Movida e coprifuoco

Piccola lezione di urbanistica contemporanea.

Nella città degli eletti, si ragiona così:

Parigi, movida non si ferma: “Sarebbe la vittoria dei terroristi”

La movida e il divertimento non si fermano nella capitale francese e nelle zone più centrali colpite dagli attentati del 13 novembre: sono soprattutto i giovani, quelli della “Parigi che non si ferma” gli stessi che portano un fiore o una candela prima, a ridare coraggio alla città: “Bisogna continuare a vivere, a uscire. Chiudersi in casa non è la buona soluzione: sarebbe come ammettere che loro hanno vinto e noi abbiamo perso. Non siamo noi che dobbiamo cambiare, ma loro”

discoteca-le-queen-parigiEscursione alla discoteca Le Queen, Parigi

Nella città dei dannati, invece, la notte tutti a nanna, c’è il coprifuoco per permettere ai poliziotti di sfondare meglio le porte:

Sassi, droga e terrore: nella trincea di Sens, città del coprifuoco

Il reportage.  A 100 chilometri da Parigi, il piccolo centro è il primo a sperimentare  le nuove norme imposte dalla caccia ai jihadisti

Ora ci sono solo telecamere di sorveglianza in cima ai palazzi. La polizia evita di entrare in questo quadrilatero poco illuminato e spoglio che da ieri fino a lunedì, dalle 22 alle 6, sarà sottoposto ad un coprifuoco. Nessuno potrà circolare a piedi o in macchina. Solo i servizi pubblici essenziali, come pompieri, ambulanze e naturalmente la polizia, potranno solcare vie e piazzette. Chi verrà sorpreso per strada sarà arrestato. Leggi imposte dallo stato di emergenza che durerà almeno tre mesi.

poliziotti-a-sensEscursione a Sens

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229 risposte a Movida e coprifuoco

  1. Moi scrive:

    A Loro-Isis sembrerà pure assurdo essere definiti “Nazisti”, ma pure esser definiti “Crociati” Loro-Noi 🙂 le più alte (o più basse ?!) Espressioni Antropologiche della Secolarizzazione … su questo, a parte Mirkhond, in pochi “ci sentono da quell’ orecchio”.

  2. Moi scrive:

    Cmq per i “Buoni” star sequestrati in discoteca dalle 22 alle 6 mica è un problema, anzi ci sarà senzaltro Lèppiàuar 😉 !

  3. Moi scrive:

    Sembra incredibile, ma … a Umar Andrea Lazzaro, prima di divenire un Elemento (e dei più “Pesi” !) Appartenente all’ Insieme Umma, Lèppiàuar piaceva.

  4. Moi scrive:

    Va be’ (non vanno né link, né copia-incolla … sarà una misura della DIGOS ?! 🙂 ) , tanto il brano del Liga del 2005 lo conoscete tutti …

  5. mirkhond scrive:

    Più li bombardiamo più ci colpiscono

    Più continueremo a bombardare l’Isis, con caccia irraggiungibili e droni senza pilota, più l’Isis porterà la guerra in Europa con i mezzi che, da noi, gli sono possibili: gli attentati terroristi e kamikaze. A me pare talmente evidente che l’ho scritto più volte su questo giornale. Non c’è bisogno di uno stratega militare. In uno dei comunicati dopo gli attentati di Parigi l’Isis ha affermato: “La Francia manda i suoi aerei in Siria, bombarda uccidendo i nostri bambini, oggi beve dalla stessa coppa”. E’ una logica, tremenda, ma è una logica. Che riguarda entrambe le parti. Perché noi vediamo, rabbrividendo, i nostri morti, ma non vediamo i loro. Sono almeno quindici anni che siamo in guerra contro i Paesi musulmani, ma non ce ne siamo accorti perché, in Europa, la guerra ci ha toccati in anni ormai lontani e dimenticati (attentati ai treni a Madrid nel 2004 e alla metropolitana a Londra nel 2005) o, più recentemente, per episodi circoscritti e limitati (Charlie Hebdo e supermercato ebraico). Così abbiamo continuato a vivere la nostra vita come se quelle guerre non ci riguardassero. Gli attentati di venerdì a Parigi sembrano meno mirati di quelli di un anno fa al settimanale francese, invece, in un certo senso, lo sono di più. Colpendo una discoteca, ristorantini alla moda, lo stadio di calcio, cioè i luoghi dei nostri divertimenti, è come se gli jihadisti ci dicessero: adesso avete finito di divertirvi mentre noi, a causa vostra, moriamo. E noi dobbiamo accettare lo scandalo, da cui la superiorità tecnologica ci aveva tenuti lontani, che la guerra, la vera guerra, organizzata, sistematica e non episodica, può entrare nei nostri territori. Ma non ci siamo preparati. Decenni di cosiddetto benessere ci hanno infiacchiti, indeboliti, rammolliti, svirilizzati. Le reazioni agli attentati di Parigi sono state isteriche o grottesche. Quando si grida, come ha fatto ripetutamente Hollande, che non si ha paura vuol dire solo che si ha paura. E infatti sono bastati tre petardi per mandare i parigini nel panico. Si combatte il nemico illuminando i monumenti con i colori della Francia o spegnendo le luci della Tour Eiffel o della fontana di Trevi o cantando, come ha fatto Madonna, sciogliendosi in lacrime, Like a Prayer. Ma questa non è più un’epoca di Beatles, di Rolling Stones e Gianni Morandi. Cerchiamo di salvarci l’anima portando dei fiori sui luoghi degli attentati, commovendoci della nostra commozione. Cerchiamo almeno di essere più seri e composti.

    La forza dell’Isis sta nella nostra debolezza. Di là uomini con valori fortissimi, sbagliati che siano, disposti ad andare a morire con la disinvoltura con cui si accende una sigaretta, di qua una società svuotata di ogni valore, a cominciare dal coraggio.

    L’errore capitale degli occidentali, in particolare degli americani e dei francesi, sempre ammalati di una ridicola ‘grandeur’, è stato quello di andare a mettere il dito, o per essere più precisi i bombardieri e i droni, in una guerra civile, quella fra sunniti e sciiti, iracheni e siriani, che peraltro noi stessi avevamo provocato abbattendo Saddam Hussein, di cui eravamo stati surrettiziamente alleati in funzione anticurda e antiiraniana. E oggi a combattere sul campo non ci andiamo noi ma ci affidiamo proprio ai curdi, del cui massacro siamo stati complici, e ai pasdaran dell’Iran uscito improvvisamente da quell’’Asse del Male’ in cui era stato ficcato, non si è mai capito bene perché, per trent’anni. Se i francesi vogliono recuperare un minimo di decenza, invece di continuare a bombardare più o meno alla cieca, mandino i loro soldati sul terreno. Anche se temo che sarebbe una nuova Dien Bien Phu.

    Detto questo io penso che in realtà non ci sia solo la religione nella guerra che l’Isis combatte in Medio Oriente. E’ anche il tentativo di ridefinire confini disegnati soprattutto dagli inglesi fra il 1920 e il 1930. Tentativo più che legittimo in cui, appunto, noi occidentali non avremmo dovuto entrare.

    Ma c’è anche una lettura più inquietante che si può dare di ciò che sta accadendo in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e in Occidente. Potrebbe essere il tentativo dei poveri dei Paesi poveri del Terzo Mondo di muover guerra, con le armi e con le migrazioni, ai Paesi ricchissimi ma squartati all’interno da disuguaglianze spaventose. Se questa ipotesi fosse vera ai poveri del Terzo Mondo potrebbero aggiungersi, prima o poi, marxianamente, quelli del Primo Mondo. E questo immenso mare di miseria finirebbe per sommergere e decretare la fine di quello che chiamiamo Occidente.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2015

    http://www.massimofini.it/articoli/pi-li-bombardiamo-pi-ci-colpiscono

    • Miguel Martinez scrive:

      Masssimo Fini dice parecchie cose interessanti, mi soffermo solo su questa:

      “Ma c’è anche una lettura più inquietante che si può dare di ciò che sta accadendo in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e in Occidente. Potrebbe essere il tentativo dei poveri dei Paesi poveri del Terzo Mondo di muover guerra, con le armi e con le migrazioni, ai Paesi ricchissimi ma squartati all’interno da disuguaglianze spaventose.”

      Premesso che l’Isis non ha nulla “terzomondista”, pauperista o simile, anzi è fortemente universalista e per nulla “anticapitalista”, ed è ferocemente contraria all’emigrazione dai paesi islamici… è chiaro che i giovani che si entusiasmano vivono proprio in condizioni di privazione profonda, che si trovino in Europa o nel Mali: avete visto le immagini della piscina dell’albergo di Bamako, in cui una notte costa quanto il reddito annuo del maliano medio, in un paese devastato dalla siccità.

      E’ ovvio che c’è un sordo risentimento, una forma mille volte moltiplicata del desiderio che tanti provano di sfregiare con la chiave le portiere dei Suv parcheggiati in doppia fila da noi.

      E l’Isis, grazie all’immensa diffusione mediatica che ha suscitato, riesce a catalizzare questo risentimento a livello planetario.

  6. Grog scrive:

    A paris ci son molte puttains !
    Mille francs la main!
    Cinq cent francs le pompein!
    A parigi con l’uccello duro molavamo gli utensili! (andrebbe scritta in piemontese)
    Sotto i ponti di parigi con il sedere accontetavamo gli amici!
    Grog! Grog! Grog!

  7. Pietro scrive:

    La Movida come identita’ europea, ma non sono covinto ci caschino tutti. Sto notando che dopo il social divide siamo arrivati al mental divide. Da un lato gente sempre piu’ islamofoba, dall’altro sempre piu’ voglia di capire. Penso che in tutto quello che sta succedendo la parola guerra sia in assoluto la meno indicata per capirci qualcosa, cosi’ come la da alcuni prospettata guerra civile non sara’ tra cristiani e musulmani ma avra’ implicazioni molto piu’ economiche. Paradossalmente l’islam radicale sta riportando a galla il marxismo, anche se in una versione piu’ etica. Il superamento della destra e della sinistra. Una parte di questi schieramenti si allea al vertice del mondo globalizzato, un’altra si allea in basso. Scusate la digressione 🙂

    • PinoMamet scrive:

      mmm, non saprei.

      Trovo verissimo quello che dici sul “mental divide”, ma però io tutta questa voglia di marxismo non la vedo in giro.

      E temo che invece lo scontro sarà proprio tra mondo islamico e mondo no 😉

      Hanno fatto di tutto per crearlo, in fondo, e dai e dai, sarebbe ben strano che adesso i musulmani se ne uscissero con “E che so’ Pasquale io?” 😉

      • PinoMamet scrive:

        “ma però” mi è scappato, lo giuro!
        😉

        • Pietro scrive:

          Ammetto di essere marxista anche se con percorsi assolutamente non ortodossi. Pero’ io sto fronte compatto antislamico non lo vedo proprio. Manca un passaggio, ossia il creare una popolazione compattamente antislamica, io e’ questo che non vedo. Vedo islamofobia ma anche molte resistenze alla stessa.

          • PinoMamet scrive:

            Ma certo, però c’è stata opposizione (anchepiù compatta) a tutte le guerre del secolo scorso…. che si sono combattute.

            E questa è diversa, perché il cittadino manco la combatterà: come soldato, intendo.
            Semmai la subirà da vittima, ucciso da una forza estranea che non può guardare negli occhi, da uomo a uomo
            (una bomba, un attentato) e che perciò è facilissima da disumanizzare;

            come disumanizzati saranno gli attacchi all’Isis o a chi per lui, opera di droni o di bombe cadute dall’alto.

            E quando il nemico viene disumanizzato, cresce l’appoggio alla guerra, diminuisce l’opposizione alla medesima.

  8. MOI scrive:

    Scusate l’eventuale ingenuità della domanda, ma non so davvero … ma non esistono “flag staff operations” però “fra di loro” ? Tipo Boko Haram che si spaccia per Isis che si spaccia per Hezbollah, che si spaccia per Hamas, che si spaccia per Boko Haram, ecc … !?

    ————————————————————————————————–

    Sarebbe interessante sapere quanti “Beurs” magari NON-poveri possano essere morti nell’attentato; sì insomma … forse l’unica categoria che Isis odia ancor più dei Souchiens: come “Traditori dell’ Umma Natìa” …

    • Roberto scrive:

      Basta guardare i nomi delle vittime….a me ha molto colpito proprio il fatto che di nomi francesi ce ne sono pochini

  9. Tortuga scrive:

    Ahi,ahi,ahi, oh mia patria si bella e perduta!

  10. mirkhond scrive:

    Tortuga, da quanto tempo!
    Come stai?
    Adesso non potrai più andare nelle tue avite Parigi e Normandia?

  11. mirkhond scrive:

    “Vedo islamofobia ma anche molte resistenze alla stessa.”

    E una crescente blindatura a base di controlli polizieschi e videocamere di sorveglianza.
    Adesso manco nelle Marche puoi andare.
    Tra poco metteranno il filo spinato a Senigallia?

  12. mirkhond scrive:

    Hai letto gli articoli linkati da Miguel?

    • PinoMamet scrive:

      Parlano di rischio terrorismo, mica terronismo 😉

      • mirkhond scrive:

        Intanto ora non potrò più andare nelle amatissime Marche.
        Tanto a nord di Senigallia non siamo tutti Maruchein?

        • PinoMamet scrive:

          Sì, da un bel po’ a nord di Senigallia sono tutti terroni 😉 😉

          (tutti tutti no, dai… diciamo l’80% 😉 )

        • Roberto scrive:

          Scusa mirkhond abbi pazienza ma perché non potresti andare nelle marche?
          Perché c’è una telecamera che ti riprende?
          E a te che te ne frega, hai paura di essere paparazzato?

          • mirkhond scrive:

            Quando andai ad Ascoli tre anni fa, potevo camminare tranquillamente senza che NESSUNO mi rompesse i coglioni.
            Nemmeno a mezzanotte e nelle strade più periferiche.
            Cosa che a Bari mi è impossibile, per via di aree popolate da delinquenti.
            Adesso con la psicosi terrorismo sarebbe possibile farsi una passeggiata in tutta tranquillità?
            Riferendomi sempre alla mia adorata Ascoli…..

          • Roberto scrive:

            Mirkhond, ma concretamente quale sarebbe la difficoltà di girare ad Ascoli?
            Concretamente= dammi qualche esempio di ostacolo (c’è il coprifuoco? La polizia segreta fa sparire i baresi? I miliziani dell’ISIS attaccano chi non sa recitare il Corano?)
            Che succede ad Ascoli?

          • mirkhond scrive:

            Non lo so.
            Ma un articolo linkato da Miguel, parla di 500 località marchigiane da sorvegliare.
            Questo ovviamente rende più difficoltoso e disagevole il potersi spostare.
            Magari farsi una passeggiata sui Monti Sibillini per respirare un’aria lontana dagli ecomostri che sono le grandi città…….
            Che succede se uno ti vede passeggiare con una bisaccia a tracolla e va a chiamare la polizia pensando che tu sei un terrorista che magari vuol fargli zompare il pollaio? 🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Mirkhond, come direbbe Renzi, “stai sereno”. Sul serio non ho visto solo mezzo poliziotto in più in giro per strada in questi giorni, almeno a Treviso, nonostante i baby jihadisti 😉 Immagino che non ci siano in giro nemmeno per Ascoli…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma un articolo linkato da Miguel, parla di 500 località marchigiane da sorvegliare.

