Quattro proposte per la crisi

Pubblico –  e sottoscrivo – volentieri un appello lanciato da alcuni blogger.

Nessun dubbio che quello economico sia in questo momento un problema centrale. Allo stesso tempo, so quanto sia facile pontificare su ciò che si conosce poco: ammetto che parlo di economia più o meno con la stessa perizia con cui la casalinga di Voghera parla di linguistica caucasica.

Quindi mi limito a fare da amplificatore a idee lanciate da persone ben più competenti di me: rimando un’eventuale discussione tecnica delle proposte al blog di Carlo Gambescia.


Appello urgente  alla Rete
Quattro misure contro la crisi:
Sospendere temporaneamente  il pagamento dei mutui; vietare le transazioni allo scoperto; bloccare la costruzione delle grandi infrastrutture non cantierizzate;  proporre, da subito, nuovi strumenti per sostenere il reddito delle classi meno agiate.

 

A fronte della crisi economica in atto, sottoponiamo all’attenzione della Rete il seguente  appello formale:

– La crisi in corso evidenzia i limiti del capitalismo in termini etici, sociali, economici e politici.

– Di qui la necessità del suo superamento attraverso l’edificazione graduale e non violenta di un nuovo modello di società, capace di integrare i valori della solidarietà e della sobrietà.

– Vanno perciò subito presi alcuni provvedimenti a difesa del credito, dei redditi e dell’occupazione di tutti i cittadini, in nome del benessere collettivo e non di quello particolare di pochi speculatori. Si tratta di interventi finalizzati, in prospettiva, al recupero della piena sovranità della politica, intesa nel senso più nobile del termine, sull’economia. Interventi che devono chiamare in causa il ruolo dello Stato nell’ambito della tutela, in ultima istanza, del lavoro e del credito ai cittadini e alle famiglie.  Ma anche di facilitare, sotto il profilo legislativo, il  ruolo della  magistratura nel perseguire i reati finanziari commessi nello svolgimento di attività  borsistiche e creditizie.

A questo proposito si chiede,  in attesa di una ormai irrinunciabile evoluzione sociale in senso umano e contro la bestialità della pura logica del profitto,  alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, di sostenere nell’ambito del Governo, del Parlamento e in tutte le sedi politiche opportune – qualora la situazione nei prossimi mesi, se non addirittura giorni,  dovesse precipitare – le quattro seguenti misure, sicuramente “minimali”, ma capaci di rappresentare il primo segnale di una volontà comune di fuoriuscire dal vizioso ciclo capitalistico del debito e della speculazione:

1) Dichiarare temporaneamente sospeso il pagamento di tutti i mutui bancari, inclusivi degli interessi maturati, stipulati entro gli ultimi cinque anni,  per l’ acquisizione della prima casa.

2) Dichiarare illegali, a decorrere dalla data di pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, tutti i cosiddetti prodotti derivati e le cosiddette transazioni “allo scoperto” (elencandoli in apposite tabelle complementari ).

3) Proporre, sin da oggi, nuovi strumenti per sostenere il reddito delle classi meno agiate, qualora aumenti dell’inflazione e dei prezzi delle merci di largo consumo mettano a serio repentaglio livelli di vita già oggi precari.

4) Bloccare la costruzione delle grandi infrastrutture non ancora cantierizzate (TAV in Val di Susa, Ponte sullo Stretto di Messina ecc.) al fine di utilizzare il capitale ad esse destinato per sostenere i redditi e l’occupazione, riservandosi di sottoporle in un secondo momento ad una seria analisi costi/benefici che verifichi l’opportunità della loro costruzione.

Tale appello è frutto di ponderata analisi e discussione avvenuta sul Web, e non esclude – per il futuro – nuovi interventi a più ampio spettro.

Roma, 10 ottobre 2008                 

Carlo Gambescia (sociologo http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/ )
Carlo Bertani (scrittore – http://carlobertani.blogspot.com/ )
Marco Cedolin (scrittore – http://marcocedolin.blogspot.com/http://ilcorrosivo.blogspot.com/ )
Miguel Martinez (traduttore – http://kelebek.splinder.com/ )
Valter Binaghi (scrittore – http://valterbinaghi.wordpress.com/ )
Nicola Vacca (poeta – http://nicolavacca.splinder.com/  )
Guido Aragona (architetto – http://bizblog.splinder.com/ )
Antonio Saccoccio (blogger/net-artista –  http://liberidallaforma.blogspot.com/)
Truman Burbank (ingegnere http://trumanb.blogspot.com/ )
Roberto Buffagni (drammaturgo)
Stefano  Moracchi (saggista -http://www.attuazionista.blogspot.com/ )  

