“Nove ecoballe”

Jem Bendell, britannico, è un professore di sostenibilità in un’università inglese, che attualmente si occupa di progetti in Indonesia.

Il suo stile è molto diverso dal mio: prende a colpi d’accetta la fuffa e ha molte più certezze di me.

Ma condivido il punto fondamentale, che ci distanzia sia dagli antiambientalisti alla Franco Battaglia per cui vivremmo nel migliore dei mondi possibili, sia dai tecnoambientalisti che (per dirne una) stanno devastando il paesaggio della Sardegna con pale eoliche giganti.

Il collasso ambientale non è una possibilità futura da evitare, è già in corso.

Chi propone rimedi tecno-magici fa perdere tempo ed energia, e spesso e volentieri peggiora semplicemente la situazione di cui approfitta.

Solo se siamo realistici, possiamo affrontare serenamente il futuro, facendo tutte quello piccole cose vere che possiamo effettivamente fare. E soprattutto non fare.

Ma lasciamo la parola a Jem Bendell:

Nove balle della falsa favola verde

Postato il 25 agosto 2024 da jembendell

Saggio condiviso in occasione del mio intervento al Festival delle idee pericolose 2024.

L’autoinganno è diffuso nella professione e nel movimento ambientalista. Una certa negazione o disconoscimento non sorprende, visto quanto è sconvolgente concentrarsi su una tragedia in corso. Ma la nostra vulnerabilità all’autoinganno è stata dirottata dagli interessi personali dei ricchi e dei potenti, che hanno deciso di creare una “falsa favola verde”. La loro storia ci distrae dalla verità dei danni subiti, di quelli futuri e di quali potrebbero essere le nostre opzioni.

In effetti, la loro favola ci impedisce di ribellarci per cercare di rendere questo disastro più equo, o un crollo più dolce e giusto delle società in cui viviamo.

Per evitare una ribellione più ampia, forse è per questo che la favola riceve molti finanziamenti per libri, premi, articoli e documentari, nonché video per i più popolari canali YouTube. Ecco perché, come me, potreste non esservi accorti per anni che si tratta di una favola. In questo saggio vi spiegherò le nove bugie che compongono questa “falsa favola verde”, prima di illustrarvi i danni arrecati alle persone e al pianeta dal dominio di questa storia nell’ambientalismo contemporaneo.

La “falsa favola verde” sostiene che l’umanità può mantenere gli attuali livelli di consumo (una menzogna) alimentandosi con le energie rinnovabili (una menzogna) che stanno già sostituendo i combustibili fossili (una menzogna) e quindi raggiungere lo zero netto (una menzogna) per portare le temperature a livelli di sicurezza entro pochi anni (una menzogna) per garantire un futuro sostenibile per tutti (una menzogna). e che i nemici di questo esito sono i critici della transizione energetica (menzogna) che sono tutti finanziati o influenzati dall’industria dei combustibili fossili (menzogna), per cui i sostenitori degli obiettivi del globalismo verde sono etici nel fare tutto il necessario per raggiungere i loro scopi (menzogna).

Grazie alle prove ampiamente disponibili del contrario, non si tratta di semplici malintesi. Per dimostrarlo, li spiegherò brevemente in modo più dettagliato.

In primo luogo, l’affermazione che l’umanità possa mantenere gli attuali livelli di consumo non è vera. L’umanità sta già superando la capacità di carico del pianeta Terra. Quest’anno il giorno che ha segnato l’inizio del superamento è stato il 1° agosto. Stiamo degradando la capacità dei mari, delle foreste e del suolo di produrre ciò di cui abbiamo bisogno, oltre a consumare minerali fondamentali. Questo anche se l’anno scorso circa 800 milioni di persone sono state malnutrite (circa 1 su 10 nel mondo). Nel frattempo, il nostro sistema monetario impone alla nostra economia di espandere il consumo di risorse, mentre la teoria di disaccoppiare il consumo dall’uso delle risorse è stata sfatata da centinaia di studi condotti da esperti (si veda il Capitolo 1 di Breaking Together).

In secondo luogo, l’affermazione secondo cui le società moderne possono essere alimentate da fonti rinnovabili mantenendo gli attuali livelli di consumo energetico non è vera. Oltre l’80% dell’attuale produzione di energia primaria proviene da combustibili fossili. Anche se provassimo a passare tutto all’elettrico e a generare l’energia dal nucleare, dall’idroelettrico, dall’eolico, dal solare, dal geotermico, dalle maree e dalle onde, non avremmo abbastanza metalli né per i cavi né per le batterie. Per esempio, avremmo bisogno di 250 anni di produzione annuale di rame per i cavi e di 4000 volte la produzione annuale di litio. L’estrazione mineraria è un’attività ecologicamente dannosa. E per produrre le quantità di metallo necessarie dovremmo distruggere enormi aree forestali. Ci sarà resistenza, e giustamente (si veda il capitolo 3 di Breaking Together).

In terzo luogo, l’affermazione che le energie rinnovabili stanno già sostituendo i combustibili fossili non è vera. Al contrario, a livello globale, le rinnovabili stanno fornendo energia aggiuntiva, mentre l’uso dei combustibili fossili sta aumentando. Non c’è alcun segno di diminuzione della domanda globale di energia o di politiche mirate a questo scopo. Sappiamo tutti che un contorno di insalata con la torta e le patatine non fa sparire la pancia. Pertanto, le energie rinnovabili non sono ancora una risposta al problema delle emissioni di carbonio provenienti dai combustibili fossili che causano ulteriori cambiamenti climatici. Solo politiche mirate alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili, a livello globale, potrebbero iniziare ad affrontare questo problema – e non lo vediamo da nessuna parte.

In quarto luogo, l’affermazione che il mondo possa raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero è una menzogna. Non solo a causa delle due precedenti menzogne sulla produzione e sulla domanda di energia. Non solo a causa dei limiti delle tecnologie e degli approcci di rimozione del carbonio per eliminare la CO2 dall’atmosfera. È anche a causa del ruolo fondamentale del gas fossile o naturale nell’attuale agricoltura industriale. Siamo una civiltà basata sui cereali e si stima che tra il 50 e l’80% delle nostre calorie provenga da 5 cereali chiave, direttamente o attraverso gli animali che alcuni di noi mangiano. Circa il 60% di questi sono prodotti con fertilizzanti chimici, che attualmente dipendono dai combustibili fossili. Una tonnellata di questi fertilizzanti rilascia il doppio del suo peso in CO2. Questo prima di considerare le macchine e i trasporti coinvolti (si veda il capitolo 6 di Breaking Together). Con la fattoria Bekandze, il mio lavoro e la mia filantropia promuovono un’agricoltura senza sostanze chimiche, ma riconosco che siamo totalmente dipendenti da esse per il nostro attuale approvvigionamento alimentare.

In quinto luogo, l’affermazione che il raggiungimento delle emissioni nette zero porterebbe le temperature a livelli sicuri nel giro di pochi anni non è vera. L’affermazione deriva da un’affermazione eccessiva, o da un travisamento, di ciò che le simulazioni condotte su alcuni modelli climatici hanno rilevato. Tali modelli hanno ignorato il metano. Inoltre, i dati recenti sulla rimozione degli aerosol suggeriscono che si tratta di un fattore di riscaldamento più importante di quanto si pensasse in precedenza. Anche con queste limitazioni, la ricerca è stata inconcludente, con alcuni modelli che mostrano un riscaldamento continuo, altri che non ne mostrano alcuno, nello scenario impossibile in cui il mondo avesse interrotto tutte le emissioni di CO2. Questo scenario, tra l’altro, comporterebbe una riduzione ancora più severa di quella netta (che consente comunque alcune emissioni).

In sesto luogo, l’affermazione che tali cambiamenti garantiranno un futuro sostenibile per tutti non è vera. Questo perché sia l’overshoot ecologico che il cambiamento climatico sono già andati troppo avanti, mentre la distruzione e l’inquinamento continui sono una caratteristica delle società industriali di consumo (si vedano i capitoli 1 e 4 di Breaking Together). L’idea che altri miliardi di persone possano migliorare la propria vita incorporandosi in questi stili di vita consumistici industriali è un’assurdità. Piuttosto, il modo in cui noi privilegiati viviamo è una nicchia limitata nel tempo e geograficamente: se ci preoccupiamo delle persone in povertà, allora dobbiamo cercare modi diversi di aiutare, oltre a consumare e inquinare meno noi stessi.

Settimo: l’affermazione secondo cui i critici della transizione alle energie rinnovabili sono nemici di un futuro sostenibile non è vera. I nemici dell’umanità che vive felicemente nelle società industriali di consumo sono la fisica, la chimica e la biologia di base. Evangelizzare e condannare i non credenti non rende quel futuro più fattibile. Potremmo invece lavorare per un collasso più dolce e giusto, e per una distopia minore, con meno sofferenza e più gioia di quanto sarebbe altrimenti. I nemici di questo sono le persone che ci distraggono da come ridurre e ridistribuire equamente l’uso delle risorse.

Ottavo: l’affermazione che i critici sono tutti finanziati o influenzati dall’industria dei combustibili fossili non è vera. Piuttosto, molti di noi sono le voci più radicali e anti-capitaliste dell’ambientalismo. Siamo allineati con la storia della critica ambientale, che riconosce il cambiamento climatico come un sintomo di un sistema economico distruttivo e delle politiche e culture ad esso associate. Vogliamo ridurre le emissioni, ma rifiutiamo di allinearci con una nuova fazione del capitale che vuole trarre profitto da questo disastro vendendo soluzioni inadeguate e false speranze.

Nono, l’affermazione che i sostenitori di politiche capitalistiche pseudo-verdi siano etici nel fare “tutto il necessario” per raggiungere i loro obiettivi non è vera. Infatti, non è etico ignorare il sostegno ai diritti delle popolazioni indigene che vivono nelle terre dove le grandi aziende vogliono estrarre, affinché più persone possano guidare una Tesla. Non è etico infiltrarsi nei gruppi di attivisti per il clima per allontanarli dalla politica radicale. Non è giusto far sì che le grandi piattaforme tecnologiche come Facebook limitino la portata delle analisi che mettono in discussione la loro “falsa favola verde”.

So che questi autoinganni sono potenti e hanno conseguenze, poiché hanno plasmato il mio lavoro per decenni. In generale, ci allontanano dalla disperazione rivoluzionaria – il tipo di trasformazione che si è verificata per molte persone quando non hanno creduto nel falso Dio della tecnosalvaguardia.

In futuro, mi domando quanta distruzione ecologica, sotto forma di nuove miniere e di vecchio nucleare, non sarà contrastata, permessa e finanziata a causa della fede nella falsa favola verde. Lo abbiamo già visto in diversi casi. Il sostegno del governo britannico a nuove centrali nucleari è stato favorito dalle preoccupazioni per il clima che sono aumentate grazie alle campagne della Extinction Rebellion.

Purtroppo, queste nuove centrali non utilizzeranno le nuove tecnologie senza rischi di fusione o rifiuti pericolosi. I permessi per l’estrazione mineraria nelle foreste primarie sono stati rilasciati a causa della crisi climatica. Per esempio, il governo brasiliano ha spiegato che i minerali critici per l’economia a zero emissioni sono un motivo per rilasciare permessi di estrazione in Amazzonia, anche in aree abitate da popolazioni indigene. Tali attività minerarie sono una delle principali cause di deforestazione. Tuttavia, la ristrettezza della favola finto-verde non tiene conto di questo aspetto. Ignora la scienza sul ruolo delle foreste nel raffreddare il nostro clima attraverso l’inseminazione delle nuvole. Non si tratta solo di un fenomeno regionale, con pollini e batteri che si sollevano dalla foresta amazzonica e poi seminano nuvole e neve sul Tibet (capitolo 5 di Breaking Together). Poiché è così fissato con le favole, il miliardario non-scienziato Bill Gates ci dice che gli alberi non hanno molta importanza per il clima. Ridendo della protezione degli alberi o della loro piantumazione per motivi climatici, l’anno scorso ha chiesto al suo pubblico: “Siamo noi gli scienziati o siamo noi gli idioti?”.

E così torniamo alla questione dell’autoinganno. Ci sarà da guadagnare nel mantenerlo. Mi chiedo: quanta censura, sorveglianza e autoritarismo deriveranno da coloro che hanno bisogno di mantenere la falsa favola verde resistendo a un crescente contraccolpo? Sicuramente un po’. Forse molto. Io e altri che criticano le narrazioni climatiche mainstream del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) abbiamo già subito la soppressione o la rimozione dei nostri contenuti dalle piattaforme dei social media. In un mondo in cui oltre l’80% delle condivisioni sui social media a livello globale sono consentite da tre sole multinazionali americane, c’è un rischio enorme per la consapevolezza pubblica.

Descrivo le nove bugie dell’autoinganno che compongono la favola del falso verde come patologiche, perché impediscono all’umanità di esplorare in modo creativo quali sono le nostre opzioni nell’era delle conseguenze. Ecco perché non sono d’accordo con chi dice che “noi” ambientalisti non dovremmo discutere tra di noi. Si sbagliano su chi siamo “noi”.

Non faccio parte della stessa professione o dello stesso movimento ambientalista di coloro che fanno campagne per politiche che contribuiscono a distruggere la foresta amazzonica per la falsa promessa di uno stile di vita più elettrico. Non faccio parte della stessa professione o dello stesso movimento di chi vuole che ci rimettiamo ai sistemi che hanno causato o amministrato questa distruzione. Faccio parte di un movimento molto diverso, che crede nella liberazione delle persone e delle comunità dalla pressione di distruggere il nostro ambiente per servire il capitale globale. Questa è l’etica ecolibertaria, che spiego nel mio libro Breaking Together.

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740 risposte a “Nove ecoballe”

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Nel sito

    https://braveneweurope.com/jem-bendell-what-is-ecolibertarianism-its-the-freedom-loving-environmentalism-we-need

    si legge un sunto della proposta dell’autore:

    ‘Ecolibertarianism is a political philosophy that offers a distinctly different response to the environmental crisis than the agenda being promoted by those global elites. The people I regard as ‘ecolibertarians’ have concluded that societies destroy their eco-social foundations because the self-interests of the powerful are institutionalised to either coerce or manipulate us to experience life as unsafe and competitive. That means more of us cope by becoming more unthoughtful, uncaring and acquisitive. So rather than arguing that authorities and powerful groups should do whatever they decide to try to save the world, ecolibertarianism supports our freedom to care for each other and nature. That describes a people’s environmentalism, and it is alive and well in communities around the world. In my book I describe people from Madison to Mombasa and Toulouse to Cape Town, who are working towards re-localising their economic activity with the help of local exchange systems that communities control themselves. These efforts mean that people are locally sourcing more healthy and affordable fresh food, accessing help with their care needs, and leaking less money from their local businesses into global corporations. Such initiatives are often small-scale and rely on committed volunteers. With help, their efforts could combine into an ecolibertarian agenda for a ‘great reclamation’ of our power from that merger of corporate and state power which plagues so many countries.’

    Ora, al sito:

    https://en.wikipedia.org/wiki/Demographic_history_of_Pakistan

    leggo che nel 1950 il Pakistan aveva 40 milioni di abitanti. Al sito

    https://en.wikipedia.org/wiki/Pakistan

    leggo che oggi ne ha 241 milioni.

    Mi sfugge completamente, lo ammetto, come possano le persone che ‘are locally sourcing more healthy and affordable fresh food, accessing help with their care needs, and leaking less money from their local businesses into global corporations’ affrontare e risolvere sensatamente i problemi ambientali posti da un aumento demografico di più del 600% in neanche tre quarti di secolo.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “Mi sfugge completamente, lo ammetto, come possano le persone che…”

      Se ne può parlare con l’autore.

      Quello che volevo sottolineare è che esistono almeno TRE atteggiamenti di fondi:

      1) “Viviamo nel migliore dei mondi possibili, poi ci sono alcuni matti ecologisti forse pagati dalla concorrenza cinese che vogliono rallentare la nostra Crescita”

      2) “L’ambiente è ad altissimo rischio per colpa del CO2 ma se lo Stato regala un miliardo alla ditta che pianterà pale eoliche sotto casa tua, e un miliardo alle linee aeree per fare ricerche sui carburanti, e vari miliardi a ditte che fanno finta di piantare alberi in Africa, avremo Salvato il Pianeta”

      3) “La Crescita Sostenibile è un ossimoro impossibile, e siamo messi davvero male. Ma se siamo realisti, possiamo trovare almeno piccoli rimedi, che altrimenti trascureremmo, e possiamo comunque bloccare le Grandi Opere Inutili e Imposte”.

      Quando sento la gente che si lamenta degli “ecologisti che ci impongono la devastazione dei crinali appenninici con enormi pale eoliche”, beh, io sono un altro tipo di ecologista.

  2. Francesco scrive:

    >>> In primo luogo, l’affermazione che l’umanità possa mantenere gli attuali livelli di consumo non è vera. L’umanità sta già superando la capacità di carico del pianeta Terra.
    Verissimo, manca la clausola decisiva “con le tecnologie attuali”. Senza di questa, tutto il discorso è fuffa.
    >>> Nel frattempo, il nostro sistema monetario impone alla nostra economia di espandere il consumo di risorse, mentre la teoria di disaccoppiare il consumo dall’uso delle risorse è stata sfatata da centinaia di studi condotti da esperti.
    Beh, immagino il Nostro intenda “sistema economico” e questa confusione me lo rende molto sospetto. Almeno Marx passò un certo tempo a studiare economia.
    Inoltre, la “teoria” di disaccoppiare PIL e uso di risorse è un dato di fatto dagli anni ’70. Certo, fino a quando non vivremo d’aria e di pene d’amore sarà un disaccoppiamento parziale, una graduale riduzione della “intensità energetica” del PIL. Se vi pare poco, andate a vivere d’aria e di pene d’amore.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Tu ti immagini quello che si presenta in banca con un piano industriale platealmente inattuabile “con le tecnologie attuali”, ma che punta sul fatto che di lì a 2 anni interverrà l’inmovazione tecnologica decisiva? Che probabilità ha che non gli ridano in faccia?

      • Francesco scrive:

        E quante che si chiami Steve Jobs o Bill Gates o quello strano tizio tedesco o svizzero che parlava di fare una bomba con la forza degli atomi di uranio?

        Si chiama cervello e non è una qualità di molte banche.

        Se vuoi ti cerco la raccolta di opinioni di esperti che hanno riso in faccia a degli innovatori strampalati.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Steve Jobs e Bill Gates proponevano di fare programmi e computer quando già esistevano programmi e computer.

          Il tedesco che voleva costruire bombe con l’uranio non mi viene in mente, ma l’atomica fu pagata da un governo in guerra, non da un finanziamento bancario. E tutta la fisica nucleare che ci stava dietro era ricerca di base finanziata dalle università.

          • Francesco scrive:

            Proponevano di fare personal computer quando i computer ce li avevano università e multinazionali e i militari.

            E quel governo investì risorse incredibili per avere una tecnologia prevista da teorie incomprensibili.

            Secondo me non tutti sono miopi come i direttori delle filiali.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma no: il PC era mettere i pezzi in un’unica scatola, cosa che qualcuno aveva iniziato a fare pure prima di Jobs, a casa propria.

              Ah, la fissione dell’atomo è stata scoperta nel ’39. Quindi prima che lo svizzero proponesse il progetto.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      ” Nel frattempo, il nostro sistema monetario impone alla nostra economia di espandere il consumo di risorse”

      Più che “monetario”, forse intende il sistema degli investimenti. In effetti, anche la ditta della roba più inutile e dannosa deve per forza crescere per aumentare la rendita.

      • Francesco scrive:

        Mah, lo credevo prima di iniziare a lavorare: ci sono davvero ditte che vogliono giusto tirare avanti e considerano la crescita un rischio.

  3. PinoMamet scrive:

    Degli argomenti trattati dal professor Jem Bendell non so nulla, mi limito a rassicurare i lettori che neppure Jem Bendell è Torah dal monte Sinài:

    “A controversy developed.[21] In February 2019, a senior researcher at the Tyndall Centre for Climate Change Research told a reporter that he agreed with Bendell’s overall assessment: “I think societal collapse is indeed inevitable,” Erik Buitenhuis said, “though the process is likely to take decades to centuries.”[5] Later that year, a news story reported another senior climate scientist saying the opposite. Michael E. Mann asserted that Bendell’s essay is “wrong on the science and impacts: There is no credible evidence that we face ‘inevitable near-term collapse.’”[3]

    Controversy diminished somewhat when Bendell published a revised version of the paper in 2020[21] in which the first sentence of his abstract clarified that the inevitability of societal collapse was his personal conclusion, not an established scientific fact:[20] ”

    Insomma: a lui gli sembra così, e quindi dobbiamo credergli.

    fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Jem_Bendell

    • Francesco scrive:

      >>> a lui gli sembra così, e quindi dobbiamo credergli.

      Mi sa che non è l’unico con questo approccio!

      😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Pino Mamet

      “Insomma: a lui gli sembra così, e quindi dobbiamo credergli.”

      Veramente nessuno di noi ha la sfera di cristallo.

      Semplicemente, possiamo immaginare lo scenario più probabile. Io ne immaginavo tanti, ma non ho previsto né il Covid, né la guerra russo-ucraina, né il riscaldamento dell’acqua del mare. E quindi mi sono sfuggiti elementi enormi, che cambiano tutto.

      • PinoMamet scrive:

        Certamente.
        Io ripeto, non sono niente degli argomenti trattati da questo Jem Bendell.
        Mi limito a far notare che appunto non ha la sfera di cristallo, e che anche quella che a lui sembra l’ipotesi più probabile, non pare altrettanto ad altri che invece si occupano della sua materia.

  4. Noce scrive:

    Bisogna anche notare come il riscaldamento urbano in città come Firenze dipenda dalla sempre minore presenza di alberi (abbattuti per fare posto a treni e cemento). Gli stessi che si lamentano dell’innalzamento delle temperature sono i primi fautori di politiche cittadine totalmente assurde basate sulle cosiddette grandi opere (grandi soprattutto per i soldi delle tangenti incassate dal partito dominante). Inutile poi cercare di far comprendere agli ecologisti di regime di come eolico e fotovoltaico portino con sé una tale quantità di criticità da non consentire dei livelli accettabili di efficienza energetica. Concludo dicendo che il buon partito, sollecitato dai migliori satanisti mondiali, tanto si è adoperato nella città di Dante per eliminare alla radice il problema dell’inquinamento attraverso i famosi punturini (poche persone talvolta inquinano meno di tante).

  5. Moi scrive:

    I Boomer si sono presi paura di Chernobyl e finché esisteranno saranno Nuclearofobi … ma per il Nucleare come Risorsa garantisce Luiza Munteanu , almeno Habsburgicus saprà chi è costei ! 😉

  6. Ugo Bardi scrive:

    Jem Bendell lo conosco personalmente. E’ una brava persona, ma mi ricorda una battuta di Dario Fo: “un masochista che gli piacciono le cose che gli fanno schifo.”

  7. Ros scrive:

    “Una sporca verità. Dalla plastica al fast fashion, il mondo segreto dei rifiuti”
    Oliver Franklin-Wallis

    https://www.ibs.it/sporca-verita-dalla-plastica-al-ebook-oliver-franklin-wallis/e/9788835735380

    questo libro sull’apòteosi della munnezza m’ha fatto arricciare le carni di brivido e desiderio🫣

  8. Norton scrive:

    È inutile agitarsi tanto. L’attuale leadership del mondo occidentale non è in grado di imprimere cambiamenti di rotta a “Spaceship Earth” (Buckminster Fuller) perchè la benzina psicologica (la fiducia e/o il timore) grazie alla quale esercitava il suo potere è finita, quindi continuerà per inerzia sulla sua traiettoria finchè non saranno evidenti e irreversibili i danni. Non credo che l’oriente (la Cina) o il mondo “non allineato” siano messi molto diversamente, se non per una leggermente superiore capacità dei leader di incutere timore nella popolazione, ma governare con il timore è difficile e rischioso. Quindi, a meno di miracoli, è forse opportuno cominciare a prepararsi allo “shock” trasferendosi il più possibile lontani dai centri di aggregazione urbana (che sono intrinsecamente dipendenti dale attuali infrastrutture) e diminuendo la dipendenza dalle infrastrutture del MIC (quello di Kissinger, non quello di Sangiuliano). Comunque i miracoli a volte avvengono, ci sono squadre di calcio che pareggiano al 97°, vanno ai supplementari e vincono. Ma con la forza della disperazione, non con gli schemi di un allenatore che non è più ascoltato da quasi nessuno.

    • Ros scrive:

      Noirton: “È inutile agitarsi tanto. L’attuale leadership del mondo occidentale non è in grado di imprimere cambiamenti di rotta a “Spaceship Earth” … Non credo che l’oriente (la Cina) o il mondo “non allineato” siano messi molto diversamente…

      Già!
      Ma noi per davvero cosa sappiamo del’infidi e laconici musiggiàlli?🙄

      Che dice che c’ hanno un quoziente intellettivo coi controcazzi,
      pure se a me mi parono tutte minchiate perché sono costretti ad’applicarsi esagitatamente se no le loro mamme li spasciano di botte e li rivendono a tranci come carne per i cani da cibo biologico proteico ai coreani.

      Noi crediamo ancora d’essere sempre quelli più belli ricchi e famosi che fanno sfanno e dicono e sdicono manco avessimo scoperchiato le americhe stamattina presto

      e poi ci sono gl’orientalici che ci guardano e ci fotografano come si guardano e si fotografano i tardi burini del VI° mondo mentre che ballanno attorno al pentolone dell’ayahuasca di obelix e ci mandano in avanscoperta gli antropoetnologici col calibro canimetrico a studiare le nostre misure e i nostri rituali da MauMau orfici

      https://www.pandorarivista.it/articoli/2100-come-sara-l-asia-come-saremo-noi-intervista-a-simone-pieranni/

      https://www.ibs.it/2100-come-sara-asia-come-ebook-simone-pieranni/e/9788835736189

      Futtitivinni quindi!
      Ca già ci stanno pensando i Cin Ciau -Lin a noi compagnucci pelosetti d’affezione😀

  9. Mauricius Tarvisii scrive:

    https://www.open.online/2024/09/03/nuovo-codice-della-strada-pasticcio-piste-ciclabili-cancellare/

    Il problema del traffico sono le biciclette, si sa. O le si riesce a separare fisicamente dal resto del traffico, oppure bisogna farle viaggiare a bordo corsia in mezzo ai TIR, in modo tale che i ciclisti siano dissuasi dal creare traffico con la loro presenza in strada e utilizzino un meno ingombrante SUV per gli spostamenti.

    • Moi scrive:

      Dipende dal tipo di ciclisti :

      ci sono quelli “normali” che sono ben felici di usare una pista ciclabile.

      ci sono i “fenòmen” , particolarmente diffusi sulla Via Emilia in versione “pensionati”, “bardati” da gara con bici da corsa , affiancati a tre o più , che invece … trovano offensivo per le loro PRESUNTE doti atletiche usare la pista ciclabile.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “ci sono quelli “normali” che sono ben felici di usare una pista ciclabile.”

        Veramente a Firenze, hanno disegnato chilometri e chilometri di strisce bianche che separano le presunte piste ciclabili dal resto della strada.

        Servono (a) come parcheggio per le auto; se non c’è abbastanza spazio per parcheggiare le auto, le auto ci passano sopra e oggi le strisce sono quasi del tutto illeggibili.

        • Moi scrive:

          Degli equivalenti locali dei “fenòmen pensiunè in biz’iclàtta da cursa” 😉 … non li avete ?

          • PinoMamet scrive:

            Hai voglia se ce n’è, da queste parti!!

            (tra l’altro le biciclette da corsa vecchie mi piacciono molto. Quelle moderne così così…)

        • PinoMamet scrive:

          A Parma, dove le biciclette esistono da sempre 😉 hanno creato tante piste ciclabili, vere, false, leggere e pesanti.

          Non sono usate come parcheggi per auto, se non il singolo caso rarissimo e di solito prontamente sanzionato.

          ma a Firenze non ce li avete i vigili? O controllano solo le piante di pomodoro sui balconi? 😉

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ PinoMamet

            “piste ciclabili”

            A Genova abbiamo le piste ciclabili che collegano un incrocio col semaforo a un altro incrocio col semaforo. Credo di non avervi mai visto transitare un ciclista: al massimo gente in monopattino, ma quelli tanto passano dovunque (a loro rischio e pericolo). Non sono raccordate fra di loro perché equivarrebbe a toglier altro spazio alla circolazione, già scarsissimo. Però conta il chilometraggio totale: se supera una soglia minima, un Comune può qualificarsi come ‘smart city’ meritevole dei finanziamenti Europei. Quindi le piste ciclabili sono assolutamente meritorie.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • roberto scrive:

              Andrea

              “ A Genova abbiamo le piste ciclabili che collegano un incrocio col semaforo a un altro incrocio col semaforo”

              A Lussemburgo abbiamo le piste ciclabili che collegano un incrocio col semaforo a un altro incrocio col semaforo, e sono piene di ciclisti nonostante il tempo di merda. Inizio a pensare che in Italia siate un filino cagacazzi e viziati

              Ps mi fai leggere qualcosa sulla soglia minima di piste ciclabili che aprirebbe la via ai mitici finanziamenti europei? Grazie

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Inizio a pensare che in Italia siate un filino cagacazzi e viziati ”

                Concordo.

                Sai che amo il mio rione e tutto il resto, ma quanto vorrei vedere in Italia una scena come a Utrecht, sotto la gelida pioggia autunnale, centinaia e centinaia di biciclette, nessun ciclista con l’ombrello (nemmeno le ragazze con il hijab), gli automobilisti miti che rispettavano gli spazi dei ciclisti.

                Gli olandesi sono semplici come le patate, a differenza degli italiani; ma hanno il buon senso, privo di ogni sfumatura ideologica, di ogni preoccupazione di fare brutta figura.

                Mentre da noi vige l’abitudine, il senso di essere sconfitti in partenza, la tendenza a criticare l’altro invece che prendere l’iniziativa…

                Certo, non è sempre così; e nella psiche italiana ci sono cose meravigliose, a partire dal campanilismo che potrebbe essere un messaggio di salvezza per il pianeta molto migliore di quello della Thunberg.

              • PinoMamet scrive:

                “a partire dal campanilismo che potrebbe essere un messaggio di salvezza per il pianeta molto migliore di quello della Thunberg.”

                Sono d’accordo.

              • PinoMamet scrive:

                Sono iscritto su FB a uno di quei gruppi neoborbonici (perché? non so perché… mi è arrivato l’invito e ho schiacciato “accetta”- poi ho visto che è iscritto anche mio fratello, residente in Veneto, ma da ragazzino tifoso del Napoli assai più di me 😉 )

                beh, ogni tanto ci sono quei post che fanno incazzare Moi, e un po’ anche a me, da leghisti-al-contrario, che poi è sempre leghisti, tipo “non comprate questo prodotto, ché mandate i soldi al Nord! comprate quest’altro così restano al Sud!”

                Ora, questo è proprio il campanilismo che non mi piace…

                ma visto da un altro punto di vista, è anche il campanilismo che mi piace.

                Se NON diventa una guerra “di religione”, cioè

                (e tranquillizzo Moi: la maggioranza degli interventi sotto i post sono del tipo “ma smettiamola con queste lotte, io compro il tal prodotto perchè è buono anche se è del Nord, poi al Nord sono sempre stato trattato bene ecc.”)

                ma se invece è da intendersi nel senso di: so che questo prodotto lo fanno qua, sono persone che conosco, so che è buono, inquina poco, che ne so…
                beh, perchè prendere una roba arrivata dentro un container e travasata da dieci camion quando la posso comprare qua?

                Se faccio pure arricchire i paesani miei, beh, tanto meglio…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “A Lussemburgo abbiamo le piste ciclabili che collegano un incrocio col semaforo a un altro incrocio col semaforo”

                In effetti non è indicativo: se ho una strada principale trafficata su cui si innestano tante stradine che sono usate solo dal traffico locale, oppure a traffico limitato, allora la ciclabile la metto solo sulla strada trafficata per favorire la connettività tra le stradine.
                Però se Andrea parla di una situazione di strada principale trafficata su cui si innestano altre strade principali, sprovviste di ciclabile, allora si tratta effettivamente di viabilità ciclista che inizia e finisce nel nulla e nessuno la userà. Sarebbe un po’ come disegnare una ciclabile nel bel mezzo di un tratto di tangenziale (che ti chiedi cosa si siano fumati al Comune).

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Sai che amo il mio rione e tutto il resto, ma quanto vorrei vedere in Italia una scena come a Utrecht, sotto la gelida pioggia autunnale, centinaia e centinaia di biciclette”

                Tempo fa ci fu qui una discussione sui parcheggi in centro storico: i residenti del tuo rione li vogliono tutti per sé. Cioè vogliono il diritto di parcheggiare l’auto dietro casa e questo automaticamente renderà convenienti gli spostamenti in macchina*.
                Allora, in Olanda ragionano in questo modo: https://www.youtube.com/watch?v=mXLqrMljdfU
                In sintesi, anche se sei residente in centro la tua macchina la parcheggi al multipiano (sì, fanno i multipiano da cui poi prosegui a piedi, in bicicletta o coi mezzi pubblici) come i comuni mortali e questo rende meno conveniente usarla. Ed è per questo che ti conviene usarla meno.
                Chi viaggia lo fa sempre usando la modalità più conveniente, in Italia come in Olanda.

                * Piccolo aneddoto personale: la mia macchina è parcheggiata a quasi un chilometro da casa. Il che vuol dire che, se non devo fare carico e scarico di cose pesanti/ingombranti, non mi conviene usarla per le brevi distanza. Addirittura per certe destinazioni mi conviene prendere gli schifosissimi mezzi pubblici locali, perché mi permettono di fare meno strada a piedi. Se avessi la macchina sotto casa, ovviamente, la prenderei molto più di frequente.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                a Milano si sta andando in quella direzione e infatti sta diventando una città per soli ricchi e fighetti.
                E turisti.

                L’Italia non è l’Olanda, da noi l’espulsione delle auto significa gentrificazione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “L’Italia non è l’Olanda, da noi l’espulsione delle auto significa gentrificazione.”

                Io infatti sono contrario alla pedonalizzazione: che almeno a Firenze significa locali che invadono la strada, chiusura dei negozi, residenti che se ne vanno, fighettizzazione.

                Il ciclismo invece non c’entra niente: i turisti difficilmente si portano dietro la bici! E certamente non ci vogliono molti soldi per comparsi la bici. Casomai c’è il problema che la bici te la rubano. Sempre! Ogni ciclista a Firenze ha subito almeno due furti di bici in vita sua.

              • Francesco scrive:

                Peucezio,

                intendi Milano centro? perchè nelle periferie io di ricchi e soprattutto di fighetti non ne vedo mica.

              • Francesco scrive:

                >>> i turisti difficilmente si portano dietro la bici!

                ehm, forse perchè possono neleggiarla per il tempo che gli serve? io li ho visti, pedalare dietro la guida

                su, un pò di ottimismo!

              • roberto scrive:

                Miguel

                “ i turisti difficilmente si portano dietro la bici!”

                Di nuovo è perché siete italiani! Di amici e colleghi che si portano le bici o che le noleggiano in vacanza ne ho una caterva

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                ” Di amici e colleghi che si portano le bici o che le noleggiano in vacanza ne ho una caterva”

                Il 92,75% dei turisti a Firenze sono statunitensi.

                Il 3,21% sono fodepinchos.

                Poi se arriva qualche lussemburghese in bici, gli faccio l’applauso.

              • Miguel Martinez scrive:

                “l 92,75% dei turisti a Firenze sono statunitensi.”

                Fonte: Il Grande Libro delle Fantasie di Miguel Martinez, pagina 298.

              • Peucezio scrive:

                Francesco,
                “intendi Milano centro? perchè nelle periferie io di ricchi e soprattutto di fighetti non ne vedo mica.”

                Dipende da quali periferie: ormai si gentrificano anche quelle.

                Comunque la bici è un pretesto per non far entrare le auto dei poveri.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per peucezio

                “Comunque la bici è un pretesto per non far entrare le auto dei poveri.”

                Dai!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Comunque la bici è un pretesto per non far entrare le auto dei poveri”

                Immagina buttare fuori le auto dei ricchi e costringerli a prendere l’autobus e non il SUV…

              • paniscus scrive:

                “Comunque la bici è un pretesto per non far entrare le auto dei poveri.”—

                Cioè, fammi capire: il fatto che io stamattina sia andata al lavoro a scuola (esami di recupero e menate di riunioni varie) in bicicletta, impedisce ai poveri di usare l’auto mentre lo consente ai ricchi? O addirittura si pensa che io lo faccia apposta per stabilire quali automobili debbano passare e quali no?

                Spiega meglio, per favore.

              • Peucezio scrive:

                È molto semplice.

