La fuga in Egitto

Ieri sera siamo andati a sentire i Vespri alla Badia Fiorentina.

La Badia nacque cinque secoli prima di Leonardo, e noi siamo nati cinque secoli dopo Leonardo.

Ci sono innanzitutto buio e silenzio, che se ci pensate, sono esattamente le due qualità che mancano ai nostri tempi.

Lentamente le luci si accendono, ma non c’è alcuno spettacolo.

Avrò avuto quindici anni, quando conobbi un monaco russo a Roma, che mi dicevano fosse stato espulso per una storia d’amore da un monastero prima della Rivoluzione, ma era una fonte di vitalità e energia e ironia.

Lo incontrai alla messa di mezzanotte di Pasqua, e mi disse, con un sorriso che mescolava in maniera unica affetto e commiserazione,

“Tutto quello che vedi può sembrarti solo un bellissimo spettacolo teatrale…”

Alla Badia Fiorentina, ci sono una quindicina di confratelli, in maggioranza donne, e nella totalità, mi sembra, foresti.

L’abate è certamente francese, gli altri mi sembrano inglesi o tedeschi, e qui mi sembra che ci sia un segreto importante della Toscana.

Lentamente, si accendono le luci.

Dal buio e dal silenzio, si passa al canto.

Due donne suonano anche il flauto e il sistro, come nelle chiese egiziane: il sistro era nel rito di Iside, rimase nella liturgia; e quando i musulmani vietarono le campane, i sistri diventarono le campane nascoste.

Sopra di noi, c’è un soffitto di legno, lavorato con immensa fatica e creatività; e davanti quattro strisce di rosso su bianco, che erano i segni di Ugo di Toscana, il marchese dell’Impero che portò la capitale di Lucca a Firenze.

Quattro strisce di rosso su bianco sono il segno, non del tutto segreto, della toscanità.

I confratelli ripetono quasi lo stesso rito, ogni sabato, per preparare una messa, che la domenica sarà quasi la stessa.

E ogni volta, come se fosse qualcosa di unico.

La quasi diversità tra questo e tutti gli altri Vespri dell’anno sta nel momento nel calendario, dove Sole, Luna e Racconto si intrecciano: questa volta, la liturgia riguarda la Fuga in Egitto.

Nelle voci anonime che cantano, nelle volte della chiesa, nei lunghi silenzi, osservando la Madre di Tutte le Storie a sinistra, e il Figlio a destra, rifletto sull’idea di come si possa fuggire dalla Terra Promessa, verso la Terra Maledetta: tutta il tremendo racconto del monoteismo inizia con la negazione dell’Egitto, che qui si inverte.

Alla fine, le luci si spengono pian piano, e mi ricordo delle parole del monaco russo di tanti anni fa. E’ una cosa fisica: sento nelle mani, la tentazione di applaudire, per la bellezza, per il canto, per la musica.

E capisco che qui è esattamente al contrario.

Noi tutti, anche chi taceva e guardava, abbiamo costruito insieme, anonimamente, una liturgia, anche nei silenzi; possiamo certo volerci bene, ma nessuno è protagonista, nessuno ha un volto, un profilo su Facebook, nessuno è Narciso che si specchia nell’acqua.

Al contrario di uno spettacolo, in fondo, guardavamo tutti nella stessa direzione.

Nikolaj Gogol’, romanziere russo, scrisse:

la liturgia si celebra in modo palese e visibile davanti agli occhi di tutto il mondo, eppure è piena di mistero”.

E oggi, come se quella Vigilia fosse stata un auspicio, vedo un’immagine meravigliosa.

Là dove respira la nostra città, nella Piana che le banche, l’amministrazione, tutti i partiti unanimi da destra a sinistra, vorrebbero trasformare nella nuova pista di un aeroporto intercontinentale, sono tornati i fenicotteri:

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94 risposte a La fuga in Egitto

  1. Antonino scrive:

    Ma non dovrebbero tornare a primavera?
    Forse anche gli uccelli oramai preferiscono l’antropocene europeo, rispetto alle discariche africane…
    Fughe dall’Egitto…

    • lorenzo magazzeni scrive:

      Maro’ in Calabbria, dove siamo ommini veri, Tonino, Pasquale – pigghiate lu sovrapposto che ci facciamo una bella barbecu di ossa. Male che vada abbiamo ammazzato qualche poveru ucceddu.

  2. Moi scrive:

    “… ‘sti maledetti AntiCicloni Africani : tornassero a far caldo a Casa Loro !”

    [cit.]

  3. Moi scrive:

    @ I miciofili 😉 :

    https://www.youtube.com/watch?v=Tfi3UNA-y1Y

    Cat Invades Fashion Show And Teaches Models How To Walk The Real Catwalk

    A cat get the show at the Vakoo Esmod International Fashion Show in Istanbul, Turkey this week after wandering onto the catwalk(*) and take a paw at the models as they walked by.

    (*)

    https://www.donnaglamour.it/cosa-significa-catwalk/guide-2/

  4. mirkhond scrive:

    “L’abate è certamente francese, gli altri mi sembrano inglesi o tedeschi, e qui mi sembra che ci sia un segreto importante della Toscana.”

    Quale sarebbe questo segreto?

  5. Guido Doria scrive:

    Caro Martinez,
    sull’Ortodossia certamente conoscerai P. Pavel Florenskij autore, fra l’altro, di “Le Porte Regali ” Adelphi.
    I miei migliori auguri di felice anno nuovo a te ed ai frequentatori delle tue pagine.
    Guido Doria

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Guido Doria

      “sull’Ortodossia certamente conoscerai P. Pavel Florenskij autore, fra l’altro, di “Le Porte Regali ” Adelphi.”

      Certamente!

      Auguri anche a te! (non ho problemi con il “lei”, ma mi fa fatica dare del tu a tutti i commentatori, tranne uno che mi dà del lei)

  6. lorenzo magazzeni scrive:

    So che non c’entra molto, dammi solo una giornata e ti spieghero’ perche’ le “sardine” si chiamano cosi, loro manco lo sanno, l’ho scoperto leggendo Ceronetti.
    Ceronetti avrebbe amato gli aironi.

