La costruzione di un capro espiatorio

Ieri sera, sentivo dalla finestra un operaio che prendeva in giro un altro, dandogli dello schettino. Paragonandolo cioè alla figura ormai nazionale del cialtrone irresponsabile, il capitano della Concordia.

Noi tocchiamo quel materiale abbastanza disgutoso che è la cronaca unicamente per trarre qualche lezione più generale e, speriamo, duratura. Quindi, come sempre, cerchiamo di cogliere il senso complessivo della vicenda.

Schettino è un capro espiatorio consumabile tanto da destri (“pensavamo  anche noi di andarci  in crociera!”avete visto la mamma che è andata da Vespa per dire che le è morto il bambino, ho pianto tanto!”) che da sinistri (“troppa illegalità in questo paese! Se fossimo uno Stato serio! A morte Berlusconi!”).

Ed entrambi a sospirare, eccitati – “sembrava il Titanic!” (pronunciato come in “titanio”). Cioè somigliava a un incidente avvenuto due guerre mondiali fa, quando gli uomini ancora portavano il cappello, mentre nessuno ricorda il disastro del Moby Prince, ben più recente e vicino (vent’anni fa, Livorno, 140 morti). Potere dell’immaginario mediatico…

Ora, mi sembra che i vari capitani delle varie navi del signor Costa (che è una multinazionale statunitense) abbiano praticato sempre e ovunque l’avvicinamento illegale alle coste, per divertire i consumatori e fare pubblicità alla ditta Costa. Altrimenti l’azienda avrebbe licenziato da un pezzo tutti i capitani colpevoli.

Mi sembra che in queste innumerevoli occasioni (ho letto da qualche parte, se ben ricordo, di 52 precedenti avvicinamenti all’Isola del Giglio, per non parlare di Venezia o di tanti altri luoghi)  non credo che le Capitanerie di Porto (che recitano la parte degli eroi in questo spettacolo) [1] abbiano fatto nulla.

Soprattutto, il capitano Schettino è accusato di aver perso molto tempo a chiacchierare al telefono, mentre avrebbe potuto organizzare l’evacuazione della nave. Bene, il capitano Schettino non era al telefono con l’amante moldava, ma con il signor Costa (che poi è una multinazionale statunitense).

E possiamo quindi presumere che tutto il suo comportamento sia dovuto a precise istruzioni ricevute dall’azienda.

Ora, leggete attentamente quanto ha scritto ieri tra i commenti Andrea Di Vita, genovese e quindi buon conoscitore di ambienti marittimi:

“Essendo del tutto ignorante in materia mi sono informato presso chi ne sa più di me.

Dei miei numerosi amici e colleghi Liguri che hanno a che fare con il mare, ce n’e’ uno che ha lavorato alla Capitaneria di Porto di La Spezia. Mi ha appena detto che per un soccorso in mare di una barca che ha finito la benzina all’isola di Paraggi, di fronte a Porotvenere e a poche miglia da La Spezia, la Capitaneria che ha eseguito il soccorso in mare si faceva pagare già vent’anni fa dieci milioni di lire dell’epoca. Solo il soccorso in caso di naufragio conclamato (‘abbandonate la nave!’) o di conclamata emergenza sanitaria (infarto o ictus di un passeggero o di un membro dell’equipaggio) è completamente gratuito.

Un altro, che ha servito come marinaio dopo aver fatto il Nautico e conosce parecchi dell’ambiente, ha a sua volta fatto una piccola inchiesta personale. Parlando con gente del mestiere gli hanno detto che verosimilmente il comandante schettino ha seguito, sbagliando, la direttiva dell’armatore di dirigersi verso il porto di S. Stefano per poi lasciar appoggiare lo scafo sul fondo piatto. In tal modo avrebbero anche evitato l’evacuazione con le scialuppe mantenendo un profilo basso della vicenda. Purtroppo la falla era più ampia di quanto stimato e non c’è stato tempo. Certo è che in quell’ora e passa avrebbero potuto evacuare la nave ancora dritta e, forse, senza morti. Quando ho avanzato ho il sospetto che al telefono dalla Costa abbiano ‘consigliato’ al comandante schettino di tenere un basso profilo per ridurre l’esposizione finanziaria della compagnia in caso di naufragio, mi ha risposto ‘dici giustamente’.

Ciao!

