Il cemento e il ghiro

Sogno.

Sono in una grotta, ampia e misteriosamente illuminata da dentro.

La perfezione con cui disegniamo i nostri sogni è davvero straordinaria, ognuno di noi, in sogno, supera i grandi artisti del mondo della veglia.

Ogni sogno ha una trama, ricca come un’opera teatrale, e il mio ha una trama coinvolgente, che non mi ricordo e che non importa, proprio come le cose cui diamo importanza nella veglia.

Di tanto in tanto, do un’occhiata all’unica, stretta uscita della grotta.

Ogni volta, si restringe, e l’ultima volta la trovo interamente tappata con una colata di cemento.

Provo con le unghie a smuovere il cemento, ma non la intacco.

E in quel momento, mi trovo nella situazione di tutti noi: in un luogo splendidamente illuminato, dove c’è una trama avvincente che nemmeno mi ricordo. Un Occidente, per capirci.

Solo che io so che la luce è puramente artificiale e che ogni respiro che faccio, mi avvicina alla morte per soffocamento. E’ il fatto stesso di respirare per vivere, che mi condanna a morire.

Tre giorni dopo, sono tra i monti, nel paese che non c’è.

Romano, che ha ottanta-e-pass’anni e parla una lingua che nelle sue mille sfumature, morirà con lui – e non ho il coraggio di puntargli una telecamera in faccia per salvarla – mi racconta della Conversa dove la sera senza luci stavan su a raccontarsi storie e a parlar male del Duce che portava i loro figli a morire in luoghi che nessuno di loro conosceva,

e qualche anno dopo erano alla Conversa ad ascoltare il Bugiardo – che era la RAI – e poi ad ascoltare gracchiante la Trombetta, che era il suono con cui si annunciava Radio Praga e l’altro mondo che nel loro sogno di contadini si sarebbe liberato dai Padroni…

Romano nella Conversa ha trovato poco tempo fa un buco tra i sassi, e dentro c’era una cucciolata di ghiri.

Una volta ho visto una madre ghiro terrorizzata, sospesa sulla trave di un’antica casa, che non si decideva di sfuggirmi, perché sapeva che il suo piccolo era da qualche parte e rischiava, come ogni vivente, la morte

Sieeh.. i ghiri ti faranno pure tenerezza, ma mangiano tutto ciò che con la fatica di mesi hai messo da parte, annusano persino la lana nei nostri materassi antichi, se ne senti i piccoli passi nella notte, c’è da avere paura per tutto ciò che gli umani hanno costruito con straordinaria fatica.

E allora Romano ha sigillato con il cemento la loro grotta, con loro dentro.

Penso al mio sogno: esattamente quello che dovevano aver vissuto in quel momento i ghiri.

Mentre sento il mio ultimo respiro che esce, aggiunge:

“Ma il giorno dopo, ho visto che avevano fatto un buco nel cemento, erano scappati!

Stanotte, proprio come Romano, ho condannato a morte tre grosse lumache, che si erano insinuate in quella che ho deciso è la casa mia e non la loro.

Quando San Pietro me lo chiederà, spero di avere il coraggio di dirlo.

Sì, sapevo quello che facevo, sapevo che moriranno disseccate, affamate e bollite sotto il sole di agosto.

Come moriremo tutti, se vi consola.

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2 risposte a Il cemento e il ghiro

  1. maria heibel scrive:

    Mi colpisce, e mi ha ricordato il tuo post di qualche giorno fa.
    La morte di nuovo centrale. Questi sono i tempi, viviamo con la logica della morte, c’è chi ci costringe a ogni passo.
    Forse è il momento di mettere a fuoco un’altra cosa, di pensare alla vita e a ciò che essa costituisce? D’altra parte, solo chi non fugge dalla morte capisce la vita.

  2. Fuzzy scrive:

    La lumaca in condizioni normali si nutre delle foglie appassite delle piante, di muffe e funghi. Se nei paraggi mancano ricci, uccelli e rospi allora ci sarà il rischio che le lumache diventino troppe. Per avere il riccio serve una ciotola o uno stagno e fiori piante che si sviluppano anche in altezza, perché i ricci preferiscono muoversi riparati.
    I rospi amano gli angolini dove acquattarsi, legna accatastata, grandi sassi e piccoli tronchi. Si può fare un piccolo stagno interrando fino al bordo un sottovaso di grandi dimensioni. Sul fondo un po’ di sabbia. Diventerà un riferimento fisso per molti utili animaletti.
    Per gli uccellini la faccenda sarebbe forse più semplice, perché mangiano molte varietà di insetti, o semi e non hanno difficoltà a spostarsi rispetto a dove hanno fatto il nido. Ma non si sa perché di anno in anno se ne vedono sempre di meno.

    Si. Temo anch’io che finiremo tutti “bolliti”, anche perché proprio oggi leggevo che in mancanza di gas e petrolio, oramai scarseggianti, probabilmente si useranno carbone e biomasse, meno sensibili agli sbalzi del mercato (il perché non l’ho capito)
    Già nell’inverno scorso ci siamo salvati dal gelo grazie a carbone, temperature miti e crollo della produzione industriale.
    Solo il 10% del gas che arrivava dai gasdotti del nord europa arriva ora tramite i due gasdotti che passano attraverso l’Ucraina (passa ancora per l’Ucraina?) e la Turchia.
    Che altro aggiungere? Niente.

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