Cacciati dal Kosovo

Intervista con Cedda Prlincevic, Capo Archivista del Kosovo e dirigente della comunità ebraica di Prishtina.
[N.d.R. Consigliamo di dare un’occhiata alla sezione del nostro sito dedicato alla cacciata dei Roma dal Kosovo].

[Il sito http://www.emperors-clothes.com invita tutti a riprodurre la seguente intervista tramite email o su siti internet o su carta stampata, ovunque ciò sia possibile; si prega però di non omettere nulla, compresa questa nota. Grazie.]

L’espulsione degli ebrei dal Kosovo

Diamo addio al nostro secolo con una notizia che ci sembra profondamente simbolica. Per 78 giorni il nostro paese è servito come rampa di lancio per l’uranio impoverito gettato sulle teste dei nostri vicini jugoslavi.

Una stima provvisoria dei danni immediati provocati dai bombardamenti parla di 1.800 civili uccisi dai “nostri” e 5.000 feriti, di cui almeno 2.000 resteranno mutilati a vita.

I lupi travestiti da agnelli hanno giustificato la strage con lo slogan, “Mai più Auschwitz”. Ma la testimonianza che riportiamo mostra come il nostro secolo si chiuda con la cacciata degli ebrei dal Kosovo, sotto gli occhi complici degli ufficiali “alleati.”

Un’altra sezione di questo sito è dedicata alla storia dell’espulsione dei Rom o “zingari” dal Kosovo.

Miguel Martinez

Prima Parte
Questa intervista è divisa in due parti ed è stata condotta in due momenti diversi. Jared Isael è l’intervistatore nella prima parte. Si tenga presente che la parola KFOR significa essenzialmente la NATO.

Jared: Quindi siete voi il Presidente della Comunità ebraica di Prishtina?

Cedda: Si trattava di una comunità piccola. Siamo andati via tutti.

Jared: Perchè siete partiti?

Cedda: Perchè la soluzione politica si era trasformata in una soluzione militare. Non ci hanno chiesto di chi nazionalità eravamo, venivamo spinti ad abbandonare i nostri appartamenti e la città. Anche se avevo con me un documento che diceva che ero il Presidente della Comunità ebraica di Prishtina, scritto in inglese e firmato dal Presidente della Federazione delle Comunità ebraiche di Belgrado, il Sig. Singer, gli ufficiali della KFOR [NATO] si sono rifiutati di considerare il documento e io sono stato sequestrato in casa per una settimana.

In seguito, ho dato il documento a un altro ufficiale della KFOR e lui mi ha detto “ho altro di cui occuparmi adesso.”

Le forze albanesi sono penetrate nel nostro paese. Il loro scopo era quello di cacciare tutta la popolazione non albanese. Grazie all’aiuto di Eliz Viza da Israele e al Presidente della Comunità ebraica di Skoplje, sono stato salvato, portato in tassì assieme a mia moglie e mia madre in Macedonia e dalla Macedonia sono andato a Belgrado. Tutta l’operazione di salvataggio della mia famiglia è stata presentata alla televisione israeliana. In tutto, le persone di origine ebraica nel Kosovo erano 40. Si tratta di coppie miste, ebraico-albanesi, ebraico-turche ed ebraico-serbe. Sono tutti pronti ad andare in Israele. È troppo tardi per noi per tornare nel Kosovo. Anche se abbiamo ottenuto garanzie da Thaci, il capo dell’ UCK, che le nostre case non sarebbero state toccate, siamo stati informati che tutti i nostri appartamenti e le nostre case sono state completamente depredate e demolite. Ciò significa che l’UCK e Thaci non hanno il controllo della situazione.

Jared: Oppure che mentono. Cosa facevate a Prishtina?

Cedda: Ero un dipendente pubblico, il direttore degli archivi di Kosovo e Metohija. Ci sono documenti lì, che raccontano la storia dei serbi e dei turchi e degli albanesi e degli ebrei, di tutti coloro che sono vissuti nel Kosovo e dei vari sistemi che vi si sono succeduti.

Jared: Avete mai subito dell’antisemitismo dai serbi?

Cedda: Mai. E nemmeno dagli albanesi. Io ero un dirigente sia di albanesi che di serbi. Non siamo stati cacciati dal Kosovo per mano degli albanesi di Prishtina, ma per mano di quelli dell’Albania.

Jared: Insomma una gran parte delle persone che noi abbiamo visto mentre applaudivano alle truppe tedesche per strada non erano residenti del posto ?

