Piccolo lessico di politica ambientale

Rubato di peso da Apocalottimismo…

Unico appunto, Jacopo Simonetta non cita una sola parola in Angloballe, la lingua mainstream del green, che fa di tutti noi una community con una mission.

Ah, nei pochissimi istanti liberi, sto finalmente leggendo La caduta del Leviatano, di Jacopo Simonetta e Igor Giussani.

Vale la pena.

pubblicità dell’ENI, giustamente sanzionata con una multa da 5 milioni di euro

di Jacopo Simonetta

Cosa in realtà significano le parole usate nei discorsi e nei documenti politici.

Un succinto lessico per decrittare le parole usate dalla politica parlando di ambiente e dintorni; basato su circa 40 anni di pratica.

Albero: Oggetto pericolosissimo da eliminare prima possibile.
Ambientalista: individuo nemico del progresso, socialmente pericoloso.
Area protetta (tutte le tipologie): Territorio arretrato, in attesa di sviluppo e valorizzazione (v.).
Attivista climatico: Pericoloso terrorista ossessionato dal cambiamento climatico (v.), noto anche come “gretino”.
Biodiversità: suono inarticolato emesso dai nemici del progresso.
Biosfera: Idem
Bosco abbandonato: Superficie boschiva suscettibile di taglio.
Cambiamento climatico: Leggenda urbana molto utile per ottenere fondi per lo sviluppo di nuove attività industriali.
Comitato scientifico: consesso di cattedratici la cui opinione non è comunque rilevante.
Conversione energetica: fonte di finanziamento per incrementare i consumi complessivi di energia.
Decisione politica: So che è sbagliato, ma lo voglio fare lo stesso.
Democratico: Concorde con le mie opinioni.
Ecologia: Attività industriale di raccolta e smaltimento rifiuti.
Ecologico: Prodotto recentemente lanciato sul mercato.
Ente Parco: Organismo politico-amministrativo dedicato allo sviluppo/valorizzazione di un determinato territorio (v.).
Natura incontaminata: Gradevole paesaggio bisognoso di valorizzazione (v.)
Non democratico: In disaccordo con le mie opinioni.
Pista ciclabile: Infrastruttura utile alla valorizzazione (v.) di aree altrimenti vincolate.
Processo partecipativo: Farraginosa procedura che consiste nel convocare persone per informarle tardivamente e parzialmente circa le decisioni già assunte dall’amministrazione e stilare un elenco delle loro lagnanze da seppellire poi in un cassetto.
Progresso: Divinità suprema che si manifesta tramite la crescita dal PIL.
Servizio di vigilanza (riferito alla vigilanza ambientale): Organizzazione paramilitare dedita a disturbare i cittadini nell’esercizio dei loro diritti.
Servizio di vigilanza (riferito ad ogni altro contesto): Prezioso organismo di controllo della cittadinanza.
Sicurezza: Eccellente pretesto per bypassare qualunque ostacolo alla porcata che vuoi fare.
Sostenibile: Parola magica utile per ottenere i finanziamenti pubblici necessari alla valorizzazione privata.
Stato di emergenza climatica: Formula priva di significato, ma necessaria per sbarazzarsi di imberbi gretini (v.)
Sviluppare: Costruire qualunque cosa, ma costruire.
Valorizzare: Realizzare un profitto dalla distruzione di una risorsa.
Valutazione di Incidenza o impatto ambientale (Vinca/Vas/Via): Complessa procedura finalizzata a pagare un professionista affinché trovi un modo fantasioso per asserire che il progetto di sviluppo e valorizzazione in questione non ha impatti negativi di sorta.
Viabilità: Divinità ancillare del Dio Progresso.
Vincolo: fastidiosa ed assurda norma che costringe a complicate manovre per valorizzare (v.) un’area.  
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159 risposte a Piccolo lessico di politica ambientale

  1. Francesco scrive:

    Se ci fosse stato bisogno di convincermi a non leggere il libro di Jacopo, ci sarebbe riuscito in pieno!

    PS se passi da Milano, alla Triennale c’è una mostra (o un evento?) dei Massimi Sbucaltatori. Il funzionamento di una TBM è affascinante, lo riconosceresti anche tu.

    Ciao

  2. Curioso notare come il linguaggio pubblicitario sia virato negli ultimi decenni. Fino al 2001 il vocaboli che ricorrevano con più frequenza ruotavano attorno al concetto di libertà. Con risultati a volte oltre il ridicolo, come quando le robe di pallone in tv, prima liberamente fruibili, diventarono a pagamento.
    Dopo le operazioni urbanistiche del settembre 2001 negli USA, il concetto predominante diventò quello di sicurezza: il tuo denaro non ti proteggeva solo da anarconaziislamocomunisti eterogay, ma anche dalle peggiori forme di tumore cerebrale (ricordo una bassissima pubblicità in cartaceo con un bambino e un cellulare all’orecchio, nel periodo in cui si era arciconvinti del potere neoplastico di quegli arnesi).
    Adesso siamo alla sostenibilità.

    • Francesco scrive:

      Curioso … la pubblicità è la stessa robaccia da decenni, ormai secoli direi.

      E solo perchè gli imbonitori non venivano registrati o trascritti, sospetto!

    • Francesco scrive:

      Utile … se mi spiegano come bloccherà ChatGPT dal funzionare all’estero senza nessun riguardo per le leggi italiane.

      E leggendo tutti i dati italiani che vuole.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Il problema erano i dati che gli utenti italiani inserivano.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ mauricius Tarvisii

          “problema”

          Il fatto stesso di interagire con una rete neurale (o in sistema di reti neurali, come ChatGPT) le fornisce informazioni. È così che funziona, perche’è così che la rete neurale impara. È possibile evitare di fornire dati personali a una rete neurale cui si chiedono informazioni pratiche sulla propria vita tanto quanto è possibile evitare di toccare coi piedi la frizione quando si parcheggia un’automobile. Si presuppone che gli utenti lo sappiano; al limite, basterà un banner informativo sul sito, un po’ come il NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE sui pacchetti di sigarette. Avrà la stessa efficacia.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  3. PinoMamet scrive:

    OT
    https://video.repubblica.it/il-gusto/gusto/a-parma-il-primo-bar-che-vende-cornetti-con-farina-di-grillo-il-proprietario-ecco-di-cosa-sanno/441478/442441

    dal mio NON-capoluogo, e mai come in questo caso sottolineo “non” 😉

    PS
    Non è l’accento di Parma, non capisco da dove venga il tale, mi pare lombardo…

    comunque non mi piace niente di quello che dice.

  4. Roberto scrive:

    OT sulla proposta di legge sulla protezione dell’italiano

    Leggendo l’articolo 3, se uno organizza qualcosa in dialetto (chessò il festival della canzone napoletana), deve avere gli interpreti?

    http://documenti.camera.it/leg19/pdl/pdf/leg.19.pdl.camera.734.19PDL0017640.pdf

    • Roberto scrive:

      Ps mi sembrava di ricordare che fosse la sinistra quella liberticida, fissata con multe e divieti e multe

    • PinoMamet scrive:

      Mah, non credo che i dialetti siano equiparabili alle lingue straniere…

      comunque, mah, mi pare una proposta piuttosto esagerata e sicuramente perfettibile in tanti punti

      (nella premessa parla della tutela dell’italiano in Isvizzera in quanto lingua minoritaria, e poi si dimentica quasi completamente di citare la doverosa- e nei fatti, spesso trascurata- tutela delle lingue minoritarie del territorio italiano, salvo un accenno a Trento e Bolzano e regioni a statuto autonomo…)

      però, sarò fascio? credo che negli ultimi tempi si sia davvero esagerato con l’inglese o il finto-inglese, anche negli ambiti ufficiali e con termini traducibilissimi in italiano.

      Non che voglia tornare al MinCulPop, ma insomma anche un po’ di orgoglio per la propria lingua non fa male.

      • PinoMamet scrive:

        En passant 😉 noto che lo stesso dibattito, per cause diverse, c’è stato negli USA e in Israele…
        cioè se occorresse la tutela per legge dell’inglese e dell’ebraico, rispettivamente, come lingue nazionali.

      • Peucezio scrive:

        L’inglese nella pubblica amministrazione e nei documenti ufficiali è un’aberrazione.
        La pubblica amministrazione dev’essere comprensibile al cittadino e linguisticamente univoca.
        I forestierismi possono “colorire” un discorso facendolo sembrare figo e modaiolo, ma un documento ufficiale, una legge, un regolamento, una lettera della pubblica amministrazione non dev’essere figa e modaiola, dev’essere chiara, univoca e precisa.
        Il tanto bistrattato “burocratese”, quando è ben usato e non si avviluppa su sé stesso, ha proprio queste caratteristiche.

