Mihai e Maria vengono dalla Moldavia, lo Stato in cui il governo due mesi fa ordinò che il Natale si svolgesse il 25 dicembre e non, come è normale nei paesi ortodossi, il 7 gennaio. Per non restare fuori dal mercato europeo nella sua orgia culminante.Visti da fuori: Mihai fa il muratore, Maria, che a lungo è stata clandestina, fa le pulizie in una casa e insieme seguono la figlia di cinque anni, con l’aiuto occasionale della madre di Maria, anche lei clandestina, che fa la badante a un’anziana italiana.Un po’ più da vicino, a casa loro dopo che ti sei tolto le scarpe, sottile segno di civiltà ottomana. Ottomana come tante piccole cose, gesti, parole, cibi… e dire che i sultani di Istanbul si accontentavano di vendere di volta in volta il titolo di signore della Moldavia a qualche greco che poi si rifaceva della spesa sui contadini.
Maria ha studiato come infermiera professionale, Mihai è ingegnere elettronico; fanno tutti i digiuni della chiesa ortodossa, e ogni domenica assistono alla lunga e complessa liturgia della chiesa russa. Maria ride, però un po’ preoccupata, perché la figlia, che non è mancina, si fa il segno della croce a volte con la mano sinistra.
“Gli Stati Uniti hanno appena regalato 260 milioni di dollari alla Moldavia, per farla entrare in Europa, così ci vogliono allontanare dalla Russia”, racconta lei. “Ma i soldi finiranno nelle mani dei soliti criminali, perché il governo è composto da delinquenti che hanno rubato tutto. Io avevo solo quindici anni quando è finito tutto, ma mi ricordo benissimo di come si stava prima.”
“Oggi non c’è lavoro, non c’è niente”, interviene lui. “Allora avevamo tutti una casa e un lavoro”.
“Potevamo andare ovunque, c’era un solo presidente per quindici repubbliche, non c’erano tutte queste frontiere. E c’era rispetto, le persone rispettavano gli anziani, da noi una persona più grande la chiami sempre t’öt’e o d’ad’a, zio o zia, come lui chiama la mia mamma mama e le dà del voi, fate così anche voi in Italia?”
“Avevamo delle scuole ottime, e studiavamo… io mi ricordo che se veniva mio padre a scuola a parlare con i professori, io mi sentivo morire, no, mio padre non era un tiranno, è che eravamo così allora. Volevamo essere come Timur, il romanzo di Gaidar, non so se lo hai letto?”
“Mihai, ma Miguel non può conoscere questi libri! Non sono famosi!”
“Sì, ma era così, con i bambini che si organizzavano per portare aiuti ai vecchi in campagna, dove tutti si davano una mano”.
“Noi non abbiamo mai avuto niente contro i russi, nel nostro paese tutti erano mischiati, c’erano russi e ucraini e georgiani e ci sono anche i turchi! Sono i governi che litigano tra di loro, non i popoli, il governo ci vuole mettere contro i russi, come fa il governo in Ucraina, però io conosco tanti ucraini che mi dicono, ma perché? Noi con i russi ci siamo sempre stati bene.”
“Certo, non c’erano le macchine allora e non c’era gente così ricca, ma noi vogliamo solo avere una casa e da mangiare e che la bambina sta bene, la gente cosa ci fa con tanti soldi?”
“E poi anche qui è difficile, sai, una signora italiana mi ha detto che gli italiani cercano sempre di fregarti”.
“Non tutti, però un po’ è vero”, interviene Mihai, “gli italiani sono un po’ come i romeni, che ti fanno tante chiacchiere e ti portano via tutto e non sai nemmeno come hanno fatto”.
“Adesso abbiamo sempre paura, paura di cosa succede domani, paura di non avere soldi, paura per i documenti. Allora non avevamo mai paura, non era come prima che c’era lo stalinismo, e poi potevi comprare una pentola con pochi soldi, adesso vai al supermercato e non ce la fai”.
“Tutti allora potevano andare all’università, ma dovevano studiare sul serio.”
Maria guarda per terra, sorride alla bambina che gioca sul tappeto. Poi si ferma un momento e dice, “Io leggevo tanti libri una volta, ho studiato anche il turco, leggevo la letteratura russa, però oggi ho dimenticato tutto, deve essere lo stress. O forse è il Cambiamento, ci ha cambiato anche il cervello.”
La famiglia di mia moglie polacca, non sarebbe del tutto concorde (eufemismo) con la testimonianza di queste persone. Deve dipendere dal fatto che la Moldavia, a differenza della Polonia, era parte integrante dell’URSS.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Andrea Di Vita n. 1
Non ho capito se tua moglie antipatizza:
1) i russi
2) l’ex-governo sovietico
3) il governo comunista polacco
Sono sfumature, ma immagino che uno potrebbe vedere nei russi i nemici storici del proprio paese, ma anche essere contento di un governo che ti dà casa e lavoro.
Miguel Martinez
Grande, così da oggi ho scoperto l’esistenza del movimento Timurita ispirato ai romanzi di tal Arkady Gaidar.
La testimonianza dei moldavi, specialmente riguardo ai romeni e a una certa nostalgia per l’URSS, concorda con quella della signora moldava mia ex vicina di casa, "badante" del povero signor. C.;
anche lei estremamente osservante.
Uno dei suoi figli, mi diceva, lavora a Mosca. Il legame tra le repubbliche ex sovietiche deve essere tuttora molto forte, nonostante tutto.
PS
La signora che conoscevo parlava con quello che a me pareva accento russo; nettamente distinguibile da quello dei romeni con cui ho parlato, qui o in Romania.
Ne deduco che fosse di madre lingua russa o comunque slava, ma non saprei.
Per un breve periodo abitarono nell’appartamento di sotto altre due moldave, due enormi biondone con le quali lei per qualche motivo non intratteneva rapporti (subito soprannominate "le veline") che ascoltavano musica turca a palla.
Ciao!
"Potevamo andare ovunque, c’era un solo presidente per quindici repubbliche, non c’erano tutte queste frontiere"
E soprattutto, i treni arrivavano in orario…
Anonimo
Concordo con anonimo, manca solo quello e siamo perfettamente allineati.
