Social Distancing

“Non ci inganniamo, il social distancing è cominciato da anni”

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37 risposte a Social Distancing

  1. Francesco scrive:

    E potrei dire per fortuna, altrimenti questa epidemia avrebbe fatto danni ancora maggiori.

    O devo pensare male e supporre che qualcuno ritenga che quei danni di breve periodo avrebbero potuto essere benefici in una prospettiva più grande?

    Si veda Clancy, Thomas “Rainbow six”, 1998, Putnam

    😉

  2. Mirkhond scrive:

    Beh, se penso ad internet, è una finestra sul mondo, per chi è solo, permettendoti di interagire con persone che diversamente, non avresti mai conosciuto.
    Come Peucezio, per esempio…..

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Beh, se penso ad internet, è una finestra sul mondo, per chi è solo”

      E’ vero.

      Come è anche quella cosa che fa sì che due fidanzati si siedano uno accanto all’altro su una panchina e passino tutto il tempo a digitare con amici immaginari sullo smartphone.

      Non esiste nulla che non abbia un doppio aspetto.

      • roberto scrive:

        Prima del telefonino la stessa coppia sarebbe stata lui a fumarsi una sigaretta con lo sguardo perso nel vuoto e lei a fissarsi la punta delle scarpe pensando “ma che ci faccio qui”

  3. roberto scrive:

    Posso dire una cosa?

    Questa è una vera, enorme, gigantesca palla, ripetuta fino alla nausea

    Il ciberdominio, chiamiamolo così, ha contribuito a facilitare enormemente la socializzazione, con persone che mai e poi mai avremmo potuto conoscere altrimenti
    E sul distanziamento sociale basta vedere la fame di socialità che è saltata fuori con il libera tutti di questi giorni…

    Poi certo quando eravamo giovani giocavamo tutti in cortile intorno all’albero, o tempora o mores

    • PinoMamet scrive:

      Sono d’accordo

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “o tempora o mores”

      La frase è interessante. Di solito usata in senso ironico, io credo che abbia invece senso: tempi e costumi cambiano realmente.

      Scegliamo un cambiamento che molti riterranno positivo: io ho visto nella mia vita un calo incredibile nel tasso violenza fisica, almeno in Italia (per la Siria, non garantisco). Un calo constatabile statisticamente, ma anche empiricamente, almeno nella mia esperienza personale.

      Se togliamo i giudizi morali, vediamo che questo calo accompagna il calo di tante cose che riguardano il corpo umano.

      Da bambino in Germania, mi ricordo di quando mi invitarono una volta a dare una mano nei campi, e non riuscivo a fare niente, ma c’erano ancora dei bambini dotati di capacità manuale, che mi prendevano in giro (senza cattiveria).

      E conosco gente nata in campagna, che trova impensabile non prendere la macchina per fare un chilometro.

      Quindi, il calo della violenza fisica (che è statisticamente dimostrabile) è il riflesso del calo di tutte le attività fisiche spontanee. E infatti, sono nate tantissime attività fisiche non spontanee, inquadrate, tipo palestre.

      Invece è aumentata enormemente la violenza verbale, e anche questo è legato ai tempi. Mentre viene demonizzata la violenza verbale rituale, come quella che ho visto ieri – un tizio con un piccolo cane in macchina, un altro per strada, amici.

      Quello in macchina urla, “ti fo sbrana’ da’ hani!”, e l’altro dà un pugno sulla macchina, e scoppiamo tutti a ridere.

      Immaginiamoci questo incontro, trasportato sui media: “XXXista minaccia, “ti faccio sbranare dai cani!” “YYYYista prende a pugni un’auto”.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Immagino che il passaggio alle vie di fatto, a parità di numero di litigi, coprisse la rilevanza della violenza verbale in moltissimi casi.

        • Moi scrive:

          Secondo me siamo come sotto potentissime lenti d’ingrandimento : per la misantropia (intesa come “Alienazione Volontaria”) come per la socievolezza : molti più mezzi a disposizione … e molti più rischi anche di “brutti incontri”, quindi.