Michele Antonelli (ingegnere elettronico)       

Barbara Albertoni (insegnante – http://www.cloroalclero.com/ )
Eduardo Zarelli (insegnante, editore – http://www.ariannaeditrice.it/ )

Valerio Lo Monaco (giornalista)

Federico Zamboni  (giornalista)
Gianguido Mussomeli (insegnante e musicologo – Freiberg am Neckar – Germania –http://www.mozart2006.splinder.com/ )
Luigi Walt (dottore di ricerca – http://letterepaoline.wordpress.com/)
Italo Romano ( laureando in ingegneria per l’ambiente ed il territorio – http://www.oltrelacoltre.com/)

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44 risposte a Quattro proposte per la crisi

  1. RitvanShehi scrive:

    Ehmmmm…non vedo alcun economista e/o giurista fra i firmatari. Ma sarà solo una coincidenza:-).

    P.S. Poi “Dichiarare temporaneamente sospeso il pagamento di tutti i mutui bancari, inclusivi degli interessi maturati, stipulati entro gli ultimi cinque anni, per l’ acquisizione della prima casa.” oltre a causarmi delle perplessità di ordine giuridico mi puzza troppo di URSS:-).

  2. kelebek scrive:

    Per Ritvan n. 1

    Scrissi:

    mi limito a fare da amplificatore a idee lanciate da persone ben più competenti di me: rimando un’eventuale discussione tecnica delle proposte al blog di Carlo Gambescia. http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

    Miguel Martinez

  3. Santaruina scrive:

    Leggendo le reazioni alla crisi, in particolar modo negli ambienti “di sinistra”, risulta evidente che la maggior parte dei commentatori sono colti da un certo panico, e cosa ancor più preoccupante non riescono a comprendere l’origine profonda di questa situazione.

    Le sfuriate contro il “crollo del sistema capitalista” sono ridicole e frutto di una totale ignoranza della questione.

    Che sia buono o cattivo non è certo il “sistema capitalista” quello che sta crollando.

    Il paradigma “capitalista” non prevede banche centrali che stampano banconote dal nulla, che varano i tassi a seconda dell’umore del giorno.

    Quella che sta crollando è l’idea che i cicli economici possano essere controllati e guidati da degli enti centrali onnipotenti, siano essi banche centrali, stati, oppure, come nel nostro caso, la connivenza dei due.

    Chiedere ancora maggiori regole, maggior intervento statale significa solamente peggiorare ulteriormente il problema.

    Chi dovrebbe decidere e far rispettare queste “regole”?

    Gli organi statali, occupati dai peggiori criminali e del tutto conniventi con coloro che questo disastro l’hanno causato.

    Ma è così difficile da capire?

    Ci si comporta come pecore che corrono tra le braccia del lupo appena inizia a piovere.

    Chiedo scusa per il tono che può apparire polemico, ma la situazione è davvero triste.

    Blessed be

  4. Santaruina scrive:

    Aggiungo: mi sono permesso di postare qui queste considerazioni perchè la mia non è una critica alle proposte in sè, ma all’idea stessa che vi sta dietro, ovvero quella di vedere lo “stato” come garante dei diritti dei cittadini.

    Una favola a cui occorre smettere di credere, perchè ne paghiamo le spese tutti.

    A presto

  5. kelebek scrive:

    Per Santaruina n. 3

    Grazie del commento… ma sei andato a farlo anche sul blog di Carlo Gambescia?

    http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

    Miguel Martinez

  6. Santaruina scrive:

    Ciao Miguel

    lo posto anche da Carlo Gambescia, mi sembra corretto, visto che l’appello è partito da lui.

    A presto.

  7. controlL scrive:

    Non posso firmare perché per quanto mi riguarda bisogna liberare la vita, non migliorare l’economia. Ma capisco che altri possano avere altre prospettive. Piuttosto, il punto 2 non è una misura possibile soltanto mondialmente? Come si può impedire in italia giocate di borsa che sia possibile fare nelle borse estere? Ammesso venga fuori un governo italiano che voglia attuare i 4 punti, il secondo mi pare d’impossibile attuazione anche per tale governo.p

  8. utente anonimo scrive:

    C’è qualcuno che gentilmente mi può spiegare in termini il più possibile semplici e comprensibili cosa significa il punto 2? Cos’è un “prodotto derivato”? Cos’è una transazione “allo scoperto”? Perché devono essere dichiarati illegali?