                Con la scusa di rendere la città meno inquinata e più “ciclabile” si fanno sempre più restrizioni alle auto considerate inquinanti, che sono essenzialmente le vecchie utilitarie, possedute di solito da gente che non ha i mezzi per comprarsi una macchina elettrica.
                Ma oltre alle restrizioni dirette, tipo aree sempre più estese di divieto di mezzi considerati non ecologici (sarebbe poi da capire se la panda a benzina inquini di più del macchinone elettrico, che ha pneumatici molto più grossi e rilascia più polveri sottili), vi sono le restrizioni indirette:
                se si continuano a eliminare parcheggi e a rendere più difficoltosa la circolazione per le auto, i ricchi se ne fregheranno, perché parcheggeranno il SUV nel parcheggio a pagamento, anche quello sotterraneo molto caro, o alla cazzo di cane pagando la multa, e comunque abitano in quartieri residenziali col garage, mentre i poveri, che abitano in periferia o nell’hitnerland e magari lavorano in centro, dovranno magari metterci due ore a spostarsi coi mezzi anziché venti minuti con la macchina, non potendo parcheggiare a prezzi umani e se le restrizioni arriveranno a fare sì che non ci siano più abbastanza parcheggi liberi nel loro quartiere, cosa che a Milano accade sempre di più, dovranno proprio rinunciare all’auto, che significa oltretutto molte piàù difficoltà per poter fare vita notturna, gite fuori porta, ecc., mentre il ricco ha sempre il posto auto, il box, ecc.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Immagina buttare fuori le auto dei ricchi e costringerli a prendere l’autobus e non il SUV…”

                Certo, in una specie di utopia socialista fantascientifica, non certo nella Milano di Sala.

                Io comunque non voglio affatto che i ricchi prendano l’autobus, voglio che i poveri prendano la macchina.

                Nel mio mondo ideale si sta tutti meglio, non tutti peggio.

              • Peucezio scrive:

                Comunque se Sala ci tiene tanto a incentivare i mezzi pubblici, anziché farli pagare 2 euro a viaggio, che è una mostruosità, li renda gratuiti.

                Questa è l’unica prova del nove seria.

                Mezzi pubblici cari, pochi parcheggi cari, ciclabili, vuoi una città solo di ricchi e fighetti.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Roberto

                “mitici”

                Non essendo uno specialista, mi sono limitato a leggere l’intervista a un funzionario comunale.

                Comunque con le pendenze che abbiamo a Genova la bici la usano solo gli émuli di Merckx.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Beh, se il problema è l’inquinamento, la strategia delineata da Peucezio è corretta. I poveri la smettano di avvelenare il mondo con le loro auto da poveri.

                Se è instaurare il comunismo, allora bisogna pensare qualcosa tipo “divieti assoluti di auto”. Salvo poi scoprire che i ricchi si comprano bici da 10.000 euro e gentrificano lo stesso.

                Per fermarli, a questo punto, si passa a leggi lenin-maduriane. E staranno tutti peggio, con grande soddisfazione di Travalgio, che è il Male Assoluto.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Nel mio mondo ideale si sta tutti meglio, non tutti peggio.”

                Stare tutti incolonnati in una scatola di metallo è stare meglio? Non essere liberi di usare il mezzo che si vuole perché tutto è occupato dalle auto è libertà? E non potersi muovere in macchina quando se ne ha veramente bisogno perché le strade sono intasate migliora la qualità della vita?

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                a Milano non abbiamo mai avuto ‘sti problemi.
                Con la macchina arrivi dappertutto in un tempo accettabile.

                Laddove invece la struttura urbanistica sia tale che l’uso generalizzato della macchina dia luogo alla situazione che descrivi, bisognerebbe investire sul serio sul mezzo pubblico, in modo che la gente lo scelga perché è più comodo, perché fa prima.
                Io quello che non condivido sono le costrizioni, i divieti.
                Cioè tu non devi andare in autobus perché ti vieto di usare la macchina, ma perché sei più comodo, ci metti meno tempo e non gastemi in mezzo al traffico.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                devi anche considerare che spesso la macchina è un mezzo di svago, non di lavoro.
                Io quando andavo in università ci andavo in autobus: comodissimo.
                Ma se io voglio uscire la sera, con i mezzi è quasi impensabile, a maggior ragione poi se porti in giro una ragazza, com’è di solito il mio caso, e la devi andare a prendere, fai un giro di locali…
                Ora, il problema sul posto è relativo: la sera i ghisa chiudono un occhio, parcheggi un po’ dove vuoi (tranne sulle strisce o dove dia fastidio davvero, ma nei posti di residenti ti lasciano mettere), perché sanno che te ne vai via la sera stessa.
                Il problema però è che se nel tuo quartiere tolgono sempre più parcheggi a forza di ciclabili, aiuole, marciapiedi allargati senza motivo (su vie non commerciali dove non passa mai un cane), alla fine non puoi usare la macchina se non hai il box, perché torni a casa e non sai materialmente dove ficcarla.
                E di sera non c’è il problema di rimanere imbottigliati.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “devi anche considerare che spesso la macchina è un mezzo di svago, non di lavoro.”

                Riflessioni interessanti e puntuali.

                Lo spopolamento del Centro da noi è dovuto a tre elementi concomitanti:

                1) gli affitti brevi

                2) la mancanza di parcheggi per i residenti (e per questo io sono contrario alle pedonalizzazioni)

                3) la mancanza di controllo da parte dei vigili: la ZTL si apre da noi la sera per il transito ma non per la sosta; in realtà viene immediatamente invasa dai “forestieri”, per cui i residenti non possono mai trovare posto e quindi non possono uscire la sera – come dici tu, per svago, perché non ritroveranno un posto libero.

                E’ chiaro che la soluzione sarebbe un trasporto pubblico deliberatamente in perdita, che incoraggi l’uso degli autobus.

                Ma la Regione Toscana ha affidato i trasporti a una ditta francese che deve fare profitto per il proprio azionista, che è… lo Stato francese.

              • Miguel Martinez scrive:

                “2) la mancanza di parcheggi per i residenti (e per questo io sono contrario alle pedonalizzazioni)”

                Preciso che statisticamente, ci sono più o meno i posti giusti per i residenti. Il problemas è quando si aggiungono i non residenti, o quando si tolgono posti ai residenti per fare posto ai non residenti o per pedonalizzare.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                A Milano avete l’area C, cioè una misura che riduce la presenza di auto nella zona centrale con effetto di disincentivo. Ecco perché molta gente non prende l’auto e tu puoi andare in auto dove vuoi in poco tempo.
                La strada è un bene comune, soggetto alla “tragedia dei commons”, ovvero tutti la usano più che possono, in quanto le conseguenze ricadono sulla collettività degli utenti. E la soluzione non può che essere regolatoria.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                ti faccio sommessamente presente che ho la patente da più di trent’anni e che l’area C è il nuovo nome (a proposito di cambiamenti di nomi) di un’altra roba identica voluta dalla Moratti (che è riuscita a rovinare sia Milano che il sistema formativo italiano: credo che poche sciagure per l’Italia siano state più perniciose) MOLTO tempo dopo che io cominciassi a guidare.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                ma se si facesse un bel parcheggio sotterraneo riservato in via esclusiva ai residenti?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Miguel,
                ma se si facesse un bel parcheggio sotterraneo riservato in via esclusiva ai residenti?”

                Vieni nel mio chiasso, come direi ad ADV…

                Il Comune ha più volte proposte questo:

                1) togliere i posti auto gratuiti in superficie, che fanno Degrado

                2) fare tanti parcheggi interrati (in terreni fangosi e franosi e vabbè)

                3) vendere i posti auto sotterranei ai residenti e… agli esercizi pertinenziali: cioè un megaristorante o un albergo o un’azienda vicina può comprare un posto auto che poi usa per farci venire i propri clienti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Il parcheggio ovviamente sarebbe gestito dalla Fiorentina Parcheggi, che campa dell’insieme di investimenti privati degli acquirenti di spazi auto e di fondi pubblici.

                Non a caso il presidente alcuni anni fa era un gentiluomo che ha lanciato nel mondo Renzi e che oggi fa il Console Onorario dell’Unica Democrazia in Medio Oriente.

              • paniscus scrive:

                “e restrizioni indirette:
                se si continuano a eliminare parcheggi e a rendere più difficoltosa la circolazione per le auto, i ricchi se ne fregheranno, perché parcheggeranno il SUV “—-

                bene, e questa sarebbe colpa di chi usa la bicicletta?

                Dove sta la correlazione?

              • paniscus scrive:

                “Io comunque non voglio affatto che i ricchi prendano l’autobus, voglio che i poveri prendano la macchina.

                Nel mio mondo ideale si sta tutti meglio, non tutti peggio.”—

                In un mondo in cui tutti prendono la macchina ogni giorno, stai sicuro che si sta tutti peggio, sia per le malattie legate all’inquinamento, sia per l’insostenibilità del traffico, gli incidenti, gli ingorghi e i ritardi.

                Che si tratti di ricchi o poveri cambia poco, semplicemente più macchine ci sono in giro e più la società complessiva sta peggio.

                Capisco perfettamente che esista una significa percentuale di gente che purtroppo non può farne a meno,

                ma non vedo perché mai esaltare quanto sia bello l’aumento di movimenti in macchina (anche rispetto a quello che c’è già) ANCHE per chi non ne ha veramente bisogno.

              • Peucezio scrive:

                Pan,
                “bene, e questa sarebbe colpa di chi usa la bicicletta?
                Dove sta la correlazione?”

                Chi ha mai detto questo?

                Io ho detto che la retorica filo-biciclette e le crociate contro le auto sono funzionali ad andare in quel posto ai poveri, non che i ciclisti in sé abbiano qualche colpa.

                Circa le auto per tutti, a parte che non è giusto in sé che alcuni non dispongano di un mezzo con cui muoversi liberamente, non dico per lavorare, ma quantomeno per fare gite, andare a vedere posti non altrimenti raggiungibili, ecc.

                Ma in ogni caso l’insostenibilità non è un argomento: se siamo troppi e c’è troppo poco cibo per tutti dobbiamo dire che è giusto che ci sia chi muore di fame?
                No!
                O sviluppiamo tecnologie per avere più cibo (o auto meno impattanti, che non sono solo e necessariamente quelle elettriche) o investiamo su politiche di denatalità nei paesi dove la popolazione sta esplodendo.
                Vivere peggio non è la soluzione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “O sviluppiamo tecnologie per avere più cibo (o auto meno impattanti, che non sono solo e necessariamente quelle elettriche) o investiamo su politiche di denatalità nei paesi dove la popolazione sta esplodendo.”

                No, il problema principale non è la popolazione. E’ cosa fa la popolazione.

                A me piacerebbe avere l’elicottero privato.

                Però otto miliardi di persone saranno pure difficili da mantenere, ma pesano molto di meno di otto miliardi di persone con elicottero privato.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “Io comunque non voglio affatto che i ricchi prendano l’autobus, voglio che i poveri prendano la macchina.

                Nel mio mondo ideale si sta tutti meglio, non tutti peggio.”

                Escludo categoricamente che aumentare le cause ambulanti di incidenti mortali e di inquinamento cancerogeno sia un mondo in cui tutti stanno meglio.

                La verità è che nessuna città Italiana (e probabilmente anche Europea) è stata costruita avendo in mente le automobili.

                L’unica soluzione sono tanti bei grandi parcheggi ai confini della città, e il divieto totale di mezzi privanti all’interno della città.

                I polmoni sono più importanti dei parcheggi sotto casa.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • paniscus scrive:

                “devi anche considerare che spesso la macchina è un mezzo di svago, non di lavoro.”—-

                E allora? A maggior ragione vuol dire che non è vero che sia sempre così indispensabile il suo uso quotidiano continuativo da parte di più gente possibile.

                Se io devo assolutamente usare, per una necessità familiare oggettiva, un elettrodomestico che so che è inquinante o che spreca un sacco di energia, lo uso, cercando di limitare il limitabile, ma col cavolo che lo uso indiscriminatamente solo per prendermi uno sfizio…

                (ad esempio, non ho MAI capito perché quasi tutte le donne, e anche moltissimi uomini, usano il phon, io credo di non averne mai più toccato uno da quando avevo 14 anni, cioè da quando mia madre non aveva più abbastanza autorità da costringermi a usarlo se non volevo).

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “ad esempio, non ho MAI capito perché quasi tutte le donne, e anche moltissimi uomini, usano il phon”

                Perché quasi tutte le donne e anche moltissimi uomoni trovano molto fastidioso uscire di casa ogni mattina coi capelli fradici?

              • roberto scrive:

                Paniscus

                “non ho MAI capito perché quasi tutte le donne, e anche moltissimi uomini, usano il phon”

                Personalmente ed in maniera terribilmente banale, a meno di non essere in un posto molto caldo…ho freddo con i capelli bagnati!

                Non uso il phon in estate in Grecia, ma lo uso a settembre in Lussemburgo….

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Personalmente ed in maniera terribilmente banale, a meno di non essere in un posto molto caldo…ho freddo con i capelli bagnati!”

                Devi avere i capelli molto più lunghi dei miei! Io non ho mai usato un phon in tutta la mia vita.

                Che poi credo che sia una storpiature folle di Föhn, il Favonio, confuso con il… telephono perché si regge con la mano vicino all’orecchio. Con triplice salto carpiato, perchè la “ph” fa vedere che Facciamo gli Americani e sappiamo quando ci vuole la “ph”.

              • paniscus scrive:

                “uscire di casa ogni mattina coi capelli fradici?”—-

                Perché, è obbigatorio lavarsi i capelli tutti i giorni sempre di mattina presto?

                Ti svelerò un segreto, anzi due segreti diversi:

                a) nei mesi in cui fa fa caldo, i capelli si asciugano SUBITO, basta tenerli per pochi minuti avvolti in un asciugamano e poi lasciarli all’aria libera,

                b) nei mesi in cui fa freddo, ci impiegano di più ad asciugarsi, ma per risolvere il problema basta lavarli nel tardo pomeriggio o di sera, invece che di mattina presto appena alzati…

                E parlo da donna che porta capelli lunghi da decenni…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Se mi lavo i capelli alle sette di sera ci metto più tempo ad asciugarli. E in generale mi interessa di più arrivare presentabile in ufficio che andare presentabilmente a dormire.

              • paniscus scrive:

                Francesco:
                “Se è instaurare il comunismo,”—

                Ma sul serio, dove cavolo lo vedi il COMUNISMO, nelle dinamiche politiche attuali?

                Se poi per te si chiama “comunismo” qualsiasi cosa che a te non piace, dillo e basta, e finiamola con questa pantomima…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Favonio”

                Sì, a quanto pare Fon nasce come un nome commerciale (tipo Scottex e Nylon) e viene proprio da lì.

                https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/i-capelli-si-asciugano-con-il-fon-il-fono-o-il-phon/1571

              • roberto scrive:

                Miguel

                “Devi avere i capelli molto più lunghi dei miei!”

                Ho in effetti i capelli molto lunghi….

              • roberto scrive:

                Paniscus

                “basta lavarli nel tardo pomeriggio o di sera”

                Beato chi è a casa nel tardo pomeriggio…ma a parte tutto, non ho ben capito lo scopo della discussione.
                Che problema pone il fon?

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                “Però otto miliardi di persone saranno pure difficili da mantenere, ma pesano molto di meno di otto miliardi di persone con elicottero privato.”

                E allora vediamo di fare meno figli, così un domani saremo molte meno persone, ma tutte con l’elicottero privato.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “E allora vediamo di fare meno figli, così un domani saremo molte meno persone, ma tutte con l’elicottero privato.”

                🙂

                Prendo solo questa frase (senza considerare il complesso e ricco contesto di Peucezio) e sfrutto questa affermazione per esprimere la mia meraviglia per la natura sovversiva della Destra. Perché è un modo di ragionare sentito troppe volte per essere un caso.

                Quello di Destra vorrebbe bloccare una cosa spontanea e naturale come le nascite, per fare posto a un mondo di vecchietti sotto un sistema di controllo tecnologico.

                Che si basa necessariamente sull’abolizione di ogni differenza (se in un attimo riesco a volare da Milano a Firenze, accelero ovviamente la fine di ogni elemento autentico e identitario di entrambi), sulla globalizzazione della produzione, su un’infrastruttura gigantesca fornita da uno stato burocratico; e su un’intercambiabilità di tutto permesso dal denaro e dai manuali tecnici, che ovviamente non potranno che essere scritti in una sola lingua.

                Ecco perché credo che sia così importante e rivelatrice la frase di Salvini, “più la gente viaggia meglio è”.

                Poi per qualche motivo incomprensibile, si impuntano sui viaggiatori meno impattanti.

              • Miguel Martinez scrive:

                “la natura sovversiva della Destra”

                La mia radicale ostilità alla Destra realmente esistente parte da qui, non certamente dalle battutine in dialetto, dal provincialismo, dal fatto che il nonno di qualcuno aveva la camicia nera o dal fatto che un ministro è così cretino da farsi ricattare da una furbetta ridicola.

              • Miguel Martinez scrive:

                “La mia radicale ostilità alla Destra realmente esistente parte da qui”

                Abbiamo una Destra che vuole imporre il ponte sullo stretto per accelerare il movimento e che prende miliardi dei nostri soldi per alimentare l’industria bellica e gli omicidi in Ucraina, ma i critici della Destra impazziscono perché un tale avrebbe scritto che la Egonu non ha una faccia etrusca.

              • Peucezio scrive:

                Non ci fate caso, quella del fon è una fizzazione di Paniscus.

                A me se non ho i capelli asciuttissimi subito dopo la docciami prende subito un bel mal di testa e comunque non sopporto di sentirmeli bagnati.
                Infatti mi sono comprato un fon potentissimo che li asciuga velocissimamente (perché sono impaziente e mi cago il cazzo).
                Tra l’altro, almeno per come sono ingestibili i miei capelli, credo che se li lasciassi asciugare da soli dopo sembrerei un pazzo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Servono (a) come parcheggio per le auto”

          A Treviso un tempo le uniche piste ciclabili di cui ho memoria erano quelle di Viale della Repubblica, a.k.a. Strada Ovest (una lunga arteria in periferia che collegava la fine della Postumia-Castellana con la Pontebbana). Troppo strette per parcheggiarci, erano lasciate sostanzialmente in pace.

          Poi funono disegnate nuove piste ciclabili in zone più centrali, che sostituirono dei parcheggi, e i cittadini iniziarono a usarle come parcheggi. Ma smisero subito, perché il Comune (con Gentilini, eh!) mandò i vigili a fare le multe. Ora nessuno lo fa più.

        • paniscus scrive:

          “ci sono i “fenòmen” , particolarmente diffusi sulla Via Emilia in versione “pensionati”, “bardati” da gara con bici da corsa”—-

          Ho sempre pensato che quello fosse il tipico stadio vitale intermedio del maschio toscoromagnolo prima di diventare “umarèll” da cantiere stradale.

          • Francesco scrive:

            in effetti a me stavano fischiando le orecchie … mi sa che sono nei primi stadi di quella fase

            • paniscus scrive:

              Ma tu ti limiti a usare la bicicletta da solo, semplicemente per spostarti per i fatti tuoi, o fai parte di quei gruppetti folkloristici di uomini dai 35 ai 60 che fanno le salite extraurbane in gruppo, mascherati da atleti, con pantaloncini corti aderentissimi, polpacci depilati e cappellini con visiere improbabili?

              Il proto-umarell è quello del secondo tipo, non quello che usa la bicicletta da solo, in città, per andare a lavorare…

              • Francesco scrive:

                per ora mi limito ad andare in ufficio (ma con pantaloncini e magliette tattiche e caschetto, senza depilazioni da pro) e al massimo qualche gitarella fuori porta

                ma trovando degli amici bici-muniti …

              • paniscus scrive:

                C’è anche un particolare comico in un romanzo di Marco Malvaldi, in cui c’è un paesello della provincia di Pisa, dove ogni domenica si riuniscono due gruppi rivali di ciclisti dilettanti invasati, uno con il ritrovo fisso davanti alla farmacia del paese e l’altro davanti al commissariato.

                Uno dei due gruppi è considerato malfamato secondo i pettegolezzi del luogo, perché girano voci su sospetti di doping, mentre sull’altro no.

                (SPOILER)

                E a un certo punto c’è un ragazzino adolescente che rischia di farsi accusare di un reato che non ha commesso, per aver dichiarato il falso su dove si trovava in quell’orario,

                ma poi viene fuori che aveva dichiarato il falso SOLO per tenere nascosto ai genitori di essersi occasionalmente aggregato al gruppo “proibito”.

    • Francesco scrive:

      A Milano ci sono alcune piste ciclabili, per il resto io vado tranquillo a bordo strada. Finora non mi stirato nessuno.

      Ma potete continuare a sperare, che del futur non v’è certezza.

  10. Moi scrive:

    A proposito di viabilità… ma perché noialtri “gaijin” NON abbiamo sul Mercato le K-Car “Giappe” ?!
    🇯🇵

    • roberto scrive:

      secondo me perché sono così piccole che noi grandi e possenti gaijin non ci stiamo dentro

      • Moi scrive:

        In parte sì, ma in realtà sono più spaziose dentro si quanto non si creda (tipo Opel Agila modello vecchio …) , sarà più per l’ estetica a scatolone 📦 o più sprezzantemente a cassonetto … come dice certa gente.

    • Ros scrive:

      Moi “K-Car Giapppe”

      io c’ho di meglio, e che tiro sempre a tutta birra in prima senza cambiare marcia mai e poi mai specialmente quando parto all’alba dalle vie del centro
      con dietro il motozappa e Ciro;

      Ciro, il mio cagnolo che non deve chiedere mai😎

      salutameli i limoncelli

      https://i.pinimg.com/originals/bd/97/fa/bd97fa4c74c8aad9af99462b1dd72de8.jpg

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      1) l’auto è status symbol
      2) sta iniziando ad arrivare la “corsa agli armamenti” automobilistica, per cui devi comprarti l’auto alta e grossa (ormai pure la Cinquecento è crossover) per non aver paura delle auto alte e grosse che girano per strada.

      • Ros scrive:

        Mauricius Tarvisii “sta iniziando ad arrivare la “corsa agli armamenti” automobilistica, per cui devi comprarti l’auto alta e grossa”

        questa va bene? ce l’ha Arnold a Santa Monica e mi hanno detto quelli che la vendono che se ben nutrita di benzina buona col tempo e il decadurabolin ancora cresce

        https://cdn.motor1.com/images/mgl/g7g94/s1/mil-spec-hummer-h1.jpg

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          E’ il minimo se devi comprare il pane e il latte.

          • Francesco scrive:

            non sono d’accordo: qui a Milano c’è buona copia di minicar, che mi dicono imperare a Roma

            per essendo verissimo che il SUV è la nuova imbottitura strategica delle culotte, non tutto quello che circola vira verso il SUV

            forse per volgari questioni di costo: i ricchi non sono abbastanza numerosi

          • PinoMamet scrive:

            Quando abitavo a Roma la “macchinetta” era un must delle ragazzette bene di Roma Nord.

            Il mio produttore invece aveva una Smart, che poi non è che fosse tanto più grande di una minicar…

            comunque alcune K-Car sono vendute anche da noi, e una mi piaceva (leggo ora che si chiama Daihatsu Copen)

  11. Moi scrive:

    Lunedì 9 Pallonate NON Travestite [cit.] ITALIA 🇮🇹 VS ISRAELE 🇮🇱

    ⚽️ 🏟

    Curioso di vedere SE vi sarà il Tifo AmtiSionista (?) Solidale all’ 🍉 Anguria … come certi Algoritmi AI costringono a scrivere per evitare il termine “trigger” di “Palestina” … 🇵🇸

  12. PinoMamet scrive:

    Sulle piste ciclabili: da quello che leggo, credo che funzionino/siano utilizzate nelle città pianeggianti prevalentemente, e soprattutto nelle città con una “cultura ciclistica” (Emilia Romagna, anche Milano sebbene il traffico renda difficoltoso l’utilizzo… l’Olanda e il Lussemburgo!)

    In altre realtà, può essere che le amministrazioni comunali abbiano battezzato a caso delle piste ciclabili tanto per far vedere che ci sono.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      una “cultura ciclistica”

      E se fosse il contrario? Cioè, se fosse la “cultura automobilistica/motociclistica” il problema principale, per cui sopra un certo livello di indisciplina del traffico diventa troppo insicuro mettersi in bicicletta, per cui la gente non osa farlo?

      • Francesco scrive:

        video dell’India, dove la massima anarchia possibile si concilia con la massima quota di biciclette?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Povertà: la bicicletta è gratis.
          Vuol dire che appena puoi ti compri la macchina per passare dall’altro lato della barricata.

          • Francesco scrive:

            Ammesso e non concesso il gratis, che non è mica vero e ci sono anche i motorini di seconda mano, la cosa non c’entra con la tua tesi “sopra un certo livello di indisciplina del traffico diventa troppo insicuro mettersi in bicicletta”

            😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Pedalare è gratis, la benzina e la miscela costano. O hai anche notizia di miscela di seconda mano?

              • Francesco scrive:

                oh dai, devi sempre fare il cretino? pedalare è gratis, la bicicletta la devi comprare

                ma tu hai 6 anni o cosa?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Parlavo ovviamente delle spese di conduzione del veicolo. Sei coglione o fai il coglione?

              • Francesco scrive:

                ovviamente un tubo: hai scritto una fesseria e ti stai arrampicando sugli specchi per negarlo

                ti conoscessi, ti regalerei una maglietta MAGA. O M5S.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                E magari sei così coglione da essere anche autocompiaciuto per aver trovato l’argomentino retorico con cui negare un’ovvietà.

      • PinoMamet scrive:

        Può anche essere come dice Mauricius, ma io mi baso sulla mia esperienza.

        in EmiliaRomagna non mi pare che gli automobilisti siano particolarmente disciplinati e attenti e rispettosi, più che a Firenze…

        però le biciclette sono un mezzo di trasporto diffusissimo fin dai tempi di mio nonno, e probabilmente prima, e lo sono rimaste.

        Semma il Comune di Parma per fare belle figura, oltre alle piste ciclabili vere, ha ribattezzato piste “anche” ciclabili tanti marciapiedi larghi del Lungoparma, dove le bici comunque passavano anche prima…

    • roberto scrive:

      per la cronaca qui la città non è per niente pianeggiante, o meglio più o meno ogni quartiere è su una collinetta il che rende molto piacevole girare in bici tra un quartiere ed un altro ma molto faticoso spostarsi da un quartiere all’altro

      direi invece che “cultura della bici” ci prende molto!
      è un po’ uno sport nazionale e credo che gli unici sportivi lussemburghesi con una certa fama siano dei ciclisti…i fratelli schleck, nic franz, françois faber, primo non francese a vincere il tour de france…

  13. Mauricius Tarvisii scrive:

    Leggo che il Wall Street Journal avrebbe affermato (condizionale d’obbligo: c’è il paywall, per cui non posso verificare) che Israele nella bozza farebbe “molte concessioni ad Hamas”.
    Il WSJ, come tutti i grossi giornali USA, sono le caselle postali degli apparati americani, per cui tutto quello che pubblicano l’hanno ricevuto dagli apparati o parti di essi per pubblicarlo a beneficio degli apparati o parti di essi. E l’ultima volta che pubblicarono indiscrezioni su bozze di accordo (sempre per mostrare le “molte concessioni” contenute) fu nella primavera del 2022 per sabotare i negoziati di Zelensky.
    E’ ovvio che gli accordi contengono concessioni alla controparte (se no non sono accordi), ma in guerra questo non si può dire, perché i falchi accuseranno di voler favorire il nemico.
    Insomma, pezzi di apparati americani stanno sabotando gli sforzi negoziali dell’amministrazione americana e spingendo verso una linea di maggiore rigidità (!) il governo israeliano?

      • Francesco scrive:

        Bah, a me pare normalissima tattica negoziale. Quello che proponi tu è “una grandissima concessione, prova della tua eccezionale disponibilità all’accordo”, quello che dice la controparte è “sabotaggio di ogni possibilità di accordo, riprova dell’intima e connaturata malvagità d’animo”.

        Non andrei di paranoie sugli apparati che dettano gli articoli ai giornali.

        Mica siamo nella Russia di Putin, dopo tutto.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Quello che dici va bene in tempo di pace (parlo di pace e di guerra in senso vero, non figurato), quando riconosci l’interlocutore negoziale. Ma in guerra l’interlocutore è il Nemico e offrire qualcosa al Nemico, di cui devi parlare sempre il peggio che puoi, significa o tradire il proprio paese o mostrare debolezza. E dire “ho offerto tanto al Nemico che ha rifiutato” significa dire che stai perdendo.

          E infatti a Kiev non piaceva granché quando gli tiravano le mine pubblicando le bozze segrete dei negoziati.

          • Francesco scrive:

            parli come se fosse una guerra con un nemico con cui non ha nessun senso negoziare, perchè il suo unico scopo è eliminarti, più prima che poi

            ma questo è il mio punto di vista su Putin, non mi pare sia il tuo

            nelle guerre con nemici normali si tratta sempre, anche durante

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Non so cosa ci possa essere di poco chiaro in
              “E’ ovvio che gli accordi contengono concessioni alla controparte (se no non sono accordi), ma in guerra questo non si può dire, perché i falchi accuseranno di voler favorire il nemico”

  14. Francesco scrive:

    Appello:

    se per caso nel vostro Comune avete dei vigili che quelli che fanno rispettare il Codice che vi avanzano, potete mica spedirli a Milano? qui, nonostante anni di Sindaci rossi e verdi, non si vede un vigile dai tempi di Ambrogio (il Vescovo Santo).

    Fine appello

    • PinoMamet scrive:

      Quelli del mio non-capoluogo sono famosi per la pignoleria e la severità.
      Il comandante di qualche anno fa, un ex caramba, difendendo sul quotidiano locale l’operato dei “suoi uomini”, diceva che i vigili dovevano avere un’azione repressiva ecc. ecc.

      Poi c’è stato il caso Bonsu e si sono leggermente calmati.

      Quelli della cittadina dove lavoro sono stati per un periodo dei discreti stronzetti, poi hanno pizzicato il loro capoccia che era infrociato in una storia di autovelox truccati e si sono dati una calmata anche loro.

      Quelli della cittadina dove risiedo sono dei tranquilloni, c’è la saltuaria vigilessa che vuol fare il fenomeno, ma il capo è un pezzo di pane e ti dà le dritte sulle rottamazioni delle auto ecc.

      • Francesco scrive:

        Il problema è che la conseguenza di qualsiasi atteggiamento diverso da “pignoleria e severità eccessive” è l’anarchia della circolazione, con enormi rotture di coglioni, ritardi, rischi e degenerazione della vita.

        Io sarei stufo di rischiare la vita e anche solo perdere tempo perchè le sciure vanno a prendere il caffè con l’auto in doppia fila e i furgoni sono posteggiati in curva e i cartelli “divieto di sosta” si leggono “qui c’è posto” e il rosso sta virando sul napoletano (passo lo stesso, dai) e così via

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ francesco

          “pignoleria e severità”

          Sarei portato per carattere a darti ragione, ma porto un controesempio.

          In centro a Genova i parcheggi sono una chimera o quasi. In più, i carrugi costringono molti a usare i motorini più delle auto. Esistono varie strade monumentali dove il parcheggio è vietato. Su una di queste strade affaccia uno dei palazzi-museo piu’ importanti, coi carrugi che lo costeggiano che scendono a mare.

          Passo un sabato mattina alle 7.15 davanti al Palazzo accompagnando mia figlia a scuola (andava alle elementari, dove le lezioni iniziano alle 8 anche di sabato). Davanti a me un gruppo di tre vigili a piedi, uno anziano e due giovani. Sento l’anziano dire ai giovani: “Tu di là, tu invece in quel carrugi, io prendo questo”. E si mettono a scendere i carrugi, multando per divieto di sosta i motorini appoggiati ai muri del palazzo. Premetto che non solo il transito non ne era impedito, ma che alle 7.15 di sabato mattina le botteghe sono chiuse e sia i turisti sia i residenti, spesso anziani, dormono. Quei motorini parcheggiato non davano fastidio a nessuno; anzi, è la loro circolazione che permette spesso di evitare ingorghi. Quei vigili ovviamente ce li ha mandati un comando superiore. Ma non tutelavano la circolazione dei cittadini: servivano solo al Comune a fare cassa.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            E’ una questione di principio e di cattivo esempio

            Fai un giro in riviera di Ponente e vedi cosa comporta la libertà di posteggio dei motorini “tanto non danno fastidio”

            Che poi a quel principio si adeguano pure quelli con le automobili (e che sono, i figli della serva?)

            Ciao!

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “riviera”

              Cosa c’entra.

              In Riviera ci sono i Milanesi.

              Multare loro è cosa buona w giusta, per i bilanci dei nostri piccoli Comuni.

              🙂

              Ciao!

              Andrea S

              • Andrea Di Vita scrive:

                Andrea S = Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Eh no caro il mio mezzo consanguineo!

                I milanesi non arrivano in riviera in scooter. quella è roba per i liguri!

                Come direbbe Stalin, devi scegliere: o il Partito, o il Campanile!

                😀

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “scooter”

                Certo che non arrivano in riviera in scooter.

                L’importante è spennarli.

                Se no che ci stanno a fare?

                🙂

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                vedo che non capisci: non gliela danno la multa, quindi questi giovani liguri con morosa lasciano lo scooter ovunque con degrado pesante

                i milanesi pagano i pochi posti legali

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “giovani”

                Nei paesini più piccoli della Riviera i giovani locali conoscono personalmente i vigili e i vigili non fanno loro la multa perché i genitori di quei giovani votano il Sindaco che è anche il superiore di quei vigili.

                I Milanesi si spennano a prescindere.

                🙂

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Andrea

                per una volta: apri gli occhi e guarda la realtà

                i giovani locali dei paesini manco dello scooter hanno bisogno

                sono i giovani liguri che vengono da fuori (Genova e la montagna)

                ma l’effetto complessivo è tragico

                e lo dico con le lagrime agli occhi, da liberista

    • PinoMamet scrive:

      Per motivi che mi sfuggono da un paio di anni hanno cambiato sulle auto la dicitura da “Polizia municipale” a “Polizia locale”.

      Per quanto mi riguarda, restano vigili sive pizzardoni.

      Invece nella cittadina dove lavoro agli ausiliari del traffico hanno dato i kepì da poliziotto francese… che al tempo di mio zio portavano gli spazzini!
      (ne avevo tre o quattro in casa!) 🙂
      sono proprio gli stessi, si vede che ne avevano un grosso stock da smaltire.
      Ma gli spazzini erano più simpatici però!!

      • Peucezio scrive:

        Io comunque stabilirei una legge nazionale che vieti, sotto pena di pubblica fustigazione, di cambiare nome alle cose.

        • PinoMamet scrive:

          Sono d’accordo!

        • paniscus scrive:

          “Io comunque stabilirei una legge nazionale che vieti, sotto pena di pubblica fustigazione, di cambiare nome alle cose.”—

          Io sto tentando una proposta di cambiamento-bomba di una denominazione ufficiale semisecolare, ma i dettagli non li dico a nessuno 🙂

          • Moi scrive:

            Tipo “Lesbian” riformulato “non-women loving non-women” ?

            … Che ha implicato lesbikə “schwaizzabile” in PostItaliano Wokese ? 😀

          • Moi scrive:

            E quale “School Manager” accetterebbe di farsi chiamare di nuovo “Preside” ?

            Quale “Care Taker” invece “bidello/a/ə” ?

            • PinoMamet scrive:

              Guarda che si chiamano rispettivamente “Dirigente scolastico” e “Personale A.T.A.”.

              E naturalmente tutti dicono ancora preside e bidello.

              Alcuni “nuovi” dicono “ufficio scolastico” ma se dici “provveditorato” all’antica ti capiscono uguale (e non vedo assolutamente il motivo del cambio nome…)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          E come facciamo? Non possiamo non prendere l’Ufficio Provinciale del Lavoro e trasformarlo in Direzione Provinciale del Lavoro (DPL), poi in Direzione Territoriale del Lavoro (DTL) e poi in Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL).

    • roberto scrive:

      francesco

      “Appello”

      qui sono delle iene….

  15. Moi scrive:

    A proposito : io stesso l’ ho “found out” da non molto, ma in Inglese lo “scooter” è il detestabile monopattino … NON la Vespa / Sfera o l’ antenato 😀 Galletto .

  16. Moi scrive:

    Anche Umberto Smaila ha sbaglia ato , ma lo si perdona :

    https://youtu.be/dsYySdJCCIc?si=p3o2goK3lZGvl_Ml

  17. MOI scrive:

    @ PANISCUS

    Te lo faccio spiegare dal Liga … il perché, anzi : il “cum l’ é” 😏

    “Certe notti la macchina è calda, dove ti porta lo decide lei” … pura poesia.

    https://youtu.be/sURek0ZaupE?si=In2Zi_j57gDISaBr

    “NON siamo noi a scegliere gli (!) automobili … sono gli (!) automobili a scegliere noi. ”

    [cit. Enzo Ferrari … ètar ech la z’ia
    Géichéi 😄 e la bacchetta del suo maghetto bimbominkia 😃]

  18. Moi scrive:

    Ho sentito gente con accento Milanese (o dintorni) dire “il fòno per capelli !” …

  19. MOI scrive:

    https://ruoteclassiche.quattroruote.it/lautomobile-e-femminile-parola-di-dannunzio/

    L’automobile è femminile, parola di D’Annunzio
    Nel 1926 Gabriele d’Annunzio stabilisce che l’automobile è donna

  20. Peucezio scrive:

    Andrea,
    “Escludo categoricamente che aumentare le cause ambulanti di incidenti mortali e di inquinamento cancerogeno sia un mondo in cui tutti stanno meglio.”

