L’ineffabile Jordi Valle

Un’occhiata a come si fa informazione in questo paese. Un tema a cui sono diventato un po’ sensibile da quando mi hanno accusato di voler mettere a ferro e fuoco Firenze.

Solo che stavolta stiamo parlando di Repubblica, mica di Libero.

Grazie a Upuaut.

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34 risposte a L’ineffabile Jordi Valle

  1. NonStoConOriana scrive:

    Cantiere navale.

    Cantiere edile.

    Cantiere stradale.

    Cantiere e basta.

    Sfilacciatura.

    Ritorcitura.

    Finissaggio.

    Carbonizzo.

    Sansificio.

    Peschereccio.

    Porcilaja.

    Tonnara.

    Asfaltatura.

    Miniera.

    Stasatura canali.

    Vendemmia.

    Mietitura.

    Compostaggio.

    Solfatara.

    Il mondo è grande, accidenti. Se uno ha voglia di lavorare, può benissimo non fare il giornalista, no?

  2. monicamarghetti scrive:

    *_______*

    aggiorno con il tuo bog

    grazie

  3. Santaruina scrive:

    Ai confini della realtà.

    Mi vengono in mente le varie autorità che esprimono “perplessità” nei confronti della crescita dell’informazione in rete perchè non può essere affidabile e comprovata come quella dei giornalisti professionisti…

  4. controlL scrive:

    Ma è bellissimo. Un bugiardo (velo pietosissimo su “repubblica”, del resto sono monarchico, anzi borbonico) viene smentito dopo tante bugie perché un altro bugiardo, ma coperto dal ruolo istituzionale, ha finalmente abbastanza “autorità” da farsi credere o almeno sentire. E poi pare abbia osato attribuire a uribe il pensiero che l’america non sia pronta per un presidente nero. Ma di’, l’avrà preso per un fallaciano qualunque il presidente della colombra quel contaballe? Se l’è proprio andata a cercare. È una bella catena di sant’antonio che dice molto su questi tempi squalificatissimi. L'”autorevolezza” più bassa ha osato toccare un'”autevolezza” più alta che avrebbe osato toccare l'”autorevolezza” altissima. La smentita era inevitabile persino se l’intervista fosse vera. Fosse di vero.p

  5. utente anonimo scrive:

    NScO,

    — Il mondo è grande, accidenti. Se uno ha voglia di lavorare, può benissimo non fare il giornalista, no? —

    Dei mestieri che hai citati, quanti ne hai svolti con la prospettiva di farlo per una sostanziosa parte della tua vita?

    Se ne hai svolto almeno uno, non credo faticherai ad immaginare perché ad oggi la professione di giornalista suoni mediamente più appetibile 🙂

    Z.

  6. NonStoConOriana scrive:

    Giuro su tutte le bibbie che vi pare che la prima annotazione, sul mio libretto di lavoro, è B.A.C.

    Bracciante Agricolo Comune.

  7. paniscus scrive:

    NSCO: non mi dire che ti sei diplomato in un ridente istituto tecnico di mia conoscenza…

    Lisa

  8. NonStoConOriana scrive:

    No, mi sono diplomato in un manicomio mal camuffato da liceo. Non ho affatto un buon ricordo di quei tempi.

  9. utente anonimo scrive:

    NScO,

    — Giuro su tutte le bibbie che vi pare che la prima annotazione, sul mio libretto di lavoro, è B.A.C. —

    Non serve giurar sulle bibbie. L’unico cattolico qui pare essere Francesco, e oltre tutto l’ortodossia cattolica non guarda con favore ai giuramenti sul sacro…

    Insomma – se posso parlare anche per gli altri – ti crediamo sulla parola. E a maggior ragione capirai perché non tutti ambiscano alla mansione di bracciante agricolo comune 🙂

    Per quanto tempo hai fatto il bracciante?

    Z.

  10. NonStoConOriana scrive:

    …Non fui BAC molto a lungo: una quarantina di giorni di vendemmia.

  11. utente anonimo scrive:

    vabbè, allora io ho iniziato a lavorare in nero come operaio generico … per pagarmi gli studi di tedesco

    Francesco

  12. utente anonimo scrive:

    NScO,

    — …Non fui BAC molto a lungo: una quarantina di giorni di vendemmia. —

    Ah, ecco, volevo ben dire 🙂

    Z.