  7. lorenzo magazzeni scrive:

    OK l’ho trovato – attenzione – questo e’ in copia incolla for your eyes only.
    Dolores Ibarruri era stata pescivendola, e prima di diventare Pasionaria (passiflora, fiore della Passione di Cristo) era nota come la Sardinera, Dolores delle Sardine. Spagna è umorismo stringente e iperbole incalcolabile: mentre la voce della Pasionaria faceva sussultare le bandiere rosse in processione, per molti, anche dei suoi, Dolores restava voce delle sardine, Dolores la Sardinera. (Guido Ceronetti)
    Chiaramente le sardine manco sanno chi sia Dolores o Ceronetti, ma quello che se le inventate si. Te la regalo, tanto le sardine occuperanno spazio mediatico per almeno qualche mese.

    • Z. scrive:

      Non vogliono che lo sappiamo! Il potere ce lo nasconde!

      😀

      • lorenzo magazzeni scrive:

        @Z
        Are you talking to ME ? Robert de Niro in taxy driver…
        Anyway, big hug to all of you, expecially Mirk, Habs, my brother Mamet, PaniS, naughty boy no PC Francesco, il mitico Z, con Peaucezio siamo sula stessa frequenza d’onda, il mitico HABS che ci fa ricordare quanto siamo gnuranti, ma stimola… of course, vi amo tutti, vi leggo sempre ma non mi permetto di interloquire essendo praticamente
        ignorante, qualcuno disse: tutto che non so l’ho imparato a scuola.

      • Z. scrive:

        Io ho trovato una soluzione: lo dico sempre che sono ignorante, agli altri chelebecchiani. Così non mi crede nessuno. Pensano che lo dica per modestia, e alla fine sembro sia modesto sia istruito.

        E’ tutto un trucco. Non glielo dire. Resta tra noi.

        🙂

  8. Moi scrive:

    … Ecco il Legame Segreto fra Gender e Cambiamenti Climatici che cercavamo da sempre ! 😉

    https://www.climatedepot.com/2019/04/04/claim-toxic-masculinity-may-be-the-reason-for-climate-change-research-delves-into-green-feminine-stereotype-gender-incongruence/

    STUDY: ‘Toxic Masculinity’ May Be The Reason For ‘Climate Change’

    – Research delves into ‘Green-Feminine Stereotype’ & ‘Gender incongruence’

    • PinoMamet scrive:

      Bellissimo: se vedi ci sono anche link ad articoli che incolpano i “Bianchi” del cambiamento climatico, dei cicloni o di altre nefandezze naturali.

      Quasi altrettanto divertente di un video su youtube che attribuiva a inventori e scienziati neri la creazione di una serie di elementi della tecnologia moderna praticamente indispensabili al giorno d’oggi… salvo che era tutto falso.

      • Peucezio scrive:

        Non ho letto l’articolo, perché è in barbarica favella, ma in sé il discorso non sarebbe peregrino.
        Le civiltà dell’Africa, dell’Asia o delle Americhe da sole non avrebbero sviluppato il modello di società industriale che ha prodotto il cambiamento climatico o comunque non lo hanno fatto storicamente, ma l’hanno solo importato a posteriori.
        Il punto è che anche queste cazzate sono un prodotto tipico e verace della civiltà dei bianchi, che poi è essenzialmente quella dei Germani (e di quegli altri che non nomino per non far sentire tiranto in ballo il nostro Pino): i Greci non avrebbero prodotto la Rivoluzione Industriale: per loro la scienza era un divertissement puramente teorico, una speculazione, non un insieme di nozioni da applicare alla tecnica per modificare il mondo.
        Anzi, questo narcisismo irrealistico e pulsionale è l’espressione estrema della civiltà dell’Uomo Bianco: nulla è più bianco, germanico e occidentale del femminismo, dei diritti civili dei negri, dell’antirazzismo militante, ecc. ecc. E’ l’apice stesso dell’Occidente, la sua radicalizzazione fino al surreale, fino alla negazione stessa del mondo.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Il punto è che anche queste cazzate sono un prodotto tipico e verace della civiltà dei bianchi, che poi è essenzialmente quella dei Germani (e di quegli altri che non nomino per non far sentire tiranto in ballo il nostro Pino):”

          Chiaramente, tutto è figlio di tutto, e quindi c’è sempre un elemento di questo o di quello.

          Ma “Germani” vuol dire troppe cose diverse: i tedeschi hanno fatto una grandissima rivoluzione industriale, ma tardi.

          Io personalmente darei un peso particolare a:

          1) cristianesimo (che è il fondo del “pauperismo”, del culto dei martiri, del Falegname/Bambino/Profugo perseguitato da Erode, ecc)

          3) Fibonacci che rende possibile fare i conti in modo semplice e quindi quantificare e mercificare il mondo

          2) l’Olanda con l’idea dello Stato al servizio delle imprese commerciali

          3) I latifondisti inglesi che hanno finanziato la Corsa e poi le Compagnie

          4) Gli ingegnosi artigiani inglesi che hanno inventato macchinari finanziati dai latifondisti

          5) Spesso i cugini di Pino (ma all’inizio anche i fiorentini) che hanno accumulato e fornito capitali

          Ma ci sono tanti altri fattori. In ogni caso, concordo: nulla è più “occidentale” delle cose che citi (non so se sia “bianco” o “germanico”).

          • Peucezio scrive:

            Beh, tutti germani ed ebrei quindi 😀
            Tranne Fibonacci.
            Comunque, certo, è una semplificazione.

            Parliamo di “bianchi”, così andiamo sul sicuro.
            Hai voglia a dimostrare che la civiltà industriale non c’entra coi bianchi. 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “Hai voglia a dimostrare che la civiltà industriale non c’entra coi bianchi.”