Cedda: La stessa gente che manifestava in Albania alcuni anni fa e che ha demolito tutto il paese – eccola in Kosovo adesso.

Jared: Sono stati portati volutamente dalla KFOR?

Cedda: Non saprei.

Jared: Mettiamola così – non li hanno fermati?

Cedda: Nessuno cerca di fermarli. In realtà hanno l’appoggio della KFOR. La KFOR è lì, ha visto tutto, ha permesso loro di fare ciò che hanno fatto.

Jared: Ma come è successo? Ci sono state minacce a seguito delle quali vi siete rivolti alla KFOR e loro vi hanno detto “non vi aiuteremo?”

Cedda: Sono venuti a casa nostra minacciando di ucciderci. Ci avrebbero massacrati. Mia moglie si è messa a difendermi. Mia moglie è serba. E si è messa a difendermi sulla porta di casa.

Jared: Come ha fatto?

Cedda: Dicevano, vi ammazzeremo, e lei ha detto loro ” Uccidetemi! Ammazzatemi! Io non me ne vado da casa mia!” Poi sono venuti i responsabili della Comunità ebraica e mi hanno messo su un tassì.

Jared: Vostra moglie è una donna davvero coraggiosa – mi sono venute le lacrime agli occhi.

Cedda: Anche a me. È molto coraggiosa e ne sono fiero.

Jared: OK. OK. Torniamo alle persone che sono venute a casa vostra. Le avevate mai viste prima?

Cedda: Mai.

Jared: Erano armate?

Cedda: Con mitragliatrici. Hanno svuotato l’edificio e tutta la zona in cui vivevamo.

Jared: Svuotato?

Cedda: Tutto il quartiere, 30.000 persone, l’hanno svuotato tutto.

Jared: 30.000? Svuotato?

Cedda: Svuotato. Andavano di casa in casa e di edificio in edificio.

Jared: Hanno ucciso qualcuno?

Cedda: All’inizio, una persona di cognome Kompic, una famiglia serba, un buon motivo per noi per non opporre resistenza.

Jared: In altre parole, hanno fatto un esempio di una famiglia e poi hanno detto che se non volevse non volevate morire –

Cedda: Tutta la notte battevano sulle porte e le sbattevano ed entravano dentro e andavano di appartamento in appartamento.

Jared: Si trattava di case private?

Cedda: Palazzi con appartamenti. Molte delle persone che vi abitavano avevano posizioni importanti. Anche gli albanesi che abitavano negli stessi palazzi scappavano via. Non c’erano solo serbi, le nazionalità erano mischiate. Si trattava di qualcosa che non si era mai visto nella storia del Kosovo. Perchè quella del Kosovo è una società multinazionale e multiconfessionale, con una storia di cinque secoli di convivenza, non si era mai raggiunto prima un simile livello di odio.

Jared: Ma voi dite che hanno fatto entrare un gran numero di albanesi dall’Albania?

Cedda: È in corso un pogrom contro la popolazione non albanese in tutto il Kosovo – Djakovica, Pec, Kosovska Mitrovica, tutta la Metohija. Sia nella Metohija che nel Kosovo.

Jared: Ma non sono gli albanesi locali a compierlo?

Cedda: Infatti, sono gli albanesi forestieri. Parlano in modo diverso. Un altro dialetto. In tutto il Kosovo, la situazione è uguale. Non posso dire al 100% che si tratta esclusivamente di albanesi provenienti dall’Albania. Ma non ho mai visto qualcuno subire vendette dai suoi vicini di casa albanesi –

Jared: Avete cercato di rivolgervi alla KFOR?

Cedda: La KFOR era in casa mia quando sono arrivati.

Jared: COME?!

Cedda: Quando gli albanesi hanno cominciato a distruggere gli appartamenti, qualcuno ha chiamato la KFOR e un ufficiale della KFOR è entrato nella casa con tutta la sua squadra. C’era tutta una banda che andava su e giù per le scale, 24 ore di pressione di gente che saliva e scendeva le scale, batteva sulle porte, entrava, distruggeva… buttavano giù le porte e a volte buttavano dentro il gas lacrimogeno e rub –

Jared: Come?

Cedda: Rubavano, rubavano.

Jared: Quindi, avete detto che la gente della KFOR era lì presente. Hanno proprio assistito alla scena?

Cedda: Sì.

Jared: E cosa hanno detto?

Cedda: Non hanno reagito assolutamente. Non hanno protetto nessuno.

Jared: Per Dio, che cosa hanno detto?

