Nella profonda Mongolia, tra le montagne e la steppa, scorre il fiume Orhon.
Da qualche parte, lì vicino, il 18 luglio del 1889, l’esploratore russo Nikolaj Jadrincev scoprì una serie di statue e di stele, risalenti (si sarebbe saputo solo più tardi) all’ottavo secolo dopo Cristo. Alcune delle quali riportavano iscrizioni in una scrittura sconosciuta.
Somigliava esteriormente alle rune germaniche, ma solo perché l’uso della pietra richiedeva tecniche simili di incisione.
Oggi, possediamo alcune centinaia di iscrizioni, e qualche frammento di libri, in questa scrittura, provenienti da a un’area che va dalla Mongolia fino all’Europa orientale, e alcuni di questi testi sono più antichi di oltre mille anni; ma il termine, “alfabeto dell’Orhon” è rimasto in uso.
In realtà, testi nello stesso alfabeto erano stati notati e raccolti in Europa almeno dai tempi dell’avventuroso, pignolo e folle medico tedesco Daniel Gottlieb Messerschmidt (1685-1735), inviato dallo zar Pietro il Grande a esplorare per otto anni la Siberia meridionale, dove per “esplorare” si intende, chiaramente, scoprire cosa si poteva prendere e chi poteva creare dei problemi.
Messerschmidt fu anche il primo a raccogliere informazioni serie sui misteriosi mammut i cui corpi congelati venivano rinvenuti di tanto in tanto in Siberia.
Il ghiaccio che si scioglie sui mammut crea anche la prima, piccola crepa nelle certezze creazioniste: certo, la Bibbia non dice che le specie non si potevano estinguere, ma la cosa in qualche modo stona con un quadro ordinato di specie coeve.
Trovo qualcosa di significativo nel fatto che tutte queste cose siano avvenute insieme, e nel contesto della conquista della Siberia, un evento drammatico quanto quella dell’America (anche se un po’ meno tragico per i popoli nativi). Che però non ha lasciato la minima traccia nel nostro immaginario.
Eppure c’è di tutto: la figura di Pietro il Grande, lo spietato modernizzatore, che provocò la fuga nella taigà dei cristiani tradizionalisti dei suoi tempi;resti di animali misteriosi e alfabeti sconosciuti; mondi naturali e culturali di enorme interesse; avventurieri di ogni nazionalità, saccheggiatori, dementi e mistici, scienziati che hanno scelto di vivere disagi inimmaginabili.
Ma tutto questo non è mai entrato nella mitologia mediatica. Che ci proietta e riproietta, invece, la storia degli Stati Uniti: il pellegrinaggio di una catena di eroi, dei Founding Fathers, che vanno dai puritani a George Washington, dagli esploratori del West fino a Franklin Roosevelt e Martin Luther King, li conosciamo tutti anche noi.
Gli Stati Uniti non solo non sono “senza storia”, non potrebbero esistere senza storia, perché quella storia, continuamente reinventata, è il racconto della Missione, del Destiny salvifico e imperiale.
Ma torniamo alla scrittura della valle dell’Orhon.
Una copia dei testi arrivò a Vilhelm Thomsen (1842-1927), il figlio di un postino che aveva studiato arabo, persiano, giapponese, cinese, romanes e qualche altra decina di lingue, diventando professore di linguistica comparata a Copenhagen. In tempi in cui non circolavano certamente CD interattivi e non c’erano laboratori linguistici multimediali, e in cui non ci si poteva mettere d’accordo con il proprietario di un ristorante cinese per fare conversazione, esistevano persone capaci di apprendere le lingue più remote: Karl Gustav Jung, ad esempio, sapeva scrivere in latino, e conosceva il greco e il sanscrito.
Vilhelm Thomsen riuscì a decifrare la scrittura. E la prima parola che lesse fu l’antico nome del dio del cielo, Teñri, in una forma arcaica di turco:
“Teñri teg Teñri yaratmış Türk Bilgä Kağan sabım…”
“Come Dio, da Dio posto quale guida dei turchi, Bilge Kagan, ecco la mia parola…”
Questa scoperta, compiuta con l’assoluta innocenza degli scienziati veri, avviene negli anni in cui il mondo occidentale, o occidentalizzato, è furiosamente impegnato a reinventarsi tradizioni. Tradizioni che dovranno essere instillate nelle scuole, e che si cristallizzano quindi attorno alle lingue in cui quell’insegnamento verrà trasmesso, secondo il modello della République francese.
E’ l’epoca in cui si inventa il serbocroato, ci si dedica a speculazioni ardite di filologia germanica. Un certo Eliezer Yitzhak Perelman cambia il proprio nome in Eliezer Ben-Yehuda e inventa una lingua nuova, il cosiddetto ebraico moderno, venendo per questo scomunicato dalla comunità ortodossa.