  13. controlL scrive:

    Tu pensa che uno è diventato famosissimo per essere stato BAC(h), l’acca è virtuale, non si pronuncia, a vita. Avresti dovuto perseverare.p

  14. PinoMamet scrive:

    In via di confessione,

    ammetto una lontana giornata come portalettere (mi sono licenziato il giorno dopo).

    Ciao!

  15. RitvanShehi scrive:

    La mia prima esperienza lavorativa è stata a 18 anni. Siccome la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, l’anno prima che io finissi il liceo il Partito decise che dopo il liceo i maschietti dovevano fare un anno di lavoro (ovviamente dove decideva il Partito) prima di poter presentare domanda per l’Università. Le femminucce, invece, no (una delle ragioni per cui io allo slogan kompagnesco “siamo tutti uguali” ci ho sempre creduto poco).

    Ebbene, pur essendo io figlio unico di madre vedova e malata, il Partito mi designò a Fierze, al confine nord col Kosovo, mentre i miei coetanei figli di kompagni se la spassavano a lavorare nei frutteti statali intorno a Valona (la mia città).

    A Fierze si costruiva una grande centrale idroelettrica, ma noi venimmo destinati a un cantiere in cui si producevano….i famigerati bunkers di Enver Hoxha. Feci il “muratore-carpentiere” per 10 mesi e contribuii alla futura difesa della Patria Socialista dall’attacco congiunto della NATO e del Patto di Varsavia, coalizzatisi per l’occasione:-).

    La paga non era male (in quel luogo dimenticato da Dio si applicavano salari alti, in deroga alle paghe da fame dei comuni operai in città) e alla fine dei 10 mesi tornai a casa con un discreto gruzzoletto e col distintivo “Lavoratore dell’Avaguardia del Socialismo” all’occhiello.

    Ovviamente i kompagni deputati alla bisogna si guardarono bene dall’accettare la mia domanda per accedere all’Università. Anche se avevo – molto immodestamente – i migliori voti scolastici di tutti i postulanti del distretto di Valona. Ma mia madre apparteneva a una famiglia di “sanguisughe del proletariato” e così, la “lotta di classe” mica si poteva buttare al cesso, no?….

    Beh, feci un altro anno di lavoro: stavolta come fotografo. Poi, l’anno successivo – anche perché avevo fatto il diavolo a quattro fino al Comitato Centrale del Partito, contro l’applicazione ad minchiam della “lotta di classe” – i kompagni mi diedero il loro grazioso permesso di frequentare una facoltà rigorosamente scelta da loro: quella di Medicina Veterinaria. Che, a quel tempo voleva dire vivere eternamente in un villaggio, curando le bestie dei kolkhos contadini.

    Fortunatamente il Partito schiattò con la demolizione del Muro di Berlino e le cose andarono diversamente…..

  16. PinoMamet scrive:

    Però mi chiedo (io di giornalismo non so niente):

    possibile che non ci sia nessuno che controlli?

    Cioè, io posso andare in una redazione, dotato di faccia come il culo e credenziali prodotte da me stesso, e sostenere di avere intervistato i personaggi più improbabili nelle condizioni più incredibili, e quelli, invece di dirmi “aspetta un attimo… ma chi cazzo sei?” pubblicano i miei articoli?

    Se quelli di Repubblica avevano dei dubbi (come sembrerebbe, visto che non hanno dato risalto ai presunti scoop) perché hanno comunque pubblicato le interviste?

    Tutto sommato lo reputo un incidente propizio: ora so che peso dare al giornalismo, almeno quello italiano

    (ma io sono uno di quelli che pensano che tutto il mondo è paese).

    Ciao!

  17. utente anonimo scrive:

    io lo sospettavo anche prima, leggendo gli articoli del corsera dagli stati uniti ….

    Francesco

  18. RitvanShehi scrive:

    >Però mi chiedo (io di giornalismo non so niente): possibile che non ci sia nessuno che controlli? PnoMamet< Sì, ma c’è sempre il solito problema: chi controlla i controllori?:-). Perché pure issi tengono famiglia!:-)
    Ciao

  19. utente anonimo scrive:

    “permesso di frequentare una facoltà rigorosamente scelta da loro: quella di Medicina Veterinaria”.

    visto poi come sono andate le cose, bisogna ammettere che il partito ha sempre ragione

    🙂

    roberto

  20. RitvanShehi scrive:

    –Ritvan:”permesso di frequentare una facoltà rigorosamente scelta da loro: quella di Medicina Veterinaria”.—