              Boh, diciamo che i protagonisti erano sicuramente bianchi; poi non so quanto c’entrasse il 99% dei “bianchi” reali, che pensavano a zappare la terra, morire in guerra, mettere le corna alle mogli, andare in chiesa e fare altre cose poco pertinenti al Progresso.

              E’ un po’ come quando dicono l’Uomo è Andato Sulla Luna.

              Conosco un bel po’ di uomini, di ogni razza, che non ci sono andati.

              • Miguel Martinez scrive:

                Il white privilege è esistito eccome, ed è stato un incubo fino a tempi recenti per contadini e facchini e poveracci della Louisiana. Ma non riguarda certo tutta la “razza bianca” come categoria universale.

                Ogni volta che leggo di qualche nero americano che se la prende con il white privilege, vorrei fargli fare un giro della Galizia o della Calabria nel 1880.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                “Conosco un bel po’ di uomini, di ogni razza, che non ci sono andati.”

                Anch’io ne conosco diversi, però resta il fatto che se una cosa succede in un posto, in certe nazioni e non in altre, vuol dire che un certo popolo aveva i presupposti perché almeno una sua élite o anche una sua ridottissima, infinitesimale minoranza, sviluppasse quel qualcosa.
                Insomma, le cose non nascono dal nulla, né cascano dal cielo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Anch’io ne conosco diversi, però resta il fatto che se una cosa succede in un posto, in certe nazioni e non in altre, vuol dire che un certo popolo aveva i presupposti perché almeno una sua élite o anche una sua ridottissima, infinitesimale minoranza, sviluppasse quel qualcosa.
                Insomma, le cose non nascono dal nulla, né cascano dal cielo.”

                Sono d’accordo ovviamente, tranne questa tua particolarissima fissazione con i “popoli”.

                Cioè se in Inghilterra, l’insieme complicatissima di religione, rapporti di proprietà, rapporti familiari, fertilità del suolo, idee originali, flusso di acqua nei fiumi, presenza di navi, governo fatto in un certo modo, miniere di carbone, contatti con trafficanti fiorentini, permettono qualcosa… cosa c’entrano “i popoli”?

                Il comunismo negli anni Sessanta coincideva in modo incredibilmente preciso con la diffusione delle lingue slave: ma possiamo dire che c’è qualcosa nei “popoli slavi” che li porta all’ateismo e all’internazionalismo?

              • Peucezio scrive:

                Non all’ateismo e all’internazionalismo.
                Quello c’è anche a Occidente, anzi, c’è di più, ma non come ideologia ufficiale, come sentimento di fatto.
                Semmai al collettivismo asiatico.
                Il comunismo è la versione asiatica alla modernità: accentrata, statalista, collettivista, burocratica.

              • Peucezio scrive:

                Il comunismo reale s’intende, non quello ideologico di moda da noi un tempo.

        • PinoMamet scrive:

          “i Greci non avrebbero prodotto la Rivoluzione Industriale”

          mah, non sono sicurissimo di questo… è vero che sembravano più interessati all’aspetto speculativo e teorico che a quello pratico, ma anche perché mancavano i presupposti economici e tecnici per mettere in pratica su larga le invenzioni che, quando non restavano sulla carta (cioè sul papiro), diventavano al massimo modellini o singoli esemplari per stupire il tiranno o re ellenistico di turno.

          E nel frattempo, sono successe tante cose, per cui dire cosa avrebbero fatto i Greci antichi se fossero vissuti nel Settecento diventa un esercizio un po’ ozioso…
          i Germani di Tacito avrebbero fatto la Rivoluzione industriale? 😉

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “ma anche perché mancavano i presupposti economici e tecnici per mettere in pratica su larga le invenzioni”

            E’ quello il punto.
            I Greci non li hanno proprio creati quei presupposti.
            Ci sono voluti cristianesimo e barbari.

            • PinoMamet scrive:

              Faccio un po’ fatica a seguirti in questo..

              è tutto un po’ troppo astratto per poter funzionare nella pratica… voglio dire, non è che prendi i Greci, ci aggiungi i barbari e il cristianesimo, et voila, ecco uscire la Rivoluzione industriale…

              credo che la Rivoluzione industriale sia figlia, sì, del pensiero razionale ereditato dai Greci, ma anche dell’impoverimento dei ceti rurali inglesi e francesi e quindi indirettamente del sistema feudale, dello sviluppo di telai a vapore in Francia e in Inghilterra, del commercio di cotone e quindi indirettamente del colonialismo, dello spirito imprenditoriale visto come segno di predestinazione divina e quindi indirettamente del protestantesimo, delle esplorazioni geografiche e dal miglioramento delle tecniche di navigazione… dalla scoperta dell’America!

              insomma, da una varietà di elementi che ridurre a barbari e Cristianesimo risulta davvero un po’ estremista 😉

              • mirkhond scrive:

                Concordo con Pino.

              • Peucezio scrive:

                In effetti forse non ci sarebbe stato bisogno dei Greci (infatti non li ho inclusi, se non per dire che non è derivata da loro.

                Però la sintesi di ciò che hai elencato mi sembra proprio cristianesimo e germanesimo.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma perché una società schiavista e relativamente egualitaria (tra i non schiavi) avrebbe dovuto applicare innovazioni tecnologiche?
              Esempio: il mulino mosso da energia non muscolare (acqua o vento)
              Se io ero un piccolo proprietario, facevo macinare il grano a mia moglie: costo praticamente zero e volumi facilmente lavorabili a mano. Se io ero un latifondista, avevo gli schiavi che macinavano per me, sempre a costi quasi zero e senza necessità di investimenti.
              Il mulino a vento o lo impone il signore feudale (che di schiavi non ne ha, ma vuole farsi pagare l’utilizzo) ai propri contadini (che vorrebbero far macinare la farina alla moglie, ma il signore glielo proibisce), oppure devo avere un grande coltivatore senza schiavi che fa l’investimento a fronte dei grandi volumi di macinato.
              In generale tutta la tecnologia si applica solo in mancanza di energia muscolare a buon mercato che possa fare la stessa cosa.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per PinoMamet

            “mancavano i presupposti economici e tecnici per mettere in pratica su larga le invenzioni che, quando non restavano sulla carta (cioè sul papiro), diventavano al massimo modellini o singoli esemplari per stupire il tiranno o re ellenistico di turno.”

