Lezione introduttiva alla globalizzazione

Tre anni fa, un luglio caldo come quello che si prospetta adesso.

Io abito a Firenze.

Mi chiama un’agenzia di traduzioni, con sede a Firenze, dicendo che hanno un lavoro che proviene da un’agenzia di Taiwan, un testo da tradurre dall’italiano verso l’inglese.

Il lavoro mi arriva nella casella della posta.

Si tratta della documentazione di una permuta di un posto macchina, in un condominio di Campione d’Italia, misterioso luogo globale sin dalla sua invenzione.

Permuta significa semplicemente che Tizio cede un posto macchina nell’angolo est del cortile a Caio, in cambio di un posto macchina assolutamente identico nell’angolo ovest dello stesso cortile.

Per quale motivo i due non si siano semplicemente limitati a sigillare lo scambio con una stretta di mano, non ci è dato sapere; come non ci è dato sapere perché abbiano dovuto tradurre i documenti in inglese.

Ora, i documenti erano qualcosa come quaranta pagine, tra Atto di Permuta, perizie varie, contratti di acquisto, mappe ed estratti dai registri catastali.

Ci ho sudato sopra per due settimane – l’unica cosa che pioveva erano i solleciti dell’agenzia di Firenze che mi metteva fretta a completare il lavoro.

Inutile dire che non ci hanno pagati, né l’agenzia di Firenze né me.

Evidentemente, esiste un’agenzia a Taiwan che si offre per tradurre qualunque cosa a prezzi bassissimi. Successivamente, i taiwanesi contattano agenzie di traduzioni in giro per il mondo, offrendo di pagare invece a buon prezzo.

Poi, semplicemente, si dimenticano di pagare. Tanto voglio vedere chi va fino in Taiwan per riscuotere qualche migliaio di euro; e quando si sono bruciati un’agenzia, ce ne sono altre diecimila.

Così riescono a offrire al cliente un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Un modo originale e creativo per affrontare le Sfide e le Opportunità del Mercato Globale.

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50 risposte a Lezione introduttiva alla globalizzazione

  1. Francesco scrive:

    Miguel

    la globalizzazione non c’entra

    il mondo piccolo era pieno di questa gente anche prima

    chiedi a Mirumir di un certo tizio dall’aria triste che comprava volumi di pregio

    e quando a fregarti era uno che abitava nella stessa via (Alto Medioevo?), alla fine ti accusava di stregoneria, eresia, sodomia, oppure era figlio extramatriminiale del Magistrato della Corporazione dei Traduttori (chissà chi è il santo protettore) e gli davano pure ragione

    ciao

    PS farsi dare un anticipo alla firma dell’ordine?

    PPS mi dispiace, comunque, per il tuo lavoro sprecato, speriamo i campionici non abbiano pagato l’agenzia di Taiwan

    • PinoMamet scrive:

      Mmm

      Francesco, i truffatori sono sempre esistiti. Vero. Però, sarà permesso dire che la globalizzazione (che non vuol dire niente di esoterico, semplicemente che esiste internet, il telefono e l’aereo, ma soprattutto internet) gli ha dato qualche strumento in più, o è delitto di leso capitalismo? 😉

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Magistrato della Corporazione dei Traduttori (chissà chi è il santo protettore)

      San Girolamo, naturalmente 😉

  2. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “il mondo piccolo era pieno di questa gente anche prima”

    Certo, ma non ho espresso alcun giudizio morale sulla ditta taiwanese, che fa semplicemente il mestiere suo, cioè procurare soldi per i propri soci.

    Il punto è che invece di dare il lavoro, non dico a un traduttore di Firenze, ma a uno che abita magari a Como, i permutanti hanno deciso di darlo a un’agenzia di Taiwan.

    Perché?

    Perché l’agenzia di Taiwan offre vantaggi economici.

    E perché offre vantaggi economici?

    1) perché paga i propri traduttori molto meno per lo stesso lavoro

    2) perché Taiwan ha il vantaggio di essere sostanzialmente inaccessibile ai tribunali italiani, almeno per questioni di questa portata.

    Queste due ipotesi – cioè il lavoro sottopagato oppure l’impunità legale – sono i vantaggi offerti dalla globalizzazione, vantaggi che i permutanti, comprensibilmente, colgono al volo.

