Una critica al nostro punto di vista (e ai dati di Andrea Morigi)

L’altro giorno, ho citato qui un articolo sui retroscena dell’attacco alla Libia, scritto da Andrea Morigi per il quotidiano Libero.

Un lettore di nome Valerio, scrivendo tra i commenti, esprime il suo dissenso sulle affermazioni di Andrea Morigi e sulle mie ipotesi riguardanti l’attacco.

La sua critica è un capolavoro di correttezza e documentazione, che pubblico volentieri qui sotto forma di post.

Ecco cosa scrive Valerio:

Premetto che sono contrario all’intervento in Libia, per motivi etici, politici (non voglio protettorati, ma democrazie) e strategici (questa guerra può essere lunga, costosa e finire con un pareggio).

Non condivido però l’analisi.

a) Parlando di quel che so

L’articolo sul Le Canard enchaîné è stato smentito dai fatti. (inoltre è stato ripreso da Libero, e già questo avrebbe dovuto far sorgere dei sospetti, vista la deontologia di quel giornale)

A meno che i 105 mm cui si riferiva non fossero dei 106mm Senza Rinculo (cosa imporbabile) nessuna arma francese è arrivata in Libia a marzo. Comunque i 106mm SR possono essere tanto d’importazione, quanto recuperati nei magazzini libici, visto che sono un’arma d’ordinanza per l’esercito libico. Non sono armi d’artiglieria ma armi pesanti da fanteria (c’è un’enorme differenza).

I ribelli non avevano “batterie anti aeree” ai primi di marzo (quando sarebbero arrivate secondo le fonti di Libero), e non pare le abbiano ancora oggi, a meno che non si vogliano intendere in questo modo le quadrinate da 23mm sovietiche degli anni ’70, a controllo ottico (ex libiche, molte altre armi, tra qui parecchi SAM, furono catturate durante la rivolta, ma i ribelli non disponevano del personale per utilizzarle, e di fatto sono rimaste inutilizzate sino ad oggi). Inoltre non hanno ancora utilizzato una sola batteria d’artiglieria vera, a parte pochi missili Grad (e senza saperli usare correttamente).

Sicuramente sono giunte armi successivamente, ma la qualità e la quantità di queste armi restano scarse. Le fonti di approvvigionamento probabilmente includono la Francia, ma non è dimostrabile. Di sicuro non comprendevano la Francia ai primi di marzo, quando servivano disperatamente ed avrebbero avuto un immediato riscontro sulle operazioni.

Parecchi agenti occidentali sono giunti in Libia, ma fino ad ora il loro peso sugli avvenimenti è stato irrilevante.

(Irrilevante è una parola a cui gli imperialisti europei dovranno imparare ad abituarsi, poiché i rapporti di forza, per la prima volta dal ’700, non sono a favore del cosidetto occidente. Malgrado gli USA abbiano il 50% delle spese militari mondiali, esse non sono sufficienti per lo sforzo. Altre sono le potenze emergenti, quasi tutte extra europee e non “occidentali”).

Comunque, anche dal punto di vista tattico, questo conflitto E’ STATO IMPROVVISATO, la concentrazioni di armi e mezzi raggiunta oggi è inferiore (di circa 1/2) a quella radunata 2-3 mesi prima dell’ultimatum dato alla Serbia per la questione kosovara (poi rivelatosi insufficente), e quel conflitto fu, nell’ultimo ventennio, quello meno preparato. Insomma contro la Libia c’è molto meno di un 1/80 di quello che c’era contro l’raq nel 1990.

La concentrazione di forze è avvenuta in parte nelle 2 settimane precedenti alla risoluzione (per Francia, UK e USA) e successivamente per il resto della coalizione. Anche la concentrazione di forze precedente alla risoluzione 1973 è stata scarsa e poco incisiva, quasi il minimo sindacale, e Francia ed Inghiterra hanno dovuto aumentarla precipitosamente. Si pensi solo che la portaerei Charles de Gaulle era in rada a Tolone quando la guerra è cominciata!

