Scendendo dagli alberi (III)

“Noi pieghiamo le vostre menti, i vostri scopi, i vostri piani. Voi di là, che avete altri intenti dai nostri, vi costringiamo a conformare al nostro volere!

Con la mia mente, catturo le vostre menti; con i vostri pensieri, seguite il mio pensiero! Io pongo i vostri cuori sotto il mio controllo: venite, dirigete la vostra strada secondo il mio percorso!

Io ho invocato il cielo e la terra, ho invocato la dea Sarasvatî, ho invocato sia Indra che Agni: che noi possiamo riuscire in ciò. O Sarasvatî!”

Incantesimo dall’Atharvaveda (VI, 94), antico testo induista

Per trasformare il Volere in Potere, la Religione Americana, nelle sue innumerevoli forme, esige una tecnica rigorosa: gli antropologi definiscono simili tecniche come magia, anche se la maggior parte degli americani vedrebbe con orrore un simile termine, così poco biblico.

La magia può consistere nel “duro lavoro che dà sempre i suoi frutti”, nella preghiera, nella meditazione yoga, nella psicanalisi, nelle fantasie sulla “energia” della New Age. Per quanto le tecniche siano diverse, tutte cercano di ottenere come risultato, la proiezione tangibile della potenza sulle cose e sulle persone.

Ho scelto con cura la definizione di proiezione tangibile. Perché, se tutto lo scopo della Repubblica è in qualche modo il dominio, questo dominio si esercita in un mondo di proiezioni e di miraggi – non a caso, si parla di American Dream.

Gli oggetti che si desiderano non hanno mai il contorno ruvido, irregolare, doloroso delle cose materiali.

La famiglia perfettamente felice, che gioca nel prato davanti casa sotto la bandiera eternamente mossa dal vento, l’illimitata potenza sessuale, i fiumi di denaro, la capacità assoluta di farsi obbedire, i palazzi scintillanti e fallici che si ergono verso il cielo, i missili, la guarigione da ogni malattia… le cose, insomma, per cui si prega, si seguono corsi motivazionali, si cercano maestri, si fondano imprese, si fanno guerre, si rinuncia a rivolgersi ai medici, tutte queste sono un’immagine, un sogno, proiettati sul mondo.

Nella religione americana, si parla poco del paradiso.

Si parla invece sempre del Regno, The Kingdom: il momento in cui il film si fa realtà, o la realtà stessa si trasfigura in spettacolo e Gesù instaura la propria potenza sulla terra e noi saremo felici, qui.

Questo urgente bisogno di compiere miracoli si capisce forse meglio, se si pensa che negli Stati Uniti, il debito pubblico e privato che incombe su ogni cittadino, bambini, anziani e invalidi compresi, è di 147.312 dollari.

Teoricamente, tra lo psicoterapeuta che grida ai suoi pazienti, “Dio siete voi!” e il predicatore che grida, “mettetevi in ginocchio di fronte al salvatore Gesù Cristo!”, c’è una differenza decisiva: quella che passa tra la presunzione di essere Dio, e l’umiltà di riconoscere Dio all’infuori di noi.

In realtà, il confine tra i due atteggiamenti è molto meno chiaro: chi conosce il mondo dei carismatici italiani, modellato su quello dei pentecostali evangelici statunitensi, coglierà quanto facilmente la preghiera diventi un modo per obbligare Dio a fare miracoli, a parlare con la nostra voce. Ma chi riesce a piegare Dio alla propria volontà, evidentemente, è lui stesso Dio.

Recita il titolo di uno dei tanti manuali di magia cristiana, “Quando Dio ti fa l’occhiolino: Come Dio ti parla direttamente attraverso il potere della coincidenza” (When God Winks at You: How God Speaks Directly to You Through the Power of Coincidence).

Il Power through Prayer assume anche forme politiche: i Christian Friends of Israel “arruolano” i cristiani nell'”Esercito dei guerrieri della preghiera di intercessione” per proteggere i “preziosi soldati d’Israele” sotto le “ali della preghiera”, affinché “sconfiggano i nemici d’Israele e del Dio Vivente”.