    Temo che di economia ne capisco meno di quanto la casalinga di Voghera capisca di caucasologia… 🙁

    Gengis Ghat

  9. RitvanShehi scrive:

    Non posso firmare perché per quanto mi riguarda bisogna liberare la vita, non migliorare l’economia. Ma capisco che altri possano avere altre prospettive. Piuttosto, il punto 2 non è una misura possibile soltanto mondialmente? Come si può impedire in italia giocate di borsa che sia possibile fare nelle borse estere? Ammesso venga fuori un governo italiano che voglia attuare i 4 punti, il secondo mi pare d’impossibile attuazione anche per tale governo.p controlL

    Scrissi:

    mi limito a fare da amplificatore a idee lanciate da persone ben più competenti di me: rimando un’eventuale discussione tecnica delle proposte al blog di Carlo Gambescia. http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

    Miguel Martinez

    Ahò, avete capito o no?!:-)

  10. RitvanShehi scrive:

    >C’è qualcuno che gentilmente mi può spiegare in termini il più possibile semplici e comprensibili cosa significa il punto 2? Cos’è un “prodotto derivato”? Cos’è una transazione “allo scoperto”? Perché devono essere dichiarati illegali?

    Temo che di economia ne capisco meno di quanto la casalinga di Voghera capisca di caucasologia… 🙁

    Gengis Ghat< Scrissi:
    mi limito a fare da amplificatore a idee lanciate da persone ben più competenti di me: rimando un’eventuale discussione tecnica delle proposte al blog di Carlo Gambescia. http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/

    Miguel Martinez

    Ahò, avete capito o no?:-)

  11. utente anonimo scrive:

    passi per i problemi giuridici ma qui siamo al delirio economico, mica sarà collegato al ritorno del Caro Leader in fotografia? stesso livello di risultati garantiscono “misure” di questo genere.

    Miguel, non provare a farmi diventare simpatici i megamanager che prendono fantastilioni anche quando falliscono completamente, ti prego!

    Francesco

  12. utente anonimo scrive:

    molto semplicsticamente:

    I “derivati” sono prodotti finanziari che agganciano il loro valore alle quotazioni di altri beni (finanziari, come azioni, o reali, come petrolio).

    In altre parole sei investi in derivati dai al titolare dei fondi dei soldi con cui specula su quei beni.

    Le vendite allo scoperto sono invece cessioni di titoli azionari che vengono fatte da un operatore che NON ha questi titoli, e li prende a prestito da un altro operatore dietro pagamento di una commissione.

    In altre parole, l’operatore ti vende qualcosa che non ha, e tu ci paghi la sua commissione e quella dovuta al proprietario.

    La caratteristica comune di entrambe le operazioni è che tutti i rischi ricadono sull’utente finale.

  13. controlL scrive:

    Lo spirito inaccettabile di questi provvedimenti, siano o meno attuabili politicamente, è che il capitalismo venga ridotto alla finanza “speculativa”, che andrebbe disartigliata, per salvare il lavoro, che viene inglobato nella categoria del [reddito!!!]. Mentre il capitalismo è, da cima a fondo, un certo modo di lavorare, che qui si vuole salvare a tutti i costi. Ma è questo che dev’essere abbattuto. La rottura di scatole degli “investimenti produttivi” per sostenere l’occupazione, ovviamente, che riovviamente sostiene il consumo, era un insulso cavallo di battaglia del pci ultrastalinista degli anni ’50. Quello che ha partorito i mostriciattoli, peggiori di quei mostri, d’alema e veltroni. Maledetto il frutto del ventre tuo. Io voglio invece, e per una volta uso questo verbo che pochissimo mi piace, tanto più declinato stupidamente nella prima persona, la vita, non “i livelli di vita” misurati in “livelli occupazionali”. Basta con questa solfa. Io le ho voltato le spalle per sempre, quando sono diventato comunista.p

  14. utente anonimo scrive:

    un appello di destra, che ipotizzando l’apposizione di un cerottino sulla ferita di un missile pensa che la crisi si risolva.

    mi fa strano che miguel martinez lo abbia firmato, sia da compagno sia da analista della situazione internazionale.

    tutto è collegato.

    Sbalordito

  15. vogliopartire scrive:

    Al punto 3 aggiungerei:

    Sospensione di tutti i pagamenti verso societa’ finanziarie che hanno concesso a chi possedeva una pensione di 700 euro 3/4 carte revolv aumentando sempre piu’ il credito sapendo che li stavano prendendo per la gola e per fame…e persino il credito è stato concesso a chi gia’ aveva una cessione del quinto in atto…veri e propri strozzini…si sono presi l’importo totale di misere pensioni.

