La Signora in Giallo si veste di verde

L’altro giorno leggo che hanno analizzato trenta teschi di persone di varia età morte nell’eruzione di Pompeii, e nessuna aveva problemi ai denti.

Lo stesso giorno, scopro il sito di qualcosa che si chiama Ameribev, che riporta innanzitutto questa immagine:

Facce da latinos, famiglia affettuosa, che stanno preparando qualche elixir vegano…

Il sito sostiene tre punti:

Promoting Balanced Lifestyles

Creating Sustainable Solutions

Protecting Consumer Choice

Poveri ma dignitosi, politicamente corretti (i latinos) ma non trasgressivi (la famigliola è presumibilmente eterosessuale e il figlio invece di farsi di cocaina sta in cucina con la mamma); e lo scopo è di migliorare la vita delle persone e dell’ambiente, mentre si difendono i diritti umani.

Insomma, puzza di truffa ancora prima di sapere che cos’è.

Infatti, il sito appartiene alla American Beverage Association, formata dalla Coca Cola, dalla DrPepper e dalla Pepsi Cola, e che nel 2010 ha speso ben 8,67 milioni di dollari per far eleggere i politici che facevano i loro interessi.

Una caratteristica fondamentale delle beverage è che piacciono sicuramente, ma non nutrono, non dissetano più dell’acqua, non servono nemmeno a ubriacarsi.

Anche se non mancano di avere effetti su di noi, come rileva questa immagine pubblicata dalla commissione per la salute pubblica del Comune di Boston:

Ora, il soggetto di questa immagine, che chiameremo da ora in poi la Signora in Giallo,  è l’americana media.

E qui la scienza è semplice.

L’Associazione dei cardiologi americani dice che una donna non dovrebbe consumare più di 6 cucchiaini di zucchero al giorno, e un maschio non più di 9, se no ci saranno problemi di salute.

Una bottiglia da mezzo litro di bevanda zuccherata contiene anche oltre 16 cucchiaini di zucchero.

Ogni giorno, il 63% degli adulti americani e l’80% dei giovani bevono una o più bevande zuccherata.

Visto l’impatto sulla salute, quindi, qualcuno propone di chiedere alla ditte produttrici di contribuire qualcosa anche loro, attraverso una tassa sulle bevande zuccherate.

E qui diventa molto interessante vedere come reagisce l’American Beverage Association, perché ci dice tantissimo su cosa sta succedendo in tutto il mondo oggi con il crescente riconoscimento della crisi ambientale.

Intanto, reagiscono.

Anzi, reimpostano tutta la loro politica.

Uno, l’ABA si veste letteralmente di verde, come nella prima immagine di questo articolo. Guardate anche il color peperone delle magliette…

Due, l’Azienda si mimetizza dietro ai propri Clienti, i consumatori sono l’azienda. Ci sarebbe da riflettere sulla dialettica – c’era una volta la Lotta tra Padroni e Operai, poi i Padroni si sono nascosti dietro i Consumatori e hanno fatto sparire così anche gli Operai…

Però non bisogna alienare nessuno, non ci sono solo le messicane vegane al mondo, ci sono anche gli americani bianchi che lavorano nelle fabbriche e votano Trump e si riempiono di schifezze ancora più degli altri.

E così lo stesso sito esibisce anche alcuni lavoratori.

Le loro magliette formano i colori della bandiera americana, comunque si precisa che sono Americani (“facciamo prodotto americani, con operai americani, nelle hometown americane”):

Notate che sullo sfondo non c’è però la fabbrica dove lavorano: i ragazzotti, che somigliano poco alla Signora in Giallo, hanno come sfondo sfocato, immancabilmente, la natura.

Tre, si propone qualcosa di concreto per migliorare l’ambiente, anzi visto che ci siamo, miglioriamo pure il pianeta. E qui si trovano sempre le chicche più interessanti (su sfondo verde!):


Innanzitutto, l’unica proposta positiva: “più scelte”, che tanto oggi la tecnologia permette di sfumare moltissimo le etichette o piccoli dettagli di sapore, per conquistare nuove nicchie di clienti.

