Trump the Hustler

Donald Trump è un hustler, incarna uno degli archetipi fondanti della sua nazione.

Libero dagli innumerevoli vincoli di mondi comunitari, quello che fa il gioco delle tre carte, bluffa e fa balenare in altri la speranza di fare soldi in maniera facile, poi intasca e sparisce in qualche luogo lontano, magari cambiando nome, o investendo la cifra in qualche progetto come quello di Astronaut Farmer, il contadino texano che decide di lanciarsi nello spazio.[1]

Tutte cose possibili in un paese immenso e dove i legami umani sono ridotti al minimo.

Il hustler ha bisogno di uno Stato minimale; fa occasionali rapine, ha bisogno di guardie armate attorno alle miniere dove fantastica di trovare l’oro, ma non si dedica a guerre.

Hustler, non a caso, è anche il titolo della rivista pornografica di Larry Flynt (lui stesso un hustler non da poco), che il 15 ottobre del 2017, pubblicò su The Washington Post un’inserzione a piena pagina offrendo 10 milioni di dollari a chi trovasse materiale in grado di incastrare Trump

Alla fine dell’Ottocento, però gli Stati Uniti si trasformano, grazie ad alcune immense imprese. Sull’individuo si impone la disciplina della fabbrica. Con una valvola di sfogo: l’automobile, che permette allo spirito irrequieto di riconquistare una parvenza di libertà.

Fabbrica e automobile richiedono organizzazione e risorse: e infatti alla fine dell’Ottocento, quell’ente che è il “governo” inizia a dotarsi di un esercito. Nel 1945, vista la pacchia economica che la guerra aveva portato, gli Stati Uniti decidono di mantenere lo stato di guerra per sempre.

Questo richiede cose che non vanno molto d’accordo con lo spirito del hustler, come le tasse.

Al cuore dell’America dell’Organizzazione, c’è l’esercito con cui gli USA dominano le risorse del mondo; attorno c’è il famoso complesso militare industriale. Che non è solo la Boeing, ad esempio, ma anche la madre single che gestisce il bar dove i militari della base vicina vengono a bere la sera.

Questa entità mostruosa deve giustificare la propria esistenza.

Intanto, con un’insistenza sulla sicurezza di un paese dove l’ultima invasione la fece nel 1916 Pancho Villa con alcuni scalcagnati briganti messicani.

Ma anche con una missione salvifica nei confronti del mondo.

La retorica ha molte fonti, ad esempio nelle buone cause, in genere “progressiste”, cui gli americani si sono dedicati, dall’abolizionismo alla Croce Rossa. Ma anche nel cosiddetto postmillennarismo, l’idea secondo cui i fedeli starebbero costruendo, adesso, il Regno di Dio in terra.

Questo concetto di nazione eccezionale è gratificante per chi ci crede, ma è relativamente nuovo, ed è anche in conflitto con l’idea protestante della sola fede.

Dai tempi della guerra del Kuwait, il complesso militare-industriale ha precipitato il mondo nella catastrofe, conducendo attacchi in luoghi la cui esistenza era ignota alla grande maggioranza degli americani. E spesso per motivi incomprensibili anche ai politologi.

L’inno dell’aeronautica militare americana:

“Minds of men fashioned a crate of thunder,
Sent it high into the blue;
Hands of men blasted the world asunder”

“Menti umane forgiarono una cassa di tuono,
la inviarono in alto in cielo;
mani d’uomo fecero esplodere il mondo, spaccandolo in due”

Alla fine, senza mai perdere una battaglia, hanno perso la guerra; proprio mentre il mondo arriva al picco delle risorse e a una grande, forse tragica, svolta ambientale, e la Cina si prepara al sorpasso economico.