    D’accordo con il punto 2 …ne parlo’ in maniera dettagliata Report di Milena Gabanelli, Ritvanium perche’ guardi solo C’ è Posta per Te?

    Al punto: la necessità del suo superamento attraverso l’edificazione graduale e non violenta di un nuovo modello di società,

    e chi lo dice questo alla mafia e alla camorra?

    scusa mafioso o camorrista ma ora hai rotto le palle, hai imbriacato di droga mezzo mondo, è ora che ti trovi un lavoro ETICO…(…)

    MENO MALE CHE OGNI TANTO SI GIOCA!

  16. vogliopartire scrive:

    Un tempo ero comunista poi le ho voltato le spalle…(…) na tristezza!

  17. vogliopartire scrive:

    HO UNA NOTIZIA VERAMENTE IMPORTANTE DA DIFFONDERE:

    LA LIDL FESTEGGIA IL 500° NEGOZIO CON UN MINUTO DI SPESA GRATIS…come dire un tempo spesa proletaria a rischio arresto …e invece in un minuto riempi il carrello e non paghi…

    Operazione di Marketing pubblicizzata su La Repubblica…

    Dal 13 ottobre prego partecipare…

  18. utente anonimo scrive:

    D’accordo gli altri punti, ma non ho capito cosa c’entrano le infrastrutture. Le infrastrutture sono proprio l’antitesi dell’economia di carta, virtuale, della finanza pura, perché sono grandi costruzioni materiali, visibili, tangibili e utili agli uomini, esempi importanti di economia reale, con tanto di ricaduta occupazionale, di indotto ecc.

    Che facciamo? Vogliamo tornare all’economia reale, rimettere un po’ in sesto quest’Italia cannibalizzata dalla finanza e dalla speculazione e smettiamo di costruire strade, ponti e ferrovie?

  19. kelebek scrive:

    Un po’ per tutti…

    firmare sempre i commenti, anche con uno pseudonimo qualunque.

    Miguel Martinez

  20. kelebek scrive:

    Per l’anonimo del n. 14

    Tutto dipende dalla prospettiva che si ha.

    Se si pensa che questa sia una crisi definitiva del capitalismo, che sta per essere sostituito da un ordine universale diverso e migliore, mettere un “cerotto” su questa crisi sarebbe effettivamente un provvedimento di “destra”.

    Io non ho questa prospettiva: qualunque cosa succede a grandi masse di persone oggi a causa della crisi indotta dal capitalismo, il capitalismo continuerà – peraltro con meccanismi abbastanza simili – per il futuro prevedibile.

    Casomai c’è da chiedersi se:

    1) tali provvedimenti siano teoricamente fattibili (e su questo non sono in grado di dire nulla)

    2) esista la minima possibilità che questa petizione sortisca un effetto concreto (e lì la mia risposta è un sereno e pacato no).

    Miguel Martinez

  21. utente anonimo scrive:

    Casomai c’è da chiedersi anche se questi provvedimenti oltre ad essere fattibili siano minimamente utili

    roberto

  22. utente anonimo scrive:

    ho pure un’altra domanda che esula dal campo economico per entrare in quello degli immaginari occidentali:

    perché Miguel ti limiti “a fare da amplificatore a idee lanciate da persone ben più competenti di me”?

    ti basi sulla totale fiducia in gambescia?

    mi colpisce perché se vai sul suo sito più di un post inizia con “io non ci capisco niente ma l’appello è bellissimo”.

    non ti pare, abist iniura verbis, di recitare il ruolo del topolino nella fiaba del pifferaio?

    roberto

  23. Santaruina scrive:

    Miguel, avrei una domanda per te, e per chiunque desiderasse rispondere.

    Nessuna polemica, ovviamente, e chiedo scusa se torno nuovamente su tale questione 🙂

    Ma davvero si pensa che questa sia una “crisi del capitalismo” ?

    Ripeto, non si discute sul fatto che il capitalismo sia più o meno buono.

    La questione è :ma questo che stiamo osservando, è il capitalismo?

    Non è una domanda accademica.

    Il capitalismo non ha niente a che fare con banche centrali che stampano denaro dal nulla, nè con stati conniventi che favoriscono questa o quella impresa.

    Questo è centralismo e pianificazione.