Andrea Di Vita”

Tenendo in mente questo, diamo un’occhiata al sito di Repubblica.

Intanto, non c’è la foto del signor Costa (sfido io, le multinazionali statunitensi non hanno facce), ma di una ragazzetta moldava, che pare avesse una storia con il capitano Schettino.

E sopra, a grandi caratteri, la normalizzazione romanzesca di tutta la faccenda:

“Schettino, vino e bravata in plancia con Domnica”

Cioè Domnica è diventata una che la chiami per nome. Che se un giornalista si permette di chiamarmi Miguel, gli sputo in faccia. Tanto, siamo intimi, no?

E dulcis in fundo, leggiamo:

“La Costa si costituisce parte civile.”

Nota:

[1] Attenzione, stiamo parlando dei ruoli di eroe e di capro espiatorio nello spettacolo mediatico. Ciò non vuol dire nulla, in un senso o nell’altro, a proposito delle qualità umane delle persone che il caso getta nel tritacarne dei media. Uno può essere davvero una brava persona, e trovarsi trasformato contro il proprio volere nell’Eroe da Bruno Vespa.

Viceversa, siamo certi che molti capri espiatori siano stati davvero dei caproni, perché no?

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34 risposte a La costruzione di un capro espiatorio

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  2. nic scrive:

    Miguel, durante tutto il giorno il tuo sito è risultato irraggiungibile. Se dopo megaupload e la conseguente overdose filmografica quotidiana mi tolgono pure kelebek, mi verrò forzato a rispondere con misure estreme e radicali come uscire di casa e simulare socializzazione con i miei (geograficamente) vicini.

    PS: E di che gli parlo? non c’ho ho neppure la tv! Terrore e panico.

  3. Peucezio scrive:

    Ma se è così, perché Schettino non parla? Avrebbe tutto da guadagnarci e niente da perderci: peggio di come è messo ora…

    Sì, per tutto il giorno veniva un messaggio in inglese e il sito non si apriva.

  4. serse scrive:

    FT (fuori tema)
    negli ultimi giorni mi succede frequentemente di non riuscire a visualizzare il blog e compare un messaggio di errore

  5. mirkhond scrive:

    Idem
    Per tutto ieri mi è sempre apparso un messaggio in inglese dal titolo
    “503 service unvailable”

  6. mirkhond scrive:

    Confermo ciò che dice nic

    Mi sono talmente abituato a questo blog che, non avendo potuto collegarmici, mi sentivo come un drogato in crisi d’astinenza….
    Internet è meglio della tivù, ma come la tivù ti crea un potente immaginario per lenire la solitudine della città moderna, in questo caso soltando parlando del più e del meno con persone viventi lontano chilometri da te, e di cui non vedi il volto, ma comunque interagisci…
    E poi se il blog resta inaccessibile per un’intera giornata, ti senti come il consumatore di telenovelas, o di quiz show o di merdaset, a cui hanno sottratto la dose quotidiana….

    • serse scrive:

      Confermo anch’io.
      Dopo il black out, appena ritornato in linea, ho inviato il messaggio sull’ultimo post, senza nemmeno accorgermi che prima di me altri avevano fatto lo stesso.
      Tipo “allarme allarme, siamo sotto attacco”.
      Devo darmi una regolata.

  7. mirkhond scrive:

    Sempre riguardo all’immaginario massmediatico

    In questi giorni si è dato molto risalto all’incidente del Concordia, facendo passare in secondo piano le agitazioni di intere categorie sociali, come il movimento dei Forconi siciliani, o la serrata dei taxisti, ecc., e dando voce al nipotino di quintino sella, il quale se ne esce che non ci si può più permettere sacche di privilegi.
    Ma sacche di privilegi per chi? Pretendere che esercizi commerciali e persino sportelli di uffici bancari siano aperti anche ad ore impossibili, non è da folli?
    Ah, già la crescita….
    Ma se il precariato aumenta, il potere d’acquisto cala…
    E’ una situazione schizofrenica volere l’austerità e il consumo tutto insieme…
    Non sarebbe più onesto, un graduale e ragionato ritorno a forme di vita più parsimoniose, il meno consumistiche possibili, dove tra l’altro non vi siano più abbuffate di costa crociere?
    Ma crollano interi posti di lavoro….
    E non stanno già crollando? E il precariato economico non crea precariato psicologico che impedisce di formarsi una famiglia, perchè non si sa se pure domani lavori e con che stipendio?
    Possibile che non ci si riesca a liberarsi da questa folle idea del correre, correre, correre senza fermarsi mai, perchè questo è lo spirito del mercato, del progresso, della competizione….
    Ma perchè la vita dev’essere una competizione?
    Non è che per competere troppo, per correre troppo, si finisce su qualche secca di qualche isola del Giglio, e si affonda?