Prima di gennaio nessun governo al mondo poteva immaginare la rivoluzione in Libia, visto che nessuno ha sfere di cristallo funzionanti. La Francia, ovviamente, aveva suoi contatti tra i dissidenti di regime, ma è normale e non è indice di un tentativo di rovesciare un governo. Perché sarebbe velleitario agire in questo modo, specie contro Gheddafi che è al potere da 42 anni anche perché non è un idota (ma un pazzo sadico si).

Altre note:

L’unità 777 è stata soppressa e riorganizzata da molti anni, oggi i corpi speciali egiziani hanno altri nomi.

I Rafale non sono la versione francese degli Eurofighter, ma un progetto concorrente, la Libia di Gheddafi avrebbe dovuto essere il primo cliente estero per questo apparecchio, il contratto era in via di definizione (e si parla di miliardi di euro, persi da Dassault-il cui vero cognome per altro è Bloch, Dassault è il soprannome del nonno, passato poi ad indicare dinastia e fabbrica).

b) Parlando di quel che suppongo di sapere.

Sono convinto che questo conflitto, sciagurato ed affrettato, non sia combattuto per imperialismo ma per:

1) ideologia. Si è diffusa l’idea della guerra umanitaria e quindi questa, in certe situazioni (ovvero quando, a differenza che in Siria e in Baharain, intervenire non vuol dire dare il via alla III guerra mondiale, oppure, a differenza che in Africa sub-sahariana o in Birmania, il teatro di guerre non è fuori mano), diventa quasi un dovere “morale”.

2) consenso interno. Un conflitto serve a dare lustro e consenso attorno al governo, sopratutto quando rispetta certe reali o presunte motivazioni ideologiche; Sarkò era in cali di consensi, sta recuperando.

3) diversione da problemi di politica interna. Dopo il terremoto in Giappone la questione nucleare era una di quelle cose che potevano mandare Sarkò all’opposizione, a quel punto l’intervento era già in preparazione, ma fu la classica goccia.

4) geopolitica minima. Con tutti i casini che stanno succedendo nel mondo arabo le grande potenze non possono evitare di fare qualche cosa, anche a casaccio, per far vedere che contano qualcosa, anche se ormai sono irrilevanti rispetto a Cina, Arabia Saudita e Iran (che in quello scacchiere contano molto di più senza muovere un solo jet). Sopratutto se avevi puntato per anni su Algeria, Tunisia ed Egitto ed ora questi regimi crollano uno dopo l’altro, allora ti conviene fare qualcosa che possa farti sentire come forte, indispensabile, ed amichevole ai nuovi governi della regione.

5) abitudine. é ormai considerato così facile fare le guerre senza subire perdite, per le potenze occidentali, che la guerra viene considerata (erroneamente!) un opzione a basso costo.

Insomma il petrolio libico conta, ma solo fino ad un certo punto, ritengo evidente che la Francia non trarrà enormi vantaggi economici da una situazione così complessa come quella che si gioca in Libia.

P.S.

Aggiungo che:
1) Fino all’entrata in vigore della 1973 gli unici esempi, certi o probabili, di internazionalizzazione del conflitto libico erano tutti a favore di Gheddafi.

In particoar modo si segnalarono una dozzina di voli cargo speciali dalla Bielorussia alla Libia, un notevole aumento di traffico ai valichi del Chad, molti voli speciali (passeggeri) da vari paesi africani (in particolare Niger, Nigeria, Burkina Faso, Zimbabwe, Sudan, Uganda, Eritrea), alcuni possibili ingressi da Serbia e Siria. Inoltre il ministro della difesa dello Zimbabwe ha sempre risposto solo con “no comment” quando gli è stato chiesto se truppe speciali della sua nazione erano in azione in Libia.