Quanto dista la Moldavia da Chernobyl, intanto?
E se volevo leggere un libro diverso come facevo?
I giovani moldavi non andavano a militare, trovandosi magari ad aiutare qualche paese fratello?
E sicuramente ai tempi sicuri dello stalinismo se stavi zitto, non eri ebreo nè ingegnere nè medico nè bolscevico della prima ora potevi stare tranquillo.
Viaggiare non mi risulta ma sarà la propaganda …
Miguel, capiamo tutto, il desiderio di tranquillità, ordine e sicurezza della piccola borghesia, i limiti della democrazia troppo giovane, ma …. dove vuoi andare a parare?
Ciao
Francesco
Io invece di dove voglia andare a parare me lo chiedo di anonimo che con una frasetta sui treni azzera una testimonianza di vita ricca di più significati.
"Potevamo andare ovunque" detto da ex cittadini dell’unione sovietica mi pare un po’ una presa in giro….
a proposito di libri e lettura nel 90 ho partecipato un gemellaggio con una cità ucraina. quando abbiamo ospitato i ragazzi di là, hanno letteralmente svuotato la sezione russa di feltrinelli international di cose che laggiù non esistevano proprio o erano praticamente introvabili in ucraina, mi ricordo il ragazzo che ospitavo io con le lacrime agli occhi per aver trovato da noi dottor zivago….
credo comunque che non si possa chiedere troppa obbiettività a chi ventanni fa aveva mal che andasse un tetto sulla testa e un piatto di minestra, e oggi fa fatica ad avere pure quelli.
roberto
Per Martinez #2
”antpatizza”
Beh, certamente 1), da buona polacca.
Certamente antipatizza 3), avendo ricordi non esaltanti dello stato d’assedio sotto Jaruzelski e avendo avuto parenti e amici spariti nelle repressioni staliniane. C’e’ un paese che ho visitato più volte, Jedvabne (meglio noto agli italiani per il pogrom antiebraico dei polacchi durante la guerra) in cui il cimitero del paese è quasi più grande del paese stesso, ed è diviso esattamente in due: da una parte le vittime dei tedeschi e dall’altra parte le vittime dei russi. Solo che le tombe dalla parte dei ‘tedeschi’ sonopiene, quelle dalla parte dei ‘russi’ sono vuote: i corpi non sono mai tornati da Siberia, Katyn ecc.
Certamente antipatizza 2) come causa di 3) e conseguenza (dal suo punto di vista) di 1)
Detto cio’, ha un ottimo ricordo del sistema scolastico di stampo sovietico. Quanto alle innegabili realizzazioni del regime, le attribuisce, temo, più alla proverbiale ostinazione polacca che alle virtù del regime stesso. Ci sono parecchi aneddoti al riguardo.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Francesco
E ti pare che non concordavi, la battuta e via è il tuo forte 🙂
Intanto, io non voglio andare a parare da nessuna parte. Ascolto Mihai e Maria. Come ho ascoltato volentieri anche anticomunisti interessanti.
Su Chernobyl, condivido, e cogli molto bene il punto, che era la debolezza cruciale di tutto il sistema sovietico.
Sulle guerre, si può dire veramente poco contro l’Unione Sovietica: l’attacco alla Polonia nel ’20 (se ricordo bene), dove la responsabilità comunque non era solo sovietica; l’attacco alla Polonia, alla Finlandia e alle Repubbliche Baltiche nel ’39-’40; l’infausto intervento in Afghanistan. Se vuoi, aggiungi l’intervento di alcuni elementi scelti (non di soldati di leva) in Spagna nel 1936.
Correggimi se mi è sfuggito qualcosa.
Pensa quante guerre hanno fatto gli Stati Uniti nello stesso periodo…
A viaggiare, si poteva viaggiare con molta libertà all’interno del sistema sovietico; fuori, notoriamente, no. Anche oggi, comunque, per andare dalla Moldavia in Italia, devi passare una serie di ostacoli non da poco.
La condanna del sistema sovietico sta nei fatti: è crollato; e i topi sono corsi a salvarsi, spesso riciclandosi – come in Ungheria ad esempio – come i peggiori neoliberisti.
Ciò non toglie che per molta gente normale – il termine borghesia non ha molto senso nel contesto sovietico – si stesse meglio quando si stava in effetti meglio.
Compresi cristiani credenti e praticanti, che di "sinistra" non hanno nulla.
Miguel Martinez
Errata corrige: gli ‘amici spariti nele repressioni staliniane’ erano ovviamente della famiglia di mia moglie, lei all’epoca non essendo ancora nata 🙂
Ciao!
Andrea Di Vita
#9 Concordo in pieno. I russi oggi, tranne i più anziani, non rimpiangono più il regime sovietico (ma nemmeno lo demonizzano), perché la situazione nell’ultimo decennio è migliorata, ma ai tempi di El’cin lo rimpiangevano tutti. E, se le repubbliche baltiche, la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, che hanno sempre manteuno un’identità molto forte, hanno subito il comunismo sovietico come una violenta imposizione esterna e con gli anni sono andate migliorando, non hanno certo nessuna nostalgia di quei tempi, completamente diverso è il discorso per i paesi ortodossi e con una tradizione statuale pressoché inesistente (come la Moldavia o l’Ucraina), dove da vent’anni regna l’anarchia assoluta e non si vede all’orizzonte nemmeno un primo accenno di miglioramento.
Il fatto è che la gente giustamente antepone il pane a qualsiasi discorso ideologico e se un regime te lo dà e un altro no, come è ovvio preferisce il primo.
Tra l’altro, a proposito dei cristiani praticanti, in Russia e non solo sono in genere i più conservatori che contemporaneamente rivalutano tanti aspetti dell’URSS e si riconoscono nella politica filo-ortodossa e nazionalista di Putin, mentre le posizioni più progressiste non sono certo quelle di Zjuganov, ma quelle dei liberali più filo-occidentali (che comunque hanno un seguito minimo).