            Non sono esperto di storia della tecnologia, comunque sicuramente buona parte fu effettivamente “germanica” (turbo-aratro modello Anno Mille, mulini a vento, ecc), ma fu soprattutto araba (e quindi eventualmente messa in pratica in area mediterranea).

            Inoltre, il fatto che i filosofi greci si occupassero poco di tecnologia vuol dire poco: procedo per ricordi vaghi e smentibili, ma non credo che Galileo o Newton o Cartesio si interessassero molto di aggeggi (il cannocchiale fu inventato da altri, e Galileo lo usava per discutere con Aristotele, mica per scommettere in borsa appena vedeva una nave che arrivava in porto).

            • Peucezio scrive:

              Però gli arabi la rivoluzione industriale non l’hanno fatta.

              Poi possiamo speculare all’infinito, ma, insomma, quelli che hanno fatto la Rivoluzione Industriale erano inglesi, non turchi, né indiani e si è diffusa subito in Germania, Francia, Europa continentale insomma, non altrove.
              Che poi non l’abbiano fatta TUTTI gli inglesi, d’accordo.
              Ma resta il fatto che solo quella società evidentemente possedeva i requisiti perché ciò accadesse.

              • PinoMamet scrive:

                “Però gli arabi la rivoluzione industriale non l’hanno fatta.”

                Mmm in questo sono abbastanza marxista.
                Non quanto Francesco! 😀
                ma un po’ marxista sì.

                Gli arabi al tempo degli Umayyadi o degli Abbasidi potevano fare la rivoluzione industriale… più o meno come gli inglesi al tempo di Giovanni Senzaterra 😉

                che senso ha paragonare invece la situazione degli arabi del X o XI secolo con quella degli inglesi del XVIII??

                le differenze sono tali, gli avvenimenti passati e le condizioni economiche talmente diversificate, che il paragone diventa totalmente insensato.

                Non voglio dire che certe caratteristiche nazionali siano del tutto ininfluenti.
                Ma allora ha senso paragonare situazioni paragonabili: vedere come e perchè l’unificazione italiana è stata diversa da quella tedesca, o il colonialismo francese da quello spagnolo…

                oppure mettere a confronto entità anche lontane nello spazio e nel tempo, ma con elementi in comune: come e perché l’epoca Tokugawa assomiglia o differisce dal feudalesimo o dal rinascimento…

            • Peucezio scrive:

              Ma comunque ciò che mi premeva dire è che è una totale mistificazione l’idea che i diritti civili dei negri siano un’espressione dei negri e una sorta di precipitato storico delle etnie africane, così come non ho mai pensato che il femminismo sia un prodotto delle donne.
              Sono ideologie progressive, sovversive, quindi solo società fondate su valori di dinamismo potevano sviluppare, quindi società razzialmente bianche ed egemonizzate dai maschi.
              In sostanza il femminismo e l’attivismo negro sono ideologie maschili e bianche.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Ma comunque ciò che mi premeva dire è che è una totale mistificazione l’idea che i diritti civili dei negri siano un’espressione dei negri”

                Certo.

                Credo che ci sia qualcosa che quasi tutti i neri americani sentano come parte dell’esperienza pazzesca di umiliazione delle loro famiglie; ma il quadro generale, che istiga a “rivendicare vittimismo” anziché farsi un mazzo quadro come fanno i cinesi, è veramente “occidentale”.

                Poi credo che la maggioranza dei neri segua altre vie, che vanno dalla prepotenza individuale alla fede in Gesù, che certamente pone un problema ai “progressisti bianchi”.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “STUDY: ‘Toxic Masculinity’ May Be The Reason For ‘Climate Change’ ”

      In tutto questo, c’è un’ossessione con la sfera emotiva e dei rapporti personali: “tu mi guardi così e così, io cerco di essere più maschio per farti impressione, ce l’hai con me perché ho la pelle più scura”.

      Cose che effettivamente nei rapporti in un villaggio egiziano sono sicuro che contino, e parecchio.

      Ma l’ufficio acquisti di un supermercato, quando deve comprare centomila scatolette di tonno se ne frega se sono stati pescate ecologicamente o se chi li vende al supermercato ha i capelli biondi, la pelle blu o è attratto dai dobermann. Gli interessano esclusivamente criteri oggettivi – prezzo e tempo di consegna.

      Se le fisime psico-PoMo fossero vere, chi farebbe affari con i cinesi, con i loro strani occhi a mandorla, che parlano male l’inglese e non si sa che religione abbiano?

      • Miguel Martinez scrive:

        Da interprete, ho collaborato a contrattazioni tra piccoli produttori italiani (che a casa loro erano certamente puttanieri e maschilisti) e acquirenti tailandesi che borbottavano qualcosa come “Italian girl very pretty!” “Italian football good!” “How much?” “Too much! Discount!”

        Il riscaldamento globale lo hanno creato senza alcun cenno di razzismo, ableismo, transfobia, omofobia o le altre cose che invece ossessionano sempre di più.

        Questo non vuol dire che non esistano: sono sicuro che alla cena dei Bianchi di Santo Spirito, un intellettuale postmoderno gender-fluid si sentirebbe a disagio e forse non vorrebbe nemmeno invitato. Ma sospetto che anche uno dei nostri Bianchi si sentirebbe a disagio a una cena di accademici di una facoltà di sociologia americana.

        • Miguel Martinez scrive:

          Comunque sia chiaro… io credo che esistano almeno 50 miliardi possibili varietà di essere umano (prendendo in considerazione, con stima a spanne, anche i defunti).

          Questa varietà comprende ovviamente una varietà indefinita di fantasie erotiche, di autoidentificazioni, di genialità e imbecillità, di qualunque cosa.