      • Roberto scrive:

        Che l’amministrazione debba scrivere in italiano non ci piove (anche se tutti abbiamo giustamente riso dell’ordinateur o del courriel francese e non vedo perché renderci ridicoli pure noi)
        Tutto il resto è appunto minculpop e davvero non capisco perché non posso organizzare in italia il congresso internazionale di chirurgia cardiaca senza organizzare pure linterpretariato, o perché non posso avere dei corsi universitari in inglese

        Se vogliono fare qualcosa per l’italiano, che si finanzino gli istituti di cultura italiana e che la rai acquisti i diritti di ritrasmissione all’estero

        • PinoMamet scrive:

          Computer e leasing sono entrati nel linguaggio di tutti i giorni e li considero perciò termini italiani;

          e sono anzi abbastanza contento che l’italiano (forse per reazione ai tempi del Minculpop) non si faccia troppa fisime su queste cose;

          ma chiamare una legge “jobs act” mi pare davvero troppo…

          in genere comunque preferirei che almeno a livello ufficiale, quando possibile, si usasse sempre la lingua italiana.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Il fatto è che non si chiama Jobs Act, ufficialmente. Anzi, il Jobs Act non è nemmeno propriamente una legge, ma un insieme di decreti delegati che trattano cose anche abbastanza diverse. Poi visto che viene chiamata così, tutti la chiamano così.

            Come il Green Pass. Ti davano due scelte, ovvero:
            – puoi chiamarlo “certificazione verde Covid-19” (il nome vero)
            – puoi chiamarlo “green pass”
            Indovinate come veniva chiamato?

            • PinoMamet scrive:

              Beh, io vado sulla pagina della sanità emiliano-romagnola trovo sempre green pass, qualche volta anche “certificazione verde Covid 19″…

              che poi, è logico che tra una definizione breve e una lunga, si scelga la breve;

              ma potevano trovarne e proporne una breve, e italiana, da subito…

              invece prima hanno pensato a green pass, poi han detto, vabbè, sbattiamoci anche una bella perifrasi lunga che non userà mai nessuno…

              • Peucezio scrive:

                Bastava dire “lasciapassare”.

                Ma la cosa più folle, sia pure a livelo giornalistico, non ufficiale, è stata “lockdown”. Dopo che siamo stati i primi (a parte i cinesi) ad adottarlo!

                Credo che nessun popolo al mondo tranne noi rincoglioniti italiani arriverebbe al punto di inventare una cosa e poi farle dare un nome in lingua straniera.

              • PinoMamet scrive:

                OMDAP

              • Moi scrive:

                Bastava dire “lasciapassare”

                —————

                con chi ha almeno 40 anni, NON avrebbe funzionato … troppo da Fracchia 😀

                https://www.youtube.com/watch?v=oXaiLMm-Yes

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “Computer e leasing sono entrati nel linguaggio di tutti i giorni e li considero perciò termini italiani;

            e sono anzi abbastanza contento che l’italiano (forse per reazione ai tempi del Minculpop) non si faccia troppa fisime su queste cose;

            ma chiamare una legge “jobs act” mi pare davvero troppo…

            in genere comunque preferirei che almeno a livello ufficiale, quando possibile, si usasse sempre la lingua italiana.

            Condivido tutto.
            È chiaro che nessuno smetterà mai di dire “sport” o “tram”.

            Il punto è che oggi si traducono in inglese senza motivo cose che si sono sempre dette in italiano.

        • Roberto scrive:

          Che poi “amministrazione che parla italiano”, come ho detto sono d’accordo e si jobs act fa schifo a dio e agli uomini, però vivo in un paese dove ogni comunicaziobe dell’amministrazione mi arriva in 4 lingue minimo (francese tedesco lussemburghese e portoghese sempre) o 5 (si aggiunge l’inglese) e non mi sembra che ci siano problemi particolari….
          In belgio vai al comune e se parli la lingua sbagliata non possono risponderti (cioè è proprio vietato)….ed è questo che vogliono i fasci mi sembra

          • Moi scrive:

            SE parlano in Pidgin English ipso facto le aziende … inevitabilmente lo faranno prima o poi anche le istituzioni.

            • Moi scrive:

              cmq mi triggherano , appunto, maggiormente le parole italiane stravolte rispetto alle parole inglesi stesse … tipo le decadi per i periodi di dieci anni in luogo di dieci giorni , o le pile esauste per dire esaurite.

              • PinoMamet scrive:

                Però “esausto” ed “esaurito” sono in effetti entrambi participi passati di “esaurire”…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          A me non ha mai fatto ridere “ordinateur”, così come non mi fa ridere qualche vecchio testo dove lo si chiama “calcolatore”.
          L’italiano ha semplicemente perso prestigio tra i parlanti, per cui sia il lessico tecnico che il lessico fighetto accolgono sempre più parole inglesi.
          E non sarà una legge a cambiare le cose, come dimostra la storia del green pass e del jobs act.

          • Moi scrive:

            solo lo Spagnolo e un poco meno il Portoghese sembrano resistere agli Anglismi … fra lelingue neolatine.

            In Italiano, di conseguenza, se dici Calcolatore … penso a un canchero grande come un armadio con valvoloni e nastroni a schede perforate … magari a bordo di astronavi Anni Cinquanta che 10 secondi raggiungevano Alpha Centauri !

          • giuseppe motta scrive:

            calcolatore era un termine comune all’epoca delle schede perforate al CED (e si usava anche per le calcolatrici programmabili)

            è rimasto in uso per molti anni anche dopo, tra alcuni di quelli che hanno vissuto quel periodo, e spesso amavano precisare che sarebbe stato più preciso definirlo elaboratore elettronico

            • Moi scrive:

              piccolo cuore dentro al calcolatore …

              https://www.youtube.com/watch?v=giilwnC-iEo

              una simil majokko cyborg anni 70s

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “e spesso amavano precisare che sarebbe stato più preciso definirlo elaboratore elettronico”

              Questo e uno dei problemi della musealizzazione della lingua: puoi scegliere tra “computer” ed “elaboratore elettronico”, per cui la scelta è più o meno forzata.

              • paniscus scrive:

                “Questo e uno dei problemi della musealizzazione della lingua: puoi scegliere tra “computer” ed “elaboratore elettronico”, per cui la scelta è più o meno forzata.”
                —-

                La meglio di tutte è “pucchio”, direttamente dal lessico familiare privato. 🙂

          • Peucezio scrive:

            Mauricius,
            “L’italiano ha semplicemente perso prestigio tra i parlanti, ”

            In parte è vero. O meglio, non l’ha mai acquisito, perché l’italiano non è nazionalista, anzi, l’Italia non è una nazione; in quello l’amico Mirkhond ha ragione, anche se lui pare negare l’esistenza stessa del concetto di italianità, che invece è antico e molto precedente al concetto moderno di nazione (cui si collega quello di lingua nazionale).
            È un po’ paradossale, perché da noi la lingua è nata molto prima della nazione, ma è così.

            Cionondimeno è anche vero che l’italiano medio guarda con antipatia a questo dilagare di barbarismi.

            Che sono invece un prodotto del giornalismo italiano, della sua ignoranza, cialtronaggine, imbecillità.

            Il degrado linguistico (e culturale) italiano si deve essenzialmente al giornalismo.

    • Peucezio scrive:

      Roberto,
      “Leggendo l’articolo 3, se uno organizza qualcosa in dialetto (chessò il festival della canzone napoletana), deve avere gli interpreti?”

      Voglio presumere che i dialetti, sia pure impropriamente sul piano tecnico, siano considerati varietà di italiano.

      • Roberto scrive:

        Non c’è scritto e non ne sarei così sicuro. In fin dei conti i fascisti sono nazionalisti non localisti

        • PinoMamet scrive:

          Sì ma sono al governo con i leghisti, quelli dei cartelli in dialetto…
          Che poi a me fanno schifo pure quelli

          • giuseppe motta scrive:

            il dialetto non è una lingua scritta e soprattutto non è una lingua per la cartellonistica istituzionale

            a me i cartelli in dialetto sanno proprio di presa in giro, di caricatura

            • Moi scrive:

              la questione si connotain termini molto maggiormente culturali che linguistici … NON esiste motivo oggettivo assoluto per cui il Lussemburghese in Lussemburgo debba essere istituzionale e il Romagnolo a San Marino invece no !