Cedda: Hanno detto che si trattava di un problema che dovevano risolvere le autorità civili. Essi si occupavano soltanto di casi di omicidio.

Jared: Ma chi erano le autorità civili?

Cedda: Non erano ancora state costituite. Non esistevano.

Jared: Ma come facevate a sapere se vi stavano per uccidere, quando qualcuno buttava giù la porta? Forse lo avreste saputo dopo che vi avevano assassinato?

Cedda: Infatti. Erano lì solo per scrivere qualcosa nel caso in cui ci avessero ammazzati.

Jared: Archivisti, insomma?

Cedda: Esatto. Il mese scorso, c’è stato un alto numero di delitti terribili e di omicidi nel Kosovo. Invece dell’istituzione di una ‘democrazia europea’, abbiamo ottenuto una forma indefinita di potere – ma potere non è la parola giusta…

Jared: Fascismo?

Cedda: No. Non fascismo. Forza. Potere. Probabilmente gli storici inventeranno una nuova parola per descriverlo.…

Jared: Ci vuole una nuova parola …

Cedda: Gli ebrei ce l’hanno una parola, si dice pogrom.

Jared: Sì. Si tratta proprio di un pogrom. Brutalità indiscriminata contro un gruppo, in questo caso chiunque – ma aspettate, avete detto che include anche gli albanesi che –

Cedda: La popolazione si aspettava una reale sicurezza dalla KFOR ed è per questo che non sono andati via da dove vivevano…

Jared: Ahh. Vi hanno proprio presi in giro.

Cedda: È stato questo che ci ha sorpresi di più. Invece di difendere la popolazione, se ne stanno fermi a guardare, come se non stesse succedendo niente. Durante i mesi di giugno e di luglio, 300.000 persone hanno lasciato il Kosovo, tutta la popolazione non albanese – serbi, turchi, gorani [musulmani slavi], “zingari,” cioè i romi, anche gente che veniva dal Montenegro. 300.000.

Jared: E avete detto che hanno anche perseguitato gli albanesi del Kosovo –

Cedda: Esatto. Quelli che erano filojugoslavi. Che erano cittadini leali del sistema.

Jared: Quindi la gente che abitava –

Cedda: Potevano capire dal lavoro che uno faceva.

Jared: Quindi le persone che vivevano nel vostro quartiere erano considerate collaborazionisti da queste bande perchè abitavano in una zona mista?

Cedda: No. Solo la posizione di potere.

Jared: Non credo di aver capito.

Cedda: Hanno attaccato coloro che non erano a favore del loro movimento separatista. Che non sostenevano i separatisti.

Jared: E quindi sapevano quali quartieri?

Cedda: Sì. Lo sapevano. Tutti i cittadini fedeli della Serbia venivano puniti. Non importava a quale partito appartenesse, all’opposizione o al partito di governo, non importava. I diversi partiti hanno idee diverse e diverse caratteristiche religiose o nazionali ma –

Jared: Non gliene importava?

Cedda: No. Avevano realizzato il piano della Grande Albania nel Kosovo. Dalla Seconda guerra mondiale, dal fascismo.

Jared: Durante i bombardamenti, la stampa statunitense afferma che i serbi abbiano attaccato gli albanesi. Voi cosa avete visto?

Cedda: La guerra è stata molto sporca, tra l’esercito e i secessionisti… 35 membri della mia famiglia sono qui con me adesso. E mia madre è qui. E una donna incinta di otto mesi. Venti di noi sono senza lavoro. Abbiamo lasciato tutto nel Kosovo. Sette appartamenti e tre case di proprietà. Un po’ di terra. E tutta la mia vita. Tutta la mia vita e sono senza soldi. Non ho avuto tempo, non ero pronto per andarmene, non avevo nemmeno una valigia in cui mettere la mia roba.

Jared: Quindi pensate che ci siano delle persone che non ce l’hanno fatta ad andarsene e che sono state assassinate. È vero?

Cedda: Sì. L’unica cosa che sono riuscito a portare via è stato il mio Talmud. Mia madre Bea ha 81 anni. E mia moglie. Io preferirei restare in Serbia. Innanzitutto ho un problema con mia madre, che è anziana e malata e cosa posso fare con lei in Israele adesso? Io amo Israele e ci sono stato molte volte, ma è dura per me insediarmi lì adesso all’età di 61 anni.

Jared: Avete tutta la mia simpatia.

Cedda: Grazie.

Jared: Grazie del vostro coraggio nel concedermi questa intervista.