            E Zaia aveva detto che avrebbe presidiato massicciamente luoghi affollati e chiese. Non si vedono in giro neppure i vigili urbani a momenti 😀

          • Z. scrive:

            Diciamo la verità, Duca: a te non piace granché viaggiare! E non piace nemmeno a me: è scomodo, è costoso, si spreca tempo e ci si stanca.

            Quindi ti capisco bene 😉

    • Francesco scrive:

      Duca,

      guarda che il terrorismo non c’entra nulla.

      è un misto tra la gara a chi ha il pisello più lungo e la competizione tra pro-loco per attirare più turisti alla sagra della polenta con la salsiccia.

      cialtroni di paese e titolisti di giornale, esseri più patetici che malvagi

      ciao

  13. mirkhond scrive:

    Blondet sui valori dell’Occidente contro la minaccia dell’isis:

    http://www.maurizioblondet.it/ma-anche-loccidente-ha-i-suoi-fanatici-religiosi-eccoli-qui/

    • PinoMamet scrive:

      Insomma, da quello che ho capito:

      -Blondet scrive un articolo dove collega il satanismo e la musica rock, citando l’assalto al pubblico del Bataclan come conseguenza di un potere maligno che in qualche misura la musica, e i valori a essa collegati, avrebbero evocato;

      -alcune persone gli scrivono per dire che dice scemenze, en passant facendo notare che gli Eagles of Death Metal non sono un gruppo metal e fanno un rock abbastanza “innocuo”;

      -Blondet risponde che il genere di rock non c’entra niente, comunque evocano valori sbagliati. Sostiene anche che, dato il tono delle risposte dei suoi lettori, il rock e i suoi valori possono considerarsi quasi una nuova “religione”.
      (Da qui credo faccia il passo breve, ma falso, di considerarla anche “demoniaca”, e patatrac).

      Di tutta questa querelle che sembra uscita dagli anni Settanta senza passare per il via, una cosa non ho capito:

      se gli Eagles of Death Metal non sono un gruppo metal, perché si chiamano Eagles of Death Metal??

      • Z. scrive:

        C’è una pagina wiki dedicata alla band. Iniziare da lì potrebbe essere una buona idea 🙂

        • Miguel Martinez scrive:

          “C’è una pagina wiki dedicata alla band”

          Personalmente, di questa band, non me ne frega niente.

          Mi interessa la distruzione del mondo, che mi sembra questione più seria.

          Poi capisco che ci siano persone che se gli tocchi questi qui, si arrabbiano, come io mi arrabbierei se qualcuno mi toccasse Maddy Prior.

          Però Maddy Prior è meglio.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            — Personalmente, di questa band, non me ne frega niente. —

            Ed è giusto che sia così. Mica dico che Blondet o altri dovrebbero appassionarsi al rock dei nostri giorni. Del resto non è che io stesso sia un gran modernista, anzi: a me piacciono Dylan, i Led Zeppelin e i Pink Floyd. Roba da nonni, oramai 🙂

            Ma se qualcuno di un argomento – che sia la religione islamica, il Talmud o gli EoDM – non sa assolutamente un tubo, perché deve per forza parlarne, scrivendo quasi certamente sciocchezze? Non è meglio parlare di ciò che si conosce anziché soloneggiare e sorboneggiare su ciò che non si conosce affatto?

            — Mi interessa la distruzione del mondo, che mi sembra questione più seria. —

            Ecco – sorboneggiare e soloneggiare con fare arrogante su ciò che non si conosce, secondo me, non aiuta a comprendere i fenomeni che mettono in pericolo il nostro mondo. Se escludiamo coloro che scrivono sul web per ragioni professionali – come certuni che scrivono idiozie di impatto per promuovere i loro libri – secondo me aiuta solo a crogiolarsi nelle proprie idee, nelle proprie presunzioni e nella propria sicumera.

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            esiste l’irrilevante. Non è che ci si deve informare su tutto.
            A questa stregua diventa importante anche di che colore erano e da che ditta erano stati prodotti i tavolini del locale.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Peucezio
            Io di calcio e di musica non ci capisco niente ed ho un segreto: ogni volta che si parla di calcio e di musica mi estraneo dalla conversazione e non dico/scrivo niente. E’ un trucco efficace per non scrivere sciocchezze.

          • Z. scrive:

            Peucè, se riteniamo qualcosa irrilevante non passiamo giorni a farci orazioni e concioni. La ignoriamo e ce ne disinteressiamo, così come io mi disinteresso di rugby e curling.

          • Peucezio scrive:

            Il senso estetico però prescinde dal conoscere gli stili, i sottostili e i sottosottostili di tutta la musica del cazzo che si produce.
            Non è che uno dev’essere un esperto di fuffa e delle sue distinzioni interne per riconoscere la fuffa da ciò che fuffa non è. Altrimenti, se le sue distinzioni avessero qualche rilevanza, non sarebbe fuffa.

      • Roberto scrive:

        Li ho iniziati ad ascoltare dall’attentato, se quello è death metal io sono una ballerina di cancan

    • Francesco scrive:

      premesso che io ascolto Taylor Swift …

      la discussione tra Blondet e i suoi avversari è ridicola, entrambi i campi si menano come fabbri per nulla o quasi

      a Blondet non piace la musica popolare-industriale-yankee che va per la maggiore, sostiene che è una schifezza e che contribuisce al rincoglionimento (in questo supportato da Adorno), e che la morte violenta è in qualche modo una conseguenza del rincoglionimento (quello che non fa vedere la distruzione del mondo, i neocon dietro Obama, gli ebrei dietro i neocon, il diavolo dietro gli ebrei, Galliani dietro al diavolo)

      gli altri gli replicano di essere persone normali a cui piace ascoltare la musica che vogliono anche se a Blondet non piace

      in tutto questo, riesco a dare ragione a Blondet solo sul tema del diavolo, che non andrebbe mai affrontato con leggerezza … ma dillo a dei ragazzi e quelli partono per il primo sabba in tempo zero

      ciao

  14. mirkhond scrive:

    Non essendo esperto in materia, non saprei cosa risponderti.
    Però, ciò che mi ha colpito di questa vicenda è l’ira funesta di appassionati di tale musica, o comunque della movida discotecara, verso un uomo anziano con un’altra visione della musica e della vita…..
    Del resto anche qui, alcuni hanno contestato Miguel sullo stesso argomento….

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me ci sono in gioco visioni della vita molto diverse.
      Un po’ come quelle situazioni stile “La mia Africa”, con i bianchi che non capiscono il modo di vedere il mondo dei kikuyu e viceversa.

      Per Blondet, tutto esiste sia su un piano reale, fisico, che su uno mistico, escatologico, che per lui è quello cristiano-apocalittico.
      Di fatto, nei suoi scritti ha popolarizzato una serie di concetti abbastanza astrusi, tipo “il falso agnello” e il “katechon”, di cui il normale fedele cattolico non sapeva niente.

      Non credo che questo faccia di lui un ottuso, che crede che dietro ogni accordo di chitarra elettrica ci sia Satana in persona.
      (Però, a volte, ci si avvicina.)
      Crede però che sia in corso un gigantesco, antichissimo, epico scontro tra il Bene e il male, i cui segni sono leggibili in ogni cosa, a patto di saperli leggere.

      D’altra parte, ci sono migliaia di appassionati di musica, fruitori o musicisti, che vanno ai concerti o comprano i dischi (o li scaricano, vabbè) per divertirsi, che non fanno e non farebbero male a una mosca, e che sanno che moltissime storie tipo “la tal canzone suonata al contrario è un messaggio dal contenuto satanico” sono bufale sputtanatissime.
      (“Suspicious mind” di Elvis, come ognun sa, è “Ignudi tra i nudisti” di Elio: non solo come musica, anche, in gran parte, come testo che si capisce ascoltando! cercate su youtube per conferma 😉 )

      Ovviamente queste persone non credono a nessuno scontro epico ed escatologico tra Bene e male, e se ci credono, pensano di stare dalla parte del Bene;

      ma soprattutto, ed è questa la differenza decisiva col Blondie, non credono nei “segni”…

      • mirkhond scrive:

        Un’incomprensione generazionale e culturale.

      • mirkhond scrive:

        Blondet, se fosse vissuto nel mondo giudaico dei tempi di Gesù, sarebbe stato un esseno di Qumran, proprio per via della sua religiosità apocalittica………..

      • Miguel Martinez scrive:

        “Secondo me ci sono in gioco visioni della vita molto diverse.”

        Pino Mamet ha una capacità davvero straordinaria di cogliere, in modo tranquillo, l’essenziale di cose che sfuggono a tanti.

      • Dif scrive:

        @PinoMamet

        Intelligentissima riflessione! Io mi considero parte della seconda categoria di persone e devo ammettere di fare grande fatica a capire la visione del mondo e i ragionamenti delle persone che appartengono alla prima.
        Questo ragionamento si può estendere anche ai valori, ad esempio i valori nazionalistici di Dio e Patria, visti come cose sacre e imprescindibili, per me non hanno alcun valore.
        Ecco perchè farei molta fatica a discutere con quello fissati con il nazionalismo e la tradizione (tanto per fare un esempio).

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        i comportamenti sociali più innocui non sono comunque neutri.
        Non è che il degrado antropologico si esprime solo in scelte scientemente sataniche, con tanto di sacrifici umani.
        Anzi, Blondet (mi meraviglio che questo aspetto ti sia sfuggito) critica questa gioventù proprio in quanto banalizza tutto, in quanto ha smarrito il senso della distinzione fra il virtuale e il reale, per cui poi arriva il diavolo vero e si caga sotto, perché fa diventare tutto un gioco. In fondo è la stessa morale dell’articolo che ha inserito Miguel l’altro giorno, attinto da non ricordo che sito.
        Poi ovviamente si può non essere d’accordo, ma se gli si attribuiscono cose che non sono quelle che pensa…
        Poi certo che lui ritiene che ci sia il Male, che ci siano decisori occulti, con un potere gigantesco e agiscono in nome di un porgetto satanico. Ma i ragazzini sono solo il prodotto del tipo di umanità decerebrata voluta da tale potere, non sono certo gente che ha fatto una scelta etica ed è condannabile perché in questo solenne momento supremo ha optato per la via del Male. Gli si farebbe troppo onore, per Blondet (esiste una grandezza nel male).
        Questo, in buona sostanza, il suo pensiero.

        Comunque è molto sbagliato sottovalutare le mode, il costume, le musiche commerciali… sono indice di spinte profonde, delle pulsioni vere delle società.
        L’estetica, lo stile sono una vera cartina al tornasole.
        E’ il motivo per cui mi è sufficiente guardare alle chiese di cemento degli anni ’60 o alle messe schitarrate per capire che nel Concilio Vaticano II c’è qualcosa di profondamente marcio. Come in ogni società che non produce bellezza. Lo spirito produce bellezza: è una legge fisiologica. Quando non si produce più il bello, lo spirito è morto.
        Blondet, in modo manicheo, schematico, col suo stile spesso retorico, con molte distorsioni e semplificazioni, ma in sostanza l’ha capito.

    • Roberto scrive:

      Forse è esagerato parlare di ira funesta, ma devo dire che non avrei nessuna simpatia per uno che mi dipingesse come un mostro pervertito perché sento quella musica o quell’altra
      L’arbiter elegantiarum è una figura patetica e fastidiosa in qualsiasi società

      • Z. scrive:

        Blondet è semplicemente uno dei tantissimi omini che si sentono importanti quando, in mala fede, vomitano rancore parlando a ruota libera di cose che non conoscono. Un atteggiamento quanto mai di moda, ai nostri giorni.

        Tra i peccati l’ignoranza è veniale, mentre pigrizia e arroganza insieme lo sono molto meno. Specie ai nostri giorni, in cui le informazioni di base su qualsiasi cosa sono reperibili con un click.

        • mirkhond scrive:

          Zanardo non ha mai vomitato rancore verso ciò che non gli piace e/o lo fa star male?

          • Z. scrive:

            Duca, come dicevo a Miguel non stiamo discutendo della vita privata di Blondet, ma della sua attività di scrittore sul web.

            Se in privato lui è buono o cattivo, tratta bene le persone o le maltratta, passa col rosso o si ferma alle strisce, la cosa mi lascia personalmente indifferente.

            • Miguel Martinez scrive:

              “come dicevo a Miguel non stiamo discutendo della vita privata di Blondet”

              Nemmeno io.

              Sto semplicemente dicendo che siamo di fronte a una persona estrema per molti versi, che dice spesso cose che mi riempiono di rabbia, in altri momenti intuisce cose straordinarie, e non si fa condizionare da nessuno.

              Aggiungo a questo che, umanamente, è una persona non vendicativa, non litigiosa e capace di ascoltare, per poi capire a modo suo: che è il modo che ha colto perfettamente Pino Mamet.

          • Z. scrive:

            Essere “estremi” non è un problema, Miguel. Sono abituato a leggere e ad ascoltare opinioni diciamo pure molto minoritarie, che non per questo devono essere sbagliate.

            Vomitare sugli altri la propria mala fede, il proprio livore, la propria frustrazione e la propria arroganza è invece un grosso problema, nonché un atteggiamento da omini.

            E oltre tutto è un atteggiamento che contribuisce, sia pure nel nostro piccolissimo, a rendere il mondo un pochino peggiore di come lo abbiamo trovato.

          • PinoMamet scrive:

            Non vorrei apparire come il difensore di Blondet, che ha delle opinioni, direi eufemisticamente, discutibili su un particolare gruppo umano con cui è in fissa 😉

            ma onestamente non vedo tutto questo livore e questa frustrazione;

            soprattutto, non vedo alcun mala fede.

            Mi pare anzi che nelle sue opinioni, anche le più assurde, sia sempre perfettamente in buona fede.

            Naturalmente potrebbe informarsi di più sulla storia della musica rock, e vabbè, gli regaleremo l’enciclopedia dei grandi chitarristi rock e la biografia di Jimi Hendrix;

            ma il punto, fa notare anche lui, non è quello, quanto il fatto che lui vede tutto il sistema di valori pop-commerciale come segnato dall’impronta del Maligno, o, per usare un linguaggio più razionalista, marcio e decadente.

            Che è un’opinione, magari sbagliata ma perfettamente legittima;
            e anche la sua personale lettura apocalittica è una libera opinione,

            In questo senso, chiedergli di approfondire la storia degli Eagles fi Death Metal può avere valore aneddotico, ma non credo cambierebbe molto la sua visione del mondo, non per ottusità sua, ma proprio perché non è in discussione il fatto che il particolare gruppo sia più serio o più ironico, quanto il sistema di valori della società contemporanea.

          • Z. scrive:

            “Ecco, lo sapevo, difendi Blondet! Perché? Ti pagano?? Oppure sei un cristiano fanatico camuffato da finto ebreo! Lo sapevo!”

            😀

            Seriamente, la buona fede temeraria è precisamente mala fede. Se io decido di parlare di ciò di cui non so un tubo fingendo di saperne qualcosa allora sì, sono una persona scorretta; e sì, sono in mala fede.