2) Il 106 mm SR (il cui calibro effettivo è 105) è un cannone senza rinculo anti carro degli anni ’60, di progettazione USA. La Francia l’ha messo fuori linea negli anni ’80 (mi sembra nel 1983, ma potrei sbagliare) dopo averlo usato relativamente poco (disponeva di sistemi nazionali migliori). L’ipotesi che sia stato fornito ai ribelli libici mi sembra debole, anche perché bisognerebbe dimostrare che la Francia disponesse di scorte di tale pezzo (che in realtà credo abbia distrutto da tempo), oppure che abbia acquistato alcuni 106mm SR sul mercato nero, allo scopo di inviarli in Libia.

3) I cannoni da 105mm di cui parlava Libero (cioè cannoni veri, e non SR, del cui impiego non si ha, a tutt’ora, notizia) sono inferiori, nelle prestazioni, ai 152 e 155mm usati abitualmente dai gheddafiani (e che in parte sono caduti nelle mani dei ribelli). L’aiuto sarebbe stato persino poco utile.

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21 risposte a Una critica al nostro punto di vista (e ai dati di Andrea Morigi)

  1. Francesco scrive:

    Però, questo si chiama essere informati dei fatti.

    Miguel, espelli Valerio o qui ci toccherà darci da fare prima di scrivere.

    PS ma non ci sono giornalisti embedded con le truppe di Gheddafi? per verificare le voci sui mercenari, che spiegherebbero abbastanza bene la coriaceità di un regime vecchio di 40 anni e guidato da un (lampante) pazzoide

  2. Claudio Martini scrive:

    Due cose:
    1) “Sono convinto che questo conflitto, sciagurato ed affrettato, non sia combattuto per imperialismo (…)”
    agire per motivi idelogico-culturali, così come per ragioni di consenso interno, costituisce imperialismo. Imperialismo è la spartizione del mondo tra le potenze più forti, in contrasto o in collaborazione tra loro; il perché una potenza faccia questa o quella guerra è secondario. Mica ci dev’essere sempre il mega-bottino da arraffare. Altrimenti dovremmo arrivare a dire che la conquista della Libia del 1911 non era imperialismo.
    2)”Gheddafi (…) è al potere da 42 anni anche perché non è un idota (ma un pazzo sadico si).”
    Ecco, vorrei sapere, da Valerio o da chi vuole rispondermi, perché Gheddafi sarebbe un “pazzo sadico”. Gradirei una risposta seria, non sparate da cialtroni.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Miguel, espelli Valerio o qui ci toccherà darci da fare prima di scrivere.”

    Questo è un blog un po’ anomalo, ci piace essere messi in difficoltà con intelligenza, sobrietà e senza insulti.

  4. valerio scrive:

    Che onore, essere passato da commentatore a postatore.

    @Claudio Martini
    Gheddafi come pazzo sadico, alcune chiavi interpretative:

    Il livello di “sadismo” (termine impreciso, lo uso per indicare la violenza estrema, e mancanza totale di empatia e rispetto per le vittime) delle violazioni dei dirriti umani in Libia, sopratutto dopo la metà degli anni ’70, è un dato di fatto, basta leggere i rapporti annuali di varie ONG come amnesty international.
    Gran parte delle dittature africane alternano populismo a repressione, la repressione gheddafiana è, notoriamente, particolarmente violenta, sia nei metodi, sia nelle dimensioni in rapporto alla scarsa popolazione della Libia.
    Per fare degli esempi si vedano le esecuzioni, durante e dopo una rivolta crceraria, degli islamisti nel 1996 (1200 pare), oppure per quella dozzina di persone circa, oppositori del regime ed emigrate in Europa, cui il regime comunicò una grazia (inesistente) aspettò il loro ritorno e poi le imprigionò (uccidendoli e torturandoli).
    Un altro aspetto sadico del regime ghedafiano (e di cui siamo colpevoli) è il trattamento dei migranti. Esistevano sicuramente sistemi coercitivi, duri, infami e brutali, per impedire che i migranti passassero dalla Libia come volevano Maroni e Berlusconi. In Libia però, a differenza che in altri paesi africani, vi sono stati parecchi morti, in numero imprecisato ma alto, e questo è un dato di fatto noto da anni. Pare anche che diversi prigionieri siano semplicemente morti di sete. Far morire di sete una persona è grossomodo la mia idea di “sadismo estremo”.