      • roberto scrive:

        “Da bambino in Germania, mi ricordo di quando mi invitarono una volta a dare una mano nei campi, e non riuscivo a fare niente, ma c’erano ancora dei bambini dotati di capacità manuale, che mi prendevano in giro (senza cattiveria).”

        Mia moglie viene da una zona vinicola, ti assicuro che tutti, ma proprio tutto i bambini del suo villaggio partecipano alle vendemmie e sanno tagliare una vigna. Nel 2020. In piena epoca social

        La sua figlioccia a 16 anni ha prodotto il suo vino

      • Francesco scrive:

        >>> calo di tutte le attività fisiche spontanee

        questo è dimostrabile? io ho presente dati sul crescente numero di automobili, che implica meno gente che cammina o pedala, e il calo di contadini e operai e minatori, sostituiti da macchine nei lavori “pesanti, ripetitivi, faticosi”, la fine del servizio militate obbligatorio

        ma in generale?

    • PinoMamet scrive:

      Scopro ieri da un periodico locale:

      negli anni Sessanta, il divertimento dei giovanotti delle due cittadine a cui faccio riferimento (vagamente rivali oggi, ma più che altro per modo di dire) era di trovarsi in una frazione di confine (quella dove abitavo da piccolo) e prendersi a calci.
      Inoltre era un punto d’onore avere la fidanzata del paese rivale.

      Mio padre mi raccontava che, lui piccolo, il passatempo tra bambini delle elementari di frazioni diverse era di prendersi a sassate; ma violente, facendosi male.

      Appena qualche tempo prima, era normale prendere a fucilate o coltellate chi venisse a “rubare le ragazze” della frazione o località (anche normalissima la “fuitina”, ignoro che nome avesse).

      Sì, è vero, in genere credo che la violenza fisica sia diminuita.

      Credo invece che sia aumentato il tasso di aggressività verbale (sto guardando le educatissime e “pulite” risposte anche di sottoproletari a Pasolini in Comizi d’amore…)

      • Nigredo scrive:

        Già, era proprio così, risse a non finire tra le bande di quartiere o tra cittadine vicine, o tra contadini e cittadini, o tra contadini + cittadini contro i meridionali arrivati con la fiat, o tutti assieme contro gli zingari.
        La cosa si è smorzata da sola alla fine dei ’70.

    • habsburgicus scrive:

      Il ciberdominio, chiamiamolo così, ha contribuito a facilitare enormemente la socializzazione, con persone che mai e poi mai avremmo potuto conoscere altrimenti

      verissimo…
      noi stessi -almeno quelli che hanno avuto modo, ancorché fugacemente, di conoscersi oltre a quelli che auspicabilmente conosceremo nel prossimo futuro- ne siamo in un certo senso l’esempio

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Habs

        “noi stessi -almeno quelli che hanno avuto modo, ancorché fugacemente, di conoscersi oltre a quelli che auspicabilmente conosceremo nel prossimo futuro- ne siamo in un certo senso l’esempio”

        Il mio maestro spirituale è Michael Ende. Sia per quanto riguarda il macro-pianeta, sia per quanto riguarda il micro-Italia.

        Ende aveva una capacità unica di far capire come tutto, in qualche modo, sia necessario e inevitabile.

        E come tutto sia ambiguo.

    • Peucezio scrive:

      Io ho la netta impressione che la gente abbia smesso da molto di essere asociale e che le nuove tecnologie la stiano aiutando, dandone una forma di compensazione.
      Quindi assecondano forse una tendenza che c’è già allo stare in casa, rendendolo più facile e soprattutto favoriscono la selettività dei rapporti, la ricerca della gente su misura (che oltretutto puoi “spegnere” quando vuoi: chiudi il cell. la blocchi e sparisce, anche per un tempo limitato).
      Se non ci fossero forse aumenterebbe il senso di alienazione, perché niente sopperirebbe al solipsismo egoistico o forse la gente ci si adagerebbe meno e ci sarebbe una piccolissima quantità in più di socialità reale.
      In ogni caso
      1) questo mezzi non producono asocialità, ma semmai dei surrogati do socialità a gente che tanto era asociale di suo;
      2) prima del virus la gente era già profondamente asociale da anni e decenni, ogni anno peggio, e non vedeva l’ora che arrivasse la scusa buona per isolarsi ancora di più da tutti.
      Poi, certo, i giovani sono gregari per età, quindi sono sociali; ma quando avranno l’età degli attuali sessantenni, se non c’è un’inversione de vettore della storia, saranno molto più asociali di questi ultimi.