              • Roberto scrive:

                La ragione è semplicemente formale: il lussemburghese è il dialetto che si parla a treviri, solo che qui ha uno statuto di lingua ufficiale e li no

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                appunto.
                Esattamente la stessa situazione di San Marino.
                Ma del tutto arbitrariamente si è deciso di fare diversamente dal Lussemburgo.

              • Roberto scrive:

                Può essere (è solo un ipotesi perché non ricordo di aver passato più di un’ora a San Marino) che li il dialetto romagnolo non lo parla nessuno mentre qui il lussemburghese lo parlano tutti gli indigeni

              • Moi scrive:

                Be’, come senz’altro sai … è successa la stessa cosa _ anzi : peggio !_ con il Monegasco “Ligure” del Principato di Monaco ! Il Latino prima, il Francese o Italiano poi … ci sono lingue più prestigiose e diffuse di altre, specie limitrofe ai MicroPaesi.

                NON sempre succede questo, tipo Malta e Lussemburgo , appunto.

              • Moi scrive:

                …anche in Liechtenstein,il Tedesco “normale” ha spazzato via il dialetto locale , no ?

              • Roberto scrive:

                Di nuovo…quanta gente parla monegasco a Monaco?

                L ufficializzazione del lussemburghese è molto recente, metà degli anni 80, e appunto legata alla constatazione che era una “lingua” vivissima

              • PinoMamet scrive:

                Di solito si dice che la distinzione tra dialetto e lingua è politica, e semplificando è così.
                Per quanto riguarda il lussemburghese non saprei, ma per il romagnolo c’è però anche un’altra questione, oltre al numero dei parlanti, cioè che non è mai stato usato come “lingua “: in Italia, nel senso geografico e culturale del termine, la lingua di letteratura “alta”, ma anche delle leggi, del commercio ecc., la lingua di prestigio e di comunicazione non strettamente locale, é sempre stata il volgare toscano, praticamente da Dante in poi.

                Ci sono eccezioni, anche notevoli, ma… il romagnolo non è una di queste.
                Per cui a nessuno è venuto in mente di usarla come lingua ufficiale.

                Io poi ho sempre trovato un po’ ridicoli quei discorsi anni Novanta, che si sentivano anche all’università (da studenti) su “la nostra vera lingua che sarebbe il dialetto nel quale si esprimono concetti intraducibili e bla bla”.

                E le proposte di usare i dialetti, lingue “naturali”, come lingua ufficiale, mi sono sempre sembrate un artificio, una forzatura, la violazione della forma, della funzione, e anche della bellezza dei dialetti.

                Un po’ come Miguel quando parla dell’italia minuscola, che ama, e dell’Italia maiuscola, che ne sarebbe il tradimento: ma moltiplicato per venti maiuscole…

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Roberto

              “monegasco”

              All’università ho sentito due ricercatori del CERN miei concittadini che parlavano fra loro di “protuín” e “neutruín”, ossia “protoni” e “neutroni” in Genovese (dove il plurale dei nomi in “one” finisce appunto in “uín”: “padrone” -> “padruín”).

              Inoltre molti cartelloni pubblicitari e alcuni avvisi dell’azienda pubblica degli autobus alla cittadinanza sono in Genovese.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Roberto scrive:

                D’accordo ma a parte i tuoi due colleghi, davvero i monegaschi parlano monegasco?

                Tutti i lussemburghesi parlano lussemburghese

              • Peucezio scrive:

                Il monegasco immagino sia estinto o quasi.
                Ma non ho dati.

          • Roberto scrive:

            Pino

            Si certo ed infatti la proposta non è di un leghista ma di un fratelloditaliuto

        • Peucezio scrive:

          Roberto,
          “Non c’è scritto e non ne sarei così sicuro. In fin dei conti i fascisti sono nazionalisti non localisti”

          Come se la nazione non fosse fatta di luoghi.
          Come dire: sono a favore di Peucezio, ma non delle cellule, organi e tessuti di cui è composto.

          Ma purtroppo è vero.
          Il fascismo sconta le maledette origini risorgimentali e giacobine.

          • Peucezio scrive:

            Però, intendiamoci, se la Meloni è fascista, Fedez è la reincarnazione di Gramsci.

            • Roberto scrive:

              Sono d’accordo sulla Meloni, lei è destra populista, ma ha tanti amichetti fascisti che certo non vuol scontentare

              • Peucezio scrive:

                Macché destra populista!

                Il populismo in chiave zelenskiana e bideniana…

                È una liberale “conservatrice” europeista e atlantista, tipo Macron, con una verniciatura di finto populismo.
                È come Draghi con qualche coloritura vagamente di destra.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “Come se la nazione non fosse fatta di luoghi.”

            La Nazione è quella cosa ideale, di solito rappresentata da una figura femminile classicheggiante, che rappresenta quello che c’è di meglio in un Popolo, di solito una massa in marcia da cui emergono bandiere e baionette.
            Non vedo spazio per dialetti, carte e osterie.

            • PinoMamet scrive:

              Beh, dai, non esageriamo…
              in genere i nazionalisti, è vero, non stravedono per i dialetti
              (ma neppure il Fascismo ha mai proibito il teatro dialettale, la canzone napoletana e o numeri comici romaneschi di Petrolini…)

              ma non hanno nulla da ridire su carte e osterie…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Carte e osterie restano negli interstizi e vanno bene così, ma non sono quelli i centri di aggregazione sociale del nazionalismo, che ha il suo sistema di adunate, piazze, cinema, ecc.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                purtroppo è come dici.
                Ma è un’intrinseca contraddizione del nazionalismo.
                Che dovrebbe chiamarsi internazionalismo localizzato.

                Atatürk fu il più violento deturchizzatore della Turchia.
                Ed è considerato, giustamente, un nazionalista.

    • Roberto scrive:

      Però volevo sottolineare cone il fatto che la destra coincida con la libertà è una fesseria. Mi riferisco non tanto all’amministrazione ma a tutto il resto
      Lo sappiamo tutti ma a volte è vene ricordarlo

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Roberto

        “destra”

        Ho l’età per ricordare che il giorno dopo il golpe di Pinochet il “Secolo d’Italia” apparve nelle edicole con un titolo a caratteri cubitali “IL CILE HA SCELTO LA LIBERTÀ”.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “Ho l’età per ricordare che il giorno dopo il golpe di Pinochet il “Secolo d’Italia” apparve nelle edicole con un titolo a caratteri cubitali “IL CILE HA SCELTO LA LIBERTÀ”.”

          Interessante, perché il termine era legato proprio a una visione del mondo di quegli anni:

          1) Esistevano le Dittature Comuniste (con un solo partito, gulag, razionamenti, servizi segreti, frontiere chiuse)

          2) Esistevano i Paesi Liberi (con tanti partiti, pubblicità a colori, supermercati strapieni, merci e turisti che facevano allegri il giro di un mezzo mondo senza frontiere)

          3) Il Cile stava scivolando dal Mondo 2) al Mondo 1) ed è stato salvato appena in tempo.

          Ovviamente tutto questo a mettersi in un’ottica di parte, oggi forse solo Francesco la racconterebbe così; ma dentro un certo sistema mentale, la logica c’era.

          • Roberto scrive:

            La logica *formale* c’era…quella che prescinde dalla realtà delle premesse ed in base alla quale puoi sostenere che socrate è una locomotiva

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “La logica *formale* c’era…quella che prescinde dalla realtà delle premesse”

              Ma secondo me le premesse di per sé non erano irreali: in Russia non si votava, negli Stati Uniti sì; nella Germania dell’Ovest si girava in Mercedes, in quella dell’Est si girava sui bus.

              Ciò che quella logica mascherava totalmente era il rapporto centro-periferia, il legame tra gli Stati Uniti consumatrice e (all’epoca) produttrice e la sua fonte di materie prime che era il Cile. Le merci erano libere di viaggiare, gli statunitensi erano liberi di votare, era il Cile che non era libero e non poteva esserlo.

              Ma questo rapporto viene tuttora mascherato.

              • Roberto scrive:

                Non credo però che allende voleva trasformare il Cile nell’URSS…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Non credo però che allende voleva trasformare il Cile nell’URSS…”

                Stavamo discutendo dell’utilizzo del titolo sul Secolo d’Italia, non delle intenzioni reali di Allende.