E’ verissimo inoltre che sono i regimi nazionali a voler mettere, suo malgrado, un popolo contro l’altro. Non ho ancora sentito un russo essere critico verso i Georgiani, ma solo verso Saakašvili e, viceversa, i Georgiani non avevano nessuna intenzione di trovarsi in guerra contro la Federazione Russa.
Tra l’altro al ballottaggio del 7 febbraio, in Ucraina, ci sarà da ridere. Già se vinceraà la treccioluta, sarà comunque la sconfitta arancione, viste le sue posizioni più recenti; se invece vincesse Janukovyč, non ne parliamo. Certo è che Faccia Grattata è stato politicamente azzerato dal popolo ucraino (e non se ne sentirà certo la mancanza).
Per roberto n. 7
a proposito di libri e lettura nel 90 ho partecipato un gemellaggio con una cità ucraina. quando abbiamo ospitato i ragazzi di là, hanno letteralmente svuotato la sezione russa di feltrinelli international di cose che laggiù non esistevano proprio o erano praticamente introvabili in ucraina, mi ricordo il ragazzo che ospitavo io con le lacrime agli occhi per aver trovato da noi dottor zivago….
E’ la più spudorata apologia del sistema sovietico che abbia mai sentito. Un sistema in grado di formare giovani, presumibilmente squattrinati, che hanno le lacrime agli occhi quando scoprono un libro introvabile e se lo comprano pure.
Miguel Martinez
Per Martinez #9
”la responsabilità comunque non era solo sovietica”
Beh, insomma….
http://en.wikipedia.org/wiki/Causes_of_the_Polish-Soviet_War
Lenin saw Poland as the bridge that the Red Army would have to cross in order to link the two revolutions and to assist other communist movements in Western Europe. This course was explicit in early Bolshevik ideology, and was necessary if the Soviet experiment in Russia was to be brought into line with Marxist doctrine. It was not, however, until the Soviet successes in mid-1920 that this idea became for a short time dominant in Bolshevik policies.In April 1920 Lenin would complete writing The Infantile Disease of "Leftism" in Communism, meant to guide the Revolution through the few remaining months before its final stages. As his mood became expansive, he became overconfident, even messianic, and was less and less likely to resist a drift toward more serious war with Poland. According to a theory prevalent among Lenin’s adherents, the Revolution in Russia would perish unless joined to revolutions in Lithuania, Poland and, most essentially, Germany. The debate in Russia was not as to whether the Polish bridge should be crossed, but how and when. Lenin formulated a new doctrine of "revolution from outside." The Soviet offensive into Poland would be an opportunity "to probe Europe with the bayonets of the Red Army." It would be the Soviet Union’s first penetration into Europe proper, the first attempt to export the Bolshevik Revolution by force. In a telegram, Lenin exclaimed: "We must direct all our attention to preparing and strengthening the Western Front. A new slogan must be announced: Prepare for war against Poland."[7] The political purpose of the Red Army’s advance was not to conquer Europe directly. The Red Army of 1920 could hardly be sent with 36 divisions to do what the Tsarist army of 1914-17 had failed to achieve with 150. Its purpose was to provoke social change and revolution. When the main Soviet offensive began in April 1920, the Red Army’s commanders and soldiers were told, and probably believed, that if only they could reach Warsaw and defeat Poland, the "oppressed masses of the proletariat" would rise almost worldwide and begin the final struggle to create a "workers’ paradise." In the words of General Tukhachevski: "To the West! Over the corpse of White Poland lies the road to world-wide conflagration. March on Vilno, Minsk, Warsaw!".[8]
http://en.wikipedia.org/wiki/Polish-Soviet_War
”In a telegram, Lenin exclaimed: "We must direct all our attention to preparing and strengthening the Western Front. A new slogan must be announced: ‘Prepare for war against Poland’."[67] Soviet communist theorist Nikolay Bukharin, writer for the newspaper Pravda, wished for the resources to carry the campaign beyond Warsaw "right up to London and Paris".
Semmai le responsabilità polacche sono verso l’Ucraina:
http://en.wikipedia.org/wiki/Polish-Soviet_War
Before the start of the Polish–Soviet War, Polish politics were strongly influenced by Chief of State (naczelnik państwa) Józef Piłsudski.[26] Piłsudski wanted to break up the Russian Empire[27] and create a Polish-led[28][29][30][31][32] "Międzymorze Federation" of independent[32] states: Poland, Lithuania, Ukraine, and other Central and East European countries emerging out of crumbling empires after the First World War.[33] This new union was to become a counterweight to any potential imperialist intentions on the part of Russia or Germany. Piłsudski argued that "There can be no independent Poland without an independent Ukraine", but he may have been more interested in Ukraine being split from Russia than in Ukrainians’ welfare.[34][35] He did not hesitate to use military force to expand the Polish borders to Galicia and Volhynia, crushing a Ukrainian attempt at self-determination in the disputed territories east of the Western Bug river, which contained a significant Polish minority,[17] forming majority in cities like Lwów, but a Ukrainian majority in the countryside. Speaking of Poland’s future frontiers, Piłsudski said: "All that we can gain in the west depends on the Entente—on the extent to which it may wish to squeeze Germany," while in the east "there are doors that open and close, and it depends on who forces them open and how far."[36] In the chaos to the east the Polish forces set out to expand there as much as it was feasible.
e non verso l’URSS (ibidem):
”On the other hand, Poland had no intention of joining the western intervention in the Russian Civil War[17] or of conquering Russia itself.[37]”
Difatti (ibidem):
”Piłsudski thus speculated that Poland would be better off with the Bolsheviks, alienated from the Western powers, than with the restored Russian Empire.‘
tanto più che la Polonia fu come al solito lasciata a se stessa, un poco come la Repubblica Spagnola qualche anno più tardi (ibidem):
Britain’s Prime Minister, David Lloyd George, who wanted to negotiate a favourable trade agreement with the Bolsheviks[17] pressed Poland to make peace on Soviet terms and refused any assistance …
Per Martinez #9
”la responsabilità comunque non era solo sovietica”
Beh, insomma….