Nel 1906, Ettore Tolomei stila il Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige, creando – spesso di sana pianta – una versione italiana per non meno di 16.735 nomi di città, villaggi, montagne, fiumi, ruscelli e località del Sudtirolo.
E così, quando Kemal Atatürk – il nome, ricordiamo, vuol dire Padre dei turchi – crea un popolo, dota quel popolo di una lingua. Che si basa sul turco che era già parlato, ma ha un orientamento completamente diverso: non a caso, l’imposizione della nuova forma della lingua si accompagna a una nuova scrittura e persino a un nuovo copricapo, con la violenta soppressione del fez.
E anche a una nuova storia. Così le iscrizioni scoperte da un russo in Mongolia e tradotte da un danese si trasformano nelle radici di una lingua mediterranea.
Qui potete vedere le cosiddette rune dell’Orhon; per installarle come font sul vostro computer, potete fare clic in alto sulla parola tıklayınız.
scusa, adesso è colpa dei biechi yankees anche l’impresentabilità della Russia zarista seguita alla rivoluzione bolscevica e il fatto che milioni di emigranti dei paesi dell’Europa Occidentale NON sono andati in Siberia?
OK, lo insinui solo.
Ma sta diventando un’abitudine.
Io, d’altronde, sono sempre stato affascinato da quella storia, anche se ho trovato un solo libro sull’argomento. In cambio mai letto netto sul West.
E la novità politica rappresentata dalla democrazia in America non la vuoi considerare? La Siberia non è mai stata la terra degli uomini liberi, anzi.
Ciao
Francesco
Miguel, non ho capito il tuo retropensiero:-).
Ataturk non creò il “popolo turco” che già esisteva, bensì la Repubblica Turca. Non “dotò quel popolo di una lingua”, bensì cambio solo l’alfabeto. E se cambiò il fez col cappello, non mi sembra un così grave delitto; non credo che la testa dei turchi ne abbia sofferto:-).
Last but not least, (e se non ti ho, come al solito:-) frainteso) non mi pare che i turchi, nella loro storia, si spaccino per autoctoni residenti in Anatolia da epoche preistoriche. Si sa che sono calati in Anatolia dalle steppe dell’Asia centrale più o meno intorno al X-XI secolo.
Ciao
Ritvan
ciusca, ma cos’è quel monumento lì,quello dell’ultima foto alla fine del post, cos’è? Tu parli di rune, ma dal mio schermo vedo qualcos’altro.
cos’è? l’equivalente della statua della libertà delle antiche popolazioni della mongolia?
O è il ritratto di Bush?
Per Cloro (n. 3),
All’inizio del post ho parlato di statue e di stele.
Nella foto si vede una di quelle statue.
Miguel Martinez
post molto interessante.
vorrei aggiungere una piccola annotazione.
miguel dice giustamente che la conquista della siberia non ha lasciato nessuna traccia nel *nostro* immaginario.
ora quaesta affermazione (che è corretta se paragonata alla conquista del west, ma forse un pochino ingenerosa rispetto alla diffusione della letteratura russa nel mondo), dovrebbe essere precisata nel senso che il nostro immaginario non è l’unico immaginario del pianeta
e ci sono altri immaginari in cui la consquista della siberia è equivalente a quello che è per noi il west.
io per esempio, che ho sicuramente un immaginario un po’ contorto, alla riga tre del post, dopo aver letto la parola “steppa” e “esploratore” ho pensato a dersu uzala
roberto
massììì, scherzavo 😉
cloro
ps però piazzato proprio lì, fa un po’ specie…:-))
“Miguel, non ho capito il tuo retropensiero:-).
Ataturk non creò il “popolo turco” che già esisteva, bensì la Repubblica Turca. Non “dotò quel popolo di una lingua”, bensì cambio solo l’alfabeto…
Ritvan”
Anni fa, ho trovato su una bancarella un romanzo di Yakup Kadri Karaosmanoglu.
Non granchè, secondo me.
Comunque, c’è questo ufficiale turco, e kemalista come credo fosse lo stesso Kadri, che, ferito e menomato in guerra, si ritira a vivere nel villaggio del suo attendente, nel mezzo dell’Anatolia.
Mi ricordo che a un certo punto si mette a parlare con un contadino del villaggio, anche lui ex soldato, e gli dice “ma come fai a essere turco senza essere kemalista?”
e quello risponde, più o meno, “ma che è ‘sto turco e turco, quelli che dici tu stanno ad Haymana (intende i turkmeni), io musulmano sono!”
Paolo
Per Cloro,
devo essere veramente tonto.