    Ma per quello ci sono le nuove tecnologie di guida assistita, che alla lunga elimineranno completamente o quasi gli incidenti

    “La verità è che nessuna città Italiana (e probabilmente anche Europea) è stata costruita avendo in mente le automobili.”

    Ma allora mi si deve spiegare perché negli anni ’70 non c’era praticamente nessuna limitazione al traffico automobilistico, nemmeno nei paesini medievali.
    No, l’antiautomobilismo non c’entra nulla con l’urbanistica dei centri storici italiani, c’entra con la mania nordeuropea di oggi, che stigmatizza il mezzo privato.

    “L’unica soluzione sono tanti bei grandi parcheggi ai confini della città, e il divieto totale di mezzi privanti all’interno della città. ”

    E perché mai?

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ peucezi

      “le nuove tecnologie di guida assistita”

      …che non si sono ancora diffuse né lo faranno finché non verranno chiarite le responsabilità legali in caso di incidente.

      “Ma allora mi si deve spiegare perché negli anni ’70 non c’era praticamente nessuna limitazione al traffico automobilistico, nemmeno nei paesini medievali.”

      E infatti era un incubo!

      Te lo dice uno che ha passato tutte le vacanze estive egli ultimi cinquant’anni a girare per le bellezze monumentali e i paesini medievali d’Italia.

      Tuscania è bella quanto Tarquinia, Soana lo è quanto Pitigliano, Spello è bella quanto Todi.

      Ma Tuscania, Soana e Spello sono infinitamente più a misura d’uomo perché a differenza di Tarquinia, Pitigliano e Todi non hanno macchine in città ma parcheggi subito fuori città. Chi gira queste città lo fa a piedi. Le città Italiane che si sono liberate dalla maledizione degli anni Settanta, secondo la quale nelle parole di Gianni Agnelli ‘l’auto è libertà’ (quando invece è una schiavitù) sono la cosa più vicina a un paradiso in terra si possa immaginare.

      Vai a Tolentino e confrontala con Frascati. Frascati ha molte più bellezze di Tolentino, ma a Tolentino vivi mentre a Frascati è tutto un sentirsi strombazzare dietro dalle macchine che cercano aprcheggio.

      Ora, capisco che già con una città delle dimensioni di Genova a cosa sarebbe impraticabile. Ma nemmeno a Genova, che pure di spazio ne ha pochissimo, sarebbe stato possibile abolire il traffico privato per gran parte della città creano grandi parcheggi in periferia di raccordo con le autostrade, magari anche sotterranei.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Peucezio scrive:

        Vabbè, è chiaro che se mi parli di cittadine bomboniera, anzi, del loro centro storico bomboniera, certo che è meglio non ci entrino le auto, se non, al massimo per passare ed entrare in un garage privato, ammesso ci sia.

        Ma perfino l’Italia mica è fatta solo di centri storici bomboniera.
        E soprattutto ormai è fatta di tanti orrendi quartieri moderni.
        Milano è moderna perfino in pieno centro, per tutte le ragioni che sai. Che facciamo, togliamo le macchine perché si goda la bellezza della Torre Velasca, che è stata fatta in piena epoca di epopea automobilistica?

        Circa la responsabilità legali, meglio avere un millesimo degli incidenti di oggi, con responsabilità non chiare, che tutti quelli di oggi.
        Questo scrupoli legalistici sono minoneismo ottuso allo stato puro: con questa logica saremmo all’età della pietra.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Milano è moderna perfino in pieno centro, per tutte le ragioni che sai. Che facciamo, togliamo le macchine perché si goda la bellezza della Torre Velasca, che è stata fatta in piena epoca di epopea automobilistica?”

          Su questo hai ragione: la Milano attuale è un prodotto diretto del capitalismo, inteso come insieme di zonizzazione produttiva e di speculazione immobiliare.

          Però proprio tu mi insegni che è esistita anche un’altra Milano, dove c’erano delle persone che si incontravano faccia a faccia nelle osterie.

          Quindi esisteva, almeno in alcuni quartieri, il potenziale fisico per farlo, sarebbe interessante vedere se esiste qualche possibilità di ricrearlo.

          • Francesco scrive:

            Non sono d’accordo: bisogna vedere se esiste la possibilità di creare spazi di socialità “equivalenti” a quelli di una volta, sapendo che però non siamo più in quei tempi.

            Credo che cercare di ricreare quello che c’era una volta sia solo una tentazione (e te lo dice uno che ci casca ogni cinque minuti).

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “Non sono d’accordo: bisogna vedere se esiste la possibilità di creare spazi di socialità “equivalenti” a quelli di una volta, sapendo che però non siamo più in quei tempi.”

              Sono d’accordo con il tuo disaccordo 🙂

              Ovviamente i tipi di socialità che costruiamo nel nostro rione oggi non sono gli stessi di mezzo secolo fa.

              Ma la base della socialità sta in due elementi: l’incontrarsi faccia a faccia, per tempi non brevi, e prendersi cura di un luogo. In modo diversissimi secondo l’epoca, ovviamente.

              • roberto scrive:

                miguel

                “Ovviamente i tipi di socialità che costruiamo nel nostro rione”

                magari, per trovare una via di incontro tra le varie posizioni, possiamo ricordare che la socialità nel rione non è l’unica forma di socialità esistente…per dire uno può coltivare una socialità “mobile” e volersi incontrare con amici e conoscenti all’osteria la sera a 20 km da casa o in un bosco non raggiungibile con i mezzi pubblici

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “uno può coltivare una socialità “mobile” e volersi incontrare con amici e conoscenti all’osteria la sera a 20 km da casa o in un bosco non raggiungibile con i mezzi pubblici”

                “Socialità” ovviamente ha una pluralità di significati.

                Tu stai parlando, giustamente, di amicizia nel tempo libero, che effettivamente può svolgersi dove capita.

                Io sto parlando di “politica”, cioè di cura comune della polis. Certo, anche i volontari della WWF che si prendono cura di un’oasi a 20 km da casa, si “prendono cura”, ma è una cura più specialistica.

              • Francesco scrive:

                Miguel

                ma quella comunità a cui pensi tu non è la stessa da cui molti hanno scelto di fuggire grazie ai nuovi mezzi tecnologici quali telefono, automobile, internette?

                sei certo che sia di tutti volersi trovare coi propri vicini fisici e volersi occupare dei dintorni di dove si abita?

                una volta non c’era scelta, oggi mi pare ci sia

                Ciao!

                F. o dubbioso

              • roberto scrive:

                Miguel

                “Io sto parlando di “politica”

                Scusa ma allora perché non scrivi politica?

              • roberto scrive:

                Francesco

                “sei certo che sia di tutti volersi trovare coi propri vicini fisici e volersi occupare dei dintorni di dove si abita?”

                Io sono certo di no, e come sapete questo per me è il grandissimissimo limite della visione miguelesca: che posto hanno nel suo mondo quelli che non hanno voglia, tempo, interesse, capacità di occuparsi del luogo in cui vivono?

              • Francesco scrive:

                credo ci sia un girone dell’inferno apposito, per quelli lì!

                😉

            • Peucezio scrive:

              Francesco,
              “Non sono d’accordo: bisogna vedere se esiste la possibilità di creare spazi di socialità “equivalenti” a quelli di una volta, sapendo che però non siamo più in quei tempi.”

              Quel mondo era il risultato di una congiuntura specialissima.
              Oggi sarebbe impensabile e creare spazi di socialità, che ovviamente va sempre bene, produrrebbe comunque tutt’altro: essenzialmente un’umanità di figli di immigrati che hanno recepito un’italianità priva di caratterizzazione regionale: in due generazioni c’è stata una rivoluzione sociale che normalmente richiederebbe secoli se non millenni.

              • Peucezio scrive:

                Mi spiego meglio.
                I ventenni romani, che siano bianchi, negri, gialli o quant’altro, sono romani.
                Così napoletani, toscani, veneti, ecc.

                I ventenni milanesi sono italiani, non sono milanesi.
                Credo che un’italianità non localmente caratterizzata, fuori da ceti elitari, sia un inedito assoluto, almeno dall’epoca longobarda.

              • Francesco scrive:

                Saranno italiani ma gli altri italiani li sgamano come milanesi in pochi secondi!

                Poi quel mondo era il risultato naturale di un’umanità che NON si spostava. Magari faceva UN viaggio nella vita. Ma la sua vita era legata a un certo posto.

                Non sono d’accordo fosse una congiuntura specialissima, era la norma.

              • PinoMamet scrive:

                Forse Peucezio non se ne rende conto, come il pesce non si rende conto dell’acqua 😉

                ma mi stupisce, perché in genere è un osservatore molto acuto!

                Però le cose stanno come dice Francesco: i milanesi fuori da Milano vengono sgamati in due secondi.

                Naturalmente non sono gli stessi comportamenti (esattamente) dei milanesi degli anni Quaranta o Sessanta, ma neppure i napoletani, e, udite udite, neppure gli autorefenzialissimi romani credo siano gli stessi…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                io sto parlando dei ventenni.
                Che per lo più sono figli di marocchini perché vent’anni fa gli italiani non facevano più figli.

                Io, se sento un Santori, che pure è più grande, in nulla lo distinguerei da uno di Milano e mai penserei che sia di Bologna.

                L’Italia settentrionale si è praticamente livellata, con la parziale eccezione del nord-est.

              • PinoMamet scrive:

                …ma no…

              • PinoMamet scrive:

                Non so chi sia Sartori tra l’altro!

              • MOI scrive:

                @ PINO

                C’è scritto “Santori”, non “Sartori” … penso che sia El Sardinero 😉 Che Guevarito 😉 ed nuèter ☹️

                Nel caso, come disse Andrea Pazienza: “fra gli Universitari di Bologna, gli Anni Settanta non finiranno mai !”
                [cit.]

                Uno un po’ 😄 più di Dx avrebbe detto “le zekke ci saranno sempre”.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            sì, ma guarda che la Milano delle osterie non sarebbe esistita senza il boom e tutto il resto.

            Cioè le osterie c’erano dappertutto, ma quelle fucine di creatività originale, irriverente, non si sarebbero date in una tradizione comunità di provincia: sono proprio un prodotto dell’incontro di elementi di modernità con elementi della tradizione lombarda.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “sì, ma guarda che la Milano delle osterie non sarebbe esistita senza il boom e tutto il resto.”

              Ma sono d’accordo, è un tema che trattiamo qui da anni.

              Era l’Età dell’Uomo d’Acciaio, quando sicuramente l’idrovora ha risucchiato milioni nelle metropoli industriali.

              https://kelebeklerblog.com/2012/08/28/leta-dellacciaio-e-la-storia-di-joe-magarac/

              Però gli operai vivevano abbastanza vicini al posto di lavoro e si trovavano poi tra di loro all’osteria; c’era la scuola, la parrocchia, la sezione del Partito, la caserma, il quartiere: la vita era profondamente socializzata, anche grazie alla violenza dall’alto.

              E gli operai passavano otto ore al giorno a gomito a gomito, condividendo il pranzo alla mensa.

              https://kelebeklerblog.com/2010/04/05/miguel-martinez-va-in-fabbrica-i/
              https://kelebeklerblog.com/2010/04/08/miguel-martinez-va-in-fabbrica-ii/

              Poi arriva l’Età Liquida, in cui tutto si scioglie e gli atomi schizzano in auto e in aereo ovunque sul pianeta.

              L’Età dell’Acciaio è l’inizio di un processo immane di distruzione e ricostruzione, ma dura ben poco: diciamo dall’invenzione della ferrovia fino al 1970 circa.

              E’ totalmente diversa dall’Età Liquida: ecco perché è paranoico o in malafede che paventa un “ritorno al fascismo” o un “ritorno al comunismo” – ne mancano le premesse umane.

              Ogni èra deve temere e difendersi da qualcos’altro.

              • Peucezio scrive:

                Sì, in generale direi che è così.

                Attenzione però a non ridurre questo tipo umano alla fabbrica, all’inquadramento.

                Per certi versi era proprio l’opposto, la refrattarietà a tutto ciò.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Attenzione però a non ridurre questo tipo umano alla fabbrica, all’inquadramento.”

                Su questo, mi ricordo di un libro sulla storia del 1848, dove l’autore sosteneva che quella a cui pensiamo come la “prima rivoluzione moderna” (o magari appena la seconda dopo l’89) fu in realtà l’ultima. Perché per creare un “popolo rivoluzionario” ci voleva la vita di quartiere, l’esistenza dei mestieri, gli artigiani orgogliosi e organizzati, ecc.

              • Ros scrive:

                “Attenzione però a non ridurre questo tipo umano alla fabbrica, all’inquadramento
                Per certi versi era proprio l’opposto, la refrattarietà a tutto ciò”

                Ricordo l’attore milanese Piero Mazzarella in “Un povero ricco” (Fosforo) di Pasquale Festa Campanile con Pozzetto,
                dove con la sua interpretazione incarnava il marginale dei Navigli tutto dialetto e cinica cattiva furfanteria.

                O in “La stangata in famiglia”, e tantissime altre interpretazioni del milanese doc * che curiosamente era di origini bagheresi😁

                * Anche nel teatro dialettale meneghino – Tecoppa Brumista – dialetto dove eccelleva per i suoi studi

              • Ros scrive:

                https://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Mazzarella

                “Mazzarella nacque a Caresana, in provincia di Vercelli, il 2 marzo 1928, figlio di Saro (Rosario) Mazzarella, un attore teatrale originario di Bagheria
                (in provincia di Palermo), membro della compagnia di Angelo Musco, e di Sara Masera, un’attrice milanese della compagnia di giro di Edoardo Ferravilla, che può essere un po’ considerato il predecessore di Piero Mazzarella.

                Pochi giorni dopo la sua nascita, la sua famiglia si trasferì a Milano in una casa di ringhiera.

                Fin da piccolo cominciò ad assimilare la parlata del popolo,
                il dialetto milanese, il vociare tipico delle corti degli anni trenta.

                Egli stesso, in un’intervista, ricordava sia il chiacchiericcio che la solidarietà che si instaurava tra la gente del popolo, le persone che da una ringhiera all’altra si offrivano sempre aiuto reciproco:
                questa umanità e questo dialetto diventarono gli elementi fondamentali della sua recitazione, al pari di altri grandi considerava il popolo il suo unico e vero maestro…”

                Mi pare che sia esattamente il tipo popolaresco meneghino rimpianto da Peucezio

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ peucezio

          “Italia”

          Qui ti volevo 🙂

          Avendolo frequentato per decenni, conosco benissimo un ambiente che è l’esatto opposto di cittadine medievali come Orvieto: la periferia di Bialystok, in Polonia. Il contrario di una bomboniera. Città distrutta all’80% dalla guerra, ricostruita con tanti palazzoni di cemento tutti uguali separati da spiazzi vuoti allineati lungo grandi stradoni, senza vetrine negozi e annessi bottegai che pretendono il parcheggio dei clienti davanti al negozio (dato che la proprietà privata era …scoraggiata), senza locali notturni (idem), con cinema e teatri concentrati in un lontanissimo centro città (Bialystok ha gli abitanti del centro di Firenze ma è estesa quanto mezza Milano). Palazzi riscaldati a carbone, ma con tripli vetri alle finestre e cappotti termici ovunque. E, soprattutto, per decenni le uniche automobili circolanti erano quelle della nomenklatura o della Milizia.

          Risultato?

          Aria cristallina. Giardinetti e aree verdi attrezzate (‘piazze dei giochi’ con sabbiere e altalene) per bambini in ogni spazio fra un palazzo e l’altro, senza macchine che ti parcheggerebbero pure in ascensore se potrebbero. Autobus veloci e puntualissimi nelle strade sgombre (avevano la precedenza su tutto, anche perché ogni minuto di ritardo alla fermata portava a una multa sullo stipendio dell’autista; mia moglie aveva l’abitudine di rimettere l’ora all’orologio basandosi sull’arrivo dell’autobus). Un mercatino rionale – coi contadini che portavano frutta e ortaggi dalla campagna – ricavato in uno degli spazi inter-condominiali. Mai visto un vicinato più solidale.

          Il traffico non è fatto per l’uomo, né l’uomo per il traffico.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            chissà perchè sono certo che la realtà della tua visione finisca con “Bialystok”

            e tutto il seguito sia tua fantasia.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Francesco

              “fantasia”

              Che altro vuoi che ti dica: vieni a vedere!

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                >>> Mai visto un vicinato più solidale.

                Scrivi tu, eppure mancano completamente le premesse “logistiche” per l’esistenza di un vicinato.

                Sono sinceramente curioso: dove si trovano gli abitanti dei palazzoni per conoscersi e diventare solidali?

          • roberto scrive:

            Andrea

            “ tanti palazzoni di cemento tutti uguali separati da spiazzi vuoti allineati lungo grandi stradoni, senza vetrine negozi e annessi bottegai […] senza locali notturni (idem), con cinema e teatri concentrati in un lontanissimo centro città”

            Madonna che incubo….dimmi anche che piove e fa freddo e hai descritto il mio inferno

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Probabilmente sì e non escludo che faccia anche un caldo torrido in estate.
              Giusto?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Mauricius Tarvisii

                “estate”

                E’ un clima simile a quello di Berlino, per evidenti ragioni geografiche.

                E c’è altrettanto verde, e non solo per i giardinetti dei bambini.

                Una foresta (la Puszcza Bialowieska) si estende fino alla periferia della città.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

                Ciao!

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ roberto

              “incubo”

              Era la situazione appena usciti dal regime sovietico.

              Oggi sui marciapiedi (molto larghi) prolifera una marea di bottegucce che vendono sigarette, caramelle, giornali, giocattolini e simili).

              C’è molto più traffico privato e gli autobus non sono più così puntuali.

              Pero’ – tranne che in centro, dove addirittura, nello scandalo generale, sono spuntati i primi parchimetri 🙁 – lo spazio per i bambini, il verde e i mercatini è rimasto.

              E molti di questi palazzoni sono stati ridipinti in tinta pastello. (L’ho visto di persona anche a Praga in periferia; mi dicono ci sia anche a Tirana). L’effetto complessivo cancella quel grigiore che era invece dominante – mi dicono – prima della caduta del Muro.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • roberto scrive:

            Andrea

            “ ogni minuto di ritardo alla fermata portava a una multa sullo stipendio dell’autista”

            Se questa cosa è vera, cosa della quale dubito fortemente…sarebbe tipico di una dittatura distopica …ah parliamo della Polonia comunista, è proprio una dittatura distopica

            • PinoMamet scrive:

              Vedo che abbiamo avuto la stessa impressione!! 😀

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ roberto

              “dubito”

              Su questo particolare riferisco quanto mi è stato raccontato. Sulla puntualità degli autobus posso testimoniare, anche se solo negli anni successivi ala caduta del Muro.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • PinoMamet scrive:

            Non sono pratico di Bialystok, che nella descrizione di Andrea mi sembra un incubo distopico…
            o la perfetta cittadina del Socialismo reale, vale a dire…
            sempre un incubo distopico 😉

            la mia studentessa mezza bielorussa mi raccontava però della depressione che la prende tutte le volte che va trovare i parenti in Bielorussia, in città e cittadine che assomigliano molto alla descrizione di Bialystok di Andrea.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Pino Mamet

              “Bielorussa”

              Credimi, se la metà di quello che sento dire in Polonia sulla Bielorussia è vero allora l’aspetto delle città è l’ultima cosa da cui la tua amica può venire depressa!

              Ciao!

              Andrea Di Vita

      • roberto scrive:

        andrea

        “…che non si sono ancora diffuse né lo faranno finché non verranno chiarite le responsabilità legali in caso di incidente”

        sai che faccio fatica a considerare questa cosa un vero ostacolo alla diffusione delle macchine automatiche? in fin dei conti basta un qualsiasi tratto di penna come ce ne sono a milioni in giro per il mondo che regolano qualsiasi tipo di cosa.

        prevengo una obiezione, i famosi problemi etici del tipo “schiaccio il bambino o faccio morire il conducente” mi sembrano delle cose tirate per i capelli, e non dei veri ostacoli…in ogni caso nulla che non possa essere risolto con appunto uno di quei tratti di penna, più o meno arbitrari, che chiamiamo regole

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ roberto

          “in fin dei conti basta un qualsiasi tratto di penna come ce ne sono a milioni in giro per il mondo”

          Avrai sicuramente ragione, non sono un giurista. Mi sono limitato a citare pareri di miei colleghi, ingegneri e informatici.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • roberto scrive:

            andrea

            pensa che già esistono ora posti nei quali girano delle macchine totalmente automatiche: phoenix*, los angeles, san francisco e qualcosa in texas.
            in tutti quei posti hanno quindi superato l’ostacolo della lacuna legislativa, con vari tratti di penna

            * quest’estate il servizio (sono dei taxi, la ditta si chiama Waymo) era stato sospeso a causa di un’incidente…lo so perché volevo provarli e non è stato possibile

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “pensa che già esistono ora posti nei quali girano delle macchine totalmente automatiche”

              E quindi puoi:

              1) guidare giorno e notte senza fermarti mai

              2) guidare due, tre, quindici auto contemporaneamente

              Costruiteci più autostrade, e subito!

              E parcheggi!!!!

              • roberto scrive:

                Miguel

                Può essere, ma…dove vai giorno e notte?

                Molto banalmente sono dei taxi senza autisti quindi puoi semplicemente gestire una ditta di taxi senza assumere autisti

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Mi pare che la maggior parte dei problemi venga dal fatto che le strade, specie nelle città storiche europee, siano di frequente non-standard, per cui i programmi farebbero fatica a funzionare.
          E no, ridisegnare le città a misura di auto per avere quelle senza pilota mi pare il contrario di quello che serve.

          • Francesco scrive:

            Basta lavorare sui programmi, tanto più che le strade sono un elemento abbastanza costante, quindi al limite gliele carichi una per una in testa e loro vanno felici.

          • Peucezio scrive:

            Ma certo.
            È chiaro che le attuali macchine che guidano da sole a San Francisco non vanno bene per l’Italia.
            Ma la sfida tecnologica è proprio fare quelle che vanno bene dappertutto.

        • Peucezio scrive:

          Roberto,
          “sai che faccio fatica a considerare questa cosa un vero ostacolo alla diffusione delle macchine automatiche? in fin dei conti basta un qualsiasi tratto di penna come ce ne sono a milioni in giro per il mondo che regolano qualsiasi tipo di cosa.

          prevengo una obiezione, i famosi problemi etici del tipo “schiaccio il bambino o faccio morire il conducente” mi sembrano delle cose tirate per i capelli, e non dei veri ostacoli…in ogni caso nulla che non possa essere risolto con appunto uno di quei tratti di penna, più o meno arbitrari, che chiamiamo regole”

          OMDAR!

      • Moi scrive:

        Voglio vederla a Napoli, la AI che guida 😀 😀 😀 !

        • roberto scrive:

          moi

          in effetti sono attive in città che hanno strade squadrate tipo accampamento romano, mi chiedo se non sia più che un caso

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “Ma allora mi si deve spiegare perché negli anni ’70 non c’era praticamente nessuna limitazione al traffico automobilistico, nemmeno nei paesini medievali.”

      C’erano meno persone e meno auto per abitante (non solo tendevano ad essere una per famiglia, ma anche le famiglie, visto che si facevano più figli, erano composte da meno persone che potevano guidare) e le auto erano più piccole

      • MOI scrive:

        La “Seconda Macchina” però è un’ icona di benessere di massa anni ’80.

        Di solito l’ aveva la madre, ed era o Prinz o Simca o DueCavalli … o le mitiche fiat minori, tipo 500, 126, 850 .

        La vecchia Fiat 500 aveva due levette dietro al cambio ol cui utilizzo è ancora oscuro in buona parte anche a me stesso ! 😃😄😁

        • MOI scrive:

          Poi bisognava fare la “doppietta” con la pedaliera … altro enigma mai provato di persona, solo tramandato oralmente. 😁😄

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Infatti è a partire dagli anni ’80 che inizia ad entrare in crisi il modello autocentrico perché il common su cui si fonda (la disponibilità di spazio sulle strade) è stato consumato troppo.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            ” perché il common su cui si fonda”

            ohiohi, anche tu fai l’errore di Harding!

            Non si tratta di un “common” ma di una “res nullius” di cui tutti cercano di appropriarsi.

            Il Common, come insegna la Ostrom, c’è al contrario quando una comunità si prende cura in modo sostenibile di un bene scarso.

            • MOI scrive:

              Un momento : un conto è la strada asfaltata per benino, un conto è la cavedagnazza sterrata …

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Uhm… no, credo che la terminologia di Harding faccia meno confusione, per cui credo che continuerò ad adottarla.

              Res nullius fa riferimento al diritto di proprietà, mentre “bene comune” fa riferimento all’uso (cioè utilizzo del bene in sé) e alla fruizione (cioè godimento dei frutti del bene), per cui un animale protetto è res nullius, ma non è un bene comune, in quanto nessuno può utilizzarlo o fruirne. Il fatto che mi prenda cura di un bene altrui non crea nessuna relazione giuridicamente rilevante tra me e il bene in questione.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Prima che si parli di usucapione o di Medioevo.
              Sia l’usucapione che la “proprietà utile” (cioè i diritti quasi-proprietari che nel Medioevo erano riconosciuti a chi usava il bene senza esserne proprietario) riguardano l’esercizio di fatto di quelli che sarebbero i diritti del proprietario (esclusione di terzi dal godimenti, l’uso, la fruizione…), non il prendersi cura del bene.

      • roberto scrive:

        mauricius e peucezio

        “C’erano meno persone e meno auto per abitante”

        aggiungo che nonostante le meno persone e le meno auto c’era un’infinità in più di morti in incidenti stradali

      • Peucezio scrive:

        Mauricius,
        “C’erano meno persone e meno auto per abitante (non solo tendevano ad essere una per famiglia, ma anche le famiglie, visto che si facevano più figli, erano composte da meno persone che potevano guidare) e le auto erano più piccole”

        E siccome ci sono più macchine, le limitiamo del tutto?
        Al massimo contingentiamo gli accessi.
        Ma in modo sensato.

        Fare le strisce blu per fare sì che tutti possano parcheggiare per un po’ va bene.
        A Milano è pieno di strisce blu e gialle quasi sempre vuote.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Non è possibile eliminare le auto, in cui ci sono circostanze in cui il loro uso è indispensabile. Limitare l’uso, però, serve proprio per favorire quelli che ne hanno veramente bisogno.

          • Peucezio scrive:

            Ma per evitare congestionamenti eccessivi va anche bene la ZTL a pagamento.
            Ma solo davvero a questo scopo.
            E con mezzi pubblici efficienti e a prezzi onesti.
            Quindi non deve valere in tutti gli orari in cui non ci sarebbe cmunque grande traffico.
            Stessa cosa per i parcheggi.

            Il problema è che queste cose si fanno, almeno a Milano, in una misura molto oltre il bisogno e il buon senso, per mero furore ideologico.
            A questo mi oppongo, non al fatto che se le macchine sono troppe, devi pur gestirle.

            • Peucezio scrive:

              E comunque, se la gente trovasse più comodo ed economico il mezzo pubblico, non avrebbe motivo di prendere la macchina e non ci sarebbe la ZTL, perché in macchina ci andrebbero quei pochi che proprio non vi vogliono rinunciare, non per praticità ma per preferenza.

              • PinoMamet scrive:

                Sono d’accordo con te.

                ma credo che in realtà ci siano due grossi partiti:

                chi sta in centro storico, o quartiere assimilibile per urbanistica, di qualche città piccola, o antica, e crede fermamente che gli altri non debbano avere diritto di rompere le palle con le macchine…

                e tutto il resto del mondo, da chi sta in periferia delle stesse città, a chi abita in pieno centro in città serie come Milano, Roma ecc.
                (no Firenze e Bologna…) e dell’auto ha bisogno semplicemente sempre, a meno che non preferisca mezzi più agili (scooter e moto).

                Ripeto: datemi mezzi pubblici efficaci, economici, frequenti, e l’auto la lascio a casa stra-volentieri.

                Altrimenti, mi dispiace ma dovrete adattarvi al traffico come tutti i comuni mortali.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Esempio: vivo nel paesino in provincia di Milano e lavoro in un altro paesino in provincia. Verosimilmente avrò bisogno dell’auto, solo che mi troverò a contendere la strada con quelli che vanno a Milano centro lungo una tratta ben servita che, però, prendono l’auto perché vogliono la flessibilità di non dover rispettare l’orario dei mezzi e la comodità di (sperare di) trovare un parcheggio vicino alla destinazione. Io non ho dubbi su chi vada favorito in questa competizione.

  21. Peucezio scrive:

    Paniscus,
    “E allora? A maggior ragione vuol dire che non è vero che sia sempre così indispensabile il suo uso quotidiano continuativo da parte di più gente possibile.”

    Ma certo. Io mica dico che per forza si deve usare la macchina tutti i giorni per andare a lavoro.
    Dico che dovrebbe essere una scelta. Cioè uno stato serio ti offre dei mezzi alternativi efficientissimi, in modo che se vuoi usare la macchina nessuno te lo vieta ma lo fai proprio perché ami da morire viaggiare in macchina anche quando è meno comodo ed efficiente.

    • PinoMamet scrive:

      Vero!
      Chi abita nei centri storici ha tutto il diritto a dire quanto è bello girarci a piedi, che sono fatti per i piedi e no per le macchine ecc. ecc.

      MA!

      bisogna ricordare che la stragrande maggioranza delle persone prende la macchina perchè deve, mica per il piacere di farlo.

      Per il piacere di guidare, vai in un bel fine settimana in una strada panoramica con una bionda al fianco.

      Non vai a fare a sportellate con un altro morto di sonno per infilarti in un parcheggio risicato in una cittadina medievale del cazzo, che avrebbero dovuto buttare giù con le ruspe 50 anni fa, perché lì c’è la filiale della banca dove lavori o il ladro di medico specialista che deve visitare tuo figlio.

      Non vai fare l’aerosol di schifezze in tangenziale a Milano.

      Allora Comuni, Regioni e compagnia provvedano mezzi pubblici: Numerosi! Decenti! In orario! Economici!
      e vedrai che la macchina la lascio a casa.

      • MOI scrive:

        ESATTO ! … A Bologna ci si sta provando : spero, con scetticismo atto dovuto.

        • MOI scrive:

          Per il piacere di guidare, vai in un bel fine settimana in una strada panoramica con una bionda al fianco.

          [Cit.]

          —————————-

          Ma che cliché da maschio bianco etero cis neurotipico ! 😁😁😁😉

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “Chi abita nei centri storici ha tutto il diritto a dire quanto è bello girarci a piedi, che sono fatti per i piedi e no per le macchine ecc. ecc.”

        In genere dice “quanto è bello che TU ci giri a piedi: io voglio il mio posto auto in piazza e nessuno me lo deve toccare”.

        • PinoMamet scrive:

          Verissimo!

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “In genere dice “quanto è bello che TU ci giri a piedi: io voglio il mio posto auto in piazza e nessuno me lo deve toccare”.”

          Lo dicono purtroppo tutti. Vorrei sentire quelli delle periferie se rischiassero di perdere il loro posto auto.

          Lasciamo pure a entrambi il loro posto auto sotto casa… ma solo quello! Non un secondo posto altrettanto grande dove parcheggiare quando si spostano 🙂

          Dopo un po’ entrambi capiranno che è meglio andare in autobus, sempre che l’autobus ci sia… O in bici, se non gliela rubano.

          • MOI scrive:

            Miguel, che ne pensi del modello Cinese con crediti sociali e città a tornelli ? … perché è lì che si va a parare !

          • Francesco scrive:

            quindi pensi all’automobile come a un’immobile opera d’arte per personalizzare con inserti aerografati e antenne farlocche?

            o al massimo per fare un giro intorno senza mai potermi fermare e poi tornare al posto auto di pertinenza?

            :0

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “Vorrei sentire quelli delle periferie se rischiassero di perdere il loro posto auto”

            Io abito in centro storico. Ho diverse linee di autobus che passano a poche centinaia di metri da casa per raggiungere quello che non è a distanza pedonale, ho vicino servizi e negozi, se voglio farmi un aperitivo ho tutti i bar a mia disposizione, una decine di parrocchie è a mia disposizione per scegliermi la messa più comoda e se devo andare da qualche parte nel mondo ho la stazione a meno di un chilometro.
            Unico inconveniente? L’auto è distante, per cui la prendo se non ho alternativa.

            Chi vive all’altezza della tangenziale non ha molte alternative: la linea di autobus se va bene è una, se no è a un chilometro da casa e ad una certa ora smette di circolare, il bar del quartiere è uno, i negozi sono un supermercato e una toelettatura per cani, i servizi sono distanti, per prendere un treno deve fare chilometri in macchina…
            Davvero stiamo comparando le due situazioni e la rispettiva dipendenza dall’automobile?

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “Non un secondo posto altrettanto grande dove parcheggiare quando si spostano”

            Gli spostamenti sono normalmente dal luogo in cui si vive ad una destinazione (che è un luogo diverso: lavoro, negozio, palestra…). Le persone vanno dalla periferia al centro perché la maggior parte delle destinazioni si trova in centro. Quindi chi si trova in centro ha già la maggior parte delle destinazioni a distanza ravvicinata e non ha bisogno di un parcheggio in loco. Quando, invece, avrà bisogno di un parcheggio? Solo se la sua destinazione è in periferia, dove problemi di parcheggio non ce ne sono.
            Come fai a scoraggiare lo spostamento in auto di chi vive in centro se lui ha il posteggio a casa e a destinazione? Semplice: come chi vive in periferia ha un comodo posteggio a casa e difficoltà di posteggio a destinazione, così chi vive in centro deve essere messo in una condizione speculare, dove avrà pure il posto auto facile a destinazione, ma è il parcheggio dove vive ad essere meno agevole.
            E come si fa questo? Si fa un bel parcheggio fuori dal centro dove lasciano la macchina sia quelli che vivono in centro, sia i comuni mortali che vengono da fuori. Ovviamente i residenti avranno tutte le agevolazioni del caso, ma l’incentivo al loro uso dell’automobile per diritto di centralità deve finire. Oltre ad essere questione di equità è anche un problema di traffico.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ mauricius tarvisii

              “Si fa un bel parcheggio fuori dal centro ”

              OAMT!

              Esattamente!

              A Oxford, meta turistica e città universitaria il cui centro storico aveva (quando ci vivevo io) 40000 abitanti, i parcheggi di questo tipo (poco più che campi recintati) erano OTTO.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Peucezio scrive:

              Mauricius,
              se si ragiona con buon senso le soluzioni si trovano.

              Un centro storico ha possibilità intrinseche di parcheggio limitato e se ne deve tenere conto.

              Il problema è quando si INDUCE di proposito una minore possibilità di parcheggio in zone non storiche, allargando marciapiedi dove non c’è quasi circolazione, solo per fare dispetto agli automobilisti, come accade a Milano.
              Se pedonalizzi una via centrale molto frequentata, la rendi anche più piacevole, ma diminuire i parcheggi alla cazzo in zone periferiche o semiperiferiche significa non risolvere un problema, ma creare un problema che non c’era.

              • PinoMamet scrive:

                Infatti in periferia vanno aumentati i parcheggi! e resi comodi e ben collegati al centro con i mezzi.
                E ristretti a misure ragionevoli, com’erano quando li han fatti, i cazzo di marciapiedi dove non passa nessuno.

              • paniscus scrive:

                “allargando marciapiedi dove non c’è quasi circolazione, solo per fare dispetto agli automobilisti,”—

                E da quale evidenza si deduce che la scelta di allargare i marciapiedi sia stata fatta APPOSTA per fare dispetto agli automobilisti?

                Non è immaginabile che possa essere stata fatta per agevolare la mobliitò e la sicurezza di chi va a piedi? Opuure semplicemente si dà per scontato che quelli non esistano, o che se esistono non contano nulla?

              • PinoMamet scrive:

                Beh, io vedo una cittadina emiliana di pianura (quella dove lavoro; quella dove vivo è in collina e ha marciapiedi risicati e tortuosi).

                In quella di pianura, c’è un’enorme periferia nata negli anni Cinquanta e Sessanta, costruita a misura di automobile, con curati e silenziosi quartieri dormitorio dove potresti aspettare ore prima di veder passare un pedone…

                e il Comune? allarga i marciapiedi.

                Che è una misura che non serve assolutamente a nulla, neanche a limitare le velocità delle auto, che infatti sfrecciano come prima- e basterebbero due cordoli orizzontali…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “In quella di pianura, c’è un’enorme periferia nata negli anni Cinquanta e Sessanta, costruita a misura di automobile, con curati e silenziosi quartieri dormitorio dove potresti aspettare ore prima di veder passare un pedone…

                e il Comune? allarga i marciapiedi.”