http://en.wikipedia.org/wiki/Causes_of_the_Polish-Soviet_War
Lenin saw Poland as the bridge that the Red Army would have to cross in order to link the two revolutions and to assist other communist movements in Western Europe. This course was explicit in early Bolshevik ideology, and was necessary if the Soviet experiment in Russia was to be brought into line with Marxist doctrine. It was not, however, until the Soviet successes in mid-1920 that this idea became for a short time dominant in Bolshevik policies.In April 1920 Lenin would complete writing The Infantile Disease of "Leftism" in Communism, meant to guide the Revolution through the few remaining months before its final stages. As his mood became expansive, he became overconfident, even messianic, and was less and less likely to resist a drift toward more serious war with Poland. According to a theory prevalent among Lenin’s adherents, the Revolution in Russia would perish unless joined to revolutions in Lithuania, Poland and, most essentially, Germany. The debate in Russia was not as to whether the Polish bridge should be crossed, but how and when. Lenin formulated a new doctrine of "revolution from outside." The Soviet offensive into Poland would be an opportunity "to probe Europe with the bayonets of the Red Army." It would be the Soviet Union’s first penetration into Europe proper, the first attempt to export the Bolshevik Revolution by force. In a telegram, Lenin exclaimed: "We must direct all our attention to preparing and strengthening the Western Front. A new slogan must be announced: Prepare for war against Poland."[7] The political purpose of the Red Army’s advance was not to conquer Europe directly. The Red Army of 1920 could hardly be sent with 36 divisions to do what the Tsarist army of 1914-17 had failed to achieve with 150. Its purpose was to provoke social change and revolution. When the main Soviet offensive began in April 1920, the Red Army’s commanders and soldiers were told, and probably believed, that if only they could reach Warsaw and defeat Poland, the "oppressed masses of the proletariat" would rise almost worldwide and begin the final struggle to create a "workers’ paradise." In the words of General Tukhachevski: "To the West! Over the corpse of White Poland lies the road to world-wide conflagration. March on Vilno, Minsk, Warsaw!".[8]
http://en.wikipedia.org/wiki/Polish-Soviet_War
”In a telegram, Lenin exclaimed: "We must direct all our attention to preparing and strengthening the Western Front. A new slogan must be announced: ‘Prepare for war against Poland’."[67] Soviet communist theorist Nikolay Bukharin, writer for the newspaper Pravda, wished for the resources to carry the campaign beyond Warsaw "right up to London and Paris".
Semmai le responsabilità polacche sono verso l’Ucraina:
http://en.wikipedia.org/wiki/Polish-Soviet_War
Before the start of the Polish–Soviet War, Polish politics were strongly influenced by Chief of State (naczelnik państwa) Józef Piłsudski.[26] Piłsudski wanted to break up the Russian Empire[27] and create a Polish-led[28][29][30][31][32] "Międzymorze Federation" of independent[32] states: Poland, Lithuania, Ukraine, and other Central and East European countries emerging out of crumbling empires after the First World War.[33] This new union was to become a counterweight to any potential imperialist intentions on the part of Russia or Germany. Piłsudski argued that "There can be no independent Poland without an independent Ukraine", but he may have been more interested in Ukraine being split from Russia than in Ukrainians’ welfare.[34][35] He did not hesitate to use military force to expand the Polish borders to Galicia and Volhynia, crushing a Ukrainian attempt at self-determination in the disputed territories east of the Western Bug river, which contained a significant Polish minority,[17] forming majority in cities like Lwów, but a Ukrainian majority in the countryside. Speaking of Poland’s future frontiers, Piłsudski said: "All that we can gain in the west depends on the Entente—on the extent to which it may wish to squeeze Germany," while in the east "there are doors that open and close, and it depends on who forces them open and how far."[36] In the chaos to the east the Polish forces set out to expand there as much as it was feasible.
e non verso l’URSS (ibidem):
”On the other hand, Poland had no intention of joining the western intervention in the Russian Civil War[17] or of conquering Russia itself.[37]”
Difatti (ibidem):
”Piłsudski thus speculated that Poland would be better off with the Bolsheviks, alienated from the Western powers, than with the restored Russian Empire.‘
tanto più che la Polonia fu come al solito lasciata a se stessa, un poco come la Repubblica Spagnola qualche anno più tardi (ibidem):
Britain’s Prime Minister, David Lloyd George, who wanted to negotiate a favourable trade agreement with the Bolsheviks[17] pressed Poland to make peace on Soviet terms and refused any assistance …
tanto più che la Polonia fu come al solito lasciata a se stessa, un poco come la Repubblica
Spagnola qualche anno più tardi (ibidem):
Britain’s Prime Minister, David Lloyd George, who wanted to negotiate a favourable trade
agreement with the Bolsheviks[17] pressed Poland to make peace on Soviet terms and refused
any assistance to Poland which would alienate the Whites in the Russian Civil War. In July
1920, Britain announced it would send huge quantities of World War I surplus military
supplies to Poland, but a threatened general strike by the Trades Union Congress, who
objected to British support of "White Poland", ensured that none of the weapons destined for
Poland left British ports. David Lloyd George had never been enthusiastic about supporting
the Poles, and had been pressured by his more right-wing Cabinet members such as Lord Curzon
and Winston Churchill into offering the supplies. On the 11 July, 1920, the government of
Great Britain issued a de facto ultimatum to the Soviets.[75] It demanded the Soviets to
stop hostilities against Poland and the Russian Army (the White Army in Southern Russia lead
by Baron Wrangel), and to accept what later was called the "Curzon line" as a temporary
border with Poland, until a permanent border could be established in negotiations.[17] In
case of Soviet refusal, the British threatened to assist Poland with all the means
available, which, in reality, were limited by the internal political situation in the United
Kingdom. On the 17 July, the Bolsheviks refused[17] and made a counter-offer to negotiate a
peace treaty directly with Poland. The British responded by threatening to cut off the
on-going trade negotiations if the Soviets conducted further offensives against Poland.