    • Francesco scrive:

      2) appunto per questo l’agenzia di Firenze è stata incauta, la possibilità di tutelarsi da scorrettezze della controparte dovrebbe far parte della normale valutazione di qualsiasi offerta

      1) i truffatori NON pagano proprio … questo non è globalizzazione. lo sarebbe se il mio datore di lavoro trovasse qualcuno in India veramene in grado di fare il mio lavoro per meno soldi. però temo che avrebbero ragione loro

      ciao

  3. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Francesco

    “PS farsi dare un anticipo alla firma dell’ordine? “

    Se mi mettessi pure a chiedere anticipi, le agenzie cambierebbero traduttore.

  4. Mauricius Tarvisii scrive:

    Si potrebbe anche dire che semmai la globalizzazione è la risposta a questi problemi: se potessi citare in giudizio una società taiwanese esattamente come posso citarne una italiana, allora avremmo vera globalizzazione.

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “questo non è globalizzazione. lo sarebbe se il mio datore di lavoro trovasse qualcuno in India veramene in grado di fare il mio lavoro per meno soldi”

    Non capisco dove sta il problema.

    A Campione hanno trovato qualcuno (cioè me, per vie indirette) in grado di fare il mio lavoro per meno soldi.

    Anche l’agenzia di Taiwan è riuscita a ottenere il risparmio assoluto.

    E se né io, né l’agenzia di Firenze le facciamo causa, è per una semplice considerazione economica, quindi rientra sempre nello stesso meccanismo.

    L’agenzia di Taiwan agisce dentro la legalità reale anche se non teorica, e correttamente non mette a rischio gli investimenti dei suoi soci.

    L’impunità, come ad esempio la possibilità di far lavorare dei bambini dodici ore al giorno, costituisce un margine che aumenta notevolmente la competitività.

    • Francesco scrive:

      legalità reale anche se non teorica … stai diventando amico di Ferrara?

      e a buoni conti l’agenzia di Taiwan ha bruciato le sue possibilità almeno a Firenze … non è mercato

      ciao

      • Z. scrive:

        L’agenzia secondo me non ha bruciato un piffero. Semplicemente si rivolgerà ad altri – cambiando nome, se proprio necessario – e andrà a scrocco pressoché ad infinitum.

        E’ lo stesso che fanno molti clienti con gli avvocati. Se questi chiedono un anticipo, quelli si rivolgono ad un altro avvocato che non lo chiede.

        Poi non lo pagano 😆

        Z.

        • Francesco scrive:

          alla fine tutti gli avvocati che non chiedono un anticipo moriranno di fame e il mercato avrà risolto il problema

          giusto?

        • Z. scrive:

          Magari così fosse! 😀

          Ma così non sarà, per una serie di ragioni.

          In primis, perché quel tipo mercato esiste solo nei libri. Ma questo è il problema minore.

          Inoltre, perché nella professione non esiste nemmeno quella grottesca caricatura del libero mercato che circola per la Scarpetta.

          Infine, perché ci sono troppi avvocati – il cui coniuge ha un lavoro vero e redditizio – che esercitano come passatempo. Prevalentemente donne, ma non solo.

          Naturalmente ciò non significa che tutti i settori funzionino a questo modo, e anzi mi auguro per Miguel che il mondo dei traduttori funzioni diversamente.

          Z.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Comunque, nessuno ha commentato quello che per me è l’altro aspetto straordinario di questa faccenda, cioè il fatto che per scambiarsi un posto macchina nello stesso cortile ci voglia tutto questo, se si vuole procedere nella legalità.

    • PinoMamet scrive:

      A me a dire il vero ha stupito che per scambiarsi un posto macchina a Campione d’Italia abbiano dovuto far tradurre i documenti in inglese

      (più ancora che si siano rivolti a Taiwan: internet pullula di consigli in questo senso, “come risparmiare aprendo un conto a Malta e pagando le tasse nelle Bahamas, prendere la patente svizzera ecc.”)

      E poi, 40 pagine? ammappa… ma, non è che ci fosse sotto qualcosa d’altro?

      Tra il posto, l’assurdità della situazione (che, come dici tu, poteva essere risolta con una stretta di mano), la stranezza della traduzione inglese, se fossi della Guardia di Finanza mi insospettirei.

      Ciao!

      • PinoMamet scrive:

        Errata corrige: più ancora che il fatto che si siano rivolti a Taiwan..