Poi le due proposte austere: in ciò che è sostanzialmente acqua e zucchero, risparmiano sullo zucchero; e risparmiano pure sulle dimensioni delle bottiglie, così risparmiano pure sull’acqua.

Ma l’elemento fondamentale, il motivo per cui si fa tutta questa fatica sta nella frase “protecting consumer choice“.

Il Cliente, cioè la Signora in Giallo, è una Persona Matura e Responsabile, che amerà sì la Natura e la Salute, ma vorrebbe anche continuare a riempirsi di bevande gassate e non intende pagare un centesimo in più di tasse per questo.

Per cui la conclusione di tutto, la bottom line, è:

“Oltre 40 tasse discriminatorie sui nostri prodotti sono state proposte e respinte. Il fatto è che le tasse non renderanno le persone più sane ma solo più povere”.

Che è anche la conclusione contro cui andremo a sbattere per ogni altra questione ambientale, temo.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, imprenditori, mundus imaginalis e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

215 risposte a La Signora in Giallo si veste di verde

  1. Miguel Martinez scrive:

    In Italia, l’on. Carla Ruocco aveva proposto una tassa sulle bibite, che sarebbe stata compensata con l’abolizione dell’IRAP per le partite IVA con un reddito inferiore a 100.000 euro l’anno: quindi un modo virtuoso di ridurre anche le tasse – un dono dal cielo per me, ad esempio, che non tocco bibite, ma pago l’IRAP.

    L’AssoBibe (Confindustria) prende immediatamente posizione, nascondendo peraltro la proposta di ridurre l’IRAP a noialtri (l’Assobibe è anche quella che paga gli avvocati per fare la guerra ai comuni che introducono ordinanze che limitano l’utilizzo delle bottiglie di plastica):

    https://www.italianfoodtoday.it/2019/09/23/assobibe-contro-tassa-su-bevande-gassate-e-merendine/

    Dura presa di posizione degli industriali delle bibite dopo le parole di ieri del premier Conte sulla possibilità di trovare risorse tassando bibite gassate e merendine.

    “Preoccupano ricette economiche incentrate sull’aumento della pressione fiscale anziché tagli di spesa pubblica. Non costruttivi approcci demagogici in cui si diffondono informazioni non corrette e diseducative, come la dannosità di un bicchiere di aranciata, contrarie alle imprese che investono e creano occupazione in Italia”. Scrive in una nota Assobibe, l’Associazione italiana degli industriali delle bevande analcoliche.

    “Una tassa produrrebbe gravi effetti per imprese e lavoratori afferma Assobibe – le stime sugli effetti dell’ultima proposta di tassa sulle bevande zuccherate avanzata dalla senatrice Ruocco (M5S) nell’ultima Legge di Bilancio hanno evidenziato: contrazione delle vendite pari al 30%, minori consumi finali per l’11% del valore, 10.000 occupati a rischio nelle imprese che operano a monte (fornitori agricoli e non), nella produzione-imbottigliamento, a valle (commercio). Con conseguente minor gettito Iva (-11%) e minor gettito da tasse da lavoro-reddito (-15%)”. Con questa ipotesi, viene sottolineato, circa l’80% delle Pmi passerebbe da un utile a una perdita con anche un risultato operativo negativo, con evidenti rischi per una quota significativa di piccoli produttori. “Non si comprende – si legge ancora nella nota – la motivazione per valutare penalizzazioni ulteriori al mercato di bibite zuccherate già in contrazione costante da 10 anni (-25% di litri venduti) e assoggettata da una aliquota Iva del 22% rispetto alla media Ue applicata al settore del 16%”. Secondo gli industriali delle bevande è “difficile favorire crescita e occupazione con la demonizzazione o la discriminazione di singoli settori industriali, dimenticando peraltro le garanzie costituzionali su concorrenza e proporzionalità delle misure”.

