Comunità contadine della Toscana

Con tutta la dovuta diffidenza verso le petizioni, riprendo questa, perché è un vero manifesto sulla questione contadina in Italia oggi, che tocca in modo intelligente i problemi che vediamo davvero.

Firmare servirà a poco, ma non farà nemmeno male.

Siamo le contadine e i contadini toscani.

Veniamo da terre diverse e lontane tra loro. Ogni giorno, anche durante il regime di quarantena e nonostante il blocco immotivato delle nostre reti locali di distribuzione, assistiamo le nostre comunità garantendo cibo sano, genuino e libero da sfruttamento. Vorremmo essere precisi nell’identificare e distinguere coloro che praticano un’attività contadina da quelli che invece intendono la terra e l’agricoltura come una mera attività commerciale fine a massimizzare le rese ed i profitti.

In primo luogo la figura contadina svolge attraverso la conoscenza del territorio e dei sistemi naturali locali un ruolo fondamentale di custodia, preservazione e miglioramento delle terre e dell’ambiente in cui vive e lavora. L’attività contadina agro ecologica si esercita da solo/a o in associazione con altri come comunità. Stiamo parlando di attività di piccola produzione agricola e di sussistenza, orientate in caso di eccedenze ad un mercato locale. Essa si affida prevalentemente al lavoro familiare e comunitario, o ad altri modi non monetizzati di organizzare il lavoro, come il mutuo aiuto. L’agricoltura contadina dipende intrinsecamente dalla terra e dalla comunità territoriale circostante.

Il sistema prevalente di produzione e distribuzione del cibo in Italia e nei paesi dell’area OCSE è caratterizzato dal dominio delle grandi Catene Industriali e dal sistema della Grande Distribuzione Organizzata. Noi pensiamo che questo regime debba essere progressivamente sostituito dai sistemi locali delle reti alimentari contadine, reti che attualmente sono vitali ma, troppo spesso, residuali. Pensiamo che questa graduale sostituzione sia vantaggiosa ed urgente dal punto di vista agricolo, economico, sociale ed ecologico.

L’alimentazione sana e locale costituisce la prima forma di tutela della salute e garantisce un corretto sviluppo delle difese immunitarie, dunque la produzione, circolazione e l’accesso ai prodotti agroecologici devono essere sostenuti ed incentivati dalle amministrazioni pubbliche.

Il modello agroindustriale è un sistema di produzione e distribuzione del cibo che provoca morte e sfruttamento. Esso oltre a contribuire all’avvelenamento delle acque e alla sterilità dei suoli a causa dell’utilizzo massiccio della chimica è responsabile per 1/3 delle emissioni di Co2 nel pianeta. Il suo funzionamento è basato sulle condizioni di miseria e schiavitù alle quali i braccianti (nei campi, nella logistica e nell’industria alimentare) sono sottoposti.

Le istituzioni europee, nazionali e locali ormai da alcuni anni esercitano una contraddittoria retorica ambientalista, promuovendo a parole lo sviluppo di attività rurali e biologiche. Questi proclami , spesso accompagnati da normative indecifrabili e prive di vincoli reali, favoriscono e promuovono quelle grandi aziende che attraverso i finanziamenti PAC ed altri incentivi possono così sviluppare il loro mercato alimentare destinato al consumo dei più abbienti. Inoltre queste aziende praticano la monocultura e gestioni agronomiche intensive parimenti alle aziende convenzionali. L’accesso alla terra per le piccole realtà contadine che favoriscono i processi partecipativi per l’Autodeterminazione alimentare è spesso ostacolato da un quadro burocratico e normativo che costringe il contadino a farsi imprenditore. Il cibo da risorsa essenziale alla vita diviene merce di consumo e non diritto inalienabile.

SECONDO QUESTE CONSIDERAZIONI GENERALI ESIGIAMO DA PARTE DELLA REGIONE TOSCANA E DAI COMUNI CHE :

1) Vengano riconosciute le comunità contadine diffuse che, se organizzate su base comunitaria ed assembleare, possano operare nel proprio territorio senza rispondere al quadro normativo agricolo vigente.