Cedda: È molto difficile ma dobbiamo dire la verità. Credo che le persone di cuore buono e di buona volontà prenderanno questa intervista nella migliore maniera.

Jared: Lo spero.

Cedda: E questa intervista dovrebbe essere l’avvio di un nuovo modo di pensare e nessuno dovrebbe essere vittimzzato nella vita.

Jared: Sono d’accordo. Prima vi ho posto una domanda, ma non avete risposto. La stampa dice che l’esercito jugoslavo ha commesso atrocità contro gli albanesi durante i bombardamenti. Voi avete detto che la guerra è stata sporca. Potete dirci di più?

Cedda: Perchè? Anche se ne dovessi parlare, nessuno si fida dei serbi. Anche se dicessi, no, non è successo, nessuno si fiderà dei serbi.

Jared: Ma io non so esattamente cosa è successo, abbiamo bisogno di sapere esattamente –

Cedda: Anche se io dicessi di no, anche se un ebreo di Prishtina dicesse che questa accusa non è vera, sarebbe difficile credergli, perchè forse lo dice per qualche motivo, lo si potrebbe accusare di –

Jared: E allora? Così non vi crederanno! Che credano a ciò che vogliono, ma se dite la verità almeno la verità viene detta. Non lo vedete, la verità si deve –

Cedda: Io sono stato completamente al di fuori dei combattimenti tra l’esercito e l’UCK –

Jared: Però eravate a Prishtina. Siete il capo archivista del Kosovo. E sapete! Sono certo che sapete! Voi sapete se c’era gente che andava in giro massacrando altra gente, sapete dagli amici albanesi cosa è successo, sapete se l’esercito era coinvolto, sapete se la CNN diceva il vero o mentiva, sapete mille volte meglio di me e se solo potetet dire la verità – per Dio, qualcuno deve dire la verità!

Cedda: Va bene.

Jared: E se sono successe cose brutte, ditelo – dite semplicemente la verità –

Cedda: Sì, ne sono successe di cose brutte. Ma non è che i serbi siano una nazione che dall’inizio della sua storia fino a oggi abbia commesso atrocità e genocidi. C’erano però degli individui che hanno fatto certe cose che non si sarebbero dovute fare. Ma qualcuno ha preso questi fatti, esagerandoli, cercando di fare di noi le pecore nere – guardate, il popolo serbo non aveva problemi con gli albanesi etnici, e come loro hanno salvato gli albanesi, gli albanesi hanno salvato loro sopratutto verso la fine, ma appena la KFOR è entrata e si è aperta la frontiera verso la Macedonia e l’Albania, sono arrivati tanti albanesi da fuori e il risultato è stato un disastro, uccisioni. Allora quello che voglio dire è che durante i bombardamenti nei luoghi dove abitava la gente non ci sono stati massacri compiuti dalla popolazione locale. I serbi difendevano gli albanesi dai paramilitari.

Jared: Non dall’esercito jugoslavo? Non dovevano difenderli dall’esercito?

Cedda: Mai dall’esercito, mai dalla polizia, mai dai regolari serbi.No. Ma con la ritirata dell’esercito, c’erano gruppi paramilitari da entrambi le parti – e fu allora che avvennero cose sporche.

Jared: Ma durante i bombardamenti?

Cedda: Non ci fu alcun massacro allora. Ad esempio a Prishtina, noi stavamo seduti assieme in cantina con gli albanesi.

Jared: A rifugiarvi dalle bombe?

Cedda: Dalla NATO. Tutti noi assieme, “zingari”, cioè la gente romi, serbi, turchi, albanesi, ebrei, inquilini dello stesso palazzo. Assieme. Eravamo assieme.

Seconda Parte
Una seconda intervista fu condotta più tardi da Jared Israel e Nancy Gust; Nancy addestra le persone professionalmente per la conduzione di interviste. Lo scopo era quello di chiarire alcuni punti. Le informazioni più rivelatrici sul ruolo delle truppo NATO si trovano nella seconda parte di questa intervista.

Jared: Avete detto che molti albanesi sono fuggiti dall’UCK, dalle bande. Sapete quanti?

Cedda: Decine di migliaia. 15.000 sono andati nella Vojvodina, 30.000 a Belgrado, molti di più.

Jared: Come facevano le bande che assalivano gli edifici a sapere chi cacciare?