These threats were ignored. On August 6, 1920, the British Labour Party published a pamphlet
stating that British workers would never take part in the war as Poland’s allies, and labour
unions blocked supplies to the British expeditionary force assisting Russian Whites in
Arkhangelsk. French Socialists, in their newspaper L’Humanité, declared: "Not a man, not a
sou, not a shell for reactionary and capitalist Poland. Long live the Russian Revolution!
Long live the Workmen’s International!"[63] Poland also suffered setbacks due to sabotage
and delays in deliveries of war supplies, when workers in Czechoslovakia and Germany refused
to transit such materials to Poland.[17] On August 6 the Polish government issued an "Appeal
to the World", disputing charges of imperialism, stressing Poland’s determination for
self-determination and the dangers of Bolshevik "invasion of Europe".[76]
E, parlando en passant delle scuole polacche prima del regime sovietico, mi tocca leggere
nelo stesso sito che:
Before the Polish-Soviet war, a polyglot and amateur cryptologist, Jan Kowalewski during his
service on the Polish-Ukrainian War managed to break the codes and ciphers of the army of
the West Ukrainian People’s Republic and General Anton Denikin’s White Russian forces. As a
result, in July 1919 he was transferred to Warsaw, where he became chief of the Polish
General Staff’s radio-intelligence department. By early September he had gathered a group of
mathematicians from Warsaw University and Lwów University (most notably, founders of the
Polish School of Mathematics—Stanisław Leśniewski, Stefan Mazurkiewicz and Wacław
Sierpiński), who were also able to break Russian ciphers. Decoded informations presented to
Pilsudski showed that Soviet peace proposals with Poland in 1919 were false and in reality
they had prepared for a new offensive against Poland and concentrated military forces in
Barysaw near the Polish border. Pilsudski decided to ignore Soviet proposals, sign an
alliance with Symon Petliura and prepared the Kiev Offensive. During the war decryption of
Red Army radio messages made it possible to use small Polish military forces with efficiency
against the Russians and win many individual battles with the most important being the
Battle of Warsaw. [38] [39] [40].
E’ fatale uno degli slogan della pubblicità placca dell’epoca (piacerebbe certo a Peucezio):
RICORDIAMOCI DEL FUTURO!
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Martinez #12
”pure”
Pasolini disse lo stesso quando Jan Palach si diede fuoco a Praga: un sistema come quello sovietico che nelle sue scuole istillava nei giovani ideali così nobili da spingerli al suicidio non poteva essere così brutto. Come dire che se il Cristianesimo ha spinto gli eretici a una tale profondità e sinverità d’animo da salire sul rogo pur di non abiurare allora il Cristianesimo è buono. Mah…
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Andrea n. 13 (lo vedo che sei tu dall’IP, anche se ti sei dimenticato di firmare 🙂 )
Sicuramente ne saprai di più di me: io mi sono limitato a citare a memoria.
Quello che volevo sottolineare è la quasi totale assenza di guerre volute dall’Unione Sovietica.
Ciò non toglie minimamente altre colpe, ovviamente. Ma mentre Hitler attaccava tutti i propri vicini e colpiva un popolo percepito come "esterno" (gli ebrei), mentre faceva pochissime epurazioni interne, Stalin viveva in pace con tutti i vicini e massacrava il proprio esercito e sterminava il proprio partito.
Miguel Martinez
Per Andrea n. 15
Non sono d’accordo.
Credo che pochi sistemi come quello sovietico abbiano esaltato la lettura e i letterati, come scelta politica profonda, che credo risalga a Stalin.
Non è necessariamente un bene (al di là della mia risposta scherzosa a Roberto), e questa scelta che avuto lati grotteschi e tragici – consiglio a tutti la lettura di Ingegneri di anime di Frank Westerman.
Però credo che sia un fatto che in nessun’altra società, si sarebbero viste le scene descritte da Roberto. E probabilmente oggi non si vedrebbero più: i testi più sconvolgenti ed eversivi sarebbero liberamente disponibili perché non troverebbero alcun acquirente.
Miguel Martinez
Ciò non toglie che per molta gente normale – il termine borghesia non ha molto senso nel contesto sovietico – si stesse meglio quando si stava in effetti meglio.
due anni fa sono stata in Russia e a Sa Pietroburgo e a Mosca ho visto pensionati, non mendicanti, pensionati che vendevano sulla pubblica via qualche tazzina, o altre minute cose, tipo una vestina, o qualche rosa, per il semplice motivo che la loro pensione non arrivava ad assicurare il cibo per tutto il mese, ma in senso concreto, non come quelli che intervistano a ballarò .
All’indomani della caduta dell’Unione Sovietica sparivano vecchietti che avevano in assegnazione una casa, sparivano e alcuni venivano ritrovati nel fiume, ma non si erano suicidati!
Ora sia chiaro, io non sto difendendo nulla ,sto solo dicendo che quel domani che appariva tanto pieno di promesse è durato poco, è arrivato subito il dopodomani , ecco perchè leggo con umiltà e curiosità quanto raccontano maria e suo marito che a quanto vedo avevano qualcosa di più che un tetto e un piatto di minestra.
Una signora che ha fatto in tempo a vivere il cosiddetto comunismo e la sua caduta ironicamente dice, sono stata proprio sfortunata, e tutte e due le volte!!
>> La condanna del sistema sovietico sta nei fatti: è crollato
e che vuol dire? anche l’Impero romano e quello britannico sono crollati, tutto crolla, non è un criterio di giudizio storico, mi pare.
Pensavo alle gite in Germania Est nel ’48, in Ungheria nel ’56, in Cecoslovacchia nel ’68.
Tacendo le guerre per procura.
Bella la battuta sui libri. Immagino si potrebbe dedurre lo stesso leggendo alcuni memoriali dai lager o ricordando al censura nei territori palestinesi governati da Arafat.
Invece, nei paesi dove i libri li trovi in libreria, o gratis in bilbioteca, è uno schifo. Dovremmo tornare agli anni ’50: un canale TV in bianco e nero, poche ore di trasmissione, niente internet e cellulari e discoteche, vietato appartarsi con la morosa, vedi come i giovani si butterebbero sui libri, una volta liberati da queste catene capitalistiche!
ciao
Francesco
Per Francesco n. 19
La condanna di un pagliaccio sta nel fatto che nessuno ride quando si esibisce.