2) Le pratiche contadine (come lo scambio e distribuzione dei prodotti agricoli, il mutuo aiuto lavorativo e la riproduzione e scambio delle sementi ) non siano considerate atti commerciali ma servizi alla comunità.

3) La Garanzia Partecipata sia riconosciuta come forma di autocontrollo comunitario . Questo sistema garantisce, all’interno dei circuiti di economia locale, la trasparenza nella realizzazione e nella distribuzione del cibo, svincola i contadini e le contadine dall’agribusiness e dai sistemi ufficiali di certificazione. Inoltre la garanzia partecipata rende localmente visibili le responsabilità ambientali implicate nelle pratiche agricole e la costruzione dei prezzi dei prodotti.

4) Nell’eventualità di altri episodi di emergenza i GAS, gli empori di comunità ed i mercati contadini continuino ad operare per garantire l’accesso a una alimentazione sana e genuina nel rispetto del principio dell’Autodeterminazione alimentare; essi dovranno essere tutelati e incentivati in quanto portatori all’interno delle città di cibo sano e genuino, indispensabile per la salute collettiva.

5) I mercati contadini organizzati dalle stesse comunità debbano poter disporre del suolo pubblico gratuito e avere un accesso facilitato a piazze e spazi comunali. Questi mercati che svolgono un importante funzione di sensibilizzazione e aggregazione non devono essere equiparati alle attività commerciali che si svolgono nei mercati comunali.

6) Le pratiche burocratiche legate alle attività contadine siano espletate da funzionari pubblici e non dalle organizzazioni di categoria (come ad esempio: Cia, Coldiretti, Confagricoltura), creando sportelli comunali ai quali i produttori delle comunità possano rivolgersi.

7) Limitino fortemente l’uso dei pesticidi e al contempo istituiscano – con l’aiuto di contadine, contadini, ricercatrici, ricercatori e docenti – sportelli di consulenza, corsi di formazione, workshops e attività di tutoraggio al fine di favorire la conversione agroecologica dei propri territori. Sostenendo nuovi insediamenti e aiutando la transizione di aziende esistenti dal convenzionale a agricolture ecologiche le amministrazioni pubbliche possono svolgere un ruolo dentro alla transizione ecologica.

Coordinamento delle Comunità Contadine Toscane

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33 risposte a Comunità contadine della Toscana

  1. guido doria scrive:

    Sono assolutamente d’ accordo ma non dò dati a change, su cui molto è da dire.
    Appena entrato sulla pagina già mi avevano tracciato sbagliando solo il cap, alla faccia del furetto.

  2. Francesco scrive:

    dove si firma per il NO a tutto?

    non capisco proprio perchè chiedano questi interventi invasivi e prepotenti dello Stato invece di fare il loro lavoro e basta

    • werner scrive:

      Sottoscrivo il no.
      Questi sono peggio dei più spietati capitalisti, vogliono aiuti dallo stato e una totale deregulation.

      • Francesco scrive:

        volendo posso rincarare: voglio la deregulation per loro e la proibizione di agire per tutti gli altri

        del resto loro sono il Bene e gli altri i Servi del Denaro/Male, quindi è logico che chiedano quello

  3. Mauricius Tarvisii scrive:

    “senza rispondere al quadro normativo agricolo vigente”

    Giusto! Concimare con i fanghi industriali, sparare DDT, utilizzare fitofarmaci illegali…

    “Le pratiche contadine (come lo scambio e distribuzione dei prodotti agricoli, il mutuo aiuto lavorativo e la riproduzione e scambio delle sementi ) non siano considerate atti commerciali ma servizi alla comunità”

    Ci sta. Ma io rilancio e chiedo qualcosa di più: che la prestazione di lavoro subordinato in sé sia considerata servizio alla comunità, esentasse.