    E non è una questione da glissare, perchè se si imposta tutta la propria critica sulla debolezza del capitalismo, occorre almeno saperlo individuare.

    Se invece le questioni economiche si ignorano, allora non si capisce come si possa avanzare una critica ad un qualcosa la cui essenza non è nota.

    Qui siamo tutti sulla stessa barca, a breve subiremo in prima persona le conseguenze di questo disastro.

    Ma occorre almeno saper individuare il vero nemico, altrimenti non ne usciremo mai fuori.

    Blessed be

  24. Santaruina scrive:

    mi colpisce perché se vai sul suo sito più di un post inizia con “io non ci capisco niente ma l’appello è bellissimo”.

    Il problema con le “questioni economiche” è che a molti appaiono oscure come i trattati di alchimia di Zosimo il Bizantino.

    E ci si affida all’esperto, colui che ne sa.

    Ma l’economia andrebbe studiata, almeno avvicinata, perlomeno nei concetti base.

    Carlo Gambescia è un’ottima persona, ovviamente in buona fede così come tutti i firmatari.

    Ma l’appello dimostra, a parer mio, che a tutti loro rimane del tutto ignota la causa scatenante di questa crisi.

    E non si può comprendere l’economia solo con i buoni sentimenti.

    Blessed be

  25. kelebek scrive:

    Per Santaruina n. 23-24

    Premesso che le banche sono ladre e prestano soldi senza avere solide garanzie, possiamo guardare questo fatto da punti di vista diversi.

    Tu affermi che “Il capitalismo non ha niente a che fare con banche centrali che stampano denaro dal nulla, nè con stati conniventi che favoriscono questa o quella impresa.”

    Io non sono d’accordo. Perché tu operi una distinzione tra l’intero sistema su cui si regge la società contemporanea – cioè il capitalismo – e il suo sistema di finanziamento, che sarebbe ovunque uguale a se stesso, eppure ovunque sarebbe distinto da, o contrario al sistema che finanzia.

    Il capitalismo è proprio il distacco dalla realtà concreta della produzione; la sua astrazione in denaro puro e intercambiabile; e l’espansione incessante di quell’astrazione.

    Il sistema bancario è perfettamente allineato con questo meccanismo; e la produzione di valore dal nulla non si limita affatto alle “banche centrali che stampano soldi” – è la norma di tutti gli investimenti, che vengono fatti proprio con i capitali presi, in origine, dalla produzione.

    Senza il meccanismo dei prestiti di denaro, in larghissima parte inventato dal nulla, non ci sarebbe espansione capitalistica.

    Miguel Martinez

  26. utente anonimo scrive:

    >>> Premesso che le banche sono ladre e prestano soldi senza avere solide garanzie,

    qui presti il fianco ad un’osservazione assai qualunquista: si vede che NON hai provato a farti prestare soldi dalle banche!

    mai trovato un imprenditore che non si lamentasse delle troppe garanzie che le banche italiane chiedono.

    può darsi che col credito ai privati si siano mosse in modo diverso ma chi non ha la saggezza di tenersi lontano dai debiti non chieda l’affrancamento dalla servitù della gleba.

    trovo che non hai colto il punto di SR: le banche centrali sono un tentativo di “rimedio” di “sinistra” alla tendenza del capitalismo alle crisi, crisi che massacrano i popoli ma non toccano il sistema (più o meno). per stabilizzare detto sistema, sono nate (tra l’altro) le banche centrali MA le crisi non possono essere evitate, solo rimandate e fatte crescere.

    Francesco

  27. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 26

    Da non economista, mi sono espresso male: prestano soldi senza poter garantire loro stessi i soldi che prestano.

    Miguel Martinez

  28. utente anonimo scrive:

    Non ho capito, scusa Miguel.

    In un mondo ideale, le banche prestano i soldi miei all’imprenditore che li investe o a Tizio che si compra la casa e, necessariamente, non possono garantire che io li riabbia. Nè ora, nè alla scadenza del prestito (Tizio scappa in Mongolia, l’impresa fallisce).

    Io però glieli do perchè, in media, sono più brave di me a scegliere gli imprenditori a cui prestarli e, sempre in media, hanno in cassa del contante sufficiente.