            E sarebbe ora di chiamare la mala fede col suo nome, sempre: non solo e non tanto per questioni entomologiche da mentecatti come certi articoli sul “rock satanico”, ma anche per le questioni più serie e importanti.

          • PinoMamet scrive:

            Sarà come dici, ma non mi pare che Blondet sia accusabile di “buona fede temeraria”.

            Ripeto, non sarà il massimo esegeta della storia del rock, ma manco si erge a esserlo, e non scrive, che io sappia, articoli di storia della musica, ma “di costume”, potremmo definirli così.
            Ne trae delle conclusioni discutibili, ma queste derivano dalla sua particolare visione della vita, e non dalla materia specificamente trattata.

            Per esempio, su questioni anche molto più intricate dei concerti rock, come la complessa escatologia ebraica, ha delle opinioni molto informate e non lo si può accusare di non conoscere la materia;
            ne trae delle conclusioni eccessive, secondo il suo gusto apocalittico, ma certo non da ignorante.

          • Z. scrive:

            Se è un esperto di escatologia ebraica, qualsiasi cosa significhi, farebbe bene a occuparsi di quello 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              “Se è un esperto di escatologia ebraica, qualsiasi cosa significhi, farebbe bene a occuparsi di quello :)”

              Infatti, l’escatologia si occupa del senso profondo e spirituale dei grandi eventi, che sfugge a chi li vive. E’ proprio quello che cerca di fare Blondet, con più o meno successo.

          • Z. scrive:

            Uhm… dalla frase di Pino avevo capito che si trattasse di uno studioso di escatologia, non di un escatologo (si dice così?) egli stesso!

        • Miguel Martinez scrive:

          “Blondet è semplicemente uno dei tantissimi omini che si sentono importanti quando, in mala fede, vomitano rancore”

          No, e lo dico trovandomi tante volte in disaccordo di fondo con lui.

          • Z. scrive:

            Come sia in privato non lo so e naturalmente non mi interessa. L’atteggiamento che tiene scrivendo sul web è questo, ed è su quell’atteggiamento che merita di essere valutato da chi ne segue l’attività pubblica.

            Poi, se in privato è un’ottima persona ne sono lieto per i suoi parenti e amici.

        • Roberto scrive:

          Sarà anche la persona più buona del mondo, ma a leggere quello che scrive ho la stessa impressione che ne ha Z

          • Peucezio scrive:

            Ma perché tu e Z. siete i sacerdoti del migliore dei mondi possibili: chi bestemmia contro la vostra religione, vi fa incazzare.
            E Blondet come bestemmiatore non scherza.

          • Roberto scrive:

            Come dico più sotto, non sono sacerdote di niente, non ho dei né idoli.

            Giusto che (spero mi si perdoni una piccola idiosincrasia) mi irritano profondamente i rompiballe, i presuntuosi, quelli con il ditino alzato pronto a dar lezione su tutto, gli pseudo filosofi che passano il loro tempo a sputar veleno su tutto.

            L’articolo di blondet è tutto questo insieme

          • Z. scrive:

            Peucè, l’invito a parlare di ciò che si conosce è esteso naturalmente anche a te 🙂

            Mi associo a quanto scritto da Robéluxe, e aggiungo che non sopporto bulli e arroganti, né offline né online. Non dipende dalle opinioni professate.

            Tempo addietro ho letto un articolo di Bagnai, che come al solito trasudava veleno, arroganza e livore. Poi ho letto l’articolo di un tizio che lo contraddiceva, ma scritto grosso modo alla stessa maniera.

            In nessuno dei due casi ho letto oltre alle quinta riga. Credo che le persone arroganti, livorose o presuntuose non meritino il nostro tempo, salvo che ciò non sia necessario per la nostra sopravvivenza.

          • Peucezio scrive:

            La livorosità verso tutto è un fatto di stile, posso capire che possa irritare.

            Ma, al di là del fastidio verso i toni e le modalità espressive di Blondet, resta il tema di fondo: uno può ritenere che il mondo contemporaneo viva di insulsaggine, senza essere un esperto di tutti i dettagli di questa insulsaggine.
            Nella musica c’è stata una rivoluzione nel momento in cui si è imposta nel mondo la musica proveniente dagli Stati Uniti. Uno può essere critico verso le caratteristiche comuni di tutto ciò che appartiene a questo mondo, rispetto alla tradizione melodica europea per intenderci (che sia Bach o la canzonetta d’epoca più superficiale e commerciale), senza dover approfondire nulla di esso.

            Insomma, come al solito devo spiegare l’ovvio: se critico un insieme di entità per ciò che le accomuna, non ho bisogno di basare la mia critica su ciò che le distingue, perché non sarebbe pertinente.
            Va bene la difesa a tutti i costi della contemporaneità (cioè, non va affatto bene in realtà), ma non si deve perdere di vista la logica.

            • Miguel Martinez scrive:

              Blondet ha un illustre predecessore.

              http://digilander.libero.it/moses/adorno3.html

              Theodor Adorno, che ricordiamo era un critico musicale prestato alla filosofia, scrisse

              «La musica leggera e tutta la musica destinata al consumo […] sembra che sia direttamente complementare all’ammutolirsi dell’uomo, all’estinguersi del linguaggio inteso come espressione, all’incapacità di comunicazione. Essa alberga nelle brecce del silenzio che si aprono tra gli uomini deformati dall’ansia, dalla routine e dalla cieca obbedienza […] Questa musica viene percepita solo come uno sfondo sonoro: se nessuno più è in grado di parlare realmente, nessuno è nemmeno più in grado di ascoltare […] la potenza del banale si è estesa sulla società nel suo insieme.»

          • Z. scrive:

            Peucè,

            se io dico che il mio vicino ascolta brutta musica è un discorso.

            Se io dico che il mio vicino ascolta musica nazista, e inizio a fare concioni sul nazismo, sul neonazismo e su quanto meritano di morire i neonazisti, quando invece il mio vicino di casa ascoltava Albano, allora scrivo stupidaggini.

            Se in più le scrivo alla maniera di Bagnai, per di più insultando e deridendo persone assassinate (un’idea sui generis del cristianesimo, ma vabbè) allora qualche fischio forse me lo merito.

            Un po’ come se qualcuno che non è cattolico, alla notizia di una strage in piazza S. Pietro alla domenica, scrivesse cose tipo: “ahah e di che si lamentano quei poveri fessi fascisti? volevano incontrare il Creatore? eccoli serviti!”.

            Ecco, se uno scrivesse cose del genere e si prendesse qualche fischio, direi che senza dubbio se l’è cercato e se lo merita tutto. Senza scomodare tanto l’estetica del transustanziale e le controanalisi sul Male nel Mondo.

  15. mirkhond scrive:

    Insomma, mi pare che Pietro quando sostiene (sintetizzo al massimo) che la vera frattura è tra i fanatici della movida vs quelli dell’isis, non mi sembra che abbia del tutto torto…..
    Chi sta nel mezzo, cosa deve fare?

    • Miguel Martinez scrive:

      “Insomma, mi pare che Pietro quando sostiene (sintetizzo al massimo) che la vera frattura è tra i fanatici della movida vs quelli dell’isis, non mi sembra che abbia del tutto torto…..”

      Ma direi, come Moi, che è tutto un conflitto tra Nazisti e Crociati. Senza che i primi abbiano nulla a che vedere con il nazismo, né i secondi nulla a che vedere con le crociate.

  16. Tortuga scrive:

    Ciao Mirk & Tutti, sto così e cosà.
    Mah, guarda, dal punto di vista turistico – diciamo così – Parigi, ti sembrerà strano, mi interessa meno di ogni altra cosa. A me della Francia piacciono e mi ritrovo e mi rispecchio nelle sue campagne.
    Miguel ha pubblicato una foto delle banlieue, ed io le ho attraversate su quella fitta rete di raccordi e tangenziali che circonda questo mastodonte disumano che è diventato Parigi, e che ti danno la sensazione – percorrendole in auto – di strare in un paesaggio di Blade Runner. La sola idea di uscire dalle tangenziali ed entrare in uno di questo ‘quartieri’ mi metteva a disagio, danno un senso di claustrofobia e l’idea della Parigi, strangolata e rimasta imprigionata in questo orrendo e sterminato circondario, pure mi rende claustrofobica. E’ come se avendo visto in cosa è stata ingurgitata non ci potessi più entrare. Ma il problema non si pone dato che a momenti non si riesce a farmi uscire di casa per andare a fare la spesa, figuriamoci se mi metto a viaggiare ancora fino in Francia.
    Per il resto devo dire che ho in odio il massacro mediatico che si subisce ogni volta che avvengono eventi simili. Veramente eccedente. E quindi tutti i commenti a caldo li lascio passare e attendo resoconti più conclusivi. Non ci sto capendo molto, a parte il clima da terza guerra mondiale.
    La questione Isis, sempre che di Isis si tratti, è talmente complessa che onestamente non riesco ad esprimere pareri.

    • Miguel Martinez scrive:

      “Miguel ha pubblicato una foto delle banlieue, ed io le ho attraversate su quella fitta rete di raccordi e tangenziali che circonda questo mastodonte disumano che è diventato Parigi, e che ti danno la sensazione – percorrendole in auto – di strare in un paesaggio di Blade Runner. La sola idea di uscire dalle tangenziali ed entrare in uno di questo ‘quartieri’ mi metteva a disagio, danno un senso di claustrofobia e l’idea della Parigi, strangolata e rimasta imprigionata in questo orrendo e sterminato circondario, pure mi rende claustrofobica. E’ come se avendo visto in cosa è stata ingurgitata non ci potessi più entrare. ”

      Con questa semplice frase, dimostri di aver capito di più su ciò che è successo di tanti altri.

      • Tortuga scrive:

        Vedi, c’è un cerchio che non mi si chiude.
        Francia per me e = terra, tanta sterminata terra = proprietari terrieri = latifondisti = granaio d’Europa (che mantiene la Francia) = 30 mietitrici in fila che pure di notte percorrono chilometri di campi = consumo e quindi acquisto di petrolio, e tutto questo in mano ai proprietari terrieri e non piccolini perchè ci vogliono soldi e tanti per mettere in fila 30 mietitrici.
        Ora credo che a da parte del gruppo di paesi che sono i maggiori fornitori di petrolio della Francia, aggredire un cliente così facoltoso, sarebbe stupido.
        Come ho già detto tante volte, Parigi non è la Francia, e la Francia non è Parigi, non sono – in generale – le Grandes Villes (la Francia ha una conformazione totalmente diversa dall’Italia).
        Però la Francia mantiene Parigi (basterebbe immaginare cosa significherebbe non mandare più viver a Parigi, in campagna ti capi l’insalata e di fame non muori mai, in città puoi morire di fame in un attimo, basta vengano sospesi i rifornimenti).
        Da una parte ci sono questi possessori di terre che probabilmente non riusciresti a comprartene un fazzoletto (ammesso che te lo vendessero, e io mi domando “chi sono questi possessori di terre?”) neanche se lavorassi tutta la vita a Parigi con lautissimi stipendi e risparmiassi rimanendo a pane ed acqua.
        E questi possessori di terre usano i trattori (non so prodotti dove) e il petrolio, quindi non danno da lavorare sul territorio francese, ma monopolizzano un bene, la terra, e la sua produzione, nelle mani di pochi, credo molto più delle grandi case produttrici di Parfums e Lingerie.
        Dall’altro lato c’è Parigi (che ho scoperto in questi giorni essere stata luogo di stanziamento dei Parisii … un gruppo etnico che dicesi facente parte della famiglia de “Celti” 🙂 … mentre voi parlate di cose serie io sto imparando a fare l’ “oroscopo celtico” 🙂 ) dove si rifugia la gente che non possiede la terra, e la maggior parte della quale oggi ormai non fa che ammassare gente in delle sorte di veri e propri obrobriose “carceri”.
        I parigini, se non sono quelli des Institut e des Académie, insomma delle Sorbonne del caso, sono gente che deve inventarsi qualcosa da vendere in giro per il mondo, les parfums, la lingerie, etc., ma anche lì non c’è posto per tutti ed è un ambiente economico/produttivo/commerciale, in cui si tenta la fortuna, e soprattutto che si mangia addosso, perchè, insomma, le férmier (il contadino) non le compra.
        Ora, Parigi consuma, consuma anche lei petrolio, e tanto, e non solo per la movida notturna, però è meno produttiva e garantita nella sua sopravvivenza, oggi, e non si può più inseguire il sogno di andare a tentare la fortuna a Parigi! Io non lo farei mai.
        Lo fece mia nonna, che dalla Bretagna, giovanissima, andò a Parigi ed era la disegnatrice dei vestiti di Coco Chanel, naturalmente il suo nome non compare mai, ma mio zio ha i quaderni con tutti i tagli creati, e poi realizzati da lei.
        Lavorò alcuni anni, in giovane età, raccolse i suoi soldi, e tornò in campagna per vivere con quelli e mantenere una famiglia con il suo lavoro (ovviamente nessuno ha mai comprato vestiti in casa sua, li faceva lei). Non ce la fece però a ‘comprare una casa’ o ‘un pezzo di terra per fare un’orto, con quei soldi lì.
        Oggi la gente non fa più così, va a Parigi o nella Grande Ville di turno e ci resta, e ci fa figli e nessuno torna più in campagna (eppure è una campagna meno faticosa di quella italiana dato che è pianeggiante). Stavano facendo dei programmi di incentivo all’abbandono delle città quando io sono andata nel 2006 e nel 2007.
        La Francia è sempre stata così fratta in due, e oggi mi pare che la frattura sia aumentata a dismisura fra questi due mondi.
        Ma il cerchio non si chiude. Perchè?
        Perchè i proprietari terrieri usano i trattori e non danno lavoro, preferiscono consumare petrolio (quindi lo danno indirettamente ma fuori dalla Francia).
        E anche Parigi per produrre la sua chincaglieria consuma petrolio.
        E le due parti non si incontrano. Ciascuna delle due, per non incontrare l’altra (il latifondista per regnare sulla sua terra, e il parigino per non sporcarsi le manine) compra petrolio, quindi si rende schiava di terzi.
        E’ un sistema entropico!
        La gente che vive nelle banlieu, ammassata, esclusa dai due mondi, quello del latifondista e quello delle Acadèmies Culturelles, e in un clima che immagino di feroce concorrenza non sa più che fare.
        Se si desse loro una zappa, un pezzo di terra, e due balle di fieno per farci una casa di paglia … saprebbero che fare.

        Ora ai tempi di Maria Antonietta, quella che si faceva il bagno nel latte (d’asina) e gettava al popolo Croissantes dalla finestra da mangiare, non so quanto fosse imponente questo ‘terzo polo’ di morti di fame, reietti dalle campagne (sappiamo che da sempre troppi figli fra cui dividere l’eredità terriera indeboliscono il latifondo e quindi stanno sempre degli sfigati … in Tibet vanno a fare i monaci, a Parigi les Parfums) e schiavi delle corti parigine.
        Credo oggi questo terzo popolo sia molto aumentato, assumendo una sua conformazione, senza riuscire a districarsi dal suo destino, e vedendo le proprie fila aumentare grazie ai cercatori di fortuna provenienti dall’estero (altri sfigati).
        Se il latifondista opprime Parigi, non opprime che il piccolo popolo degli sfigati di Parigi, e lo stesso – ma un po’ meno – vale per Parigi, che se opprime i contadini non opprime certo i latifondisti.