                Date le circostanze, è assurdo, ovvio.

                Ma come facciamo a cambiare le circostanze, cioè a trasformare un quartiere da un dormitorio in uno sveglitorio?

                Lo sveglitorio avrà sicuramente bisogno di marciapiedi più larghi.

              • PinoMamet scrive:

                Del resto, dove i marciapiedi sono già stretti, e servirebbe allargarli, di solito non li puoi allargare di più proprio per motivi di spazio:

                a ‘sto punto rendi pedonale tutta l’area e fine.

                mentre i marciapiedi che puoi allargare, di solito, sono proprio quelli che non servono a niente…

                (Generalizzo, poi vabbè, si sa che il mondo è vario).

            • PinoMamet scrive:

              Trovo che Mauricius abbia, semplicemente, ragione.

              • Peucezio scrive:

                Su cosa?

              • PinoMamet scrive:

                “Gli spostamenti sono normalmente dal luogo in cui si vive ad una destinazione (che è un luogo diverso: lavoro, negozio, palestra…). Le persone vanno dalla periferia al centro perché la maggior parte delle destinazioni si trova in centro. Quindi chi si trova in centro ha già la maggior parte delle destinazioni a distanza ravvicinata…”
                ecc.

            • Ros scrive:

              Mauricius “E come si fa questo? Si fa un bel parcheggio fuori dal centro dove lasciano la macchina sia quelli che vivono in centro, sia i comuni mortali che vengono da fuori”

              Tipo dietro lo stadio prima di porta San Tommaso a Treviso?

              Anche quello sta diventado strettino e arduo a praticarsi;
              specialmente al sabato di mercatino.

              Ma in effetti è comodo, a un passo dal centro e a una piacevole scarpagnata di un quarto d’ora dalla stazione.

        • Peucezio scrive:

          Mauricius,
          “In genere dice “quanto è bello che TU ci giri a piedi: io voglio il mio posto auto in piazza e nessuno me lo deve toccare”.”

          C’è tanta gente che odia guidare.

      • paniscus scrive:

        “bisogna ricordare che la stragrande maggioranza delle persone prende la macchina perchè deve, mica per il piacere di farlo.”—

        Ma io non me la sono mai presa contro chi DEVE usare la macchina. Ma quando si discute con Peucezio viene sempre fuori la glorificazione del diritto umano universale a usare la macchina sempre e comunque anche quando non ce n’è bisogno (e quando sostanzialmente fa solo danni alla comunità) solo perché “piace”… e anzi con l’implicazione indiretta, ma rilevabile, secondo cui è evidente che il fascino travolgente per la guida in automobile sia un tratto quasi universale, condiviso da quasi tutti, tranne quattro gatti di mollaccioni o di ecologisti frustrati.

        Che poi vorrei capire per quale motivo, che so, la stessa persona considera pervertiti (o almeno, “contro natura”) gli omosessuali, mentre innamorarsi di un’automobile (categoria di oggetto che esiste solo da 4 o 5 generazioni umane, e che è diffusa in massa solo da un paio) dovrebbe essere un fortissimo istinto naturale universale innato, a cui pochissimi resistono…

        • PinoMamet scrive:

          Beh, questo è uno di quei tratti inguaribilmente peuceziani che ormai mi sono rassegnato ad accettare come immutabili 😉

          Io da parte mia mi sono sempre chiesto cosa sarebbe piaciuto, qualche secolo fa, alle persone che oggi amano le auto.

          Verrebbe da pensare ai cavalli, ma poi mi viene in mente mio fratello, che adora le auto ma non sa neppure com’è fatto un cavallo, né lo vuole sapere, e direi che sono proprio due mondi distanti: la tecnologia e la natura, il progresso e il romanticismo (è romantico e sturm und drang anche un cavallo al galoppo…)

          No, c’è da dire che davvero l’industria ha fatto nascere in qualche modo un’umanità nuova.

          Ma non universale! (E lì sbaglia Peucezio: a tante persone frega pochissimo delle automobili e della velocità stradale. A me, per esempio).

          • MOI scrive:

            Ich glaube an das Pferd. Das Auto ist eine vorrübergehende Erscheinung

            ____________________

            😁😄😀

            Kaiser Wilhelm II

            …………….

          • MOI scrive:

            “Io credo nel cavallo, l’ automobile è solo un fenomeno passeggero”

            😄😄😁😃😉

          • Peucezio scrive:

            Paniscus,
            “Ma io non me la sono mai presa contro chi DEVE usare la macchina. Ma quando si discute con Peucezio viene sempre fuori la glorificazione del diritto umano universale a usare la macchina sempre e comunque anche quando non ce n’è bisogno (e quando sostanzialmente fa solo danni alla comunità) solo perché “piace”… ”

            Beh, ti pare poco?
            L’uomo nasce per fare le cose che gli piacciono, non quelle che lo fanno vomitare.
            Quest’etica mascochistica del sacrificio e della rinuncia è antiumana.

            “e anzi con l’implicazione indiretta, ma rilevabile, secondo cui è evidente che il fascino travolgente per la guida in automobile sia un tratto quasi universale, condiviso da quasi tutti, tranne quattro gatti di mollaccioni o di ecologisti frustrati.”

            Beh, no, questo non l’ho mai detto e non lo penso.
            Vedo, marinettianamente, nell’automobilismo uno slancio prometeico e vitalistico che apprezzo, ma se uno preferisce vivere senza macchina o non ama guidare perché mai dovrei criticarlo? Ognuno ha le sue legittime preferenze e inclinazioni.

            Poi c’è il fatto che l’automobile è un mezzo di movimento estremamente pratico e questo è un dato di fatto, perché essendo un mezzo individuale, ma al tempo stesso relativamente veloce, ti consente di arrivare un po’ dappertutto in tempi relativamente brevi.

            Se inventassero il teletrasposto, sarebbe ancora più comodo. Mancherebbe il piacere della guida, ma quella è un’altra faccenda.

            • paniscus scrive:

              “anche quando non ce n’è bisogno (e quando sostanzialmente fa solo danni alla comunità) solo perché “piace”… ”

              Beh, ti pare poco?
              L’uomo nasce per fare le cose che gli piacciono, non quelle che lo fanno vomitare.
              Quest’etica mascochistica del sacrificio e della rinuncia è antiumana.”—–

              E grazie al piffero, anche il serial killer o il piromane fanno “qualcosa che gli piace”.

              Anche senza arrivare a parlare di crimini violenti, anche quelli che si divertono a bucare le gomme o a sfregiare le carrozzerie delle macchine altrui, senza guadagnarci niente e senza avere nulla di personale contro il proprietario, lo fanno solo perché a loro “piace”.

              Vorrei vedere come reagiresti se lo facessero alla tua, non vorrai mica costringerli a praticare una vita masochistica e antiumana di rinuncia a quello che piace…

              • Miguel Martinez scrive:

                Il serial killer e l’automobilista non sono confrontabili.

                Negli Stati Uniti le vittime dei serial killer ogni anno sono variamente stimate: le vittime certe si aggirano attorno a un centinaio l’anno, poi ci sono sicuramente vittime marginali la cui scomparsa non è mai stata denunciata, o i cui corpi non sono stati trovati.

                Gli automobilisti negli Stati Uniti ogni anno uccidono 42,514 persone e ne feriscono 1,664,598.

                Bisogna cercare un esempio più violento dei serial killer.

          • Ros scrive:

            “Ma non universale! (E lì sbaglia Peucezio: a tante persone frega pochissimo delle automobili e della velocità stradale. A me, per esempio)”

            e a me, che odio guidare
            (manco fossi un miserabile lacché facchino d’un autiere di servizio😒)
            e preferisco farmi scarrozzare, che dovevo nascere con l’autista che chiamavo fischiando.

            Però, invecchiando, vedo sempre più che mi piace infilarmi nell’autostrada con la musica a palla e macinare a massima velocità consentita chilometri🙄

            senza musica, però, continua a scocciarmi forte a guidar, e mi ci annoio forte

            Con la musica a palla
            (Radio 80 – Se è nuovo non suona) e se magari si levassero tutti quegli stupidi lacciuoli per fighette del non potere bere alla guida…

            … sarebbe un piacere col braccio appoggiato fuori dal finestrino aperto a 160 cantando “dammi il tuo amore non chiedermi niente dimmi che hai bisogno di me”

            https://www.youtube.com/watch?v=v3CgLAnCooo

  22. MOI scrive:

    Non ci fate caso, quella del fon è una fizzazione di Paniscus.

    PEUCEZIO

    ———————

    … E dire che lo Stereotipo di Genere è la donna con “al fón” 😃 ad almeno 5 o 6 velocità, da usare tutte in gradazione e poi la termoturbospazzola con tutti gli accessori e sensori di umidità da montare che avvolgono i capelli a trivella.

    • Peucezio scrive:

      Beh, se c’è una cosa che possiamo riconoscere a Paniscus è di essere molto lontana dallo stereotipo del femminile italiano, con le sue manie.

      • paniscus scrive:

        “Beh, se c’è una cosa che possiamo riconoscere a Paniscus è di essere molto lontana dallo stereotipo del femminile italiano, con le sue manie.”—-

        Anche perché la maggioranza del cosiddetto “stereotipo del femminile con le sue manie” l’hanno inventato i maschi, senza prima chiedere alle femmine se lo condividessero davvero o no.

        • Moi scrive:

          Eppure moltissimi canali femminili sono di “Beauty / Fashion Guru” ed è ancora coriacea (forse finalmente un po’ in crisi …) la Fede nell’ Oroscopo e l’ Astrologia… va be’ molti maschili sono o “Nerd” o “sportivoni tamarri”. Poi ovviamente anche ragazze che fan palestra e giovani (!) uomini anche NON gay che fanno “skin care” !

          Ci sono canali di Divulgazione Scientifica : i Maschi si autopresentano come “Simp” o vengono percepiti come tali. Tipo perché la donna è geneticamente (!) meglio … e, non senza certe grottesche contraddizioni, massima attenzione al gender e il sesso biologico come “spettro” a netta prevalenza XX e XY !

          Le “Donne STEM” invece si presentano e vengono presentate come delle SuperEroine e si autoincensano come Guerriere VS il Patriarcato …
          alcune han fatto di Margherita Hack (umanamente una donna “Toscanaccia” simpaticissima) una specie di Yoda 😉 Femminile.

          • Moi scrive:

            C’ è anche un calcolo che la Popolazione Umana (Planetaria) “Intersex” sarebbe addirittura di poco superiore a quella “totale” della Svizzera !

          • Moi scrive:

            A proposito di “skin care” …

            una simpatica Tiktoker SinoItaliana (entrambi genitori della “Terra di Mezzo” 🙂 中国 ; 中國 ) ha confessato il Sommo Segreto di tutte le donne :

            inconfessabilmente ci invidiano che noi “uomini maschi” 🙂 abbiamo più collagene antirughe e ciglia più folte … anche se non ce ne frega un cazzo !

            😉

            • Ros scrive:

              Moi: “abbiamo più collagene antirughe e ciglia più folte … … anche se non ce ne frega un cazzo”

              parla per te😒
              Io al mio collàggiono ci tengo sulla fiducia senza la muliebre curiosità di sapere cosa esso possa essere;

              E sbattendo le mie ciglia mi ci sventolo il viso col caldo e sopravvivo all’ estate

        • Moi scrive:

          Anche le ragazze appassionsate di Video Games e Cinema NON “Commediola Romantica” hanno un’ aura supereroica da “Dimostriamo che NON è roba solo da Maschi” !

        • Moi scrive:

          Ocio, Paniscus : Youtube e ancor più Tiktok pullulano di Giovani ed Ex Giovani 🙂 Femministe che ti liquiderebbero come ” TERF & Boomer ” in 2 & 2 4 .

          … A’ t al déggh mé ! 😉

          • Moi scrive:

            In effetti ” TERF & Boomer ” sono le due parole di uso corrente fra la gioventù “vera” e “quasi vera” 🙂 che più riassumono il Novecento … seppur a spregio e con smodata superficialità !

          • paniscus scrive:

            “Youtube e ancor più Tiktok pullulano di Giovani ed Ex Giovani 🙂 Femministe che ti liquiderebbero come ” TERF & Boomer ” in 2 & 2 4 “—-

            A parte il fatto che non c’è pericolo che io mi metta a seguire TikTok, ma secondo te, se anche quella gente mi desse di TERF o di Boomer, mi metterei a piangere????

  23. MOI scrive:

    @PEUCEZIO/ TUTTI/E/Ə

    https://youtu.be/4tZLSo5X9bM?si=wYhjxlzjVvXZx6rE

    Marcello Mastrojanni su Napoli …

  24. Peucezio scrive:

    Francesco,
    “Saranno italiani ma gli altri italiani li sgamano come milanesi in pochi secondi!”

    Ormai no, al massimo li sgamano come vagamente settentrionali, ma sempre meno.

    “Poi quel mondo era il risultato naturale di un’umanità che NON si spostava. Magari faceva UN viaggio nella vita. Ma la sua vita era legata a un certo posto.

    Non sono d’accordo fosse una congiuntura specialissima, era la norma.

    Ma no!
    Io quel mondo lo conosco direttamente.
    Non entro in dettagli perché dovrei fare nomi e cognomi, ma era gente che andava a Parigi, che andava in Africa, in America…
    Restando gente che aveva il dialetto milanese come vero idioma nativo, ecc.

    In questo caso non è una bella frase vuota di senso: questi davvero coniugavano tradizione e modernità.
    È il bello di Milano.
    Che prima di questi “milanesi” ormai completamente anonimi c’è stata una generazione di milanesi completamente calata nella civiltà industriale ma al tempo stesso profondamente tradizionale.

    • PinoMamet scrive:

      “Ormai no, al massimo li sgamano come vagamente settentrionali, ma sempre meno.”

      beh, io vivo nel “vagamente settentrione” e ti assicuro che i milanesi li sgamiamo eccome…

    • Ros scrive:

      Peucezio: “Restando gente che aveva il dialetto milanese come vero idioma nativo, ecc.

      In questo caso non è una bella frase vuota di senso: questi davvero coniugavano tradizione e modernità.
      È il bello di Milano.
      Che prima di questi “milanesi” ormai completamente anonimi c’è stata una generazione di milanesi completamente calata nella civiltà industriale ma al tempo stesso profondamente tradizionale”

      C’è del vero in ciò;

      I dialetti in tante regioni italiane sono ancora l’idioma basico nativo con cui si parla. L’italiano e’ il vestito buono e scomodo della domenica e alla prima comunione.

      Ricordo un’ intervista italiana di Vincent Schiavelli attore (Ghost)

      https://images.app.goo.gl/ZvE77r5gprLGx3Vv8

      dove rispondeva alle domande solo in un perfetto dialetto con l’esilarante accento americano.
      Di italiano non sapeva una parola.

      Qui in veneto anche i ragazzetti tikki tokki zalando winted vestiti di carnevale arcobaleno comunicano in dialetto,
      come a Napoli, in Sicilia, Toscana ecc.

      A Milano ci abitai per tre anni alla fine degli anni novanta, e già il sentir parlare in dialetto in giro era pressoché sparito;

      Giusto forse qualche anziano🙄

      Oggi, quando capita di ritornarci sembra in tutto e per tutto la solita metropoli che troveresti uguale in qualsiasi posto del villaggio globalizzato.

      Un non luogo di Marc Augè.

      Ma magari nell’ interland e periferie e’ diverso, non lo so🤔

  25. MOI scrive:

    dialetto milanese come vero idioma nativo.

    ____________________

    Fai prima a trovare gli Inuit in Canada o i “Pellerossa” negli Stati Uniti.

    A Bologna, purtroppo, non è molto diverso.

  26. MOI scrive:

    Dai servizi di Mario Giordano la periferia di Milano è un postaccio giungla d’asfalto “peggiori bar di Caracas” [cit.] … o da “Guerrieri della Notte” Negri/Arabi/Terroni che hanno invaso il territorio come Orde Barbariche. Paradossalmente ti senti tranquillo solo da Gwai Lou / Wai Lao in Chinatown , ove girano molti soldi 💰 … e i “Malanza” 😁volano bassi.

  27. MOI scrive:

    @ MIGUEL

    Valentina Petrillo, Atleta Paraolimpica “Azzurra” Trans, risponde alle accuse di “Zia Géichéi” 😃 direttamente con l’ Esegesi di Harry Potter …

    https://www.fanpage.it/sport/altri-sport/valentina-petrillo-risponde-alle-accuse-becere-di-jk-rowling-ricorda-cosa-scrive-in-harry-potter/

    • MOI scrive:

      In Italia il Quidditch citato è considerato una Nerdata assurda … nel Mondo Anglosassone invece pullula di Millennials “Potter Heads” [sic] che lo considerano un rito identiario tipo il Buskashì بزکشی in Afghanistan.

      😀

  28. Peucezio scrive:

    O.T.:

    https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_07/l-italia-e-in-pericolo-ma-non-vuole-difendersi-5db6e1c4-b168-49a8-9150-43db415c7xlk.shtml?refresh_ce

    Inserisco qui il testo per chi non ha l’estensione del browser per leggere gli articoli (però saltano i grassetti):

    Partito da Mosca, un missile ipersonico russo arriverebbe a colpire Milano in 11 minuti. Nell’immaginario collettivo degli italiani questa eventualità sembra altrettanto remota quanto un’invasione di extraterrestri. Si presta molta più attenzione alla possibilità di un’Apocalisse climatica – spesso con un uso distorto e ideologico della scienza – che non al rischio di un’aggressione militare. Eppure si combatte una guerra in Europa da due anni e mezzo. La guerra è possibile, la guerra è in corso, c’è chi ne prepara attivamente altre.

    I ritardi nella presa di coscienza provocano e aggravano altri ritardi: nella spesa pubblica per la nostra sicurezza; e anche nella spesa privata. Una parte del settore delle imprese non ha capito di essere ormai un bersaglio permanente per le nuove guerre ibride. Cyber-attacchi e sabotaggi di ogni genere sono all’ordine del giorno. Colpire l’economia privata, oppure le utility o le infrastrutture pubbliche che la sorreggono, è uno dei modi con cui si combatte la guerra oggi. Dovrebbe scaturirne una cooperazione stretta e costante fra imprese private, forze armate, intelligence: ma questo accade raramente. La classe dirigente italiana è una delle più distratte o disinformate su questo terreno. A questi temi è dedicato uno studio di The European House – Ambrosetti che presento oggi al Forum di Villa d’Este. Ho collaborato a questo studio, considero questi temi della massima importanza per il nostro paese, e quindi ve ne offro qui una mia sintesi personale.

    Guerre asimmetriche, l’aggressore in vantaggio: spende meno

    Ho cominciato dall’esempio del missile ipersonico perché quest’arma è già stata usata dalla Russia. Anche la Cina la possiede. La Nato e la stessa America sono in ritardo su questo terreno, ivi compreso nel predisporre adeguate difese anti-missilistiche. A proposito di difesa, una lezione ci viene da un altro conflitto vicino, quello del Medio Oriente. Il generale americano Mark Milley, che è stato capo di stato maggiore fino a un anno fa, in un recente saggio sulla rivista Foreign Affairs ha rievocato l’attacco di droni e missili che l’Iran ha lanciato contro Israele ad aprile. In apparenza quell’attacco si è saldato con un insuccesso. Israele, con un aiuto sostanziale da alleati o cripto-alleati tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Arabia saudita e Giordania, ha intercettato e distrutto la quasi totalità dei missili e droni, limitando al minimo i danni. Il generale Milley però attira l’attenzione su un dato economico inquietante. «Anche quando i sistemi di difesa prevalgono, il costo di difendersi da uno sciame supera in modo spropositato il costo dell’attacco sostenuto dal nemico. L’offensiva dell’Iran in aprile costò al massimo 100 milioni di dollari, mentre le intercettazioni da parte di Stati Uniti e Israele vennero a costare più di due miliardi. Il basso costo di armi come i droni renderà sempre più facili le aggressioni, aumentando il potere di attori non tradizionali e relativamente poveri». Cioè esattamente quel tipo di “attori” ostili all’Occidente, come le milizie jihadiste. Il paragone fatto dal generale Milley si può estendere a quel che accade nel Mar Rosso, cioè al paragone fra quanto spendono gli Houthi per i loro attacchi alle navi mercantili (anche italiane), e quel che costa all’Occidente il dispiegamento di flotte militari in missione difensiva; più i costi sostenuti dalle compagnie di navigazione per mercenari privati a bordo, il rincaro delle loro polizze assicurative, eccetera.
    Cooperazione pubblico-privato: troppo spesso resta un’eccezione

    Il Mar Rosso è un teatro istruttivo, per almeno due ragioni: ci ricorda che certi nemici prendono di mira la nostra economia più di quanto prendano di mira le nostre caserme o basi aeree; e conferma lo squilibrio economico tra attacco e difesa nelle nuove guerre ibride o asimmetriche. Però il Mar Rosso è un caso “virtuoso” di cooperazione tra forze armate e imprese private; non sempre funziona così. Restando sul terreno militare, lo studio TEHA-Ambrosetti ricorda la pesantezza dei nostri programmi di sviluppo di nuovi sistemi di difesa. Vent’anni in media. E quel “nostri” si applica anche agli Stati Uniti, dove ancora un ruolo dominante viene svolto dai “dinosauri” dell’industria bellica come Boeing e Lockheed, che hanno una cultura conservatrice, molto distante da quella della Silicon Valley, ma hanno sviluppato una simbiosi con il Pentagono che non riesce a fare a meno di loro.
    Fragilità delle imprese

    Passando al settore privato, di recente abbiamo avuto l’ennesima riprova della sua vulnerabilità quando un aggiornamento sbagliato dei software Microsoft ha paralizzato aeroporti e altre attività in molti paesi occidentali. In questo caso non c’entravano hacker russi o cinesi o iraniani, bensì un clamoroso errore di una società privata, la Crowdstrike. Ma di sicuro quel caos è stato studiato con attenzione dai nostri nemici, ha offerto loro nuove idee. Gli attacchi di hacker stranieri a infrastrutture energetiche, sanitarie e di trasporto sono in atto già da molti anni. Ci danneggiano costantemente, e inoltre sono «prove generali» per paralizzarci in caso di guerra vera e propria. Le imprese private spendono molto per difendersi ma non pubblicizzano gli eventi per preservare la propria reputazione; questo riduce la collaborazione fra privati, e tra loro e gli apparati di sicurezza nazionale. Questo è vero in tutto l’Occidente, ma l’Italia ha una vulnerabilità in più: un capitalismo dominato dalle piccole imprese, che hanno meno mezzi per difendersi rispetto alle grandi e grandissime.
    Guerra e tecnologia, l’Europa digitale un nano fra i giganti

    Un’altra debolezza italiana invece è un problema comune a tutta l’Europa. Oggi la difesa è affidata in larga parte a nuove tecnologie. E in questi settori il ritardo italiano/europeo è preoccupante. La componente tecnologica nelle piattaforme di difesa ormai ha un peso che va dal 40% al 55%. Inoltre una parte della guerra, o della «preparazione alla guerra», oggi si svolge sotto forma di spionaggio industriale e furti di tecnologie. Ma sulle dieci aziende tecnologiche mondiali a maggiore capitalizzazione, otto sono americane, una è taiwanese, una sudcoreana. In un decennio la quota UE nel settore dell’Information and Communication Technology è scesa dal 22% all’11% cioè ha dimezzato il suo peso nel mondo. Questo dato è tanto più inquietante alla luce dell’evoluzione politica negli Stati Uniti: dove le correnti isolazioniste non si limitano al partito repubblicano di Donald Trump ma si sono rafforzate anche a sinistra. Certo una vittoria di Kamala Harris il 5 novembre ridurrebbe i rischi di crisi della Nato; gli elementi di continuità rispetto all’Amministrazione Biden sarebbero prevalenti. Tuttavia il riequilibrio dell’attenzione strategica dell’America verso la Cina è inevitabile nel lungo termine.
    Difesa europea, un ritardo grave

    La questione della difesa europea non può continuare ad essere elusa. Eppure la spesa totale per la sicurezza, misurata in proporzione al Pil, continua a vedere l’Unione europea molto indietro rispetto a tutti gli altri: America, Cina, Russia. Se dal 2006 al 2023 tutti gli Stati membri avessero speso il 2% del PIL per la difesa, sarebbero stati disponibili 1.340 miliardi di euro aggiuntivi. L’Europa inoltre è pericolosamente dipendente da altri anche per i suoi acquisti di armamenti: compra addirittura il 78% delle attrezzature addizionali per la difesa da paesi extra-Ue.
    «Social acceptance»: un deficit di consenso

    Dietro le questioni economiche e tecnologiche si affaccia il tema decisivo: il consenso dei cittadini. I gravi ritardi europei si spiegano anche perché le opinioni pubbliche sono inconsapevoli, disinformate, o perfino ideologicamente avverse a una presa di responsabilità. Pesano 70 anni di parassitismo in cui la sicurezza europea è stata garantita dagli americani, creando l’aspettativa che questa situazione innaturale e insostenibile sia la normalità e possa durare in eterno. Pesano dogmi e dottrine che dietro l’apparenza del pacifismo spesso nascondono antiamericanismo, russofilia, simpatia per autocrati e despoti come Putin e Xi Jinping. L’opinione pubblica italiana è una delle più arretrate e immature. Il ritardo italiano è ancora peggiore Alla domanda su quanto sia prioritaria la costruzione di una difesa europea, in certi paesi risponde positivamente la maggioranza dei cittadini: tra questi spiccano soprattutto i paesi più vicini alla Russia (Danimarca Romania Germania Finlandia Polonia, in quest’ordine). L’Italia è molto distante, in fondo alla classifica: solo il 36% degli intervistati assegna priorità alla difesa dell’Europa. Peggio dell’Italia ci sono solo un paese neutrale come l’Austria, e un satellite di Putin come l’Ungheria. Lavorare sull’opinione pubblica italiana è un compito essenziale e urgente. Il paese non arriverà a livelli adeguati di investimento nella propria sicurezza, se i cittadini pensano di non averne bisogno. C’è un vuoto culturale pauroso, che viene riempito da ideologie pseudo-pacifiste o da un’errata percezione che l’imperialismo russo o il jihadismo «non ci riguardano, non ce l’hanno con noi».
    Mattei-Olivetti, un precedente a cui ispirarsi?

    L’arretratezza culturale degli italiani si presta a un paragone con il dopoguerra: quando la ricostruzione e l’avvento della democrazia necessitavano di uno sviluppo industriale. Ma l’Italia era un paese ancora in larga parte contadino, e dominato da tre ideologie (cattolica, comunista, fascista) tutte ostili all’economia di mercato e al ruolo dell’impresa. Il paese era quindi pervicacemente anti-industriale. Perciò due grandi imprenditori come Enrico Mattei e Adriano Olivetti, pur diversissimi tra loro, sentirono entrambe il bisogno di investire in attività culturali, artistiche e informative, per cercare di diffondere nel paese una mentalità meno ostile alle imprese e al mercato. Oggi c’è bisogno di un coraggio e di una lungimiranza analoga nel settore della sicurezza nazionale, per aprire gli occhi agli italiani sui pericoli reali del mondo reale, istillare rispetto verso le forze armate, contrastare la demonizzazione dell’industria degli armamenti, incoraggiare le vocazioni professionali che contribuiscono a rendere il paese più protetto.
    Una mia provocazione: il tabù del servizio militare di massa

    Per l’immenso lavoro che c’è da fare, riparando decenni di diseducazione e disinformazione, non guasterebbe evocare anche il tabù supremo: il ritorno a un servizio militare di massa, la leva obbligatoria. Ricordo brevemente che fino a quando il servizio militare obbligatorio (per soli maschi) è esistito, è stato contestato e criticato da più parti e per ottime ragioni. Oltre alla obiezione «pacifista» (uso sempre le virgolette per alludere al fatto che un paese disarmato non fa che incoraggiare le guerre degli altri) ce n’erano molte altre. L’addestramento dei militari di leva era spesso molto scadente, ai limiti dell’inutilità. Tant’è che gli stessi capi militari finirono per considerarlo spesso uno spreco di risorse economiche, preferendo un esercito professionale. Tutto vero. Però il mondo di oggi ci sta dimostrando che le guerre non si vincono con i soli eserciti professionali. Dalla Russia all’Ucraina, dall’Iran a Israele, ma anche Svizzera e Svezia, dimostrano che le «armate di popolo» possono ancora essere essenziali. Inoltre un servizio militare ben fatto può anche essere un momento di educazione civica, di sensibilizzazione sui temi della sicurezza nazionale: è la ragione per cui la Cina impone un breve addestramento in divisa a tutti gli studenti universitari del primo anno, ragazze incluse. Del resto ricordo che nella mia infanzia-adolescenza esisteva un forte argomento di sinistra in favore della leva obbligatoria, oggi dimenticato: si temeva che un esercito di soli volontari e professionisti sarebbe stato un covo di fascisti esposto a tentazioni golpiste. L’esercito di popolo era considerato una garanzia per la democrazia. Oggi questo tipo di argomento suona ancronistico e sulla fedeltà delle nostre forze armate alla Costituzione non ci sono dubbi; però il servizio di leva può venire rivalutato per ragioni politiche di altro tipo, cioè per tornare ad allevare una coscienza nazionale che si è perduta. Inoltre gli argomenti «efficientisti» in favore degli eserciti professionali, validi per molti decenni, vacillano di fronte alle nuove evoluzioni demografiche (la denatalità riduce il bacino dei reclutabili) e culturali (il “pacifismo” delle nuove generazioni riduce ancor più le vocazioni).
    Concludo tornando al Rapporto The European House-Ambrosetti e alle sue raccomandazioni finali

    Eccole. Istituire lo European Security Council come strumento di coordinamento dei diversi organi europei in materia di sicurezza a 360°, sulla base del National Security Council statunitense. Inserire la difesa comune come priorità del mandato della Commissione Europea, con un Commissario europeo per la difesa che agisca in stretto contatto con l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Rafforzare l’EU Rapid Deployment Capacity (RDC) e allineando le forze di intervento rapido al target di 60.000 unità definito nell’Helsinki Headline Goal – oggi sono 5.000 (meno dei vigili urbani di Roma). Aumentare le risorse del Fondo Europeo per la Difesa e creare un budget comunitario per lo sviluppo di sistemi digitali interoperabili. Cioè attivare una vera politica industriale nel settore della sicurezza, perché l’Europa abbia dei “campioni continentali” all’altezza degli americani, cinesi, russi. Favorire la creazione di sinergie tra aziende della difesa europee. Limitare l’utilizzo di misure protezionistiche nel mercato interno europeo. Favorire l’utilizzo di Eurobond per finanziare un budget della difesa europea a supporto di progetti di ricerca e sviluppo in tecnologie digitali per la difesa. Incentivare gli investimenti di venture capital nelle startup tecnologiche del settore della difesa, con un maggior coinvolgimento degli investitori istituzionali. Rafforzare l’integrazione e la cooperazione in ambito spaziale. Promuovere modelli di collaborazione più stretti tra università e istituzioni della difesa e favorire percorsi per integrare talenti nel settore della difesa. Quest’ultima raccomandazione ci riporta al tema della «social acceptance», ovvero del consenso politico e dell’adesione di massa agli sforzi per difenderci dalle nuove minacce. Il mondo dell’università è popolato di giovani che si credono «pacifisti», non solo in Italia ma in tutto l’Occidente; e di fatto agevolano il compito dei militaristi nelle dittature. Perfino nella Silicon Valley, che pure ha un ruolo decisivo per la sicurezza nazionale americana, ci sono stati episodi rilevanti di boicottaggio e proteste contro progetti di collaborazione con il Pentagono. Uno dei casi più celebri avvenne a Google, ma anche altre aziende digitali di Big Tech hanno dovuto fare i conti con resistenze interne quando si tratta di collaborare con la difesa. E’ un altro caso di guerra asimmetrica: il pacifismo non condiziona le giovani generazioni a Pechino o a Mosca, non si registrano insubordinazioni nelle aziende tecnologiche cinesi o russe contro le collaborazioni con la difesa.

    • Ros scrive:

      beh sulla trasmutazion fracica di Rampini da un po’ di anni darei quasiquasi ragione a Uriel Fanelli.

      Rampini-Breitbart figlio dell’italo vichingo sciamano algonchino degli appalachi di Capitol Hill😵‍

      https://keinpfusch.net/rampini-legge-breitbart

      https://keinpfusch.net/cose-la-gentrificazione-della-politica

      https://keinpfusch.net/esempi-di-gentrificazione-politica

    • roberto scrive:

      io sono uno di quelli che considera un attacco missilistico su milano probabile quanto una invasione aliena….mentre cyber attacchi, sabotaggi et similia sono oggettivamente all’ordine del giorno e mi stupisce che non se ne parli di più, contando anche l’estrema fragilità delle tecnologie che ormai occupano ogni spazio della nostra vita

      un esempio che mi aveva colpito, nel senso proprio del termine, ogni tipo di attività professionale era stata paralizzata

      https://fr.euronews.com/my-europe/2022/11/23/le-site-du-parlement-europeen-cible-par-une-cyberattaque-apres-un-vote-sur-la-russie-porte

      …con il dettaglio che l’attacco era cominciato qualche secondo dopo il voto (stavo seguendo la diretta e subito dopo il voto le mail interne erano paralizzate), cosa che secondo me si concilia perfettamente con fonti interne infedeli

      • Ros scrive:

        Ramoini è perfettamente intonato a Crosetto, Trump, Biden & Kamala

        “…il servizio di leva può venire rivalutato per ragioni politiche di altro tipo, cioè per tornare ad allevare una coscienza nazionale che si è perduta…”

        Armiamoci e rafforzichiamoci nelle palestre d’ardimento con Grunf
        – ca accà si s’intosta a nerbatura metto a tutti ‘nfaccia o muro *- per l’amor di patriamàtrica che a breve entro meno di stasera sul presto si pugna e ne va dell’onore delle nostre donne e figlie e nipoti e nonne e amanti.

        Sono tutto dannunziamente gasato!🥳🇺🇸

        *
        https://music.youtube.com/watch?v=Bl7hfYSK5sE

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non ci fai le commesse miliardarie sugli attacchi informatici e le cooperazioni di polizia postale sono meno demagogicamente interessanti dei piani di riarmo pluriennali.

        • Francesco scrive:

          Non ci fa commesse miliardarie sugli attacchi informatici?

          Secondo me le società di software e pure quelle di hardware ci possono fare un bel pò di soldini, invece.

          Certo, se da parte “nostra” il valore delle commesse è elemento decisivo, meglio mettersi a studiare russo o turco o cinese. Magari farsi, se vogliamo farlo strano.

    • Peucezio scrive:

      Secondo me ci sono molti temi interessanti.

      La seconda parte è il solito pippone sull’Europa che si difende poco.
      Da parte di Rampini è un’operazione dolosa, in cattiva fede: lui ci sta dicendo che non siamo abbastanza servi degli americani e che un servo zelante non è passivo, ma collabora, fa la sua parte, s’impegna sul serio.
      Il bello è che contemporaneamente ha il coraggio di citare Mattei.

      Al di là comunque del suo messaggio sottotraccia (neanche tanto), il discorso si presta a molte obiezioni.

      La leva di massa è una follia anacronistica e comunque, se la denatalità fa sì che ci si arruoli in pochi, creerebbe anche un bacino di soldati di leva ridotto.
      Ammesso sia una buona idea mandare a morire in guerra i pochi figli che facciamo, anziché puntare sulla tecnologia e su personale davvero preparato e addestrato.
      Peraltro la stessa demografia fa sì che avremmo in prospettiva un esercito di figli di stranieri, in larga parte islamici, cui potremmo domano dover chiedere di combattere contro la minaccia di qualche paese o gruppo paramilitare o terroristico islamico (lo facciamo già oggi).

      Ma il discorso è più ampio.
      È verissimo che rischiamo, sia per fattori economici e strutturali, sia soprattutto culturali (pacifismo, ecc.) di essere del tutto inermi.

      Ma
      1) l’idea di sviluppare una difesa su scala europea può essere forse (io ne dubito) più efficiente sul piano pratico ma rafforza proprio quel fattore culturale di distanza, di mancato senso di appartenenza e di difesa di una comunità nazionale reale, perché una nuova patria non si costruisce artificialmente, ci vogliono secoli; siamo uno stato da più di un secolo e mezzo e abiamo pochissima coscienza nazionale, figuriamoci se si può sviluppare una coscienza nazionale europea, senza nemmeno uno straccio di stato;
      2) ovviamente a Rampini la difesa europea interessa solo a supporto degli USA, per cui, nella sua concezione, siamo vulnerabili perché i nemici degli USA sono anche nemici nostri. È facile smontare questa mistificazione: il discorso è tautologico. Se non stessimo con gli americani, i loro nemici non avrebbero nulla contro di noi, mentre così siamo un bersaglio, siamo la prima linea: in caso di guerra atomica, noi italiani e i tedeschi, con tutte le basi e le testate USA che abbiamo in casa verremmo inceneriti per primi: siamo gli scudi umani degli americani.
      Certo, essere del tutto inermi non è mai una buona idea ed è sempre una potenziale tentazione per l’espansionismo di qualcuno.
      Ma per quello non servono né Nato (che aggrava il problema, perché ci rende bersaglio per conto terzi), né leva obbligatoria, né chissà che, basta l’atomica.
      Nessuno attaccherà mai la Francia o la Gran Bretagna, perché ne verrebbe incenerito.
      Se l’avessimo anche noi, avremmo un’assicurazione definitiva sulla vita.