    Anche una persona in genere informata come del Bocca, giorni fa, raccontava come all’inzio delle rivolte diversi assembramenti, anche casuali, di persone fossero dispersi a raffiche di mitragliatrici pesanti. Sopratutto nelle città della Tripolitania che oggi sono tornate sotto il controllo di Gheddafi. Ordinare di sparare a donne e bamini, anche quando non sono impegnati in una dimostrazione pacifica, ma semplicemente radunati al mercato, è un sintomo di sadismo e di uso di tattiche terroristiche per controllare la popolazione.

    Il livello di “follia” di Gheddafi è più soggettivo.
    Devo dire che Gheddafi, sia per quello che dice (il discorso “casa per casa, via per via, città per città” è un buon assaggio di aggressività oratoria gheddafiana, ma nulla rispetto a “nessuna modifica, uccidete i dissidenti appena li sentite parlare, la rivoluzione non ha bisogno di processi” pronuciato una decina di anni fa, che fece impallidire persino suo figlio, visto che avvenne poco dopo che Saif al Islam aveva parlato della necessità di limitare aperture e avanzato alcune critiche), sia per quello che ha fatto (sopratutto con “l’imperialismo libico” tra i ’70 e gli ’80, per tutta l’Africa, Uganda, Chad, Burkina Faso, guerra Libico-Egiziana, guerra Libico-Sudanese e tutta un’altra serie di conflitti, portati avanti senza curarsi dei rapporti di forza).
    Mi sembra un personaggio costantemente sopra le righe, megalomane ed eccessivo. Ora non sono uno psichiatra, né uno psicologo, non ho fatto delle sedute di analisi con il Rais. Però mi sembra che anche molti dei comportamenti “privati” di Gheddafi siano “strani”.
    Dal vezzo di dormire in tenda anche all’estero, al “bunga bunga” (parrebbe un invenzione sua, prestata a Berlusca, ma, ovviamente, questa è una speculazione che circola da un po’), dalla sua retorica, al suo presentarsi come leader supremo dell’Africa (o del mondo Arabo, o persino del mondo intero).
    Il culto della personalità è indice di follia? Probabilmente si, però ammetto che è una mia impressione.

    Veniamo ora alla questione “conflitto imperialista”.
    Effettivamente ho sbagliato, avrei dovuto dire, usando un lessico marxista-leninista, che questo non è un conflitto imperialsita che coinvolge la struttura, bensì fortemente centrato nelle sovra strutture, ed in cui lo scopo dei “volenterosi” è più rivolto alla politica interna ed ai rapporti con paesi terzi (Arabia Saudita, Turchia, Egitto…) che a quello che realmente accade in Libia. Quindi “imperialismo culturale” più che “economico”.
    Ovvero, detto in parole povere, non siamo lì solo per il petrolio e neppure per cambiare il regime in Libia.

    Poi direi che per comprendere questo conflitto occorre forse pensarlo anche (o almeno in parte) come una guerra “di sinstra”, nel senso che questo tipo di conflitti appartengono all’elaborazione sul concetto di “guerra giusta” portata avanti da alcuni (ed alcune) mebri pensanti delle varie sinistre occidentali.
    (e che ci converrà affronare dialetticamente alla svelta con contro elaborazioni un minimo elaborate)
    Mi rifersico a liberal americane come Samantha Power (che ha forzato la mano ad un riluttante, ma non contrario per principio, Obama), i vari estensori della dottrina R2P (responsabilità di proteggere) dell’ONU, tra cui, come consulenti, molti esponenti di note ONG (questa direttiva ha scardinato il diritto internazionale precedente, limitando fortemente il “sacro” principio della sovranità nazionale, ma sulla base di un concetto “di sinistra” come i diritti umani), oppure Bernard-Henri Levy in Francia o Daniel Cohn-Bendit in Germania, che appartengono a pieno titolo alla sinistra Europea anche se su posizioni contraddittorie a quelle di 30 o 40 anni fa (per il primo furono sempre anti marxiste).