                Nella visione del mondo degli “occidentalisti” di allora, esisteva il Faro delle Libertà (USA) e la Dittatura delle Tenebre (Russia), più o meno come oggi.

                E un governo che si avvicinava alla “Dittatura” si allontanava dal “Mondo Libero”.

                Poi nei fatti, ci sono un sacco di problemi che un titolista schierato non si è posto all’epoca. Ad esempio, il fatto che il Partito Comunista Argentina, qualche anno dopo, sarebbe stato frenato dall’URSS quando alcuni dei suoi si opponevano al governo militare, perché l’URSS aveva deciso di non impegnarsi in America Latina.

                Ma ripeto, il vero problema è proprio la rimozione, da tutte le parti, della dialettica centro-periferia dei sistemi capitalisti. Che per forza si è più “liberi” nel luogo in cui tutte le ricchezze del mondo affluiscono, che nel luogo da cui defluiscono.

              • PinoMamet scrive:

                Comunque mercedes e autobus non hanno a che fare con la libertà…

                a meno di essere Peucezio 😉

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Comunque mercedes e autobus non hanno a che fare con la libertà…”

                Cosa sia davvero la “libertà” è difficile dire. Comunque all’epoca la definizione diffusa era la possibilità di scegliere – tra un partito o un altro, tra un prodotto e l’altro, tra un luogo e l’altro. Effettivamente se io posso andare in macchina alle tre di notte sprecando benzina, sono più libero.

                Ora, come vi spiegherà ADV, la spiegazione è banale: si è più liberi, dove c’è più energia. Il vapore, riscaldato da tanta energia, è più libero del ghiaccio.

                E scorreva più energia negli Stati Uniti nel 1973 che in Cile.

              • paniscus scrive:

                “Non credo però che allende voleva trasformare il Cile nell’URSS…”
                ————

                Io non ho mai creduto nemmeno che Togliatti o Berlinguer volessero trasformare l’Italia nell’URSS, ma è esattamente la convinzione che la propaganda statunitense e la DC dell’epoca hanno martellato agli italiani per almeno 50 anni…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Ma secondo me le premesse di per sé non erano irreali”

                Invece le premesse erano proprio errate, in quanto l’induzione che aveva portato alla bipartizione era errata.

              • habsburgicus scrive:

                il fatto che il Partito Comunista Argentina, qualche anno dopo, sarebbe stato frenato dall’URSS quando alcuni dei suoi si opponevano al governo militare, perché l’URSS aveva deciso di non impegnarsi in America Latina.

                vi è una differenza radicale in politica estera tra il Cile (Pinochet 1973) e l’Argentina (Videla 1976)..
                Pinochet fece un golpe anti-sovietico e anti-cubano, chiudendo manu militari l’Ambasciata cubana (maltrattando i diplomatici di Castro), l’Ambasciata della DDR e quella sovietica [ma non quella di Mao che apertamente esaltò il golpe di Pinochet che Mao correttamente vide come antisovietico e tanto gli bastava], laddove Videla fece un golpe anti-comunista sì ma non anti-sovietico..mantenne ottimi rapporti con i sovietici e il Cremlino lo aiutò (non c’era più Videla, bensì Galtieri, ma nel 1982 i “cattivi” sovietici appoggiarono l’Argentina laddove i “buoni” nordamericani furono con la Thatcher, con la quale si schierò pure Pinochet)..in Italia ‘ste cose si tendono a obliare

            • paniscus scrive:

              “puoi sostenere che socrate è una locomotiva”—-

              Ero rimasta all’accostamento tra il bufalo e la locomotiva…

              • Roberto scrive:

                Conoscevo
                Tutto ciò che fischia è una locomotiva
                Socrate fischia
                Socrate è una locomotiva

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Tutto ciò che fischia è una locomotiva
                Socrate fischia
                Socrate è una locomotiva”

                Carino…

                Vediamo.

                L’errore logico sta nella parola “tutto” con cui inizia.

                Facciamo il Sillogismo del titolista del Secolo:

                “Libero è chi può fare più scelte. [ok]

                Chi vive in un paese ricco è più libero. [ok]

                Chi vive in un paese da cui il paese ricco estrae risorse è meno libero. [ok]

                Chi nel paese povero si allea con il paese ricco è più libero. [è possibile]

                Chi nel paese povero si allea con il paese ricco “sceglie la causa” della libertà. [balla]

                Ci sta?

              • Miguel Martinez scrive:

                Probabilmente la grande difficoltà che provano gli italiani a capire certe ovvietà sta nell’autopercezione che hanno gli italiani del loro come un paese sì sfigato, privo di grandi risorse, cialtrone, più povero degli altri, ma il tutto con grande auto-colpevolizzazione (“i nostri problemi sono colpa del Carattere Italiano”) e sentendosi comunque dalla parte dei “privilegiati”.

                Cosa che pone gli italiani agli antipodi, che so, dei messicani, ma anche dei cileni.

              • Miguel Martinez scrive:

                Gli italiani sono nati come Vittime dell’Imperialismo (risorgimento)

                subito però tradotto nell’esaltazione di se stessi come Non Italiani (antichi romani, Patria Unica ecc.)

                e poi nella sistematica autodistruzione dell’italia con la minuscola, lo sterminio dei dialetti, l’abbattimento dei “campanili”, la vergogna di essere un popolo di panciafichisti infingardi, che doveva redimersi nel massacro della Prima guerra mondiale

                e poi siccome da questa psicosi era uscito un disastro, gli italiani dovevano solo incolpare se stessi. Di essere Poco Svedesi, di essere Poco Moderni. Un’autoflagellazione di “sinistra” uguale all’autoflagellazione di “destra” (“panciafichisti con nullo spirito patriottico”).

                Con quell’orrida frase, “in un paese normale…”

                In tutto questo, zero riflessione sulla cosa più importante: il posto, certo ambiguo, dell’Italia nella grande scala dello sfruttamento e della devastazione del pianeta.

              • PinoMamet scrive:

                mm

                quasi riconosco la storia dell’Italia (rispondo a Miguel), ma secondo me alcune cose le manchi.

                la più macroscopica:
                gli italiani sono diventati panciafichisti infingardi dopo la Seconda Guerra Mondiale.

                Hanno passato secoli a farsi guerre tra di loro, chi accusa (o loda) gli italiani di essere “poco guerrieri” non ha capito nulla…

                Tutto lo pseudopacifismo e direi l’esaltazione dell’aver paura, di essere un cagasotto, di essere imbelle, che fa parte dell’immaginario italiano di oggi, nasce negli anni Cinquanta, come scusante degli italiani che avevano… vinto la guerra, ma pensavano fortemente di averla persa (e ancora lo pensano).

                “Sì, sono andato in guerra, ma in realtà volevo stare a casa”.

                Le frotte non dico di soldati di leva- che magari volevano davvero stare a casa (ma magari no: erano sempre ventenni, nati e cresciuti in un paese che li metteva in divisa dai primi anni e gli insegnava a sparare ai tempi della Prima Comunione, non dimentichiamolo)- ma di camice nere, milizie universitarie, “battaglioni M” e così via…

                dopo la guerra? scomparsi.
                “Ho fatto la guerra, ma non volevo mica”.

                Ora, della Seconda so di uno zio catturato in Africa e poi spedito in Inghilterra (e ci stava benissimo, ovviamente) e di altri parenti stretti che erano nella lotta partigiana…

                ma della Prima ho un parente, fratello di mio nonno, che era Ardito. Ho il distintivo di corpo e le medaglie, ancora.
                Tornato a casa “con la sciabola insanguinata”, dice la leggenda famigliare.
                E, congedato, non pago, ritornato al fronte come volontario.
                Poi poraccio c’è morto, ma ecco, era il tipo di italiano che sarebbe diventato camicia nera, o chissà “ardito del popolo”;

                ma anche esattamente il tipo di italiano dei romanzi di Salgari, ma anche del patriottismo garibaldino, dei racconti strappalacrime di De Amicis eccetera…

                il panciafichismo è venuto dopo.

              • Moi scrive:

                … Cmq NON è che se vai al bar e dici “cocktail” anziché “cazzocoda” 🙂 ti arrestano e ti multano, eh !

