Una notte in centro

Ieri abbiamo parlato di uno spazio in cui le decisioni vengono prese dalla comunità che ci vive e non da un Privante o dallo Stato.

Decisioni piccole e innocue, ma danno un’idea di come potrebbe essere la vita di esseri umani normali, che non solo vivono in un territorio, ma ne prendono cura.

Quando invece una comunità non ha alcuna voce in capitolo, cosa succede?

Antonio Passanese è un bravo giornalista del Corriere Fiorentino,  e nell’articolo che segue, elenca semplicemente alcune segnalazioni ricevute la notte tra venerdì e sabato scorso.

Non lo riporto per lamentarmi, ma perché illustra un meccanismo importante, che va molto oltre Firenze.

Un sistema economico, coadiuvato da un’amministrazione politica, tratta il territorio come una merce, da vendere in vari reparti.

Nel Centro Storico si mangia, si beve e ci si fa di cocaina.

Poi gli avventori tornano in periferia, dove invece si dorme.

I cuochi egiziani e bengalesi e filippini tornano nella straperiferie più economiche, e crollano addormentati anche loro.

Tutte e tre le zone sono umanamente morte: per chi vive in periferia, il Centro è la pattumiera in cui buttano gli avanzi delle proprie cene, ed è immaginato come se fosse disabitato;

ma siccome nelle periferie non si fa nulla di interessante, restano deserti e dormitori, luoghi per inceneritori e autostrade e aeroporti e discariche tossiche.

Se uno pensa che le città – in particolare quelle italiane – sono nate invece come comunità (cos’altro vuol dire “comune“?), dove ogni parrocchia o “popolo” era sede di autogoverno, magari rissoso, ma straordinariamente creativo…

Leggendo le storielle che racconta il Passanese, vedrete che l’unico accenno a “stranieri” (così spesso accusati di seminare degrado) è quando parla di una rissa tra nordafricani: che sicuramente stanno litigando per servire meglio i consumatori di cocaina italiani.

Causa Covid-19, sono scomparsi i turisti, eppure la città in realtà è sempre piena di stranieri.

Nel senso di persone che abitano a pochi chilometri le une dalle altre, ma si sono reciprocamente estranee, come sono estranee ai luoghi che usano.

Spesso queste preoccupazioni vengono confuse con il “moralismo”, si accusa la gente di “avercela con i giovani che vogliono vivere.

Ma il vero problema è esattamente il contrario: tutta la “vita” descritta in questo articolo è vita tolta alle periferie.

Ma leggiamo Antonio Passanese:

Dal “Corriere Fiorentino”, 21 giugno 2020

E in una notte come quella tra venerdì e sabato scorsi, capita così di ricevere una cinquantina di messaggi con racconti, video in presa diretta e foto.
Così.
Ore 1,15 piazza Santo Spirito. «Le forze dell’ordine stanno andando via ma in piazza e sul sagrato c’è una tale concentrazione di gente che fanno fatica a passare con le auto. Ai varchi nessun controllo e
regna l’anarchia».
Ore 2,25, via del Presto di San Martino. «Questa notte neanche i doppi vetri e le persiane sbarrate ci aiutano. Da venti minuti un gruppo di ragazzi suona ossessivamente i bonghi. E davanti al nostro ingresso c’è una pozza di piscio. Ho provato a contattare il pronto intervento della polizia municipale. Nessuna risposta».
Ore 3, di nuovo da piazza Santo Spirito: «Pochi minuti fa ho provato ad attraversare il sagrato e poi la piazza. È stato impossibile! A terra vetri e quintali di plastica. Ci sono assembramenti ovunque, sembra che il coronavirus non sia mai esistito.
Quasi nessuno porta la mascherina».
Ore 3,10, Borgo Pinti: «Sembra di avere la gente in casa. Bastaaaaaaa! Ho provato a chiedere un po’ di silenzio e sono partiti i fischi. Io la prossima settimana vado in Procura e denuncio tutti».
Ore 3,15, piazza Strozzi: «Decine e decine di persone appiccicate le une alle altre, molte hanno bottiglie e bicchieri di vetro. Le urla sono assordanti.
Ma non c’era un’ordinanza del Comune che vietava la vendita di vetro dalle 20? Dove sono i controlli?».
Ore 3,25, piazza dei Ciompi: «Un gruppetto di ubriachi nord africani si sta pestando. Uno di loro ha spaccato una bottiglia e le sta brandendo contro gli altri».
Ore 3,27, Borgo La Croce: «Stesse scene di sempre. Urlano tutti, pisciano ovunque mentre in via dell’Ortone ci vanno a consumare la cocaina».
Ore 4, via dei Coverelli: «Dalle mie finestre vedo rigagnoli di pipì provenire dalla facciata laterale della basilica di Santo Spirito. Si sta pian piano formando un laghetto. Oramai quest’angolo della chiesa per tutti è il pisciatoio. Lo chiamano così i ragazzi. Che desolazione: bisogna farsi sentire.
Non è più il tempo del silenzio ma è quello dell’azione. E insieme possiamo ottenere qualche risultato».
Ore 4, ancora Santo Spirito ma con un resoconto dettagliato di tutta la nottata: «È’ l’una del mattino e davanti alle mie finestre c’è una folla ipereccitata.
All’ingresso della mia abitazione tre ragazzi sniffano coca mentre la gente continua a passare e pisciare.
Alle 1,20 una ragazza, in compagnia di tre persone, d’improvviso si tira giù il pantalone e le mutandine e inizia a fare pipì. Poi, una volta finito, si ricompone e va via. Alle 2 mi infilo i tappi nelle orecchie e vado a dormire. Alle 4 alcuni ragazzi iniziano a suonare i campanelli e a cantare a squarciagola. Inneggiano al Napoli che ha vinto sulla Juve. Non sono napoletani ma fiorentini. Riprendo sonno alle 7. E
un’altra nottata è passata».
Nella chat dei comitati e dei gruppi di residenti danneggiati dalla movida molesta, uno degli ultimi messaggi arriva alle 4,30 da piazza Sant’Ambrogio, quella stessa piazza dai cui balconi, due settimane
fa, vennero lanciate le uova ad alcuni ubriachi che litigavano fra loro alle 3 del mattino. Questa volta a togliere il sonno a chi vive di fronte alla chiesa sono 4 ragazzi che hanno pensato bene di organizzare una partita di calcetto tra l’edicola e il sagrato.
«Abbiamo chiamato i carabinieri, e questa volta sono arrivati. Però hanno semplicemente invitato quei maleducati a smettere. Forse una multa avrebbe insegnato loro qualcosa».

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45 risposte a Una notte in centro

  1. Mirkhond scrive:

    Se ci fosse un presidio di polizia, durante la notte, non avreste il casino che descrivi.
    Che però si sposterebbe da qualche altra parte.

    • daouda scrive:

      se i cittadini scendessero armi in mano sarebbe molto più semplice.

      • Francesco scrive:

        ORAD!

        in realtà basterebbe che la cosa fosse nota e regnerebbe il silenzio, se pace è parola troppo grossa

        che poi gli ubriachi molesti sono una categoria che esiste da parecchio tempo, giusto? e idem per le ciurme di ubriaconi che cantano ballano e pisciano

        • Mirkhond scrive:

          Solo che così si scatenerebbe un effetto perverso di faide infinite, col sangue che scorre a fiumi.
          Il porto d’armi è un segno di civiltà, che una certa destra vorrebbe abolire per farci sprofondare nella barbarie statunitense….

        • rossana scrive:

          Vero. Diciamo che (forse) siamo diventati più civili di quanto sia necessario esserlo. Quando abitavo a Mestre, in centro, sotto al palazzo affittarono a una sala scommesse: tutte le notti casino di ubriachi e pisciatori. I vigili venivano ma la sera dopo era uguale. Così ci si organizzò: prima di andare a dormire posizionavamo secchi d’acqua in prossimità delle finestre e, al primo schiamazzo rovesciavamo giù ettolitri di acqua da ogni balcone (un paio di volte gli si rovesciò in testa anche qualche mezza secchiata di pipì, così, tanto per far capire quanto eravamo decisi alla guerra). Si andarono a lamentare loro, quelli della sala scommesse, ma non potendo denunciare un intero condominio si rassegnarono e dopo un po’ si spostarono in una zona uffici dove la notte non infastidivano nessuno.
          Se ci si vuol liberare dal problema bisogna essere decisi a dichiarare guerra, niente di troppo offensivo ma pari al livello di seccatura.
          Bisogna sfinirli, rendergli il posto insopportabile, sistematicamente, ogni volta, senza saltare una notte appellandosi alla pazienza né coinvolgere FFOO che avranno anche altro da fare, ci si immagina…

          • Miguel Martinez scrive:

            Per rossana

            “Diciamo che (forse) siamo diventati più civili di quanto sia necessario esserlo. ”

            Invidia! Avessi io un condominio così!