Come cantava Johnny Cash:

“You can run on for a long time
Run on for a long time
Run on for a long time
Sooner or later God’ll cut you down
Sooner or later God’ll cut you down”

Nel 2016, Tom Engelhardt capì chi avrebbe potuto svolgere il ruolo del passaggio:

““Donald Trump è la prima persona a candidarsi a presidente, e senza scusarsi, con una piattaforma che si basa sul declino dell’America.” Questo paese, spiegava, non era più “grande”. Dicendo così (e criticando, in qualche modo, le guerre permanenti americane di questo secolo), colse, alla sua strana maniera, l’eredità che l’establishment di Washington, dopo la Guerra Fredda, aveva lasciato a lui e al resto del paese.”

In sostanza, gli Stati Uniti si trovano nella condizione di dover ridiventare una nazione normale. Che non significa una nazione simpatica: semplicemente una nazione che preferisce vendere le bombe, piuttosto che buttarle in testa agli altri.

Per fare dell’America una nazione normale, ci voleva un ritorno al vecchio archetipo del hustler, che è anormale per definizione.

Note:

[1] Walter McDougall ha scritto un bel libro su questo tema, Freedom Just Around the Corner. A New American History 1585-1828.

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67 risposte a Trump the Hustler

  1. mirkhond scrive:

    “alla fine dell’Ottocento, quell’ente che è il “governo” inizia a dotarsi di un esercito.”

    Ma l’esercito statunitense non esisteva almeno dall’epoca della guerra contro il Messico del 1846-1848? E l’esercito unionista nella Guerra di Secessione del 1861-1865?
    Mentre riguardo alla marina, Maldwin Jones nella sua Storia degli Stati Uniti sostiene che essa fu istituita intorno al 1810 per proteggere gli equipaggi delle navi mercantili del nuovo soggetto federale, dagli attacchi delle navi britanniche che, spesso catturavano gli uomini a bordo delle navi americane per arruolarli a forza nella marina britannica.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Ma l’esercito statunitense non esisteva almeno dall’epoca della guerra contro il Messico del 1846-1848?”

      Certo, ho semplificato. Anzi, la Guerra di Secessione fu uno dei più grandi conflitti dell’Ottocento. Però l’idea di una struttura militare permanente si afferma solo con la Prima guerra mondiale.

  2. mirkhond scrive:

    Comunque non posso che condividere il ridimensionamento delle ambizioni americane da parte di Trump, anche se lo spirito del messianismo globalista è tutt’altro che morto e crea continui ostacoli al presidente.
    Spero solo che la politica estera di Trump possa continuare con i suoi successori fino all’auspicabile scioglimento della nato e il ritiro di armi e soldati statunitensi dalla basi sparse per l’Europa, restituendoci la piena sovranità nazionale e militare.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “messianismo”

    E’ un termine che esito a usare.

    E’ un po’ come il termine “campanilismo”, usato per parlare male degli italiani.

    L’amore per il campanile è una delle virtù migliori degli italiani. Poi c’è chi ne approfitta per far costruire a suo cugino il nuovo stadio nel “nostro” comune e non in quell’altro.

    Il messianismo, la perenne possibilità di qualcos’altro, è una virtù americana; che incontra spesso e volentieri sia il huckster, sia il burocrate che ne approfitta.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      “Il messianismo, la perenne possibilità di qualcos’altro, è una virtù americana; che incontra spesso e volentieri sia il huckster, sia il burocrate che ne approfitta.”

      Non so se hai letto il mio commento sul messianismo nell’altro post, in ogni caso il messianismo è la negazione dell’alterità, perché è una proiezione narcisistica. L’essenza del messianesimo americano è proprio questa: ciò che è altro da me va distrutto.
      Poi bisogna vedere se gli USA sono riducibili al messianesimo: questo non è affatto scontato.

  4. mirkhond scrive:

    Ho infatti parlato di messianismo globalista, nel senso di interventismo militare pesante verso altri paesi per esportare il proprio modello di civiltà, visto come il migliore possibile, e che ha contraddistinto questi ultimi 30 anni di storia mondiale come tu stesso hai scritto.
    Insomma l’eterno sogno di ricostituire l’unica lingua e l’unica civiltà dissolte da Dio stesso con la confusione delle lingue ai piedi della Torre di Babele.