  4. Mirkhond scrive:

    Posso solo aggiungere che prima di internet, mi sentivo molto più solo, visto che i miei conoscenti e i pochissimi amici che avevo, non condividevano i miei interessi.
    Passavo interi pomeriggi ascoltando la radio, nella maggior parte del tempo intento più a cambiare continuamente stazioni radio, che ad ascoltare le canzoni, dato che ne sentivo poche che mi piacessero.
    Con internet invece, ho affiancato i libri ad articoli che trovo, soprattutto di argomento specialistico e un in commercio, e ne ho anche ordinati diversi, altrimenti irreperibili nelle librerie di Bari.
    E infine quando ho conosciuto Peucezio di persona, nelle pur poche volte che ci siamo visti, è stato un piacere poter condividere con un amico, interessi e discussioni che prima, mi tenevo solo per me, dato che non interessavano a nessuno….

    • Peucezio scrive:

      Ma infatti internet è prezioso.
      Un conto è quando davvero la gente viveva in mezzo alla strada, erano tutti sani, estroversi, esuberanti, magari c’era anche il timido, ma lo tiravano in mezzo…
      Ma l’isolamento sociale è cominciato ben prima di internet e internet vi ha posto, non dico rimedio, questo no, ma almeno sollievo.
      E così i social e un po’ tutto, ove più, ove meno.

  5. Mirkhond scrive:

    e non in commercio

  6. PinoMamet scrive:

    Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

    https://www.comicsands.com/justice-smith-comes-out-queer-2646164013.html

    (dunque, l’articolo parla di una notizia interessante per me , cioè di poliziotti americani che gentilmente chiedono a suprematisti bianchi armati di nascondersi per non essere costretti ad arrestarli “altrimenti se non vi arrestiamo sembra che facciamo delle preferenze”…
    tremendo!

    e poi le discussioni lo trasformano in una notizia interessante per Miguel 😉 vale a dire cominciano dire cose incomprensibili su neri trans e il concetto di queerness, e il titolo viene modificato di conseguenza…)

  7. Z. scrive:

    Io sono contento di avervi conosciuto e di avere imparato parecchio da voi. In più sono convinto che il Duca non abbia tutti i torti. Infine grazie a Internet si recuperano, volendo, una serie di dati che prima bisognava cercare chissà dove e spesso senza esito.

    Ma credo che neppure Miguel abbia tutti i torti, e vedo che spesso la gente tende a usare le tecnologie per fare del male a se stessi e agli altri.

    Come per le bombe atomiche le nuove tecnologia sono neutrali, dipende dall’uso che ne fai, e farne buon uso risulta difficile a molti. Il nostro cervello non sempre riesce a tenere il passo col progresso tecnico.

  8. Mirkhond scrive:

    Concordo con Traversara.

  9. PinoMamet scrive:

    Ricevo e pubblico:

    https://www.huffingtonpost.it/entry/guido-silvestri-il-covid-comparso-tra-il-6-ottobre-e-l11-dicembre-i-modelli-matematici-hanno-fallito_it_5eddfb57c5b66ef2417d8c48?fbclid=IwAR2xaKEYSp64-EpvqZlobA-_WlTBBFOs_gJUnuFTGObNFf-KCTzIiiu5OSo

    Mi critico da solo:
    è scritto da una testata che non mi piace, quindi sarà tutto sbagliato, lo scienziato intervistato non è tra i miracolati del lockdown italiano che stavano in televisione uno sì e l’altro pure a dire che il virus non sarebbe finito mai, quindi senz’altro non ci capisce niente e ha torto, e poi di sicuro odia vostro nonno e lo vuole uccidere col virus, e agli anziani non ci penso eh? faccio schifo.