            Comunque qui sotto passano, ma non stazionano.

            Stanotte è tornata la mia donna preferita.

            Capelli rossi, credo tinti, un buon fisico, un elegante vestito molto “cena in villeggiatura estiva”, sempre rosso, sandali eleganti, borsa dorata. Tutto molto curato.

            Un passeggino per bambini, in cui però c’è solo la borsa dorata.

            Verso mezzanotte, lei lascia il passeggino in mezzo alla strada, e inizia un lungo monologo, reggendo in alto il telefonino (non so se si registra o cosa).

            “Maremma maiala m… Dio c… Ave Maria Rengekyo Ooooom! Tu sei un assassino di bambini piccoli, pezzo di m…! i harabinieri so’ bischeri! Bello brutto buono bastardo!” e altre simili affermazioni, con una bella cantilena con voce roca, per circa un’ora.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Che però si sposterebbe da qualche altra parte.”

      Ma infatti, la soluzione non è la polizia.

      E’ impedire che qualunque quartiere assuma un’unica funzione.

  2. roberto scrive:

    Beh comunque la polizia sarebbe un aiuto mica da poco…Ma uéué mica siamo svizzeri che vanno a letto come le galline…

    Ps aiuterebbe avere anche qualche cesso pubblico e chiudere tutti i locali che non hanno cessi funzionanti e agibili

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Beh comunque la polizia sarebbe un aiuto mica da poco”

      La squadra notturna dei vigili (non mi ricordo come si chiama) è stata ridotta a pochissimi individui.

      La polizia passa a volte, ma che devono fare?

      Iniziare a farsi riprendere mentre picchiano la gente?

      La Hidalgo a Parigi ha invece concesso spazio pubblico gratuito in tutti i quartieri (non solo al centro) ai gestori di locali, con obbligo di pulire e di chiudere alle 22. Il sindaco di Firenze, no.

      • Moi scrive:

        … il Movidaro, alle 22 esce (!) di casa ! 😉

      • roberto scrive:

        Hanno ridotto i vigili?
        Malissimo!

        Per il resto non devono pestare la gente ma multare i caciaroni

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “Per il resto non devono pestare la gente ma multare i caciaroni”

          Cioè, hai quaranta persone ubriache, con le bottiglie in mano, qualcuno fatto di cocaina, e gli devi dire,

          “mi scusi, lei ha superato i decibel consentiti, e inoltre non mantiene la distanza di un metro e inoltre non ha la mascherina, ma lo sa che lei ha violato il Regolamento XY23Z? Favorisca i documenti!”

          Un vigile, dico, mica un paracadutista con il mitra (scarico, come ci insegna PinoMamet, ma fa scena lo stesso).

          • roberto scrive:

            Ok Miguel, mi arrendo, come al solito TINA….

            • Miguel Martinez scrive:

              per roberto

              “Ok Miguel, mi arrendo, come al solito TINA…”

              Scusami, ma è che conosco troppi vigili, anzi diciamo vigilesse cinquantenni, da sole, che già fanno un mestiere che attira solo odio (altro che negri/ebrei, l’unica cosa simile che mi viene in mente è il controllore sugli autobus), non possono concretamente fare nulla se non prendersi insulti.

              Poi, certo, se sono cattive, possono infierire su quello che ha violato un regolamento per sbaglio, e se ne vergogna.

  3. Z. scrive:

    Miguel, noto che a te piace molto usare la parola “merce”.

    A volte per parlare di servizi, spesso per parlare di beni strumentali; in generale, comunque, non per riferirti a qualcosa che è merce, ma per sottolineare l’aspetto speculativo di un’attività.

    Non sei l’unico, e mi chiedo donde derivi quest’uso particolare del termine. Forse da un disprezzo tradizionale per i commercianti (il famoso discorso sui mercuriali)?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “ma per sottolineare l’aspetto speculativo di un’attività.”

      Ma se un fondo di investimenti qatariota decide di comprare un palazzo a Firenze, per farci un albergo (e il Comune di Firenze glielo vende!), mi sembra proprio che si veda quel palazzo, non come un palazzo, non come qualcosa da vivere, ma come un modo per aumentare il proprio capitale, senza magari nemmeno aver mai visto il palazzo.