  8. Buleghin il vecio scrive:

    Quando i forcon sicilian, che la xè zente che quando se rabia te masa, riveran a roma ce sarà da ridar! Anca se li si poderia tuti i cornuti de governo in crociera su la “Costa codardia” e fondarli con la nave ma non vicini a la costa ma ne la fosa de le Mariane!
    Soltanto che 4.000 posti me pare un po pocheti per na bela pulisia de primavera e vantarà almeno impiegar una decina de bateli!

    Per quanto riguarda l’armator il xè ciaro che il ghà de le responsabilità ostaria parché il gavrà dito al suo comandante “fà finta de gnente che tanto la xè una coseta da ridar! L’importante xè dar l’impresion che li si diverta sino a la fin!”

  9. Tanto, siamo intimi, no?
    Puoi dirlo forte!
    E’ questa un’epoca in cui le vetuste barriere vengono abbattute, ma solo unilateralmente.
    Aggiungiamo il verso opposto!

    “La Costa si costituisce parte civile.”
    Già! parte civile e parte incivile.
    Purtroppo mediaticamente (e presumo giudiziariamente) avrà risalto quella che non ha causato l’incidente.

  10. Guido scrive:

    Pillole di cultura: copio/incollo da wikipedia alla voce “Capro espiatorio”, paragrafo “ Nella Bibbia ebraica”:
    “Due capri venivano portati, assieme ad un toro, sul luogo del sacrificio, come parte dei Korbanot (“sacrifici”) del Tempio di Gerusalemme. Il sacerdote compiva un’estrazione a sorte tra i due capri. Uno veniva bruciato sull’altare sacrificale assieme al toro. Il secondo diventava il capro espiatorio. Il sacerdote poneva le sue mani sulla testa del capro e confessava i peccati del popolo di Israele. Il capro veniva quindi allontanato nella natura selvaggia, portando con sé i peccati del popolo ebraico, per essere precipitato da una rupe a circa 10 chilometri da Gerusalemme.”

    Saltando poi di palo in frasca….forse…
    Forse solo l’arte di accostare eventi apparentemente lontani può rendere evidenti gli invisibili legami che si intrecciano tra soggettività molto lontane, tra singolarità qualunque, tra esseri umani ridotti a uno zero…siano essi turisti che volontariamente spendono denaro per trascorrere il loro tempo “libero” (le virgolette sono d’obbligo) su dozzinali palazzoni galleggianti, oppure poveri cristi in fuga per la sopravvivenza su carrette del mare, magari inseguendo il miraggio di un occidente libero, ricco e accogliente.

    Siamo tutti potenziali capri espiatori.

    Chi poi si accontenta di invocare tragiche fatalità continui pure a chiudersi gli occhi

    http://amisnet.org/agenzia/2011/06/29/kater-i-rades-sentenza-amara/

  11. mirkhond scrive:

    “Ci sarebbero in verità anche i 10 mila euro a passeggero che la compagnia paga se costretta a evacuare (40 milioni di euro, quella notte)”

    E questo spiega molte cose…..

    E il nipotino di quintino sella che ieri parlava di liberalizzazioni a raffica di interi servizi sociali che, a suo dire, migliorerebbero per qualità grazie alla competizione….
    Migliorerebbero? Ma se devi pensare prima di tutto al bilancio economico, non sarai piuttosto portato a risparmiare, e così anche il tuo “rivale” sempre per gli stessi motivi?
    Tremo solo al pensiero di vedere ceduti interi servizi a degli incompetenti attenti solo al risparmio a discapito della qualità del servizio….
    Ma siamo nell’era in cui persino l’ospedale viene chiamato azienda!

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      ci sono solo due persone che riescono a rendermi tollerabile, quasi simpatico, il Primo Ministro Monti.

      La prima è Alfano del PDL, la seconda sei tu.