    In questo “gruppo” si riconoscono moltissimi intellettuali del nostro (io sono di sinistra, non so voi) “album di famiglia”, sopratutto quelli che si sono occupati di Bosnia o Ruanda all’inizio degli anni ’90. Persone che hanno sviluppato una ideologia (a mio avviso terribilmente sbagliata) della guerra “umanitaria” che però, bisogna dirlo, ha una sua “coerenza” e una sua “differenza” rispetto ad altre forme di conflitto teorizzate in passato, o figlie ideologiche del mercato liberista.

    In particolar modo per un conservatore, od anche per un neo-con, il conflitto in Libia o non doveva coinvolgerci, oppure bisognava aiutare Gheddafi, nostro alleato contro il terrore, fornitore di materie prime, garante del libero marcato, controllore efficente dei flussi migratori, elemento di stabilità, ecc. ecc.
    Per le grandi multinazionali questa guerra deve durare il meno possibile, e, sia detto per inciso, senza aiuti internazionali il conflitto non sarebbe durato ancora a lungo (al massimo un mesetto) ed avrebbe visto la vittoria di Gheddafi (e poi, magari, una nuova rivoluzione tra un paio d’anni).

    • Claudio Martini scrive:

      Grazie della risposta, che si situa al livello del primo post. Mi permetto di problematizzare due punti:

      1)”Un (…) aspetto sadico del regime ghedafiano (e di cui siamo colpevoli) è il trattamento dei migranti.”
      I responsabili del trattamento dei migranti in Libia negli ultimi anni sono il signor Mustafa Abdul Jalil, ex ministro della Giustizia, e il signor Abdul Fatah Younis, ex ministro degli Interni. Guarda caso, oggi capi della rivolta sanussita.

      2)”Il livello di “sadismo” (termine impreciso, lo uso per indicare la violenza estrema, e mancanza totale di empatia e rispetto per le vittime) delle violazioni dei dirriti umani in Libia, sopratutto dopo la metà degli anni ’70, è un dato di fatto (…).”

      Ecco,a mo’ di risposta, ciò che scrivevo il 9 marzo.
      “Povera Libia! Ha conosciuto sempre e solo la stato d’eccezione. Soffermatevi su questa successione cronologica: 1968, rivoluzione; 1977, rottura traumatica con l’Egitto e conseguente guerra; anni ’80, guerra col Chad; 1986, bombardamento USA; 1996, insurrezione sanussita… tutto questo nel quadro di un medio oriente straziato. Poi mi vengono a parlare di libertà d’espressione. Noi, in Italia, abbiamo sospeso diritti umani, civili e politici per due settimane a Genova, nel 2001, per un vertice internazionale. Figuriamoci cosa sarebbe accaduto in caso di conflitto bellico…
      Qaddafi ha commesso molti errori: ha sostenuto personaggi inpresentabili, come Idi Amin, e ha combattuto brave persone, come Saddam Hussein e Omar Bashir. Tuttavia, non sta a noi giudicare. Soltanto i libici possono decidere della rivoluzione libica. Gli europei non si sono ancora liberati del pregiudizio pedagogico per cui noi avremmo qualcosa da insegnare a loro. Temo ci sarà bisogno che qualcuno ci rompa di denti, prima di intendere che non è così.”

      • Francesco scrive:

        >> in Italia, abbiamo sospeso diritti umani, civili e politici per due settimane a Genova, nel 2001, per un vertice internazionale.

        davvero? si figuri che non ce ne eravamo neppure accorti, si vede che siamo distratti, noi italiani.
        e quali diritti politici, visto che non si votava?

        sul pregiudizio europeo, temo sia una eredità degli antichi greci che è difficile scrollarsi di dosso, soprattutto avendo dirimpettai come Gheddafi

        • Claudio Martini scrive:

          I genovesi, come lo è il sottoscritto, se ne sono accorti.
          Il cinismo non favorisce l’intelligenza.