Cedda: Sapevano chi era chi. E poi andavano anche negli uffici. Cacciavano la gente dagli uffici. Tutte le istituzioni appartenenti al governo erano state occupate. I banditi andavano sui posti di lavoro – i comuni, i tribunali o le università, qualunque ente pubblico, l’ufficio postale, gli uffici pubblici, prendevano l’edificio e se ne impossessavano, buttavano fuori la gente. Avevano un elenco di chi lavorava in questi posti.

Jared: Fu permesso a qualcuno di restare nel vostro palazzo?

Cedda: Per quel che ne so io, non è rimasto nessuno nel palazzo in cui vivo. Se resistevano, venivano fucilati.

Nancy: Sapete quanta gente è stata fucilata?

Cedda: Ad esempio, hanno trovato una donna strangolata nel bagno. Ljubica Bujovic.

Nancy: Veniva dal vostro complesso edilizio?

Cedda: Ad esempio, ci sono stati due villaggi la cui popolazione è stata tutta cacciata. Sono andati in Serbia.

Nancy: La donna che è stata assassinata abitava nel vostro stesso complesso di appartamenti? Come fate a sapere che l’hanno trovata lì?

Cedda: È stato un annuncio ufficiale alla TV, ma io la conoscevo. 4500 omicidi nel Kosovo da quando è arrivata la KFOR.

Nancy: Chi lo dice?

Cedda: Si tratta di informazioni pubblicate dal Centro dei Media di Prishtina. Si chiama il Centro per la Tolleranza e la Convivenza.

Jared: Ci sono stati altri omicidi nel vostro complesso residenziale?

Cedda: Ce ne sono stati diversi. Non posso dire con certezza perchè la maggioranza è andata via. Chi resisteva è stato assassinato.

Jared: Quanti erano gli attaccanti?

Cedda: Erano in molti. Andavano su e giuù per le scale tutto il giorno. È difficile sapere quanti erano. L’edificio ha undici piani e venti ingressi. È un edificio enorme.

Jared: Questo edificio è stato scelto in maniera particolare?

Cedda: Hanno visitato tutta la zona di edifici nuovi, iniziati nel 1990 e completati nel 1995, appartamenti decisamente di lusso secondo i nostri standard, edifici nuovi, balconi, tutti i tipi di servizi vicino.

Jared: E tutti coloro che abitavano lì erano dipendenti statali?

Cedda: L’elite della città abitava in quella zona. la maggioranza dei docenti universitari e dei dirigenti di varie organizzazioni statali e pubbliche, i medici, gli avvocati.

Nancy: Qualcuno potrebbe dire che, trattandosi di appartamenti di lusso e dell’elite, si è trattato semplicemente di una rapina su larga scala.

Cedda: Non si può dire che era una rapina, perchè ci prendevano ed entravano, occupavano gli appartamenti. Adesso aspettiamo che un governo civile venga dall’ONU e inizi a controllarli, ma siamo convinti che non potremo ritornare anche se ci invitano a farlo. Crediamo che ciò che è successo adesso sarà legalizzato dalle autorità civili quando si insedieranno e ci aspettiamo una immigrazione dal grande numero di albanesi che vivono attualmente in Europa, in Svizzera – dove ce ne sono tanti – in Francia e a Londra. E verranno dall’Albania. Hanno già cominciato.

Nancy: Mentre eravate lì gli albanesi occupavano gli appartamenti ?

Cedda: Non potete chiamarla una rapina perchè una rapina è quando io non sono in casa e tu vieni e mi prendi la TV, giusto? Quella è una rapina. Ma qui tu entri a casa mia e mi cacci dal mio appartamento, si tratta di una rapina? Non si tratta di rapina, ma di una totale anarchia fuori da ogni sistema. Qualcuno entra con la forza, ti butta fuori, entra dentro e si mette a vivere lì? Non è che entra per qualche ora e beve un caffè o un po’ di whisky. E tutta la proprietà dentro non è garantita? È come occupare un paese, occupare un appartamento con la forza.

Jared: C’è stata una settimana in cui vi hanno sequestrati nell’appartamento e non potevate uscire. Si tratta della settimana in cui la banda era in giro a depredare?

Cedda: Sì, la prima settimana quando è arrivata la KFOR, io ero dentro l’appartamento e non potevo uscire perchè è entrato un gran numero di albanesi e avevo paura di lasciare il posto.

Jared: Erano in tutto l’edificio?

Cedda: No, no, tutta la città. Dentro Prishtina. La KFOR era molto preoccupata del ritiro dell’esercito jugoslavo, ma non prestava alcuna attenzione ai civili.

Jared: In che momento sono arrivate le bande? È stato subito oppure qualche settimana dopo?