      Certo che morire per mancanza di mercato in un mondo che sta morendo per eccesso di mercato mi sembra un sovappiù di presa per il culo.

      Ciao

      Per la cronaca, quello che manca nelle misure di Monti è proprio il mercato, come lo intendiamo tu ed io.

    • Secondo me viviamo nel fantastico mondo dell’ambiguità. Liberalizzazione e privatizzazione non sono sinonimi: se un settore è pubblico, non serve liberalizzarlo, perché lo Stato di per sè e fuori mercato (prende risorse dalla fiscalità generale, non pensa agli utili, talvolta non mira neppure all’economicità dell’attività).
      Liberalizzare vuol dire che non è che solo perché Tizio è figlio di farmacisti allora può avere una farmacia e fare un sacco di soldi (e li fa, checché ne dica Angelino: ho esempi in famiglia), mentre un altro farmacista, magari più bravo e capace, ma che non ha vinto la lotteria della nascita, deve andare ad elemosinare un posticino da dipendente dal primo (che allora potrà fare un sacco di soldi senza nemmeno presentarsi al bancone!). Liberalizzare vuol dire dare a tutti le stesse libertà se ci sono dietro le stesse competenze.

      • Francesco scrive:

        Mi consenta: con poche limitate eccezioni, la prova della competenze è sul libero mercato, non in un esame di ammissione, tanto meno da parte di una commissione privata.

        Ed è quello che Monti non ha toccato e che non interessa agli italiani, più interessati a entrare in uno dei recinti protetti che ad abbatterli tutti.

        E se un settore è pubblico per sua natura, hai perfettamente ragione a dire che deve essere gestito con logiche diverse da quelle di una impresa.

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          ”competenze [..] mercato”

          Avresti ragione al cento per cento se davvero tutti avessero le stesse possibilità di accedere al mercato.

          Nella realtà, se sei …(parente, amante, amico/a)… di …(farmacista, notaio, bancario, professore universitario)… allora puoi far vedere quanto vali. Se non lo sei, allora puoi essere un genio, ma rimani comunque nell’ombra.

          L’accento che nei Paesi anglosassoni dichiaratamente e orgogliosamente liberisti si pone sulle biografie dei ‘self made men’ è dovuto precisamente al fatto che persino in quei Paesi si tratta di eccezioni che confermano la regola. E’ la regola, come direbbero gli Inglesi, è che contano ben più le ‘acquaintances’ degli ‘skills’.

          E quando dico ‘nella realtà’ non mi riferisco solo all’Italia. Da noi semmai c’e’ meno ipocrisia. Infatti in Italiano le parole Inglesi ‘acquaintances’ e ‘skills’ si traducono con un unico termine: ‘conoscenze’.

          Contrariamente a quanto in Italia comunemente si pensa, questa regola vale persino nella torre d’avorio del mondo accademico anglofono, tanto che le pubblicazioni come ‘Nature’ e ‘Science’ -cui sono abbonato e che leggo regolarmente per motivi d’ufficio- sono piene di dibattiti e interventi su come prevenire il nepotismo nelle carriere accademiche e persino nelle valutazioni dei singoli paper candidati alla pubblicazione.

          Ecco perchè quando sento parlare di ‘numero chiuso’, ‘meritocrazia’, ‘libero mecato’, ‘open competition’ e simili storco istintivamente il naso. Ne ho viste troppe.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          Caro Andrea,

          non solo il meglio è nemico del bene ma la ricerca dell’assoluto in terra è via di rovina.

          Finchè la Terra girerà intorno al Sole (o è viceversa? non ricordo) i figli di [categorie professionali in cui contano esperienza e rapporti] avranno dei vantaggi sugli outsider.

          Ma questo non giustifica le norme di legge a favore dei favoriti che abbiamo in Italia.

          Ciao

          La prima regola è il realismo

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          ‘la prima regola è il realismo’

          Appunto. Siccome un vero libero mercato e una autentica concorrenza sono irrealistiche, smettiamo una buona volta di ipotizzare una società costruita su queste utopie e mettiamoci d’impegno a costruire una società che garantisca a tutti l’accesso alle risorse (alias ‘socialismo’).

          ‘il meglio è nemico del bene’.