    • Peucezio scrive:

      Basterebbe tassare solo le schifezze straniere, come Coca Cola e simili.
      La gente un po’ ne berrebbe meno, un po’ tornerebbe a bere chinotto, spuma e simili, che sono di migliore qualità e faranno anche un po’ meno male (sono meno dolci). E così non si danneggerebbe l’economia italiana.
      Ma si sa: siamo nel WTO, nell’Ue e nel resto della merda e abbiamo le mani legate.

      • roberto scrive:

        il chinotto è l’unica fra queste cose che bevo con piacere!
        putroppo qui è un po’ difficile da reperire (a parte il sanpellegrino che non mi piace per niente)

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “Ma si sa: siamo nel WTO, nell’Ue e nel resto della merda e abbiamo le mani legate.”

        Concordo per quanto riguarda il WTO; l’Ue è un discorso più complesso, che non voglio affrontare qui.

        Comunque la logica della tassazione delle merendine è semplice: io produco più rifiuti di te, e quindi pago una tassa comunale per i rifiuti più alta di te; io invece mando più gente in ospedale di te, e quindi pago una tassa nazionale per la salute più alta di te.

        • Peucezio scrive:

          Sì, però non è indifferente per uno stato tassare i produttori nazionali, mettendoli in difficoltà con le ricadute che questo comporta sull’economia nazionale, e tassare quelli esteri, a parità di condizioni, che non comporta in sé nessuno svantaggio.
          Ma se non hai la sovranità economica, monetaria e commerciale…

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Ma se non hai la sovranità economica, monetaria e commerciale…”

            La questione è complessa (parlo solo dell’Europa, non della NATO o della WTO).

            L’Europa ad esempio è quella cosa che impedisce alla “sovrana” Polonia di distruggere l’ultimo bosco intatto (o quasi) d’Europa, per trasformarlo in legname per la ditta di un amico del governo. E quindi di fare un danno, a lungo termine, alla Polonia stessa.

            E’ la stessa Europa che impedisce al governo sovrano della Polonia di vietare ai contadini di svendere la terra a ditte tedesche che trasformano quelli che erano campi in distese di materiale per fare biocarburanti.

            Non ci capisco nulla del tema monetario, invece; non ho nemmeno voglia di “mettermi a studiare”, perché sono sicuro che mi farei abbindolare dal primo che passa.

          • Francesco scrive:

            peucezio,

            se il problema è lo zucchero, che sia diffuso da prodotti nazionali o importati è poco rilevante

            se lo zucchero non è un problema, laissez faire laisser passer!

            • Peucezio scrive:

              E no!
              Uno può anche scegliere di tollerare il cibo poco sano in nome della difesa dell’economia nazionale, ma che ci si debba avvelenare per arricchire altri è proprio da Tafazzi allo stato puro!

              • Francesco scrive:

                guarda che è lo stesso se si arricchisce mr. Brown a Los Angeles o mr. Peucezio in corso Buenos Aires. A me non entra nulla in tasca in ogni caso.

      • Z. scrive:

        Il chinotto è zuccherato quanto le altre bevande. La differenza, se c’è, è trascurabile.

        Lo dico con dispiacere…

    • rossana scrive:

      Solo a me questi argomenti risultano truffaldini?
      Lo Stato dovrebbe occuparsi, a tutela della salute pubblica, di limitare/vietare la produzione/distribuzione di alimenti dannosi alla salute, non di demonizzare – tassandone il consumo – alimenti che sono sul mercato indisturbati (e se mai promossi) da anni senza che fin qui abbia fatto un plissè.
      Poi c’é quell’odiosa questioncella del moralismo sullo sfondo, quel metterla sulla questione etica/ambiente per giustificare il rastrellamento di tasse sui consumi di bevande o alimenti presenti nei distributori di ogni ufficio, di ogni fabbrichetta, di ogni scuola, di ogni ufficio pubblico.
      Se fanno male alla salute, cosa che mi trova d’accordo ma non è questo il punto, li vieti.
      Dov’é la tutela della salute pubblica nel consentirne produzione e distribuzione per punire poi i consumatori?
      Un po’ la storia del fumo e delle tasse sui tabacchi: se il fumo fa male, se ne vieti la produzione e la distribuzione. Punto.
      Trovo parecchio fuorviante stare a capire se ciò che fa male sia giusto o meno tassarlo per rieducare i consumatori mentre è chiarissimo l’uso della tassa per far cassa raccontando però la storiella che punisco i mangiatori di merendine e i bevitori di bibite gassate per il loro bene (o per le casse della Sanità pubblica).
      Dagli adulti mi aspetto un po’ di coerenza, e coraggio.
      E bene fanno le industrie a difendere i loro affari, è questo che fanno le aziende…

      • Z. scrive:

        Quando negli Stati Uniti hanno vietato l’alcol non è andata a finire benissimo. Meglio tassare 🙂

        • Francesco scrive:

          tristissimo OMDAZ!

          tutto il mio essere, moralista bigotto e fanatico ribolle ma è vero … vietare per legge crea un mercato nero ancora di più che tassare, aumentando i danni sociali

          solo una cosa: e’ dannatamente vero che ogni tassa “benefica” su prodotti “dannosi” provoca danno economici a quel settore e disoccupazione. pensate quanta gente ha perso il lavoro con la fine della schiavitù!

          sarebbe il caso di dire che va bene così e mandare Bava Beccaris in piazza.

          in ogni caso, va saputo.

          • Simone B. scrive:

            La schiavitù non è mai finita.

            Anzi, mai come di questi tempi ci sono stati schiavi e schiavisti

            • Francesco scrive:

              su quest’ultima affermazione mi sento di essere assai dubbioso

              • Simone B. scrive:

                Perché?

                La popolazione sulla terra non era mai stata così numerosa. Così come non c’erano mai stati tanti disperati come adesso. Parallelamente non c’erano mai stati neanche tanti ricchi e benestanti ma son categorie che mi interessano meno.

              • Francesco scrive:

                parlando in quote percentuali, credo che non ci siano mai stati così pochi poveri in tutta la storia dell’umanità

                da quando ci sono i poveri e i ricchi

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “parlando in quote percentuali, credo che non ci siano mai stati così pochi poveri in tutta la storia dell’umanità”

                Sicuramente anche i poveri più poveri di oggi non somigliano ai poveri del 1200 – nel senso che comunque hanno di che coprirsi, basta andare a rovistare in qualunque discarica. Non esistono gli “straccioni” o i “pezzenti”, almeno finché esisterà una sovrabbondanza di merci e di rifiuti.

        • rossana scrive:

          Dici che se vietassero produzione e distribuzione di bibite gassate e merendine nascerebbe come allora una produzione di merendine/bibite gassate fuori legge con locali occultati alla vista dove consumarli a prezzi da cartello del narco traffico?
          Non metto limiti all’auto distruttività umana, ma diciamo che fa ridere come idea, perché volendo le merendine possono essere preparate nei forni domestici (senza conservanti e additivi dannosi) e non vedo grandi ostacoli alla preparazione domestica anche di bibite dolci e gassate.
          Insomma, per quel che ne so i danni alla salute sono provocati dall’eccesso di zucchero, dai conservanti e dagli additivi aggiunti necessari a mantenere i prodotti a lungo per la grande distribuzione.
          E appunto, basta riattivare i forni e i fornelli domestici per far fallire il mercato dei distributori aziendali.
          In pratica, le tasse su bibite e merendine andrebbero a colpire sì le aziende del settore, ma soprattutto le tasche e quindi coscienze delle mamme che non hanno tempo per sfornare dolcetti per le merendine e preparazione di bibite adatte a ingurgitarle, il divieto di produzione non farebbe però nascere un mercato proibizionista, solo maggiori profitti per le aziende produttrici di farine, uova, burro, zucchero, gocce di cioccolata di karkadè, infusi e macchine per addizionare di anidride carbonica l’acqua domestica…
          Quindi, se l’idea è di rieducare a un’alimentazione sana, il divieto è una strada coerente e percorribile…