Cedda: Assieme a loro. Cioè è arrivata la KFOR e sono arrivate le bande.

Jared: Quando hanno assalito il complesso residenziale?

Cedda: Lo hanno assalito subito. Quando i russi sono arrivati a Prishtina, prima degli inglesi, all’aeroporto, la gente pensava che li avrebbero protetti e invece no.

Nancy: Quanto tempo è passato prima che attaccassero il vostro complesso? Quando è successo?

Cedda: Lo stesso giorno in cui gli inglesi sono entrati nella mia parte della città le bande hanno iniziato ad attaccare diversi edifici in questa immensa zona. Si tratta di un quartiere di Prishtina, la parte chiamata ‘Milana’.

Nancy: Volete dire che le bande sono arrivate fisicamente nello stesso posto e nello stesso momento dei soldati inglesi? Che le bande hanno viaggiato assieme ai soldati inglesi?

Cedda: Sì. La risposta è sì. Sì. Assieme attraverso la frontiera, lungo il percorso, lungo le strade. Sì!

Nancy: Sono venuti semplicemente in parallelo, cioè allo stesso momento ma indipendentemente?

Cedda: Sono arrivati in gruppi distinti – non a braccetto – vengono e vanno, sono qui e poi lì – spesso li vedete assieme, che si mischiano, ma ciascuno ha un’organizzazione distinta.

Nancy: Ma li avete visti mischiarsi assieme

Cedda: Sì! Sì! Ad esempio, una banda arriva all’edificio e un inquilino chiama la KFOR e la KFOR arriva e circonda l’edificio e poi la KFOR se ne va e quelli continuano a girare.

Nancy: Gli albanesi sono andati via quando avete chiamato la KFOR?

Cedda: No, sono rimasti. Non sono andati via.

Nancy: Volete dire che le bande hanno fatto irruzione, hanno invaso le case, la gente ha chiamato la KFOR, la KFOR è arrivata e non ha fatto nulla?

Cedda: Sapete, a volte succedevano cose pazzesche. Arrivava la KFOR dicendo, gli albanesi ci hanno detto, “non abbiamo dove passare la notte” allora la KFOR diceva “ok, vabbene, allora restate assieme nell’appartamento degli inquilini.”

Jared: Lo stesso appartamento della gente che le bande stavano cercando di cacciare?

Cedda: Sì.

Jared: Ho capito bene?

Cedda: Sì, sì. Era quello che consigliavano. E così gli albanesi o i serbi o chiunque fossero dovevano vivere nello stesso appartamento e i banditi dicevano che se non lasciavi l’appartamento entro le prossime due o tre ore, vi avrebbero uccisi, vi avrebbero ammazzati.

Nancy: È possibile identificare meglio questa gente? Non venivano dal Kosovo, si sono identificati in qualche modo?

Cedda: Solo che erano armati e avevano una posizione di potere. Stanno davvero facendo una Kosovo etnicamente pulita.

Nancy: Quando questa gente è arrivata al vostro edificio minacciandovi, avete chiamato la KFOR?

Cedda: Erano già nell’edificio. Quando gli albanesi sono arrivati al mio appartamento, la KFOR era già lì. Uno dei vicini, un medico, è corso a chiamare i soldati della KFOR perchè venissero a proteggere la casa.

Jared: Avete parlato con loro?

Cedda: Sì. Ho parlato con loro.

Nancy: Sapete il nome della persona con cui avete parlato?

Cedda: Il tipo, il soldato, si è presentato come un maggiore dell’esercito britannico. E quando gli ho fatto vedere le mie carte, il soldati mi ha detto, adesso no, la prossima volta.

Nancy: La prossima volta?

Cedda: Le carte che indicano che sono il Presidente della Comunità ebraica a Prishtina. Il soldato ha dato appena un’occhiata al foglio dicendo “La prossima volta,” come se non avesse il tempo di occuparsi di queste cose. “Non mi venite a disturbare con queste cose adesso.”

Jared: È arrivato con una squadra di soldati o da solo?

Cedda: Con la sua squadra.

Nancy: Hanno fatto qualcosa?

Cedda: Se mi avessero aiutato, sarei qui adesso?

Jared: Vi prego di non offendervi per queste domande. Vi chiediamo tutti questi dettagli per avere le risposte più chiare possibili.

Cedda: Non sono solo io ad aver sofferto, ma anche migliaia di altri. Gente di ottant’anni cacciata di casa. E continuano a farlo quotidianamente. E va ancora avanti.

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Traduzione di Miguel Martinez