    >visto poi come sono andate le cose, bisogna ammettere che il partito ha sempre ragione

    🙂 roberto< Ragione ‘n par de ciufoli. Io avevo richiesto Medicina – il mestiere di mio padre – e la prassi era che chi aveva i voti migliori poteva scegliere. Invece, i cari kompagni del Comitato Diritto allo Studio di Valona s’inventarono una regoletta non scritta, tipo CPK:-) (che, per la verità non valse solo per me, anche ai figli di altri medici “borghesi”, ovvero laureatisi all’estero prima della guerra) secondo cui i figli dei medici – ovviamente di quelli “borghesi” – non dovevano fare i medici. Se io mi fossi laureato in medicina, cor piffero che avrei fatto adesso il “diversamente comunitario” qui. In Albania un bravo medico specialista guadagna abbastanza per vivere agiatamente. Pertanto, il Partito aveva torto marcio!

  21. utente anonimo scrive:

    Deliri genocidali:

    http://www.amnation.com/vfr/archives/011077.html

    Ancora:

    http://gatesofvienna.blogspot.com/2008/07/what-can-we-do.html

    Ho dimentaicato il codice di entrata nel blog.

    Mithras

  22. mariak scrive:

    non te la prendere più di troppo ritvan, lo so che non sarà di consolazione ma posso dirti che i figli degli operai o dei poveri anche se intelligenti di regola venivano immessi nel budello dell’avviamento al lavoro, una scuoluccia di tre anni e poi diritti a lavorare .

    Questo per riequilibrare un po’di nefandezze!

    Bisognerà aspettare il 1962, il primo centro sinistra, per avere tra battaglie furibonde, anche dopo l’iistituzione della legge, la scuola media unica.

    Il capitalismo ha sempre fatto un po’ schifo con buona pace di chi vedeva l’inferno soltanto di na parte.

    maria

  23. PinoMamet scrive:

    Sono completamente d’accordo con Maria.

    Per riequilibrare nuovamente la questione (ogni medaglia, si sa, ha mille rovesci, o, per meglio dire, lati)

    aggiungo che i Seminari gestiti dai tanto viutperati (da me) pretacci funzionavano in compenso come licei-convitti-collegi per ragazzi di famiglie povere e poverissime che non potevano permettersi altro tipo di istruzione, e ai quali perlopiù non passava neanche per l’anticamera del cervello di diventare preti.

    Credo che le gerarchie ecclesiastiche lo sapessero benissimo, e accettavano la pietosa bugia con la quale gli erano affidati tanti ragazzini poveri perché “sentivano la vocazione”.

    Non parlo di secoli fa: un mio professore di italiano al liceo aveva studiato così (per caso scoprii poi che aveva studiato insieme al prete che sposò i miei genitori).

    Ciao!

  24. utente anonimo scrive:

    Ritvan,

    non avevi scritto che volevi fare l’avvocato (cosa che in Albania non era permessa, o non era permessa a te, non ricordo)?

    Comunque mille volte meglio il medico dell’avvocato, in qualsiasi paese e regime 🙂

    Z.

  25. ilconteoliver scrive:

    Azz Miguel,

    se l’avessi saputo che ti interessava ti avrei avvisato una settimana fa.

    http://tinyurl.com/62oagw

  26. RitvanShehi scrive:

    >Ritvan, non avevi scritto che volevi fare l’avvocato (cosa che in Albania non era permessa, o non era permessa a te, non ricordo)? Z.< La tradizione della mia famiglia comprendeva sia la giurisprudenza che la medicina.
    Io avrei voluto chiedere anche giurisprudenza, ma non l’ho chiesta. Visto che l’avvocatura era stata abolita nel 1967 (contemporaneamente all’abolizione della religione) – cosa che immagino accrescerà smisuratamente la tua stima per il regime di Hoxha:-) – e visto che per fare il giudice/procuratore dovevi avere – per regolamento sempre non scritto – alle spalle come parenti un’intera tribù di criminali della Sigurimi (nemmeno i comunisti “semplici” vi erano ammessi!) era perfettamente inutile chiedere giurisprudenza.