In altre parole, la condanna di un sistema sta nella sua incapacità di dare ciò che promette.
Un caso evidente è il nazismo: il nazismo ha promesso di liberare la Germania dalla dipendenza da altri paesi, di restituirle le frontiere etniche/storiche, di far risorgere l’economia. E’ sul mantenimento o meno di questa promessa – e non su tutto il resto – che il nazismo va giudicato; e il fallimento del nazismo in questo senso è stato totale.
Il sistema sovietico prometteva di continuare a garantire casa, lavoro, studio, salute e pensioni a tutti i propri cittadini per sempre, e invece è crollato. Ecco la condanna del sistema.
Miguel Martinez
un canale TV in bianco e nero, poche ore di trasmissione,
magari!
Per n. 19 e 21
Veramente, io farei zero canali, colori a scelta.
Miguel Martinez
— i testi più sconvolgenti ed eversivi sarebbero liberamente disponibili perché non troverebbero alcun acquirente —
Ciò vuol dire che non sarebbero sconvolgenti né tantomeno eversivi, essendo la loro efficacia pari a zero.
Rock & Troll
Per Martinez #20
”Il sistema sovietico prometteva di continuare a garantire casa, lavoro, studio, salute e pensioni a tutti i propri cittadini per sempre, e invece è crollato. Ecco la condanna del sistema.”
Ero in Bulgaria nel 1988. Il mio ospite era un tuo collega: era un traduttore di manuali di elettrotecnica dal polacco al bulgaro. Mi confido’ (tanto era un segreto di Pulcinella) che il suo vicino di casa era una spia della polizia, la quale lo sorvegliava per paura che traducesse sotto banco testi di Solidarnosc. Affermo’ (dopo una certa dose di vodka) che il regime sovietico non avrebbe avuto vita lunga, ma sarebbe crollato entro poco tempo sotto il peso della propria stupidità.
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. il marito di mia cugina è di simpatie destrorse. Quando gli presentai la mia futura consorte, la prese sottobraccio e le disse: ”Eh sì, voi polacchi lo sapete bene cosa è il comunismo!” Al che lei nel suo italiano ancora incerto rispose: ”Sì. Noi lo sappiamo, cos’e’.”
soldati sovietici morti durante la 2 guerra mondiale: 6.000.000 civili sovietici morti durante la 2 guerra mondiale: 13.600.000 Dei 20 maggiori campi di concentramento nazisti 19 furono liberati dall’Armata Rossa e 1 dall’ Armata Popolare Jugoslava. E non se li ricorda nessuno
Per anonimo n. 25
Firmare sempre, anche con uno pseudonimo qualunque.
Hai ragione, anche se credo che le statistiche non vadano molto d’accordo con la storia sovietica. Milione più, milione meno, che appare e scompare.
Miguel Martinez
Per Andrea Di Vita
Hai letto qualcosa di Aleksandr Zinov’ev, come ad esempio La caduta dell’impero del male?
Spiega molto bene il rapporto tra stupidità e eccellenza del sistema sovietico.
Alla faccia di tutti gli ideologi.
Miguel Martinez
ma mica è caduta la russia. c’è persino una continuità di classe dirigente al potere. quello che è caduto è l’impero sovietico, ma non è una novità. era evidente fin da quando sovietici e usani si son spartiti il mondo dopo la seconda mondiale. ovviamente bisognava andare un poco, ma proprio poco, oltre le apparenze.
Miguel (12),
non ci avevo pensato ma hai perfettamente ragione!
in generale, io da 17 un po’ nerd che passavo il mio tempo bigiando le lezioni di italiano e filosofia per giocare a basket, ero rilmasto molto colpito dai miei coetanei ucraini, che mi erano sembrati tutti molto più colti, svegli ed in generale "adulti" di noi .
solo che io a 17 anni doctor zivago l’avevo letto*, loro no (e i libri glie li compravo io, che loro erano venuti in italia con 10.000 lire….
roberto
*e ce l’avevo pure in russo a casa visto che all’epoca mi era venuto questo pallino, pallino scomparso al primo scontro con i verbi di movimento
mi correggo, hai ragione se parli di "sistema educativo" (avevo letto male).
sistema tout court proprio no, anzi!
roberto
" Al che lei nel suo italiano ancora incerto rispose: ”Sì. Noi lo sappiamo, cos’e’"
bellissima!
roberto
Per Miguel 20:
"E’ sul mantenimento o meno di questa promessa – e non su tutto il resto – che il nazismo va giudicato; e il fallimento del nazismo in questo senso è stato totale."
Non sono d’accordo: a parte che "tutto il resto" non è un proprio una cosa da niente, esistono promesse qualitativamente diverse, anche, e diversi modi di mantenerle. E devo dire che, per come le metti tu, le promesse sovietiche erano assai migliori di quelle naziste.
mirijam 18#
quello dei vecchietti assegnatari di case nella Russia el’ciniana è stato un vero e proprio genocidio. Ha avuto proporzioni inimmaginabili, secondo alcuni nell’ordine dei milioni di persone (non sto esagerando).
Per Falecius n. 32
Io non ho espresso uno straccio di giudizio morale.
Se è per questo, la premessa filosofica dello Stato Pontificio li batte tutti: assicurare la vita eterna al massimo numero di persone che normalmente campano se va bene ottant’anni. Casa, lavoro e ospedale per tutti sono una bazzecola.
Dico che il successo o il fallimento (non il valore morale o altre cose) vanno giudicati esclusivamente in base alla vicinanza al progetto proposto.
In questo senso, ritengo che nel secolo scorso le uniche persone importanti che si siano avvicinate a mantenere la propria parola siano state Mustafa Kemal Ataturk e Ben Gurion.
Dietro di loro, ci metterei Francisco Franco che sostanzialmente aveva promesso di restare al potere fino a crepare e di modernizzare il proprio paese, ed è riuscito a fare tutti e due.