          • Francesco scrive:

            sono per una metà genovese e non mi risulta.

            o meglio, se ne sono accorti quelli che ne erano convinti già prima dei fatti.

            il che è il solito ideologismo italiota, non il sano pragmatismo ligure.

            PS approfitto dell’occasione per chiedere: Saddam ha portato all’umiliazione dell’Iraq arabo prima ad opera dei Persiani, poi dei Crociati (per due volte). escludendo che quella araba sia una civiltà masochista, perchè mai è popolare?

            • Andrea Di Vita scrive:

              Per Francesco

              ”perchè mai è popolare”

              Gli Iraqeni sotto saddam non avevano altra fonte di informazione che la voce di saddam. E’ sbagliato ma comprensibile che molti, di fronte alle bombe, lo rimpiangano. Succede anche da noi col duce, e succederà col berlusca.

              Ciao!

              Andrea DI Vita

              • Francesco scrive:

                non si parlava di questo (io già lo rimpiango, Silvio, vedendo le faccie di chi ci sarà dopo di lui).

                ma di un italiano che OGGI parla bene di Saddam, citando arabi che OGGI parlano bene di Saddam

                almeno Mussolini perse disastrosamente solo una guerra ..

              • Andrea Di Vita scrive:

                Per Francesco

                Era San Filippo Neri, se non sbaglio, a predicare che gli effetti di una menzogna vanno ben al di là delle intenzioni di chi l’ha propalata.

                (Chissà che avrebbe detto di un premier che manda la sua igienista dentale a far da tutrice alla presunta nipotina di un capo di stato straniero).

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                ?

              • Andrea Di Vita scrive:

                Per Francesco

                Intendevo dire che le menzogne disadda, mussolini e berlusca hanno edffetti deleteri anche oltre la scomparsa di chi le ha propalate.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

        • Ritvan scrive:

          —-e quali diritti politici, visto che non si votava? Francesco—-
          Per la serie “voglio cazzeggiare anch’io”:-) forse il buon Claudio Martini intende che faccia parte dei “diritti politici” mettersi un passamontagna in testa e poi scagliare un estintore in testa a un caramba intrappolato nella sue jeep senza che il caramba in questione faccia una piega:-).

  5. roberto scrive:

    bel post, grazie

  6. valerio scrive:

    P.S.
    Su Fortess Europe c’è la storia di Tareq, un ingeniere-marinaio-pescatore di Misurata (Misratah).
    Questa storia è emblematica per il sadismo del regime ghedafiano.
    La sintetizzo ma forse è il caso di vederla in originale.
    Il fratello di Tareq, Mustafa, fu arrestato nel 1988, fino al 1993 la famiglia non seppe nulla di lui, poi gli fu detto che era nel famigerato carcere di Abu Salim a Tripoli, e che potevano portargli del cibo una volta al mese.
    Lo fecero fino al 2003, quando vennero a sapere che era stato assassinato, assieme a tutti gli altri detenuti, nel 1996, sette anni prima.
    Il corpo non pare sia stato mai restituito alla famiglia.

    Insomma Gheddafi è sadico in questi “piccoli” particolari, che nulla hanno da invidiare a quelli sudamericani dell’epoca dei desparecidos, anzi, mi sembrano più orrendi.

  7. valerio scrive:

    Non so perchè ma ogni mio commento si duplica, scusate.

  8. Claudio Martini scrive:

    scusate, ora è riapparsa. Con questi doppioni il mio fragile cervello va in avaria.

  9. valerio scrive:

    @Caludio Martini

    Tra tutti i vari doppioni non ho visto subito la tua replica.

    Evidentemente la vediamo in maniera differente su moltissime questioni.
    Per esempio pensare che Saddam Hussein sia stata una brava persona…. ho troppi conoscenti curdi persino per pesarlo.