  27. RitvanShehi scrive:

    >non te la prendere più di troppo ritvan, lo so che non sarà di consolazione ma posso dirti che i figli degli operai o dei poveri anche se intelligenti di regola venivano immessi nel budello dell’avviamento al lavoro, una scuoluccia di tre anni e poi diritti a lavorare. maria< Le scuole professionali c’erano anche da noi. Venivano iscritti principalmente i figli dei “nemici del Popolo” che sapevano che il liceo gli sarebbe stato perfettamente inutile e così almeno imparavano un mestiere e non erano destinati a maneggiare vanga e piccone. >Questo per riequilibrare un po’di nefandezze!Bisognerà aspettare il 1962, il primo centro sinistra, per avere tra battaglie furibonde, anche dopo l’iistituzione della legge, la scuola media unica. < Riequilibrare un corno! Se l’Italia era un paese semifeudale, negli altri paesi “kapitalisti” più evoluti c’erano da tempo le borse di studio – statali e di fondazioni private e università – per gli studenti poveri e meritevoli.
    Anzi, adesso che ci penso, mio padre ha studiato in Italia con una borsa di studio del governo italiano (fascista) e se c’erano borse di studio per gli albanesi ci dovevano essere anche per i poveri italiani, no? Non è un’invenzione kompagnesca il diritto allo studio per i poveri meritevoli.

    >Il capitalismo ha sempre fatto un po’ schifo con buona pace di chi vedeva l’inferno soltanto di na parte.< Beh, chissà perché c’è kapitalismo e kapitalismo, mentre i komunismi sono tutti uguali!
    Mai pensato che anche il miglior capitalismo fosse un paradiso. Il comunismo applicato, invece, è risultato essere sempre un inferno.

  28. PinoMamet scrive:

    Ricordo anche una prozia (povera, ma nobile o seminobile- non credo che la cosa avesse influito, comunque) che studiò in un collegio e poi ottenne (lei donna) una piccola carica in un piccolo comune. Erano gli anni Trenta, quando mio nonno stava in Francia.

    Credo perciò che le possibilità di studio comunque c’erano anche per i poveri, certo meno- molto, molto meno- di quanto fosse giusto.

    La prozia scriveva sonetti, li avevo nella soffitta della mia vecchia casa (una delle poche anticaglie che conservavamo, assieme alle medaglie del bisnonno, un manuale di scherma di fine Ottocento, e altre robe così); poi mia madre, in un impeto di pulizia, li bruciò o disperse.

    Ciao!

  29. utente anonimo scrive:

    Ritvan,

    — Riequilibrare un corno! (…) Non è un’invenzione kompagnesca il diritto allo studio per i poveri meritevoli. —

    Il centrosinistra de quo – che, senza dubbio, non ha inventato alcunché – non era mica era quello di Veltroni, era quello di socialisti e democristi 🙂 I “kompagni”, nel bene o nel male, stavano perennemente all’opposizione.

    Non perdere la trebisonda sol perché leggi “sinistra”!

    ;-))

    Z.

    p.s.: Litigo regolarmente con il comunistume università delle mie parti. Si arrabbiano moltissimo quando dico che le borse di studio per reddito dovrebbero essere abolite, dato che vanno in larga misura ai figli degli evasori fiscali. Vedessi quante ce ne sono di troiet… – ehm, disinvolte studentesse – firmate dalla testa ai piedi e titolari di borse di studio 🙂

  30. utente anonimo scrive:

    …con il comunistume DELL’università, eh.

    Chissà perché mi partono sempre gli errori di stumpa.

    Z.

  31. RitvanShehi scrive:

    >Il centrosinistra de quo – che, senza dubbio, non ha inventato alcunché – non era mica era quello di Veltroni, era quello di socialisti e democristi 🙂 I “kompagni”, nel bene o nel male, stavano perennemente all’opposizione.