      Ma lasciamo perdere i sogni irrealistici e veniamo alla realtà.
      La realtà è che la cultura pacifista, in sé nobile, ma che porta effettivamente ad essere imbelli anche contro aggressori cinici e non pacifisti – in questo Rampini non avrebbe torto – e più in generale l’imborghesimento dovuto al benessere, fa sì che noi, che siamo in decadenza anche economicamente, culturalmente, direi antropologicamente, ci rende sostanzialmente il ventre molle del mondo (mi riferisco all’Europa e all’Italia ancor di più).
      E il punto, più che sognare possibili riscatti che le nostre società non accettano e di cui non ci sono i presupposti sociali, culturali e umani, è capire cosa accadrà e prepararsi.
      Probabilmente siamo destinati a diventare satelliti di popoli non occidentali.
      Perché l’America, con buona pace di Rampini, si sta pian piano ritirando e forse arriverà a un punto in cui non avrà più né risorse né interesse ad avere un piede in Europa. E inoltre c’è il fattore demografico: nel momento in cui gli europei non saranno più figli di europei ma di africani, asiatici, latino-americani, saranno anche in sintonia culturale e valoriale con i popoli non occidentali.
      Certo, per ora, almeno qua in Italia, integriamo, perché la massa critica è ancora insufficiente. Ma non sarà sempre così.

      L’auspicio è
      1) fare sì che un’Italia etnicamente poco italiana, insieme a tanti elementi culturali estranei, integri pure elementi del retaggio italiano e più in generale di una civiltà più garantista, più rispettosa degli individui (senza gli eccessi e le isterie dei cosiddetti diritti civili, ecc.) e lo stesso vale mutatis mutandis per gli altri paesi europei;
      2) legarci a quei popoli meno collettivisti e più in linea con un certo individualismo e libertarismo occidentale.

      Io credo che l’origine del sentimento filorusso da parte di molta gente di destra e non solo sia proprio lì, nella percezione che l’alternativa, il modello del progressismo mainsetram, è la Cina. E la Russia, per quanto ha tradizioni di dispotismo, non sarà mai quel mostro collettivista del controllo totale qual è la Cina (che le élite di sinistra occidentali imitano, con le loro ossessioni censorie e liberticide).

      La prima parte dell’articolo è molto interessante: il Rampini migliore, meno militante e più descrittivo e onesto.

      In sostanza la prospettiva è quella di una democratizzazione, se così vogliamo chiamarla, della guerra nel mondo.
      Mezzi sempre più potenti costano sempre meno e sono a disposizione di tutti, mentre contrastarli è costoso e sempre più difficile.

      La prospettiva ha dell’inquietante, perché può produrre anarchia e instabilità, ma apre anche prospettive che la pax delle grandi potenze impediva.

      In un mondo così si tratta di stare a galla, non aggrappandosi a feticismi occidentalisti ed europeisti fuori tempo massimo, arroccandosi in un suprematismo razzista di svalutazione a priori di tutto ciò che non è euro-americano e sperando di difendere a oltranza la cittadella, come i bizantini contro i turchi.

      Ma si tratta di costruire geografie strategiche variabili e flessibili, per stare a galla in un mondo più caotico e multipolare con pragmatismo e spregiudicatezza, come fa per es. Erdogan.

      Il resto è retorica identitaria e la retorica identitaria non serve a niente quando poi ci sono le sfide reali.

      • Ros scrive:

        “In sostanza la prospettiva è quella di una democratizzazione, se così vogliamo chiamarla, della guerra nel mondo.
        Mezzi sempre più potenti costano sempre meno e sono a disposizione di tutti, mentre contrastarli è costoso e sempre più difficile.

        La prospettiva ha dell’inquietante, perché può produrre anarchia e instabilità, ma apre anche prospettive che la pax delle grandi potenze impediva”

        Effettivamente urge ampliare il mercato anche alle fasce più basse.

        Questa gentrificazione delle armi e dei prodotti tutte infiocchettate e dubaizzate per il salottino buono che se lre possono poi accattare solo quelli col pedigre
        (vedi Fanelli sopra) non quaglia🙄

        Più armi per tutti ad economia di scala, prezzi popolari.

        Peuce’ non avere paura che l’esercito sarà in futuro fatto di etnie non originarie che ognuno difende con le unghie e coi denti il posto dove abita con la famiglia non la retorica di Patria.

        Difende il suo territorio non questioni astratte.

        Quindi a meno d’essere mercenari ingaggiati altrove…

        …poi si può fare come Franza e Spagna con le legioni straniere che hanno sempre funzionato alla grande sacrificandosi dieci volte meglio dei soldati autoctoni.

        Chiediamo a loro come fanno ad ottenere tale lealtà ad una Patria non loro

        • MOI scrive:

          Oppure eserciti di sole AI … perché come diceva Berthold Brecht, il soldato umano ha il difetto di poter pensare !

          😉

          • Ros scrive:

            Moi: “Oppure eserciti di sole AI”

            Uhmmm di Terminator col mascellone dici?🤔
            Che poi finisce come coi dobermann che con la crescenza gli si ingrossa il cervello che struscia e stride nella scatola cranica sfasa e bisogna abbatterlo con la ragazzetta?

            Non è per sfiducia per le AI guarda;

            è solo che non mi fido 🙄

            • Francesco scrive:

              Mi associo alla sfiducia.

              Sia nelle buone intenzioni delle AI sia nelle loro capacità di combattere al posto nostro.

      • PinoMamet scrive:

        Faccio parecchia fatica a seguire il ragionamento, Peucè.

        Allora, prima di tutto l’Italia il nucleare (militare) ce l’ha: prestato dagli USA, appunto. Ma ce l’ha.
        Cioè, gli aerei italiani erano (e sono) abilitati per lanciare i missili con testate nucleare, stoccati in Italia in diverse basi, e si addestravano (e addestrano) per questo.
        I missili nucleari USA, oltre che in basi americane sul suolo italiano, erano (e credo siano) presenti in basi italiane, con personale italiano ma sotto custodia USA. In caso di guerra, gli USA appunto le “presterebbero” all’Italia
        (“nuclear sharing”).

        Da questo punto di vista, la differenza con la Francia e il Regno Unito sta solo nel fatto che l’Italia ha rinunciato a sviluppare e possedere armi nucleari sue proprie- un punto decisivo strategicamente, ma da un punto di vista tattico, per così dire, non cambia nulla.

        Che gli italiani ammirino Putin perché lo vedono come contraltare alla Cina mi sembra assurdo.

        Agli italiani piace(va) Putin perchè è un uomo forte, decisionista, potente ecc.
        Non credo che per questo vogliano essere governati da Putin, né che baratterebbero l’amicizia con gli USA con l’alleanza con Putin.

        Diciamo invece che gli italiani hanno per la Russia (anche se agli americani potrà dispiacere) lo stesso sentimento di ammirazione/attrazione/paura che hanno per tutte le potenze, compresi gli USA.

        Il ritorno della naja è stato escluso da Crosetto, che anche in questo caso si mostra in controtendenza verso gli omologhi europei, che hanno sbandierato la necessità della leva e in qualche caso hanno persino dato seguito ai proclami, che è sempre più difficile.

        Molti miei amici militari o ex, che conobbi virtualmente annissimi fa, erano spaventati dalla prospettiva di un esercito italiano di figli di stranieri, ma questo perché erano dei pirla.

        In realtà forse l’unico effetto positivo della naja sarebbe di far sentire più italiani gli italiani di seconda generazione.

        Comunque la prospettiva di un’invasione dell’Italia, che richieda un esercito popolare a fronteggiarla, è ancora più fantascientifica del missile nucleare che incinerisce Milano.

        Per cui, se a questo Rampini piacciono i soldati, ci sono tanti gruppi di reenactor in giro per l’Italia…

        • Ros scrive:

          “Molti miei amici militari o ex, che conobbi virtualmente annissimi fa, erano spaventati dalla prospettiva di un esercito italiano di figli di stranieri, ma questo perché erano dei pirla”

          D’accordissimo, anzi è stato assodato che combattono con maggiore cuore e convinzione; ne va della loro identità spesso precaria e compromessa.

          Combattendo per l’Italia da italiani si sentiranno italiani migliori di qualunque italiano a tutti gli effetti.

          Si riconosceranno qui in famiglia d’orgoglio, diritto, e merito.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Ros

            “Combattendo per l’Italia da italiani si sentiranno italiani migliori di qualunque italiano a tutti gli effetti.”

            Mi gioco la Mussolini Card, che non vale la Hitler Card, ma comunque vince sempre… lessi da qualche parte che a fare il fascismo furono gli sfigati sopravvissuti alle trincee combattendo per l’Italia da italiani, ma che tornando a casa si sono sentiti ributtare nella stessa vita marginale che facevano prima…

            • Ros scrive:

              Miguel: “ma che tornando a casa si sono sentiti ributtare nella stessa vita marginale che facevano prima…”

              Il pericolo postumo al consumo bellico esiste e va considerato a priori.
              Hai presente i veterani del Vietnam con Rambo?
              Grazie a Silvestro Stallone si sono accontentati e inorgogliti. Basta poco, un gesto 🌹 un fiorellino …

              Per i nostri sfigati di domani tornati dalle prime linee?

              Mettiamo il Vannacci opportunamente degradato – ma paterno – come colonnello Trautman a dargli uno per uno un bacetto in fronte e una carezzàta maschia in testa

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          circa il nucleare,

          non ci siamo capiti.
          Finché siamo nella Nato e abbiamo i missili nucleari americani in casa, certo, siamo protetti: non è che all’Iran, per dire, salta in mente di aggredire l’Italia.
          Il problema è se scoppia una III Guerra Mondiale (che scoppia in nome degli interessi USA, non certo italiani): saremmo i primi ad essere inceneriti.

          Se invece uscissimo dalla Nato (o, meglio, la Nato si scogliesse: finché c’è è impensabile che noi ne usciamo: siamo troppo servi), non avremmo più il problema di essere bersaglio per conto terzi, ma a una potenza di secondo livello, stile Turchia o Iran appunto, potrebbe saltare in mente di aggredirci. Non ce n’è nessun motivo ed è una prospettiva remotissima, ma teoricamente possibile.
          In tal caso, se avessimo una nostra deterrenza nucleare saremmo a posto.
          Nel senso che l’unico rischio sarebbe far incazzare da soli, noi italiani, un’altra potenza nucleare. Ma siccome non abbiamo pretese di egemonia mondiale e, pur avendo mille difetti, non siamo psicopatici come gli americani, il problema semplicemente non si pone: nessuno rischierà la distruzione totale del pianeta per rintuzzare i piani egemonici italiani.
          Quindi saremmo in una botte di ferro in ogni caso.

          • PinoMamet scrive:

            ?
            Mah, mi sa che non ho proprio capito il ragionamento.
            L’Italia non ha nessuna intenzione di uscire dalla NATO. Nessuno spara missili nucleari sugli Stati NATO, per la nota dottrina della deterrenza.

            Se uscissimo dalla NATO, credo comunque che nessuno ci minaccerebbe in modo particolare, come dici anche tu, ma mi sembra una ipotesi piuttosto fantasiosa…

            ma visto che appunto siamo al sicuro in ogni caso, non vedo il motivo di discuterne!

            • Peucezio scrive:

              Provo a spiegarti meglio (a me sembrava di essere stato chiarissimo).

              Nella Nato siamo al sicuro.
              Tranne l’ipotesi che scoppi una Terza Guerra Mondiale atomica.
              È un’evenienza altamente improbabile, ma non impossibile: l’uomo ha pulsioni autodistruttive, esiste l’irrazionalità, l’errore, ecc.
              In tal caso saremmo i primi ad essere inceneriti, proprio perché abbiamo le basi e le testate, cioè esattamente ciò che il nemico cerca di distruggere per prime.

              Se invece non stessimo nella Nato, senza atomica una remota possibilità che qualcuno voglia aggredirci esiste, con l’atomica no.

              Mi pare un concetto estremamente semplice.

              Quindi saremmo al sicuro.
              Ma nella Nato NON siamo al sicuro: siamo in mano a degli psicopatici pericolosi.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per peucezio

                “Se invece non stessimo nella Nato, senza atomica una remota possibilità che qualcuno voglia aggredirci esiste, con l’atomica no.”

                Concordo.

                Poi la storia dimostra che negli ultimi decenni, “l’aggressore” è stato quasi sempre il nostro Migliore Alleato.

              • Francesco scrive:

                Ehm, dipende molto da come si definisce “aggressione”.

                Figurati che c’è gente che pensa che gli USA abbiamo aggredito l’Afganistan nel 2001!

                Ciao

                PS ma quella cosa che stiamo entrando in un nuovo mondo non suggerisce niente a livello di analisi e previsioni, che mi paiono ferme agli anni 90? prima metà degli stessi, anzi?

            • PinoMamet scrive:

              “Nella Nato siamo al sicuro.”
              “Ma nella Nato NON siamo al sicuro”

              Ho proprio paura di non aver capito…

            • PinoMamet scrive:

              Comunque, guarda: non può scoppiare una Terza Guerra Mondiale Atomica, proprio perchè lo scopo delle atomiche è di NON far scoppiare guerre mondiali.

              E se per errore scoppiasse una guerra atomica (la probabilità è infinitesimale) l’Italia sarebbe più al sicuro degli USA, perché hai interesse a distruggere per primo l’avversario più grande, non i satelliti.
              Ma è davvero fantascienza.

              Fuori dalla NATO, l’Italia conterebbe in politica estera ancora meno di quanto già conti.
              Che NON è garanzia di sicurezza: solo di contare meno.

              Garanzia di sicurezza per l’Italia sono semmai i rapporti sostanzialmente buoni o moderati con i paesi vicini o medio-vicini, come già ora.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                a parte che può essere che gli USA confidino di limitare il danno: a chi li governa non importa nulla che una città americana o che l’Italia con le sue città d’arte venga incenerita, ma potrrebbe sperare di approfittare di qualche debolezza russa per tentare il colpaccio senza mutua distruzione totale.

                E comunque c’è sempre il rischio dell’escalation, della scommessa distruttiva, del gesto folle.

                Ripeto, concordo con te che sono cose altamente improbabili, ma possibili.

                E l’Italia è più vicina: non vedo perché non sarebbe la prima a venire colpita: è più facile e annienti anche un pericolo più prossimo, delle bombe che hai sotto il naso.

                Circa il contare, ora come ora contiamo meno di zero, agiamo contro i nostri interessi (in Russia, si è visto in Libia), ci stiamo impoverendo e non abbiamo praticamente più proiezione geopolitica.
                Non vedo la Nato in questo in cosa ci aiuti: ci affossa, perché subordina i nostri interessi a quelli USA o comunque altrui.

                E i rapporti buoni o moderati coi paesi vicini o medio-vicini, li avevamo al tempo di Andreotti, un po’ di Berlusconi, ora ce li siamo giocati tutti sempre per leccare il culo ad americani, francesi e altra merda.

              • PinoMamet scrive:

                Mah, non sono d’accordo con niente, direi.

                Agli USA non importa di far colpire Milano anziché New York: ma a Mosca preferirebbero colpire New York anzichè Milano.

                L’Italia è più vicina: cisembra perché noi guardiamo la cartina centrata sull’Italia 😉

                per un missile russo, magari lanciato da un sottomarino (che può benissimo essere nell’Atlantico o nel Pacifico) Los Angeles o Washington possono essere obiettivi più vicini e più “paganti” di Roma e Milano…

                L’Italia conta ancora qualcosa, anche se è vero che si è giocata molta influenza, non tanto per cambi di simpatie, ma per l’immobilismo politico;
                però nell’Africa subsahariana sono stati cacciati tutti, specialmente i francesi e gli americani, e restano solo gli italiani…

              • Peucezio scrive:

                Pino,

                Vabbè, mettiamo pure siano due obiettivi paritetici.
                Che colpiscano loro, che sono i diretti interessati, in fondo cazzi loro; dispiace per i civili innocenti.
                Ma io mi preoccupo se veniamo colpiti noi, per una causa che non ci riguarda.

                Ma fmmi capire, tu pensi che noi traiamno dei vantaggi dallo stare nella Nato?

              • PinoMamet scrive:

                Quando è stata fatta la NATO, per l’Italia era più utile essere nella NATO che nel Patto di Varsavia.

                La Francia ne mezza uscì, non ricordo i particolari, per le sue paturnie di grandeur, che noi comunque non avevamo;
                ma anche i Galli tornarono presto all’ovile…

                adesso, mah, a conti fatti, e con tutti i casini fatti da rimbambiti e matte scocciate d’oltreoceano, beh, per l’Italia è ancora meglio essere alleati degli USA che di chissà chi o di nessuno.

              • Peucezio scrive:

                Davvero pensi questo?

                Sono d’accordo con te che, colonie per colonie, meglio sotto gli americani che sotto l’Unione Sovietica.

                Ma oggi l’Unione Sovietica non c’è più e la Nato serve solo agli americani, non certo a noi (d’altronde se fosse nel nostro vantaggio, che glie ne fotterebbe agli americani di tenerla in piedi: loro ragionano per il loro interesse e a svantaggio degli altri, che sono comunque potenziali avversari, perché loro sono esclusivisti: il loro concetto di alleanza è l’assoggettamento).

              • Peucezio scrive:

                Vorrei capire un solo vantaggio dello stare nella Nato.

                Uno che sia uno.

              • PinoMamet scrive:

                Non essere avversari degli USA.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La Nato è una mera formalizzazione di un’egemonia di fatto che gli Stati Uniti esercitano sui suoi membri. Non è che uscendo dalla Nato l’egemonia americana diminuisca, tanto che diversi satelliti USA non ne fanno parte.

                Magari può anche convenire stare nella formalizzazione: anche la regola più dispotica è un limite per il despota, alla fine.

              • roberto scrive:

                Peucezio

                “Vorrei capire un solo vantaggio dello stare nella Nato.”

                Risparmiare soldi, lo dice anche Trump che si è scocciato di pagare la difesa europea

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                quindi la Svizzera è avversaria dell’USA…

                Ah, e dimenticavo (non mi rivolgo a te): ci si muore di fame, perché non sta nell’euro.

                Infatti ci sono stato pochi giorni fa, sembrava il Biafra.

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                non ho capito.
                Trump ci vuole far pagare la difesa (che serve a loro, non a noi, perché noi non abbiamo nemici, visto che non andiamo a rompere i coglioni in tutto il mondo), quindi risparmiamo?

                Cioè se uno ti fa pagare risparmi?

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                può essere.

                Infatti il problema non è la Nato in sé: la Nato è un sintomo.

                Con un ceto dirigente così servile e stupido a un tempo, comunque vada saremmo servi.

              • PinoMamet scrive:

                “Pino,
                quindi la Svizzera è avversaria dell’USA…”

                La Svizzera non era nella NATO neanche prima. Non so se qualcuno glielo abbia mai proposto. In genere la Svizzera è tenuta da conto per altre cose, e fa comodo che sia neutrale.

                Se l’Italia uscisse dalla NATO non diventerebbe certo nemica degli USA
                (a meno che non andiate al governo tu e ADV 😉 )

                ma non è detto che gli USA le riserverebbero altrettanta “simpatia”
                (tu hai una visione degli USA come di Gozilla che calpesta tutto, ma non mi pare davvero che rispecchi i rapporti USA-Italia… )

              • PinoMamet scrive:

                Comunque, per restare nell’improbabilità assoluta, mettiamo un’Italia fuori dalla NATO che venga minacciata da Putin.

                Non accadrà mai: ma mettiamo per ipotesi.

                Se, secondo te, gli USA non interverrebbero adesso, mentre vi sono costretti dai patti della NATO, perché mai dovrebbero intervenire senza questi??

                Metti che l’Italia venga invasa (sempre fantascienza) dall’esercito della Libia o dai marines dell’Algeria.

                Beh, magari quell’anno gli USA hanno in corso una bella trattativa per il petrolio libico o algerino…

                se, secondo te, non interverrebbero in nostra difesa adesso, perché dovrebbero farlo con noi “non alleati”?

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                appunto, quindi qual è il vantaggio di stare nella Nato, se non intervengono comunque?

                E soprattutto qual è il vantaggio di avere tutte ‘ste basi americane in Italia?

                Intendiamoci, secondo me la Nato è il minore dei problemi e uscirne è l’ultima delle priorità.

                I turchi stanno nella Nato e si fanno bellamente gli stracazzissimi loro.
                Gli ungheresi idem.

                Se avessimo una classe dirigente non di subumani ma di uomini, faremmo così anche noi.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ PinoMamet

              “Nessuno spara missili nucleari sugli Stati NATO, per la nota dottrina della deterrenza.”

              Ecco, questo argomento secondo me solleva un punto fondamentale che viene spesso dato per scontato. Erroneamente, secondo me, perché mi sembra l’esempio classico di quel ragionamento sbagliato chiamato ‘turkey bias’.

              Un tacchino nel pollaio riceve mangime tutti i giorni. Se ne sta bello pacifico, senza un pensiero al mondo, perché ogni giorno, che piova o ci sia il sole, il mangiare arriva sempre. E’ sempre andata così da quando è nato cosa mai potrebbe andare storto? Poi arriva Natale…

              Con e armi nuove, quelle ‘troppo terribili per essere usate’, è lo stesso. Oggi “l’arma troppo terribile per essere usata” è la Bomba. Un secolo fa era l’iprite. Prima ancora, l’aeroplano. Secondo “Diario minimo” di Umberto Eco centomila anni fa era l’amigdala. Ricordiamo il monologo finale del ‘Grande dittatore’, quando Chaplin dice ‘la natura stessa delle moderne invenzioni esige la pace!’. E la deterrenza non è affatto superato come principio, al contrario: Hitler, che pure aveva tutto lo Zyklon-B che voleva, non lo usò mai contro i nemici, perché avendo provato di persona ‘effetto dei gas durante la Grande Guerra temeva bene l’eventuale rappresaglia

              Ma anche senza superarmi, il cullarsi beati nell’idea che ‘ma chi volete che sia così pazzo da scatenare una guerra? Stiamo commerciando fra di noi, prosperiamo, dalla pace ci guadagniamo tutti!’ è un errore ricorrente. Durante la Belle Epoque l’Europa più ricca lo commise per quasi cinquant’anni di fila, ma prima d’allora c’è il precedente della ‘pax augustea’, il ‘novo ordo saeclorum’ virgiliano. E chissà quante altre volte sarà capitato.

              Ovviamente è un’illusione perché – come ricorda Richardson – più dura la pace, più si accumulano ricchezze, più armi possono essere prodotte.

              E prima o poi le armi si usano, non fosse che per rinnovare gli arsenali e dare così nuovo lavoro alle fabbriche.

              La armi sono l’unica merce che è fatta per non essere usata, o, come si dice oggi, per ‘produrre sicurezza’. Ma siccome oltre un certo numero di armi accumulate la sicurezza non aumenta più, cessa anche la giustificazione per la produzione; se un’arma raggiungesse davvero lo scopo che si prefigge renderebbe inutile la propria stessa produzione. Ne segue che prima o poi il meccanismo della deterrenza fa cilecca; del resto come ricorda Putin ‘in una rissa la cosa miglior è attaccare per primi’ – e non è necessario che la rissa ci sia davvero, ma che uno dei potenziali contendenti si senta minacciato da una rissa futura.

              Insomma, io considero le armi nucleari un chiaro e presente pericolo, e non mi cullo nella fiducia nella deterrenza perchè è un meccanismo che ha già fatto cilecca in passato. E basta che faccia una sola volta cilecca in futuro.

              Allora che fare?

              Delle due l’una:

              o ci sbarazziamo delle armi nucleari sul nostro territorio, in modo da togliere qualunque motivazione per un attacco preventivo,

              oppure ci dotiamo anche noi della Bomba 8cosa che stavamo per fare negli anni Settanta) avendo però in tal caso ben chiaro che in futuro potrebbe toccare a noi usarla per primi.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “stile Turchia o Iran appunto”

            Non sono un appassionato di Erdogan. E i miei interessi non sono quelli turchi.

            Ma trovo geniale la maniera in cui la Turchia in questo periodo riesca a cavalcare la sua posizioni “intermedia” ottenendo un sacco di benefici almeno politici (quelli economici sono più complessi).

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          circa i putinisti,

          io però ci vedo dell’altro.

          Perché i putinisti, se ci fai caso, sono anche per lo più di destra in senso libertario.

          Cioè sono gli stessi insofferenti alle limitazioni dovute al covid, alla censura politicamente corretta, alle imposizioni dell’agenda green, i dictat dell’Ue, le tasse, le multe, le regole, i divieti, ecc. ecc.

          Quindi non è la tipica gente da legge e ordine, i vecchi fascisti stile anni ’70 (vecchi già allora intendo), ma, anzi, è gente piuttosto refrattaria a stato, legge, ordine.

          • PinoMamet scrive:

            …ma no, per niente.

            Sono proprio esattamente le stesse persone di destra come sono sempre esistite.

            Gli piace l’uomo forte, le regole ferree, le divise. Come idea.

            Nella pratica, per loro e la loro categoria sociale invocano elasticità, comprensione, chiudere un occhio ecc.

            Concessioni balneari irregolari? “Eh dai, chiudiamo un occhio, abbiamo sempre fatto così”
            impresa in nero? “eh, se no come campiamo?”
            ecc.

            L’africano sotto casa spaccia?
            “Mandarlo in Africa e senza passare dal via! e una bella dose di legnate! Se fossimo in Russia…”

            • Peucezio scrive:

              Non so, mi sembrano categorie un po’ vecchie.

              Il tipico russofilo è quello che guarda byoblu, che, sia pure in modo un po’ confuso, ha comunque il senso di un pensiero libero, critico, di media indipendenti, che non ci sono e che vorrebbe.

              Poi c’è anche un po’ di quello che dici tu, ma è un vecchio retaggio.

              L’ossessione delle regole sono decenni che non è più a destra ma a sinistra.

            • PinoMamet scrive:

              Senza offesa, Peucè, mi sa che sei tu che ragioni in base a categorie un po’… personali 😉

              Gli ammiratori di Putin (che non sono necessariamente russofili né nostalgici dell’Unione sovietica… pensa a Salvini!) non ci vedono certo un libertario antiregole.

              Nessuno ha mai scambiato Putin per i Rolling Stones.

              vero che invece, come buona parte del mondo populista italiano, sono insofferenti all’Unione Europea e alle sue regole, non perché siano regole, ma perchè sono viste o propagandate come inutili o dannose;
              tendono al complottismo, che non è pensiero libero, ma… pensiero in libertà;
              tutto il contrario del pensiero critico cioè;

              e in genere, hanno molti dei caratteri della (perfettibilissima) tesi di Eco sul “fascismo eterno”.

              • Peucezio scrive:

                Il complottismo in sé sarebbe espressione dello stesso degrado che affligge il pensiero mainsetram, rendendolo schematico e manicheo.

                L’anticomplottismo infatti è diventato l’espediente retorico del potere per tappare la bocca a chiunque eccepisca sul potere stesso.
                Ciò non assolve la rozzezza paranoica del tipico complottismo, che vede nessi dove non ci sono e semplifica tutto.

                Ma in ogni caso un pensiero controcorrente rozzo è più libertario di un pensiero conformista rozzo e comunque si alimentano a vicenda in un rovinoso manicheismo speculare.

                In ogni caso, guardando byoblu traspare un po’ il senso del nemico, ma non ci ho mai trovato rozzi complottismi da scie chimiche o rettiliani.

                In ogni caso si stanno creando due fronti, due modelli diversi di approccio alle sfide della contemporaneità e bisognerebbe prenderne atto.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per PinoMamet

              “Gli piace l’uomo forte, le regole ferree, le divise. Come idea.

              Nella pratica, per loro e la loro categoria sociale invocano elasticità, comprensione, chiudere un occhio ecc.”

              Esatto!

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ pino Mamet

          “nucleare”

          Al tempo.

          E’ vero che esistono Bombe USA con la “doppia chiave” USA- Italia sul territorio Italiano.

          Ma è anche vero che esistono sul territorio Italiano basi USA non NATO sotto l’esclusivo controllo di Washington. Un esempio era la Maddalena, in cui transitavano sottomarini USA le cui Bombe non erano certo sotto la “doppia chiave”.

          Quindi, se domani gli USA vogliono lanciare Bombe dal nostro territorio senza chiederci il permesso lo possono fare tranquillamente.

          E puoi stare sicuro che i Russi lo sanno. Da Kaliningrad possono colpire l’Italia per prevenire un eventuale attacco al loro territorio senza colpire il territorio USA e senza rischiare dunque un Armageddon estesa ai territori Russo e Statunitense.

          Ora, o tu credi che Washington sia disposta a mettere a rischio il proprio territorio lanciando da esso una rappresaglia contro la Russia che ha preventivamente distrutto Ghedi (cioè Brescia), oppure devi concludere che siamo sacrificabili pedine degli USA.

          A conferma di questo fatto ti ricordo che, anche se come dici tu “l’Italia ha la Bomba ma non è nostra 🙂 🙂 ” l’Italia NON ha una propria dottrina di utilizzo della Bomba, a differenza di chi la Bomba ce l’ha per davvero. Una tale dottrina è un documento pubblico in cui si dichiara al mondo l’elenco delle condizioni cui si comincia a pensare a lanciare la Bomba; viene pubblicizzato perché tutti sappiano con chi si ha a che fare e per rendere più improbabili imprevisti alla “Dottor Stranamore”.

          Chi non dichiara di avere la Bomba (Israele) può farlo per “ambiguità strategica”, per tenere cioè eventuali avversari sulle spine.

          Ce la vedi una potenza straniera tenuta sulle spine dall’Italia di oggi?

          Siamo una colonia. Fattene una ragione.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • PinoMamet scrive:

            ..no, mi dispiace, non credo alle frasi ad effetto.

            Credo che le parole abbiano significati ben precisi, per cui l’Italia non è una colonia.

            E pur non amando particolarmente l’imperialismo americano, credo che in effetti gli USA interverrebbero nel caso qualcuno attaccasse l’Italia.

            L’Italia non ha poi ambizioni- ed è uno dei motivi per cui, tutto sommato, mi piace- a tenere sulle spine nessuno, ma credo che sia (forse anche per questo?) uno Stato molto rispettato e stranamente stimato all’estero.

            Nessuno ci vede come la superpotenza che ti può fulminare, ma neppure come l’ultimo dei fessi.
            Il nucleare non è tutto.

            • Peucezio scrive:

              Cosa vuol dire “frase a effetto”? Hai capito benissimo cosa intendeva Andrea.
              Che non abbiamo una vera sovranità.
              Se poi vuoi eccepire che non abbiamo lo stesso status giuridico che aveva l’Algeria sotto i francesi, beh, mi pare ovvio.
              Il linguaggio si serve di metafore e iperboli e mi pare che l’espressione di Andrea sia pertinentissima e comprensibile da chiunque.

              “credo che in effetti gli USA interverrebbero nel caso qualcuno attaccasse l’Italia.”

              Se coincide coi loro interessi in quel momento. Se no no.
              Gli USA sono sempre stati cinici e spregiudicati e non gli è mai importato nulla di alleanze, fedeltà ai patti, rispetto di avversari e alleati: ci cagano in testa e basta.
              E si è visto in un’infinità di occasioni.

              • Ros scrive:

                “Se poi vuoi eccepire che non abbiamo lo stesso status giuridico che aveva l’Algeria sotto i francesi, beh, mi pare ovvio’

                ‘sta storia dell’ Algeria me la sono sciroppata fino all’ indigestione di cheppalle!!!

                A sentire i francesi l’Algeria non era sotto di loro ma era francese tanto come la Bretagna e l’Ile de France;
                e come lo sono a tutt’ oggi i suoi territori d’oltremare:
                Martinica, Mayotte, Guyana ecc
                (che, tra parentesi, male non se la passano)

                E gli algerini francesi come tutti gli altri francesi.

                A sentire loro avrebbero battezzato alla Dea Marianne in liberté, égalité, fraternité a tignité tutti francesi, dal centramerica all’Indocina dell’ eroica mazzolata di Dien Bien Phu🤕 passando per Gibuti e il Marukoine

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Da quello che ho capito, in Algeria vigevano due sistemi giuridici diversi, quello francese e quello tradizionale, per cui solo chi rinunciava a quello tradizionale diventava francese a tutti gli effetti.
                Mancherebbe, quindi, uno degli elementi della statualità, ovvero la coincidenza di popolo, territorio e sovranità.

              • Ros scrive:

                Mauricius “Da quello che ho capito, in Algeria vigevano due sistemi giuridici diversi, quello francese e quello tradizionale”

                Per quel poco che so per il solito motivo religioso ostico (Islam) vi erano il Diritto francese e quello islamico. Ma la Francia ha sempre tenuto alla sua laicità
                (Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen del 1789, cui ha fatto seguito la separazione tra Chiesa e Stato tramite la legge del 1905).

                E se tale laicità* era obbligo per i parigini si trattava già di una notevole concessione
                (sempre a sentir loro) questa possibilità di scelta, e di revoca della stessa in qualsiasi momento

                *
                1) non indifferenza, ma equidistanza e imparzialità dello Stato rispetto al fenomeno religioso;

                2) pari protezione della coscienza di ciascun individuo;

                3) distinzione degli ordini distinti: divieto di commistione tra precetto religioso e dovere civile.

              • Ros scrive:

                “…di revoca della stessa in qualsiasi momento…”

                Revoca nel senso che il cittadino francese d’Algeria poteva scegliere il tradizionale ma anche tornare volontariamente in qualsiasi momento a quello francese.
                E comunque, per la Francia si trattava di una situazione temporanea (vista la situazione problematica) da superarsi nell’ assoluta laicità statale Algeria compresa.

                Poi è andata come è andata🙄

                Un bel libro (oltre alla Battaglia di Algeri film di Pontecorvo, un poco ideologizzato visti i tempi)

                “L’ arte francese della guerra” di Alexis Jenni

                https://www.ibs.it/arte-francese-della-guerra-ebook-alexis-jenni/e/9788852048951

            • PinoMamet scrive:

              “Cosa vuol dire “frase a effetto”? Hai capito benissimo cosa intendeva Andrea.”

              Che c’entra aver capito benissimo?

              Resta una frase ad effetto. L’ Italia può fare, e ha fatto, la sua politica estera, anche in constrasto con quella USA.

              Che Craxi e Andreotti e Spadolini fossero più autonomi di Conte, Draghi e Meloni non dipende dai missili nucleari americani, che erano sul suolo italiano anche allora (e anche più di oggi).

              Sulle iperboli e metafore, sai cosa ne penso.
              Stanno bene in poesia, se vogliamo parlare di giurisdizione le lascerei volentieri a casa.

              Mi pare comunque che abbiate una visione negativa degli USA comprensibile ma davvero esagerata.

              • Peucezio scrive:

                L’iperbole e la metafora fanno parte del linguaggio di tutti i giorni.

                Nessuna persona al mondo e nemmeno chatgpt parlano in modo puramente letterale e meccanico: credo sia proprio impossibile per qualsiasi essere umano.

                Forse parlava così il computer di star trek o i cervelli elettronici dei film di fantascienza degli anni ’60 in genere.
                Ma persino quelli a volte avevano una vena ironica.

              • PinoMamet scrive:

                Sì ma le leggi non le scrive chatgpt, ancora.

                I linguaggi scientifico, giuridico, tecnico, medico ecc. NON sono e non devono essere la lingua di tutti i giorni.

                La lingua di tutti i giorni può essere evocativa e poetica;

                su un referto medico però non voglio leggere “ha gli occhi come il mare” o “ha un cuore grande così”…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                ma certo.

                Questa però è una conversazione informale, non è un testo giuridico.
                Non si parlava della definizione formale della Nato come alleanza militare, ma si faceva un’analisi politica.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ pinomamet

              “Credo che le parole abbiano significati ben precisi”

              Io invece credo che le parole al di fuori delle scienze esatte siano come la pelle dei testicoli: vanno dove vengono tirate.

              Io credo che valga la pena di ricordare qualche fatto.

              Quando ci fu la decisione di bombardare i Serbobosniaci in Bosnia l’assenso Italiano all’uso della base aerea di Ghedi fu dato per scontato anche se l’Italia non è mai stata ammessa a far parte del ‘Gruppo di contatto’ USA-UK-F-D che prendeva le decisioni: le rimostranze dell’allora ministro degli esteri di Roma, Dini, furono paragonate ai ‘capricci di un bambino che vuole attirare l’attenzione degli altri a tavola’.