Uno dei personaggi che racchiude in sé l’essenza della religione americana è John Hagee,  che si vanta di trasmettere su 160 stazioni TV, 50 radio, otto reti, e di essere visto ogni settimana “in 99 milioni di case”: in un mercato concorrenziale di predicatori, la modestia è da perdenti.

John Hagee guadagna un milione di dollari l’anno solo dalla vendita di video delle proprie prediche, per non parlare della decima (tithing) che raccoglie dai suoi seguaci.

I seguaci riempiono la sua chiesa nel Texas, dalla capienza di 20.000 persone, ogni domenica, per ascoltare John Hagee, seduto su un trono bianco e azzurro – i colori della bandiera israeliana – esaltare il valore cristiano della pena di morte e invitare “con voce profonda e carismatica” i devoti a pregare perché gli Stati Uniti colpiscano l’Iran con la bomba atomica.

Oppure gridare al pubblico estasiato:

“Gesù non era povero… Gesù aveva una bella casa! Gesù indossava abiti eleganti! Giovanni 19:23 dice, aveva “una tunica senza cuciture”. I soldati romani hanno gettato i dadi per impossessarsene ai piedi della croce. It was a designer original!”

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29 risposte a Scendendo dagli alberi (III)

  1. utente anonimo scrive:

    Ad una prima lettura ho pensato: 147 dollari a testa di debito pubblico? tze, roba da nulla… ci fanno un baffo a noi ‘sti ammeregani!

    Poi ho riletto e ho pensato: cacchio, ma non è che la virgola è da leggersi all’anglosassone, come un separatore delle migliaia, e non come un separatore degli interi dai decimali?

    E seguendo il link, infatti, si scopre che questa è la lettura corretta 🙂

    Z.

  2. kelebek scrive:

    Per Z n. 1

    Grazie, ho provveduto a correggere.

    Miguel Martinez

  3. Santaruina scrive:

    Visto da un ottica prettamente cristiano-escatologica quello che accade negli stati uniti negli ultimi tempi trova molti riscontri nei passi conclusivi delle scritture.

    Il ribaltamento dello spirito del cristianesimo, che a mio parere ha operato la concezione protestante, parte da lontano, come Webber descrive.

    Il prontestantesimo con il suo elogio al “successo personale” quale prova della benevolenza di Dio ha totalmente capovolto 1500 anni di pensiero cristiano, in cui era il “povero” quello vicino a Dio.

    Più che una religione la parola di Cristo, specialmente per i neoevangelici, è uno strumento come un altro per arrivare prima al “successo”.

    La religione e la preghiera divengono un mezzo, così anche il vorticoso giro di soldi attorno a questi personaggi rientra perfettamente nel paradigma.

    Basterebbe pensare all’ Esicasmo orientale ed alla preghiera come “fine”, per comprendere che si sta parlando di due religioni del tutto diverse, opposte, addirittura, essendo un rivolta in alto, l’altra impregnata totalmente nel materiale.

    Blessed be

  4. utente anonimo scrive:

    Beh

    almeno loro ci credono nella Parola di Gesù e cercano di metterla in pratica, anche se a fini simoniaci.

    Da noi i cristiani esaltano il ficcare detta Parola nell’irrilevante mondo dello spiritualismo privato e nel vivere seguono altri maestri.

    A pelle preferisco i primi, se gli insegni a leggere davvero la Bibbia sono già sulla strada, gli altri sono probabilmente maestri di esegesi sterile (per il Paravia “sega mentale assai perniciosa”).

    Ti adoro quando la butti in teologia.

    I gemelli B&B invece non li reggo.

    Francesco

  5. utente anonimo scrive:

    Non è credono alla parola di Gesù, sono Cristo -mimetici, è diverso.