      • roberto scrive:

        immagino che non abbiano “dovuto” ma piuttosto “voluto”: chesso’ proprietari sono uno svedese ed un arabo ed hanno voluto tradurre in inglese il contratto e la documentazione per essere sicuri che nessuno rifilava una sola all’altro

  7. roberto scrive:

    minchia 40 pagine per una permuta!?! avranno scelto degli azeccagarbugli che si fanno pagare a parola…

    comunque, se non sbaglio eri tu che sostenevi che fare il trduttore è un mestiere senza stress ma credo che non ci eravamo capiti perché abbiamo una idea diversa di stress. a me perdere 2 settimane di lavoro avrebbe veramente stressato (soprattutto considerando che mi avrebbe costretto a pane e cipolla per un certo periodo…)

  8. Peucezio scrive:

    Ma scusa, ma non dovrebbe essere l’agenzia di Firenze a rispondere a te per il compenso e poi a cercare, se ne ha voglia, di prendersi i soldi da quella di Taiwan?
    E poi, se si sa che le ditte di altri continenti pagano solo se gli gira, perché si accettano lavori da loro? E’ come uno che venisse e mi dicesse: ho bisogno di un’assistenza informatica, poi ti pago se mi va, accetti? Io lo manderei a fare dove non batte il sole.

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    “abbiamo una idea diversa di stress. a me perdere 2 settimane di lavoro avrebbe veramente stressato”

    Infatti. A me una cosa così fa più che altro sorridere, mentre impazzirei a dover decidere come insegnare con un alunno che durante la lezione preferisce sghignazzare con i compagni a proposito di ciò che sta leggendo sul suo telefonino, per magari sentirmi dire dopo dal preside che lo devo promuovere lo stesso – e ritrovarmelo di nuovo in classe l’anno prossimo.

    Grazie a Dio, il lavoro del traduttore manca di questa intimità.

    • Peucezio scrive:

      Mannaggia a voi con gli accusativi e i dativi!
      Perdere 2 settimane stressa me, non a me, così come una cosa fa sorridere me, infatti diciamo “lo stressa”, “lo fa sorridere”, non “gli stressa”, “gli fa sorridere”.
      E’ un errore diffusissimo, per carità, lo fanno professori universitari e tanta altra gente istruita, ma sempre un errore è… E’ più forte di me, non posso fare a meno di rilevarlo 🙂

      • une tortue scrive:

        l’ “a me” in questo caso però scaturisce dal costrutto:
        infatti non si poteva scrivere

        *me* perdere 2 settimane di lavoro avrebbe veramente stressato” (tipo tu cita io tarzàn)

        comunemente si usa dividere la frase in due proposizioni comparative
        a te fa questo effetto, a me quest’altro.

        a te piace, a me stressa

        l’esigenza di mantenere il costrutto delle due proposizioni in quanto comparative, è superiore alle regole interne di ciascuna.
        Altrimenti mi devi fare una regola per cui alcuni termini non reggono questo costrutto.

        Come la metti? 😉

    • giovanni scrive:

      “A me una cosa così fa più che altro sorridere,”
      ma tu vivi di rendita o lavori per mangiare? No, perchè l’ultima volta che ci ho lavorato io, Firenze non era esattamente una città a buon mercato, e senza 15 giorni di stipendio rischiavo di finir per strada…

      • paniscus scrive:

        “A me una cosa così fa più che altro sorridere,”
        ma tu vivi di rendita o lavori per mangiare?

        —————————
        Lo paga il Comitato Centrale degli Islamonazicomunisti, no? 🙂

        Lisa

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    Non ho voglia di entrare in tutti i dettagli della vicenda, perché sarebbero irrilevanti.

    Resto invece sorpreso da questa tua affermazione:

    “E’ come uno che venisse e mi dicesse: ho bisogno di un’assistenza informatica, poi ti pago se mi va, accetti? “

    Perché, non è normale che il cliente paghi alla consegna? Il panettiere prima mette il pane sul banco, poi lo pago. Chiaro che se non lo pago, fa sempre in tempo a tirare indietro la pagnotta, ma con le consegne via Internet, non è possibile…

    • Francesco scrive:

      su Ebay pago prima di ricevera la merce … che però di solito arriva

      e i contratti di quelle dimensioni di solito sono più prudenti

    • Peucezio scrive:

      Il discorso vale sul piano preventivo, diciamo probabilistico. E’ chiaro che chiunque fa un lavoro autonomo in teoria rischia tutte le volte, però a me mi hanno sempre pagato (a parte il caso in cui un cliente mi ha chiesto di pagarlo la volta dopo, poi non mi ha più chiamato e non avevo voglia di andargli a chiedere i soldi, ma se l’avessi fatto, fino alla fine me li avrebbe dati).
      Ma se uno mi viene a dire: “non andare da quello lì, perché è molto probabile che non ti paghi mai”, io non ci vado proprio: declino cortesemente l’invito con una scusa.