  5. Francesco scrive:

    Miguel,

    credo tu abbia preso una cantonata

    le nazioni normali, prive di missioni salvifiche, fanno le guerre

    sono solo gli imperi che hanno la responsabilità di creare l’ordine, mantenere la pace, non scatenare il caos – solo da questo punto di vista la politica USA in Medio Oriente è un fallimento da Bush padre in poi

    se l’America diverrà una nazione normale, ci saranno più guerre

    • PinoMamet scrive:

      Mmmm
      mmmm

      bisognerebbe fare un catalogo delle motivazioni delle guerre, e di chi le ha scatenate.
      Un’impresa titanica…

      però raramente le motivazioni, almeno quelle ufficiali, quelle che convincono le persone-
      persone assolutamente normali, che normalmente pensano a tenere in piedi un negozio di telefonia o di parrucchiere-
      a scendere in piazza a dire “Vogliamo la guerra contro i maledetti Vattelapeschiani!”

      raramente credo che siano del tipo “ci serve assolutamente quell’ettaro di territorio, quella montagna strategica o quel pozzo di petrolio”.

      Credo che molto spesso siano del tipo “i Vattelapeschiani picchiano le mogli! fanno lavorare i bambini! Il loro dittatore li opprime e noi dobbiamo andare a liberarli e ad educarli”…

      e le nazioni normali, dal primo dopoguerra in poi, sono molto debolucce ed esitanti su queste cose.

      Ci vogliono Grandi Potenze trascinatrici, con Grandi Ideali (il Sogno Americano, l’Uomo Nuovo sovietico…)…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Pino Mamet

        “raramente credo che siano del tipo “ci serve assolutamente quell’ettaro di territorio, quella montagna strategica o quel pozzo di petrolio”.”

        Quando ero molto più piccolo di adesso, lessi un libro di sua fascistissima eccellenza Badoglio, sulla guerra in Etiopia, che più o meno diceva così. E tendo a credergli, visto che il signor Badoglio è rimasto un esempio di pragmatismo.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “sono solo gli imperi che hanno la responsabilità di creare l’ordine”

      Penso che sia difficile da documentare, in un senso o nell’altro.

      Cioè quante potenziali guerre sono state evitate a causa dell’esistenza dell’impero americano?

      • Z. scrive:

        Grazie all’impero americano, e a quello sovietico, la guerra è scomparsa dall’Europa.

        Per decenni da tutta Europa, e ininterrottamente ad oggi in gran parte dell’Est e dell’Ovest.

        La guerra nei Balcani fu peraltro conseguente al crollo dell’impero jugoslavo. E il crollo di quello sovietico, del resto, ha fatto scoppiare più di un conflitto nella regione.

        Ma anche al crollo degli imperi coloniali sono susseguite guerre a profusione.

        Buona parte dell’attività di un impero consiste a mio avviso proprio nel pacificare, non di rado con mezzi cruenti.

        • Peucezio scrive:

          Ma guardate che gli Stati Uniti non sono un impero.
          Forse in qualche fase lo sono stati o ne hanno assunto in qualche misura il ruolo geopolitico, ma non lo sono strutturalmente.
          Gli Stati Uniti sono un agente destabilizzatore, che è l’esatto opposto di un impero.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Perché guardi i confini: gli imperi destabilizzano sistematicamente i confini per evitare di confrontarsi con nemici forti. Marco Aurelio non fece un casino oltre il Danubio? Traiano non promosse una guerra civile in Partia?

            • Peucezio scrive:

              Beh, però c’è una differenza fondamentale.
              Gli Stati Uniti destabilizzano tutto ciò che non è il loro paese e al massimo qualche piccola area cuscinetto, quindi il loro impero, come spazio di controllo e ordine, coincide con la loro nazione, cioè col territorio d’insediamento del loro popolo.
              Allora sono uno stato nazionale egemone nel mondo, non un impero.
              I Romani avevano un villaggetto e hanno tenuto in ordine un pezzo di mondo, sia pure cercando di creare disordine fuori da esso.