  6. utente anonimo scrive:

    >>>Il protestantesimo con il suo elogio al “successo personale” quale prova della benevolenza di Dio ha totalmente capovolto 1500 anni di pensiero cristiano, in cui era il “povero” quello vicino a Dio.

    la pensavo anch’io così, ma non è proprio così: in primo luogo è bene sempre ricordare l’intento d’un Lutero, che si muoveva esattamente nella direzione del “povero” vicino a Dio. Direzione che, in realtà, è appartenuta alla “chiesa” (o meglio, ad alcune correnti protocristiane) fino al II-III secolo. Ma con Eusebio ti rendi conto di come le cose già cambino completamente. Cmq. vabbè, solo per dire che lo stesso Weber tracciava una linea precisa tra il Calvinismo e la costituenda età borghese, un’interdipendenza diversa dal rapporto causa-effetto protestantesimo/capitalismo.

    “quello che accade negli stati uniti” non ha più legami neanche con l’etica protestante, basti vedere come il sionismo politico si avvicini, in alcune sue forme, al geist neovangelico et similia partendo (apparentemente) da basi differenti.

    in qualsiasi caso mi sento di consigliare caldamanente, e a tutti, l’ultimo libro di Agamben (costa assai ma è un ottimo investimento, nell’overground – altro che Toaff) Il Regno e la Gloria, testo denso e eccezionale, nel senso di eccezione nel nostro parco autori e panorama editoriale. Testo sfortunatamente non facilissimo, ma necessario, in grado di costituire un nuovo punto di arrivo su un tema – apparentemente – abusato.

    diego

  7. kelebek scrive:

    Per Santaruina n. 3

    Devi assolutamente leggere “Dalla montagna sacra”, di William Dalrymple, la storia di un viaggio nel 1996 tra quel che resta dei cristiani d’Oriente.

    Da lì si coglie quanto siano vicini cristianesimo “liturgico” (ortodosso e in parte cattolico), giudaismo e islam, e come la vera differenza sia con la “teologia della prosperità” americana.

    Miguel Martinez

  8. utente anonimo scrive:

    Miguel

    cosa è il cristianesimo liturgico?

    Francesco

    non è che credono in Gesù Cristo, è che fanno come Lui: credo ci siano un paio di parabole su questo comportamento, e assai favorevoli. Chiedi a p.

  9. utente anonimo scrive:

    [quote] la pensavo anch’io così, ma non è proprio così: in primo luogo è bene sempre ricordare l’intento d’un Lutero, che si muoveva esattamente nella direzione del “povero” vicino a Dio [/quote]

    Come no, certo che Lutero si muoveva “verso” i poveri, plaudendo alla cavalleria dei nobili che massacrava i contadini di Thomas Münzer… nell’eccidio ne furono ammazzati 5mila.

    Rita.

  10. utente anonimo scrive:

    “Da lì si coglie quanto siano vicini cristianesimo “liturgico” (ortodosso e in parte cattolico), giudaismo e islam, e come la vera differenza sia con la “teologia della prosperità” americana. ”

    Sì, è vero, ma il protestantesimo si apparenta, a sua volta, a quello stravolgimento del giudaismo che è il sionismo, con la sua pretesa di creare il “regno” in terra.

    Rita.

  11. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 8

    “Cristianesimo liturgico” è un termine, un po’ sbrigativo e imperfetto, per accomunare quelle forme che si dichiarano cristiane e che si basano essenzialmente sul rito della messa, anziché sulla semplice lettura del testo sacro.

    In questo senso, credo che si possano definire “liturgici” anche l’Islam e il giudaismo, che non chiedono tanto la “fede” quanto precise azioni.

    Miguel Martinez

  12. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 4

    a parte la battuta su B&B che non condivido, ti ringrazio.

    In realtà, gli argomenti “teologici” in senso ampio sono quelli mi interessano di più, e mi fa piacere che una minoranza, anche se critica, dei lettori di questo blog li apprezzi.

    Miguel Martinez

  13. kelebek scrive:

    Per Rita n. 10

    Una bellissima riflessione, grazie.

    Miguel Martinez

  14. Santaruina scrive:

    Miguel ti ringrazio per il libro suggerito.

    La questione della “liturgia” effettivamente accomuna le religioni che si dichiarano custodi della “tradizione”, proprio per l’importanza che danno al “rito”, che lungi dall’essere considerato un mero atto esterno è in realtà il cuore della comunione con il divino, la via principale.