    Ciao

    Francesco

  29. controlL scrive:

    Be’. Ormai gl’investimenti produttivi sono una minima parte rispetto agl’investimenti chiamiamoli “speculativi”. Ma il motivo è semplice da capire: finché funziona, la borsa fa guadagnare di più d’un impresa. La mia azienda è stata comprata da un fondo americano famigerato, tenuta un certo numero d’anni e rivenduta a un fondo inglese. Hanno guadagnato molto di più nel passaggio di compravendita gli americani di quanto possiamo aver fatto guadagnare noi cogli utili d’azienda di quegl’anni. In compenso con quegl’utili abbiamo ripianato il debito con le banche che il fondo aveva fatto per comprarci. Naturalmente i dirigenti “tecnici” dell’azienda non sono affatto cambiati, e i gestori del fondo in azienda non si sono mai visti. Un caso, tipico, in cui è persino difficile capire se sia stato da parte di quel fondo un investimento “produttivo”, l’azienda era reale in fin dei conti, o “speculativo”.p

  30. RitvanShehi scrive:

    L’altro giorno il “bieko fogliaccio islamofobo”:-), ovvero “Libero”, pubblicava un articolo in cui praticamente si lodava la finanza islamica che non si presta alle speculazioni.

    Miracoli della crisi finanziaria!:-)

  31. utente anonimo scrive:

    Eccomi qui. Voglio dare una mano all’amico Miguel.

    In primo luogo, il nostro appello -e parlo anche nome degli altri estensori – ha innanzitutto un valore morale. Intervenire sui mutui, sulle banche, favorire il welfare e opporsi al gigantismo di certe grandi opere, significa lanciare un segnale: l’economia non è tutto, prima c’è l’uomo.

    In secondo luogo, nell’appello si rivendica il ruolo del controllo politico (dalla radice di polis ma anche di polemos) dell’economia.

    In terzo luogo, con le quattro misure proposte si vuole dare un forte segnale a proposito del cambiamento in atto, come l varie crisi crisi finanziarie (1987, 1991, 1997,2001, 2008) stanno mostrando.

    In quarto luogo, le regole dell’economia che vengono invocate per criticare il nostro appello, non sono altro che le regole dell’economia capitalistica, in crisi, e non dell’economia, in quanto tale, come la pratica, dall’inizio della storia dell’uomo. Ovvero come organizzazione dell’appropriazione, della produzione, e della divisione dei beni attraverso istituzioni sociali e politiche (Carl Schmitt e Karl Polanyi). Una disciplina organizzativa di natura sociologica, prima che economica, che precede e va oltre in capitalismo. Essendo quest’ultimo solo una delle forme storiche di organizzazione sociale dell’economia. Altro che scienza astratta che studia lo scambio, il consumo e la produzione di ricchezza, come insegnano nelle facoltà di economia!

    L’economia è innanzitutto organizzazione su basi istituzionali e non individuali. La mano invisibile del mercato non esiste: esiste solo la mano visibile dei gruppi e istituzioni spesso in conflitto e spesso in cooperazione fra di loro. E tra questi c’è l’istituzione-Stato, che attenzione è solo una delle forme assunte dal Politico storicamente. Proprio come il Mercato capitalistico, è una delle forme assunte dall’Economico.

    Oggi il capitalismo è in crisi perché non riesce più a far procedere di pari passo la produzione capitalistica con una divisione dei beni fondata sull’appropriazione privata dei medesimi.

    Le misure da noi proposte nell’appello vanno perciò nella direzione della costruzione di una nuova forma di organizzazione economica e vanno dunque valutate non in relazione alla vecchia forma di organizzazione capitalistica, ma alla nuova, che sarà di tipo diverso.

    Il vero punto del problema è che per il momento “il vecchio” sta crollando – e ci vorranno almeno un paio di generazioni – e il nuovo ancora non è visibile. Ma probabilmente quello che è in discussione, oggi, è l’appropriazione privata dei beni e la distribuzione e produzione di essi.

    Tema sul quale, come gruppo di studio, stiamo lavorando.

    Carlo Gambescia

  32. utente anonimo scrive:

    Mi scuso: riga 13,

    invece di

    come la pratica dall’inizio della storia dell’uomo.

    SI LEGGA

    Come la pratica dall’inizio della storia l’uomo.

    Carlo Gambescia

  33. controlL scrive:

    Scusate, ma la banca d’inghilterra data 1694 e la compagnia delle indie inglesi, 1600. Non sono “invenzioni” di socialisti recenti.p

  34. utente anonimo scrive:

    >Un po’ per tutti…

    >

    >firmare sempre i commenti, anche >con uno pseudonimo qualunque.

    >

    >Miguel Martinez

    Hai ragione. Sono quello delle infrastrutture. La prossima volta mi registro.

    Comunque sono Peucezio, sono noto così in vari forum e altri luoghi telematici, per esempio su Politica OnLine.