              • Z. scrive:

                Oddio… non vedo differenze sostanziali da questo punto di vista, come osserva MT.

                Poi ce ne sono naturalmente altre, e certamente molto significative.

              • Francesco scrive:

                piano: quali sono i confini dell’Impero Statunitense?

                perchè a me pare del tutto evidente e chiaro che Canada, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Europa dalla Norvegia all’Italia, sono dentro l’Impero in pieno.

                Solo Taiwan ha uno status leggermente diverso, essendo sempre rivendicata dalla PRC.

                Israele ha troppo potere per essere dentro l’Impero, a me pare più dentro il Senato dell’Impero, se mi spiego

                la Grecia ha una storia a sè perchè è troppo comunista per essere davvero dentro l’Impero, come la Turchia di Erdogan è ormai pienamente fuori

                Ah, e credo che l’America di Clinton si sia illusa di poter contenere la Cina dentro l’Impero

                ciao

            • Peucezio scrive:

              Tra l’altro la caratteristica degli imperi, per il fatto di governare su popoli differenziati, è il pluralismo culturale, etnico e linguistico: a Roma tutti i più colti parlavano e scrivevano in greco; non parliamo dell’impero asburgico, ottomano, ecc.
              Gli americani sono anglosassoni, decisamente provincialotti, che non sanno nessun’altra lingua e le loro mille minoranze etniche nel giro di un paio di generazioni sono assimilate anche loro, magari formando microcomunità, ma in sostanza parlando inglese e vivendo come gli altri americani: la memoria della loro provenienza rimane un fatto simbolico, di bandiera, non sostanziale. L’unica cosa in cui sono davvero pluralistici (ma non ai vertici politici) è la religione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                D’accordo in quasi tutto sull’analisi dell’uniformità americana.

                Due precisazioni: il pluralismo religioso e scolastico permettono in alcuni casi degli stili di vita veramente “diversi” – è l’unico posto al mondo dove gli ebrei russi possono continuare a vivere come due secoli fa.

                La seconda, sugli anglosassoni: ricordo che l’impero britannico nacque come un gruppo di commercianti, molto convinti di dover fare dei profitti, ma estremamente rispettosi delle culture altrui (è solo all’inizio dell’Ottocento, come sottolinea William Dalrymple, che iniziano a separarsi fisicamente dagli indiani e che subentra un atteggiamento che chiameremmo “razzista”). E comunque gli inglesi sono rimasti estremamente curiosi nei riguardi dei popoli dell’impero.

              • PinoMamet scrive:

                È quello che mi dice un collega inglese, che (l’ho ricordato in un altro commento) dice che è rimasto stupito in Italia perchè si aspettava che gli italiani, essendo latini, fossero ancora più aperti e curiosi; invece li trova piuttosto chiusi e sospettosi verso le culture non europee.

                Dice che nel Regno Unito il chicken tikka masala ha in pratica sostituito fish and chips come alimento popolare(peraltro è uno dei miei piatti preferiti in assoluto).

                Ritiene, forse giustamente, che questo derivi dalla scarsa esperienza coloniale italiana, che infatti è stata piuttosto breve e circoscritta, nel bene e nel male, rispetto a quella inglese.
                In effetti dice che in Italia non trova mica tanti ristoranti etiopi o eritrei… (ce n’è uno da me, in realtà, glielo ho indicato; ce n’era anche un altro ma ha chiuso; ma è vero che sono pochissimi).

                Del resto, la scoperta fisica, concreta, e di massa, delle culture “altre” in Italia è un fatto recentissimo, dagli anni Novanta in poi;
                e forse del kebab in Italia si può dire la stessa cosa del chicken tikka masala in Inghilterra.