Porfirio Diaz è riuscito a gettare nel caos il paese che ha cercato per decenni di mettere in ordine; Francisco Madero, uomo assai pacifico, ha sulla coscienza un milione di morti; mentre Lazaro Cardenas, moralmente migliore di tutti, ha visto il paese che aveva costruito affogare nella corruzione.
Churchill è riuscito ad affondare l’impero più grande della storia, in cui credeva pienamente, di Hitler abbiamo già parlato, Mussolini pure, a Roosevelt ci devo pensare 🙂
Miguel Martinez
Dico che il successo o il fallimento (non il valore morale o altre cose) vanno giudicati esclusivamente in base alla vicinanza al progetto proposto.
Ok, adesso è chiaro.
In questo senso, ritengo che nel secolo scorso le uniche persone importanti che si siano avvicinate a mantenere la propria parola siano state Mustafa Kemal Ataturk e Ben Gurion.
Mi sembra abbastanza vero.
Roberto, c’è un ottimo libro di esercizi per facilitare l’apprendimento dei verbi di moto. Facili non sono, ma nemmeno così tremendi come li si dipinge, soprattutto a livello di comprensione passiva (quella attiva viene di conseguenza, con l’ascolto).
Miguel #34
E l’Iran khomeinista teocratico dove lo metti? Splendide Urì sempre disponibili per l’eternità!
Scherzi a parte, non è che Franco abbia modernizzato la Spagna chissà quanto. I miei ne andarono via nel ’63, cioè un quarto di secolo dopo la fine della guerra civile, e ancora in quel periodo, appena passavi i Pirenei tornavi indietro di un secolo, ti trovavi di colpo fuori dall’Europa.
Da allora al ’75 qualche passo avanti lo hanno fatto, ma la svolta decisiva sono stati proprio gli anni ’80 socialisti di Felipe González.
Franco semmai è riuscito in una cosa, che può piacere o non piacere (a me personalmente piace), cioè perservare la Spagna dal comunismo per più di un trentennio e mantenervi un’identità fortemente cattolica e un costume fortemente conservatore. Ma era una cosa troppo poco radicata, infatti in qualche anno, dopo la morte del Caudillo, si è dissolta e la Spagna è diventata la Sodoma e Gomorra d’Europa (già all’inizio degli anni ’80, ben prima di Zapatero, che ha solo dato una veste giuridica a una realtà di fatto e a una società che era così da più di vent’anni.
grazie peucezio,
ma ho abbandonato il pallino ormai da quindici anni…magari quando saro’ in pensione 🙂
pero’ dai corsi che avevo seguito e dal viaggio nel 90 mi è rimasta una grandissima simpatia per quel popolo e quel paese…
roberto
Per Martinez #27
”Zinov’ev”
Purtroppo no, mi manca (ancora 🙂 )
Ciao!
Andrea Di Vita
luca
se è una questione di statistiche accurate prendiamo quelle tedesche:
vittime militari tedesche durante la seconda guerra mondiale: 5.500.000
vittime militari tedesche sul fronte est fino al 31 dicembre 1944: 2,742,909
vittime militari tedesche balcani:103,693
vittime militari tedesche est ovest anno 1945:1,230,045 di cui almeno il 60% per mano dell’armata sovietica.
Ergo la Germania nazista ha perso almeno il 70% degli effettivi per mano dell’Armata Rossa e della Armata Popolare Jugoslava.
Trascurando il fatto che gli eserciti degli stati satelliti nazisti (Romania , Ungheria ecc) sono stati annientati dai sovietici.
Trascurando che pure l’esercito italiano ebbe notevoli perdite a causa dell’Armata Rossa.
Trascurando che la prima grande sconfitta dei giapponesi fu in una guerra non dichiarata e dimenticata terminata nel 39 giusto in tempo per il grande massacro. Nella sola battaglia finale di Khalkin gol secondo le stime giapponesi, assai benevole, ci furono 9000 soldati giapponesi uccisi e altrettanti feriti con la distruzione dell’intera sesta armata nipponica. Per dire i tedeschi persero 16000 effettivi combattendo in Africa: quanto è stato scritto su Rommel e Montgomery e quanto su questa guerra estremo orientale.
Tornando al punto chi ha sconfitto la Germania nazista?
Poi il discorso che la validità di un sistema sia la sua mera sopravvivenza senza tenere conto delle contingenze storiche :porterebbe a dire ad esempio che i popoli precolombiani erano assai inadeguati perchè sono crollati appena a contatto con gli europei.
Oppure dire che Franco era "meglio" di Mussolini, se Mussolini fosse stato meno sicuro della vittoria hitleriana e avesse seguito la prudenza neutralista di Franco , quanti sarebbero pronti a scommettere che il suo regime non sarebbe caduto così facilmente. Quindi una mera scelta "tattica" ha portato al tracollo del regime mussoliniano non l’adeguatezza o meno al proprio "scopo".
Lo stesso vale per l’URSS, le condizioni postbelliche potevano darle la forza di resistere a lungo agli USA? E quanto è costato umanamente e come risorse provarci dal punto di vista militare e politico ?
Se Mussolini avesse fatto come nell’ipotesi, sarebbe morto nel suo letto da capo del governo decenni dopo la guerra (salute permettendo), esattamente come Franco.
Miguel,
ho un dubbio sulle promesse in base a cui valuti i governanti: dove le si trova?
Roosvelt ha preso gli USA in preda alla dissoluzione economica e sociale e li ha lasciati padroni quasi incontrastati del mondo (e con la piena occuopazione), un grande direi.
Hitler, poverino, aveva fatto tutto per bene ma un gomblotto demo-plutaico-masso-comunista gli ha messo quasi tutto il mondo contro, e alla fine ha perso per qualche dettaglio (insistere sull’Egitto invece che su Malta, sui bombardieri invece che sugli intercettori con motore a reazione, fidarsi di Enigma, trascurare qualche campo di petrolio per addentrarsi verso Mosca, non sterminare gli inglesi a Dunkerque, mancare di poco la Bomba) .. varrebbe la pena di riprovarci?