    Blessed be

  15. utente anonimo scrive:

    #rita

    io non capisco la necessità della polemica, e soprattutto quando condivido in pieno questo:

    >>Sì, è vero, ma il protestantesimo si apparenta, a sua volta, a quello stravolgimento del giudaismo che è il sionismo, con la sua pretesa di creare il “regno” in terra.

    appunto, “si apparenta” nello stravolgimento, ma in realtà lo stravolgimento cristiano è più vecchio. risale al (si compie nel) IV secolo, in occidente.

    allora, io parto dalla semplificazione dei monolitici “1500 anni di pensiero cristiano” che poi verrebbero “capovolti” da un generico “protestantesimo”. che non è quello che dice Weber, tra l’altro. allora uso un termine della semplificazione (il “povero” vicino a Dio) per dirti che la secolarizzazione di quella vicinanza, la “gestione economica” dell’attesa della parusia è partita, in varie forme, molto prima del protestantesimo. che non è solo differenza esegetica o manifestazione politica della borghesia, ma che è anche prima “ideologia” europea a viaggiare sulla stampa a caratteri mobili e relativa diffusione: c’è quindi un’interdipendenza tra fede/tecnica forse quasi pari a quella che ci fu nel passaggio orale/scritto. un mutamento paradigmatico ben più profondo di un’apparente “vezzo interpretativo” di pochi uomini di chiesa… ma è un discorso che ci porta un po’ troppo lontano.

    in primo luogo ti dico che Lutero “va in direzione del povero” (perchè -ripeto- continuo ad utilizzare quella semplificazione del “povero”) in senso paolino, anzi – con von harnack – quasi marcionita, fuori da qualsiasi pretesa di gestione “temporale” della fede ma fedele al neotestamentario “date a cesare quel che è di cesare” (nel suo “Sull’autorità secolare e fino a che punto si sia tenuti a prestarle obbedienza” che è poi il testo della vicenda che citi), il che potrebbe tradursi in asservimento, ma non certo in velleità prevaricatorie o di fusione tra secolare/religioso (cosa che era invece nell’ideale di Munzer, un protosocialismo nazionalista e cristiano?): il neoevangelico e il sionista nel loro rapporto “estetico” con la tradizione/religione tendono a fondere presunto messianismo a istanze politiche, “fusione” ed esclusività nazionalista che li avvicina forse – sicuramente – più ad un Munzer cha ad un Lutero. e non in direzione del “povero” come potremmo intenderlo noi a uso lotta di classe. siamo un po’ lontani dallo stesso concetto di classe ;). in secondo luogo ti dico che Melantone e altri simili “tattici” gestivano la scena pubblica di Lutero il quale, in realtà e a suo modo, era un mistico – contrariamente a come sono soliti presentarcelo (ma questo è un mio personalissimo parere).

    diego

  16. utente anonimo scrive:

    per Diego, #15.

    Se Lutero è, come dici, , mi sembra un esercizio di acrobatico ribaltamento sostenere che “vada verso i poveri”.

    L’alleanza secolare di Lutero con i potentati tedeschi è netta, anche in chiave dogmatica oltre che politica, la sua posta in gioco era proprio imporsi sui mille altri movimenti protestanti eretici, che andavano, letteralmente e con una nuova “liturgia”, verso i poveri.

    I movimenti eretici protestanti, numerosissimi, del resto, sono stati la sfida dei secoli successivi, che videro sempre alleati i luterani e i signori dell’epoca.

    Sradicare tali movimenti con ogni mezzo fu uno scopo assolutamente primario – e, in questo senso, la chiave di lettura di Weber non è errata.

    Quel che mi pare sicuro, poi, è il carattere assolutamente “antiestetico” del rapporto di protestantesimo e sionismo con la liturgia: anzi, tale rapporto non esiste affatto, è abolito e cassato (o, se vuoi, possiamo rileggerlo come un grottesco allestimento all’interno della “società dello spettacolo”, come attestano le strabilianti cerimonie in stile “vanna marchi” con tanto di miracoli, che impazzano sui canali satellitari).