        In tutto questo cosa c’entri l’Isis sinceramente non lo so, e chi sia questa gente che compie atti terroristici senza senso e perchè venga a compiere questi atti terroristici rivendicabili o ispirati da quest’ultima (Isis), e sperando cosa, non lo so.
        Come mai proprio dal Belgio avendo acquisito la nazionalità Belga non lo so.

        Ci sono meccanismi che non mi sono chiari e un cerchio che non mi si chiude (io non ho capito neppure “chi e cosa sia REALMENTE l’Isis” … Allahu Akbar a parte, che mi stupisco che ci sia gente che creda che basti gridare Allahu Akbar per essere musulmani) … il medioriente è talmente complicato e talmente mal resocontata la situazione, fra deliri e infarciture favolistiche che quelli che credono nei cerchi di grano al confronto hanno i piedi più per terra, che onestamente non ci capisco più nulla.

        Cioè a dire non capisco dove sia l’interesse dell’Isis a danneggiare la Francia (che è pure marcatamente filopalestinese) – o chi altro per lei (non la Germania che pure ospita ben 800 Moschee e più, quindi manco a dire che abbia meno muslimani della Francia … ma i tedeschi sono molto più attenti a non creare povertà … in Germania almeno, poi ci opprimono con il loro sistema bancario) – e perchè lo voglia fare, nè cosa ci ricavi. Dato che in Francia, in Italia, ovunque, sta bene la gente che sta bene, e tutti gli altri, che sono la maggioranza, no.

        Ancora leggo delle vignette di charlie hebdo – questi attentati stanno diventando un pretesto per riparlarne – come se davvero le cose avvenissero per questioni di ideologie e non per interessi economici e di sopravvivenza.
        Da qualche tempo sono tornata sul libro dei ceffi e stanno gruppi di atei iraniani o afgani che fanno vignette contro l’islam che a quelle di charlie hebdo gli fanno un baffo.

        Ora chi siano “esattamente” questi attentatori, in mezzo al caos di bailam informativo ipertrofico, sinceramente ancora non lo ho capito, quando si sarà calmato il pollaio, vedremo se vengono fuori notizie più chiare e cercheremo di ricapirci qualcosa.

        Di certo viviamo in un modo e in un mondo che potrebbe star bene ma dove di fatto nel benessere si nascondono ormai voragini di disagio, e fra chi ha la testa vuota per il troppo benessere e non sa come occupare il tempo e gli parte la brocca per questo dietro a 3000 scemate, e chi gli parte perchè invece sta da pezzente, non siamo messi per niente bene.

        L’altro giorno scrivevo due righe sul facciabuco.

        “I Celti. Ad un certo punto è apparso questo interesse per i Celti. Ne ho trovata una breve storia – non fatta male – che è un intreccio di continue migrazioni e sovrapposizione di popolazioni.
        In buona sostanza è una passione per l’età del rame, del bronzo e del ferro, con uno sguardo retrò al tardissimo neolitico.
        Sfrocia naturalmente con l’espansione dell’Impero Romano e infatti pare che tali civiltà non ebbero modo di articolare la loro società, trannè che in Irlanda.
        Comunque ce stanno a studià in parecchi. Sto cercando di capire i motivi dei residuati validi e le precise altre zone dove sia rimasto qualcosa di più.
        Sta di fatto che dire celti è dire mezzo mondo e alla fine non ho mica ben capito cosa vuole significare esattamente.
        Una cosa è certa, queste popolazioni, discendenti da due ceppi uno dei quali i Kurgan, nomadi, che vivevano dunque di cavalli, come i mongoli, appunto, si spostavano guerreggiando alla ricerca del ferro e dei metalli, come oggi guerreggiamo alla ricerca del petrolio.
        Periodicamente ci sono questi ritorni al “mito del (tutto sommato) buon selvaggio”, cruento, ma in fondo buono perchè “ama la natura”.

        Ovviamente all’epoca erano ‘nomadi’, e si spostavano di qua e di là dove sono le risorse, noi occidentali nomadi non lo siamo più, siamo stanziali, nei paesi più sfigati probabilmente si sogna con concupiscenza ed invidia la nostra società come la terra dell’oro, senza sapere di tutta la gente che sta nella cacca anche qui, salvo che accorgersene quando ovviamente c’è da suscitare e reclutare il suicida di turno.

        Io penso che il mondo sia caduto in una follia collettiva, dove anche le persone più colte stanno sbarellando del tutto, e dove la maggior parte della gente non si rende più conto della miseria che per il suo benessere ha prodotto ovunque.

        Sull’Isis a me è piaciuto ed ha fatto molto ridere questo.
        http://www.facebook.com/apritegliocchi/videos/948930971833575/?pnref=story

        Per le vignette degli Iranian Uaarini
        questa (pure tradotta in italiano) è acqua fresca, sono di un sarcastico tremendo
        http://image.blogfree.net/9/8/0/0/0/7/1448132760.jpg

        Per quanto riguarda me che sono arrivata buddhista e torno ‘celtica’, non vi preoccupate, mi passa 🙂

        In realtà ho cominciato a leggerne perchè ho trovato che domani, 22 novembre, che è la Festa della musica, ricorre l’anniversario del decesso di una etnomusicologa scozzese (roba seria) alla quale si deve di aver rintracciato, raccolto e documentato antiche melodie degli Ebridi, in Scozia, e, di fatto, in molte di queste melodie vi sono i modi musicali di tutte quelle composizioni che ispirano le varie Enya, McKannit ed altre, che sono diventate un simbolo della ‘musica celtica’.
        Stavo preparando l’Almanacco di domani e da qui l’interesse.
        Tanto che ci sono ve lo regalo, che inizia pure il segno del “Frassino” proprio domani.
        http://iniziodallafine.blogfree.net/?t=5231786&p=21619727

        • Miguel Martinez scrive:

          Tortuga, sei fantastica…

          Hai scritto di getto un testo pieno di intuizioni, talmente di getto che non si capisce tutto, ma sospetto che tu abbia scoperto la chiave di tantissime cose.

          Se hai voglia di ordinare un po’ meglio le tue riflessioni, mi farebbe molto piacere pubblicarle, perché credo che siano importanti.

          • Tortuga scrive:

            Mi hanno interrotto 100 miliardi di volte, e ho pure la tastiera sifula. Poi era un riassunto dopo mesi di assenza, e ci ho infilato di tutto dei miei soliloqui tipo dialogo di Brancaleone con sè medesimo, Rolando il furioso, e Don Chisciotte contro i mulini a vento 😀
            Ma proverò a rimettere ordine!

      • PinoMamet scrive:

        “(che ho scoperto in questi giorni essere stata luogo di stanziamento dei Parisii … un gruppo etnico che dicesi facente parte della famiglia de “Celti” ”

        Scusa Tortù, ma tu capisci i termini sanscriti dei testi induisti, e non sapevi che i Celti mitizzati dai newageari sono gli stessi Gaulois 😉 conquistati da Cesare?

        quelli delle versioni di latino, Gallia omnia est divisa in partes tres, di Asterix e Obelix ecc.??

        E nello stesso tempo, dai della Francia una descrizione fisica (i campi, i latifondisti) che rende perfettamente l’idea di come, e perché, fosse la divisione sociale proprio degli antichi Galli
        (perlomeno quelli “tipici” e meno bastardizzati, in Gallia transalpina)
        che poi si è mantenuta in Francia fino alla Rivoluzione francese e probabilmente oltre?

        Beh… mi piace perché arrivi a dire cose interessanti, con un percorso tutto tuo!

        però è un po’ sconcertante, anche.

        • Miguel Martinez scrive:

          Pino, calcola che Tortuga ha un punto di vantaggio su di te: si è affacciata in Oltrarno, e tu no!

          Tiè!

        • Tortuga scrive:

          Spè, Pino, spè, per parlare di “Celti” – come si fa oggi con la corrente ‘mania’ del fantasy retro-storico, dobbiamo tornare alle età del rame, del bronzo e del ferro.
          Nel frattempo ne è pure passata di acqua sotto i ponti, pure in Francia.
          Per cui io di ‘Celti’ alla maniera d’oggi dì, non mi sono mai interessata più di tanto. Intendo che secondo me, da ciò che ho letto, a partire più o meno dall’epoca del buddha, non si può più considerare questo gruppo come un gruppo unico di culture e non ha senso più parlare di celti dato che si erano già stanziati ed evoluti in modo diverso. Magari sbaglio, per ora mi sembra così.

          Se è per la struttura sociale, non è dei ‘celti’ ma di qualsiasi popolazione ‘non progredita’ (cioè tutti), pure i tibetani. Saranno celti anche loro?!
          Era “Signore” chi aveva più cavalli, come presso le popolazioni pre-mongole, suddivise in tribù riunificate a partire da Kublai Kan, ma … non so, oggi quanto somigliamo più ai mongoli?
          Certo, un tempo, ancora più addietro eravamo tutte scimmie, aspetto un new-scimmia-age, allora! 😀
          Intendo dire, cosa è rimasto davvero oggi dei “Celti” in quanto tali, che ci possa condurre e ‘re-identificarci’ con non si sa cosa di limitatamente storicamente documentato?
          Le ‘etnie’ cosiddette ‘celtiche’ non si contano di numero per quante sono. Luoghi che possono aver conservato qualcosa per ora mi risultano solo scozia e irlanda, ma perlustrando i web scozze, irlandese e france, non trovo nulla in proposito a questa mania fantasy retro-storica, di quanto trovo sul web italiano o inglese nella misura in cui penso che agli inglesi gli freghi molto di più dei beatles che dei ‘celti’, in quanto – chiaro – loro lo sono, ma molto modernizzati, cmq meno degli scozzessio degli irlandesi. Ma, di certo gli inglesi hanno poco a che spartire con i bretoni francesi, per esempio, o con i parigini. Fra l’altro francia e inghilterra se odiano, cordialmente ma se odiano.
          Quindi certo che so che “Gallia omnia est divisa in partes tres partes”, ma i galli non sono ‘tutti i celti’ che si sono sparsi per le vie del mondo.

          E come hai notato più sotto il tutto alla latitudine italiana, dove son stati resi schiavi di lusso i greci, dove sono stai gli etruschi, dove hanno invaso i mori e i sarracini, dove l’impero romano ci è andato a prendere gesù in galilea, “sfrocia” non era un refuso, ce lo ho scritto apposta 😀

          Tu capisci che sto new-celtic-age in Italia mi fa un po’ sorridere. E nei paesi interessati non c’è un web così ‘celtic-oriented’ come qui.

          Allora la cosa mi lascia un po’ perplessa, dopotutto, la romanità avrà avuto pure i suoi pregi!

          Pensa che ho letto nel web una affermazione ovunque non circostanziata in alcun modo da fonti e che tutti si ricopiano a palla per cui “la prima croce celtica risalirebbe all’ 8.000/10.000 a.C. e sarebbe stata rinvenuta in una grotta dei Pirenei”, mi sono sbomballata per giorni di siti francesi sui ritrovamenti nei siti archeologici dei pirenei e ho trovato di tutto e di più, trannè che una croce celtica.

          Comunque a bene, insomma, se è per vendere musica e favole diverse va bene tutto 😀

          • Tortuga scrive:

            p.s. Pino si è mantenuta, ma non credo che ciò sia avvenuto per un ‘radicamento’ conservatoristico di una qualche cultura ‘celtica’.
            La materia è materia, e siamo noi che ci adattiamo ad essa per la sopravvivenza, o eventualmente, la plasmiamo. Ma io non posso mettere rocce abruzzesi o calabresi nelle pianure francesi.
            Il latifondo è il latifondo. Il territorio è il territorio, e tanta pianura significa ‘pericolo di invasione’ molto più che essere affacciati sul mar di sicilia dove in assenza di cristianesimi si poteva, anzi bene, lasciar affogare la gente in mare. Nelle pianure verdeggianti gli invasori non affogano. Quindi, secondo me, un certo tipo di terra o lo gestisci con un certo ordinamento sociale oppure, in quel caso, significa, invasione. Ed è questo il motivo per cui la Francia è ancora in un certo modo. Servono pochi che controllino molta terra perchè in mezzo alle liti fra tanti piccoli proprietari terrieri al momento di prendere decisioni difensive si impiega troppo tempo ad accordarsi, che gli umani sempre un po’ scemi ed egosti sono.

          • PinoMamet scrive:

            Non ero più abituato ai tuoi interventi, che non si sa mai bene da che parte cominciare 😉

            comunque:
            il latifondo è il latifondo, naturalmente, ma mica dappertutto c’è il latifondo.

            Penso che una delle differenze principali tra le colline emiliane (che tutti ignorano, ma sono probabilmente la parte principale del territorio emiliano-romagnolo…) e quelle toscane, molto meno “antropizzate”, anche a livello di carattere delle popolazioni che le abitano, sia dovuto proprio alla diversa struttura agricola.

            E infatti l’Emilia non è affatto un vivaio di nobili o ex nobili o sedicenti nobili come la Toscana;
            mentre è un vivaio di ex piccoli proprietari passati all’industria.

            Così la Francia antica, la Gallia transalpina, aveva una struttura con una divisione netta tra nobili e popolani (più i druidi, che ti sarebbero piaciuti…) che colpiva l’immaginario dei Romani, e che era dovuta al fatto- o condizionava il fatto, non saprei- che i nobili controllavano grandi estensioni di terreno…

            mentre Roma era sempre alla ricerca di terre nuove da dare ai veterani sotto forma di campicello…

            (e, ribadisco, sotto questo profilo l’Emilia è la terra più “romana” di tutte, in Italia…)

          • PinoMamet scrive:

            Sui i bretoni e gli “inglesi”:

            nell’Ottocento, e fino agli anni Cinquanta del Novecento, spesso l’unico francese che molti britannici vedevano dal vivo era l'”Onion Johnny” che attraversava la manica per vendere cipolle.
            Non saprei perché.

            Questo “Onion Johnny” poi era spesso bretone, parlava il francese come seconda lingua, l’inglese per niente, e parlava bretone per capirsi con i gallesi…

          • Tortuga scrive:

            Uhm! Allora forse si è mantenuta 🙂

      • PinoMamet scrive:

        “Sfrocia naturalmente …”

        Non so se è un refuso, ma è un refuso bellissimo!! 😀

    • Roberto scrive:

      Io non solo le ho attraversate ma ci ho pure abitato (nel 93, seine et Saint denis), e ne ho un ricordo diverso e molto meno netto….una sensazione pesante di non essere in un posto particolarmente ospitale e sicuro (e da napoletano non mi spavento facilmente) dove comunque vivono mucchi di persone che pensano solo a vivere la loro vita e che sono inaspettatamente ospitali e gentili.
      Mi ricordo un panificio sotto casa (gestito da egiziani) dove mi conservavano l’ultima pizzetta del giorno, sapendo quanto ne ero goloso….