      So che è un problema drammatico a Londra, dove una gran quantità di palazzi sono vuoti, comprati per cifre astronomiche da fondi investimento, con annessa espulsione dei residenti. Sono una specie di gruzzolo nascosto sotto il materasso, solo che sono case, quartieri, luoghi dove la gente viveva.

      • Z. scrive:

        La mia osservazione era solo lessicale…

        Tu usi “merce” non per indicare il bene lavorato oggetto di rivendita ma come sinonimo di “speculazione”. È un uso molto comune, che mi chiedo da dove nasca.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “tu usi merce…”

          Hai ragione. Forse è legato all’uso inglese di “commodification”, cioè la prevalenza del valore di scambio sul valore d’uso.

          Comunque, è un dubbio interessante.

        • Z. scrive:

          Ma è un uso troppo diffuso e non limitato ai madrelingua inglesi…

          Io sospetto abbia a che fare con il tradizionale sospetto per il commerciante e con la vilificazione (che parole dotte) dei traffici di beni.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “tradizionale sospetto per il commerciante”

            Boh, il commerciante ha spesso un rapporto stretto con la sua “merce”: un venditore di tappeti non lo vedo così lontano da uno che i tappeti li fa.

            Penso piuttosto alla figura dell’investitore, cioè del tizio che investe i soldi oggi in legname canadese e domani gira gli stessi soldi su Facebook o sulla vendita di missili.

            • Z. scrive:

              Miguel, si tratta di una connotazione che esiste probabilmente da prima che gli investitori fossero diffusi e da molto prima che esistessero i missili…

              La mia impressione è che rifletta la preferenza per la ricchezza proveniente dalla terra contro quella proveniente dal traffico di merci.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Probabilmente è un’estensione dell’ostilità alla simonia. Quando una cultura inizia a pensare che non tutto sia disponibile (il Sacro, nella civiltà cristiana occidentale), allora inizia ad applicare il principio dell’indisponibilità a tutto quello che ritiene importante.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “principio dell’indisponibilità”

              Vero!

              Sarebbe affascinante capire dove ogni cultura mette il limite.

              Anticamente, c’era la “disponibilità” della schiavitù; ma non c’era la disponibilità né degli uteri in affitto, né di tutte le nostre emozioni e pensieri, trasformati in “big data”.

              • Moi scrive:

                non c’era la disponibilità né degli uteri in affitto

                ———

                … nel senso che un Padrone poteva stuprare una Schiava e spacciarne pubblicamente il Figlio per quello della propria moglie , se gli faceva comodo !

              • Moi scrive:

                Adesso ci sono sia giovani donne povere (solitamente di Paesi “Arretrati” …) che possono mantenersi solo offrendosi come Incubatrici Umane … sia Dive Lesbiche che magari accolgono in utero il cocktail di sperma di una coppia di Colleghi Gay ! …Roba fra gente tutta già ricchissima, NON occorre in quel (!) caso il “Mercimonio” !

                …Ecco : forse è “Mercimonio” la parola in Italiano che Miguel cercava ?

        • Peucezio scrive:

          Z.,
          viene dal fatto che “merce” è una di quelle parole che, oltre ad avere una denotazione, hanno una connotazione, tanto che si parla di “mercificare” e di “mercificazione”, non come termini tecnici, ma come termini chiaramente connotati, cioè peggiorativi.

          • Z. scrive:

            Certo. Mi chiedevo perché si associasse tutto questo, in particolare, ai beni-merce.

          • Peucezio scrive:

            Si potrebbe aggiungere il discorso di Miguel circa Guénon e il regno della quantità.

            Ogni volta che qualcosa diventa merce, acquisisce un valore economico.
            Un valore economico è un numero, è lineare, non ha proprietà qualitative e come tale è fungibile con qualsiasi altra cosa, per quanto diversa, dello stesso valore.
            Quindi nulla ha più nessuna specificità.

            Quando vogliamo dire che qualcosa vale moltissimo diciamo che ha un valore inestimabile.
            Cioè le cose che valgono tanto sono cose di cui NON SI PUÒ stabilire un valore. Cioè ciò che non può essere comprato e venduto vale molto di più, perché è unico e insostituibile.

            Mi pare normale.

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            ti faccio un altro esempio.

            Immaginati che ti cresca inaspettatamente la cifra per acquistare un bene. Per cui vai in un negozio e ti togli lo sfizio.

            Oppure immaginati che un amico caro te lo regali.