    O forse, con rapporto “estetico”, intendevi un rapporto “esteriore, strumentale”? In questo caso, la scelta dell’aggettivo si presta a equivoci infelici.

    Concordo, naturalmente, sul lato mistico di Lutero – non che questo significhi granché, nell’economia del suo pensiero, mi pare, ma d’altronde, nessuno l’ha mai negato.

    E come non essere d’accordo, ovviamente, sull’ultimo Agamben – appena acquistato e in attesa di lettura.

    PS: ho la fortuna di avere, sui miei scaffali, anche il vituperato libro del povero Ariel Toaff. Interessante, molto documentato, il volume ha il pregio di illustrare, con moltissime fonti, un certo fondamentalismo askenazita medievale che, per forza di cose, rimane praticamente ignoto e inconoscibile a chi non conosca l’ebraico e non frequenti le biblioteche israeliane.

    Aver divulgato quelle fonti è stato un gesto inauditamente coraggioso, da vero storico, e forse è stato proprio questo fatto a far cadere la scure della censura sul libro.

    Rita.

  17. utente anonimo scrive:

    Scusate, nel n. # 16 era saltato un pezzo, lo ripubblico qui per intero:

    per Diego, #15.

    Se Lutero è, come dici,” fedele al neotestamentario ‘date a cesare quel che è di cesare’ (nel suo ‘Sull’autorità secolare e fino a che punto si sia tenuti a prestarle obbedienza’ che è poi il testo della vicenda che citi), il che potrebbe tradursi in asservimento”, allora mi sembra un esercizio di acrobatico ribaltamento sostenere che “vada verso i poveri”.

    L’alleanza secolare di Lutero con i potentati tedeschi è netta, anche in chiave dogmatica oltre che politica, la sua posta in gioco era proprio imporsi sui mille altri movimenti protestanti eretici, che andavano, letteralmente e con una nuova “liturgia”, verso i poveri.

    I movimenti eretici protestanti, numerosissimi, del resto, sono stati la sfida dei secoli successivi, che videro sempre alleati i luterani e i signori dell’epoca.

    Sradicare tali movimenti con ogni mezzo fu uno scopo assolutamente primario – e, in questo senso, la chiave di lettura di Weber non è errata.

    Quel che mi pare sicuro, poi, è il carattere assolutamente “antiestetico” del rapporto di protestantesimo e sionismo con la liturgia: anzi, tale rapporto non esiste affatto, è abolito e cassato (o, se vuoi, possiamo rileggerlo come un grottesco allestimento all’interno della “società dello spettacolo”, come attestano le strabilianti cerimonie in stile “vanna marchi” con tanto di miracoli, che impazzano sui canali satellitari).

    O forse, con rapporto “estetico”, intendevi un rapporto “esteriore, strumentale”? In questo caso, la scelta dell’aggettivo si presta a equivoci infelici.

    Concordo, naturalmente, sul lato mistico di Lutero – non che questo significhi granché, nell’economia del suo pensiero, mi pare, ma d’altronde, nessuno l’ha mai negato.

    E come non essere d’accordo, ovviamente, sull’ultimo Agamben – appena acquistato e in attesa di lettura.

    PS: ho la fortuna di avere, sui miei scaffali, anche il vituperato libro del povero Ariel Toaff. Interessante, molto documentato, il volume ha il pregio di illustrare, con moltissime fonti, un certo fondamentalismo askenazita medievale che, per forza di cose, rimane praticamente ignoto e inconoscibile a chi non conosca l’ebraico e non frequenti le biblioteche israeliane.

    Aver divulgato quelle fonti è stato un gesto inauditamente coraggioso, da vero storico, e forse è stato proprio questo fatto a far cadere la scure della censura sul libro.

    Rita.