      • Pietro scrive:

        Una cosa che mi ha colpito di Seine et Saint Denis e’ stato andare a vedere i risultati delle ultimi elezioni. I tg italiani la dipingevano come la Raqqa di casa nostra… Quello che penso sia la vera frattura e’ tra chi vuole sapere e chi si rifiuta. Per esempio un milanese che non prende i mezzi pubblici da anni come puo’ capire l’ISIS? Alcuni reagiscono volendo vederci chiaro, altri volendo vederci ancora meno ed affidandosi a gente pessima. Un tweet di Salvini (mi spiace solo citarlo in quanto lo ritengo indegno di essere preso in considerazione) e’ molto significativo: chiama Fo premio oscar, uno lo corregge e la risposta e’ qualcosa del tipo “ecco il professorino di sinistra, mi fai pena”. Il vero problema e’ che ormai le barriere sono gia’ tra noi. Semplificando molto un abitante del centro ed un abitante delle perifierie vivono due vite diverse, in cui l’ISIS ha un peso nettamente diverso. Penso che parte dell’Italia sia geneticamente portata alla conversione (ed una parte alla dissimulazione) piuttosto che alla lotta, magari e’ la volta che salta l’ipocrisia dello stato unitario con un sud islamico al potere a cui si accoda un nord che cerca solo di fare i suoi interessi (questa’ e’ fantapolitica :D)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Un tweet di Salvini

          Era un fake di una pagina satirica 😉

          • Pietro scrive:

            Questo non e’ certo. Il fake se non sbaglio era l’utente ma la risposta era vera.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E’ un fake della pagina Facebook “generatore automatico di post di Salvini”. Ci avevo creduto anch’io, prima di vedere chi lo aveva postato. E poi nella foto aveva troppi mi piace e condivisioni per essere un post rimasto on line solo per poche ore.

    • Roberto scrive:

      È stato lì che mi è venuta in mente questa cosa del conflitto generazionale.
      Il papà mi regalava la pizzetta e il figlio, seccato di vedere un bianco nel “suo” quartiere mi diceva “nique ta race”

      (Il figlio in senso metaforico)

  17. mirkhond scrive:

    Sarebbe bello tornare alla Parigi dei primi Capetingi, quasi tutta racchiusa nell’Ile de la Citè! 🙂

    • Tortuga scrive:

      Senz’altro! Il problema è: dove lo ammassi poi tutto quel cemento?!

      • mirkhond scrive:

        La mia dottoressa mi ha chiesto ieri, cosa ne pensassi e cosa mi piacesse della Francia.
        Le ho risposto che è la patria dei Robertingi/Capetingi, di cui gli Angiò, Valois Angiò e Borbone, dinastie che hanno regnato in Napolitania, sono dei rami cadetti.
        Le ho parlato della Parigi medievale, quella racchiusa nell’Ile de la Citè, con gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce le villae e le domus romane, e la più antica reggia dei re successori di Ugo Capeto (987-996 d.C.).
        Penso poi a Santa Teresina di Lisieux, che assomiglia moltissimo a mia sorella e alla sua Normandia, patria degli Altavilla, fondatori del Regno di Sicilia e Puglia nei secoli XI-XII.
        Ci sono tante cose che mi legano alla Francia……..

        • Miguel Martinez scrive:

          “Le ho risposto che è la patria dei Robertingi/Capetingi”

          Immagino la tua dottoressa che aspetta tutte le settimane il giorno in cui può finalmente dedicarsi a qualcuno interessante, che le racconta storie su storie, con santi e re e avventure 🙂

          • mirkhond scrive:

            Mi ha chiesto anche di te e degli altri commentatori. 🙂
            Però, sì non le dispiace sentire storie sui Longobardi e sui Franchi.
            Mica si chiama Pino Mamet…… 😉 🙂

          • PinoMamet scrive:

            A me piacciono le storie sui Franchi e sui Longobardi!

            Per gusto personale, preferisco quelle a sfondo magico-mitologico-religioso, da cui ricavare un po’ di antropologia, più che quelle storiche, ma vabbè, non facciamone una questione di gusti 😉

            non mi piace essere chiamato lombardo o norreno, ma non apriamo l’ennesima parentesi su questo 😉

            concordo con Miguel: sicuramente sei di gran lunga il paziente più interessante e piacevole da sentire per la dottoressa!

          • Pietro scrive:

            Stavo pensando la stessa cosa. Dovrebbe pagare lei per le lezioni!

        • Roberto scrive:

          La tua dottoressa è una donna fortunata!

          • mirkhond scrive:

            Diciamo che la fortuna è la mia di trovare una persona con cui poter parlare.
            Il fatto che il tempo a disposizione è sempre troppo poco………

  18. mirkhond scrive:

    “Per il resto devo dire che ho in odio il massacro mediatico che si subisce ogni volta che avvengono eventi simili. Veramente eccedente.”

    La stessa cosa mi dice la mia psicoterapeuta, che questo massacro massmediatico, questo continuo, incessante bombardamento giornalistico, contribuisce ad aumentare il clima di terrore che viviamo in questi giorni, rendendo molto difficile un ragionamento pacato, vista l’ingenuità indifesa di tanta gente di fronte a tale bombardamento di notizie.
    Un bombardamento davvero terroristico, oserei dire e che non aiuta a non cadere in quella che, d’altra parte Renzi e Mattarella chiamano “la trappola di rispondere all’odio con l’odio”.
    Ovviamente se crediamo che gli attentati siano stati davvero opera di simpatizzanti dell’isis, e non piuttosto elementi dei servizi segreti e/o esperti mercenari al servizio dei governi occidentali.
    I quali con il clima di terrore istillato nella popolazione, possono più facilmente accelerare il processo di una società sempre più dittatoriale, in nome della sicurezza.
    E così di fatto reprimendo libertà e democrazia in nome della libertà e della democrazia.
    Cosa che in questi giorni, abbiamo sentito richiedere a gran voce in televisione……..

    • Miguel Martinez scrive:

      “che questo massacro massmediatico, questo continuo, incessante bombardamento giornalistico, contribuisce ad aumentare il clima di terrore che viviamo in questi giorni”

      Consideriamo due cose, contrapposte.

      1) TUTTI hanno interesse a parlarne. Pensa allo sfigatissimo cronista precario della Nazione di Empoli.

      Se scrive, “oggi non è successo niente a Empoli e probabilmente non succederà nulla”, non lo pagano.

      Se scrive, “l’Isis minaccia Empoli!” lo pagano sette euro. Una cifra che non mi sono inventato io, è propro così.

      2) Tra una settimana se ne ricorderanno in pochi. Ci sarà l’Emergenza Temperature Polari detta anche Italia nella Morsa del Gelo.

      • Z. scrive:

        Sul fatto che tra qualche settimana si ricorderanno in pochi dei fatti di questi giorni ho grossi dubbi.

        Ma sul fatto che le notizie (vere e meno vere) paghino mentre il “non è successo niente” no, beh, è difficile contraddirti 🙂

        • Miguel Martinez scrive:

          Quello che mi sorprende è che pochi siano rimasti colpiti dalla cosa fondamentale.

          Cioè che in una città dell’Europa che si vanta tanto dei suoi Valori, 6.000 persone rischino l’arresto se escono di casa dopo le 10 di sera, mentre l’esercito può entrare in qualunque casa gli giri, senza il permesso di un magistrato.

          E che questa punizione collettiva colpisca un quartiere a evidente caratterizzazione etnica, mentre in altri quartieri, etnicamente più fortunati, si istiga a fare movida tutta la notte.

          Ricordiamo che di tutto ciò, non sono colpevoli Orban, o Salvini, o Marine Le Pen, ma proprio quelle persone che strillano come aquile ogni volta che su Facebook appare una battutina scema che possa sembrare “razzista”.

          • Miguel Martinez scrive:

            “Cioè che in una città dell’Europa che si vanta tanto dei suoi Valori, 6.000 persone rischino l’arresto ”

            Ricordando che si tratta solo del primo tra 357 “zone sensibili” che l’esercito si appresta a ripulire.

            • Miguel Martinez scrive:

              E aggiungo che se in un paese della tanta autocompiaciuta Europa ci sono 357 aree, abitate da milioni di persone, che lo Stato ritiene siano fuori dal “controllo”, controllabili solo con l’esercito e il coprifuoco e le perquisizioni senza magistratura, forse il problema non sta solo negli abitanti, ma in chi ha menato tanta fuffa da liberté egalité fraternité mentre attraverso la gentrificazione, creava dei mostri.

          • Roberto scrive:

            Ammetto che mi sono fatto distrarre dal fatto che a Bruxelles c’è una città di un milione di abitanti in punizione collettiva
            http://www.lesoir.be/18/actualit%C3%A9/r%C3%A9gions/bruxelles

            • Miguel Martinez scrive:

              ” a Bruxelles c’è una città di un milione di abitanti in punizione collettiva”

              Mi sembra di capire che a Bruxelles ci sia un allarme per possibili attentati, per cui alcune attività che potrebbero essere oggetto di tali attentati vengono sospese, come avviene da noi in caso di pericolo di temporali o simili.

              Mi posso sbagliare, in effetti non conosco le basi giuridiche di quanto sta succedendo a Bruxelles.

              • Miguel Martinez scrive:

                Leggo,

                “en raison du niveau de menace terroriste relevé au niveau 4, Bruxelles vit au ralenti ce samedi. La population est invitée à éviter les grands rassemblements”…

                “Yvan Mayeur, le bourgmestre de Bruxelles y a recommandé à certains bars de fermer leurs portes, tout comme ceux de la rue du Marché au Charbon.

                Je n’ai pas demandé la fermeture des cafés et restos du Centre de Bxl. Cela ne concerne que les cafés de StGery et Platesteen.”

                Insomma, mi pare di capire che si tratti di inviti a non svolgere attività ritenute a rischio di attentati. E che non si rischia certo l’arresto perché si viene trovati per strada dopo le 22.

              • Miguel Martinez scrive:

                Ancora:

                ” Le métro est complètement bouclé, les magasins ont été invités à fermer leurs portes, les rassemblements sont fortement déconseillés et une série d’événements culturels et sportifs ont d’ores et déjà été annulés”

                Da cui mi sembra di capire che un servizio pubblico (la metro) è stata chiuso, cioè lo Stato ha preso un provvedimento amministrativo che riguarda i propri dipendenti e i propri locali. I negozi sono stati “invitati” a chiudere, i raduni “sconsigliati” ma non vietati. Per quanto riguarda avvenimenti culturali, leggo altrove che i teatri hanno chiuso volontariamente.

                Francamente mi sfugge cosa c’entri tutto questo con una “punizione collettiva” che è invece è chiaramente il caso di Sens, dove non mi risulta che sia stato previsto alcun attentato e dove ci sono pene certe per chi esce di casa.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Tra una settimana se ne ricorderanno in pochi. Ci sarà l’Emergenza Temperature Polari detta anche Italia nella Morsa del Gelo.

        Be’, dai, io mi ricordo annate intere passate a controllare la polvere nelle buste…

  19. Roberto scrive:

    Su blondet, scrive
    ” gente che va’ ai concerti e nelle discoteche e non tollera che si critichi la loro occupazione primaria, a cui loro attribuiscono un significato immenso e una rilevanza gigantesca.”
    In discoteca non ci vado da secoli, ma ai concerti ci vado abbastanza spesso (sarei dovuto andare a Parigi il sabato dopo l’attentato per gli U2…)
    Non è che sia una cosa con un significato immenso, ma è un’attività innocente, che non fa male a nessuno e che mi diverte (la musica certo, ma anche condividere un’esperienza con gli amici, bersi una birretta in compagnia, fare due chiacchiere con degli sconosciuti), e mi irrita profondamente un solone che viene a fracassarmi i maroni con un mucchio di boiate senza senso.
    Un po’ come se io scrivessi un pamphlet contro quelli che hanno l’esecrabile mania di ascoltare l’opera e leggere libri di filosofia….bondet e tutta la razza sua deve capire che si può campare anche senza dar fastidio agli altri e senza tenere il ditino puntato contro i costumi altrui

    • Peucezio scrive:

      “bondet e tutta la razza sua deve capire che si può campare anche senza dar fastidio agli altri”

      Certo che c’è tutto un universo dietro un’affermazione innocua e di apparente buon senso come questa.
      Non è affatto un’idea lapalissiana quella per cui ogni individuo si ritaglia il suo spazio di gusti, preferenze, abitudini, generi cinematografici, musicali…
      Anzi, è proprio il concetto stesso di individuo che si porta appresso un’infinità di cose.

      • Roberto scrive:

        È lapalissiano che non sia lapalissiano vista la quantità di gente che blondetteggia.

      • Miguel Martinez scrive:

        “Anzi, è proprio il concetto stesso di individuo che si porta appresso un’infinità di cose.”

        Infatti, questo è un punto fondamentale.

        Distinguiamo tra due cose:

        1) Un articolo di Siro Mazza sul sito di Blondet, da cui è nata una polemica, che ha fatto intervenire poi Blondet stesso. Questo articolo contiene alcune affermazioni il cui senso è stato ben spiegato da Pino Mamet; ed è un approccio che comprendo, ma non condivido.

        2) La questione più vasta: tutti noi campiamo dando fastidio agli altri. Io mi faccio i fatti miei e invento l’automobile, agevolando qualche milione di incontri (e di nascite) che magari altrimenti non sarebbero mai avvenute e qualche milione di morti tra trasporti bellici e incidenti.

        Mi faccio i fatti miei aprendo una discoteca al centro di Parigi, faccio tanti di quei soldi che mi compro tutto il palazzo e mando gli ufficiali giudiziari a sfrattare tutti gli inquilini, che se ne vanno a vivere a Saint-Denis diventando spacciatori della droga che si vende nella mia discoteca.

        Mi faccio i fatti miei creando una app per il telefonino che permette di avere immediatamente la risposta a tutte le domande di qualunque compito a scuola, per cui milioni di giovani smettono di studiare.

        • Roberto scrive:

          Miguel, Perdonami se ti ricordo di cosa stiamo parlando:

          tizi che passano una serata ad un concerto e due personaggi che definiscono i tizi di cui sopra dei malati, morali, anathema sit!

          Ripeto, ognuno può esprimere la suo opinione e ci mancherebbe altro, ma se esprimi un’opinione ridicola e offensiva aspettati di essere spernacchiato

        • Roberto scrive:

          Immorali, naturalmente

        • PinoMamet scrive:

          Però Roberto non è che non capisca il tuo punto di vista (e di Z.) ma non vedo cosa ci sia di particolarmente diverso da quello che si legge ogni giorno.

          Dei tizi passano una serata a un concerto, e magari, se lo conoscono, pensano che Blondet sia un perfetto idiota;
          Blondet ritiene che i tizi siano dei malati morali, e probabilmente non troppo svegli.

          Boh?
          A me pare che rientri tutto nella generica libertà di disprezzo;
          come un litigio tra automobilisti.

          Indipendentemente dal fatto che il veicolo A avesse torto o ragione, non ne faccio una questione di principio, una questione, come dice Blondie, “di religione”.