                E, da questo punto di vista, c’è da dire che gli italiani sono stati più veloci degli anglosassoni…
                nonostante la cucina italiana sia in partenza migliore di quella inglese 😉 e quindi più difficile da abbandonare per seguire curiosità esotiche 😉

                ma c’è un altro aspetto, e non vorrei dilungarmi, che secondo me è importante cogliere:

                i latini, o perlomeno gli italiani, non sono affatto più aperti; sono più passionali, aggressivi, assertivi, verbalmente violenti.

                Questo può dare l’impressione di una grande apertura, come di una forte chiusura, secondo i casi e i momenti.

                Direi che la descrizione migliore degli italiani è quella del “cavaliere nero” della barzelletta di Proietti… 😉

                il razzismo non c’entra niente, questo è difficile farlo capire agli stranieri… e ai benintenzionati italiani!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “Direi che la descrizione migliore degli italiani è quella del “cavaliere nero” della barzelletta di Proietti…”

                Racconta, non la conosco!

              • Miguel Martinez scrive:

                Eugenio Scalfari una volta citò questa storiella, a proposito dell’egocentrismo di qualche politico italiano; ma io la vedo molto positiva, anzi è l’aspetto che mi piace di più dell’Italia:

                https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/09/12/anche-segni-sul-biliardo-di-foligno.html

                “”Il birillo rosso del biliardo di Foligno”; raccontavo una storia della provincia italiana secondo la quale il Mediterraneo è il centro del pianeta, l’ Italia è il centro del Mediterraneo, Foligno il centro d’ Italia, un certo bar il centro di Foligno e di conseguenza il birillo rosso del biliardo di quel bar è esattamente il centro del mondo. “

              • PinoMamet scrive:

                Ma io non le so raccontare!
                https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU

              • Z. scrive:

                Miguel,

                — Eugenio Scalfari una volta citò questa storiella, a proposito dell’egocentrismo di qualche politico italiano —

                Io la lessi, molti anni fa, in un altra versione: non Foligno ma Edimburgo.

                A quanto pare è una storiella internazionale 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “A quanto pare è una storiella internazionale ?”

                Ci credo: ogni birillo è il centro del suo mondo!

                E’ il Principio Numero Uno della mia visione del mondo.

              • Z. scrive:

                l’apostrofo è rimasto in Iscozia 🙁

        • mirkhond scrive:

          Non mi risulta che la Jugoslavia fosse un impero.

  6. Moi scrive:

    Io la sapevo così :

    La politica è il proseguimento dell’ economia con altri mezzi … la guerra è il proseguimento della politica con altri mezzi

  7. Foresta Nera scrive:

    “James McDougall ha scritto un bel libro su questo tema, Freedom Just Around the Corner. A New American History 1585-1828.”

    Si chiama Walter McDougall.

    • habsburgicus scrive:

      mi affascinano le date di periodizzazione scelte
      per 1585, immagino [dato l’anglocenrismo sfidato senza successo solo dal grande Bolton e dalla sua scuola, senza esiti durevoli..per chi non lo sapesse Herbert Bolton é lo storico delle “borderlands” spagnole, cioé enfatizzò la colonizzazione spagnola nei futuri USA] intenda la colonizzazione , abortita, della Virginia in epoca elisabettiana
      per 1828 penso intenda le drammatiche elezioni che videro la vittoria del DEM Andrew Jackson (colui che, piratescamente, pappò la Florida alla Spagna nel 1819) e la sconfitta di John Quincy Adams, figura notevole
      e mi sovviene un’antica lettura, quella del convertito al Cattolicesimo Orestes Brownson che rammenta di aver fatto propaganda per Quincy Adam nel 1828 (all’epoca era un pastore unitariano..troverà Roma, molto dopo, credo nel 1844 a Boston..toccante é il racconto della conversazione con il vescovo cattolico di Boston che rispose agli ultimi dubbi di Brownson, ormai vicino alla fede romana ma ancora timoroso -per un senso umano di pietas- della sorte dei suo genitori che, essendo morti in Calvino, sarebbero stati -così credeva.- condannanti alle pene dell’inferno; il vescovo rispose, più o meno, che grande era la misericordia del Signore e sentita quella frase Brownson scoppiò a piangere e tagliò gli ultimi punti col protestantesimo) e insiste che Quincy Adams fu l’ultimo presidente decente degli USA !
      il 1828 fu una svolta..Andrew Jackson aprì un’era che forse sarà chiusa da Trump

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Foresta Nera

      “Si chiama Walter McDougall.”