              Quando si decisero le sanzioni all’Iran a decidere fu un Gruppo di contatto composto dalle stesse nazioni de caso Bosniaco e che escludeva l’Italia, nonostante i rilevanti investimenti Italiani in quel Paese.

              Quando ci fu l’avvicendamento del comandante del contingente NATO in Kosova e toccava a un Italiano gli USA ignorarono la cosa e scelsero un Inglese, facendo marcia indietro solo per le rimostranze dell’allora premier D’Alema.

              Quando fu cambiato inopinatamente d Trump il comandante USA della missione NATO in Afghanistan il comandante del contingente Italiano a Kandahar non fu nemmeno avvisato.

              Possiamo anche ricordare il continuo snobbare le nostre informazioni durante ‘Restore Hope’, cosa che costò peraltro agli Statunitensi la bella figura di Black Hawk Down.

              Non parlero’ del generale USA che dava per scontato alla stampa l’intervento in Libia di cinquemila Italiani senza che Roma ne sapesse niente dopo che USA, UK e F contribuirono a far cadere Gheddafi – formalmente nostro alleato – con tanto di assenso di Napolitano (!).

              Non citerò nemmeno il Cermis, Calipari, Sigonella, Ustica, le mancate informazioni ai nostri militari dopo i bombardamenti con le ogive all’uranio impoverito nei Balcani, ecc. Sarebbe troppo facile.

              Tutti questi fatti, insieme con l’assenza di qualsivoglia dottrina militare nucleare Italiana pur in presenza di Bombe altrui sul nostro territorio, e con la presenza di basi USA non NATO soggette a trattati bilaterali tuttora secretati – e che essendo trattati internazionali non sono passibili di abolizione per referendum – giustificano in pieno l’uso, giuridicamente certo inappropriato, del termine ‘colonia degli USA’ per definire il nostro Paese.

              Poi, per carità, se lo desidera uno può sempre dire che piove quando gli orinano in faccia.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • PinoMamet scrive:

                “Io invece credo che le parole al di fuori delle scienze esatte siano come la pelle dei testicoli: vanno dove vengono tirate.”

                ecco, evitiamo di tirarle, allora.

                Quanto agli esempi, sono tutti esempi (sui quali non mi dilungo a discutere caso per caso) di presunta irrilevanza italiana- o piuttosto stupidità statunitense- degli ultimi governi, dagli anni Novanta in poi.

                Tranne Sigonella, che dimostra poi proprio il contrario di quanto sostieni tu:
                gli italiani potevano fare una politica estera autonoma, che faceva incazzare anche di molto gli Stati Uniti, e gli Stati Uniti, oltre a mostrare i denti, non potevano fare altro che abbozzare.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ pino Mamet

                “esempi”

                Vallo a dire:
                -ai parenti delle vittime del Cermis
                -alle aziende Italiane che hanno perso con un tratto di penna miliardi di fatturato con l’Iran
                -ai parenti delle vittime delle patologie da polvere d’uranio nei Balcani.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Andrea,
                certo.

                E aggiungiamoci le informazioni sull’uranio impoverito nei Balcani, per cui i soldati USA erano protetti ma a noi non lo dissero e i nostri usavano protezioni ridicole e morivano di tumore.

              • Peucezio scrive:

                Ecco, l’avevi già scritto.

                Gli americani ci cagano continuamente in testa.

              • Peucezio scrive:

                Pino
                “Tranne Sigonella, che dimostra poi proprio il contrario di quanto sostieni tu:”

                Si è visto Craxi che fine ha fatto.

                Con ciò, non assolvo il personale politico italiano.
                Ma proprio perché ci rende de facto una colonia.
                Non in senso tecnico, ma nel senso che abbiamo una sovranità limitata.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “L’arretratezza culturale degli italiani si presta a un paragone con il dopoguerra”

      Finalmente torniamo all’antico adagio: dobbiamo trasformare l’Italia in un Paese Normale. Un paese come gli altri, che superi il tradizionale mollaccionismo e ci trasformi in una nazione di paranoici militaristi (“aprire gli occhi agli italiani sui pericoli reali del mondo reale, istillare rispetto verso le forze armate, contrastare la demonizzazione dell’industria degli armamenti, incoraggiare le vocazioni professionali che contribuiscono a rendere il paese più protetto”).

  29. MOI scrive:

    In realtà forse l’unico effetto positivo della naja sarebbe di far sentire più italiani gli italiani di seconda generazione.

    ………..

    Alcuni , che magari idealizzano la figura del Guerriero VS l’ Europeo “Infrociato” dal Ventre Molle, sì … altri si sentirebbero ancor meno Italiani.

    E cmq ci sono anche le ragazze … per cui io farei “di default” il Servizio Civile e chi vuole il Militare, anche femminile ovviamente.

    • PinoMamet scrive:

      “altri si sentirebbero ancor meno Italiani”

      e perché mai?
      lascia perdere tutte queste robe sul guerriero ecc. Non c’entrano niente.

      Tu metti delle persone a fare le stesse cose, vestite uguali, cantare le stesse scemenze, riconoscersi negli stessi simboli. Li fai stare insieme un anno: hai formato un gruppo.

      • MOI scrive:

        In ogni caso credo di più nel Servizio Civile … anche perché in certi ambienti 😉 si esagera dall’ altra parte :

        bullismo ritenuto “educativo”, donne tutte mignottone e/o cagacazzi, “Frocioni” perennementein fregola, “Negroni” super dotati sotto la cintola ma ipo dotati nella testa … all’ ordine del giorno.

        • MOI scrive:

          L’ immaginario è quello, da sempre “da caserma” in Italiano è sinonimo di beceraggine e di cattivo gusto.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Moi

          “In ogni caso credo di più nel Servizio Civile ”

          Ci penso spesso.

          Sospeso tra centomila cosa stupende che si potrebbero fare con quattro mesi di Servizio Civile obbligatorio per maschi e femmine…

          e l’incubo dei mille Facilitatori sfigati politicamente corretti che ricavano una precaria esistenza facendo ammuina (cioè passano otto mesi a scrivere fuffa progettuale, per fare quattro mesi di non importa cosa, seguiti da altri otto mesi di fuffa rendicontuale).

          • PinoMamet scrive:

            I miei amici che hanno fatto il servizio civile:

            -impiegati nei musei;
            -impiegati in un parco naturale locale;
            -impiegati in una casa protetta
            -impiegati in un asilo
            -impiegati in un ufficio comunale…

            tutta roba più utile di marciare e sparare col FAL, ma insomma, neppure vitale o veramente costruttiva…

            • PinoMamet scrive:

              Però più immediatamente e visivamente utile sì, dai, diciamolo.

            • Ros scrive:

              Pino:
              “-impiegati nei musei;
              -impiegati in un parco naturale locale;
              -impiegati in una casa protetta
              -impiegati in un asilo
              -impiegati in un ufficio comunale…

              tutta roba più utile di marciare e sparare col FAL”

              Ma dai, ma se la najia pareva la Scuola Radio Elettra dove era andato Bossi!!!😳

              Ti elenco qualcuna delle assegnazioni:

              5/A Maniscalco

              5/B Sellaio

              6 Meccanico

              10 Bagnino

              11 Barbiere

              14 Calzolaio

              15 Cameriere

              52 Muratore

              53 Addetto alla panificazione

              5 3/A Panettiere

              53/B Mugnaio

              56 radioelettronico tecnico TV

              58 Sarto

              68 Disinfettore

              69 Tappezziere

              70 Telefonista stenditore guardafili

              74 Trombettiere

              79/1 Accompagnatore di grandi invalidi
              (“Profumo di donna”😉)

              79/M Musicante

              103 Tipografo

              104 Fotografo

              105 Operatore cinematografico

              112 Odontotecnico

              115 Teleferista

              117 Operatore di elaboratore elettronico

              117 Operatore meccanografico

              118 Operatori ponti radio

              119 Bonificatore NBC

              119/A Rilevatore NBC

              35 Infermiere per Quadrupedi

              35/A Conducente cinofilo

              37 Lamierista verniciatore

              38 Macellaio

              39 Elettricista magnetista

              40/A Marconista

              40/B Radiotelegrafista

              40/C Radiofonista

              40/D Radiogoniometrista

              41/A Radiofonista conduttore

              42 Operatore attrezzatture sociali

              43/A Meccanico di automezzi

              44 Idraulico (meccanico per motopompe)

              45 Minatore

              17 Centralinista

              18/A Conduttore di automezzi vari

              18/C Trattorista

              19 Conduttore di impianti termici

              20 operatore di apripista Escavatrici ECC

              21/A Conducente

              21/B Palafreniere

              22 Cuoco

              24 Disegnatore

              25 Elettricista

              26 Falegname carpentiere

              28 Fabbro saldatore

              29 Frigorista

              T’imparavi un mestierone serio!

              T’imparavi l’arte e te la mettevi da qualche parte prima di metterti tu da parte!

              Era tutto grasso che cola!

              Il paese dei balocchi con cuccagna!

              Se lavoravi in cucina ti portavi a casa ogni ben di Dio di prosciuttone crudo e quarto di bue e forma di parmiggiano con la complicità del maresciallo che giustamente si pigliava il grosso e il meglio del bottino ma lo dovevi aiutare a caricarlo in macchina e fargli da palo.

              Impiegato di servizio alla mensa ufficiali; vincevi alla lotteria di capodanno, ma poi, congedato, ti toccava andare a Austin Texas dal dottor Nowzaradan di vite al limite a farti revisionare la trippa

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Ros

                “Ti elenco qualcuna delle assegnazioni:”

                Interessante!

              • Miguel Martinez scrive:

                “Assegnazioni”

                Sarebbe certo rischioso dal punto di vista assicurativo e dintorni, ma si potrebbe associare i compiti un po’ pisseri elencati da Pino Mamet all’apprendimento di un mestiere?

              • roberto scrive:

                miguel

                “ma si potrebbe associare i compiti un po’ pisseri elencati da Pino Mamet all’apprendimento di un mestiere?”

                io una parte del mio servizio civile l’ho fatta a firenze in una casa protetta per handicappati mentali…non so se ho “appreso un mestiere”, ho sicuramente imparato molte cose, e due dei ragazzi che facevano il servizio civile lì sono poi stati assunti (uno sono sicuro che ci lavora ancora)

                la seconda parte del servizio civile in una scuola media ad occuparmi dei ragazzi zingari è stata sicuramente meno utile e con zero prospettive di lavoro

              • Ros scrive:

                Miguel: “Sarebbe certo rischioso dal punto di vista assicurativo e dintorni, ma si potrebbe associare i compiti un po’ pisseri elencati da Pino Mamet all’apprendimento di un mestiere?”

                Sarebbe cosa buona e giusta, far fare i tirocini e l’alternanza scuola-lavoro come volontariato civile in progetti di publica utilità imparando da esperti un mestiere spendibile.

                Sa un po’ di comunismo, forse?🙄

                Ma mi pare che una volta c’era il lavoro nei cantieri e progetti publici per i disoccupati tipo lavori forzati delle carceri americane
                (pagato dalla regione stato però).

                Una volta…🙄

              • PinoMamet scrive:

                Mmmm

                beh, grazie. Ora informerò tutti gli amici insegnanti che, in effetti, l’ “alternanza scuola lavoro” o “percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” (piccitiò)

                ricorda le cose che si facevano nei paesi del blocco sovietico.

                Così finalmente i ministri di destra si affretteranno ad abolirla!

              • Ros scrive:

                “beh, grazie. Ora informerò tutti gli amici insegnanti che, in effetti, l’ “alternanza scuola lavoro” ricorda le cose che si facevano nei paesi del blocco sovietico.

                Così finalmente i ministri di destra si affretteranno ad abolirla!”

                😄

                ma prego, figurati;
                dovere!😇

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Così finalmente i ministri di destra si affretteranno ad abolirla!”

                Sarebbe veramente ora!

            • paniscus scrive:

              “I miei amici che hanno fatto il servizio civile:

              -impiegati nei musei;
              -impiegati in un parco naturale locale;
              – (…..) “-+-+-+-+-

              Però c’è da dire che proprio nella generazione nostra è avvenuta l’esplosione improvvisa delle scelte di servizio civile, quando fino a pochi anni prima gli obiettori erano pochissimi, per cui l’istituzione non si poneva nemmeno il problema di cosa fargli fare.

              C’era bisogno di assistenti-badanti nelle case di riposo per vecchietti, o di assistenti alla cura personale per ragazzi disabili gravissimi nelle scuole (non parlo di insegnanti di sostegno, ma proprio di assistenti pratici che li portassero in bagno o li “contenessero” in caso di crisi violente), o magari di sorveglianti-cani-da-guardia in una casa famiglia per disadattati? E allora li mandavano lì.

              E i militaristi gongolavano, soddisfatti perché quei fricchettoni sovversivi che non volevano andare in caserma, almeno dovessero “pagare” la loro scelta facendo lavori sgradevoli, faticosi e pericolosi.

              Ma siccome, nel giro di pochi anni, gli obiettori si erano stramoltiplicati (specialmente tra quelli che avevano studiato di più, e che avevano avuto la possibilità di chiedere il rinvio per università anche fino a 25-26 anni),

              allora i lavoracci “punitivi” erano ormai saturati, e quindi lo stato dovette trovare delle soluzioni alternative più varie, come appunto il lavoretto da assistente bibliotecario, o da centralinista dell’ambulatorio medico, che oltretutto evitava di dover assumere gente pagata.

              Per cui, era abbastanza normale che i primissimi (pochi) obiettori di coscienza si siano fatti un mazzo così con attività pesanti, mentre 10 anni dopo ce n’erano talmente tanti da non sapere più dove metterli…

              • paniscus scrive:

                Aggiungo che, per quanto mi ricordo dell’argomento nella mia generazione (che comunque non mi riguardava personalmente essendo femmina), c’era un’enorme differenza di percezione in base alla classe sociale e al livello culturale della famiglia.

                I ragazzi (maschi) che avevano solo la terza media (e negli anni ottanta ce n’erano ancora moltissimi), e che magari avevano già cominciato a lavorare a 14-15 anni, appena a 18-19 si vedevano arrivare la cartolina, andavano automaticamente in caserma, non ci pensavano nemmeno di striscio alla possibilità di chiedere il servizio civile sostitutivo.

                E anche chi riusciva a finire le superiori ma non era interessato a fare l’università, magari chiedeva un anno o due di rinvio, ma poi in caserma ci andava comunque.

                Invece, nella mia esperienza di conoscenze personali, quelli che volevano laurearsi e che quindi chiedevano sistematicamente il rinvio fino a 25-26 anni, nel frattempo avevano molte occasioni di riflettere e sceglievano quasi tutti il servizio civile (tranne qualche rara eccezione di figli e nipoti di militari, o di reazionari duri e puri, di quelli che pensavano che l’obiezione di coscienza fosse roba da fricchettoni e sovversivi…)

      • Ros scrive:

        Pino: “Tu metti delle persone a fare le stesse cose, vestite uguali, cantare le stesse scemenze, riconoscersi negli stessi simboli. Li fai stare insieme un anno: hai formato un gruppo”

        Hai formato il famoso spirito di corpo, che non si dimentica mai più fin che si resti in vita.

        E se poi avete combattuto pure assieme…

  30. Peucezio scrive:

    Se davvero a qualche genio saltasse in mente di ripristinare la leva obbligatoria in Italia sicuro che 1) non faccio figli o, casomai li facessi 2) me ne vado il più lontano possibile dall’Italia (la Nuova Zelanda è fin troppo vicina).

    • PinoMamet scrive:

      Sei proprio il fascio più strano del mondo!

      premesso che il servizio militare di leva NON tornerà in Italia… che ti ha fatto di male? Che c’è che non va?
      Non è “sacro dovere del cittadino” la difesa della Patria?

      Ma soprattutto, che c’è di male nel marciare in grigioverde (si fa per dire, in realtà il girigioverde non si usa più dal ’45) e sbagliare tutti i tiri al bersaglio con un fucile??
      Boh.

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “che ti ha fatto di male? Che c’è che non va?”

        Che in quanto uomini nasciamo liberi e l’idea che lo stato ti imponga una prestazione è lesivo di questo principio di libertà originaria, intangibile: è una vessazione odiosa, un arbitrio.

        La difesa della Patria è un dovere se la Patria è una realtà comunitaria: gli uomini in armi che difendono il villaggio. Ognuno come sa e come può. Senza cose mostruose come caserme, eserciti, disciplina, inquadramento, gerarchie, regole, anonimi sistemi collettivi alienanti.

        Prima ancora che un fascista sono un reazionario e odio i Piemontesi (non come popolo!), la modernità, il nazionalismo, il risorgimento e tutto il resto.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Prima ancora che un fascista sono un reazionario e odio i Piemontesi (non come popolo!), la modernità, il nazionalismo, il risorgimento e tutto il resto.”

          Ci piace! Infatti, la cosa buffa è che ci sono cose fondamentali che condivido con Peucezio, finché non salta alla guida del suo elicottero privato accusando i giudei di aver inventato la natura.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ peucezio

          “Senza cose mostruose come caserme, eserciti, disciplina, inquadramento, gerarchie, regole, anonimi sistemi collettivi alienanti.[…]la modernità, il nazionalismo, il risorgimento e tutto il resto.”

          …tutte cose senza le quali la difesa della Patria come la intendi tu – gli uomini in armi che difendono il villaggio – diventa completamente inefficace. Non è mica per caso che come entità politiche i villaggi sono stati sostituiti dagli Stati.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

      • PinoMamet scrive:

        “Che in quanto uomini nasciamo liberi e l’idea che lo stato ti imponga una prestazione…”

        eh allora mi sa che ti devi rassegnare, perché lo Stato ti impone tantissimi obblighi e prestazioni, dalle tasse alla necessità della patente per guidare l’auto passando per la scuola dell’obbligo.

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, la patente serve a tutela degli altri, mica arriva uno e ti obbliga a fare qualcosa con la forza; le tasse sono un male necessario e comunque sono un prelievo economico, non una prestazione in natura.

          Sull’obbligo scolastico sai come la penso.

          In ogni caso nell’idea di prelevare una persona e farla dormire fuori di casa, inquadrata in un contesto aggressivo, insegnandole a uccidere, ecc., c’è una carica di violenza non paragonabile all’obbligo di andare a scuola (che comunque non condivido, non solo per libertarismo, ma per tutti i motivi che sai).

          • PinoMamet scrive:

            “Vabbè, la patente serve a tutela degli altri, mica arriva uno e ti obbliga a fare qualcosa con la forza”

            anche il servizio militare serve a tutela degli altri, in caso di guerra;
            e se giri in auto senza patente, ti assicuro che la Polizia ti ferma con la forza…

            • Peucezio scrive:

              Ho capito.
              Dai, capisci benissimo la differenza fra un divieto e un obbligo.

              Un conto è dirti che per guidare devi avere un permesso, un conto è sequestrare la tua vita per un anno.

              • PinoMamet scrive:

                Guarda che a una mia amica hanno tolto la patente per sei mesi, perchè aveva bevuto un bicchiere di più.

                Con obbligo di visita periodica e misurazione di livelli di alcool nel sangue, per cui nei sei mesi (e per prudenza anche dopo…) non ha più toccato una goccia di alcool.

                Ma non è questo il punto: i divieti ci sono, gli obblighi pure, il militare è (uso il presente perché è sospeso, non abolito) un obbligo come un altro, davvero non ci vedo tutta questa differenza ideologica.

                Certo, a livello pratico è una gran rottura di palle, sono d’accordo.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Guarda che a una mia amica hanno tolto la patente per sei mesi, perchè aveva bevuto un bicchiere di più.”

                Questa infatti è una degenerazione da stato autoritario.

          • PinoMamet scrive:

            “In ogni caso nell’idea di prelevare una persona e farla dormire fuori di casa, inquadrata in un contesto aggressivo, insegnandole a uccidere, ecc., c’è una carica di violenza”

            oserei dire che è il suo bello…

            • Ros scrive:

              “oserei dire che è il suo bello…”

              Qualcuno ci dovrà pure insegnare a uccidere come i cristiani o no?

              Mica siamo mici che ci insegna mammamicia a fare l’imboscata agli uccellini da squartare e a torturare a lungo e a morte i topolini!

              Il danno era che si e no il dieci per cento a esagerare di tanto imparava queste cose nella najia.

              Il resto non imparava manco come si usa il fucile, e stava tutto l’ anno dopo il CAR in magazzino, cucina, fureria, in autofficina …
              a fare fotocopie in ufficio alla Cecchignola come mio fratello🙄

            • PinoMamet scrive:

              Io feci il rinvio per l’università, poi la leva fu sospesa.

              All’epoca tra i ragazzi di qua diplomati o universitari, la naja era vista come una cosa per sfigati o per fasci.

              Tra quelli che ho conosciuto che l’hanno fatta, per scelta o per errore (sospettato di essere finto errore: nessuno voleva passare per fascio) nell’invio del modulo di rinvio o di obiezione, direi che hanno sparato tutti, al CAR.
              Tranne quello della Compagnia atleti, lui non so.
              Ma immagino di sì.

              Ha sparato una volta, con una pistola Beretta, persino il mitico R., che andò in Marina (spedito in Capitaneria di porto, perr il reso si occupava di rispondere al telefono, ri-pitturare muri ecc.)

              • Ros scrive:

                dopo il liceo (artistico sob☹️)
                mi feci la leva specificando che volevo andare nei paracadutisti.

                Non volevo fare la domestica sciacquina in qualche magazzino a sistemare divise, mutande e scarponi.

                Visto che lo dovevo fare …
                (certo potevo attendere un poco con l’università e scapolarmela visto che la stavano togliendo a mesi) … visto che lo dovevo (volevo?) fare tanto valeva farlo bene e imparare qualcosa di pratico che se come dice Peucezio un domani scoppiasse la prossima guerra mi ero impratichito😎

                Finito il militare, un anno in cui avrò si e no dormito in una branda solo un paio di settimane in tutto, e il resto all’adiaccio in perenne transumanza senza più ricordare cosa fosse l’ acqua corrente, mi iscrissi all’ Accademia di belle arti inselvatichito come un caprone, i piccolini lì si squagliavano solo a guardarmi.

                Ero letteralmente sceso appena appena sceso dalla montagna😁

                Comunque mi ci trovai bene visto che finito con l’ accademia mi rimisi velocemente in uniforme.

                Lì era tutto più semplice e selvaggio; quando appuravi come muoverti

              • Ros scrive:

                Chi è il mitico R. che andò in marina? Con la Beretta sparavano o gli ufficiali di complemento o i specializzati che dovevano imparare a sparare con tutto

              • PinoMamet scrive:

                Un compagno di classe di mio fratello, mitico perchè molto simpatico.
                Era anche carino, con uno strano ciuffo anni Sessanta fuori tempo massimo, e appunto era famoso perché cantava vecchie canzoni italiane, con la giusta punta di ironia, con la “voce anni Sessanta”.

                raccontava che lo fecero sparare una volta sola, appunto con la pistola, e ovviamente non fece neanche un centro
                (questo me lo raccontano tutti, qualunque fosse l’Arma o… l’arma)

                Non era allievo ufficiale né sottuficiale, probabilmente era scritto da qualche parte che con qualcosa dovevano farlo sparare, e a lui toccò la pistola.
                Boh.

                Un mio “collega” regista di cortometraggi, di una decina d’anni più vecchio di me, mi raccontò che finì al Genio guastatori per errore.
                Perciò per diversi mesi ebbe a che fare con bombe e mine, lo fecero anche sbarcare da un elicottero.

                Poi si accorsero che avevano letto male un qualche numeretto assegnatogli al CAR (non sono pratico di queste cose e le racconta a memoria e come mi sono state dette), e sarebbe dovuto diventare autista di camion, e così negli ultimi mesi gli fecero prendere la patente da camionista.

              • Peucezio scrive:

                Comunque, per chiarire, non ho orrore della violenza in sé (anche se non è che vi straveda) e le armi mi piacciono pure.

                Ho orrore di tutto ciò che è irregimentato, collettivizzato.

                Per me la vera democrazia sono i patrioti americani che assaltano il Campidoglio per un moto spontaneo, dal basso.
                Io sono per il popolo in armi, i forconi, le milizie paramilitare all’americana, il contadino con la doppietta che se ha paura che gli vuoi rubare le bestie ti spara nel culo.

              • PinoMamet scrive:

                “Paura”… si vede che conosci poco i contadini.
                Non hanno paura che gli vuoi rubare le bestie: ne hanno la certezza, e ti sparano nel culo.
                Non hanno paura di te, né dei carabinieri (che del resto gli sono compari).

                E si sono trovati benissimo a militare irregimentati, se non hanno fatto la firma è solo perché mamma a casa stava poco bene.

                (Parlo di un mio zio, per intenderci).

              • Ros scrive:

                “Poi si accorsero che avevano letto male un qualche numeretto assegnatogli al CAR (non sono pratico di queste cose e le racconta a memoria e come mi sono state dette), e sarebbe dovuto diventare autista di camion”

                i miei amici autieri😁

                I numeretti:
                http://www.anaroncegno.com/incarichi_militari.html

                io bazzicavo tra i 2 sotto a seconda dei pasticci che combinavo e dell’umore del capitano di Compagnia:

                30/A Fuciliere assaltatore

                30/C Mitragliatore

              • Ros scrive:

                Pino: “Tra quelli che ho conosciuto che l’hanno fatta, per scelta o per errore (sospettato di essere finto errore: nessuno voleva passare per fascio)”

                se c’è una cosa di cui non ho mai sentito parlare in quegli ambienti – ne qua ne altrove – sia che fossero truppa o ufficiali è di politica e preferenze politiche.

                Ne eravamo, per quel che carpivo, completamente agnostici e ignavi

              • PinoMamet scrive:

                Sì ma io parlo dei liceali/universitari di qua e della loro visione della vita (di allora).

                Ti piaceva la vita militare (cioè, l’idea o prospettiva di essa)?
                Dovevi essere o fascio, o frustrato/complessato, o ignorante.

                Per cui, quando qualcuno finiva a fare il militare, aveva pronta la scusa: “ho dimenticato il rinvio”…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                io conosco quelli meridionali.

                Il resto è come dici, ma quando si è trattato di fare il militare, è nato il brigantaggio.
                Non foss’altro perché erano costretti a trascurare la terra per una cosa che non gli serviva a niente.

              • PinoMamet scrive:

                Adesso saranno tutti in casa protetta o al camposanto, ma dovevi girare per le campagne e vedere i clienti campagnoli del mio povero papà, e scovarne, se ci riuscivi, uno che non fosse stato alpino o bersagliere, e orgogliosissimo di esserlo stato…

              • PinoMamet scrive:

                Mentre i loro figli e nipoti scolarizzati:

                “il militare è una cosa da buzzurro, da ignorante, da gente che ce l’ha piccolo e allora gioca con i fucili…”

                proprio due umanità diverse.

              • Peucezio scrive:

                Ma certo.

                Il contadino incarna qualcosa di lontanissimo dalla modernità, ma ne sente in qualche misura il richiamo.

                Allo stesso modo di come i ceti popolari sentono il richiamo dei valori borghesi: vorrebbero assomigliare ai ricchi.
                Ma sono molto diversi dai ricchi.

              • PinoMamet scrive:

                Sai che non so se mi ritrovo in queste cose.

                Gli agricoltori di qua facevano il militare perché gli arrivava la cartolina precetto, ed era una bella occasione per vedere parti lontane d’Italia, imparare meglio a sparare col fucile (quello da caccia già ce l’avevano), andare a puttane per la prima volta, scambiarsi pareri e opinioni con altri ragazzi della loro condizione sociale, e qualche volta di condizioni molto diverse, di altre parti d’Italia, fare i fighi quando tornavano con le ragazze.

                I loro nipoti studenti universitari odiavano l’idea di andarci perché non volevano vivere in caserme squallide, non volevano sottostare agli ordini di un caporale più giovane di loro o di un maresciallo più ignorante di loro, l’Italia l’avevano già vista e i fucili non gli interessavano.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                sì, credo fosse così un po’ dappertutto e mi pare anche ragionevole.

                Io mi riferivo alla contrapposizione fra modelli collettivistici e modelli comunitari.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “oserei dire che è il suo bello…”

              De gustibus…

              Chi vuole lo faccia.

      • Peucezio scrive:

        Pino
        “Sei proprio il fascio più strano del mondo!”

        Questo comunque un po’ è vero 😀

        • Ros scrive:

          Peucezio: “…Che in quanto uomini nasciamo liberi e l’idea che lo stato ti imponga una prestazione è lesivo di questo principio di libertà originaria, intangibile:
          è una vessazione odiosa, un arbitrio…”

          “Sei proprio il fascio più strano del mondo!”

          Questo comunque un po’ è vero 😀”

          Tutto ciò vagamente mi fa sovvenire il concetto pasoliniano di “Anarchia del Potere”

          Niente, sia chiaro, che riguardi il fin troppo buon Peucezio😀

          Nella sceneggiatura di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” Pasolini fa dire ad un pervertito fascista:

          “Noi fascisti siamo i soli veri anarchici,
          naturalmente una volta che ci siamo impadroniti dello Stato.
          Infatti, la sola vera anarchia è quella del potere”

          “Nulla è più anarchico del potere.

          Il potere fa praticamente ciò che vuole.

          E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economica, che sfugge alle logiche razionali …

          … Secondo i fascisti di Pasolini, anarchia e’ una condizione di privilegio e sopraffazione tale da consentire ad un’elite dello stato di fare qualsiasi cosa, senza soluzione di continuita’ o limiti dovuti al rispetto per gli altri.

          Essa puo’ avvenire soltanto quando questi anarchici possiedono tutto il potere dello stato – e oltre”.

          Ricordate il magnifico
          “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri con Gian Maria Volonté, del 1970?

          https://www.mymovies.it/film/1970/indaginesuuncittadinoaldisopradiognisospetto/

          https://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/spettacoli-e-teatro/lanarchia-del-potere-performance/

          • Ros scrive:

            https://keinpfusch.net/salo-pasolini-e-boccia-e-sangiuliano

            “…La vicenda di Sangiuliano e della Boccia ricorda molto questa cosa.
            Nel senso che noi i fascisti li immaginiamo rigidi, disciplinati, militarizzati: dunque, soggetti a delle regole , a delle autorita’ e a delle gerarchie. Ma quando esaminiamo il loro comportamento reale, non vediamo questo…
            …se pensiamo ai fascisti secondo Pasolini, questa e’ semplicemente l’anarchia del potere fascista, dove se il ministro vuole farsi succhiare il cazzo allora prende una tizia e se la porta in giro more uxorio, fingendo che sia parte delle istituzioni, e se non ha la mail istituzionale l’amico che le offre lavoro nero le manda documenti classificati su gmail. Che problema c’e’?”

            Il casino delle libertà dello zio buon’anima😀

            https://www.youtube.com/watch?v=u-NRmT0R5eg

          • PinoMamet scrive:

            Mah…
            secondo me aveva torto Pasolini.

            I fascisti non me li sono mai immaginati particolarmente irregimentati e rigidi: militaristi sì, che è un’altra cosa.

            E non credo neppure che volessero ritagliarsi un potere in cui esercitare l’arbitrio assoluto.
            Tantomeno per fare perversioni e zozzerie.
            Ma manco D’Annunzio!

            Questo mi sembra il vizio della sinistra di demonizzare l’avversario al 101%.
            Non esiste il 101%, e la stragrande maggioranza delle persone… anzi, tutte le persone, arrivano a fatica al 60, 70% dei loro vizi o virtù.

            Quanto a Sangiuliano, che volesse l’amante per esercitare potere (ma l’avete visto?) mi pare davvero fuori bersaglio.
            Ha visto una biondona appariscente, neppure troppo bella, forse anzi è lei che ha visto lui, e se l’è accalappiato.

            • Ros scrive:

              “secondo me aveva torto Pasolini.

              I fascisti non me li sono mai immaginati particolarmente irregimentati e rigidi: militaristi sì, che è un’altra cosa.”

              Infatti Pasolini – come Eco – prende l’epiteto (e non tanto il fenomeno) Fascismo e ne fa uno schermo dove proiettare ciò che aborre;

              ma ciò che aborre, ciò che lo disgusta è anche ciò di cui è inconsciamente affascinato nel rimosso inconfessabile alla coscienza.

              Sembra
              – quasi, forse, chissà, boh, che ne so’ – che non odiamo mai davvero quel che non ci appartiene e non ci risuona dentro.

              a farci psicologia selvatica è il
              “dimmi ciò che detesti fino a sbarellare e ti dirò chi sei senza saperlo”

              Io, ad esempio, il fascismo lo sento come un’estetica decadente, romanticheggiante, belligerantemente cavalleresca “À rebours” di Huysmans e contradditoria nel suo esaltare il moderno e futurista, l’aereo e la velocità umbertoboccioni-peuceziana di Italo Balbo;
              e appunto D’Annunzio e Marinetti.

              Più confusi che persuasi, e un po’ naif, insomma🙄

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ PinoMamet

        “Che c’è di male”

        Come si vede che non sai di cosa parli.

        Ti dico solo questo: i miei Artiglieri dicevano ‘non ho ucciso, non ho rubato, pure un anno mi hanno dato’.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • PinoMamet scrive:

          No, so benissimo di cosa parlo: cioè dell’autorità dello Stato di farti fare il servizio militare.

          Ce l’ha. Rassegnati.

          E per favore smettila con questo tono paternalistico.

          Avere un paio di anni di più non ti trasforma in Von Clausewitz.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ pino maet

            “paternalistico”

            Mi scuso di aver dato l’impressione di voler essere paternalistico.

            Detto questo, certo che lo Stato ha questa autorità, visto che il servizio militare è un dovere del cittadino che è stato solo ‘sospeso’.

            Ma sono davvero arcistufo sentire gente che adesso parla della naja addirittura con nostalgia. quando è stata la pura e semplice rovina di intere generazioni (esaltati a parte, ma quelli ci sono sempre stati).

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Ros scrive:

              Andrea Di Vita:
              “Ma sono davvero arcistufo sentire gente che adesso parla della naja addirittura con nostalgia. quando è stata la pura e semplice rovina di intere generazioni”

              Personalmente mi è stata utilissima ad imparare a rapportarmi con chiunque e ad accettare il punto di vista di gente lontana anni luce da me.

              Mi ha reso assai diplomatico e attento alla forma mentis altrui
              (anche uno spizzico ruffiano e paraculo che non guasta😉), relativista scettico e tollerante.

              Prima di farla ero alquanto naif e diretto nei miei modi;


              – se ambivo a passarmela al sole col daiquiri in vasca e sgallettata al fianco – ho imparavo l’arte della vita o mi rovinavano la vita per sempre, come anche tu dici🙂.

              I primi due mesi di Smipar li passai insonne seduto sulla branda col badiletto tattico in mano a palleggiarlo quando arrivavano gli anziani nella notte coi secchi in mano, che non intendevo assoggettarmi a certe tradizioni
              (e non l’ho fatto).

              Quando mi stufai di non dormire, sempre col badiletto tattico, ci andai io dal capostecca che avevo già sgamato a fargli un discorsetto col cuore in una mano e il badile nell’altra.

              Fu molto comprensivo e gentile e risolvemmo😇
              tante volte si fa un dramma per un nonnùlla.

              Poi mi rilassai e imparai l’elasticità di galleggiare sereno in ogni tipo di corrente.

              La nostalgia della najia viene dal ricordo distorto e infiocchettato per la festa della giovinezza.

              Tutti odiavamo essere lì!
              Tutti sognavamo di scappare a Maracaibo alla prossima licenza e non tornare più in Italia.

              Ciao🙂

              ps
              perdona la comaresca curiosaggine Andrea,
              ma pensandola in tal modo perché mai ti sei fatto l’ AUC da sottotenente e non hai fatto il servizio civile?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Ros

                “servizio civile”

                Quando sei nipote di Carabiniere e bisnipote di Colonnello non è facile, credimi, superare le pressioni familiari e imboscarsi.

                Col senno di poi l’avrei fatto eccome.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • paniscus scrive:

                Andrea:

                “Quando sei nipote di Carabiniere e bisnipote di Colonnello non è facile, credimi, superare le pressioni familiari e imboscarsi. Col senno di poi l’avrei fatto eccome.”—–

                Ecco, visto che abbiamo individuato uno dei meccanismi più diffusi di automatismo sociale di gruppo sociale, ti chiederei di intervenire, anche con poche parole, sulla disussione che è in corso qui sopra,

                …sulle motivazioni per cui anche genitori atei, agnostici, o semicredenti vaghi di fedi diverse, si sentano in obbligo di battezzare i figli lo stesso, perché “il battesimo rappresenta l’ingresso nella comunità sociale”.

                Ma quando mai, negli ultimi 20 o 30 anni?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ paniscus

                “meccanismi”

                Conosco un coltissimo principe del Foro, patrocinante in Cassazione nonché mio compagno di liceo :-), che è agnostico anche più di me ma che non solo è stato battezzato lui ma si è sposato in chiesa e ha fatto battezzare la figlia “perchè si fa così” (sue testuali parole dietro mia domanda diretta).

