive:

    affinità che con questa merda ecc.

  96. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Utero in Affitto ?!

    GPA (Gravidanza Per Altri)… si chiama “Gippi-à” o sei un Omoffobbbo Sessista e Maschilista … e NON hai orpelli esotici per chiedere il Bollino Cultura Altra per l’ esenzione da sudddetti reati di opionone ed espressione !

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12/05/utero-in-affito-ecco-perche-non-e-sfruttamento-della-donna/2280367/

    Poi dicono che qualcuno esagera …

    Ero al corteo dell’otto marzo – anni fa a Catania – organizzato da alcune associazioni, tra cui quella in cui militavo. Alla testa della parata solo donne, ci dissero. Uomini e altre realtà, subito dietro. Comprensibile, pensai. A un certo punto mandarono una canzone – forse di Raffaella Carrà – e noi gay ci unimmo con le compagne in prima fila, per ballare insieme. Alcune femministe storiche, però, ci cacciarono via: non era il nostro posto. Eravamo maschi. Non importava se eravamo contro quel sistema patriarcale che vuole la donna “sposata e sottomessa”, come di moda in altre piazze. Il doppio cromosoma XY era una tara che non ammetteva eccezioni. Fu così che imparai cosa significa, per certe donne, essere femministe.

    [cit.]

    ————–

    Cmq c’è una Gender Fitna Potenziale … certe Femministe NON vogliono che la Genitorialità possa essere Maschile Doppia ! … Più o meno !

    • izzaldin scrive:

      molto spesso ai convegni accademici delle femministe gli studiosi gay vengono esclusi in quanto uomini.

    • Miguel Martinez scrive:

      “Ero al corteo dell’otto marzo – anni fa a Catania – organizzato da alcune associazioni, tra cui quella in cui militavo.”

      Grazie!

      Finalmente hai messo a fuoco il punto centrale del mio problema con tanti “reazionari” qui dentro.

      Cioè la confusione costante tra:

      1) pittoreschi individui che fanno cose pittoresche e cretine durante cortei, in scenate cretine alla televisione e in commenti qua e là che nessuno legge

      2) i veri, grandi fenomeni sociali.

      Ma quando saprete distinguere tra il fatto che una lesbica disoccupata con i baffi che litiga con un muratore musulmano che odia le salsicce…

      e, dall’altra parte, il fatto che i lavori attuali non richiedono muscoli da maschio;

      che la terra non serve più per sfamarsi, e quindi con chi si sposa tua figlia non è più una questione di vita/morte/eredità;

      che (al momento) c’è abbastanza petrolio per tutti, per cui se hai delle “tendenze strane”, puoi tranquillamente prendere la macchina e andartene nel ghetto di altri con “tendenze strane”;

      che siamo passati dallo stato/industria che inquadra allo stato/impresa che seduce, e quindi si cerca di cooptare tutti, anche quelli con “tendenze strane”, come consumatori.

      E poi che decine di migliaia di scienziati devono pure fare qualcosa per guadagnarsi lo stipendio, e quindi si dedicano a giocare con il DNA e con quella cosa che una volta si chiamava “natura umana”.

      • mirkhond scrive:

        Un gioco molto pericoloso, Miguel……

        • Miguel Martinez scrive:

          “Un gioco molto pericoloso, Miguel……”

          E’ un gioco pericoloso, perché mentre chi “crede a qualcosa” fa il gioco destra/sinistra, chi invece fa lucidamente i propri interessi è libero di agire come vuole.

          Il gioco destrasinistra neutralizza ogni opposizione.

          • Peucezio scrive:

            Ma allora perché la destra scatena l’isteria e la sinistra no?
            Se fossero simmetrici, oltre alla religione dell’Olocausto, ci sarebbe anche quella dell’Holodomor e dello sterminio degli Indiani d’America.

            Con questo, sono il primo a pensare che non verrà nulla dalla destra o dal reazionarismo che crei un problema minimamente serio al sistema.
            Ma allora sarebbe ora di discutere le posizioni in sé, indipendentemente dai loro effetti o dai loro connotati antropologici. Perché tanto nessuno di noi che scriviamo qui dentro (e nessuno della quasi totalità delle persone colte e degli intellettuali del pianeta) avrà una qualche minima influenza sugli eventi.
            Quindi l’unica cosa che ci resta da fare (a parte quello che puoi fare tu in Oltrarno) è capire la situazione e attrezzarci per affrontarla, sapendo che è immodificabile.

          • PinoMamet scrive:

            ” ci sarebbe anche quella dell’Holodomor e dello sterminio degli Indiani d’America.”

            Infatti ci sono, solo che in Italia hanno meno visibilità perché non siamo stati né una repubblica sovietica, né uno stato americano.

            Ma un’amica benintenzionata ha appena postato sul noto social network un filmato di nativi americani che reagiscono al nome di tal Christopher Columbus, che non so bene chi sia, definendolo come genocida e sminuendolo (“si è perso e ha trovato l’America per caso”); pare che lo abbiano fatto diventare più o meno l’equivalente di Hitler (e certo è stato decisamente bastardo con i nativi, ma mica poi tutto è dipeso da lui… )

            La gente ha bisogno di simboli, e più si è ignoranti più ci si attacca.

          • Peucezio scrive:

            E’una questione di misura però. E di ampiezza.
            E’ chiaro (e ci mancherebbe pure!) che gli Ucraini e gli Indiani celebrino i propri morti (noi siamo un caso a parte).
            Ma nessuna di queste cose è una specie di religione obbligatoria mondiale.

  97. Moi scrive:

    fa specie che quelle per cui “il corpo è mio e lo gestisco io”, poi pretendano di decidere sulla vita di altre donne che permettono, in piena libertà, ai gay maschi di divenire genitori. Un po’ come se volessero escludere dalla danza della vita quanti e quante cercano solo di autodeterminarsi, nel rispetto delle reciproche umanità, magari per una lettura sbagliata del “maschile” – visto sempre come naturale nemico – o, peggio ancora, per mero opportunismo politico.

    [cit.]

    —————

    Pessissimo : “Fight or Flight ! Do or Die !” … come dicono e scrivono i Wanna-Be Ammerregani !

    • izzaldin scrive:

      devo dire che i discorsi su utero in affitto, matrimoni gay etc sono la cosa che più mi annoia in generale.
      davvero, non riesco a scaldarmi per queste questioni, mi interessano davvero davvero poco

      • Miguel Martinez scrive:

        “devo dire che i discorsi su utero in affitto, matrimoni gay etc sono la cosa che più mi annoia in generale.”

        Ma sarebbero anche interessanti se si guardassero in prospettiva, pensando alle relazioni umane, alla tecnologia, alla biologia, al “post umano”, al sistema energivoro in cui viviamo.

        Il guaio è che vengono invece tutte giocate nella solita partita cretina tra destri e sinistri che vogliono segnare punti per la propria squadra.

        • PinoMamet scrive:

          Se posso dire la mia, io sono lo stronzo della strada, e le relazioni umane, la tecnologia, il posto umano, mi interessano forse ancora meno del punteggio della partita destri vs sinistri.

          Invece la lesbica coi baffi, e tutti gli altri personaggi dei tuoi esempi, mi interessano perché sono persone.