          Appunto. Allora nel breve termine cominciamo intanto a togliere i paletti che la destra erige a favore di farmacisti e affini, a danno della stragrande maggioranza degli Italiani. L’importante è cominciare.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Z. scrive:

          ADV,

          non c’è dubbio che il mercato, in Italia, non seleziona granché (e non a caso sappiamo bene che le proteste di questi giorni hanno proprio come obiettivo che tutto resti precisamente com’è).

          Sicché, proprio per evitare che l’unico criterio sia la parentocrazia, bisognerebbe istituire il numero chiuso in tutte le facoltà.

          Che ora, con l’incredibile eccesso di inutili laureati in materie umanistiche che appesta l’Italia, servono essenzialmente a consegnare un pezzo di carta a coloro che hanno le acquaintances per farlo fruttare.

          Non ho dubbi che, come dice Francesco, qualcuno che eredita la cattedrà esisterà comunque. Ci mancherebbe altro. Anche i furti ci saranno sempre, ma non mi sembra un buon motivo per incentivarli anziché punirli.

          Z.

          PS: A proposito di (non) incentivare i furti. Il numero chiuso consentirebbe, peraltro, di eliminare le borse di studio all’italiana, null’altro che indecenti premi di Stato ai figli degli evasori fiscali. Vero è che, visto come funziona il fisco in Italia (dove le tasse le paga solo chi è costretto e chi decide di farlo a mo’ di volontariato) quelle borse di studio hanno anche una certa finalità educativa…

  12. maria scrive:

    Oggi mentre ero al bar ho sentito l’ennesimo commento televisivo su schettino, ero voltata verso il bancone e non vedevo la televisione posta in altro, ma le parole erano grosso modo queste, schettino sottoposto a test antidroga è risultato pulito ma non è detto che non avesse bevuto del vino!
    Penso che non ci sia bisogno di commenti, tralascio gli esperti di rotte navali e di grandi navi per non parlare degli improvvisati giuristi che lo avrebbero mandato in galera come un fulmine.
    Ho avuto una discussione piuttosto violenta con un conoscente che era scandalizzato per gli arresti domiciliari, gli ho fatto presente che il procuratore di grosseto aveva chiesto appunto l’arresto e che il gip non lo aveva confermato, gli ho detto che sarà il tribunale del riesame a decidere cosa fare e non certamente gli studi televisivi dove a cominciare dalla mattina fino a tarda notte cialtroni di ogni tipo si riuniscono a sproloquiare sui disastri che avvengono nel nostro paese.
    E nei cialtroni ci metto anche gli scampati!

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauricius Tarvisii

    “Liberalizzazione e privatizzazione non sono sinonimi”

    Questo governo è stato imposto all’insegna dell’emergenza debito: ci dicono che l’Italia deve sacrificarsi per pagare i debiti, rischio il fallimento. E questa natura giustifica il carattere “non politico” e non eletto del governo.

    Ora, quale sarebbe, secondo te, il rapporto tra questa emergenza e le liberalizzazioni? Perché un numero maggiore di farmacisti o di avvocati, ad esempio, dovrebbe permettere all’Italia di ripagare in pochi mesi i debiti?

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      Per offrire una soddisfazione psicologica ai lavoratori dipendenti che si sono visti posporre l’età della pensione di cinque anni da un giorno all’altro.

      Fino a oggi l’Italia è stata un compromesso fra chi lavorava e faceva finta di pagare le tasse e chi pagava le tasse e faceva finta di lavorare. Fino a oggi…)

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      Perchè ogni sistema che limita l’accesso al mercato crea una “rendita” per chi offre quel bene, a scapito dei clienti e una inefficienza, cioè una distruzione di risorse.

      Nel medio periodo, l’abolizione delle licenze produce un aumento della produzione complessiva di beni. Basta che si vincano le resistenze e che l’organizzazione dell’economia si adegui.

      Se produciamo più reddito, i creditore saranno più propensi a credere che potremo pagare.

      E’ come se un agricoltore indebitato smettesse di bere.

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Francesco

        ‘vincere le resistenze’

        Ma questo è quanto di più politico e di quanto meno liberista un governo possa fare. Lenin e Keynes l’avrebbero chiamata NEP. Allora è vero che Monti è un Comunista…

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Z. scrive:

          Psst ADV,

          non dirglielo ché poi sennò la prende male, ma anche Francesco, sotto sotto, è dei nostri.