    “La Garanzia Partecipata” bla bla bla

    Notizia: le certificazioni molto raramente sono necessarie per immettere i propri prodotti sul mercato. Se lo sono, questo è perché si tratta di prodotti la cui produzione/commercializzazione comporta rischi elevati per i lavoratori, l’ambiente o i consumatori (pensiamo alla certificazione Inail sui DPI). Negli altri casi, vuoi farti il consorzietto che rilascia bollini a caso? Sei libero di farlo e io sono libero di pensare che ti stai facendo l’applauso da solo…

    “Nell’eventualità di altri episodi di emergenza i GAS, gli empori di comunità ed i mercati contadini continuino ad operare…”

    La vendita di prodotti alimentari mi pare che non sia mai stata interrotta. Ma forse loro volevano dire “continuino ad operare senza restrizioni, perché il nostro reddito vale più della vostra salute”. Ma il concetto era già chiarissimo, grazie.

    “I mercati contadini organizzati dalle stesse comunità debbano poter disporre del suolo pubblico gratuito”

    Ci sta. E che lo Stato fornisca a ogni coltivatore diretto anche la motozzappa!

    “Le pratiche burocratiche legate alle attività contadine siano espletate da funzionari pubblici e non dalle organizzazioni di categoria”

    Ah, ecco. Quindi io devo farmi da solo la dichiarazione dei redditi (o pagare qualcuno che me la faccia) per garantire a loro un analogo servizio gratuito perché non hanno voglia di pagare la loro quota associativa? Ma vadano a cagare…

    “Limitino fortemente l’uso dei pesticidi”

    Per gli altri, si intende: vedi il punto 1

    • Miguel Martinez scrive:

      per MT

      “Giusto! Concimare con i fanghi industriali, sparare DDT, utilizzare fitofarmaci illegali…”

      Ho qualche dubbio che tu conosca il tipo di persone che ha fatto un manifesto come questo.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Ho qualche dubbio che una qualsiasi legge possa essere utilizzabile solo dalle persone che conosci direttamente tu e a cui affideresti le chiavi di casa.

        • Miguel Martinez scrive:

          “Ho qualche dubbio che una qualsiasi legge possa essere utilizzabile solo dalle persone che conosci direttamente tu e a cui affideresti le chiavi di casa.”

          Certo, ma non è semplicemente la gente che conosco io.

          Ci sono tanti giovani in Italia che si fanno il mazzo in casolari abbandonati, cercando di coltivare cose sane, senza pesticidi; e vengono trattati con lo stesso metro con cui si tratta la grande produzione industriale, che può avere a propria disposizione esperti di ogni tipo, grandi laboratori, immensi depositi, possibilità di vendere a camionate.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Quindi il fitofarmaco illegale fa male se lo usa la grande produzione industriale e fa bene se chi lo usa si fa il mazzo?

            • paniscus scrive:

              Mauricius, fidati: stai parlando di un contesto completamente diverso da quello descritto qui.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Veramente la proposta non contiene (e non può contenere: se si chiede una legge si vuole prescrivere, non descrivere) nessuna descrizione.
                Fidati che quella proposta, invece, contiene tutto quello che ho elencato io. Che chi l’ha scritta ne fosse consapevole o no.

              • Francesco scrive:

                occasione rara e triste di accordo con MT

                non puoi fare delle pseudo leggi basate sull’assunto della bontà di chi ti piace

                le leggi servono – appunto – a regolare erga omnes, a prescindere dalla bontà o meno

                non so se questo le renda diaboliche in sè

                saluti

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “le leggi servono – appunto – a regolare erga omnes, a prescindere dalla bontà o meno”

                E’ sempre questione di esternalizzazione dei costi.

                Il piccolo contadino fa risparmiare in termini di:

                – costi di infrastrutture (centri commerciali, strade, ecc)
                – bilancio di importazioni/esportazioni
                – sussidi di disoccupazione
                – soldi buttati a palate per far “rivivere i borghi”

                Il risparmio che ne deriva rende oggettivamente diverso il costo sociale.