          Per semplici motivi statistici, ci deve essere l’essere umano che ha violentato più pecore, quello che ha avuto l’orgasmo più lungo, quello che mangiato più patatine, quello che torturato a morte più bambini e così via; per non parlare di quello con il massimo numero di dita, quello che quattro tette e un pisello, e così via.

          Quindi la varietà non mi preoccupa, non ho nulla contro i “femminielli” e le mille altre forme analoghe che le società hanno partorito.

          Mi preoccupano invece altre cose:

          1) l’idea che “io sono ciò che credo di essere”, e che chiunque non lo accetta deve finire in galera

          2) l’idea che si possano prendere delle ragazzine insicure e riempirle di prodotti chimici per imporre un processo irreversibile di cui molte di loro poi si pentiranno, in base alle fisime di uno psichiatra/sessuologo strapagato

        • PinoMamet scrive:

          Ri-concordissimo.

  9. Moi scrive:

    @ TUTTI/E/*

    Americanata Definitiva … sul TERFismo :

    https://blogs.scientificamerican.com/voices/stop-using-phony-science-to-justify-transphobia/

    Stop Using Phony Science to Justify Transphobia
    Actual research shows that sex is anything but binary

    by
    Simón(e) D Sun o

    • PinoMamet scrive:

      Bella lezione di biologia, che alla fine “dimostra” due fatti notissimi:

      -esistono (rari) esempi di quelli che una volta erano chiamati “ermafroditi”, per complesse ragioni biologiche

      -gli ormoni influenzano lo sviluppo, anche cerebrale, e dopo anni di cure ormonali le trans iniziano a sviluppare caratteristiche cerebrali “femminili” (ma le differenze tra cervello maschile e femminile sono- ricorda l’articolo stesso- non particolarmente significative, e quindi??)

      Mi sembra molto diverso dall’assunto di partenza, vale a dire “ci sono tanti sessi e non solo due”.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Stop Using Phony Science to Justify Transphobia
      Actual research shows that sex is anything but binary”

      interessante.

      Siccome ci sono a volte sovrapposizioni complesse nel sesso fisico, una persona che non ha tali sovrapposizioni ha il diritto di proclamarsi ciò che vuole.

      Come dire, “non esiste solo bianchi e neri, ci sono anche i mulatti, e quindi un biondo svedese ha il diritto di proclamarsi nero!” Precisando ovviamente che i mulatti sono molto più comuni delle sovrapposizioni di cui parla l’articolo.

  10. Moi scrive:

    NATALE POLITICALLY CORRECT DA NONNA

    https://www.youtube.com/watch?v=H6VtgPADpDE

    Un VEGANO, un CELIACO, un AMBIENTALISTA, un ASTEMIO, un ATEO e un GENDER FLUID a NATALE INSIEME ?

  11. Moi scrive:

    In realtà l'”ateo” è una Buddhista,ma di solito èvero pure che rifiutano l’ etichetta “religione” che fa più figo “filosofia” …

  12. Moi scrive:

    @ PINO / TUTTI

    https://heavy.com/news/2019/12/thomas-grafton/

    uno dei casi più inaspettati, visto che si ritiene sempre che sia soltanto un crimine da KKK o “Nazisti Bianchi”: l’ AfroAmericano che odia gli Ebrei e li attacca con il machete …

    • PinoMamet scrive:

      Ma l’inimicizia tra la comunità afro-americana e quella ebraico-americana non è una novità, e ha già causato altre esplosioni di violenza in passato.

      Non so quali ne siano le cause.

      Comunque ormai perlopiù le due comunità vivono in buona armonia (il singolo matto conta poco…) e ci sono diversi neri che si sono convertiti all’ebraismo ortodosso
      (diversi dai molto più numerosi afroamericani che rivendicano di essere “i veri hebrew”, da non confondere con i jews che sarebbero cattivi… in quanto bianchi!)

  13. mirkhond scrive:

    Al telegiornale hanno detto che si tratta di uno squilibrato mentale che entra ed esce da un centro di cura psichiatrico.
    Comunque nemmeno negli USA c’è pace per gli Ebrei.

  14. mirkhond scrive:

    Che a questo punto non molleranno mai lo stato d’Israele.
    Poveri Palestinesi che non riavranno mai più la loro terra.

    • Peucezio scrive:

      La riavranno prima o poi: è la demografia a renderlo inevitabile.
      E la crisi fisiologica dell’Occidente, come del ciclo vitale di ogni civiltà.

  15. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    1) l’idea che “io sono ciò che credo di essere”, e che chiunque non lo accetta deve finire in galera

    ———–

    … WTF ?!?! 😉

    ““io sono ciò che SENTO [“to feel”; V.O.] di essere !”

    Ma tranquillo :

    premesso che nel tuo caso essere Madrelingua Inglese è un’ aggravante 😉 … ci sono tante pene “alternative” alle galere, ad esempio il Volontariato Obbligatorio 😉 Redentivo per le Associazioni Arcobaleno !

  16. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    A parte le asinate 😉 …

    ** Articolo del New York Times su come il TERFism sarebbe sorto dalla Misandria del Femminismo … Britannico !”

    NON ho messo link perché dopo pochi secondi chiede di abbonarti per continuarela lettura … allora ho provato , e ha funzionato, la mossa “Old School” 😉 difare ctrl+A & ctrl+C poi ctrl+V

    ———————————————————-

    How British Feminism Became Anti-Trans
    A surprisingly mainstream movement of feminists known as TERFs oppose transgender rights as a symptom of “female erasure.”

    By Sophie Lewis
    Dr. Lewis is a feminist theorist and geographer.

    Feb. 7, 2019

    A sign at a swimming pond at Hampstead Heath in London. The pond became the center of a debate about the inclusion of trans women last summer.
    A sign at a swimming pond at Hampstead Heath in London. The pond became the center of a debate about the inclusion of trans women last summer.Credit…Daniel Leal-Olivas/Agence France-Presse — Getty Images
    Last week, two British women stormed onto Capitol Hill in Washington for the purposes of ambushing Sarah McBride, the national press secretary of the Human Rights Campaign.