    Scusa se non fornisco un vero nome e cognome, privatamente potrei comunicartelo, ma dove chiunque può leggere preferisco evitare.

    Ad ogni modo complimenti per il sito e per il blog: non condivido una serie di cose (mentre ne condivido tante altre), ma – ciò che è importante – ce ne fossero di apporti così intellettualmente onesti e realmente liberi (non nel senso della falsa libertà conformistica di oggi, ma di una vera libertà spirituale) come il tuo!

  35. kelebek scrive:

    Per Peucezio n. 34

    Non ti preoccupare: non mi interessa affatto conoscere il tuo vero nome e cognome, e considero perfettamente legittimo l’uso di uno pseudonimo, tranne quando ci si nasconde dietro uno pseudonimo per lanciare attacchi personali a chi invece si firma con nome e cognome.

    Invece, firmare – con uno pseudonimo qualunque – è importante, perché permette di stabilire un dialogo, capire chi sta rispondendo a chi e capire quando la stessa persona si presenta di nuovo.

    Miguel Martinez

  36. RitvanShehi scrive:

    >Il vero punto del problema è che per il momento “il vecchio” sta crollando – e ci vorranno almeno un paio di generazioni – e il nuovo ancora non è visibile. Ma probabilmente quello che è in discussione, oggi, è l’appropriazione privata dei beni e la distribuzione e produzione di essi.

    Tema sul quale, come gruppo di studio, stiamo lavorando.

    Carlo Gambescia< Mi pare che ci avesse lavorato in passato un gruppo di studio composto da un certo Carlo (Marx) e un certo Federico (Engels). Poi, un altro gruppo – mi pare composto da un certo Vladimiro (Ulianov) e un certo Giuseppe (Dzugasvili) – lo mise pure in pratica quello Studio. Ma mi sa che – se non ricordo male – non andò molto bene.
    Auguri, pertanto, al nuovo gruppo di studio!

  37. utente anonimo scrive:

    molti auguri, ci vogliono.

    preferisco l’approccio Zen del nostro amico partenopeo p. che si aspetta il comunismo ex-machina e non ex-macchinazione del gruppo di lavoro.

    saluti

    Francesco

  38. utente anonimo scrive:

    Grazie degli auguri 🙂

    Una sola domanda: dove parlo di futura società comunista nel commento precedentemente postato?

    Perché tutto quello che non è capitalismo, e parliamo di un progetto di studio e non di precedenti esperimenti falliti miseramente, deve essere o comunismo o fascismo?

    Carlo Gambescia

  39. RitvanShehi scrive:

    >Grazie degli auguri :-)Carlo Gambescia< Non c’è di che. >Una sola domanda: dove parlo di futura società comunista nel commento precedentemente postato?< Rispondo con un’altra domanda: e io dove parlo di una “futura società comunista” come conclusione del vostro stimabile Gruppo di Lavoro?
    Ho fatto solo umilmente:-) presente che problemi come “l’appropriazione privata dei beni e la distribuzione e produzione di essi” fossero già stati affrontati da “gruppi di studio” nel passato.

    >Perché tutto quello che non è capitalismo, e parliamo di un progetto di studio e non di precedenti esperimenti falliti miseramente, deve essere o comunismo o fascismo?

    A parte il fatto che il nostro p. ti direbbe che fascismo e “socialismo reale” non sono altro che due forme di “capitalismo di Stato” (la prima con prevalenza dello Stato, la seconda con TOTALE preponderanza dello stesso) ti ripeto che non ho detto che il vostro “progetto di studio” sia comunista, fascista o borbonico:-), visto che non l’ho ancora letto. Ho solo biekamente insinuato:-) che in passato “progetti” che si son occupati della “appropriazione privata dei beni” – fenomeno ovviamente:-) visto in negativo da tali “progetti”- hanno fatto una brutta fine. Tutto qui.

    Rinnovo, pertanto gli auguri e gli “in bocca al lupo” per il vostro “progetto di studio”: credo che ne abbiate bisogno. E mi riservo di commentarlo solo dopo averlo letto.

    Cordiali saluti

  40. utente anonimo scrive:

    Mhhhhhh… Vabbé vada per la “bieka insinuazione” 🙂

    Un cordiale saluto,

    Carlo Gambescia

  41. utente anonimo scrive:

    “progetto di studio” ricorda un pò troppo da vicino ideologia, e le uniche due rivali del capitalismo (ammesso e per nulla concesso che il capitaliso sia una ideologia e non una razionalizzazione a posteriori) sono appunto quelle.