          E’ a favore delle liberalizzazioni, ergo è un comunista!

          😀

          Z.

        • Francesco scrive:

          Carissimi,

          la mercato è una (meravigliosa) costruzione sociale, forse addirittura una finzione, una allucinazione collettiva!

          Ed è così meraviglioso che va imposto, con la forza, ai nemici del popolo, che sono indifferentemente lavoratori sindacalizzati o capitalisti intelligenti, a tutti quelli che cercano di ritagliarsi un loro spazio vitale PROTETTO.

          Una volta garantite le condizioni di funzionamento del mercato (nessuan licenza, nessuna garanzia, massima persecuzione degli accordi di cartello), il sistema funziona che è una meraviglia.

          Molto meglio di qualsiasi pianificazione d’impresa, socialista, keynesiana, tecnocratica, democristiana, ecc. ecc.

          Non fosse così, mica sarei filo-capitalista, non mi pagano e non accetterei di essere pagato per sostenere qualcosa di male.

          E’ per questo, inoltre, che Monti e Bersani sbagliano: non servono più licenze perchè non serve nessuna licenza!

          Ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Z

          🙂 🙂

          Ciao!

          Andrea Di Vita

    • Z. scrive:

      Miguel,

      1. In Italia non si elegge il governo. Si elegge il Parlamento. Se destra e sinistra riconoscono di non essere in grado di esprimere un governo credibile e capace (e infatti non lo sono, né gli uni né gli altri), e accettano obtorto collo una lista di non politicanti al governo, non vedo dove sta lo scandalo orrendo. Se qualcuno vuole spiegarmelo, lo ascolto con curiosità. Forse mi è sfuggito qualcosa.

      2. Piano, piano, stiamo facendo casotto 🙂 Il numero chiuso per gli avvocati non c’è neppure oggi, e la liberalizzazione della professione forense non è certo stata pensata per aumentare il numero dei disperati in toga 🙂 Chiunque ha un minimo, ma proprio un minimo di esperienza del settore, sa che più di così non ce ne possono proprio essere. [1] Ci saranno più tassisti, più farmacisti e più notai, e non vedo perché la cosa dovrebbe essere un male (se non per le rendite di posizione delle categorie citate). Comunque non credo che ciò abbia direttamente a vedere con i debiti. Semplicemente si tratta di misure ormai improcrastinabili, che questo governo ritiene di poter imporre laddove altri governi non vi sono riusciti o non vi hanno proprio provato.

      Z.

      [1] Caso mai, se la liberalizzazione del Magico Mondo Forense dovesse funzionare – e non ci crederò finché non avrò visto il cammello – nel medio termine ce ne saranno di meno. Staremo a vedere.

  14. Francesco scrive:

    Carissimi,

    la mercato è una (meravigliosa) costruzione sociale, forse addirittura una finzione, una allucinazione collettiva!

    Ed è così meraviglioso che va imposto, con la forza, ai nemici del popolo, che sono indifferentemente lavoratori sindacalizzati, categorie protette da licenze o altre barriere legali alla concorrenza o capitalisti intelligenti, a tutti quelli che cercano di ritagliarsi un loro spazio vitale PROTETTO.

    Una volta garantite le condizioni di funzionamento del mercato (nessuan licenza, nessuna garanzia, massima persecuzione degli accordi di cartello), il sistema funziona che è una meraviglia.

    Molto meglio di qualsiasi pianificazione d\’impresa, socialista, keynesiana, tecnocratica, democristiana, ecc. ecc.

    Non fosse così, mica sarei filo-capitalista, non mi pagano e non accetterei di essere pagato per sostenere qualcosa di male.

    E\’ per questo, inoltre, che Monti e Bersani sbagliano: non servono più licenze perchè non serve nessuna licenza!

    Ciao

    • Z. scrive:

      Francesco,

      ma certo che non ci dovrebbe essere nessuna licenza. Ci mancherebbe altro. Chiunque ha una patente e un mezzo sicuro dovrebbe essere ammesso a fare il tassista. Lo so io, lo sai tu, e sappiamo entrambi che anche Mario Monti è in grado di arrivarci da solo. Forse persino Bersani 🙂

      Solo, tu mi insegni che il meglio è nemico del bene, giusto?

      Allora, anziché dire “da domani tutti senza licenza” è meglio, direi, andarci per gradi.

      Z.

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