    Ms. McBride, a trans woman, had just been part of a meeting between the Parents for Transgender Equality National Council and members of Congress when the Britons — Kellie-Jay Keen-Minshull, who goes by the name Posie Parker, and Julia Long — barged in. Heckling and misgendering Ms. McBride, the two inveighed against her supposed “hatred of lesbians” and accused her of championing “the rights of men to access women in women’s prison.”

    Ms. Parker, who live-streamed footage of the harassment on Facebook, contended that she had come to Washington because “this ideology” — by which she presumably meant simply being trans — “has been imported into the U.K. by America, so, to stem the flow of female erasure, we have to come to its source.”

    If the idea that transphobic harassment could be “feminist” bewilders you, you are not alone. In the United States, my adoptive home, the most visible contemporary opponents of transgender rights are right-wing evangelicals, who have little good to say about feminism. In Britain, where I used to live, the situation is different.

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    There, the most vocal trans-exclusionary voices are, ostensibly, “feminist” ones, and anti-trans lobbying is a mainstream activity. Case in point: Ms. Parker told the podcast “Feminist Current” that she’d changed her thinking on trans women after spending time on Mumsnet, a site where parents exchange tips on toilet training and how to get their children to eat vegetables. If such a place sounds benign, consider the words of British writer Edie Miller: “Mumsnet is to British transphobia,” she wrote “what 4Chan is to American fascism.”

    The term coined to identify women like Ms. Parker and Dr. Long is TERF, which stands for Trans-Exclusionary Radical Feminist. In Britain, TERFs are a powerful force. If, in the United States, the mainstream media has been alarmingly ready to hear “both sides” on the question of trans people’s right to exist, in Britain, TERFs have effectively succeeded in framing the question of trans rights entirely around their own concerns: that is, how these rights for others could contribute to “female erasure.” Many prominent figures in British journalism and politics have been TERFs; British TV has made a sport of endlessly hosting their lurid rudeness and styling it as courage; British newspapers seemingly never tire of broadsides against the menace of “gender ideology.” (With time, the term TERF has become a catchall for all anti-trans feminists, radical or not.)

    The split between the American and British center-left on this issue was thrown into sharp relief last year, when The Guardian published an editorial on potential changes to a law called the Gender Recognition Act, which would allow people in Britain to self-define their gender. The editorial was headlined “Where Rights Collide,” and argued that “women’s concerns about sharing dormitories or changing rooms with ‘male-bodied’ people must be taken seriously.” Some of The Guardian’s United States-based journalists published a disavowal, arguing that the editorial’s points “echo the position of anti-trans legislators who have pushed overtly transphobic bathroom bills.”

    A curious facet of the groundswell of TERFism in Britain is that, in fact, the phenomenon was born in the United States. It emerged out the shattered remnants of the 1960s New Left, a paranoid faction of American 1970s radical feminism that the historian Alice Echols termed “cultural feminism” to distinguish it, and its wounded attachment to the suffering-based femaleness it purports to celebrate, from other strands of women’s liberation.

    The movement crossed over to Britain in the 1980s, when cultural feminism was among the lesbian-separatist elements of antinuclear protest groups who saw themselves as part of a “feminist resistance” to patriarchal science, taking a stand against nuclear weapons, test-tube babies and male-to-female transsexual surgery alike.

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    In America, however, TERFism today is a scattered community in its death throes, mourning the loss of its last spaces, like the Michigan Womyn’s Music Festival, which ended in 2015. And so the strangely virulent form that TERFism takes in Britain today, and its influence within the British establishment, requires its own separate, and multipronged, explanation.

    Ms. Parker and Ms. Long may not know it, but they’re likely influenced by the legacy of the British “Skepticism” movement of the 1990s and early 2000s, which mobilized against the perceived spread of postmodernism in English universities as well as homeopathy and so-called “junk science.” Hence, the impulse among TERFs to proclaim their “no-nonsense” character; witness the billboard Ms. Parker paid to have put up last fall dryly defining a woman as an “adult human female.” Such a posture positions queer theory and activism as individualistic, narcissistic and thus somehow fundamentally un-British.

    It’s also worth noting that the obsession with supposed “biological realities” of people like Ms. Parker is part of a long tradition of British feminism interacting with colonialism and empire. Imperial Britain imposed policies to enforce heterosexuality and the gender binary, while simultaneously constructing the racial “other” as not only fundamentally different, but freighted with sexual menace; from there, it’s not a big leap to see sexual menace in any sort of “other,” and “biological realities” as essential and immutable. (Significantly, many Irish feminists have rejected Britain’s TERFism, citing their experience of colonialism explicitly as part of the reason.)

    But perhaps the biggest factor in the rise of TERFism has been the relative dearth of social movements in Britain over the past three decades. It’s telling that Ms. Parker thinks it was the United States that exported “political correctness” and ideas like “gender identity” to Britain; it might even be fair to say that she’s right.

    In other parts of the world, including America, mass movements in the 1990s, 2000s, and 2010s around the effects of globalization and police brutality have produced long overdue dialogue on race, gender and class, and how they all interact. In Britain, however, the space for this sort of dialogue has been much more limited. As a result, middle- and upper-class white feminists have not received the pummeling from black and indigenous feminists that their American counterparts have, and thus, their perspectives retain a credibility and a level of influence in Britain that the Michigan Womyn’s Festival could have only dreamed of.

    Curiously, Ms. Parker and Ms. Long’s trans-Atlantic jaunt has led to a split in the ranks. Over the past few days, large segments of British TERFism have disowned both of them on social media for their Washington stunt, calling it an “ambush,” and them a “liability.” Whether Ms. Parker and Ms. Long went too far for a movement that, to date, seemingly has yet to hit a low, remains to be seen.