                Io poi (che tra le altre cose annovero fra le mie antenate una delle pie donne che cambiava le bende insanguinate di Padre Pio) ho sposato una Polacca in Polonia. Figurati se non mi sposavo in chiesa!

                Ricordo che il prete Polacco pretendeva prima del matrimonio che avessi fatto la Confessione. Mi rivolgo al suo collega della mia parrocchia, cui spiego la situazione. Salta fuori che per il matrimonio in queste condizioni ci vuole tanto di attestato scritto in Latino su carta intestata della diocesi. Il prete Polacco è irremovibile; il prete Italiano non sa come uscirne. E’ andata a finire che il prete Italiano mi ha dato carta intestata e timbro, e che l’attestato in Latino per il prete Polacco l’ho scritto io.

                Siamo felicemente sposati da ventinove anni, mia moglie va in chiesa, io no (se non giusto per accompagnarla a Pasqua e a Natale) e mia figlia ha smesso di andarci.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • roberto scrive:

                andrea

                “Salta fuori che per il matrimonio in queste condizioni ci vuole tanto di attestato scritto in Latino su carta intestata della diocesi.”

                per me, mia moglie è luterana e voleva sposarsi nella chiesa del suo paesello pirenaico, cattolica.

                abbiamo dovuto chiedere una dispensa al vescovo di perpignan, ma che poteva essere fatta a domanda del parroco italiano, indirizzata al vescovo di bologna…però non mi ricordo niente in latino, tranne il testo della dispensa

          • PinoMamet scrive:

            Scuse accettatissime…

            io non ho affatto nostalgia per la naja.
            Non credo affatto che tornerà, neppure.

            Ma credo che in effetti a livello legale non ci sia nessuna particolare differenza tra la leva e la scuola dell’obbligo…
            sono cose che uno Stato ha il diritto di chiedere ai suoi cittadini.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ pino Mamet

              “Stato”

              OAAPM!

              E’ solo l’esperienza pratica personale che mi fa distinguere l’utilità della scuola dell’obbligo dall’inutilità della naja.

              I diritti dello Stato non mi sogno certo io di metterli in discussione.

              Ciao!

              Andrea

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Io invece credo che lo stato non solo non abbia diritti, ma non abbia nemmeno diritto a esistere.

                Nelle nostre società complesse è una forma di compromesso, ora come ora inevitabile, ma in sé lo stato è una struttura sociale e di governo intrinsecamente sbagliata.

              • PinoMamet scrive:

                “Io invece credo che lo stato non solo non abbia diritti, ma non abbia nemmeno diritto a esistere.”

                è una posizione legittima, ma a questo punto non ha senso distinguere, all’interno di uno stato che esiste, tra un obbligo/diritto e l’altro…

              • Peucezio scrive:

                Beh, no, è come dire che uno che mette la macchina in divieto di sosta e uno assassino sono da mettere sullo stesso piano.
                Una cosa è uno stato che ti multa per divieto di sosta, una cosa che ti sequestra per un anno obbligandoti a una prestazione in natura.

              • PinoMamet scrive:

                Questa è una distinzione sul piano pratico, non della legittimità.

              • Peucezio scrive:

                È chiaro.

                Ma è molto meno grave se un’istituzione illegittima ti fa un danno minimo che un danno enorme.

                Anche la criminalità è illegittima, ma un conto è uno che ti sfila 20 euro dalla tasca, un conto uno che ti spara un colpo di rivoltella.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “non ci sia nessuna particolare differenza tra la leva e la scuola dell’obbligo…
              sono cose che uno Stato ha il diritto di chiedere ai suoi cittadini”

              Non proprio: l’obbligo scolastico serve a proteggere il cittadino da chi ne esercita la potestà genitoriale. Infatti a 18 anni si intende assolto (o forse si usa un’altra parola simile, che però non ricordo) anche se non hai fatto tutti gli anni necessari per l’assolvimento (magari perché sei straniero).

    • paniscus scrive:

      “Se davvero a qualche genio saltasse in mente di ripristinare la leva obbligatoria in Italia sicuro che 1) non faccio figli o, casomai li facessi 2) me ne vado il più lontano possibile”—

      Peucè, scusa se dico le cose in maniera cruda, ma se davvero tu avessi una mezza idea di fare figli (il che è sempre una buona idea, per chi si lamenta che gli altri ne fanno troppo pochi, e che pensa che rimpolpare le generazioni successive sia bello e utile),

      a) ti ci vuole un legame duraturo con una compagna fissa (se poi è anche moglie, meglio ancora, ma comunque una compagna abbastanza fissa da poter ragionevolmente assumere che possiate stare serenamente insieme, non dico necessariamente per tutta la vita, ma almeno finché i figli sono molto giovani)

      b) scusa se faccio la cinica, ma ti ci vorrebbe una compagna con 15 o 20 anni meno di te, perché l’orologio biologico è diverso…

      • paniscus scrive:

        Per quanto riguarda la paura del ritorno alla leva militare obbligatoria (e dell’eventuale chiamata alle armi in Ucraina o in Kissaddoveistan), faccio presente che il figlio maschio adolescente ce l’ho già, sulla possibilità di reclutamento obbligatorio anche delle femmine non so nulla…

        • paniscus scrive:

          e l’unica cosa che posso sperare è che la presunta proposta sia solo un ballon d’essai senza nessuna conseguenza vera.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma sì, sono boutade periodicamente tirate fuori da persone diverse dal ministro competente.

            • Peucezio scrive:

              Tra l’altro la popolazione italiana di oggi ha mille difetti.

              Ma almeno è pacifista: li prenderebbero a pernacchie.

              Figuriamoci se gente che è capace di chiudersi in casa per anni per un raffreddore (so di giovani che dicevano che sarebbero stati pronti a non uscire di casa per decenni) sarebbe disposta ad andare in guerra o anche solo ad addestrarvisi: questi si cagano sotto anche se sentono una scorreggia.

            • PinoMamet scrive:

              Ma sai, non credo che gli italiani siano pacifisti.

              Il pacifismo è una convinzione, è un’ideologia.
              Agli italiani importa poco la questione.

              Poi ci sono poche migliaia di convintoni pacifisti, come ci sono poche migliaia di convintoni militaristi e guerrafondai: è normale.

              La maggioranza degli italiani invece- in questo hai ragione- è fermamente “paurista”.

              “Paura in alta quota! Una marmotta scoreggia”
              “Paura in città! han tolto la luce per due ore”
              “Paura nel quartiere! Ho visto uno che non avevo mai visto prima”…

              • Peucezio scrive:

                Sì, sono d’accordo, non credo sia una questione ideologica.

                Ma forse le due cose ultimamente un po’ si mescolano.

                Una certa popolarizzazione rimasticata e banalizzata di un certo populismo fricchettone anni ’70 che alimenta e trae alimento dalla paura atavica dell’italiano verso la guerra, la carestia, la pestilenza.

                E credo abbiano ragione: della guerra penso quello che tu dicesti del carcere qualche tempo fa (e che condivido):

                la guerra è brutta!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Più che pacifismo, lo chiamerei un vago irenismo.

      • Peucezio scrive:

        Paniscus,
        “a) ti ci vuole un legame duraturo con una compagna fissa (se poi è anche moglie, meglio ancora, ma comunque una compagna abbastanza fissa da poter ragionevolmente assumere che possiate stare serenamente insieme, non dico necessariamente per tutta la vita, ma almeno finché i figli sono molto giovani)

        b) scusa se faccio la cinica, ma ti ci vorrebbe una compagna con 15 o 20 anni meno di te, perché l’orologio biologico è diverso…

        Dov’è che avrei detto qualcosa di diverso?

        Comunque era un discorso per dire.

  31. MOI scrive:

    https://www.iltimone.org/news-timone/liberation-preoccupato-troppi-giovani-si-convertono-al-cattolicesimo/

    @ FRANCESCO / MAURICIUS

    Con tutto quel che è successo con l’ Islam … in Francia si preoccupano del Cattolicesimo !

    • Peucezio scrive:

      Ahahaha, fantastico!!
      La nuova emergenza sociale della Francia.

      Chissà come s’incazzerà Mauricius, visto che mi gioco i coglioni che la maggior parte di questi scelgono la liturgia tradizionale.

      • PinoMamet scrive:

        Probabile, ma bisogna tener presente che in queste cose la Francia è parecchio diversa dall’Italia…

        • paniscus scrive:

          Io, personalmente, da laica-agnostica che non ha mai battezzato i figli (ma che dopo un’età ragionevole li avrebbe lasciati liberi di farsi battezzare per scelta, se avessero voluto, ma non è mai capitato), non ci trovo assolutamente nulla di strano, o tantomeno di male.

          Mi sembra molto ma MOLTO più dignitoso scegliere di aderire alla religione cattolica da adulti (o comunque da adolescenti, sopra ai 13-14 anni), dopo averci capito qualcosa del contenuto e significato di tale appartenenza…

          …piuttosto che doversi sentire “socialmente cattolico” solo per tradizione, perché si è stati battezzati da neonati (magari da genitori che a loro volta non erano religiosi ma li battezzavano lo stesso, solo perché si usava così, o perché altrimenti i nonni si mettevano a piangere).

          Forse l’ho già scritto qui in passato, ma ricordo che in Francia, ormai almeno 10 anni fa, ho visto dentro le chiese dei volantini parrocchiali che indicavano nomi di catechisti referenti appositamente solo per chi era interessato al “battesimo per adulti”.

          In Italia non ho MAI visto nulla del genere, perché si dà per scontato che gli adulti non battezzati non esistano, o che quei pochi che esistono non abbiano la minima intenzione di avvicinarsi al cattolicesimo.

          Il che vuol dire che in Francia

          a) ci sono TANTI adulti che non sono mai stati battezzati, quindi si presume che non abbiano mai frequentato parrocchie o oratori;

          b) che alcuni di questi scelgono di avvicinarsi alla religione cattolica in tempi successivi.

          Però si parla sempre di parrocchie cattoliche “mainstream”, non di tradizionalisti, sedevacantisti o maniaci del latino.

          Su quest’ultimo punto, ossia essere maniaci del latino, sono almeno sicurissima che un adolescente non battezzato di mia strettissima parentela ne stia alla larga 🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Anche per me è molto più dignitoso abbracciare l’agnosticismo da adulti che essere tenuti lontani dalla religione fin da bambini.

            • paniscus scrive:

              E chi ha detto che a quei figli non si sia mai parlato di religione, o addirittura che siano stati tenuti all’oscuro dell’esistenza stessa della religione?

              Oltretutto, se anche i genitori volessero provarci, la vedrei difficile in una nazione in cui c’è una chiesa a ogni angolo di strada, due o tre servizi televisivi sul Papa ogni giorno, e perfino l’insegnante di religione nelle scuole scuola, fin dall’asilo (*)

              (*) anche se l’adesione non è obbligatoria, ma qualsiasi bambino si rende conto che alcuni compagni seguono religione e altri no, e che entrambe le cose sono legittime e normali…

              • paniscus scrive:

                E comunque, il punto importante è un altro: non vedo perché mai dei genitori che non s identificano nella fede cattolica dovrebbero FALSAMENTE indirizzare i figli verso una religione che loro stessi non praticano.

                I genitori credenti fanno benissimo a battezzare i figli quando vogliono e a educarli secondo la loro fede, purché si impegnino a dare concretamente l’esempio in famiglia, invece di limitarsi alle formalità sacramentali convenzionali.

                Noi non abbiamo battezzato i figli NON perché considerassimo il battesimo una cosa negativa o dannosa, per niente. Non li abbiamo battezzati, semplicemente, perché avevamo già abbastanza chiaro in testa che NON avremmo avuto intenzione di dare loro un’educazione cattolica, non li avremmo portati a Messa, non avremmo insegnato loro le preghiere, non li avremmo iscritti a religione a scuola, e non li avremmo mandati al catechismo. Francamente mi sarebbe sembrato molto ipocrita battezzarli con queste premesse, senza la minima intenzione di dare un esempio coerente.

              • Peucezio scrive:

                Paniscus,
                “purché si impegnino a dare concretamente l’esempio in famiglia, invece di limitarsi alle formalità sacramentali convenzionali”

                Ma perché?

                Un falso mito, un feticcio della contemporaneità è la coerenza.

                La coerenza è uno dei peggiori disvalori.
                La vita è complessa e contraddittoria.
                NON BISOGNA essere coerenti.

                Una cosa è la coerenza logica.
                Se fai un ragionamento non consequenziale, ho il diritto di fartelo notare.
                Ma la coerenza etica, cioè nell’agire non ha nessun senso. Coerenza a che poi?
                La vita è una continua eccezione, un continuo compromesso.
                Le dottrine, le teorie, i sistemi etici sono linee di indirizzo, servono a dare un minimo di direzione, a porre un minimo di freni, sono una sorta di approdo ideale, astratto.
                Non ideale nel senso che sarebbe l’optimum: non è detto. Ma nel senso che è bene tendere un minimo verso lì, giusto perché i compromessi pratici, indispensabili e, anzi, utili e sani, non offuschino qualsiasi afflato ideale, ma ci si muova in un giusto compromesso fra gli uni e l’altro.
                Inoltre i sistemi dottrinali sono costruzioni intellettuali, sono belle architetture. Guai a interpretarle alla lettera, a prenderle sul serio.
                Ripeto, servono a dare un minimo d’indirizzo.

              • paniscus scrive:

                peucezio:

                e allora ti rigiro la domanda precisa precisa dall’altra parte: PERCHE’ genitori non cattolici e non abituati a frequentare ambienti e cerimonie cattoliche, dovrebbero battezzare i figli lo stesso? davvero, non lo capisco.

                Considerando che se i figli vengono comunque educati alla conoscenza della società che li circonda, e che quindi non vengono PRIVATI di nessuna informazione significativa, e quindi potranno benissimo scegliere di battezzarsi da grandi, se vogliono.

                Perché in Francia ci si riesce e in Italia no?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La Francia, il paese dove a colpi di simil-ateismo di Stato sono riusciti ad andare in scontro frontale con la minoranza musulmana? Non la prenderei come un buon modello di gestione delle questioni religiose.

              • Peucezio scrive:

                Paniscus,
                non giudico le scelte dei singoli genitori, ci mancherebbe.

                Però sai bene come la vedo.
                Per me il battesimo è il rito di entrata nella comunità, nella società.
                E più in generale la religione, che significa “vincolo”, è un fatto comuniatario.

                Mio zio una volta mi disse: “sarebbe come lamentarsi che da bambino ti è stato insegnato l’italiano anziché un’altra lingua”.

                Con ciò, nelle società pluralistiche, complesse e individualiste di oggi secondo me è fisiologico e in fondo anche positivo che ognuno abbia la propria sensibilità personale, la propria visione delle questioni esistenziali, la propria spiritualità (la mia è molto più vicina a quella orientale che a quella abramitica) o anche la propria assenza di spiritualità (contento lui).
                Ma la religione è un’altra cosa, è un legame con la storia e la tradizione, con un patrimonio e un retaggio collettivo.

              • PinoMamet scrive:

                Sarebbe come dire che io, che odio i formaggi e non resisto al loro odore, devo mangiare il parmigiano per avere un legame con la tradizione e il territorio…

                ma non eri tu Peucezio quelli contro gli obblighi imposti?

              • Peucezio scrive:

                D’altronde è sempre stato così.
                La società romana era una società estremamente pluralistica, evoluta, c’erano tante fedi, filosofie, ecc., ma nessuno dubitava che la religione avesse una funzione publica e sociale. Diciamo anche politica.
                Ci è voluto il cristianesimo per incrinare tale concezione.
                Quella di oggi è una nemesi, in un certo senso: quella stessa idea di fede individuale si ritorce contro il cristianesimo stesso.
                Ma non va bene, perché il cristianesimo non è solo quello delle origini, è anche quello istituzionale.

              • PinoMamet scrive:

                A te te piacciono sempre le cose più brutte però! 😉

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                distinguiamo, se no non si capisce niente.

                Mangiare un cibo è un atto pratico e se quella pietanza ti fa schifo, penoso.
                Io invece sto parlando di simboli, di gesti.

                In questo senso, se anche uno aborre il formaggio delle sue parti, non vedo perché non possa onorarlo quantomeno a livello simbolico.
                Se sei un politico, non valorizzi un marchio DOP locale perché a te personalmente non piace?

                Circa gli obblighi, io aborro quelli imposti dall’alto, molto meno quelli comunitari che vengono dal basso.
                Ma nemmeno approvo una comunità opprimente e vincolante.
                Ma una cosa è che la comunità non ti opprima e consenta il dispiegamento pieno delle tue potenzialità. Una cosa è che tu sia un essere irrelato, fuori dal tempo, dallo spazio e dalla società, una monade fuori da ogni contesto storico.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “A te te piacciono sempre le cose più brutte però!”

                Boh.
                Amo l’arte e la bellezza.
                Che sia classica, medievale, rinascimentale o anche ciò che c’è di bello negli anni ’60 (tanti orrori, pensa alle periferie delle città, ma anche tante perle, nell’architettura, nel cinema, ecc.).
                Amo le grandi costruzioni teologiche e dottrinali, così come quelle filosofiche.
                E amo i piccoli mondi locali, le comunità, i borghi, la gastronomia, i dialetti.

                Non amo il bigottismo, in qualunque forma.
                E non amo il materialismo, il nichilismo, il compiaciuto crogiolarsi nel nulla.

                E non amo le religioni del deserto, astratte, opprimenti, tragiche. Non amo il Dio che ti sovrasta, che ti annulla.

                Se una comunità è gretta e opprimente non mi piace affatto.
                Mentre mi piace quella vecchia umanità italiana espressiva, istrionica, creativa, quella commedia costante a cielo aperto che era una volta l’Italia.

                Poi, che ti devo dire, de gustibus…

              • Ros scrive:

                Paniscus:
                “e allora … PERCHE’ genitori non cattolici e non abituati a frequentare ambienti e cerimonie cattoliche, dovrebbero battezzare i figli lo stesso? davvero, non lo capisco…”

                Siamo così🙂; dolcemente complicati, sempre più emozionati, delicati…
                è difficile spiegare🙄

                Fra il non ci credo ma non si sa mai e il non è vero ma ci credo…

                Che ci costa un sbrizzo d’acqua in testa al pupo e poi a tutti mangiare le paste, bignè e cassatelle.
                Male non è che ci può fare!

                Uno, per sì e per no🙄;
                mette il ferro dietro la porta e va sul sicuro.

                Oggi domani un concorso… un inferno… un San Pietro portinaro…

                Cosa ne sappiamo?

              • paniscus scrive:

                “Per me il battesimo è il rito di entrata nella comunità, nella società.”—-

                Ma lo vuoi capire che la società generale complessiva NON E’ cattolica? O che comunque NON coincide con la comunità cattolica?

                Se i genitori NON frequentano comunità cattoliche, non vanno in chiesa, non partecipano a cerimonie religiose (se non qualche volta per affetto o amicizia personale a qualcuno che ci tiene, o per questioni di singoli obiettivi condivisi),

                perché dovrebbero sentirsi in dovere di far entrare il figlio in una comunità a cui NON appartengono nemmeno loro?

                Per me, il “rito di entrata nella comunità” per i miei figli è stato quando abbiamo firmato il riconoscimento anagrafico, che li ha resi cittadini a pieno titolo con tutti i diritti civili e i (futuri) doveri.

                E che è lo stesso identico documento che firmano TUTTI i genitori, anche quelli cattolici praticanti che poi faranno anche il battesimo, e anche i credenti di altre fedi, che forse faranno anche altre cerimonie rituali per introdurli nella loro comunità specifica, che non è quella generale…

              • roberto scrive:

                Paniscus:

                “e allora … PERCHE’ genitori non cattolici e non abituati a frequentare ambienti e cerimonie cattoliche, dovrebbero battezzare i figli lo stesso? davvero, non lo capisco…”

                Io invece anche se ne abbiamo discusso altre volte continuo a non capire che ti importa….è una decisione che può avere un miliardo di motivi da “tanto non guasta” a “così faccio contente le nonne”ma che a te non toglie nulla…chi se ne frega? Lasciamo campare la gente tranquilla, no?

              • paniscus scrive:

                “Mio zio una volta mi disse: “sarebbe come lamentarsi che da bambino ti è stato insegnato l’italiano anziché un’altra lingua”.—

                No, questa proprio non regge.

                Ai miei figli è stato insegnato l’italiano (e anche l’inglese) perché in casa si parlava davvero italiano (e anche l’inglese).

                Invece, non è stata insegnata loro la dottrina cattolica, perché in casa NON si seguiva e NON si praticava. Perché mai avrebbe dovuto fare parte integrante della “comunità” sociale di tutti?

              • paniscus scrive:

                “.è una decisione che può avere un miliardo di motivi “—

                Anche la decisione opposta può avere un miliardo di motivi.

              • Peucezio scrive:

                Paniscus,
                non metto in questione la tua scelta.
                Ti spiego come la vedo io e come mi regolerei.

              • paniscus scrive:

                “Io invece anche se ne abbiamo discusso altre volte continuo a non capire che ti importa….”—–

                Ma a ma non importa assolutamente nulla se lo fanno gli altri, che avranno le loro private motivazioni (che siano quella di accontentare la nonna, o di non fare la figuraccia coi vicini, o quella di crederci davvero, che è assolutamente rispettabile).

                Mi dà invece molto fastidio il sentirmi dire (come è successo qualche messaggio qui sopra) che anche genitori atei o agnostici dovrebbero educare ugualmente i figli alla fede cattolica anche se loro non vi aderiscono,

                perché secondo qualcuno “è sempre meglio” essere inizialmente educati al cattolicesimo per poi eventualmente poterlo abbandonare da adulti, per scelta,

                piuttosto che essere educati in un contesto laico per poi potersi eventualmente avvicinare alla religione cattolica da adulti, per scelta.

                Per esempio, come si è detto prima, in Francia lo fanno. Ci sono persone mai battezzate, che scelgono di farsi battezzare da grandi. Non capisco perché si debba pensare che in Italia sia impossibile.

                E insisto e ribadisco che l’educazione cattolica “preventiva” funziona SOLO se i genitori ci credono davvero.

                Chiunque sia stato fatto battezzare, catechizzare, comunicare e cresimare da genitori che NON ci credevano realmente, e che conducevano uno stile di vita completamente diverso da quello cattolico, si accorge della dissonanza eccome, e magari si sente anche preso in giro…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “piuttosto che essere educati in un contesto laico per poi potersi eventualmente avvicinare alla religione cattolica da adulti, per scelta”

                Perché non il contrario? Si educano tutti in un contesto cattolico per poi potersi eventualmente all’irreligiosità da adulti, per scelta.

              • PinoMamet scrive:

                Io la vedo come Paniscus.

                Una famiglia religiosa troverà naturale educare i figli secondo i propri valori.

                Una famiglia non credente idem.

                Il resto mi sono sempre sembrati un po’ dei pretesti.

                A Peucezio piace la religione bandierina-sulla-mappa, la religione istituzione e la religione simbolo.

                Insomma, tutto tranne che la religione religiosa 😉

                A Mauricius piace litigare 😀

                (dai, si scherza)

                Ma su queste questioni, mi pare la cosa più ovvia e naturale che la famiglia cattolica battezzi il bimbo e lo mandi a catechismo, quella atea gli insegni che sono tutte balle, quella agnostica gli insegni che non ne sanno niente e non gli interessa tanto.

                Poi da grande, in ogni caso, ci penserà lui.

              • roberto scrive:

                paniscus

                ‘che anche genitori atei o agnostici dovrebbero educare ugualmente i figli alla fede cattolica anche se loro non vi aderiscono,”

                scusa mi sono perso, a quale messaggio ti riferisci?

                ovviamente “battezzare i figli per convenienza o tradizione” non ha nulla a che vedere con “educarli alla fede cattolica”

                “Chiunque sia stato fatto battezzare, catechizzare, comunicare e cresimare da genitori che NON ci credevano realmente, e che conducevano uno stile di vita completamente diverso da quello cattolico, si accorge della dissonanza eccome, e magari si sente anche preso in giro…”

                i miei, battezzati tutti e due “perché sennò la nonna piange” (in realtà anche la mamma, che va in chiesa tre volte all’anno ma ci teneva)….non gliene frega assolutamente nulla

                la gran de non ha voluto fare la cresima (cioè quella cosa che fanno i tedeschi della quale mi sfugge il nome), il piccolo ha fatto contento chi gliela voleva far fare e l’ha fatta

                entrambi crescono atei e sereni
                🙂

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “A Mauricius piace litigare”

                Sto provocando, ovviamente. Però sto cercando di sollevare un problema reale: per quale motivo uno che non è cattolico osservante dovrebbe dare ai figli un’educazione atea? Mi sembra quasi che si voglia suggerire che quella sia la cultura di default e che tutto il resto sia una cosa in più che si sceglierà da adulti. Non è semplicemente vero: l’irreligiosità è un’opzione culturale tanto quanto qualsiasi religione, per cui non è uno scandalo che una famiglia preferisca un’opzione diversa pur non aderendovi al 100%.

              • PinoMamet scrive:

                Sì, sono d’accordo.

                ma in queste cose, non ne faccio una questione di principio.

                Non mi scandalizzano i non credenti che battezzano i figli “perché nonna piange” (ma le nonne non piangono più).

                Mi ha stupito molto la mia amica non credente (ma battezzata) che ha fatto battezzare le due bambine, insieme in blocco unico poco dopo la nascita della seconda, perché preoccupata che “poi non conoscono la cultura del nostro paese e non sanno la storia dell’arte”.

                tra l’altro è pure un’insegnante di latino e italiano!

                Ma capirei ancora se non fosse stata battezzata: è stata battezzata, è stata a catechismo, lo sa bene che insegnano tutto tranne che la dottrina cristiana, e vede benissimo che i suoi studenti, cattolici italiani, marocchini musulmani o sikh del Punjab, sono tutti parimenti spaesati di fronte alla Trasfigurazione di Cristo (che roba è?) e l’assunzione della Madonna, per non parlare delle “persone”,”nature” e “sostanze” che facevano litigare medievali e bizantini…

              • PinoMamet scrive:

                Ma non mi scandalizza.
                Alla fine ha ottenuto il risultato che le figlie sono andate a catechismo finché ci andavano le amichette, una è stata sbolognata agli scout che male non fanno e meglio di stare in casa davanti alla TV, ed entrambe sono sostanzialmente identiche a come sarebbero senza catechismo.

              • paniscus scrive:

                mauricius:

                “Perché non il contrario? Si educano tutti in un contesto cattolico “—

                E perché mai TUTTI?

                Chi è cattolico educa i figli in un contesto cattolico, non vedo perché aspettarselo come norma generale o come obbligo sociale anche da tutti gli altri.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Tu hai iniziato con questa storia per cui bisogna dire agli altri come educare i figli.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non ho capito l’interrogativo: mi devo incazzare perché ti giochi i coglioni? Non è che me ne freghi poi molto…

  32. Peucezio scrive:

    Che poi la cosa mi fa ridere e mi fa piacere perché fa incazzare comunisti, modernisti, laicistume vario, ma non è che io gongoli di fronte a questa tribalizzazione della società in gruppi più o meno fanatici.
    Questo almeno è in linea con la tradizione locale e può contribuire a evitare lo sfacelo di tutto un patriomonio storico-artistico, ma non è quello il mio tipo di società ideale, ammesso che ce ne sia una.

    Ma, insomma, a me i convertiti non piacciono.

    • PinoMamet scrive:

      “perché fa incazzare comunisti, modernisti, laicistume vario”

      mah… non è che veda tutta questa indignazione in Italia perché in Francia i grandi si fanno battezzare…

      ma secondo me neanche in Francia. A parte l’articolo di Libération citato nel link, credono che abbiano altri cazzi per la testa.

      Poi si sa che in Francia ci sono state le guerre di religione, l’Illuminismo, la Rivoluzione francese, le tendenze gallicane, lo scisma Lefebvre…

      ha davvero poco senso paragonarla all’Italia, dove tranne qualche fenomeno marginale (i valdesi, i greco-ortodossi diventati subito greco-cattolici e in qualche caso normali cattolici, pochi ebrei non convertiti anch’essi al cattolicesimo) c’è stata solo la Chiesa, e i cattolici e moltissimi anticlericali anch’essi cattolici.

      • Peucezio scrive:

        Ma certo.

        Ma sta’ tranquillo che molti si fanno il sangue amaro.
        E se il fenomeno dovesse crescere, se lo faranno di brutto.

        Non tu, di certo, che sei religioso e anche se fossi ateo saresti tollerante e alieno da fanatismi laicisti.
        Ma ti assicuro che il mondo è pieno di fanatici laicisti.
        E la Francia più che mai.

        L’Italia, vabbè, è addormentata nel suo torpore: mentre nel mondo ci sono due guerre, in Italia si parla di Sangiuliano e la Boccia.

        • PinoMamet scrive:

          hai ragione, ma io trovo che in un certo senso in questo essere interessati più alla farsa locale che al dramma planetario, stia la forza dell’Italia…

          • Peucezio scrive:

            Eh, non so, per secoli è stato così, ma oggi stiamo sprofondando e temo che questo esercizio omfaloscopico sia come i dotti bizantini che discutevano del sesso degli angeli coi turchi alle porte.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma noi abbiamo veramente i turchi alle porte? Gli italiani accettarono cose dolorose pur di chiudere tutti i conti con i propri vicini ed avere alle porte sloveni, austriaci, svizzeri e tunisini. E francesi, che a stento di cagano. Ed essere nelle condizioni di parlare di calcio e di Sangiuliano quanto gli pare.

              • Peucezio scrive:

                Stiamo sprofondando fra i paesi sottosviluppati.

                Ieri guardavo gli indici del costo della vita nel mondo.
                Fino a pochi anni fa l’Italia era un paese costosto, in quanto ricco.
                Oggi è fuori dal club.

                Questo significa che un immobile in Italia era una ricchezza in Occidente in genere, oggi lo è solo se lo affitti e vai a vivere in America Latina. Se lo vendi e vai a stare in Francia o negli USA, là ti ci compri un garage.

              • Peucezio scrive:

                Tra l’altro stiamo perdendo lo stato sociale, la sanità gratuita, l’industria non l’abbiamo più da anni, tutti gli asset fondamentali li abbiamo venduti…

                E la gente, anche quando non potrà nemmeno mangiare, state tranquilli che non si ribellerà: noi non siamo come i francesi, siamo come i greci.

              • Ros scrive:

                Mauricius: “Ma noi abbiamo veramente i turchi alle porte? Gli italiani accettarono cose dolorose pur di chiudere tutti i conti con i propri vicini”

                Accetteremo pure le “cose turche”; che ci vuole! Giusto un po’ di apertura…

                e ce le faremo piacere quanto le loro telenovele pomeridiane su canale 5 senza drammatizzare, che in fondo è solo questione di corna😏

                https://images.app.goo.gl/nuiZXU2ahwTAHvtW7

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “è in linea con la tradizione locale ”

      Oppure no? Nel senso di chiedersi il significato di tradizione: si può
      dire che ormai tradizionalmente il cattolicesimo non fa più parte dell’identità francese?
      In questo senso, la ricerca di un’identità religiosa potrebbe essere una conseguenza dell’immigrazione e dello sdoganamento sociale che questa ha portato del bisogno di una identità religiosa (per cui è normale dire “io sono [inserire religione] e non è più un residuato da vecchie bigotte).

      • Peucezio scrive:

        Lo è nell’arte, nella storia, nelle vestigia, nella cultura, nella letteratura, ecc.

        Non sto dicendo che la società sia ancora intrisa di cattolicesimo, questo no di certo.

        • Ros scrive:

          La classe alta e/o nobiliare antica col pedigree si fa ancora onore d’essere cristiana come Luigi IX° il santo capetingio.

          Ma, ummaumma, nelle catacombe dei loro castelli in Loira tipo le feste e i riti della nobiltà romana nera-emo nella “Dolce vita” di Fellini.

          La nobiltà vista con gli occhi del mio cameriere, diceva Visconti 😏

          • roberto scrive:

            Bravo ros!

            Io l’ho detto varie volte, se venite a trovarmi in Lussemburgo e volete incontrare la crème de la crème dei francesi, li trovate tutti riuniti alla messa del sabato (io resto a preparare il barbecue, ci vediamo quando avete finito)

            • Ros scrive:

              Roberto: “…e volete incontrare la crème de la crème dei francesi, li trovate tutti riuniti alla messa del sabato (io resto a preparare il barbecue, ci vediamo quando avete finito)”

              😁

  33. Miguel Martinez scrive:

    https://contropiano.org/news/politica-news/2024/09/04/rinunciare-al-lavoro-stabile-nel-nord-perche-gli-affitti-si-mangiano-lo-stipendio-0175311

    “Rinunciare al lavoro stabile nel Nord perchè gli affitti si mangiano lo stipendio

    E’ di questi giorni la notizia che un quinto dei docenti siciliani entrati in ruolo, ma con assegnazioni nel nord Italia, hanno rinunciato all’incarico nonostante questo significasse perdere un contratto a tempo indeterminato e continuare a fare supplenze.

    La ragione è semplice ma dolorosa: gli alti affitti a Milano e nelle città del Nord (ma ormai anche a Roma) si fregano gran parte dello stipendio e rendono quindi impossibile uno standard di vita dignitoso. Ma si potrebbe anche vedere in altro modo: le retribuzioni dei docenti e dei dipendenti pubblici sono talmente basse che rendono impossibile pagarsi l’affitto di una casa a Milano e nelle città del Nord.

    Risultato: è più praticabile vivere di supplenze a casa propria che diventare di ruolo ma in città dove i prezzi degli affitti sono praticamente impazziti dalla fine della pandemia.”

    • Ros scrive:

      Miguel:
      “Rinunciare al lavoro stabile nel Nord perchè gli affitti si mangiano lo stipendio … è più praticabile vivere di supplenze a casa propria che diventare di ruolo ma in città dove i prezzi degli affitti sono praticamente impazziti dalla fine della pandemia”

      In effetti🙄

      se tieni famiglia fatta e decidi d’andare da solo lasciando il carrozzone
      – moglie e figli – a casa come i marinai cornuti che diventano gayfriend’s in mare e in sommergibile puoi trovare cuccia sgarrupata in comunione zoologica con altri scappati di casa che ti lasci gli spiccioli in tasca da mandargli così non silamentano troppo.

      Se ai intenzione di salire con tutto il carrozzone è proibitivo, e agli inizi almeno nemmeno conveniente.

      Se sei solo, beh … non hai granché scusanti; l’avventura è l’avventura🤠

      sempre meglio di rimanere nel limbo della tana con la reticella per lisciare i capelli in testa e la vestaglia da camera in gessato viola di Aldo Giuffrè in Mi manda Picone…

      …aspe’ !🤔

      fatemici pensare un poco senza farmi fretta che m’angoscio

      • Ros scrive:

        ma sono solo i siciliani?

        per sapere🙄

        sarebbe bello e spassoso, in qualche modo😁

      • roberto scrive:

        ros

        “se tieni famiglia fatta e decidi d’andare da solo lasciando il carrozzone”

        a naso mi pare il discrimine principale: se sei in due ed uno dei due parte per uno stipendio che compre a malapena le spese, non ne vale proprio la pena. se sei da solo, la vedo come te…vai ulisse a scoprire il mondo!

  34. MOI scrive:

    @MIGUEL

    NYC bird group drops name of illustrator and slave owner Audubon

    https://apnews.com/article/audubon-name-change-new-york-city-59174ea313cce47194a8dbf20912ced4

  35. Peucezio scrive:

    Pino (e gli altri),
    circa la Nato, ecc.

    Non è che noi stiamo nella Nato e siamo completamente appiattiti sugli interessi americani per interesse, per fare a qualche livello il nostro vantaggio.

    Non è che in politica internazionale, o in generale nelle cose umane, non esista il principio del vantaggio.
    Ma perseguire il proprio vantaggio è il prodotto di un’operazione razionale: soppesi i vari fattori in campo, individui dove risiede il tuo vantaggio, in che misura è realisticamente perseguibile, con quali compromessi, e agisci di conseguenza.

    Il mondo però si basa su rapporti di forza. Che non sono solo rapporti oggettivi, ma ancor prima sono rapporti soggettivi.
    Mi spiego meglio: i ruolo di capobranco e di gregario obbediscono a degli istinti e non risiedono solo sulla forza reale, ma anche su una dinamica istintiva naturale.

    Per cui il politico che asserve la nazione che dirige agli interessi di una nazione più forte, non lo fa solo e tanto per un calcolo razionale, nel senso di attuare un compromesso col più forte al fine di perseguire l’interesse della nazione stessa.
    Ma obbedisce a un istinto primario di obbedienza verso il più forte.
    I nostri istinti atavici, per quanto temperati dalla civiltà, non sono estinti, sono ancora lì. Per questo, a differenza di Miguel, non aborro il transumanesimo.