Mi rendo conto solo adesso dell’aspetto, come dire, ambiguo, della statua 🙂
Miguel Martinez
>Per Cloro, devo essere veramente tonto. Mi rendo conto solo adesso dell’aspetto, come dire, ambiguo, della statua 🙂 Miguel Martinez<
No, secondo la mia pissicologia alle vongole sei troppo antiimperialista:-) per cogliere certi aspetti grotteschi e certe rassomiglianze vagamente falliche dei manufatti delle culture “dominate”.
Io, invece, che preferisco cogliere il ridicolo ovunque appaia, ho notato subito la zozza rassomiglianza. Però ho fatto pippa:-) per non essere accusato di essere il solito bieco dissacratore al servizio del Nazifasciosionismo Planetario:-).
Ciao
Ritvan
*vagamente* falliche ritvan?
al di fuori dei sexy shop è raro vedere manufatti più fallici di quello
🙂
ma non penso che sia ridicolo né zozzo.
roberto
>ma non penso che sia ridicolo né zozzo. roberto<
Come si capisce(?) dal mio discorso, non è la statua ad essere ridicola, bensì la situazione: Miguel che fa un post glottologico serio, allegando la foto di quella statua.
Se non lo ritieni zozzo, ti invito ad esporre alla pubblica attenzione il modello originale in tuo possesso:-) lunedì quando andrai in ufficio. Poi mi riferisci:-).
Ciao
Ritvan
P.S. La mia solita pignoleria mi spinge ad incollarti la voce “sozzo” del Divino Paravia, comprendente diversi significati:
sóz|zo
agg.
CO
1 sporco, sudicio, lurido: il pavimento è s. di fango | estens., ripugnante alla vista, schifoso
2a fig., che ha una condotta turpe, immorale, peccaminosa: stai lontano da quel s. individuo! | che suscita riprovazione perché contrario alla morale, ai principi di onestà e decenza: tenere un comportamento s.
2b fig., triviale, volgare per gli argomenti toccati, per il linguaggio e le espressioni usate: un film, un giornale s.
2c fig., che è sede di vizi, di corruzione: frequentare un s. ambiente
3 OB brutto, deforme
Varianti: zozzo
Scusa Miguel, ma il link per la pagina con le rune non c’è. Qual’è la pagina?
michi
vabbé comunque noto che dopo le discinte libanesi miguel ci offre il simbolo fallico…il blog sta prendendo una strada curiosa
🙂
roberto
Beh, anch’io non ci avevo pensato, ma sarò normale?:-))
maria
uhm, maria ti devo far conoscere qualcuno normale come te.
miguel? ci sei?
🙂
roberto
Per Michi (n. 12),
boh, il link era sparito. L’ho inserito di nuovo, comunque eccovelo nudo (a proposito di certe recenti sottodivagazioni):
http://www.dilimiz.com/dil/orhunalfabesi.htm
Miguel Martinez
Visto che di Divagazioni si divaga …
Ritvan, la tag “in sospeso” sul Ritvanarium langue, forse che hai lasciato l’ Ultima Parola ad altri ?!
anch’io roberto
Francesco
>Ritvan, la tag “in sospeso” sul Ritvanarium langue, forse che hai lasciato l’ Ultima Parola ad altri ?!
Ritvanarium<
Ti ho lasciato un commento abbastanza scurrile (adeguandomi allo stile di Giovanni il Fallocefalo)in “Ritvanarium”.
Ciao
Ritvan
Ritvan, sei stato citato in un blog sionista di sinistra, molto ben fatto, che io visito sempre , e dove sei definito persona arguta, divertente, senza timori riverenziali di nessun tipo . Mi scuso se lo dico qui, ma volevo fartelo sapere e non avevo altri mezzi:-)))
Colgo l’occasione per dire anche che nel blog in questione , che linko ,si possono vedere, foto, dagherrotipi e stampe della Palestina dal 1820 in poi, prima della costituzione dello Stato d’Israele.
Sono immagini bellissime che danno tutto il senso dell’intreccio di etnie, culture, religioni di quella terra.
C’ anche una foto di Gaza del 1862 con il profilo di una moschea e foto di molti insediamenti ebraici all’inizio del Novecento e molto altro ancora.
Una storia fotografica, insomma, che dice moltissimo.
maria
http://bloggoanchio.splinder.com/
Grazie Mary
Ciao
Ritvan
P.S. Adesso, dopo esser stato definito in termini così lusinghieri da un “sionista di sinistra” (cosa di cui lo ringrazio qui, non avendo io trovato spazi per commenti nel suo blog), il marchio di nazifascionistaextracomunitario non me lo toglie più di dosso nessuno:-(