      Grazie, ho corretto! Mi ero confuso a memoria con James McDougall, che conoscevo come autore di una storia dell’Algeria.

  8. mirkhond scrive:

    Effettivamente l’espansionismo statunitense comincia proprio con Jackson (1829-1837), vedasi l’intervento a favore degli immigrati wasp in Texas contro il Messico nel 1835-1836, premessa della successiva annessione agli USA nel 1845 (la Luisiana era stata venduta da Napoleone agli Usa nel 1803, che così avevano raddoppiato la loro estensione territoriale ma senza un conflitto).

  9. Miguel Martinez scrive:

    Adesso viene fuori che delle 28 milizie arabe che a seguito dell’esercito turco si stanno dedicando alla caccia ai kurdi (e sono quelle che commettono le atrocità), ben 21 sono state sostenute dagli Stati Uniti:

    https://thegrayzone.com/2019/10/16/us-backed-crazy-militias-turkeys-invasion-syria/

    • Francesco scrive:

      beh, se devi trovare qualcuno disposto a combattere sia Assad sia l’ISIS non puoi fare troppo lo schizzinoso

      poi ha ragione Trump: via dal folle Medio Oriente, che se la sbrighino loro

  10. Miguel Martinez scrive:

    Come forse avrete visto, è venuto fuori che la Hillary usava i suoi amici nei servizi per cercare di screditare Tulsi Gabbard.

    La quale oggi scrive:

    Great! Thank you @HillaryClinton
    . You, the queen of warmongers, embodiment of corruption, and personification of the rot that has sickened the Democratic Party for so long, have finally come out from behind the curtain. From the day I announced my candidacy, there has been a concerted campaign to destroy my reputation. We wondered who was behind it and why. Now we know — it was always you, through your proxies and powerful allies in the corporate media and war machine, afraid of the threat I pose.

    It’s now clear that this primary is between you and me. Don’t cowardly hide behind your proxies. Join the race directly.

  11. Miguel Martinez scrive:

    L’inno nazionale americano, Uranium Rock di Warren Smith.

    Non tutti i hustler ce la fanno, Warren Smith acquisì una dipendenza da alcol e antidolorifici e fu arrestato per aver compiuto una rapina in una farmacia.

    https://youtu.be/oJA4CMzZsMc

    Well I’m gettin’ tired workin’ hard every day
    Workin’ every day and not a-gettin’ much pay
    I got a big Geiger counter, it’s a pretty good rig
    When the needle starts clickin’ it’s where I’m gonna dig
    Money-money honey, the kind you fold
    Money-money honey, rock ‘n’ roll
    Rake it in, bale it up like hay
    Have a rockin’ good time and throw it all away
    Well, I can see me now in my long Cadillac
    Hinges in the middle, spare wheel on the back
    Man, don’t you know I’d be hard to stop
    When I find that big uranium rock
    Money-money honey, the kind you fold
    Money-money honey, rock ‘n’ roll
    Rake it in, bale it up like hay
    Have a rockin’ good time and throw it all away
    Yes, that’s me in my long Cadillac
    Headin’ down the road and I ain’t comin’ back
    Ain’t no red light gonna make me stop
    When I find that big uranium rock
    Money-money honey, the kind you fold
    Money-money honey, rock ‘n’ roll
    Rake it in, bale it up like hay
    Have a rockin’ good time and throw it all away