              • Francesco scrive:

                1) mah, riparare 1.000 stradine costa meno di riparare una autostrada sola?
                2) mah mah mah, due pomodori non cambiano la bilancia commerciale alimentare globale e alla fine le terre coltivabili quelle sono in Italia
                3) questa gente NON sarebbe disoccupata e non so quanti disoccupati farebbero quella vita. In ogni caso costano più i sussidi che chiedono o la disoccupazione?
                4) quelli non devi spenderli e basta, scusa

                ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “mah mah mah,”

                Tutto dipende dal tipo di società vogliamo.

                Per questo esiste la politica, altrimenti non ce ne sarebbe bisogno, basterebbe lasciar decidere tutto ai consigli di amministrazione delle multinazionali.

                Ad esempio, oggi, siamo molto vicini a sostituire con automi qualunque lavoro l’essere umano riesca a fare, tranne alcuni intimi – barbiere, prostituta/o, utero-in-affitto, badante.

                Anzi, c’è la prospettiva di nuovi mestieri in questo campo – pensiamo ad esempio al settore infanzia, tutto da scoprire.

                Poi la politica – cioè la volontà umana – può anche porre ostacoli all’economia, e puntare in un’altra direzione.

        • PinoMamet scrive:

          Posso dire la mia senza che vi incazzate?

          Premetto a mo di excusatio non petita che ho vissuto fuori città più di 20 anni e conosco abbastanza bene gli agricoltori (ribadisco per la centesima volta: nessuno qua si è mai chiamato “contadino”, più o meno come nessun nero si è mai chiamato “sporco negro” da solo) ex clienti di mio padre.

          Secondo me Mauricius sbaglia nel tono; non credo proprio che le intenzioni di chi ha scritto quel manifesto siano quelle che dice lui.

          Però ci azzecca nei risultati: alcune, se non tutte, delle richieste di queste Comunità Contadine Toscane sembrano fatte apposta per aiutare i furbetti (o non tanto furbetti, tanta gente non c’ha poi guadagnato molto, ma sarebbe un lungo discorso) delle quote latte e loro simili, che immagino non manchino in tutt’Italia.

          Ciò non toglie che c’è molto da fare per aiutare i piccoli e medi agricoltori italiani.

  4. Mauricius Tarvisii scrive:

    Tutte le storie agricole che ho sentito (raccontate da parti in causa, cioè gente con un campo, non dall’AD della Del Monte) sono sempre state sui seguenti soggetti:
    – il vicino colma la propria metà del fosso per spostare il confine
    – il vicino si sospetta che abbia spostato nottetempo il cippo di confine per fregare ben tre confinanti
    – la Regione ha dovuto asfaltare gli accessi ai campi, altrimenti questi seminavano fino in strada…
    Insomma, il comune demoninatore erano persone che (per necessità, possiamo anche dirlo) appaiono piuttosto voraci nei confronti dei propri vicini di casa. Perché non dovrebbero essere altrettanto voraci nei confronti dell’ambiente e di me consumatore?

    • PinoMamet scrive:

      Dunque, sotto le feste, milioni di anni fa, mio padre mandava 150-200 bigliettini di auguri, praticamente tutti a famiglie di agricoltori.

      Ho sentito le storie che dice Mauricius, ma ne ho sentite anche di segno diametralmente opposto. Gli agricoltori non sono diversi da nessun altro tipo di imprenditore- si lamentano delle tasse, qualche volta a ragione; ce n’è di onestissimi, ce n’è di quelli che arrotondano qualche angolo, e ce n’è di disonesti.
      Ci sono quelli che si fanno in quattro per salvare il cucciolo di lepre trovato arando, e ci sono quelli che versano i liquami nel terreno del Parco naturale regionale.

      Non ne farei dei santi, ecco; ma neanche dei criminali “voraci”, tutti in blocco…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      Non so nel Veneto.