    It is revealing, however, where Ms. Parker feels she still has friends: On her same trip to Washington, the woman claiming to be a feminist, standing up for the rights of lesbians everywhere, made sure to drop by the right-wing Heritage Foundation.

    Sophie Lewis, a feminist theorist and geographer, is the author of the forthcoming “Full Surrogacy Now.”

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Sophie Lewis, a feminist theorist and geographer, is the author of the forthcoming “Full Surrogacy Now.””

      La signora Lewis è “geografa”, che è un mestiere interessante.

      Ancora più interessante, però il concetto di “Full Surrogacy Now”.

      Cioè, io Cliente (irrilevante l’identificazione erotica-genderosa) mi voglio comprare un bambino, NOW!

      E tu indiana/ucraina o quello che vuoi, se ti pago profumatamente, me lo devi rendere, che il Cliente ha Sempre Ragione.

      • Miguel Martinez scrive:

        La signora Lewis ha una visione che potremmo definire socialdemocratica.

        https://www.versobooks.com/books/2951-full-surrogacy-now

        Nel senso, che viva il capitalismo, viva la mercificazione del corpo delle donne, ma che vengano pagate il giusto e che le povere del mondo diventino, letteralmente, le “prole-tarie” dei ricchi:

        “The surrogacy industry is estimated to be worth over $1 billion a year, and many of its surrogates around the world work in terrible conditions—deception, wage-stealing and money skimming are rife; adequate medical care is horrifyingly absent; and informed consent is depressingly rare. In Full Surrogacy Now, Sophie Lewis brings a fresh and unique perspective to the topic. Often, we think of surrogacy as the problem, but, Full Surrogacy Now argues, we need more surrogacy, not less!”Rather than looking at surrogacy through a legal lens, Lewis argues that the needs and protection of surrogates should be put front and center. Their relationship to the babies they gestate must be rethought, as part of a move to recognize that reproduction is productive work. Only then can we begin to break down our assumptions that children “belong” to those whose genetics they share. Taking collective responsibility for children would radically transform our notions of kinship, helping us to see that it always takes a village to make a baby.

        • Miguel Martinez scrive:

          Lo slogan della signora Lewis, geografa di mestiere, è:

          “Where pregnancy is concerned, let every pregnancy be for everyone. Let us overthrow, in short, the “family”

          Non ho letto il libro, magari la recensione è riduttiva.

          Ma giustificare il fatto che un miliardario (e non pensiamo al genere) si compra con dollari/euri/sterlie per nove mesi la pancia di un’indiana, dicendo che ci vuole la “responsabilità collettiva” per i bambini, “helping us to see that it always takes a village to make a baby””, è un’affermazione talmente… boh… come dire?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In effetti la pratica non è mica vietata perché c’è un disvalore nel vendere un servizio a terzi (come pare leggendo le femministe), ma perché la genitorialità non è un diritto disponibile, nel senso che non puoi vederlo a terzi (è prevista solo la possibilità, per la sola madre, di “rinunciarvi”, nel senso di far venir meno il rapporto di filiazione nei confronti di entrambi i genitori).

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            “In effetti la pratica non è mica vietata perché c’è un disvalore nel vendere un servizio a terzi”

            colgo una tua insofferenza verso le femministe, magari anche giustificata.

            Ma se la genitorialità non è un “diritto disponibile”, che problema c’è se si critica il fatto qualcuno ne “dispone” vendendola?

          • paniscus scrive:

            “(è prevista solo la possibilità, per la sola madre, di “rinunciarvi”, nel senso di far venir meno il rapporto di filiazione nei confronti di entrambi i genitori).”—-

            Se si parla della legge italiana, non è vero che la “rinuncia” della madre fa decadere automaticamente il rapporto di filiazione per entrambi i genitori.

            Se la madre vuole rinunciare al riconoscimento del bambino, ma il padre sa che il figlio è suo e vuole riconoscerlo lo stesso, può farlo.

            Certo che è tecnicamente molto più difficile, nel caso che il padre non sappia nulla della nascita del figlio, o che non sappia dove si trovi, ma in linea di principio è possibile. Per il resto, non si vede come si potrebbe fare a scavalcare quelle che sono elementari differenze di biologia.

  17. Moi scrive:

    … in foto si vedeva un bagno pubblico femminile in un parco, il cui cartello diceva che nessun uomo può avvicinarsi nel raggio di 200 metri (sì: curiosamente, proprio in metri come unità di misura lineare … forse un cartello in Canada ?)

  18. Miguel Martinez scrive:

    Buone notizie, per concludere il 2019…

    Pare che l’ambasciata USA a Baghdad, un complesso delle dimensioni della Città del Vaticano con 16.000 dipendenti, sia stata presa d’assalto dalla folla.

    Il delitto del 2003, lo stiamo pagando tutti ancora oggi, sedici anni dopo.

  19. mirkhond scrive:

    Buon anno a tutti!

  20. Roberto scrive:

    Buon anno!

  21. Moi scrive:

    … BUON ANNO !!!

  22. Miguel Martinez scrive:

    Vi auguro buon anno girando la pubblicità che mi è arrivata stamattina (notare il misterioso “rivoluzione islamica e rapporti di classe” in mezzo, nonché il 100% MADE IN ITALY per le musulmane salviniane e il 100% VEGAN per quelle antisalviniane):

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  23. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    A proposito di Mercato Halal :

    Over recent years, the rise of made-in-China halal food and services have increasingly generated heated online debates on the so-called ‘halalification’ of China. Many netizens condemn the country’s growing prevalence of halal products and join the online protest against their normalization :

    https://www.whatsonweibo.com/made-in-china-halal-online-discussions-on-halalification/

    … particolarmente interessante quel che qui, IMHO 😉 , è la vera parola-chiave : il neologismo “Anglobal” di “Netizen” [sic] , sulla falsa riga di “Citizen” … oramai concettualmente decisamente obsoleto ! 😉

    https://en.wikipedia.org/wiki/Netizen

  24. MOI scrive:

    Come immaginavo, in Giappone è stato “traslitterato” in ネチズン / Nechizun e in Corea del Sud come “네티즌” / ” Net’ijeun ” (mentre in Corea del Nord NON c’è questa emulazione per neologismi dall’ Inglese , ma non stupisce affatto :

    https://www.bbc.com/news/world-asia-47440041

    Crossing Divides: Two Koreas divided by a fractured language

  25. MOI scrive:

    In pratica : in Corea del Nord (!), Vs gli Anglobalismi, la vedono un po’ come Peucezio 😉 …

  26. mirkhond scrive:

    Beh, almeno una cosa buona da parte del regime nordcoreano. 😉

  27. mirkhond scrive:

    Un’altra moda importata dagli USA.
    Ma del resto pare che l’uomo non possa vivere senza censure…..