            Quale delle due situazioni ti gratifica moralmente di più (il risultato pratico è il medesimo)?

  4. Ujjj scrive:

    Mah, nell’articolo ci vedo una distinzione un po’ destrorsa tra un noi che “vogliamo dormireeee” e un generico “loro”. Distinzione che nella realtà per quanto mi riguarda non esiste, la cornetteria notturna può dare fastidio(ma neanche tanto) adesso che ci abito sopra e alle 4 ci sono 50/100 persone a parlare ma fino a ieri era solo la meta ultima e agognata del fine settimana.
    Nei racconti dei comitati antidegrado ben più di una volta ci ho sentito esagerazioni grottesche e spesso due che si baciano diventano scopare in pubblico, uno che si fuma una canna drogati che si fanno. E più di una volta un gruppo di africani che parlano in lingua sconosciuta a volume un po’ più forte è un problema “di per se”. Ma qual è il problema? Chiedo a volte ai vicini. Eh.. “Li vedi lì”.
    Insomma sono un po’ combattuto, la mercificazione dei centri cittadini la vedo anch’io come un male e basta, le istanze benpensanti idem però. Anche perché come ben si sa le campagne antidegrado sono uno dei passaggi fondamentali per la messa a profitto dei centri grazie alle riqualificazioni sponsorizzate e della cacciata dei ceti popolari(degradanti per definizione) verso le periferie.
    non sicuramente viceversa.

    • Moi scrive:

      … Te ce li hai sottocasa o c’ ha il Casale fra le H’olline 😉 Toscane , al riparo dall’ Ochlos Urbano Movidaro ?! 😉

      • Ujjj scrive:

        Ce li ho sottocasa. Sto al primo piano della suddetta cornetteria. Il ricordo di esserne stato avventore non me lo son perso però e torna spietato ad autoaccusarmi e ridimensionarmi quando alle 4 e mezza mi sveglio al suono di “oh raga ma che minchia volete sulla pizza” e verrebbe voglia di gridare qualcosa dalla finestra.

    • Ujjj scrive:

      In poche parole, secondo me stridono i concetti di tornare a “vivere” i centri cittadini e i racconti indispettiti sul maledetto chiasso. La vita di un posto non è fatta solo di maturi e seri lavoratori che si prendono cura di parchi e strade ma anche di ragazzini che giocano a calcetto e adolescenti che si fanno una birra. L’auspicio di autorganizzazione e quartieri vissuti lo faccio mio sicuramente. Questo non toglie che il rumore e chi se ne lamenta ci sarebbero comunque anche senza turistificazione o locali fighetti.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Ujjj

        “La vita di un posto non è fatta solo di maturi e seri lavoratori che si prendono cura di parchi e strade ma anche di ragazzini che giocano a calcetto e adolescenti che si fanno una birra.”

        Esatto, concordo in pieno.

        In un distretto abitato da circa 30.000 persone, ci possono e ci devono essere tutti e due.

        Se aggiungi anche 50.000 “adolescenti che si fanno la birra” e vengono da fuori, le cose cambiano.

        • Moi scrive:

          @ UJJJ

          Ovviamente parli di “Adolescenza” in senso “psicologico-neotenico”, in una fascia di età che prenda dentro anche i Coetanei di Vasco Rossi … nevvero ? 😉

        • Ujjj scrive:

          Si questo si, mi viene in mente Napoli però. Una città in pieno percorso di turistificazione col benestare del sindaco (considerato tra i più progressisti e “de sinistra” d’italia). Lì i frequentatori abituali della famigerata movida del centro sono ancora in buona parte abitanti dei bassi del centro stesso. Mentre si sta compiendo un percorso in cui la gente viene cacciata dai suddetti bassi che diventano airbnb e i prezzi lievitano, i comitati di cittadini fanno post su fb e petizioni per il decoro additando altri pari cittadini di esserne la rovina. (vedi casi recenti di piazza bellini o sulla torciata in piazza san domenico) Queste petizioni, se accolte, in quale direzione andranno nel discorso generale di contrapposizione tra comunità e privanti-stato?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Ujjj

            ” i comitati di cittadini fanno post su fb e petizioni per il decoro additando altri pari cittadini di esserne la rovina.”

            In effetti, il problema forse è si sta sempre a chiedere allo Stato di fare qualcosa per punire, azzittire o cacciare qualcun altro.