      In Toscana c’è un’ampia rete di contadini “biologici”, spesso giovani nati in città, che lavorano terre abbandonate, con enorme sforza fisico e rendita quasi nulla, che vorrebbero vendere direttamente i loro pomodori e cetrioli tutti belli ammaccati e stortignacoli; e che usano il semplice sistema di invitare chiunque a vedere come lavorano, ed eventualmente di dare anche una mano.

      Invece di incoraggiare attività simili, un sistema che parla di “ambiente”, di “recupero del territorio”, di “lavoro per i giovani”, fa di tutto per stroncare simili attività, valutando ogni cosa che fanno con il metro con cui si valuta la produzione industriale della Val Padana.

      • PinoMamet scrive:

        Lo credo senza dubbi, dubito invece che la risposta possa essere nelle proposte riportate qua sopra, alcune delle quali in effetti verrebbero immediatamente appoggiate e snaturate per i propri utili da quel sistema agro-industriale che contestano…

        comunque so, da innumerevoli racconti, che alcune di queste associazioni di categoria che stanno così antipatiche ai Contadini Toscani… operano in effetti malissimo e mi pare abbiano fatto molti più danni che altro. Non tutte.
        Ma nessuno obbliga gli agricoltori a rivolgersi a queste piuttosto che ad altre…

        • Francesco scrive:

          su questo può valere la pena di approfondire, a volte in Italia la collaborazione pubblico-privato vuol dire che lo Stato ti obbliga a servirti dei servizi di un certo privato alle sue condizioni.

          🙁

      • Francesco scrive:

        Miguel

        anche a me piacciono questi tizi ma dovrebbero avere il buon senso di chiedere regole adatte a loro, scritte in modo civile.

        A cominciare da controlli “a misura di micro-azienda” perchè sennò ha ragione MT, con quello che loro chiedono ottengono il via libera a qualsiasi criminale, che i suoi pomodori ammaccati li innaffia coi liquami della camorra!

        ciao

      • paniscus scrive:

        “In Toscana c’è un’ampia rete di contadini “biologici”, spesso giovani nati in città, che lavorano terre abbandonate, con enorme sforza fisico e rendita quasi nulla, che vorrebbero vendere direttamente i loro pomodori e cetrioli tutti belli ammaccati e stortignacoli; “—–

        A pate il fatto che si dice “stortignaccoli” con due C, ma avendo insegnato per molti anni in un istituto tecnico agrario in Toscana, posso confermare il concetto.

        E’ inevitabile che la maggior parte di questi diplomati finiranno per andare a lavorare in aziende “mainstream”, ma la tipologia di quelli descritti qui, la conosco, e so che ha un peso significativo.

  5. roberto scrive:

    “Senza rispondere al quadro normativo”

    È il sogno di ogni uomo!

    • Francesco scrive:

      tranne quando compri qualcosa … allora io desidero assai che il venditore risponda al quadro normativo

      non ho voglia di portare il fucile a pompa ogni volta come incentivo alla correttezza del negoziante

      • roberto scrive:

        No il sogno è che a me non si applicano le regole, a te si invece!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ma certo. Anarchia e ordine e disciplina viaggiano bene insieme: la prima è per me, i secondi sono per gli altri.
          Ma fidatevi: non abuserò della mia area di privilegio.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Il nostro presidente di quartiere, che è anche tutto sommato un amico, ha fatto la sua scelta, con un linguaggio tipicamente suo:

    🙂

    Firenze, 9 luglio 2020 – A poco piu’ di due mesi dalle regionali, MS, presidente del quartiere uno, quello del centro, lascia il Pd per abbracciare il progetto politico di Matteo Renzi. Una scelta che S, gia’ consigliere comunale dem, annuncia in post su Facebook: “Dopo molte notti insonni e un travaglio interiore che mi ha spossato, ho deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di aderire ad Italia Viva. Faccio questa scelta con grande sofferenza, dopo decenni di militanza e anni di impegno nella amministrazione cittadina, ma ritengo sia giusto essere coerenti con le proprie idee e la propria sensibilita’. Spero che nessuno strumentalizzi questa mia scelta”.

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