  18. utente anonimo scrive:

    >Sì, è vero, ma il protestantesimo si apparenta, a sua volta, a quello stravolgimento del giudaismo che è il sionismo, con la sua pretesa di creare il “regno” in terra. Rita.< Toh, chi si rivede!:-). Te piacerebbe che i bieki protestanti & sionisti lasciassero il monopolio di creare il “regno di Dio” sulla terra alla ummah, eh? Monopolista che non sei altro!:-)
    Ciao

    Ritvan

  19. utente anonimo scrive:

    Scusate, non c’entra niente con la discussione avviata, ma devo dirlo.

    Mi hanno molto impressionato i bannerini a destra, sul sito del telepredicatore pro-atomica:

    “Jerusalem Countdown” (“…the roles of North Korea and Syria in the coming nuclear showdown”)

    “Become a part of Biblical Prophecy through Exodus II”

    “God is coming to America”

    Mi hanno spaventato persino di piu’ del fatto di sapere che il pazzo invoca l’olocausto nucleare sull’Iran e sostiene “il valore cristiano della pena di morte”. Non so perche’, devo rifletterci.

    upuaut

  20. EugenioCazzidui scrive:

    Esistono davvero psicoterapeuti che gridano “Dio siete voi”??

  21. utente anonimo scrive:

    Rita,

    io forse nn mi sono spiegato bene, ma la penso esattamente come te. Non ho mai sostenuto che Weber s’è sbagliato, ho detto che forse gli altri movimenti erano peggiori, e il calvinismo – al quale weber esplicitamente si riferisce – è uno di questi.

    >>>o, se vuoi, possiamo rileggerlo come un grottesco allestimento all’interno della “società dello spettacolo”

    esattamente, e se non è “estetico” questo tipo di rapporto, allora cos’è?

    L’alleanza di Lutero con i potentati è netta: questo non gli impediva di sostenere la “povertà” (fino all’ascetismo, x esempio) come valore. Sono categorie un po’ diverse dalle nostre. Al limite le altre correnti protestanti volevano costituirsi (e in effetti si costituiranno) come nuova classe “politica” – non più solo (o semplicemente) religiosa – di coloro i quali non detenevano il potere al fine di appropriarsene, di parteciparne. Cosa che maturerà poco più di due secoli dopo, rinnovando i rapporti di potere, ma senza nessuna alleanza per/con “i poveri” (i quali costituiscono “problema sociale” solo a partire dal XIX secolo – in europa – se ci pensi).

    Come vedi non ci stiamo “attaccando”, se ho avuto da ridire, era x questa frase:

    >>>Il prontestantesimo con il suo elogio al “successo personale” quale prova della benevolenza di Dio ha totalmente capovolto 1500 anni di pensiero cristiano, in cui era il “povero” quello vicino a Dio.

    e ti ho detto perchè. In Lutero la questione di Dio non era “estetizzata”, mondo spirituale e secolare restavano – comunque – separati. Cosa che, per esempio, nella teologia politica neocon così come nel sionismo (così come in Munzer) non avviene. Allora mi sembra riduttivo farla discendere da un “disprezzo” per la povertà come corollario del “protestantesimo”. è più importante, ora, capire cos’è, e da dove viene (e dove vuole arrivare!) quel “grottesco allestimento all’interno della società dello spettacolo”. Uno dei noccioli della questione.

    diego

    ps: quando dico “altro che Toaff” (come credevo si capisse), non mi riferisco ad un giudizio sul contenuto del libro (che non ho letto, e che sarà certamente un ottimo libro), ma a tutto il polverone (a ben vedere pubblicitario, indipendentemente dalle volontà dello stesso autore) scatenato mentre ben altro resta nel silenzio dell’indifferenza. mi permetto di credere, ad esempio, (e anche se una simile “classifica”/comparazione non ha tanto senso) che un libro come l’ultimo Agamben sia ben più, come dire, “scandaloso” in termini di contenuti.

  22. utente anonimo scrive:

    Caro Miguel,

    l’interpretazione liturgica del cristianesimo mi pare veramente forzata, vista la durissima polemica di Gesù contro i Farisei e quella di Paolo con la Legge e i suoi precetti.