    Non perdere la trebisonda sol perché leggi “sinistra”! ;-)) Z.< Ma no, lo so che prima di Prodi i kompagni cor piffero che son potuti andare al governo. Ma il becco in certe faccende – tipo il “diritto allo studio”, ma non solo – lo potevano mettere anche stando all’opposizione. Come diceva Moro?…ah, sì “convergenze parallele”:-) >p.s.: Litigo regolarmente con il comunistume dell’università delle mie parti. Si arrabbiano moltissimo quando dico che le borse di studio per reddito dovrebbero essere abolite, dato che vanno in larga misura ai figli degli evasori fiscali.< Mah, non per fare il bastiancontrario, ma un po’ di ragione ai kompagni in questo caso la darei. Sarebbe un po’ come abolire le pensioni d’invalidità solo perché a Napoli e dintorni ci sono un sacco di “non vedenti” che guidano e di “non deambulanti” che fanno regolarmente jogging. Cambiare i criteri d’assegnazione (chessò, prendendo in considerazione anche tipo di casa, numero e marca d’auto della famiglia, ecc., ecc.) e più oculati controlli, no? >Vedessi quante ce ne sono di troiet… < Bieko maskilista!:-) Quella parola(ccia) qui non s’ha daddi’! Vuoi essere crocifisso?:-) >- ehm, disinvolte studentesse – firmate dalla testa ai piedi e titolari di borse di studio :-)< Se per questo – e per pav condicio, così non mi danno più del “bieko maskilista”:-) – anche disinvolti studenti con la Porsche fiammante regalata da papà evasore.
    Quando facevo la specializzazione a Pisa, abitavo in un appartamento privato, poiché pur avendone i requisiti – sbarcato dal gommone, che vuoi de più:-) – non c’erano posti liberi nello studentato dell’Università.

    Eravamo in 3 nell’appartamento e uno era un siciliano specializzando in Medicina. Figlio di operai e marxista-leninista (capirai che dibbattiti con me:-) ) anche lui non era potuto entrare in graduatoria per alloggio studentesco. Una volta mi ha mostrato un paio di “figli di papà” (uno figlio d’avvocato, l’altro di medico) che lui conosceva bene, con macchine di lusso e capi firmati che alloggiavano nello studentato statale. Fu una delle poche volte in cui fui d’accordo con lui:-).

  32. mariak scrive:

    RITVAN,

    io mi riferivo alla prima grande riforma del sistema scolasrico italiano, e cioè l’introduzione della scuola media unica, ovvero lo stesso tipo di scuola per tutti i bambini perlomeno per i primi tre anni, dopo le elementari!

    Riforma epocale che fu fatta come è stato ricordato dal primo centro sinistra , socialisti e democristiani, fatto questo che non diminuisce affatto il valore della riforma.

    Tu al solito butti tutto in polemica, ma io volevo ricordarti visto che avevi raccontato quel fatto assai brutto della facoltà imposta ,che nel cosiddetto mondo libero si faceva una scrematura incredibile soltanto a 11 anni. Vedo che conosci bene l’italiano, ma un po’ meno la storia d’Italia visto come ti inalberi per nulla.

    Non ricordo il voto del pci ma credo che il centro sinistra, perlomeno il secondo, si astenne su quella legge e se non lo fece sbagliò.

    Comunque ti ripeto la mia notazione riguardava la discriminazione CLASSISTA della scuola di base italiana che a mio parere era grave al pari se non di più dell’imposizione di una facoltà. Con tutto ciò, lo devo specificare, al fine di evitare le solite battute sulle narici, non giustifico affatto la storia che ci hai raccontato.

    Non fare come i tori che quando vedono rosso si mettono a caricare a testa bassa.

    maria

  33. JohnZorn scrive:

    >Comunque ti ripeto la mia notazione riguardava la discriminazione CLASSISTA della scuola di base italiana che a mio parere era grave al pari se non di più dell’imposizione di una facoltà. Con tutto ciò, lo devo specificare, al fine di evitare le solite battute sulle narici, non giustifico affatto la storia che ci hai raccontato. < Ma perchè cazzo vedere il classisimo in ogni dove?
    Perché? Che dopo la riforma i piccini ignoranti e poveri secondo voi diventavano di colpo tutti liceali, indi medici e avvocati, grazie alla meravigliosa e progressista scuola media? 🙂

    JZ

  34. mariak scrive:

    — Riequilibrare un corno! (…) Non è un’invenzione kompagnesca il diritto allo studio per i poveri meritevoli. —

    sono ancora io, e chi ha detto che era un’invenzione compagnesca il diritto allo studio, NON PER I MERITEVOLI come tu dici , ma per tutti ,perlomeno fino a 14 anni !

    Al governo c’erano socialisti e comunisti copme ti ho già detto.

    Certo storicamente non era stata un’invenzione compagnesca avviare al lavoro i bambini delle classi subalterne solo in quanto tali. Questo è poco ma sicuro.Il riequilibrio riguardava invece nel caso non lo avessi ancora capito il fatto che anche nella libera e liberale italia si facevano delle belle canagliate a carico dei soliti noti e una di queste era il trattamento discriminatorio e classista che bambini ancora piccoli subivano nei primissini anni della loro formazione scolastica.

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