Ciao
Francesco
"ho un dubbio sulle promesse in base a cui valuti i governanti: dove le si trova?"
Oddio, senza arrivare alla chiarezza di Berlusconi, che si è scritto e firmato un contratto tutto da solo (fantastico! è sempre il migliore, a livello di spettacolo), in generale i discorsi dei governanti sono abbastanza comprensibili, e ancora più chiaro di solito è cosa vuole chi li elegge (nel caso siano eletti).
prendiamo le promesse dei governi del buon Berlusca:
-tenersi le televisioni;
-evitare i processi;
-meno tasse;
-meno immigrati;
-più autonomia locale;
-meno controlli fiscali;
-continuare la politica di sostegno automatico all’America;
-e contemporaneamente rivendicare una certa libertà di mercanteggiamento con chi gli pare;
ci sta riuscendo?
Non lo so, ma tolti i due punti, di cui non mi frega nulla, e il sostegno all’America di cui non so che farmene (per me è valido solo nel momento in cui è vantaggioso per l’Italia, altrimenti parliamone..) e aggiunto che a me gli immigrati stanno abbastanza simpatici, elencati così non mi sembrano neanche malaccio…
Ciao!
Uno degli aspetti migliri di questo blog è la capacità dell’autore di inserire questri frammenti di vita quotidiana nel grande gioco della politica e della storia, Mihai e Maria hanno probabilmente ragione nel dire che il sistema sovietico forniva loro il necessario, che non hanno avuto più quando esso è collassato e probabilmente per questo sono emigrati, e che come loro ci siano altri nostalgici non lo metto in dubbio (erano anche qui dopo la caduta del regime fascista), l’URSS (e lo dice uno che aveva tredici anni al momento della sua caduta, quindi non ha potuto seguirne gran parte della storia) ha sempre avuto un certo fascino su di me, soprattutto nel vedere quella specie di casta (la nomenklatura) che la dirigeva, mi sembrava poi bizarra quella realtà fatta di Comitati Centrali, Politburo, Presidium ecc. tanto che a volte mi son divertito a pensare come potesse essere la vita quotidiana di un membro del soviet supremo del Kazakistan piuttosto che quella di un vice-segratario del rajon del PCUS della penisola di Kola.
QUanro alla seconda guerra mondiale, a volte ho come l’impressione che certa storiografia non veda quel conflitto come la conseguenza del diktat imposto alla Germania o dell’insoddisfacente bottino che era stato promesso all’Italia purché entrasse in guerra a favore dell’Intesa, ma come una sorta di conflitto metafisico tra il "male" (nazismo, fascismo, l’imperialismo giapponese) e il "bene" (alleati, più per forza che per amore, come si è poi visto in seguito), e quando si è dalla parte del "bene", non si può essere contraddetti (anche se si bombarda Dresda o si gettano bombe H), anche se va detto che per come la penso tutto sommato è andata meglio che abbiano vinto gli alleati. Per quel che riguarda Mussolini, penso anch’io che se fosse rimasto neutrale sarebbe morto nel suo letto, e magari la transizione democratica sarebbe stata guidata da Umberto II.
x KARA eccetera
"quando si buttano bombe A", che quelle H non erano ancora state inventate.
lo preciso non solo perchè sono noioso e pignolo e saccente ma perchè quando ci si avventura fuori dai sentieri segnati bisogna stare più attenti anche ai dettagli
ed hai ragione, è molto meglio che abbiano vinto l’imperialismo inglese, statunitense e russo che non quelli rivali tedesco e giapponese. perchè non tutti gli imperi sono uguali, anche se si assomigliano un poco
ciao
Francesco
x Pino
1) -tenersi le televisioni;
2) -evitare i processi;
mi stanno bene ma non sono poi così rilevanti (certo, pensare al ritorno al centralismo raistico o al tentato golpe magistratura-Repubblica fa impressione)
3) -meno tasse;
ottimo ma non si concilia col punto 6) e richiede una riduzione delle spese, che non promette neppure più …
4) -meno immigrati;
col cavolo! più immigrati, specie centrocampisti brasiliani col 10 sulle spalle e la maglietta evangelistica
5) -più autonomia locale;
fino a ieri ero entusiasta al ciento per ciento, oggi solo al novantanove. aspetto con ansia che accada anche qualcosa al riguardo
6) -meno controlli fiscali;
ottima ma solo dopo che le tasse verranno pagate da quasi tuttti
7) -continuare la politica di sostegno automatico all’America;
OK al 100%
8) -e contemporaneamente rivendicare una certa libertà di mercanteggiamento con chi gli pare;
solo dopo un corso di "compravendita di tappeti" che sennò si fanno figuracce
Finora è un pò indietro sul suo programma, il nostro Silvio
ciao
Francesco
Per Francesco n. 45
Grazie mille per la correzione 🙂
hai ragione, i maggiori pericoli si incontrano proprio nei dettagli.
Quanto alla vittoria di un imperialismo su un altro, forse sbaglio, ma se avessero vinto quello tedesco e giapponese (ed anche quello italiano, che pure c’era) forse adesso non scriveremmo commenti ad un blog.
Salutoni, Karakitap
Miguel,
com’è questo "La caduta dell’impero del male?" di Zinov’ev?
Puoi dirmi qualche cosa in più?
Per Peucezio n. 48
Molto difficile riassumere. E’ uno studio ironico, geniale, logicissimo, della reale struttura sociale del mondo "comunista", scritto da qualcuno che era scappato dall’URSS, ma ritiene che la distruzione di quel sistema sia ancora peggio del sistema stesso.
Conoscendoti un po’, credo che Zinov’ev sia l’unica persona al mondo che ti potrebbe convertire al comunismo (bada bene, non ho detto al marxismo) 🙂
Miguel Martinez
Beh, da quello che dici mi pare di capire che io sia già d’accordo con la sostanza di quello che dice Zinov’ev.
Lo cercherò, spero si trovi facilmente in commercio. Grazie della segnalazione 🙂