  28. Moi scrive:

    Genderismo / TERFismo VS Sport …

    https://www.youtube.com/watch?v=iJe82yniZQo

    Transgender athletes are DESTROYING women’s sports | RT Topics

    • Moi scrive:

      … e dire che si femminilizzano pure con gli ormoni.

    • Moi scrive:

      … D’altronde sono state le Femministe stesse le prime a girare il maniglione della Finestra di Overton per distruggere ogni Antropologia Patriarcale di Regole & Ruoli nella Società, no ?

      Col cazzo (… letteralmente !) , adesso, che si ferma dove pare a loro !

  29. Moi scrive:

    THE ULTIMATE GENDER-ISSUE OVERTON WINDOW !

    sex is a social construct just like gender.

    Riley J. Dennis

    https://www.youtube.com/watch?v=eWVRzGMVXbM

    7 min 20 sec

  30. Moi scrive:

    Riley J. Dennis VS Julia Beck

    °°°°°°°°°°°°°°°°

    https://www.youtube.com/watch?v=ru75tTRRYOA

    TERF 1.0 (Trans Women are Men) Vs TERF 2.0 (Trans Women are Male)

    ———————-

    https://www.youtube.com/watch?v=aQns3VsYdd4

    Julia Beck weighs in on the trans debate and the argument against trans people in female-only spaces after she was ousted from a Baltimore LGBTQ committee over her views

  31. Moi scrive:

    @ MIGUEL / PEUCEZIO

    a sostegno del discorso di Peucezio … più espliciti di così non si può essere ! 😉

    Longtime climate activist Roberts unleashes on fellow activists: ‘I am sick to f*cking death of hearing white men drone on about climate, myself included’

    https://www.climatedepot.com/2019/06/11/longtime-climate-activist-roberts-unleashes-on-fellow-activists-i-am-sick-to-fcking-death-of-hearing-white-men-drone-on-about-climate-myself-included/

    Climate activist: ‘Non-white, non-men climate experts’ sought for TV & radio

    https://www.climatedepot.com/2018/11/25/climate-activist-seeks-non-white-non-men-climate-experts-for-tv-radio/

    PS

    ‘sta roba che la Scienza debba avere le stesse etichette identitarie delle persone che la fanno è a mio avviso parecchio inquietante … temo che sia una degenerazione ,”un’ Uscita Indebita dal Seminato” dell’ applicazione di tale sensibilità alle materie umanistiche !

    @ PEUCEZIO

    Climatologo Maschio e Bianco non ne può più di sentir parlare altri Maschi Bianchi di Cambiamenti Climatici … in termini in teoria 😉 neutramente scientifici !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “a sostegno del discorso di Peucezio … più espliciti di così non si può essere ! ?”

      Gli esseri umani sono come i cani.

      In una situazione drammatica, il cane annusa per terra alla ricerca della pipì dei suoi simili.

      Qui, o c’è la catastrofe ambientale o non c’è; ma tutti sono lì a chiedersi se a parlarne sono omini bianchi, neri o blu, se sono di “sinistra” o no, se ci mettono abbastanza anticapitalismo, se…

  32. Moi scrive:

    “When the whole world is running towards a cliff, he who is running in the opposite direction appears to have lost his mind.”

    – C. S. Lewis

    PS

    Gli perdoniamo l’ uso di “he” … anzi, no : ci trggheriamo e bruciamo i suoi libri ! 😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Gli perdoniamo l’ uso di “he” ”

      Ma ci fosse qualcuno che usasse il pronome IT, meravigliosamente interbiextrasessuale?

      C’è gente che chiede di essere chiamata THEY, tipo,

      “Where are Translag Rossi now? They are in the garden, one of them is looking out of their left eye, the other is looking out of their right eye, and they are very happy”.

      Invece a usare IT, tipo,

      “Where is Translag Rossi now? It’s in the garden, and it’s very happy”.

      Che ci vuole?

  33. Moi scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=Pdpc2r4cBxQ

    Intervista a Posie Parker …un’altra TERFazza Cattiva, sui Safe Spaces !

    ———-

    Questa invece, Penny White, è stata una delle prime Trans Advocates a far “coming out” come TERF !

    https://www.youtube.com/watch?v=d91O2_iQcyo

  34. Moi scrive:

    Karen White,

    Detenut* Trans in Carcere Femminile , ritrova pulsioni cis maschili e stupra detenute “donne biologiche” !

    https://www.theguardian.com/uk-news/2018/oct/11/transgender-prisoner-who-sexually-assaulted-inmates-jailed-for-life

  35. Moi scrive:

    Il primo frutto (concreto) della Brexit sembra essere questo Douglas Murray … ch’è poi un po’ l’ Eric Zemmour dell’ altra sponda della Manica, solo senza l'”appeal” dell’ Ebreo Berbero !

    https://en.wikipedia.org/wiki/Douglas_Murray_(author)

  36. Moi scrive:

    Il Caso di un altro (!) 😉 Weinstein, Bret Weinstein: paradigmatico di certi ambienti accademici Liberal ove” AntiRacist” significa … “AntiWhite” !
    https://en.wikipedia.org/wiki/Bret_Weinstein#Evergreen_State_College_Day_of_Absence_controversy

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