  12. Miguel Martinez scrive:

    Segnalo un bellissimo video sloveno su Donald Trump:

    https://youtu.be/1fk68Wqs4Qg

    anche se l’inglese è veloce, le immagini sono abbastanza chiare 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Neanch’io, ma mi sembra una serie di vignette brutte che insultano Tulsi Gabbard perché, nell’ordine:

      Avrebbe una brutta pelle del viso
      Avrebbe un brutto sorriso
      È islamica
      Ah no scusate è indù comunque si tratta sempre di Satana
      Viene dalle Hawaii che sono piene di giapponesi che hanno bombardato Pearl Harbor (che è nelle Hawaii)…

      Sono talmente brutte che non capisco se siano vere, o opera di qualcuno che vuole screditare i nemici di Tulsi Gabbard…

      In entrambi casi, gente con seri problemi…

    • Roberto scrive:

      Quella del libro del giuramento è divertente.
      C’è un mucchio di americani, anche fra gente normalmente colta, convinta che presidente e membri del congresso debbano giurare sulla Bibbia, e questa polemica salta fuori con incredibile regolarità (un po’ come il governo non eletto da noi)

      Io dico sempre, mai girare per gli Stati Uniti senza una copia della costituzione in cui si legge (art.6)
      “The Senators and Representatives before mentioned, and the Members of the several State Legislatures, and all executive and judicial Officers, both of the United States and of the several States, shall be bound by Oath or Affirmation, to support this Constitution; but no religious Test shall ever be required as a Qualification to any Office or public Trust under the United States.”

      Ho vinto più di una scommessa (con bevute di birra gratis) grazie a questo testo

      Ai bostoniani ricordiamo che il loro john Quincy adams ha giurato su un libro di diritto

  13. Moi scrive:

    @ PINO

    (sui tefillin …) nonostante il titolo 😉 , sono Ebrei

    https://www.youtube.com/watch?v=rLhrfff9oj4

    • PinoMamet scrive:

      Perché nonostante il titolo?

      conosco bene il filmato, è una serie a cura degli attivissimi Chabad Lubavitch…

      comunque non presentano mica dei tefillin elettronici 😉 dicono invece che i tefillin, quelli soliti, sono- metaforicamente – una “ricetrasmittente” per parlare con Dio…

      • PinoMamet scrive:

        Se vai verso il min. 6 e seguenti, vedi che se li lega secondo la tradizione italiana (diversa da quella ashkenazita e da quella sefardita).

  14. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Come sapete, colleziono i titoli di ilmeteo.it

    Dunque,

    vedo che per tutti i prossimi giorni ci sarà sole a Firenze.

    Poi guardo i titoli:

    Temporali e Grandine in Atto, Allerta della Protezione Civile. Ecco DOVE
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  15. Peucezio scrive:

    Pino,
    “È quello che mi dice un collega inglese, che (l’ho ricordato in un altro commento) dice che è rimasto stupito in Italia perchè si aspettava che gli italiani, essendo latini, fossero ancora più aperti e curiosi; invece li trova piuttosto chiusi e sospettosi verso le culture non europee.” […]

    Credo tu abbia colto nel segno.
    L’italiano è poco curioso. Probabilmente perché ne abbiamo viste troppe nella storia, siamo rotti a tutti, è passato di tutto, non c’è niente che sia estraneo all’esperienza collettiva dell’italiano.
    Poi, vabbè, sul piano della cucina, come dell’arte, per forza: sarebbe come se Einstein volesse imparare da un professorino di scienze di provincia.

    • Peucezio scrive:

      E soprattutto l’italiano è cinico, troppo smaliziato per trovare davvero seriamente interessante qualcosa. E quindi ripiega nel suo quotidiano, è contento se può andare a mangiarsi una pizza con la famiglia, quando viaggia cerca di ricreare le stesse situazioni dell’Italia, vuole il caffè espresso, ecc.: in fondo non viaggia, fa finta di farlo. Sempre per lo stesso motivo: in fondo qui c’è già tutto. O quantomeno lui pensa sia così. Non siamo un popolo giovane, portato all’entusiasmo, ma un popolo vecchio, scettico e distaccato.