    Bon, detto questo, l’articolo sta lì.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Usa per gli USA dei dati inattendibili, cioè quelli di un paese dove i morti poveri di fatto non possono essere censiti. Non “non vengono censiti perché sono troppi”. No: non vengono censiti perché sono poveri e non si possono permettere le diagnosi.
      Tra i dati cinesi e quelli americani, forse sono più attendibili quelli cinesi…

      Che poi bisogna decidersi: o è un’influenza (si diffonde tanto e uccide poco), oppure è una roba grave (si diffonde poco e uccide tanto). Non si può dire “tranquilli è la prima” e il giorno dopo “tranquilli è la seconda”.
      Intanto si stima che quest’anno sia stata la prima causa di morte nel mondo, superando la malaria.

      • Peucezio scrive:

        Mauricius,
        “Intanto si stima che quest’anno sia stata la prima causa di morte nel mondo, superando la malaria.”

        D’accordo sul resto, ma questo mi pare davvero strano.
        Qui sì che ci metto che chi muore di malnutrizione in Africa non viene censito da un cavolo di nessuno.

      • Peucezio scrive:

        https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/05/09/covid-19-diventato-delle-principali-cause-morte-nel-2020/

        Ecco spiegato.
        E’ chiaro che se distingui ogni tipologia di tumore, viene fuori che sono di più quelli di morti di Covid che dei vari tipi di tumore presi singolarmente.
        E così un po’ per tutto.
        Formalmente può essere comunque corretto, perché in un certo senso sarebbe arbitraria anche la scelta contraria.
        Ma allora, se scegli di prendere tutti i tipi di influenze (compreso il Covid) e compararle con tutti i tipi di tumori o con tutti i tipi di malattie cardiache?

      • PinoMamet scrive:

        Dunque, l’articolo parla dell’inattendibilità dei dati cinesi utilizzati per costruire la strategia della chiusura (a mio avviso esagerata dal punto di vista sanitario, e catastrofica dal punto di vista economico, ma questo lo dico io, non l’articolo);

        in fondo parla dei dati americani, in base ai quali calcola una mortalità negli USA pari alla metà di quella del Veneto.

        Anche ammettendo che questi dati siano inaffidabili (ma dobbiamo crederlo sulla parola? sai esattamente come vengano censiti?
        Perché a dire il vero io ho il sospetto che moltissime persone che tutto il tempo hanno pontificato in Italia- non tu, chiaramente, tu non pontifichi- non avessero la minima idea di come siano censiti in Italia e sparassero delle conclusioni basate sul nulla, tipo i famosi “rialzi preoccupanti del numero di contagi” dopo uno o due giorni dalle aperture o dalle foto- a volte semi-tarocche- di “movida”… e la sistematica confusione tra numeri di contagi censiti, di malati, di morti ecc.)

        A parte questo, vorrei sapere dove nell’articolo si parla di “influenza” vs “roba grave”.

        • PinoMamet scrive:

          Dimenticavo una parte:

          anche ammettendo che questi dati siano attendibili, vogliamo (esagerando in negativo) ammettere che gli USA abbiano fatto almeno bene quanto il Veneto pur adottando una strategia diversa??

          E comunque ho sempre sottomano i dati israeliani (cioè di un paese che ha fatto chiusure limitatissime) e sono sostanzialmente pari a quelli italiani.