          In realtà penso che si possa essere benissimo in disaccordo con la sua particolare visione del mondo;
          e sicuramente in disaccordo col modo particolare, e spesso sgradevole, con la quale la esprime
          (come se l’automobilista A, indipendentemente dal fatto che abbia ragione o no, cominci a urlare “cretino! figlio di puttana!”);

          però è difficile dargli torto quando dice che le persone che gli rispondono sembrano farne, appunto, una questione di principio, per cui i tizi che vanno a un concerto hanno ragione “perché sì”, e in cui non sembra in discussione tanto il modo di esprimersi di Blondet (“cretino! figlio di puttana!” nel nostro esempio automobilistico) ma proprio la sua visione della vita come “eretica”.

          Perché, in effetti, chi non ha mai letto insulti o frasi sgradevoli su internet, passando oltre con unalzata di spalle?

          E questo, naturalmente, non può che rafforzare paradossalmente la sua visione:
          se mi attaccano come se fosse una questione religiosa, per “loro” deve trattarsi di una religione…

          • Z. scrive:

            “Equitalia è una società privata! Vergogna!”
            “Ma che dici! Equitalia è partecipata al 51% da AE e al 49% da…”
            “Ecco, che schifo, difendi il sistema!”

            ***

            “Pino, sei un lombardo!”
            “Ma veramente non sono lombardo…”
            “Ecco, lo vedi che ti scaldi? Appena ti toccano l’Emilia ti scaldi! Hai la coda di paglia!”

            ***

            “A Bologna c’è sempre la nebbia!”
            “A Bologna avrò visto un po’ di foschia una o due volte all’anno, altroché nebbia!”
            “Ecco, difendi sempre Bologna per partito preso!”

            Con in più l’aggravante di insultare gente che è stata trucidata a freddo mentre guardava un concerto: ma siccome i trucidati fanno parte del Grande Occidente Cattivissimo, e siccome qualche mentecatto – ampiamente rilanciato e ritrasmesso su questo blog – ha deciso che si trattava di un “concerto satanico”, beh, non vogliamo dire che un pochino se la sono cercata? almeno un pochino, via?

            Ecco, direi che questo spiega abbastanza bene perché chi dice certe cose riceve certe risposte: senza bisogno di scomodare concetti come Dio, il Diavolo, il Satanasso o il Marchio della Bestia.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Z

              ““Ma che dici! Equitalia è partecipata al 51% da AE e al 49% da…””

              Scusami, ma una società mi sembra che sia “privata” dal momento in cui le decisioni vengono prese autonomamente, a prescindere da chi ci ha investito.

              Questo è il problema che abbiamo avuto noi a Firenze, con una società che porta in giro enormi pullman a due piani pieni di turisti. Il Comune dice che non può farci niente, perché è privata.

              Poi ho scoperto che è partecipata al 100% da un consorzio di comuni, tra cui è ampiamente maggioritario il Comune di Firenze. Però è vero che per il Comune è solo un modo di guadagnare soldi, senza che i cittadini possano farci niente.

          • PinoMamet scrive:

            Non ho capito cosa mi stai rispondendo, se stai rispondendo a me.

            Che ognuno se la prende per le cose che lo riguardano più da vicino?
            Mi pare ovvio.

            Se invece stai rispondendo a Blondet, dicendogli che prendersela per gli insulti alle vittime del concerto è un fatto di sensibilità personale, e non una prova dell’appartenenza a un culto satanico, credo che sbagli il bersaglio;

            infatti Blondet non crede che il pubblico del concerto, o i difensori del rock, aderiscano a un culto satanico, come i tizi che cercano frasi sataniche al contrario nelle canzoni…

            crede invece che i valori, o, secondo lui, i contro-valori della società contemporanea portino l’impronta del Maligno, che in quanto tale si nasconde anche in cose che appaiono divertenti e innocue, ma, a guardare bene, in controluce, non lo sono affatto.
            Pensa insomma che se in una canzone tock tu nomini Satana perché ti proclami suo seguace sul serio;
            lo nomini per prendere in giro che ti ritiene suo seguace;
            o non lo nomini affatto, ma pensi che sia giusto scopare liberamente ecc. ecc., perché è quello che ti è stato mostrato in film, canzoni, libri ecc.;
            comunque, dietro tutto ciò, c’è il piano di distruzione dei valori del Male, che è iniziato con la creazione del mondo e finirà con il ritorno del Messia.
            E magari, se nomini Satana anche ironicamente, in realtà sotto sotto è una firma di Satana, a volerla vedere, ma questo aspetto non è troppo importante nel suo pensiero.

            Questo il suo pensiero, sia chiaro, non il mio.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            — Scusami, ma una società mi sembra che sia “privata” dal momento in cui le decisioni vengono prese autonomamente, a prescindere da chi ci ha investito. —

            Beh, ma è chi appunto investe in una società a deciderne l’assetto e l’indirizzo, entro i limiti previsti dalla legge. Se in una società le decisioni vengono prese da un’assemblea dove l’intero capitale è controllato da enti pubblici, mi sembra difficile definire quella società “privata”.

            Le società private di riscossione operavano prima della riforma: quando operavano, eh, perché talvolta non recuperavano il credito lasciando, come dire, qualche buco nei conti dei comuni…

          • Z. scrive:

            Pino, sto dicendo che quando si è abituati a puntare il ditino sugli altri per partito preso è abbastanza normale credere che anche gli altri vogliano fare lo stesso con noi. E quando qualcuno ci rivolge un’obiezione nel merito nemmeno la ascoltiamo.

            Per fortuna non è sempre così. E come giustamente osservi questo tipo di reazioni si verifica soprattutto sul web. Soprattutto perché di persona si è più portati all’empatia con l’interlocutore, secondo me; e poi anche perché, di persona, il pudore e la vigliaccheria aiutano a conservare la pace 🙂

            Detto questo, siccome nella società di oggi molti scambi e molte comunicazioni avvengono a distanza, sarebbe bene imparare a non lasciarsi andare alle bassezze più antipatiche.

            Il che vale in primo luogo non tanto per Blondet – che credo influisca sulla società quanto me e te: fuori da questo blog non ne ho mai sentito parlare! – quanto per politici e personaggi importanti che scrivono bestialità su certi videogiochi online detti “social”.

        • Roberto scrive:

          Infatti pino, mi sono limitato a dire che il solo e mi irrita profondamente.

          Sul reciproco disprezzo hai perfettamente ragione, diciamo che “ha iniziato lui” (e non dire ai miei figli che uso questa espressione tabù)
          Nel mio mondo ideale il disprezzo reciproco sarebbe sostituito dall’indifferenza reciproca, che é la cosa che applico a mille non problemi.
          Jamila porta il velo?
          Giorgio bacia Ugo?
          Samantah (con la acca) si veste come una battona?
          Monsieur de hautecloques spende 500.000 euro per comprare un quadro che avrebbe potuto disegnare mio figlio?

          Un bel ECCHISSENEFREGA e torniamo alle nostre occupazioni e alla nostra vita!

          • Roberto scrive:

            Solone (un’altra cosa che mi irrita è il correttore automatico dell’iPhone)

          • Peucezio scrive:

            Sul piano pratico quello che dici è l’unico modo oggi possibile di vivere o, quantomeno, uno dei meno dannosi.
            Anche perché in Italia negli ultimi vent’anni la parte dei moralizzatori rompicoglioni l’ha fatta la sinistra progressista per imporre valori alla rovescia e in sostanza per dire che non si deve scopare, non si deve vivere, non si deve respirare.
            Quindi mille volte meglio una morale individualista, libertaria e anarcoide come la tua.

            Resta il fatto che quest’idea, se la si guarda su un piano sovrastorico, è una violenza assoluta all’uomo e alla sua essenza.

          • Roberto scrive:

            “morale individualista, libertaria e anarcoide come la tua.”

            Ok, anzi grazie, per i primi due, ma anarcoide?
            Non ero quello che idolatrava la legge?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Anarcoide perché idolatri la legge profana, ma ignori l’Unica Vera Legge Sacra Universale, ovvero ciò che Peucezio in questo momento ritiene che sia giusto.

          • Z. scrive:

            C’è una cosa che non capisco:

            in che modo il fatto che Jamila porti il velo (o che il sig. Coso compri un quadro mediocre a mezzo milione di euri) è una violenza assoluta all’uomo o alla sua essenza?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Se applicherai la regola empirica che ho teorizzato, troverai la risposta a questa e ad altre domande 😀

          • Z. scrive:

            Sì, ma messa così c’è un problema di conoscibilità della norma mica da poco.

            Bisognerebbe negoziare un limite alle novelle della UVSLU, tipo una alla settimana, per dare al suddito la possibilità di rispettare i nuovi precetti.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Quella della certezza del diritto è un’idolatria ideologica illuminista. Se fossi un vero autentico Uomo del Popolo sapresti subito, d’istinto, aderire alla norma prima ancora della sua formulazione.

    • Roberto scrive:

      L’amico di blondet scrive

      “Una giornalista inviata a Parigi, in un altro Tg, parlava dei giovani ammazzati in quel locale come la “gioventù sana”… Ora, non dubito che quei decerebrati partecipanti alla baraonda rompitimpani fossero bravi ragazzi, onesti, studenti o lavoratori, desiderosi solo di un po’ di quel “divertimento” che questa società marcia e ignobile offre (impartisce) loro. Ma che fossero “sani” ne ho qualche dubbio. No, è gente malata, interiormente, spiritualmente, perlopiù inconsapevolmente e suo malgrado. ”

      Ora io rispetto senza alcun problema la libertà di parola, ma ricordo che la stessa libertà di parola mi permette di mandare questo mentecatto affanculo di tutto cuore

      • Peucezio scrive:

        Roberto, ma tu con salute intendi la sopravvivenza in senso fisiologico?
        Cioè il fatto che uno dovrebbe riuscire più o meno a passare la notte?

        • Roberto scrive:

          Salute in tutti i sensi.

          Tizio dice “gente malata interiormente, spiritualmente” e io gli rinnovo l’invito ad andare dove dico io

  20. mirkhond scrive:

    “a momenti non si riesce a farmi uscire di casa per andare a fare la spesa”

    Nei miei limiti, posso comprenderti, in quanto per dieci giorni non ho preso delle gocce di un tranquillante, perché mi seccava vestirmi per uscire e recarmi in farmacia.
    La cosa più triste di questa situazione è che vedo intorno a me erigersi sempre più una prigione di terrore, che mi impedisce sempre più di poter andare nei luoghi in cui sento forte il richiamo dello Spirito.
    Avant’ieri mentre facevo una passeggiata, sentivo tutta la mia solitudine ed estraneità verso questa società che non riesco a sentire mia.
    Mi passa davanti una bella ragazza bionda con minigonna mozzafiato e cosce possenti, e penso che gente come Salvini o Ezio Mauro, chiedono uno stato di polizia per difendere il diritto a fare bella mostra di ciò che sarebbe più opportuno celare a sguardi indiscreti ed estranei.
    E sento che diventa sempre più difficile dirlo apertamente, per timore di essere presi per filoterroristi.
    Ed io non sono coraggioso……

    • Miguel Martinez scrive:

      “La cosa più triste di questa situazione è che vedo intorno a me erigersi sempre più una prigione di terrore, che mi impedisce sempre più di poter andare nei luoghi in cui sento forte il richiamo dello Spirito.”

      Premesse le tue idiosincrasie personali 🙂 è vero quello che dici. Anch’io esiterei a visitare tanti posti che magari dieci anni fa avrei voluto vedere, dalla Siria al Mali.

      Cioè i luoghi di frontiera, come abbiamo già detto.

  21. mirkhond scrive:

    Dai link che hai postato, temo che diventerà difficile persino andare in Svizzera, Baviera, Bassa Sassonia, nella regione tra Amburgo e Luneburgo, lo storico Bardengau, urheimat dei Longobardi, che desidererei tanto visitare.
    Oppure recarmi a Bordeaux, in Normandia, nel Bourbon, in Navarra e in Guascogna.
    Ma diventa difficile persino recarsi nelle Marche (non parliamo più a nord, vista la maggior concentrazione poliziesca per via della maggior presenza di immigrati extracomunitari; vedasi la psicosi provocata dall’esposizione di una bandiera a Fidenza, erroneamente scambiata per quella dell’isis).
    Un regime di terrore che mi angoscia e mi soffoca sempre più…….

    • PinoMamet scrive:

      “vedasi la psicosi provocata dall’esposizione di una bandiera a Fidenza, erroneamente scambiata per quella dell’isis”

      beh, non esageriamo: un pensionato (non ho letto l’articolo ma ci giurerei) ha visto la bandiera degli All Blacks e ha chiamato i carubba che si sono fatti due risate.

      Senza articolo della Gazzetta probabilmente non l’avrebbe saputo nessuno.

      Ma appunto, torniamo all’esempio di Miguel sul cronista di provincia…

      • Z. scrive:

        La realtà giornalistica e quella storica, come la realtà storica e quella processuale, non coincidono quasi mai. Questo in fondo lo sappiamo, ma molto spesso si tende a dimenticarlo. Grazie per avercelo ricordato 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Vabbè ma il linguaggio giornalistico è fantastico.

        Ho controllato l’articolo della Gazzetta: le cose sono andate come le ho riportate io ; l’articolo non dice se gli allarmisti erano umarell, ma è lecito presumerlo 😉 )

        meravigliose però le parole che il giornalista gli mette in bocca:

        “poi siamo stati rassicurati che si trattava solo di un omaggio, al quale ci siamo uniti, alla leggenda del rugby Lomu, morto pochi giorni fa, e ai suoi All Blacks”.

        Immaginatevi tutto questo detto da una coppia di sfaccendati umarells emiliani con la coppoletta a scacchi e le mani dietro la schiena…
        😉

  22. mirkhond scrive:

    Riguardo ai Parisii

    Ciò che mi colpisce riguardo alla Gallia latinizzata, è proprio la persistenza dei nomi celtici delle città romane, nomi delle tribù stanziate in quelle che divennero città sotto Roma.
    E penso a Lutetia Parisiorum, che nel IV secolo dopo Cristo comincia a venir chiamata Parisii, o Mettis che poi diventerà Metz, o nomi di fiumi come la Senna, derivati dalle popolazioni che vi erano stanziate (i Sequani), Bononia che diventerà Boulogne, a ricordo di un gruppo di Celti Boi, una delle popolazioni celtiche più nomadi e sparse in un’area vastissima dell’Europa, come la Boemia, o in Gallia Cisalpina, dove rinominarono Bononia l’etrusca Felsinea.
    Aveva ragione il grande archeologo francese Venceslas Kruta quando definì i Celti, il Popolo d’Europa.

  23. mirkhond scrive:

    Mettis, dai Galli Mediomatrici.

  24. mirkhond scrive:

    “nei paesi più sfigati probabilmente si sogna con concupiscenza ed invidia la nostra società come la terra dell’oro, senza sapere di tutta la gente che sta nella cacca anche qui, salvo che accorgersene quando ovviamente c’è da suscitare e reclutare il suicida di turno.”

    Diceva lo stesso il professore con cui mi sono laureato.
    Lui dava la colpa di questo abbaglio alla televisione e alla pubblicità.