  16. Z. scrive:

    Allora, avete visto che – come sempre – sulla Brexit aveva ragione lo Zio Zeta?

    https://www.repubblica.it/esteri/2019/10/20/news/brexit_johnson_cade_nella_trappola-238993948/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P4-S1.8-T1

    Voi dovete sempre darmi retta.

  17. Z. scrive:

    Se il Male non fosse riconoscibile immediatamente, se non fosse offensivo anche alla vista, non sarebbe il Male.

    https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/10/19/foto/manifestazione_centrodestra_a_roma_in_piazza_la_bandiera_di_clara_con_tremila_swarovski-238960174/1/?ref=RHPPLF-BH-I238961355-C8-P8-S3.2-T1#1

    E infatti questa gente, nel ridursi volontariamente e deliberatamente così, crede di farsi bella. Crede che quella roba con i luccichini siano cose belle, di classe, di cui andare fieri.

    Sicché non può stupire la sua passione per Tonelli, che a differenza di Filippo Rossi rappresenta benissimo la destra italiana.

    https://www.fanpage.it/politica/chi-e-gianni-tonelli-il-capolista-della-lega-che-insulta-i-parenti-di-cucchi-e-aldrovandi/

    Questa gente è fatta così: dentro, e spesso anche fuori.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “E infatti questa gente, nel ridursi volontariamente e deliberatamente così, crede di farsi bella.”

      🙂

      E’ facile dimenticare una vecchia verità, ben nota agli aristocratici inglesi.

      La gente che non ha studiato è in media più portata a dire e fare scemenze della gente che ha studiato.

      E la gente che ha studiato l’ha potuto fare, in media, perché da giovani hanno dovuto faticare di meno, o hanno scelto di faticare di meno. E perché magari hanno avuto un parente che amava i libri o era curioso di capire il mondo.

      Sono cose che si ha paura di dire perché si potrebbe apparire “classisti”, ma sono anche vere.

  18. mirkhond scrive:

    Concordo con Traversara.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Solita domanda, poi… che cosa si intende per “destra”?

    Nei commenti alla recensione del libro di Rossi, molti dicono che Rossi sta descrivendo il PD. E anche se Rossi sembra non dire nulla di “politica”, credo che abbiano sostanzialmente ragione: in Italia, la “non sinistra” (abbastanza) attenta, precisina, non urlante, è il PD.

    E se vogliamo dire che “non sinistra” significa “destra”, possiamo dire che in Italia esiste una destra liberale, forte e prospera, e ben distinta da qualcosa di molto diverso, che è il mondo “salviniano”.

    Ma a questo punto avremmo almeno tre poli ben distinti: Sinistra, Destra A e Destra B.

    Dove “Destra A” non è il vecchio “centro” che “sta in mezzo” – il PD non è una via di mezzo tra Potere al Popolo e la Meloni.

    • Z. scrive:

      Mi sembra un’analisi tendenzialmente sovrapponibile a quelle dei salotti di sinistra, quelli dello zero virgola. In queste analisi l’unica sinistra è il salotto suddetto (che di volta in volta cambia nome e bandierina) e il resto sono varie gradazioni di destra.

      Mentre è cosi facile osservare che “destra” e “sinistra” sono per definizione due metà di un tutto, e lo zero virgola è molto lontano dalla metà 🙂

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Quindi proponi di sostituire destra e sinistra con “a destra/a sinistra di”?

        • Z. scrive:

          Credo sia sottinteso. Si è sempre a destra e/o a sinistra di qualcuno o qualcosa. È tutto relativo.

          Il PCd’I era un partito di sinistra, rispetto agli altri, e poi al suo interno aveva una sinistra, un centro e una destra.

        • Z. scrive:

          Poi naturalmente si potrebbe obiettare che “sinistra” è un termine legato tradizionalmente ad alcuni concetti, “destra” ad altri, al di là della collocazione relativa delle forze politiche tra loro…

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