                … MA i Giornalistoni, SE debbono fare il giuòco della Nasona Bruna VS la Gnappetta Bionda , questo e altro ! 🙂

              • paniscus scrive:

                “Conoscevo
                Tutto ciò che fischia è una locomotiva”—–

                Io invece citavo una canzone di Francesco De Gregori degli anni settanta o inizio ottanta…

              • Moi scrive:

                Luciano De Crescenzo la racconta come “Battuta da Liceo Classico” dei suoi tempi :

                Le Locomotive fischiano
                Socrate fischia
                Socrate è una Locomotiva

                ———–

                … in fondo, è l’essenza del Logos Woke ! 🙂

              • PinoMamet scrive:

                ” Cmq NON è che se vai al bar e dici “cocktail” anziché “cazzocoda” 🙂 ti arrestano e ti multano, eh !”

                è più facile il contrario 😉

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Hanno passato secoli a farsi guerre tra di loro, chi accusa (o loda) gli italiani di essere “poco guerrieri” non ha capito nulla…”

                Alcuni di quei secoli, però, li hanno passati a pagare mercenari stranieri perché combattessero per loro e poi hanno perso l’indipendenza.
                Questa fase deve aver pesato e, se è vero che gli italiani presero le armi nel ’48, spettacoli pietosi come la gestione della prima guerra d’indipendenza in Veneto (il fronte più caldo, vista la posizione di confine) e il pesante affidamento sul Piemonte, visto come lo Stato-caserma, non lasciano ben deponere.
                E, in effetti, nell’Italia postunitaria fu recepito (per ovvi motivi) il punto di vista piemontese sulla questione. Quanto è penetrato a fondo? Non so: se promettevi una facile vittoria gli italiani ti seguivano (ma nella Grande Guerra l’Italia entrò con un colpo di mano!), se le cose si complicavano la dottrina era quella dell’exit strategy immediata (dopo Adua si fece la pace in fretta e furia, mentre gli inglesi si impantanarono volentieri in Sudan e altrove). La stessa seconda guerra mondiale fu fatta con l’idea di doversi lanciare ad occupare velocemente territori prima che Hitler e gli inglesi si mettessero d’accordo senza gli italiani. E, passata l’illusione, nel ’43 in molti volevano uscirne, fascisti inclusi (poi ci fu la Dichiarazione di Casablanca, un esempio di come l’irriducibilismo allunghi le guerre inutilmente).

              • PinoMamet scrive:

                Beh, molti di quei mercenari erano in effetti italiani…

                E gli spagnoli, che non hanno mai sofferto di esterofilia, reputavano i tercios italiani inferiori solo a quelli spagnoli, quando i tercios dominavano le battaglie europee.

                La stessa Lepanto è stata in gran parte una vittoria italiana…

                Vero che l’esercito sabaudo-unitario soffriva di cattivissima organizzazione, e la marina peggio.

              • PinoMamet scrive:

                Tra l’altro dopo il ’43, che citi, moltissimi italiani, che potevano fare altrimenti, hanno scelto di combattere, da una o dall’altra delle parti.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Molti mercenari erano italiani, ma almeno altrettanto erano stranieri. E, se è vero che era una situazione abbastanza normale (anche nella Francia della Guerra dei Cent’Anni molti mercenari erano stranieri), in Italia di diverso c’era la centralità dei mercenari (che in Francia erano un rinforzo, ma non l’ossatura stessa dell’esercito). E questo va avanti per due secoli.
                Sulla Spagna, al netto della qualità delle truppe (sì, si parlava degli “ottimi eserciti” italiani), la militarizzazione di una società è fatta più che altro dalla quantità. Mi ricordo che Barbero in una conferenza citava il numero di italiani arruolati nell’Esercito delle Fiandre nella Guerra degli Ottant’Anni (il fronte più caldo per l’Impero Spagnolo) ed era decisamente limitato. Ma l’Italia nell’unione delle armi dell’Olivares ci metteva gettito fiscale, più che soldati.

                E poi in effetti c’era il mare: liguri e veneziani (che comprendono anche i dalmati) per forza di cose dovevano metterci gente di mare. Finché durò, perché con l’avanzare dell’età moderna la potenza navale italiana declinò costantemente.
                Per terra Venezia e Genova arrivarono moribonde al Settecento inoltrato: i genovesi furono costretti a chiedere aiuto alla Francia per la questione corsa (e la persero), mentre Venezia perse l’indipendenza senza colpo ferire (checché ne dica la targa a Giustinian Recanati nella mia città natale).

      • Peucezio scrive:

        Roberto,
        “Però volevo sottolineare cone il fatto che la destra coincida con la libertà è una fesseria. Mi riferisco non tanto all’amministrazione ma a tutto il resto
        Lo sappiamo tutti ma a volte è vene ricordarlo”

        C’è destra e destra però.
        La destra nell’Italia contemporanea l’ha creata Berlusconi praticamente dal nulla (l’Almirante degli ultimi tempi era una mummia politica e Fini un moccioso deficiente).
        Questi sono gli eredi del finianesimo mascherati da destri restati fedeli. Sono traditori in tutto, hanno fatto i voltagabbana praticamente su ogni argomento, atlantismo, europeismo, immigrazione…

        • Ros scrive:

          Vado di frettisssimissima…
          La Destra (dritto-giusto… ecc) è L’Ordine, in senso lato:
          “Sederai alla Destra del Padre….”
          La Sinistra è il Disordine (rovescio, sovvertimento, carnevale – sempre opposizione – , saturnale, il clown, la maschera, la notte ecc); è il momento di caos e “ricreazione”, è la follia-Sragione di Foucault (Storia della follia nell’età classica)
          https://www.ibs.it/storia-della-follia-nell-eta-libro-michel-foucault/e/9788817046626
          ove regole e valori vanno a periodicamente ramengo per un eventuale rivoluzione- cambiamento e gli uomini sragionanti – gli “Outsider” di Colin Wilson o Leon Bloy ecc – vengono – momentaneamente – seguiti.
          E poscia sacrificati – resi sacri – al nuovo Ordine

          Una Sinistra al potere Diventa Destra, inevitabilmente!😀
          Saluti a tutti , e al carissimo Miguel

          • Peucezio scrive:

            Ros,
            qualche anno fa mi sarei detto totalmente d’accordo con quanto hai scritto.

            Oggi no.
            Perché tu descrivi due momenti di una dialettica fisiologica e in fondo sana.
            Il Carnevale ne è proprio l’espressione emblematica.
            Ma il Carnevale è gioioso, irriverente, la sinistra è moralista, cupa, prende tutto sul serio, è l’antitesi esatta dell’ironia, del capovolgimento parodistico.
            Non perché la sinistra rappresenti valori d’ordine.
            Ma perché rappresenta la morte, che è la fine sia dell’ordine inteso come struttura, salute, normalità, fisiologia, sia del disordine inteso come vitalismo esuberante e anomico.
            La sinistra è il caos inteso come trionfo del nulla, disarticolazione, caduta nell’indistinto.

            • Ros scrive:

              Peucezio: “…Non perché la sinistra rappresenti valori d’ordine.
              Ma perché rappresenta la morte, che è la fine sia dell’ordine inteso come struttura, salute, normalità, fisiologia, sia del disordine inteso come vitalismo esuberante e anomico….”

              Fromm divide – con l’accetta – le personalità umane in tre tipi (a gradazione varia di adesione) : il conformista, il rivoluzionario, il ribelle.
              L’Archetipo della Sinistra “vera” nasce dal rivoluzionario (ma può essere, ed è, seguito dai tre tipi contemporaneamente).
              Può prendere contenuti e istanze dai tre tipi al bisogno… ma è il rivoluzionario l’Archetipo di base!

              Come ben dici è la Morte.
              Morte intesa quale arcano maggiore XIII° dei tarocchi: Termine e trasformazione, ma pur’anche successiva rinascita; liberazione. E rappresenta la fine di un ciclo. Tutto cambia. Indica la fine di una determinata situazione, presupponendo una rinascita, ovvero l’inizio di una fase semplicemente diversa dalla precedente.

              Ovvio è che le fini, le apocalissi – e i loro profeti – sono invero tetri, cupi, moralisti, savanarolistici… come altro potrebbero essere😀 ci vuole necessariamente una maschera di serietà in certi giochi onde essere presi sul serio.
              Il gioioso saturnale rabelaiṡiano è poscia appannaggio del popolo che accetta una fine come una liberazione.
              Ciao

              • Peucezio scrive:

                Uhm…
                con buona pace di Fromm direi che il rivoluzionario e il conformista sono la stessa figura (o al massimo si dividono i compiti per la stessa azione), mentre la distinzione è col ribelle.

                Cioè ci sono gregari e liberi.
                E i capi sono gregari, nel senso della dialettica del servo-padrone di Hegel: soggiacciono alla stessa logica, dipendono dai loro subalterni: non sono liberi.
                Quindi direi che il rivoluzionario è il capo, il conformista il servo e il ribelle l’uomo libero, che si sottrae a questa logica.