  25. mirkhond scrive:

    Ammiano Marcellino (c.330-c.400 d.C.), storico e cortigiano dell’imperatore romano Giuliano detto l’Apostata (361-363 d.C.), descrive i Galli latinizzati intorno al 360 d.C., quando le legioni della Pars Occidentis romana, proclamano il loro comandante e vicerè dell’Occidente, il cesare Giuliano appunto, come imperatore.
    Ammiano ci parla di belle donne dalla pelle chiara, di uomini amanti del vino che dev’essere rosso puro, ché se annacquato viene considerato alla stregua di un piscio.
    Inoltre descrive i Galloromani come tutti molto bellicosi e amanti della guerra, a differenza degli Italici che ricorrono addirittura alle autoamputazioni pur di sfuggire il servizio militare.
    Insomma un quadro non molto diverso da quelli che sarebbero diventati i Francesi! 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      “Insomma un quadro non molto diverso da quelli che sarebbero diventati i Francesi!”

      Ma non mi sembra che somiglino molto ai francesi-puzza-sotto-il-naso-postmoderni-psicanalitici-noburqa-republique, che li vedo tutti piccolini, con il nasino all’insù e quell’aria di sufficienza parigina, mentre si recano per puro dovere in discoteca.

      Che come ci ricorda Tortuga, non è né l’immensa Francia dei campi, né l’immensa Francia della gente risucchiata dal Maghreb dall’idrovora.

      • PinoMamet scrive:

        I Galli di Strabone però assomigliano decisamente ai francesi di oggi, se ci vai a vedere…

        in effetti, non so bene che fine abbiano fatto i Galli che i Romani vedevano come alti e feroci:
        qualche fisionomia padana (e non solo eh? ricordiamo che ogni popolo, antico e moderno, è sempre un popolo di bastardi) sicuramente li ricorda, e anche in Francia ce ne saranno…

        credo che i Galli più tipici fossero del modello Jean Reno (che poi credo sia spagnolo) e Donald Sutherland (che è britannico) 😉

        ma credo che già in epoca imperiale ci fosse ben poco di tipico o di uniforme;

        naturalmente ai Romani piaceva avere un avversario alto e temibile, meglio ancora se barbaro, ma quando poi hanno “scoperto” i Germani, si sono accorti che erano più alti, più temibili, e più barbari ancora, degli ormai innocui Galli…

        e quando parlano di Brenno, per esempio, stanno ricostruendo a memoria, e con gusto manieristico e direi quasi “pompier” ante litteram, un episodio di secoli prima, rimaneggiato per far fare bella figura ai Romani, e descrivendo la banda di Brenno, che chissà che roba fosse, come i Galli della Gallia transalpina, a loro volta immaginati come gli avversari ideali…

        un procedimento non diverso dal pittore rinascimentale che mette la celata o il morione ai soldati che trafiggono il costato di Cristo…

        su tutto ciò, mettiamoci il fatto, ricordato da Mirkhond, che i Galli erano un popolo, o un vago insieme di popoli leggermente uniti da una cultura comune, “europeo”;

        probabilmente frutto di una serie di incroci e assimilazioni con popoli diversissimi, non diversamente dagli Nguni del Sudafrica o dalla Confederazione Irochese in Nord America…

      • PinoMamet scrive:

        Nel già citato oggi “La mia Africa”, che è mi capitato sottomano questi giorni e che ho sempre snobbato per i miei radicatissimi pregiudizi contro le baronesse danesi:

        scopro che i somali, in mancanze di somale, sposano le donne masai, anche se diversissime per cultura;
        i masai, le cui donne sono poche e poco fertili, sposano le donne kikuyu, con cui non sono più parenti di quanto lo siano dei somali, mentre i loro parenti ancestrali abitano lontanissimo;
        mentre gli arabi, in mancanza di meglio, sposano le somale.
        E tutti si capiscono con la lingua di un altro popolo, a sua volta nato come popolo bastardo, lo swahili.
        E tutti sono uniti da un immarcescibile odio e disprezzo reciproco…

        • mirkhond scrive:

          L’Arabo in effetti è la seconda lingua dei Somali, e fino al XX secolo, la lingua ufficiale, visto che il Somalo non aveva una sua scrittura e letteratura scritta, ma era solo orale.

        • paniscus scrive:

          Sarebbe interessante capire in base a quale differenza biologica le donne masai sarebbero “meno fertili” di quelle kikuyu… e per quale motivo le unioni tra due individui di popolazioni geneticamente lontane tra loro dovrebbero essere statisticamente più fertili di quelle tra individui delllo stesso ceppo etnico.

          All’aumentare della distanza genetica, o l’interfertilità è rigorosamente uguale, oppure diminuisce, ma di sicuro non aumenta 🙂

          E soprattutto sarebbe interessante capire se qualche maschio masai si è mai posto il problema di essere eventualmente poco fertile lui, personalmente, di persona, invece che solo le donne.

          L.

          • PinoMamet scrive:

            Non credo ci fosse alcuna differenza biologica, naturalmente, ma non escluderei una certa incidenza dello stile di vita seguito per anni prima del matrimonio.

            Per esempio, leggo che i kikuyu avevano molte vacche, però a pascolarle in lunghe transumanze estenuanti erano i masai..

            boh. Poi l’alimentazione ecc.

            Tra gli aneddoti raccontati dalla Blixen (che è molto meno antipatica di quanto me la sarei immaginata e non scrive affatto male) c’è quello del bambino kikuyu scappato presso i masai per una storia tragica, che viene cresciuto da loro, e quando l’autrice lo rivede diversi anni dopo è cambiatissimo anche come aspetto.
            Lei dice che probabilmente sarà stata la dieta diversa, oltre che naturalmente lo stile di vita.

            Boh.

            Non so invece se si siano mai posti il problema dell’infertilità maschile.

            Stiamo parlando di popolazioni che considerano normale e dovuta l’escissione o “circoncisione femminile”, come se chiama…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E soprattutto sarebbe interessante capire se qualche maschio masai si è mai posto il problema di essere eventualmente poco fertile lui

            Quindi la scarsa fertilità maschile può avere una diffusione demograficamente rilevante in un gruppo etnico, mentre quella femminile no?

          • paniscus scrive:

            “Quindi la scarsa fertilità maschile può avere una diffusione demograficamente rilevante in un gruppo etnico, mentre quella femminile no?”
            _________________

            No, veramente non ho detto questo: ho semplicemente osservato che l’automatismo “la nostra società fa pochi figli? Allora la soluzione è sposare donne di altre popolazioni” mi sembra quanto meno becero e inefficace.

            Che poi la diminuizione di fertilità tra i maschi e tra le femmine della stessa popolazione possa avere cause diverse, può benissimo essere vero. E che possa anche esserci qualche popolazione in cui i maschi sono più colpiti e le femmine meno, oppure il contrario, è plausibile pure quello (PROPRIO perchè le cause sono diverse).

            Ma le situazioni descritte sopra mi parevano proprio riconducibili a una concezione molto più grossolana, secondo cui qualunque maschio è sempre un potenziale fecondatore a oltranza, e la causa della sterilità dipende sempre solo dalla donna, che sarebbe ora di superare…

            L.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Inoltra formale protesta per le becere concezioni tradizionali dell’Africa orientale di inizio XX secolo.

  26. mirkhond scrive:

    Non ai Francesi di oggi, ma a quelli di epoca medievale e moderna, un poco sì! 🙂

  27. mirkhond scrive:

    “e quando parlano di Brenno, per esempio, stanno ricostruendo a memoria, e con gusto manieristico e direi quasi “pompier” ante litteram, un episodio di secoli prima, rimaneggiato per far fare bella figura ai Romani, e descrivendo la banda di Brenno, che chissà che roba fosse, come i Galli della Gallia transalpina, a loro volta immaginati come gli avversari ideali…”

    Venceslas Kruta, parla di una riscrittura di quel periodo della storia romana che va dalla sconfitta sull’Allia nel 387 a.C. fino al 350 a.C.
    Periodo in cui Roma sostanzialmente non riuscì a rintuzzare con le armi le incursioni dei Senoni, ma fece ampio ricorso a tributi per tenerli lontani.
    Senoni che nello stesso periodo costituivano una delle componenti più forti dell’esercito mercenario di Dionigi di Siracusa (405-367 a.C.).
    La città di Ancona venne infatti fondata da coloni siracusani inviativi da Dionigi intorno al 390 a.C. come emporio siracusano, accanto alla città parzialmente etrusca di Spina, luoghi di arruolamento dei mercenari Senoni.
    Era dunque comprensibile che Roma, divenuta in seguito una grande potenza cercasse di riscrivere un capitolo della propria storia più antica per nascondere un periodo di inferiorità militare e politica in un’Italia egemonizzata da Siracusa col robusto concorso dei mercenari Celti cisalpini……..

  28. mirkhond scrive:

    “le popolazioni pre-mongole, suddivise in tribù riunificate a partire da Kublai Kan”

    Genghiz Khan Tortuga 🙂
    Kublai era suo nipote.

  29. mirkhond scrive:

    Rispetto ai Celti

    Oggi come giustamente dice Tortuga, ne rimane ben poco.
    L’unico paese davvero celtofono (sia pure in stato di bilinguismo con l’Inglese) è rimasto solo il Galles.
    In Irlanda e Scozia il Gaelico è orami parlato da una sempre più ristretta minoranza, nonostante la riscoperta “celtista” in chiave anti-inglese degli ultimi 100 anni.
    Idem in Bretagna dove i giovani sono francesi monoglotti.
    Ma il grosso della Celtofonia venne spazzato via/assimilato da Roma e dai Germani, rispettivamente sulle sponde occidentali e orientali del Reno e meridionali e settentrionali dell’alto e medio Danubio.
    Dunque scoprire quanto resta di influsso celtico è opera di studiosi del folklore e di linguistica, sempre tenendo conto di ciò che ha detto giustamente Pino, sul fatto che siamo tutti meticci.
    Oggi poi, ciò che consideriamo “celtico” è più il frutto di mode d’importazione statunitense, a loro volta rielaborazioni di sfilacciate e cristianizzate tradizioni delle isole britanniche, dove il celtico si fonde e viene assimilato dal germanico-norreno.
    E comunque in un mondo tecnologizzato e urbanizzato non si trovano certo aspetti comunque legati ad un mondo contadino ormai defunto, in cui sopravvivevano come un residuo rielaborato alla luce di culture successive.

  30. Tortuga scrive:

    Beh, intanto apprendo che mirk ha trovato una piacevole interlocutrice e Pino è stipendiato, e allora auguri e congratulazioni a tutti e due!! Sono molto contenta delle belle notizie!!

    Miguel, hai una mail molto pucciosa con cui divertirti insieme a Lisa, sul solito indirizzo, quello che guardi ogni morte di tre papi 😀

  31. mirkhond scrive:

    “magari e’ la volta che salta l’ipocrisia dello stato unitario con un sud islamico al potere a cui si accoda un nord che cerca solo di fare i suoi interessi (questa’ e’ fantapolitica :D)”

    Non sarebbe male!
    Così finalmente cesserebbero tutte le cazzate sui fratelli d’Italia! 😉

  32. Pietro scrive:

    @Mauricius: sapevo chi l’avevo postato. In ogni caso rendeva bene il pensiero di Salvini.
    @Miguel: Ogni qualche mese prendo in mano il libro dell’Avv. Corbucci, per puro caso ho trovato citato sul giornale un processo presente nel libro. Nel libro (2012) gli imputati per terrorismo islamico (sto molto generalizzando sulle accuse) di questo processo sono difesi dall’autore, venendo anche assolti dopo l’appello. Il giornale in questione dice che uno e’ morto in Siria e l’altro sta ancora combattendo in quel paese. Ora mi sorge una riflessione:
    o Corbucci ha difeso dei colpevoli che mentivano proclamandosi innocente (dando credito alle posizioni piu’ islamofobe) oppure la situazione e’ talmente peggiorata che degli innocenti sono finiti a diventare veramente i colpevoli che erano considerati dall’accusa.
    Questa cosa mi ha fatto molto riflettere.
    @Tutti: sbaglio o il complottismo antiamericano non e’ piu’ di moda?

    • Roberto scrive:

      Su corbucci,
      È interessante perché dimostra la necessità di ascoltare entrambe le campane. Se un avvocato scrive un libro in difesa dei suoi clienti, credo che sia saggio prenderlo per quel che è, cioè un libro scritto da un avvocato in difesa dei suoi clienti.
      Non è affatto una questione di buona fede dell’avvocato in questione, è che lui conosce una parte della storia (quella che gli raccontano i clienti)

      Dimostra inoltre che la verità processuale non è la verità

      Grazie, un’osservazione molto interessante

  33. Pietro scrive:

    @Tutti di nuovo: dopo aver scritto il commento sopra ho avuto la mia prima censura su Facebook. Ho postato un articolo tratto dal pericolosissimo sito fondamentalista islamico uzbeko Radio Free Europe e me l’hanno cancellata perche’ nella foto c’erano dei tipi in passamontagna, che se non ci fosse la didascalia potrebbero essere chiunque.
    http://www.rferl.org/content/qishloq-ovozi-uzbekistan-terror-crackdown/27373156.html

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ma avevi cancellato la foto dall’anteprima?

      • Pietro scrive:

        No. Mi era sparito il post, poi nel momento in cui ho scritto a FB e’ ricomparso. Coincidenze presumo ma da utente assiduo devo dire che da quando su FB hanno cambiato gli algoritmi per renderlo molto piu’ commerciale e’ peggiorato molto in fatto di funzionalita’. Tra l’altro, magari puo’ interessare, la mia pagina FB centroasiatica ha tantissimi “followers” afghani, tagiki, pakistani, ecc. Negli ultimi giorni ne ho persi a decina, la stessa cosa mi ha detto una ragazza che ha molti contatti tra berberi e tuareg, uguale per una pagina piu’ asiatica. Non capisco bene cosa voglia ma qualcosa vuol dire. Il mondo non europeo sta facendo autocensura o stanno stringendo le maglie della sicurezza?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Tu cancella sempre la foto dell’anteprima quando pubblichi link. Certo, sempre che la foto dell’anteprima non sia parte essenziale della notizia.

  34. mirkhond scrive:

    Se Blondet leggesse i post di Zanardo in merito al suo articolo, troverebbe conferma di ciò che pensa sul “totalitarismo discotecaro” 🙂 e i suoi “adepti”……..

    • Z. scrive:

      Tutti noi tendiamo a trovare conferme delle nostre idee in ciò che vediamo e leggiamo, proprio perché spesso le vogliamo trovare ad ogni costo.

      Quindi sì, non dubito che sarebbe capace di scambiare con un “discotecaro” persino uno come me, anche se è più facile che un cammello e una gomena entrino assieme nella cruna di un ago piuttosto che vedere me entrare in una discoteca 🙂

  35. mirkhond scrive:

    “A Bologna c’è sempre la nebbia!”
    “A Bologna avrò visto un po’ di foschia una o due volte all’anno, altroché nebbia!”
    “Ecco, difendi sempre Bologna per partito preso!”

    Non per partito preso, ma perché la AMI.
    E quando ti toccano ciò che AMI, la tua lucidità e la tua tolleranza (se ce l’hai) possono andare a farsi benedire…..
    Ed in ciò abbiamo conferma che si può essere liberali, libertari, democratici, tolleranti SOLO FINCHE’ NON CI TOCCHINO CIO’ CHE AMIAMO!

    • PinoMamet scrive:

      Ma… secondo me ognuno trova tutte le conferme a ciò che già crede.