            Anche gli antirazzisti “di Sinistra” chiedono a Facebook di censurare di più, alla polizia di svuotare la sede di Casa Pound… i comitati non fanno nulla per migliorare la città in cui vivono, chiedono solo che i vigili/polizia intervenga.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ujjj

      “Anche perché come ben si sa le campagne antidegrado sono uno dei passaggi fondamentali per la messa a profitto dei centri grazie alle riqualificazioni sponsorizzate e della cacciata dei ceti popolari(degradanti per definizione) verso le periferie.”

      C’è molto di vero in quello che dici.

      Ma io parlo di una questione diversa, che non viene sfiorata dai polemisti (che spesso sono un po’ come dici tu).

      Cioè, perché il sabato sera Scandicci si deve svuotare?

      Perché non ci può essere una pizzeria pure lì, e la possibilità di giocare a calcetto anche per strada?

      • Z. scrive:

        Forse i residenti preferiscono rivolgersi altrove.

        Non credo sia vietato aprire locali a Scandicci!

      • Ujjj scrive:

        Qui mi viene in mente Torino invece, che conosco molto meglio. Il centro è già “Firenzizzato”: ottimo “food” negozi chic e movida al sabato. Nelle cosiddette periferie i locali e gli spazi di socialità però non mancano. Ora però anche quella periferia vuol diventare centro, ora quelle zone abitate in stragrande maggioranza da immigrati sono di colpo degradate e si scopre che si spaccia, che ci sono problemi di ordine pubblico e così via. I comitati (e le amministrazioni) che hanno deciso di occuparsene cosa possono ottenere? Un ritorno delle persone al centro o una cacciata ancora più all’esterno? Secondo me la seconda e quelle zone ora ora periferiche tendono a diventare altro centro che al piscio del marocchino che si è fatto 2 tiri a calcio sottocasa si sostituisce il piscio del turista americano pagante post movida

      • Simone B. scrive:

        “Cioè, perché il sabato sera Scandicci si deve svuotare?

        Perché non ci può essere una pizzeria pure lì, e la possibilità di giocare a calcetto anche per strada?”
        —————–

        I paesoni dell’hinterland (Scandicci-Sesto Fiorentino) in realtà fino a duna certa ora non si svuotano perchè anche li ci sono qualche pizzeria/ristorante /gelateria ed addirittura si gioca a calcetto in piazza (l’ho fatto io personalmente qualche mese fa in piazza Togliatti a Scandicci in piena notte).

        Solo che si preferisce da sempre andare nel centro storico di Firenze:
        – perché è più grande
        – perché ci sono un sacco di locali per tutti i gusti
        – perché non dai noia ad i residenti tuoi conoscenti (se i ragazzi del posto fanno casino di notte qui, nel loro paese, la mattina dopo vengono beccati subito con tanto di cazziatone a loro e genitori e quindi si preferisce evitare)
        – perché c’è la fica (tanta)
        – perché c’è la fica straniera (tantissima e abbastanza facilmente disponibile)
        – perché il muoversi da un posto all’altro è ganzo (io stesso tra i 17-24 anni quando uscivo la sera non era infrequente andare a Viareggio oppure addirittura a Rimini/Riccione)

  5. Moi scrive:

    Ci sarà il Sentire Comune (da Mandria Umana …) che “Scandicci è da Sfigati, Firenze è da Gran Fighi !”

    … NON è detto che simili convinzioni siano immutabili : ad esempio, a Fine Novecento, in Romagna quasi improvvisamente divenne una “Gran Figata” il “prendere su” 😉 da Rimini e Riccione fare i “pre-Weekend” (spesso abbreviato-storpiato in “pre-Uìch”) ai Lidi Ravennati, dapprima “sfigatissimi” (secondi solo a quelli Ferraresi …con mare altrettanto sfigato, che in tutto l’Adriatico si salva solo il Cònero !) destinati solo a Vecchietti o Coppie con Bimbi Piccoli, o Turisti “di poca grana” tipo i Polacchi …

    … i Lidi Ferraresi, tradizionalmente 😉 , sono considerati “sitarazzi pieni di zinzelle” 😉 per Vegliardi Misantropi !

  6. Mirkhond scrive:

    Miguel

    Negli scorsi giorni a Mondragone, c’è stata una rivolta dei braccianti bulgari, confinati in casa per via del coronavirus.
    Ho letto che si tratterebbe di zingari, ma gli zingari fanno anche i braccianti agricoli?
    E’ la prima volta che lo leggo….

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