    • Z. scrive:

      Miguel,

      il pane lo paghi alla consegna, né prima né dopo!

      Come dice un avvocato delle mie parti ai clienti che gli dicono “ti pago domani”, se dal fornaio il pane lo vuoi comprare oggi allora lo paghi oggi, mica domani.

      Poi, siccome gli avvocati sono troppissimi – e ben pochi di loro sono capaci e noti come quello sopra – molti devono accontentarsi di fare il lavoro e sperare in Nostro Signore. Che a quanto pare non ama la categoria (e ne ha ben donde). Ma di questo si è già parlato sopra 😀

      Z.

  11. une tortue scrive:

    Mi domando come ci si potrebbe difendere da questi nefasti effetti della globalizzazione.

    Quello che mi spaventa di più è di non riuscire ad immaginare delle difese.

  12. Francesco scrive:

    OT ma anche no, visto il ruolo delle repubbliche marinare italiane e le imprese di vari navigatori genovesi: che fine ha fatto Andrea De Vita?

    sta studiando da assessore a Genova? ha invento la macchina del moto perpueto? sta bene?

  13. la timida scrive:

    Scusate, ma state a dì un sacco de cazzate.

    L’agenzia “di Taiwan” che vi sta facendo riempire la bocca di riflessioni sul capitalismo, il costo del lavoro, gli asiatici e altre fesserie, potrebbe essere benissimo Mario Brambilla, abitante al piano di sotto di Miguel.

    Non è che occorra prendere l’aereo per aprire un sito con dominio e finta sede a Taiwan, poi cercare lavoro in rete a due soldi e infine girarlo a qualche sfigato connazionale italico che se la prenderà in quel posto.

    Dopo tre mesi, si chiude Taiwan e si apre Caracas.
    E via così.

    Cercate, cercate, che ci trovate l’italiano, altro che concorrenza asiatica…

    • Peucezio scrive:

      Timida, quanto sei dritta. 🙂
      E’ proprio la globalizzazione che consente di fare ‘sti giochetti. Se io, che abito al piano sotto il tuo, posso fare una società a Taiwan senza spostare il culo dalla mia sedia, mi metto in una condizione tale per cui tu, per pretendere i soldi, devi fare un’azione legale a Taiwan, con ciò che ne consegue, mentre senza la globalizzazione io, per fare la società a Taiwan mi sarei dovuto trasferire a Taiwan armi e bagagli, con mille sbattimenti e, quel che più conta, avrei lavorato solo con gente di lì, che poi, se non la pagavo, mi faceva il culo a tarallo. Se invece volevo fregare te, la società me la dovevo fare in Italia, così il culo a tarallo me lo facevi tu.

  14. paniscus scrive:

    Nel condominio dove abitano i miei genitori, esattamente al piano di sotto al loro, c’è un appartamento usato come ufficio di non-si-sa-bene-cosa, che riporta sulla casetta della posta qualcosa come 12 o 15 etichette con nomi che apparentemente farebbero pensare ad aziende: roba tipo “Multiservice SRL”, “Agenzia StarTransport”, “SpeedyComm”…

    Lisa

    • Francesco scrive:

      capita spesso di imbattersi in citofoni simili a Milano, l’ho scoperto quando vengo spedito a recuperare la prole in giro per la città

      Miguel, negli USA, patria della fiducia e delle nuove imprese, come funziona?