      Non so, è come se parlassimo tutti lingue diverse, tutte fatte da omofoni regolati da un’identica sintassi, sicché crediamo di capirci, mentre diciamo cose diverse.
      A: “Passami il sale”
      B: “Perché dovrei uccidere il cane?”
      (e poi, nel pensiero:
      A: “B deve essere pazzo”
      B: “A è fuori come un culo e odia i cani” )

      Blondet crede che in questa società tutti abbiano subito un lavaggio del cervello, gli rispondono in massa che non è vero, e lui ne ricava la conferma che è proprio vero, e tu la conferma che non è possibile andare d’accordo tra esseri umani… 😉

      PS
      comunque è vero, Z., di qualunque cosa si tratti, datane l’esistenza e, meglio ancora, una certa istituzionalità, tu sei il difensore e il paladino 😀
      Un po’ come Francesco con Berlusconi o CL: li critica anche, ma non li mette mai veramente in discussione .

      Stacci, è così.

  36. mirkhond scrive:

    Quello che mi ha colpito non è tanto la critica di Zanardo a Blondet.
    Tante volte come hai ricordato, Zanardo come ognuno di noi ovviamente, esprime il suo disaccordo su questo o quell’argomento.
    Ma lo fa sempre in tono pacato e ironico.
    Questa volta invece è andato su tutte le furie.
    Evidentemente perché è stato toccato un tasto per lui molto sensibile…….

    • PinoMamet scrive:

      Questo mi pare vero, in effetti. Non so se sia andato su tutte le furie, ma certo mi pare che ci sia stata una foga particolare, come quando ci toccano una cosa personale.

      Lo afferma Z,. stesso, quando fa il paragone con le cose che fanno arrabbiare ognuno di noi personalmente.

      Ora, visto che la musica rock e i concerti sono per lui una cosa “personale”, sono contemporaneamente veri i punti di vista di Z.
      (“Blondet deve smettere di rompere le balle su cose innocue, e che tra l’altro mi piacciono”)
      e di Blondet
      (“tutti la prendono sul personale perché ci tengono, e se tutti tengono a questa cosa vuol dire che la società è ormai uniformata su questi valori”).

      E le due visioni, così profondamente diverse, finiscono per fornire l’una all’altra il materiale per esistere.

      • Dif scrive:

        Anch’io ho notato reazioni un po’ più forti del solito, ma secondo me sono giustificate.
        Anch’io non ho pensato “che strano punto di vista che ha questa persona, probabilmente sbaglia ma capisco le sue ragioni” come spesso mi capita di pensare quando qualcuno esprime un’opinione forte e inconsueta.
        Ho pensato proprio “ma cosa cazzo sta dicendo?” forse perché, dopo che sono stati sprecati fiumi di parole sui fatti di Parigi, è anche passata la voglia di stare a sentire le idee sballate di ogni dannato predicatore in cerca di attenzioni che offende gente che è morta mentre si faceva i fatti propri.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        visto che la musica rock e i concerti sono per lui una cosa “personale”

        Oppure, più semplicemente, è che gli appassionati di metal si sono rotti le palle di essere descritti come adoratori del Male, cosplay dell’orrore, satanisti, ecc. E questa volta diversa gente che non conosce ciò su cui pontifica si sta sbilanciando in considerazioni sull’ironia di chi muore ascoltando death metal.
        Che è un po’ come se dopo che vengono giù le montagne russe uno se ne uscisse dicendo “eh, ti piaceva il brivido finto?”.

        • Z. scrive:

          Oppure come se uno venisse ucciso sulle montagne russe, e fosse deriso con frasi tipo “ahah guarda lo sfigato, il brivido ce l’ha avuto davvero”.

          Ma vuoi mettere quanto è bello concionare e pontificare sulle disgrazie altrui…

      • mirkhond scrive:

        Concordo con l’analisi di Pino.

      • Miguel Martinez scrive:

        “tutti la prendono sul personale perché ci tengono, e se tutti tengono a questa cosa vuol dire che la società è ormai uniformata su questi valori”

        Esatto. E’ questo il punto affascinante, a prescindere dall’interpretazione che ne dà Blondet.

        Cioè cosa ispira i comportamenti sociali di massa, che ogni singolo individuo crede sia un “fatto privato suo”, una “scelta” e così via.

    • Z. scrive:

      Su tutte le furie mi pare eccessivo. Non sono un fan degli EoDM, oltretutto (casomai dei Kyuss). Ed essere considerato “satanista” non mi offenderebbe, al massimo mi farebbe sorridere.

      Ma su una cosa hai ragione: questa volta ho provato un profondo fastidio.

      Dopo fatti come quelli di Parigi si dovrebbe a mio avviso scribacchiare poco e riflettere tanto. Esibire poca sicumera arrogante e farsi qualche domanda in più. Poi capisco che i giornalisti debbano scrivere e i politici parlare, ci mancherebbe, e lascio perdere.

      Ma se oltre a questo si sfoggia boria su cose di cui non si sa un tubo, si vomita disprezzo sui morti e ci si erge a moralizzatori allora sì, mi si rivolta quasi lo stomaco.

      Lo ammetto e capisco che si tratta di una debolezza da parte mia.

      • mirkhond scrive:

        Non è una debolezza, è sentirsi colpiti in qualcosa del profondo del tuo animo……

        • Z. scrive:

          Può essere. Detesto il bullismo, detesto lo sciacallaggio e detesto la sicumera arrogante.

          Mischiate insieme poi non ti dico…

          • mirkhond scrive:

            Diciamo che questa tua rabbia però è emersa di fronte ad una situazione particolare.
            Diversamente hai un atteggiamento più pacato e scanzonato…….

      • Peucezio scrive:

        Z.,
        ti ricordo sommessamente che fuori dall’Occidente fatti come quelli di Parigi succedono continuamente, in forma centuplicata.
        A me dispiace sinceramente dei morti di Parigi, anche se magari fai fatica a crederlo, perché per quanta poca stima abbia dell’umanità contemporanea, ci vivo immerso, ne faccio parte e quindi non posso non empatizzarvi (la vocazione dell’eremita non l’ho mai avuto, anzi, per me la socialità è l’unica dimensione che dà un senso alla vita) e so benissimo che fra i morti di Parigi ci sono persone non dissimili da gente di cui sarei potuto diventare amico.
        Però ciò non toglie che mentre altri vivono nella tragedia quotidiana, noi, appena ci facciamo la bua, strilliamo.
        Per noi l’idea dell’insicurezza è uno stato di eccezione: è completamente fuori dalla nostra percezione del mondo il fatto che andare a bere un caffè al bar sia una cosa pericolosa. In tantissimi luoghi del mondo questa è la normalità.
        Quindi un po’ di ritegno almeno nella lamentela.

        • Z. scrive:

          Infatti non dipende dalla geografia. Sarebbe altrettanto sbagliato schernire altri morti ammazzati altrove, in base alla musica che secondo noi ascoltavano. O in base a qualsiasi altra idiozia analoga.

          Poi perché non dovrei credere che ti dispiaccia per i morti di Parigi? Penso dispiaccia pressoché a tutti, incluso ovviamente Blondet.

          • Miguel Martinez scrive:

            “Poi perché non dovrei credere che ti dispiaccia per i morti di Parigi? ”

            Io credo che a nessuno dispiaccia particolarmente per i morti da nessuna parte, se non li conosce: è un fenomeno naturale e ovvio.

            Ci dispiace per le persone che conosciamo; ci dispiace per le persone che pensiamo di conoscere perché vengono incarnate in qualche immagine; non ci piace – più che altro per mancanza di abitudine – il pensiero del dolore fisico o la visione di corpi maciullati.

            Ma in sé, è ovvio e comprensibile che a Z dei 5.000 e passa “desaparecidos” del solo stato del Tamaulipas, non gliene potrebbe fregare di meno.

            E in un certo senso, giustamente.

            Ma è anche normale che chi è di Tamaulipas, o di tanti, tanti altri posti al mondo, gli girino, quando gli viene chiesto di commuoversi per i morti di Parigi.

            E siccome subisce un ricatto emotivo, reagisce emotivamente.

          • Z. scrive:

            Miguel, non stavamo discutendo di ricatti emotivi, o di altri morti più o meno commemorati.

            Stavamo discutendo del perché non ho una buona opinione di chi si diverte a schernire dei morti ammazzati in base alla musica che crede che ascoltino. A prescindere dalla nazionalità dei morti ammazzati e della musica che ascoltavano.

            Resto poi convinto che anche a Blondet, nonostante tutto, dispiaccia che quei ragazzi siano morti. Che devo dirti… magari sbaglio, boh.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Resto poi convinto che anche a Blondet, nonostante tutto, dispiaccia che quei ragazzi siano morti. Che devo dirti… magari sbaglio, boh.”

              Ma anch’io resto convinto che se tu dovessi vederti qualche video sul Tamaulipas, o dovessi conoscere qualcuno che ha conosciuto qualcuno disperso nel Tamaulipas, nonostante tutto, ti dispiacerebbe.

              Però se ti sentissi dire giorno dopo giorno che ti deve dispiacere solo per loro, a un certo punto uno scatto di nervi ce l’avresti pure tu.

              • Miguel Martinez scrive:

                Saltando di palo in frasca…

                Se c’è una categoria di persone che non sopporti (a ragione o a torto), non capisco perché il fatto che siano morte, debba cambiare minimamente il tuo giudizio su di loro.

                Al massimo, svanisce un po’ la rabbia perché rifletti su quanto tutto sia transitorio, ma perché non disprezzarle esattamente quanto le disprezzavi prima?

                Poniamo che sotto casa mia, dovesse fare un brutto incidente un SUV con dentro quattro tizi con la barba e il codino di quelli che puntano verso l’alto, strafatti di cocaina alle quattro di mattina e impiegati nel settore della ristrutturazione di loft per events.

                Presterei loro sicuramente tutti i soccorsi del caso, ma non credo che il mio giudizio su ciò che rappresentano cambierebbe di molto.

              • Miguel Martinez scrive:

                Ecco, credo che questo riassuma tutto. Intervista a Bruxelles:

                http://www.theguardian.com/world/2015/nov/23/deep-anxiety-pervades-brussels-as-lockdown-continues

                “Kengen, the businessman, agreed. “We don’t know what is going to happen. We manage things from day to day but we’re all still a bit stunned. But how long is this going to last? There’s going to be a moment when you have to loosen things up. This isn’t Gaza after all,” he said.”

                This isn’t Gaza, after all.

                Credo che la dica tutta, e aiuti anche a capire perché a volte sorga, in alcune persone già magari particolari, un odio capace di compiere atti particolarmente eclatanti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Stavo cercando di mettere meglio a fuoco il fastidio che mi provoca la faccenda dei gattini sui social network.

                Sicuramente, mi sfugge la distinzione importante tra belgi e francesi, che Roberto – che conosce molto meglio quel mondo – ha sottolineato; e probabilmente la mia sensazione è legata alla Francia, più che al Belgio, di cui conosco poco le attività politiche.

                Però già il fatto che anche in Italia e presumo anche in Francia, sia stata colta con tanto entusiasmo, credo che riveli il senso straordinario di infantile auto-assoluzione che caratterizza “l’Occidente”.

                Quanti postatori di gattini (mi chiedo, ovviamente sbagliando perché me li immagino francesi e non belgi) non hanno fatto nulla per impedire che si bombardasse per sette mesi la Libia e Bernard-Henri Lévy ci portasse poi in trionfo i jihadisti?

                Sono scese in strada – parlo delle donne – mettendosi un fazzoletto in testa in solidarietà con le ragazze cui veniva vietato di andare a scuola per una legge vessatoria fatta su misura per umiliare una comunità?

                Hanno smesso almeno di votare per Sarkozy o Hollande dopo l’ennesima visita in Arabia Saudita a vendere armi?

                Non è che le persone colpevoli meritino di soffrire particolarmente; ma non facciano gli innocenti.

                Questa almeno la sensazione che provo, ovviamente dopo aver scambiato francesi con belgi.

          • Roberto scrive:

            La cosa dei gatti mi ha fatto ridere perché è tipicamente belga!

            È un paese totalmente surrealista, dilaniato da problemi assurdi, ma abitato (almeno la parte francofona) da persone dotate di uno humour e autoironia veramente speciali

            Tu immagini Rai 1 che al telegiornale delle 20h00 lancia la notizia della secessione della padania facendo un servizio speciale di mezz’ora? Beh, la RTBF lo ha fatto, annunciando la secessione delle fiandre….

            Sinceramente non ho fatto caso a come la storia dei gatti sia stata ripresa in Francia. Non mi sorprenderei se non se ne fossero nemmeno accorti, presi come sono a discutere su come salvare il mondo….

          • Roberto scrive:

            “Belgio, di cui conosco poco le attività politiche.”

            Mai mettere nella stessa frase Belgio e attività politiche, si parla di un paese rimasto 18 mesi senza governo…
            😉

  37. mirkhond scrive:

    la conferma che non è possibile andare d’accordo tra esseri umani… 😉

    Se la si pensa in modi troppo diversi, sì.

    • Z. scrive:

      Se la si pensa in modo ESTREMAMENTE diverso in effetti non hai torto, ma nella max parte dei casi andare d’accordo dipende più dal carattere che dalle opinioni secondo me 🙂

  38. mirkhond scrive:

    Anche questo è vero.

  39. Moi scrive:

    @ LISA PANISCUS & MAURICIUS TARVISII

    Giusto ! Urge caricare ulteriormente il Salvifico Fardello dell’ Uomo Bianco, e portare la Civiltà a quel Branco di Negrazzi Selvaggi, con le loro Superstizioni da Sottosviluppati Primitivi sulla Fertilità Maschile Femminile e … ah, no : scusassero ! Dimenticavo: i baffi a manubrio noi non li si porta mica più ! Ho sbagliato Secolo ! Ma NON Ideologia Progressista, è vero che adesso c’è il Relativismo Culturale: ergo Etico, ergo Giuridico ergo …

    Ergo … Chi è che ha da ridire sulla Cultura Altra in questione ?!

    😉 😀

  40. Moi scrive:

    @ PIETRO

    Corbucci non mi ha mai ispirato fiducia …

    @ Z

    In fondo, Blondy non è che dica una roba tanto diversa dal “Fedez Islamico” dell’ altro post di Miguel, no ?! Solo che anziché “rapparla” da cosplayer-mujahid … la scrive da giornalista-saggista ! … No ?

    • Pietro scrive:

      Il libro di Corbucci e’ molto interessante quando si attiene al piano giuridico, quando esprime le sue opinioni scredita tutto il resto. Non per quello che dice ma per come lo dice, un complottista antiamericano ed un avvocato dovrebbero restare due persone distinte.

  41. Moi scrive:

    http://www.ilgazzettino.it/VICENZA-BASSANO/PROVINCIA/albettone_joe_formaggio_ladri_cartello_spariamo/notizie/1691336.shtml

    Joe Formaggio avverte: anche i Kansas-Albettonesi sparano, ma solo per difendersi all’ Americana !

  42. mirkhond scrive:

    “annunciando la secessione delle fiandre….”

    Ma fanno ancora parte del Belgio?

  43. mirkhond scrive:

    Roberto si trova meglio tra i Valloni rispetto ai Fiamminghi?

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