          Ma quelli non potranno essere utilizzati per chissà quale altro motivo…

  10. Francesco scrive:

    OT

    se volete rilassarvi e divertirvi, mi permetto di consigliare due letture

    1) il dibattito se Star Trek sia progressista o reazionario, quanto lo sia, in quali campi, quali serie di quali anni, quali uniformi dell’immaginaria Flotta Stellare e così via. tra l’altro escono un sacco di belle fanciulle poco vestite dal costumista gay della prima serie, che è sempre una cosa bella

    2) il dibattito sul razzismo dei filtri delle Apps da rimorchio, per cui un gay che può escludere le donne nella sua ricerca risulta razzista e andrebbe rieducato … è un dei pochi casi in cui una questione pratica di massa come scopare si scontra con la pseudocultura del vittimismo di gruppo

    saluti e buona giornata

    fine OT

    se volete preoccuparvi, vi ricordo che il vostro PDC è G Conte e che i suoi più importanti avversari politici sono M Salvini e G Meloni

  11. Peucezio scrive:

    Aggiungo una considerazione.

    questo virus, oltre ad assecondare la misantropia dell’umanità d’oggi (non in India o in Africa, ovviamente: qui parliamo di Italia, Europa, ecc.), asseconda le paranoie igieniste molto diffuse oggi.
    La gente ha la paura della contaminazione e il bisogno della purezza.
    La vita è una contaminazione continua, per il fatto stesso che respiriamo, mangiamo (cioè ci mettiamo in bocca cadaveri di esseri ex viventi), mingiamo, defechiamo (quindi siamo a nostra volta conaminatori); inoltre tutte le manifestazioni della nostra vita sono una commistione di mille cose.
    Dovunque ci si contamina, c’è vita: ciò che è asettico, è sterile, quindi è morto.

    Gli ecologisti vogliono un mondo pulito e asettico, senza inquinamento, biossido di carbonio, hanno ribrezzo dell’olio librificante, del rumore, delle macchine, degli ingranaggi, della combustione, che fa fumo…
    I vegetariani non vogliono contaminarsi con la carne.
    Gli astemi non si contaminano con l’alcol.
    Gli igienisti e i salutisti non si sporcano, evitano ogni comportamento e stile di vita poco salubre, manco pensassero di poter campare mille anni. Si informano sulla medicina, sono convinti di poter prevenire qualsiasi malessere, stanno attenti a ogni cibo, ne studiano le proprietà, non fumano, non bevono, fanno molta attività fisica, vanno a vivere in posti con l’aria buona, inoltre mangiano a certi orari certe cose, se no guai, se proprio devono bersi un bicchiere di vino, va fatto i giorni pari, all’ora tale, dopo due ore che hai bevuto uno yogurt e prima di mangiare il riso, sempre che il tempo non sia piovoso, in tal caso meglio mezzo bicchiere e dopo devi mangiare il pesce: così ha detto il loro dietologo geniale che ha scoperto la vera teoria per cui tutti si ammalano, ingrassano e invece lui sa come evitarlo, ma la cosa non viene difusa perché ci sono troppi interessi, le multinazionali dell’alcol, i medici, gli altri dietologi, ecc.
    Poi ci sono i moralisti che hanno orrore del sesso (lo devi fare solo a certe condizioni, non puoi avere l’amante, ecc. ecc. un seno nudo in un film è scandaloso), gli integralisti religiosi che devono difendere la purezza dottrinaria e spirituale fino all’astrattezza più estrema.
    E poi ci sono quelli che hanno paura dei ragni, degli uccelli, dei cani, dei topi, della polvere, dei luoghi chiusi, di quelli aperti; e poi i misantropi, gli asociali, che hanno paura di interagire con le altre persone. E i misogini, che temono e disprezzano le donne. E le femministe radicali che vedono l’uomo come inquinante.
    E i razzisti e suprematisti bianchi, che vorrebbero un mondo tutto di bianchi.
    E i politicamente corretti, che vorrebbero un vocabolario con pochissime parole per parlare di cose reali e miliardi di neologismi incomprensibili che hanno l’unica funzione di “rispettare”, cioè di fare sì che se io credo di essere un albero o Napoleone, ci vuole un termine che sugelli il rispetto che la società mi deve, riconoscendomi che io SONO un albero o Napoleone (o tutti e due insieme).
    Igiene del linguaggio quindi.
    Poi ci sono i vari gruppuscoli di ogni identità, a destra e a sinistra, che vivono nell’autoreferenza e ogni contatto con l’esterno è contaminazione. Così come ogni gruppo settario, carismatico, che abbia la verità in tasca e le chiavi del cielo e della felicità.