    Certo nella versione ortodossa, sottomessa al potere temporal-religioso, poi ridotta ad elemento identitario in ambito islamico o comunque nazionale, è una deriva quasi inevitabile: estetica, formalismo, sterilità, rifiuto esplicito di incarnare nella vita di ogni giorno la propria Fede.

    Il contrario degli evangelici, che mancano di strumenti culturali per mettere qualcosa di nuovo nella vita e non sanno leggere la Fede che con categorie mondale (il contrario del cattolico che legge la vita con categorie religiose). Però sanno che la Fede, se esiste, agisce nella vita. Non è poco.

    Nella mia personale visione, il cattolicesimo è il cristianesimo vissuto (correttamente) sul sottile discrimine tra lo spiritualismo e il riduzionismo.

    Ciao

    Francesco

    PS ti risponderò altrove su B&B

  23. utente anonimo scrive:

    mi sfugge chi sarebbero B&B, se qualcuno vuole illuminarmi…

    Stradivari

  24. kelebek scrive:

    Per Stradivari n. 23

    Scusami… Marino Badiale e Massimo Bontempelli, citati in un post precedente.

    Miguel Martinez

  25. utente anonimo scrive:

    Anche se in genere mi limito a leggere senza commentare, faccio decisamente parte dei lettori di kelebek che seguono con assiduità i post usano-teologici.

    Non capisco granché in materia, ma trovo che l’intreccio Yanqui religione-marketing-cialtroneria-guerra sia un argomento di grande interesse.

    Z.

  26. utente anonimo scrive:

    “Caro Miguel,

    l’interpretazione liturgica del cristianesimo mi pare veramente forzata, vista la durissima polemica di Gesù contro i Farisei e quella di Paolo con la Legge e i suoi precetti.

    Francesco ”

    Non posso parlare a nome del mio più famoso omonimo vicino-orientale, ma la polemica di Paolo contro la Torah, o meglio la sua interpretazione, difficilmente può essere vista come rivolta contro la dimensione liturgica.

    Anche restando in ambito ebraico, una cosa è la Legge e un’altra, affascinante e mutevole (il Siddur non è lo stesso per tutti, ad esempio), è la liturgia.

    Il cristianesimo “liturgico”, per come lo intendo io, è il cristianesimo che fonda il suo elemento centrale, il suo culmine, nell’atto cerimoniale della Messa, e non nella lettura privata della Bibbia o del Vangelo da parte dei fedeli.

    Tutto ciò non ha niente a che vedere con la polemica verso gli atteggiamenti “farisaici”, che d’altronde si possono trovare in tutte le religioni, liturgiche o meno, e che non mancano nè tra i cristiani di vera tradizione apostolica (cattolici e ortodossi) nè tra i protestanti.

    In questo senso, il cristianesimo mediterraneo e vicino-orientale è liturgico, quello protestante no, aldilà del valore dei singoli fedeli, ammesso che sia valutabile.

    Paolo

  27. utente anonimo scrive:

    Caro omonimo dell’Apostolo delle genti,

    il problema è cosa succede all’uscita dalla Liturgia.

    Se non succede nulla, siamo in quello che ho chiamato spiritualismo, e mi pare che tali siano il cristianesimo ortodosso e i protestanti per bene e pulitini, oltre che i cattolici progressisti.

    Se anche nella Liturgia succede quello che succede fuori, siamo nel cristianesimo all’americana descritto da Miguel.

    Tertium datur, Deo gratia.

    Francesco

  28. utente anonimo scrive:

    Mah carissimo Francesco

    tu dai in pratica un giudizio sul comportamento dei fedeli, io sostengo che tale comportamento non abbia nulla, o ben poco, a che vedere con forma liturgica e la sua centralità nella vita religiosa.

    La mia religiosissima e ortodossissima vicina moldava è del resto un modello di moralità, oltre che una persona gradevolissima, e ti assicuro che la sua religione lei la vive eccome, anche al di fuori dalla Messa.

    Paolo

  29. utente anonimo scrive:

    Stavo tirando con l’accetta, caro Paolo, lo ammetto.

    Francesco

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