    E finché la civiltà teneva, venivano contenuti. Il modello educativo postsessantottesco ha distrutto la trasmissione intergenerazionale del sapere, cioè della civiltà, per cui le classi dirigenti contemporanee, formatesi in una scuola postsessantottesca, non hanno più quei freni inibitori e non sono più in grado di mediare coi propri istinti. E siccome l’istinto gregario è uno degli istinti fondamentali, la politica occidentale contemporanea è gregaria, contro gli interessi oggettivi delle nazioni che governa.

    Questo non accade a russi, ungheresi, turchi, cinesi, ecc., perché lì il ’68 non c’è stato e quindi ci sono ancora classi dirigenti pragmatiche e decise.

    • PinoMamet scrive:

      Cioè l’Italia sta nella NATO perché c’è stato il ’68?

      Mi sembra un po’ tirato per i capelli.

      • Peucezio scrive:

        No, come dicevo più su l’adesione alla Nato in sé è secondaria, infatti ho citato turchi e ungheresi.

        Anche con Craxi e Andreotti stavamo nella Nato. Ma salvaguardando, per quanto possibile, l’interesse nazionale.
        Ma quella era una generazione nata in piena prima metà del Novecento.
        Quindi sì, lo spartiacque è proprio quello.

        • Francesco scrive:

          Non sono d’accordo con la premessa “la NATO non da alcun vantaggio all’Italia” e ritengo che la spiegazione del “perchè allora ci stiamo e nessuno vuole uscire” sia una purissima supercazzola.

          Posso al massimo convenire che la classe politica, rispetto ai tempi di Craxi e Andreotti, è una chiavica.

  36. Peucezio scrive:

    Tra l’altro il ’68 è stato proprio questo: il progressismo si è trasformato da marxista in liberale. In Italia non ce ne siamo accorti perché i ragazzini continuavano a giocare ai marxisti ancora negli anni ’70 (e qualcuno lo fa ancora adesso), ma in realtà non erano più operai e contadini, ma, come ben vide Pasolini (l’unico che ha capito le trasformazioni sociali italiane del secondo Novecento), borghesi figli del benessere.
    Cioè non di ceto diverso, ma anche dello stesso ceto imborghesitosi dal boom, ecc.

    Quindi che l’atlantismo fosse l’approdo naturale di quel mondo “de sinistra” era fisiologico.
    Infatti quasi tutti, con qualche nobile eccezione, oggi sono diventati atlantisti.

    • Francesco scrive:

      io di liberale nel progressismo post-marxista non ci vedo nulla

      molto di liberal ma sono due bestie diversissime, a onta della quasi omonimia

      ciao!

  37. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    https://ilpedante.info/post/tutti-a-scuola

    “‘istruzione universale e obbligatoria è un concetto recente. Non se ne ha traccia nella storia antica, nel medioevo e neanche in età moderna, con una sola eccezione: l’appello An die Radherrn aller stedte deutsches lands: das sie Christliche schulen auffrichtenn vnd halten sollen (1524), in cui Martin Lutero auspicava per la prima volta l’istituzione di una scuola pubblica obbligatoria rivolta a tutti. “

    • Peucezio scrive:

      Sì, sapevo di Lutero.
      Come sempre tutti i mali vengono dal protestantesimo.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      È un errore prospettico.
      Voltaire si lamentava che in Francia era difficile trovare lavoratori perché si stava promuovendo l’istruzione di massa (e scrisse “il popolo non va istruito, va guidato”). Quindi no, la cosa non nasce dal protestantesimo.
      La Prussia banalmente fu il primo Stato a creare un’amministrazione sufficientemente capillare per poter avere la scuola obbligatoria per tutti. Ma la tendenza era quella in Europa.

      Lutero non ha nessun ruolo in questo, nel senso che all’epoca di Lutero era impossibile fare quella cosa lì. Nemmeno l’istituzione medievale che aveva cercato di promuovere l’istruzione diffusa, la Chiesa, era riuscita ad ottenere numeri vagamente decenti, quindi figurarsi un obbligo generalizzato!
      Come si diceva tempo fa, la scuola di massa richiede tante risorse.

  38. roberto scrive:

    OT ma non tanto visto che si tratta di econotutto

    Scopro che fra gli econotutto esistono pure dei no telescopio che se la prendono con la costruzione di un telescopio, che ovviamente è in una zona sacra e che causerà l’estinzione della famosa formica nana dei nebrodi

    http://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/spazio_astronomia/2024/09/08/stop-al-telescopio-in-sicilia-ma-e-cruciale-per-litalia-_04f5554c-6d87-4af9-885f-693904ce7959.html

    Mi conferma nella mia idea che oggigiorno qualsiasi costruzione in Italia è impossibile

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Però l’obiezione fatta – se vera – non sarebbe così peregrina: il sito scelto sarebbe nella zona di protezione totale del parco. Quindi sarebbe davvero così strano se in Italia qualsiasi costruzione nei parchi naturali fosse impossibile?

      • roberto scrive:

        guarda sono *sicuro* che ci sarà stato un pasticcio, che volevano costruire un telescopio in zona di inedificabilità assoluta, che non hanno tutti i permessi in regola, che non se ne farà niente e che il telescopo lo costruiranno alle canarie….ma resta il fatto che costruire una cosa qualsiasi da noi è impossibile (non so come si possa modificare il regime di una zona naturale, ma possibile che una volta decretata la zona di protezione integrale non ci sia nessun modo di fare una deroga per una costruzione a fini di ricerca?)

        PS per curiosità mia, guardo su wikiloc, l’applicazione che uso per passeggiare, il monte mufara, e vedo che sulla cima, a 1865 metri, ci sono degli impianti di risalita, una stradina e c’è già c’è un laboratorio astronomico con telescopio automatizzato

        https://www.media.inaf.it/2016/09/02/parco-astronomico-isnello/

        (la foto non è chiara, quello che si vede su wikiloc è un bel telescopio)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Al netto di quale sia la verità sul caso, che la deciderà il TAR.

          “ma possibile che una volta decretata la zona di protezione integrale non ci sia nessun modo di fare una deroga per una costruzione a fini di ricerca?”

          Certo che si può, come si può anche fare una legge che autorizzi l’apertura di un’acciaieria perché industria strategica, ma allora la protezione non è più integrale.

          • roberto scrive:

            si certo, ma trovo, e questo riconosco che è solo un mio gusto personale, una certa differenza fra costruire un’acciaieria (che probabilmente puoi costruire un po’ ovunque) o un telescopio

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          A latere, ti eri scandalizzato quando gli astronomi avevano lanciato l’allarme per gli effetti dannosi che le costellazioni satellitari avevano sulla radioastronomia?
          Oppure l’ordine delle priorità è
          1. internet veloce in mezzo al Sahara
          2. ricerca (che si sacrifica in nome della n. 1)
          3. parchi naturali (che si sacrifica in nome della n. 2… ma quindi anche della n. 1)

          https://kelebeklerblog.com/2022/02/08/cosmocrazia-2/#comment-779318

          • roberto scrive:

            non mi frega niente del sahara, stavo solo notando che QUI (cioè lì da voi in italia, che è poi l’unico posto che mi interessa) qualsiasi tipo di costruzione scatena polemiche (…salvo poi costruire parcheggi sulle dune protette di castel porziono perché ahò ‘a macchina ‘ndo la metto)

            tutto qui, e non ho voglia di parlare d’altro

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “qualsiasi tipo di costruzione scatena polemiche (…salvo poi costruire parcheggi sulle dune protette di castel porziono perché ahò ‘a macchina ‘ndo la metto)”

              Però allora non ho capito il punto: ti dà fastidio che non si possa costruire nulla (però, appunto, poi si costruisce proprio tutto), oppure che non ci sia unanimità di applausi per ogni progetto? In Lussemburgo funzionate veramente come una mente-alveare?

    • Miguel Martinez scrive:

      per roberto

      ” la costruzione di un telescopio”

      il signor Adolfo (nomen omen) Urso, ex-militante del FUAN, oggi insignito con il fantastico titolo “ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo spazio“, che l’Italia c’ha pure da mandare otto milioni di baionette nello spazio…

      dichiara che “”Non possiamo perdere l’occasione di fare dell’Italia sempre più una potenza spaziale””

      e comunque stanno per arrivare i musulmani, no i russi, no gli asteroidi, dallo spazio che ci vogliono distruggere, ma se facciamo l’osservatorio, li fermeremo.

      Ammetto di aver letto poche volte articoli così allucinanti.

      • Miguel Martinez scrive:

        “Ammetto di aver letto poche volte articoli così allucinanti.”

        Odio le frasi fatte da conformisti…

        Ma quel comunicato mi obbliga a dichiararmi, non solo tesserato ANPI, ma pure ANTIFASCISTA. Con tutte le maiuscole, e chiedendo scusa a Peucezio.

        • Miguel Martinez scrive:

          “ma pure ANTIFASCISTA”

          Ovviamente con riferimento anche ai mitici Fascisti su Marte.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Martinez

          “ANTIFASCISTA”

          Ecco, vedi, è proprio questo atteggiamento che è la rovina dell’antifascismo.

          Urso sarà fascista, ma ha detto una cosa nota e stranota (o per o meno che lo dovrebbe essere): l’industria spaziale è davvero uno dei pochi settori in cui incredibilmente l’Italia ha un peso di assoluto rilievo internazionale, molto superiore a quello che la sua irrilevanza politica o le dimensioni del suo debito pubblico farebbero sospettare.

          Senza scomodare San Marco, se si va a vedere la lista dei fornitori e dei subfornitori della ISS viene fuori che complesissamente più del 60% di tutta la Stazione Spaziale è fatta in Italia o si basa su forniture o progetti Italiani – anche la parte USA, non solo quella Europea. Lo so perchè conosco personalmente uno dei responsabili di questa felice situazione.

          Qui l’antifascismo non c’entra nulla.

          Non ripetiamo la fesseria della rinuncia al nucleare.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Peucezio scrive:

            Andrea,
            guarda che a Miguel dell’antifascismo, come del fascismo, non frega nulla.

            D’altronde siamo nel 2024, faccio fatica a dargli torto.
            Io poi ho la mia storia personale e famigliare e vabbè…

          • Francesco scrive:

            secondo me non è la rovina dell’antifascismo moderno

            ne è l’essenza

            Ciao

      • roberto scrive:

        prova qui

        https://www.esa.int/Space_in_Member_States/Italy/Un_passo_avanti_per_la_rete_Flyeye

        poi vabbé, in effetti chissenefrega, lo faranno da un’altra parte così facciamo un dispetto a quel tale ex militante del fuan

        PS non farti fuorviare dalla E di europa, non c’entra niente con l’Unione europea (se non che l’UNione europea contribuisce al bilancio dell’ESA e ci sono dei programmi in comune)

  39. Miguel Martinez scrive:

    Da un canale Telegram https://t.me/prospnevskij/2857 dal tono un po’ paleosinistro, un’importante e dimenticata rievocazione storica:

    L’8 Settembre 1974 raggiungeva il proprio apice la rivolta di San Basilio, il giovane militante comunista Fabrizio Ceruso veniva ucciso dalla polizia. La borgata romana di San Basilio venne costruita in epoca fascista, inaugurata personalmente dalla moglie del Duce e considerata dal regime un dono senza eguali alla capitale. In realtà si trattava di un quartiere di periferia senza servizi ed infrastrutture costruito per il solo fine di riposizionare i romani sfrattati dai rioni sventrati dal regime nel centro della città. Già nell’immediato dopoguerra le case avevano superato il limite di vivibilità, tanto che alcune vennero demolite. In vista delle Olimpiadi di Roma del 1960, il comune fece costruire nuovi alloggi popolari a San Basilio ma ad usufruirne non furono i vecchi abitanti, ma i nuovi sfrattati dal centro città per eliminare le baraccopoli. Il quartiere divenne sempre più un contenitore di poveri ed emarginati per le istituzioni. Iniziò quindi l’occupazione delle case da parte del locale comitato di lotta e dopo diversi incontri della popolazione con le istituzioni, quest’ultime sembravano avessero accettato de facto che gli alloggi appartenessero agli occupanti. Ma il 5 Settembre 1974 le forze dell’ordine furono mandate a sgomberare tutti gli appartamenti, iniziò dunque la rivolta popolare: la polizia sparò lacrimogeni e proiettili dentro gli edifici, residenti di altre borgate accorsero in solidarietà a San Basilio e costruirono barricate. Ceruso, 19enne militante di Lotta Continua di Tivoli, venne ucciso con un proiettile al cuore. La resistenza divenne però più forte e lo Stato borghese dovette ritirarsi, riconoscendo l’assegnazione dell’alloggio popolare a tutti gli occupanti.

  40. MOI scrive:

    CMQ una Buona e una Cattiva Novella :

    La buona è che Gennaro Sangiuliano si è dimesso (ignoro dove vada a riciclarsi ora ) … la cattiva è che “va su” 😉 Alessandro Giuli : Giornalista 😱 !

    • Moi scrive:

      Attualità

      Alessandro Giuli, chi è il nuovo ministro della Cultura, carriera e vita privata
      Ilena D’Errico

      6 Settembre 2024 – 23:21

      Alessandro Giuli è il nuovo ministro della Cultura dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano. Ecco cosa sappiamo.

      https://www.huffingtonpost.it/politica/2024/09/06/news/chi_e_alessandro_giuli-16837086/

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “Ecco cosa sappiamo.”

        Ma riservato agli abbonati!

        • MOI scrive:

          Giornalista …Ministro della Cultura ?

          Inquietante a prescindere !

          • Francesco scrive:

            io trovo inquietante che esista, un Ministero della Cultura

            oppure scocciante, nella versione italiana di “elargitore di soldi agli amici e ai cuggini”

            chi sia diventa secondario

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “elargitore di soldi agli amici e ai cuggini”

              Cioè far funzionare i musei significa elargire soldi ad amici e cuggini?

      • PinoMamet scrive:

        Sul cellulare me l’ha fatto leggere.

        Insomma, per parte paterna discende da fascistoni, che sarebbe niente, il problema è che erano anche proprietari terrieri e convinti che “la Resistenza gli ha rubato tutto”.

        Quindi ricchi, stronzi, privilegiati e convinti che il privilegio sia cosa buona e giusta.

        Per parte materna, discende appunto dalla Resistenza, perché i soldi usciti dalla tasca destra devono rientrare in quella sinistra.

        Il peggio del peggio.

        Infatti gli piace la Schlein, e sospetto non perché abbia una politica particolarmente di sinistra… infatti gli piace tantissimo anche Renzi, che la sinistra si è dato da fare per distruggerla.

        Invece vuol far fuori dalla destra i nostalgici, dai quali in teoria proverrebbe.
        Non servono più a niente, anzi, capace che fanno perdere voti e immagine, quindi via!
        E questo la dice lunga sulla fedeltà agli ideali.

        Poi ha dato tutti gli esami di Filosofia, ma non si è degnato di laurearsi: chi ne ha bisogno quando si “scopre il giornalismo” et voila, il giorno dopo si è giornalisti?
        Tutto merito suo eh?
        No come quei milioni di giovani giornalisti squattrinati che non saranno mai alla guida di un quotidiano, tantomeno dopo un colloquio “di tre secondi” (parole sue)?

        ha ragione Moi: inquietante.

  41. Francesco scrive:

    >>> Trump ci vuole far pagare la difesa (che serve a loro, non a noi, perché noi non abbiamo nemici, visto che non andiamo a rompere i coglioni in tutto il mondo)

    Ora, non credevo che avrei mai letto un fascista più buonista e ingenuo della Schlein, ma che dico, di una Guida scout di 12 anni cresciuta a pane integrale e cascami del CV2!!!

    Pensare che “se non andiamo a rompere i coglioni in tutto il mondo” questo ci esime dallo spendere per la difesa perchè nessuno verrà a rompere i coglioni a noi … come possiamo definirlo?

    Ditemi voi

    • PinoMamet scrive:

      Costarica

      • Francesco scrive:

        sbaglio o la logica del Costarica è “sarebbe inutile opporsi con le armi agli yankees e gli altri li terranno buoni gli yankees stessi?”

        non è la situazione dell’Italia oggi, mi pare

        ciao

      • PinoMamet scrive:

        La logica del Costa Rica è: non ci serve un esercito anche se siamo in una delle aree più incasinate del mondo.

        E i fatti gli hanno dato ragione.

        • Francesco scrive:

          incasinate? non mi pare proprio, è un’area in cui l’incombente presenza degli USA garantisce pace e ordine in misura quasi asfittica

          l’ultimo conflitto è stato minacciato dal Venezuela contro un piccolo vicino di cui ora mi sfugge il nome

          • tomar scrive:

            Francesco:
            “è un’area in cui l’incombente presenza degli USA garantisce pace e ordine in misura quasi asfittica”

            Che si può dire di fronte a una così sesquipedale ignoranza della storia di quella regione?

            • Peucezio scrive:

              Devi capire che Francesco è un’ottima persona, ma è completamente impermeabile al principio di realtà (o fa finta di esserlo).

              Se a un certo punto gli USA giustificano qualche nuova guerra dicendo che gli asini volano, lui sosterrà che gli asini volano.

              • Francesco scrive:

                Peucezio,

                gli asini volano ogni giorno, basta caricarli su un aereo!

                però ho modificato il mio giudizio sulla seconda guerra del Golfo, proprio perchè non sono impermeabile ai fatti.

            • Francesco scrive:

              Scusami Tomar ma qual è l’ultima guerra combattuta in America Latina?

              così lo racconti anche a Miguel!

              • PinoMamet scrive:

                Dunque, solo per restare vicini al Costarica, in Nicaragua c’era lo scontro tra i Sandinisti e i Contras (sostenuti dai soliti statunitensi), a Cuba la rivoluzione cubana e i conseguenti fallimentari tentativi USA di rovesciarla, le “guerre delle banane” dei soliti statuintensi per spadroneggiare nella regione non le conto perchè finite prima dell’abolizione dell’esercito in Costarica, ma potrei benissimo contarle come argomento che avrebbe dovuto sconsigliare il piccolo stato dall’abdicare a un esercito…

                San Salvador e Honduras sono entrati in conflitto nel 1969, e San Salvador è spofondato in una guerra civile negli anni Ottanta, gli USA hanno organizzato un colpo di stato in Guatemala negli anni Cinquanta e ne hanno fatto una base per i “berretti verdi” e per varie azioni di massacro contro civili (riconosciuto da Bill Clinton)

                poi abbiamo la guerra civile in Colombia e pare che stia iniziando in Venezuela;

                di Haiti e Repubblica domenicana esiterei a parlare come di esempi di stabilità, ma più a sud, visto che chiedi dell’America latina, Perù ed Ecuador han fatto una guerra nel ’95 (1995)…

                non so, bisogna continuare?

              • PinoMamet scrive:

                Per la gioia di Francesco aggiungo l’operazione militare USA, regnante Reagan, contro Grenada, criticata (pensa te!) dalla Thatcher in persona…

                i due beniamini di Francesco uno contro l’altra!

          • habsburgicus scrive:

            la Guyana (ex-British Guyana, cap. Georgetown)..ma vi sono ragioni antiche..i confini fra Venezuela (ex-spagnolo, capitaneria generale di Caracas sotto una vaga dipendenza dal Viceré della Nuova Spagna a Ciudad de Méjico e NON dal Viceré della Nuova Granada a Santa Fe de Bogotà) e Guyana (ex-britannica) sono de facto, la vecchia Spagna rivendicava gran parte se non tutta la Guyana..ed è piccante che il Venezuela odierno marxista, indigenista, bolivarista, ispanofobo rivendichi gli stessi confini con gli argomenti dei giuristi di Sua Maestà Cattolica 😀
            lo stesso capitò alle Malvinas/Falkand, all’Honduras britannico (Belize, ma rivendicato dal Guatemala* non da Tegucigalpa) ecc

            qualcuno forse ricorderà la presidenza del gen. Kjell Laugerud Garcia (un norvegese, sic !!!) che governò il Guatemala dal 1974 al 1978..nei bei tempi anteriori a quel criminale di Rios Montt..Laugerud rivendicò il Belize e si prese sonore risate 😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “Pensare che “se non andiamo a rompere i coglioni in tutto il mondo” questo ci esime dallo spendere per la difesa perchè nessuno verrà a rompere i coglioni a noi … come possiamo definirlo?”

      Dunque, credo che tu sarai d’accordo che sarebbe bene evitare di entrare in guerra. Per questo, aderisci alla tesi del “se vuoi la pace, parabellum”.

      Ma queste sono preferenze personali o meglio chiacchiere: vediamo cosa dice la scienza.

      Sul piano storico, quali sono i paesi che sono riusciti a evitare per più tempo di essere coinvolti in guerre internazionali (lasciamo perdere problemi interni di qualsiasi tipo)?

      Mi vengono in mente:

      – tutta l’America Latina (ultima guerra pervenuta mi sembra quella tremenda ma delimitata nello spazio e comunque quasi un secolo fa, del Chaco, e poi la guerra delle Malvinas/Falkland)

      – l’Africa postcoloniale, con qualche eccezione (Libia e Ciad; 35 anni fa Etiopia e Somalia; Etiopia ed Eritrea, ma nasce come guerra civile; Rwanda e Congo)

      – la Svizzera, la Svezia, il Portogallo post-coloniale.

      Gli stati che invece si sono trovati più spesso e recentemente coinvolti in guerre internazionali, mi vengono in mente innanzitutto gli Stati Uniti (214 guerre in 244 anni; attualmente coinvolti in sette guerre internazionali, tutte lontanissime dal patrio suolo); poi forse la Francia, l’Iraq, la Russia?

      Quindi SE vogliamo la pace, dobbiamo fare come il Perù (ultima guerra, con il Cile nel 1883) e come la Svizzera (ultima guerra, quelle napoleoniche); non dobbiamo fare come gli Stati Uniti, l’Iraq, la Russia o la Francia.

      • Francesco scrive:

        me consenta di ricordarle che la geografia non possiamo sceglierla: quindi fare come l’America Latina è un pelino difficile

        mentre i paesi che sono riusciti a schivare le ultime due guerre mondiali erano o molto armati o molto periferici e poveri. cosa che non sempre è bastata, ti ricordo Norvegia, Finlandia, Grecia

        mi attengo a “estote parati”, se permetti

        • A scrive:

          @ Francesco

          “periferici e poveri”

          Non c’entra nulla.

          Pochi Paesi erano più periferici e poveri del Mozambico e dell’Angola. Eppure entrambi sono stati devastati per tre decenni da una guerriglia sanguinosissima fomentata da chi all’estero voleva fare cadere i rispettivi governi nati dopo le elezioni.

          Viceversa ci sono Paesi (diversi dalla Svizzera) che nuotano nell’oro pur essendo e che non hanno mai conosciuto un conflitto armato che sia uno dal 1945 a oggi (Bahrein, Singapore).

          Ci sono anche Paesi relativamente poveri nella stessa felice condizione (Thailandia)

          E poi ci sono i Paesi che se ne stavano per i fatti loro ma che sono stati distrutti dai bombardamenti altrui (Cambogia, Laos), e quelli che nella guerra civile – col successivo intervento esterno – ci si sono precipitati da soli (Somalia, Afghanistan).

          Poi, se uno va a vedere chi è che preferibilmente innescava dall’esterno i conflitti, scopre che:

          -nel Chaco i contendenti erano sponsorizzati rispettivamente da BP e Standard Oil

          -in Mozambico il RENAMO Mozambicano e l’UNITA Angolano erano le longa manus di Pretoria per conto degli USA

          -la Cambogia e il Laos, pur non belligeranti, sono stati disintegrati dai B52

          A onor del vero c’è UN caso in cui gli USA hanno fatto da paciere invece di sobillare una guerra. Quando nel 1942 il Perù occupo’ la regione dell’Amazzonia amministrata dall’Ecuador sconfiggendo le armate di Quito e bombardando Guadalquivir dall’aria, gli USA imposero un rapido trattato di pace a contendenti che riconosceva la vittoria Peruviana sul campo giusto per non trovarsi un focolai di conflitto che avrebbe potuto favorire indirettamente una penetrazione Giapponese.

          • Francesco scrive:

            >>> in Mozambico il RENAMO Mozambicano e l’UNITA Angolano erano le longa manus di Pretoria per conto degli USA

            vabbè, credevo di essere io l’appassionato di fantasy. i due regimi “socialisti” sponsorizzati dall’URSS dove sono finiti? e le fantomatiche elezioni cui accenni prima?

            qui il problema è dare un giudizio sulle fazioni locali basato solo sui parametri della Guerra fredda.

        • Andrea Di Vita scrive:

          errata corrige: ‘pur essendo’ -> ‘pur essendo quasi disarmati’

          Una cosa interessante: dal 1945 a oggi ogni intervento di Mosca all’estero si è sempre inserito in un conflitto civile preesistente edè stato finalizzato – con successo, tranne che per l’Afghanistan – per impedire la sconfitta della parte favorevole alla stessa Mosca (Afghanistan, Ucraina, Abkhazia, Ossezia del Sud, Siria, più la breve missione in Kazakhstan). Al contrario, anche quando l’intervento USA non è stato diretto (come in Indocina) è sistematicamente andato nella direzione dell’attacco a fazioni considerate ostili (Somalia) e/o della destabilizzazione di governi altrui (Angola, Mozambico).

          • roberto scrive:

            andrea

            “Una cosa interessante: dal 1945 a oggi ogni intervento di Mosca all’estero si è sempre inserito in un conflitto civile preesistente”

            anche in cecoslovacchia?

            • Francesco scrive:

              in Germania? in Ungheria?

              che poi quanti di questi conflitti civili preesistenti sono stati provocati da armi e istruzioni russe?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                In Germania i sovietici entrarono nel ’45, in Ungheria intervennero a sostegno del governo contro la rivoluzione.
                La Cecoslovacchia è l’esempio corretto.

              • Francesco scrive:

                In Vietnam del Sud? oppure in questo caso vale “non ci sono mica andati direttamente” o qualche altra curiosa clausola limitativa?

                Oh, non che io voglia negare la potenza del vento comunista che soffiò per decenni in tutto il mondo, tra voglia di rivalsa delle classi lavoratrici e lotte anticolonialistiche.

                La storia è una faccenda complessa, strana, spesso contradditoria.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Hai sentito parlare della Guerra d’Indocina?

              • Francesco scrive:

                Sì, ne ho sentito qualcosa.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ roberto

              “Cecoslovacchia”

              Ho parlato di ‘conflitto civile’ (e non di ‘guerra civile’) precisamente per includere i moti operai Tedeschi del 1953, gli scontri interni al KSČ quindici anni dopo e al PDPA dieci anni dopo ancora.

              In tutti i casi Mosca sembra ragionare sempre allo stesso modo: intervenire in un conflitto preesistente (armato o meno) per sedarlo prima che diventi un pericolo per la stessa Mosca.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • roberto scrive:

                andrea

                “Ho parlato di ‘conflitto civile’ (e non di ‘guerra civile’) precisamente per includere i moti operai Tedeschi del 1953, gli scontri interni al KSČ quindici anni dopo e al PDPA dieci anni dopo ancora.”

                vabbé….

          • Francesco scrive:

            Scusa ma non capisco se usi un criterio che distingue gli interventi diretti da quelli indiretti o meno.

            E neppure quale sarebbe questo criterio.

      • habsburgicus scrive:

        come il Perù (ultima guerra, con il Cile nel 1883)

        classico esempio (molto raro) finito bene..
        pure il Perà verrà premiato
        infatti nel 1929 un trattato fra Cile e Perù restituì al Perù Tacna in cambio del placet peruviano all’annessione da parte del Cile di Arica (l’area meno piovosa al mondo !)….Tacna e Arica erano state occupate dal Cile dopo la guerra del 1879-1883 ma non cedute de iure dai peruviani, dunque il Perù avrebbe potuto rivendicarle..in Europa sarebbe finito tutto a donne di facili costumi 😀 i più saggi latino-americani (e sia resa gloria pure al Cile) decisero che era meglio fare pari e patta (tanto il Cile aveva già annesso molti territori nel 1883..questi erano in più, per fare un paragone erano la “Fiume australe” :D)
        ovviamente qualcuno ci ha rimesso…e ovviamente fu la sfigatissima Bolivia 😀 😀 si mormorò, e potrebbe pure essere vero, che il Cile restituì al Perù Tacna ma pretese un accordo segretissimo -valido tuttora- secondo cui mai il Perù avrebbe dato uno sbocco al mare alla Bolivia ! quella medesima guerra vide la perdita da parte della Bolivia di Antofagasta, divenuta cilena, e la fine di ogni sbocco al mare per quello che illis temporibus fu noto come “Alto Perù”

      • firmato winston scrive:

        @Miguel:
        “e fare come la Svizzera”

        Un libretto su un argomento sconosciuto ai piu’ me compreso prima di leggerlo, e che mi e’ piaciuto quasi come i libri di Jon Ronson:

        “Il formidabile esercito svizzero”, di John McPhee

        Pero’ attenzione, che li’ incroci le ragazzine in bicicletta col fucile da guerra in spalla che vanno in campagna a fare esercizio, sai che articoli feroci ci scriveresti se ti capitasse a Firenze!

        https://www.swissinfo.ch/ita/politica-federale/gli-svizzeri-e-le-armi/29145648

        Il soldato di leva dell’esercito svizzero inoltre non e’ considerato dai suoi superiori un potenziale nemico da abbattere come da sempre in Italia (la naia l’ho fatta).
        L’esercito svizzero e’ su base territoriale, non ha lo scopo di “fare gli italiani” a forza, e la Svizzera e’ una confederazione di piccoli stati con dimensioni fra il nostro comune e la nostra provincia. L’Italia, mi dispiace per Peucezio e Andrea, ma era e resta un’espressione geografica, un piccolo impero romano decadente in miniatura, che non ha mai funzionato se non nella fantasia di qualche intellettuale e/o fanatico. E stiamo cercando di fare lo stesso dell’Europa!
        Ne avevamo gia’ parlato, e non mi ricordo a proposito di cosa ma avevi commentato “interessante”, non so se solo per gentilezza 😉 … forse riguardo al persistere di un’isola temporale della gloriosa epoca dei comuni di fine medioevo nel bel mezzo d’europa contemporanea, mentre il resto d’europa pretende di farsi superstato nazionale sul modello opposto, centralistico francese. Tempi per niente interessanti.
        Saluti.

        • Ros scrive:

          anvédi i nipotini dei lanzichenecchi!🙄

          Mica come i nipotini dei vichinghi che pare che si sono affrosciati forte…

          questi zitti zitti … c’hanno il poster in cameretta dell’ispettore Callaghan come Coliandro🤠;

          e io che pensavo fossero babbacioni del formaggio spertusato in banca con gli orologi di cioccolato belga a cucù e l’apenhorn delle valli dell’ossessiva-compulsiva signorina Rottermeier.

          Toghi questi svizzeri! Ma è così in ogni canton ticino di lugano?

          “«Non sapevo nemmeno che esistesse»:
          così dice una anonima voce di italiano, a proposito dell’esercito svizzero, nelle prime righe di questo libro.

          Ma l’esercito svizzero esiste, ed è anche una ben strana creatura.

          Gli israeliani hanno modellato il loro esercito, di ben nota efficienza, su quello degli svizzeri, che non fanno guerre da cinquecento anni.

          L’invenzione militare degli svizzeri si chiama Principio del Porcospino: arrotolarsi a palla e sfoderare gli aculei.

          Non attaccare mai, ma mostrare all’attaccante che non avrà vita facile.

          Così è vero che «non c’è praticamente un paesaggio in Svizzera che non possa far vendere un calendario».

          Ma è anche vero che «non c’è praticamente un paesaggio in Svizzera che non sia pronto a eruttare fuoco e fiamme per respingere un invasore».

          Per accertare tutto questo, e tanti altri dettagli illuminanti, McPhee ha scelto la via più diretta: partecipare alle esercitazioni di un reparto militare svizzero e raccontarci quello che ha visto…”

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “anvédi i nipotini dei lanzichenecchi!”

            Nooo!

            I lanzichenecchi erano tedeschi ed erano usati CONTRO gli svizzeri!

            • Ros scrive:

              @Mauricius

              Orcaputtàna😳 è vero!!!

              Svizzeri sempre soldati
              di mercede sono, ma, oggi, quasi esclusivamente del folklore papalino

          • firmato winston scrive:

            “McPhee ha scelto la via più diretta: partecipare alle esercitazioni di un reparto militare svizzero e raccontarci quello che ha visto…”

            In un reparto di segnalatori, dove di norma vengono messi i rompicoglioni, sono quelli che vanno oltre la prima linea per trovare e segnalare i bersagli… (Vonnegut, quello del mattatoio n.5, era un segnalatore)

            • Ros scrive:

              Firmato Winston “segnalatore”

              Ogni necessita di ricognitori, in Italia abbiamo:

              “185º Reggimento paracadutisti Ricognizione ed Acquisizione Obiettivi “Folgore” (abbreviato in 185º RRAO) è un reparto dell’Esercito Italiano, dal 2018 inserito nelle forze speciali, composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali”, particolarmente specializzato nella condotta di Ricognizioni speciali e Operazioni di guida terminale del fuoco.

              Il 185º reggimento ha una “vocazione” spiccatamente intelligence ed è specializzato nelle azioni dirette che prevedono l’ingaggio di obiettivi “a distanza” (ovvero con modalità “stand-off”) sfruttando l’armamento in dotazione e tutte le piattaforme di fuoco terrestri, aeree e navali.

              Il “RRAO” opera normalmente infiltrando distaccamenti operativi equipaggiati e addestrati per operare “oltre le linee nemiche”, a grande distanza dalle forze amiche ed in completo isolamento tattico”

              In pratica ti si butta oltre le linee nemiche dove ti fai invisibile a stilare una scaletta di obbiettivi sensibili e paganti dove opereranno in seguito incursori, assaltatori, aviazione e/o artiglieria.

              Quello che per cui ero stato ammaestrato dai galli in Corsica.

              Nessuno di quei cornuti mi aveva detto che ci mettevano i rompicoglioni☹️

              • roberto scrive:

                sembra una cosa pericolosa….

              • Ros scrive:

                @Roberto “sembra una cosa pericolosa”

                Io, più che altro, l’ho fatta solo per finta😁

                Al peggio mi aggagnavano i cani del pastore😳

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Firmato Winston

          “L’esercito svizzero”

          Infatti! Sin da ragazzo ho apprezzato l’idea di un esercito veramente difensivo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “L’Italia, mi dispiace per Peucezio e Andrea, ma era e resta un’espressione geografica”

          E’ tanto italiana questa affermazione.

          • PinoMamet scrive:

            Questo è vero!

            • Francesco scrive:

              Sarà italiana ma sospetto sia anche vera. Molto più che per qualsiasi altra nazione che io conosca.

              Il che non toglie che io sia a favore dell’Europa, come Stato federale modellato sulla Germania.

            • PinoMamet scrive:

              “Sarà italiana ma sospetto sia anche vera. Molto più che per qualsiasi altra nazione che io conosca.”

              è vera perché gli italiani vogliono fortemente che sia vera.

              Per il resto, l’Italia è una discreta potenza e, udite udite, anche militare.

              ha una cultura ammirata e studiata all’estero.

              L’italiano, anche se sembra strano, resta una delle lingue più studiate.

              Ma continua a pensare di non esistere, di non contare niente, e che gli unici degni di contare qualcosa sono gli stranieri.

              Non c’è niente da fare: nè Manzoni né Mameli sono riusciti a strappare lo schiavetto dall’animo degli italiani.

              È più forte di loro, devono sentirsi inferiori per essere contenti.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Per la difesa bisogna spendere ciò che serve per tenere testa ai paesi del calibro dei nostri vicini: Tunisia, Libia…
      Aggiungerei anche le neutrali Svizzera e Austria e la Slovenia, ma negli ultimi due casi si è tutti nell’Unione Europea che, avendo elaborate procedure giuridiche per risolvere la maggior parte dei conflitti, non è esattamente il teatro più verosimile per una guerra.

      • Francesco scrive:

        persino ai tempi della Repubblica Romana (quella degli Scipioni) la geografia era meno asfittica

        ahimè

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Cioè dici che dobbiamo considerare anche Grecia e Chad?
          Ora sì che vivrò nella sindrome dell’accerchiamento…

          • Francesco scrive:

            Algeria, Egitto, Turchia. Che ha invaso mezza Libia, sia pure per colpa di altri nostri amici.

            Giusto per mostrare un pò di rispetto alla demografia.

            Poi c’è il problema di contare qualcosa tra i nostri amici. Se risparmi troppo sulle spese militari, tendi a non contare un cazzo.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              La Marina è più che in grado di controllare gli algerini, l’Egitto ha forze armate che sono una barzelletta (ha perso una guerra contro lo Yemen), con la Turchia stiamo perdendo in soft power, mica siamo a rischio invasione.

              Non so di che amici stai parlando e perché sono così interessati a quanto spendiamo per la difesa: ci vogliono attaccare questi amici? Oppure vogliono che attacchiamo qualcuno per i loro interessi? Credo che questo sia il contrario di contare qualcosa.
              A meno che contare per te non voglia assumere la postura internazionale che invochi sempre: a novanta gradi, glutei all’Atlantico.