    Ora, che c’è di meglio di un bel virus? Ognuno può dare libero sfogo a queste pulsioni stando chiuso in casa a coltivarle senza incontrare nessuno o nulla che in qualche modo inquini la purezza del suo mondo.
    Perché ora l’altro è contaminato nel senso che ti attacca proprio un virus che ti può uccidere.
    Quindi il paranoico igienista è felice come una pasqua: può continuare a coltivare le sue paranoie, ma col beneplacito della società, col sugello del bene pubblico.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Dovunque ci si contamina, c’è vita: ciò che è asettico, è sterile, quindi è morto.

      Gli ecologisti vogliono un mondo pulito e asettico, senza inquinamento, biossido di carbonio, hanno ribrezzo dell’olio librificante, del rumore, delle macchine, degli ingranaggi, della combustione, che fa fumo…”

      Strano, mi sembra che la prima parte contraddica esattamente la seconda.

      1) Il mondo della tecnoscienza si impone come distacco dalla/dominio sulla natura “sporca”, “irrazionale”: tutto va medicalizzato, misurato, legiferato, ispezionato, se necessario sterminato.

      2) A questo si ribellano gli ecologisti, che ritengono che noi “siamo” natura, intimamente connessi a aria, pipì, terra, batteri, ecc ecc.

      Poi te la prendi con gli ecologisti, è una logica che non riesco proprio a capire.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        Non a caso gli ecologisti se la prendono a volte (anche magari a torto) contro misure igieniche, tipo gli infiniti regolamenti sull’igienizzazione dei prodotti della terra, o anche contro i vaccini – meglio un batterio in più che una “pulizia chimica”.

        Anche in questi giorni, mi è capitato di incontrare un gruppo di “ecologiste” che non indossa le mascherine…

        Saranno forme estreme, ma sono le forme estreme connaturate all’ecologismo; come quello che va in giro con lo scafandro in questi giorni, è la forma estrema dello “scientista”.

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        “1) Il mondo della tecnoscienza si impone come distacco dalla/dominio sulla natura “sporca”, “irrazionale”: tutto va medicalizzato, misurato, legiferato, ispezionato, se necessario sterminato.”

        Eppure io ho presente il tipo antropologico legato alla civiltà dell’automobile: mia madre ha lavorato a metà anni ’70, da impiegata, in un’azienda che trattava accessori per auto.
        E mi ricordo questi suoi colleghi che invece si occupavano proprio di automobili (tra l’altro hanno contribuito molto a formare il mio immaginario sulla milanesità): era gente schietta, concreta, lombardi vecchia maniera, che si sporcava le mani.
        Invece gli ecologisti (non certo tu ovviamente, parlo dell’ecologista medio, tipico, non di quello che si metter a produrre cibo biologico zappando la terra o di quello che comunque ha un senso di radicamento vero nella natura o in forme microcomunitarie) stile Greta sono personaggi eterei e oltretutto molto legati al simbolico, al valore dei gesti.

        Come saprai Sala ha creato nuove piste cicliabili a Milano, che significheranno più disagi per il traffico, seccature, ecc.
        Sala rappresenta un mondo MOSTRUOSO, che non risolve in nessun modo il problema dell’ecosistema planetario, ma si compiace del suo perbenismo igeinista in cui la città non è un luogo reale in cui si vive, ci si incontra, ecc., ma è un plastico, un bel disegnino colorato con tanti alberelli.
        Un mondo di biciclette e monopattini è semplicemente un mondo orribile.

        • Peucezio scrive:

          Insomma, la morale è che dobbiamo radicarci nella materia, sporcarci le mani, ungerci di olio motore!

          Ma non è un’osservazione a te, che te le sporchi molto più di me e sei molto meno schifiltoso di me 🙂

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