  15. Pietro scrive:

    Ti capisco Miguel. Anche io di fronte a queste cose provo un misto di incredulita’, incomprensione e senso di non adeguatezza tanto mi sento estraneo. (Soprav)vivendo a Londra ho davanti agli occhi continuamente queste idiozie: merci SEMPRE in offerta (che senso ha che abbiano dei prezzi allora?), istruzioni per idioti su qualunque cosa (del tipo: i biscotti disegnati sulla confezione non sono quelli dentro la scatola ma sono disegnati). Settimana scorsa rispondo ad un annuncio per customer service, mi chiama uno che si presenta con nome suo e di una ditta, non rispondo e mi lascia un messaggio: “chiamami a questo numero (un altro numero). Chiamo e mi risponde un altro che mi manda una mail intestata ad una seconda ditta. Sul sito si presentano come shopfitting, la sede dice bello grosso Design e loro mi hanno proposto un call center per acquisti di farmaci on line…
    La cosa che mi angoscia e’ che un pochino di mondo lo sto girando e mi sembra che tutto vada in direzione USA. Lascio perdere la miseria umana che vedo lavorando di notte in albergo. Il punto e’: “non e’ che (fatte le debite considerazioni) aveva ragione Fukuyama?”

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per la timida

    “Cercate, cercate, che ci trovate l’italiano, altro che concorrenza asiatica…”

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Miguel, negli USA, patria della fiducia e delle nuove imprese, come funziona?”

    Uno dei lavori più divertenti che ho fatto, è consistito nell’accompagnare un imprenditore romagnolo a indagare a New York su una rete di finte finanziarie e affini, con tanto di sede a Wall Street – nello stesso ufficio di un’altra trentina di “società”.

    • Francesco scrive:

      OK

      mettiamola così: chi ha dati i primi soldi (o i primi mezzi) agli allora sconosciutissimi e non affidabili Stefano Lavori e Giovanni Cancelli?

      ciao

      PS parliamo di cultura, non di fatti. In Italia ti aspetti che la contraparte cerchi di fregarti, negli USA (e in Germania) che ti paghi. E’ vero?

  18. Miguel
    non so come funzioni il mondo del lavoro per i traduttori, ma pensi che l’idea di consegnare – che so – metà del lavoro già completato gratis e l’altra metà al pagamento potrebbe essere efficace?
    O anche in questo caso ti bruceresti?

    Per quanto riguarda il paragone tra la consulenza informatica e il pane sfornato, non si tiene conto che il pane lo puoi trovare buono un po’ ovunque, mentre una consulenza informatica spazia a più livelli, salendo i quali essa viene pagata a peso d’oro, dal momento che in teoria il numero di persone capaci di proporne una decente decresce drasticamente.

    Ma ad ogni modo parliamo ancora di lavori seri… la globalizzazione di cui parli tu sembra un fenomeno da baracconi dove c’è spazio per tutti, visto che potrebbe vivere solo sui grandi numeri.

    Detto questo, stavolta do ragione a Francesco (e che il Signore mi perdoni :D).

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per giovanni

    “ma tu vivi di rendita o lavori per mangiare? “

    🙂

    Il punto è che il traduttore:

    1) viene pagato in genere a tre mesi dopo la consegna del lavoro, se – come me – lavora soprattutto per agenzie, ma magari c’è chi paga subito e chi dopo sei mesi, molto dipende anche da quando io trovo il tempo per fare le fatture

    2) il lavoro arriva in modo del tutto imprevedibile: a volte sto un mese senza lavorare, a volte – come adesso – devo dire di no a lavori che si sovrappongono.

    Quindi non si vede in modo così netto l’effetto dello “stipendio che manca”.

    Comunque ci sono rimasto fregato solo due volte: una è questa, che ho descritto, e un’altra verso il 2000 quando un’agenzia di Ferrara è semplicemente scomparsa – le ho fatto scrivere anche da un’amica avvocato, ma ha tenuto duro.

    Quando dico “agenzia”, intendo spesso un semplice traduttore che paga pure l’affitto per un ufficio e deve vedersela direttamente con la clientaglia.

    Due anni fa, una grossa azienda di Firenze si “dimenticò” di pagare una simile agenzia per un mese e mezzo di corsi di inglese in una fabbrica, tenuti da me e da quattro altri insegnanti. Una bella cifra, insomma.

    Di mia iniziativa, ho concesso alla signora/agenzia un anno circa, poi mi ha pagato puntualmente di tasca sua.

    • Z. scrive:

      Il traduttore! Dovevo fare il traduttore!

      Un lavoro dove in dieci anni solo due e dico DUE clienti non ti pagano è praticamente un Perù!

      Sarà per la prossima vita 😀

      Z.

      • roberto scrive:

        mi sa che miguel sguinzaglia i suoi paramilitari…a mia moglie capitava infinitamente più spesso e pure quelli che pagavano ce li facevano sudare

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