                Sì, tu dici: anche la morte ha la sua funzione.
                Ma la vita è proprio il trascendimento della logica naturale della morte, è un afflato ulteriore, cui dobbiamo quanto c’è di bello e di non predeterminato e meccanico nel mondo.

                Faremo anche parte di un ciclo naturale, ma siamo continuamente chiamati e vincerlo, a non accettarlo passivamente. Se anche ciò rientra nel ciclo stesso, è il carburante della sua parte vitale.

                E il prendersi sul serio non è un gioco o una finzione: se la vita è gioiosa la morte è triste.

    • Roberto scrive:

      Comunque scrivono foresterismi (sic!) e brexit che non mi sembrano due parole italiane…

  5. Mauricius Tarvisii scrive:

    https://www.ilpost.it/2023/03/27/sensitivity-reader/

    Sensitivity reader, ovvero attività di “consulenza” per gli scrittori.
    Sì, chiamiamola così.

    • Moi scrive:

      … non vedo dove stia la novità, sul serio.

    • Peucezio scrive:

      Il problema, rispetto a tutte queste cagate, è che si cerca il compromesso, l’accomodamento, che poi significa sempre rincorsa all’infinito.

      Invece bisogna proprio capovolgere lo schema.
      Chessò, una casa editrice controcorrente dovrebbe cercare di pubblicare il libro più politicamente scorretto possibile, per scandalizzare, épater le bourgeois, sdoganare tutto ciò che ‘sti coglioni considerano offensivo.
      Qua ci vuole la bestemmia in chiesa, il rutto a tavola, a questa gente bisogna cagargli in testa, prenderli a scorregge in faccia.

      Tanto ti criticheranno lo stesso, perché i loro standard sono virtualmente infiniti.

      • PinoMamet scrive:

        Questo è il peucezismo 😉 ma trovo che sia una cosa un po’ fine a sè stessa, quelle robe che ti rendono famoso per un mese, ma non fanno che riconfermare le convinzioni altrui.

        • Peucezio scrive:

          Ma qual è l’alternativa?

          Non dico si debba radicalizzare. Basta tenere il punto.
          Se una cosa è una cagata, bisogna continuare a dirlo alla barba delle finestre di Overton.

          Cosa si conclude continuando a spostare in avanti la posizione, solo un po’ in ritardo rispetto a quegli altri?
          Cosa cambia?

        • PinoMamet scrive:

          Non è che si concluda tanto a voler scandalizzare a tutti i costi.
          Se qualcosa al contrario viene percepita come “scandalo “, serve a rafforzare la posizione opposta: è uno scandalo, quindi non si fa, non si dice.

          Al massimo può renderti famoso in Francia 😉 , perché lì sono ingenui, basta dire di essere intellettuali, o essere una bella donna, e restano tutti a bocca aperta.
          Ma non cambia niente uguale.

          No, le posizioni vanno smontate con la logica e la pazienza. Ma soprattutto il tempo: il tempo e la naturale inerzia smontano qualunque cosa smontabile.

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “No, le posizioni vanno smontate con la logica e la pazienza. ”

            D’accordissimo.
            Ma… hai detto niente!
            Credi che la logica oggi non faccia scandalo di per sé?

            Sul tempo, boh… Pur non essendo così vecchio, quel pochissimo che ho visto m’induce a non credere in nessuna teleologia o teodicea o meccanismo fisiologico di riequilibrio.
            Non dico che alla fine non possa esserci qualcosa del genere, ma non ci casca dal cielo, è per l’appunto il risultato dell’azione umana: noi non siamo osservatori, siamo implicati: non possiamo essere pazienti, come tu dici, ma agenti. Ovviamente in senso ideale, dialettico: non sta a me o a te fare gli attivisti: facciamo un altro mestiere.

          • PinoMamet scrive:

            Non sto parlando di teleologia, ma di pura forza d’inerzia.

            Ci vuole più sforzo a mantenere una posizione assurda che ad abbandonarla: le drag-queen che vanno a fare lezione di… boh? nelle scuole americane, e che rivendicano a gran voce la loro “libertà di espressione” nel farlo
            (che si traduce in obbligo delle scuole di accettarli, altrimenti si viene tacciati di omofobia)
            prima o poi la pianteranno, perché diventeranno vecchi, perché passeranno di moda (lo sono già) e perché le scuole troveranno, una alla volta, delle scuse migliori per non perdere ore di lezione al solo scopo di indottrinare i pargoli su quanto sia bello vestirsi da puttanone di strada se uno si diverte così.

            Se invece ci si oppone frontalmente, ecco che diventano subito un “caso” di “libertà di espressione”.

            • Francesco scrive:

              temo tu sia un ottimista …

              il Sesssantotto è ancora troppo vivo nelle scuole italiane, proprio perchè non ci fu un’opposizione frontale allora e potè passare nel senso comune

              che è capace di incorporare cazzate incredibili, sospetto

            • PinoMamet scrive:

              Non c’ero nel Sessantotto e non so se ci fu opposizione
              (mi sembrerebbe strano che non ci fosse, e anche accanita) comunque vorrei sapere in quale scuola italiana è ancora vivo il Sessantotto…

              Ma perché voi di destra siete fissati con la scuola?
              Non l’avete distrutta abbastanza?

              Mo’ il ministro nuovo, con un fumosissimo e interminabile intervento, pretende che oltre al Pcto e alla gestione demenziale di Educazione civica, gli insegnanti sacrifichino altre 30 ore (30!) all’orientamento…

              E il tempo per fare lezione??

              Altro che Sessantotto! Ma lasciateci in pace!

              • Peucezio scrive:

                Tutti sottoprodotti del ’68.
                L’analisi più precisa secondo me resta quella di Preve.

                Banalizzando, ma in realtà no, una volta a scuola si studiava.
                Da più di cinquant’anni si è messo da parte questo lapalissiano principio: si fa qualsiasi cosa che non sia studiare. Tutto il resto viene di conseguenza: scuola-impresa, preside-manager, le drag queen di cui parlavi prima e altre infinità di cazzate.

              • Francesco scrive:

                Pino,

                non ho mai pensato che la gente di destra sia stata immune al ’68, tanto meno i fascisti, privi di una loro cultura e fondamentalmente parassiti di quella dominante.

                In larga misura mi accodo a Preve e Peucezio.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              d’accordo.
              Diciamo “principio immanente alla storia”.
              L’inerzia vi si può annoverare.

              Che dirti: spero di cuore sia come dici.
              In ogni caso le cose, inerzia compresa, camminano sulle gambe degli uomini, non cascano dal cielo.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “Se invece ci si oppone frontalmente, ecco che diventano subito un “caso” di “libertà di espressione”.”

              Non so.
              Questi ormai sono talmente dogmatici e nessuno li discute che ci vorrà pure qualcuno che ricordi che il re è nudo.

            • giuseppe motta scrive:

              l’orientamento? per decidere sul futuro dopo gli studi o cose tipo trovare il nord?

              mi sembrano entrambi insegnamenti superflui comunque dato che, dopo gli studi, il nord gli studenti lo trovano da soli e spesso con soddisfazione

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                A me all’orientamento vennero gli Industriali a dirci che la Polonia è un paese protestante e che era per quello che le cresceva tanto il Pil.

              • Peucezio scrive:

                Davvero?

                E non li avete presi a pernacchie?

              • Francesco scrive:

                Infatti sono rimasti tutti a spasso, quegli studenti così furbi.

                Mentre gli industriali del Veneto sono ancora in piedi, e questo posso garantirlo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Strano, non essendo protestanti (e questo posso garantirlo!).

              • Francesco scrive:

                Strano … forse la tesi del Weber andrebbe “almeno” corretta, se non proprio buttata nel cesso!

                Non mi pare che manchino infiniti esempi di imprenditori cattolici fedeli alla propria Fede, dopo tutto.

                Tu come spieghi la popolarità di una tesi così facilmente falsificabile?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Nello stesso modo in cui spiego la popolarità della tesi della superiorità della razza germanica: ai suoi propugnatori piace un mondo e, in effetti, ragioni contingenti hanno fatto sì che in una certa fase storica si sia concentrata ricchezza in paesi germanici. O protestanti.