    Chiariamo però subito un concetto, credo che questa rivolta non sia eterodiretta, e sono consapevole che molti dei suoi capi sono “badogliani”. Però senza i “badogliani” le rivoluzioni diventano difficili.
    In secondo luogo non credo che questa sia una rivolta sanussita, anche perché alcuni dei suoi centri erano in Tripolitania, incluse le comunità berbere dell’estremo ovest e delle colline a sud di Tripoli.
    Solo che lì la repressione ha vinto, a costo di decine, centinaia, forse migliaia di morti e di prigionieri-ostaggi.

    Un’ultima aggiunta, buona parte degli stati d’eccezione che tu ricordi, se non tutti, Gheddafi li ha voluti lui, se lì è cercati (in Uganda se lì è andati a cercare con il lanternino, vista la distanza), per risolvere con conflitti esterni conflitti interni, oppure perché i conflitti interni finalmente sono esplosi. O per altre ragioni, o perché il suo regime fu dittatoriale da subito, e sempre più strano dal 1975-1977, quando ruppe con l’ideologia di Nasser (che era autoritaria, ma godeva di ampi appoggi anche in Libia)

    Concordo nel dire che solo i Libici hanno il diritto di decidere sul loro futuro, ma sono e resto partigiano di una parte, quella che vuole portare Gheddafi a piazzale Loreto.

    (certo sarei contrario alla pena di morte, ed ho “umana pietas” per tutte le migliaia di gheddafiani che finiranno fucilati, se i rivuluzionari vincono. Ma così va il mondo. Mio nonno era partigiano, si è opposto anche solo a rasare i capelli alle collaborazioniste, ma non era mica ceco ed ha visto come un mucchio di gente finiva infondo ai laghi. Anche lui capiva che queste persone, in un certo senso, “se lo meritavano”. Quando parla di queste cose dice che tu devi fare ciò che è giusto per te, e se sei un comandante fare in modo che i tuoi uomini rispettino la tua disciplina, ma non puoi giudicare quello che fanno gli altri comandanti tuoi compagni. Ancora di recente i fratelli di un partigiano torturato a morte dai fasci non lo salutano perché nel 1945 non ha consegnato loro una probabile spia fascista, ma lo ha dato agli inglesi, ha fatto bene? Probabilmente si, però quello a cui ha salvato la vita, e lo dice pure lui, era davvero uno stronzo e con ogni probabilità una spia, ma sarebbe morto sicuramente senza processo).

    • Claudio Martini scrive:

      Ben vengano le ammissioni, Valerio! Come tu ammetti di essere partigiano dell’insurrezione, io ammetto di essere partigiano della Jamahairya.
      La nostra partigianeria però non ci esime dal dovere di essere obiettivi: e l’obiettività ci porta a dire che a rompere col Nasserismo (che non è una dottrina, ma una esperienza pratica di antimperialismo) non fu Qaddafi, ma Anwar Sadat. Senza il colossale cambiamento di rotta imposto all’Egitto dal successore del buon Jamal noi non avremmo,realisticamente, mai assistito ad un conflitto libico-egiziano (e forse nemmeno agli stravaganti abiti di Qaddafi, certo).
      Voglio inoltre rassicurarti sul Piazzale Loreto: quando i sanussiti arriveranno a Tripoli, vedrai, ci sarà. Solo che coinvolgerà alcune migliaia di persone. Mi mancava proprio, un bel mattatoio alle porte di casa.

      p.s. Non è colpa mia se ho una buona opinione di Hussein. Ho troppi conoscenti arabi per non pensarlo.

  10. Daouda scrive:

    Mi ero scordato che i socialisti patriottici e fascisti rossi su Nasser avrebbero potuto trovare una qualche UNIFORMITA’ ( of course ) alle loro rispettive impotenze , una sorta di Chavez del passato…

    Noto che la vostra squadra sta crescendo di numero, il ché è per definizione preoccupante, soprattutto se si paventa uno pseudo-Islam ridotto a religiosità guerriera antimperialistica.
    Niente di nuovo sotto al sole.

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