    Saluti

    Francesco

  42. utente anonimo scrive:

    “In primo luogo, il nostro appello -e parlo anche nome degli altri estensori – ha innanzitutto un valore morale”

    a me pero’ piacerebbe capire dove sta la morale nel sospendere il pagamento dei mutui.

    se giggetto o’ metalmeccanico poeta che non ha mai un soldo in tasca non potendosi permettere di comprare una casa, resta in affitto, ebbene continua a pagare.

    se sasà ‘o panettiere si vuole fare la villetta (che è al di là della sua realistica portata), ieri piangeva miseria, ma adesso ridacchia sotto i baffi nel “suo” salottino alla prospettiva di non dover più pagare il mutuo.

    cosa c’è di “morale” in questa situazione? se “prima c’è l’uomo”, giggetto è meno uomo di sasa’!?!

    sono molto perplesso

    roberto

  43. RitvanShehi scrive:

    >cosa c’è di “morale” in questa situazione? se “prima c’è l’uomo”, giggetto è meno uomo di sasa’!?!

    sono molto perplesso. roberto< Eh, mio caro euroburocrate:-), tu stai sul tuo comodo piedestallo di Bruxelles:-), lontano dalle tribolazioni di nosotros, pertanto ti bevi troppo allegramente gli slogan altrui:-).
    A mio immodesto avviso l’ “ecce homo” a cui i nostri cari amici “gruppostudiosi” si riferiscono non è giggetto o sasa’, bensì chi da giggetto o sasa’ viene pagato.

    Nel caso di giggetto l’affittuario, i soldi dell’affitto li prende il padrone della casa affittata da giggetto. Certo, resta sempre uno schifoso padrone:-), ma magari è anche un pensionato che ha investito i risparmi di una vita per comprare quell’appartamento da affittare a giggetto, arrotondando così la sua magra pensione.

    Nel caso di sasa’, invece, le rate del mutuo finiscono dritto-dritto solo ed esclusivamente nei capaci forzieri della sporka BANCA, pietra angolare dello schifosissimo Kapitalismo Globale Globalizzante E Profittatore:-). Pertanto, esimere sasa’ dal pagare il mutuo non vuol dire tanto aiutare sasa’, piuttosto che…fottere la BANCA!:-)

    T’è capi’ la genialità del Gruppo di Studio?:-)

  44. utente anonimo scrive:

    Alla faccia delle misure “minimali” 🙂

    Dichiarare temporaneamente sospeso il pagamento di tutti i mutui bancari, inclusivi degli interessi maturati, stipulati entro gli ultimi cinque anni, per l’ acquisizione della prima casa.

    Fammi capire: nel senso che sottoscrivo un mutuo oggi non pago una lira fino a data da destinarsi con decreto ministeriale? e dove lo troverei qualcuno che acconsentirebbe a prestarmi denaro?

    Dichiarare illegali, a decorrere dalla data di pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, tutti i cosiddetti prodotti derivati e le cosiddette transazioni “allo scoperto” (elencandoli in apposite tabelle complementari ).

    Tipo la legge sugli stupefacenti? Facciamo un elenco di tutti i “prodotti finanziari” e decidiamo: questo sì, questo no? e seconto te la UE ce lo permette? Mah, più facile che la UE permetta il prestito-ponte ad Alitalia (cosa che mi auguro vivamente non faccia) 🙂

    “Proporre, sin da oggi, nuovi strumenti per sostenere il reddito delle classi meno agiate, qualora aumenti dell’inflazione e dei prezzi delle merci di largo consumo mettano a serio repentaglio livelli di vita già oggi precari.”

    Non capisco: in pratica proponete a qualcuno di fare qualche proposta? mah, io non capire 🙂

    “Bloccare la costruzione delle grandi infrastrutture non ancora cantierizzate (TAV in Val di Susa, Ponte sullo Stretto di Messina ecc.) al fine di utilizzare il capitale ad esse destinato per sostenere i redditi e l’occupazione, riservandosi di sottoporle in un secondo momento ad una seria analisi costi/benefici che verifichi l’opportunità della loro costruzione.”

    Scusa, perché bloccare tutti i lavori a prescindere? e perché bloccare, chessò, la TAV in Val di Susa e non la TAV a Sasso Marconi o a Rioveggio? Il Ponte sullo Stretto, casomai, andrebbe bloccato perché è un’immensa vaccata che fa il paio col prestito-ponte ad Alitalia…

    Z.

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