                E gli esterofili (la potenza del soft power) altrove hanno pensato bene di ripetere queste tesi, magari cercando di dire “siamo un po’ germanici/protestanti anche noi”.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ peucezio

        “bestemmia”

        Sei superato. C’è giay stato Céline, col suo noiosissimo “Bagatelle per un massacro”.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  6. Moi scrive:

    L’ English At Dick 🙂 faceva ridere finché lo usava solo Guido Nicheli negli Anni Ottanta con grande autoironia … ma è “triggherantemente” 🙂 insopportabile quando usato dai Fighetti da TED che non solo “Autoironia Zero”, ma pure “Narcisismo Patologico” con annesso “Ego Smisurato” … Ferragnez Style, piò lì ca lò !

  7. Moi scrive:

    Del Mondo Militare NON ho mai capito perché NON sottopongono le donne al
    Test PsicoAttitudinale di Rei e Mamiya :

    https://www.youtube.com/watch?v=kf8c5JhIMc4

    • Moi scrive:

      Cmq un Esaltato Italiano di Krav Maga disse che in Israele, in effetti, insegnano alle Donne Militari come rilassarsi separando corpo e mente in caso in cui vengano catturate da Hamas per stuprarle …

      • PinoMamet scrive:

        Mah… forse a qualcuna in qualche incarico rischioso, chissà…

        le mie amiche israeliane, a militare, hanno: risposto al telefono, imparato a fare l’elettricista, ridipinto la caserma…
        e naturalmente anche sparato e fatto tipo qualche lezione di autodifesa, che poi sarebbe la famosissima krav magà 😉 (tre colpi di pugilato, due prese di judo, e un po’ di buon senso 😉 )

  8. Moi scrive:

    UltimaGenerazione :

    https://www.iltempo.it/roma-capitale/2023/04/01/news/roma-barcaccia-imbrattata-vernice-nera-blitz-ambientalisti-ultima-generazione-35390206/

    dopo i muri di Palazzo Vecchio, tocca alla Barcaccia

    Barcaccia imbrattata? Elly Schlein-choc: “Guardate il dito, non la luna”

    https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/35387043/barcaccia-roma-ecoteppisti-elly-schlein-guardate-dito-non-luna.html

    ———————————–

    … visto il Precedente Fiorentino, NON credo che la Schlein stia facendo un Pesce, vista la data odierna !

    • PinoMamet scrive:

      Peccato che “guardate” sia all’indicativo, e non all’imperativo: per un attimo ho sperato che Elly Schlein avesse fatto suo il parere mio e di Z., su questo blog: “quando il saggio indica il dito, lo stolto guarda la luna” 😉

      • Moi scrive:

        Ah … OK.

        ………………………………………………..

        “quando il saggio indica il dito, lo stolto guarda la luna”

        … è un po’ la reinterpratazione “alla McLuhan” di un detto attribuito a Lao Tze , mi pare.

        Per me, è un po’ come “L’ unione fa la forza !” VS “Chi fa da sé fa per tre !” : dipende dal contesto !

  9. Moi scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=H5QstR6M1lg

    FANPAGE

    Questa mattina verso le 10:30 cinque cittadini e cittadine ad Ancona hanno ricoperto con un telo la fontana del Calamo, chiamata comunemente Fontana delle Tredici Cannelle, perché costituita da tredici bocche da cui rifornire di acqua persone e animali, fu costruita per dare ristoro di acqua pubblica agli abitanti e a chiunque entrasse in città dopo un lungo viaggio.

    A Roma, tre persone hanno versato del liquido a base di carbone vegetale nelle vasche della fontana della Barcaccia. La tradizione popolare vuole che la forma dell’opera del Bernini, posta ai piedi di Trinità dei Monti, fosse stata ispirata dalla presenza sulla piazza di una barca in secca, portata fin lì dalla piena del Tevere del 1598. Un richiamo fortissimo, che prefigura oggi lo scenario della “fine del Mondo” a cui stiamo andando incontro, pigiando sempre di più il piede sull’acceleratore: siccità alternata a devastanti alluvioni, che metteranno fine alla vita sulla Terra, insieme alle ondate di calore.

    • Moi scrive:

      … che poi, in realtà, alla “peggio” NON tutte le specie spariranno : le specie che sopravvivranno , senza Umani, anzi : sguazzeranno !

  10. Moi scrive:

    Pd in tilt sugli eco-vandali. Gualtieri condanna, Schlein li giustifica ancora

    https://www.iltempo.it/politica/2023/04/02/news/pd-tilt-eco-vandali-barcaccia-roma-roberto-gualtieri-elly-schlein-35390856/

    […] doppio binario. C’è la linea dei sindaci, che vivono il territorio, tutti i giorni hanno a che fare con il degrado (con alterne fortune) la cura dei monumenti, l’impatto di ogni gesto umano sulla città. E poi c’è lei, Elly Schlein, nella sua bambagia ideologica “inclusiva” fatta di buonismo e de-responsabilità […] Elly Schlein appartiene a quel progressismo contemporaneo che ha il suo tratto distintivo nella liquidità assoluta, anche culturale […] ideologia woke lo stendardo da innalzare per la conquista del mondo. Una ideologia che si nutre di «qui ed ora», di «futuro» ma aborrisce il passato. Per questo, l’indignazione di fronte al monumento deturpato viene vista come un qualcosa da trogloditi, un «guardare al dito», un limite. Loro, di monumenti, non hanno bisogno. Anzi, dove possono, li buttano giù anche, perché costruiti in epoche senza democrazia […] senza diritti. […]

    • Moi scrive:

      Isomma : la Schlein incarna perfettamente la SX Millennial e Gen-Z , Influencer che vive DI & SU internet … ma mi sembra Aliena NON solo ai Boomer e ancor prima , ma anche già alla Generazione X !

      Si potrebbe dire che va bene così … che il Futuro arride alla Woke, MA la demografia da immigrazione sostituiva , NO ! Davanti al Nichilismo Assoluto, tanto per capirci, le nuove generazioni oriunde alloctone reagiscono _ in modo purtroppo NON più biasimevole in assoluto … _ con il “Regresso Culturale”, come amplissimamente già visto in Francia e UK !

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “la Schlein incarna perfettamente la SX Millennial e Gen-Z , Influencer che vive DI & SU internet …”

    Boh, secondo me c’avete la MetaSchlein. Qui abbiamo la Vita Politica Reale.

    1) Nardella traffica per vincere Bonaccini contro la Schlein.

    2) Vince, a livello cittadino e regionale, la Schlein.

    3) Nardella salta sul carro del vincitore.

    4) Nardella fa fuori con un comunicato stampa la rispettatissima assessora all’urbanistica, con cui abbiamo lavorato tutti e che ha saputo risolvere mille questioni di tutti i tipi.

    5) Gli schleiniani fanno un comunicato di sostegno a Nardella per la maniera infame in cui ha silurato l’assessora.

    6) Gli schleiniani perbene sono già in crisi.

    A essere fluido, il quadro è fluido, ma non è gender fluid.

    • PinoMamet scrive:

      A parte le considerazioni di Moi sulla Schlein, che boh, non ho idea;

      ma a Firenze dovreste ricordarvi che esiste un mondo anche fuori da Firenze 😉

      Anzi, esiste IL Mondo (capitale, Bologna) 😉 😀

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “ma a Firenze dovreste ricordarvi che esiste un mondo anche fuori da Firenze 😉

        Anzi, esiste IL Mondo (capitale, Bologna) 😉 😀”

        Apprezzo come sai la battuta.

        Ma io cito Firenze come qualcun altro potrebbe citare Caltanissetta o Asti: non per contrastare la Toscana con il resto d’Italia, ma per contrastare le situazioni reali in cui vive la politica con i sistemi retorici-mitici-mediatici.

        Da una parte, i presunti Grandi Schieramenti Ideali, da amare o da odiare.

        Dall’altra, il razzolamento quotidiano, le risse, gli agguati, gli intrighi, le pugnalate alla schiena, i traffici, che costituiscono la politica reale, vissuta e implementate sul territorio.

        A Caltanissetta e ad Asti, non credo che sia andata molto diversamente.

        E mi andrebbe benissimo se qualcuno qui, accanto al mio Oltrarnormetro, usasse l’Asta d’Asti o il Regolo Nisseno per misurare tutta l’Italia.

        • PinoMamet scrive:

          Naturalmente sono d’accordissimo, ma la battuta me la devi far fare 😀

        • Roberto scrive:

          Non so se fratelli d’Italia accetterebbe il verbo implementare
          🙂

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          scusami, Sala a Milano è ideologicamente un perfetto corrispettivo della Schlein, ma c’è da molto più tempo.

          Se tu mi moltiplichi i parcheggi per residenti a scapito delle strisce blu a pagamento, è evidente che non stai cercando di fare soldi: la tua è una guerra ideologica alle auto per assecondare la misantropia degli abitanti dei quartieri ricchi (che comunque non ti votano per quello, per cui non è calcolo).

          Chi guadagna cosa dalle ciclabili? certo, sono lavori, qualcuni ci guadagna, ma ti assicuro che da grandi infrastrutture per le macchine, ponti, cavalcavia, sottopassaggi, grandi parcheggi sotterranei, ecc. si può mangiare molto di più.
          Eppure a Milano vengono fatte le prime, mica i secondi.
          E così ZTL, zone a 30 all’ora, isole pedonali…
          Tutte cose da cui nessuno guadagna niente (a parte qualche multa per la ZTL).

          Il mondo non è fatto di interessi, magari!
          Certo, ci sono anche quelli.

          Ma ci sono le ideologie. Che a loro votla sono la trasformazione in politica e in prassi delle proprie manie e nevrosi.
          In fondo è un bisogno narcisistico di controllo, autoaffermazione.

          • Francesco scrive:

            1) i ricchi di sinistra a Milano votano Sala per ragioni ideologiche e identitarie, di cui la lotta alle automobili (degli altri) è parte integrante

            2) le ciclabili le faccio fare io, come sai per risparmiare vado in bicicletta ogni volta che posso. prendo il telefono, chiamo Sala e gli ordino di farmi altri 2-3 km di ciclabili circa una volta al trimestre.

            😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Le ciclabili le fanno perché se no Peucezio si lamenta perché non c’è abbastanza parcheggio.

    • PinoMamet scrive:

      Ch è? Non ho voglia di ascoltarla venti minuti, sono già abbastanza contrario all’utero in affitto per conto mio e non ho voglia di approfondire…
      ma è molto carina! 😀

      • Moi scrive:

        Michele Serra vuol fare il Gen-Z Prigioniero nel Corpo di un Baby Boomer ;.) !

      • Moi scrive:

        @ PINO

        il testo originale di Michele Serra :

        In pratica, dice quel che dice Peucezio, invertendone però la “Polarità Morale” del Dualismo Giusto / Sbagliato …

        🙂

        ——————-

        “Ciò che Roccella non sa (o forse lo sa ma non lo dice, e questo rende in un certo senso quasi eroica la sua postura) è che il disordine, come da sempre avviene, travolgerà le povere mura della Tradizione, che a lei paiono insormontabili e sono invece, rispetto al vento del cambiamento, poco più che sabbia.

        Sarà il disordine a prevalere, modi impensabili di amare e di riprodursi prenderanno il sopravvento, e saranno quei modi a ricostruire daccapo, non senza errori e dolori, un nuovo ordine. L’umanità non è più quella del Libro, è quella che ne scriverà (finalmente!) di nuovi. Roccella è una sconfitta momentaneamente al potere.

        Fa quello che può e quello che sa: discutere non fa parte del suo repertorio, e pretenderlo è quasi indelicato nei suoi confronti.”

        L’Amaca di Michele Serra
        La Repubblica 30/03/2023

  12. Miguel Martinez scrive:

    Su questo blog si conduce una guerra vana contro la Sinistra e contro la Destra.

    Contro la Sinistra, per aver ridotto tutta la storia umana agli anni 1939-1945 in Europa, e per aver ridotto le tragedie della specie umana oggi al fatto che chi ha pagato 60.000 euro a una ditta che ha pagato 5.000 euro a una donna ucraina, ha problemi a registrare l’acquisto di un bimbetto.

    Contro la Destra, tra cento altre cose, il fatto di fingere che viviamo nel Migliore degli Ambienti Possibili e che il Vero Problema è la Ztl che ci vuole rubare l’automobile per far contenta Greta.

  13. Francesco scrive:

    >>> 1) Esistevano le Dittature Comuniste (con un solo partito, gulag, razionamenti, servizi segreti, frontiere chiuse)

    2) Esistevano i Paesi Liberi (con tanti partiti, pubblicità a colori, supermercati strapieni, merci e turisti che facevano allegri il giro di un mezzo mondo senza frontiere)

    3) Il Cile stava scivolando dal Mondo 2) al Mondo 1) ed è stato salvato appena in tempo.

    Ovviamente tutto questo a mettersi in un’ottica di parte, oggi forse solo Francesco la racconterebbe così;

    Devo ammettere che oggi propenderei per raccontarla così e molto più di quanto avrei fatto 20 o 30 anni fa. E trovando ammirabile come le fumisterie ideologiche su Allende e Pinochet siano restie a disperdersi e lasciar emergere i fatti.
    Sospetto possa essere una conseguenza della brutalità del Pinochet, anche se la tendenza della sinistra a dipingere come nazisti tutti i suoi avversari mi spinge ancora ad avere qualche dubbio.

    Ca van sans dir, in Cile si vota, a Cuba no.

    • PinoMamet scrive:

      In Cile Pinochet non c’è più 😉

      • Francesco scrive:

        Beh, questo però è uno dei MIEI motivi!

        1) Pinochet si levò dalle palle dopo “poco” tempo, senza bisogno di una guerra, dopo aver perso il voto per un referendum

        2) a Cuba Castro non si levò mai dalle palle, morì al potere, e dopo molti più anni che in Cile il regime a Cuba è ancora al potere e non ha mai permesso ai cubani di votare

        Anche io sono cresciuto nel mito di Sant’Allende, poi un dettaglio dopo l’altro lo hanno incrinato e distrutto.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      A Cuba si vota, comunque.

      • Francesco scrive:

        Senti, per motivi eufonici ho evitato di aggiungere “seriamente”.

        Che i regimi comunisti amino scimmiottare le democrazie con elezioni farsa è universalmente noto.

        In Cile si vota abbastanza seriamente da avere sia mandato al governo un estremista di sinistra che da avergli bocciato un obbrobrio di costituzione.

  14. Francesco scrive:

    >>> il vero problema è proprio la rimozione, da tutte le parti, della dialettica centro-periferia dei sistemi capitalisti.

    Beh, più che un problema lo chiamerei uno smascheramento di una fesseria con cui i periferici fallimentari, e solo loro, assolvono se stessi. Il sistema capitalista permette di emergere ma non lo garantisce, come garantisce assai poco chi sta in alto, almeno a livello di Stati. Il declino è sempre dietro l’angolo.

  15. Moi scrive:

    gli Industriali a dirci che la Polonia è un paese protestante e che era per quello che le cresceva tanto il Pil.

    ——–

    La “Capritudine” 🙂 degli Imprenditori Italici si perpetua uguale a sé stessa, almeno dai tempi in cui ne scrisse Gramsci …

  16. Moi scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=D3cYJhLkc5M

    Gianfranco Amato: Who is Elly Schlein?

    [in English]

    1 min : 40 sec

  17. tomar scrive:

    Sono solo io ad avere l’impressione e a sentire come una premonizione che le immagini della polizia israeliana dentro la moschea di al-Aqṣā, più che qualsiasi discorso si sia mai fatto su Israele, infiammeranno di legittimo sdegno non solo i palestinesi ma tutto il mondo arabo e buona parte di quello islamico in una misura forse mai vista? Con conseguenze oggi impensabili?
    Ma l’interrogativo che più mi preme è un altro: quanti di quelli che in Israele sono scesi in masse mai viste per difendere giustamente la loro democrazia lo faranno ora per difendere l’umanità ebraica? Se fossero molti, come in cuor mio mi auguro, queste immagini da demoniache avrebbero alla fine una valenza salvifica.

    • PinoMamet scrive:

      Boh?
      La mia amica italo-israeliana era appunto tra quelli scesi in piazza, che erano moltissimi, e non è una grande sostenitrice del sionismo (comunemente inteso), per usare un eufemismo.

      Tutti gli altri miei contatti israeliani erano però piuttosto freddi sulla questione.

      Per quanto riguarda l’altro versante della questione, le immagini me le ha mostrate oggi una studentessa marocchina, quindi sicuramente viaggiano nel mondo arabo, ma non credo che avranno effetti eclatanti.

    • Moi scrive:

      … sei rimasto a 20 anni fa : il Gender ha rubato la scena ll’ Islam ! 🙂

      • Moi scrive:

        In confronto al videino lezioso “Gender Fluid explained to Kids” … l’ omologo “Ramadan explained to Kids” pare una roba del tutto innocente ! 😀

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