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Rossana

            “Quindi, se l’idea è di rieducare a un’alimentazione sana, il divieto è una strada coerente e percorribile…”

            Credo che l’idea sia un’altra: ci sono attività che, a pari di tassazione, incidono molto di più sulla spesa pubblica di altre. Le bevande zuccherate pesano di più sul servizio sanitario nazionale di molte altre.

            • rossana scrive:

              Appunto, quindi vietino le bevande zuccherate, tassarle non riduce la quantità di zucchero nelle bevande…

              • Francesco scrive:

                se costano di più, se ne consumano di meno, quindi un pò di danni alla salute ci saranno

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Vietare vuol dire spendere soldi per la repressione, senza riuscire veramente a interrompere il fenomeno (le bevande gassate te le fai in casa con acqua minerale e sciroppi/polveri, volendo…).

          • Simone B. scrive:

            Però sarebbe bello se vietassero le merendine zuccherate.

            Grazie al fascino del proibito spunterebbero come funghi spacciatori di plum-cake all’angolo tra piazza Tasso e via di Camaldoli.

  2. roberto scrive:

    “Una caratteristica fondamentale delle beverage è che non servono a nulla”

    esattamente come la stragrande magioranza delle cose che ci circondano. non servono a nulla se non a procurare una effimera e soggettiva sensazione di piacere.

    sarebbe più corretto dire “a ME non servono a nulla” (e sono pure d’accordo, bevo una cocacola all’anno e ogni volta mi pento per il sapore dolciastro chimico che lascia in bocca), anzi più che “più corretto”, “più utile”, perché così facendo capisci al volo perché esistono

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “sarebbe più corretto dire “a ME non servono a nulla””

      Capisco quello che dici; però intendo dire che cibi e bevande hanno in genere funzioni nutritive (oltre che di puro gusto), qui abbiamo un enorme settore che non ne ha.

      E il bello è che non ha nemmeno un’utilità psicologica, come possono averle le sostanze stupefacenti 🙂

      • roberto scrive:

        di nuovo: per TE non ha un’utilità psicologica, che invece ha per i milioni di persone che le bevono (sennò perché le berrebbero?)

        poi oddio, magari dissentano (certo, meno dell’acqua, ma se ne bevi due litri la sete ti passa), la cocacola ti fa fare il ruttino dopo un pranzo pesante, assumi calorie….no, sul serio il discorso sull’utilità è proprio sbagliato secondo me (mentre l’analogia con la droga mi sembra più interessante)

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        però ha la caffeina, che ti sveglia, senza farti un caffè, che è più complicato.
        Io ho risolto il problema alla radice: ho le capsule di caffeina da 200 mg.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Sempre in campo bevande zuccherate

    https://ilfattoalimentare.it/fake-news-informati-di-zucchero.html

    Assobibe rappresenta un’industria il cui unico prodotto è sotto forte critica da parte della scienza medica.

    Quindi fa un sito, mascherando un po’ che sono loro a farlo, per confondere le acque e per far sembrare che le cose stiano al contrario di come dice la scienza medica.

    Che è la stessa cosa che fanno i “negatori” (o se preferite gli “scettici”) in campo ambientale, solo che almeno nel caso delle bibite l’interesse a difendere lo status quo è palese – gli “scettici climatici” manco si fanno pagare 🙂

  4. supervice scrive:

    A parte l’uso di zucchero che di sicuro ai denti bene non fa, per esperienza mia, e a detta di tanti dentisti, i denti sono fatti per durare 40 anni, perché la vita media dell’uomo è sempre durata la metà o meno.
    Dal 100o-500 a. C. abbiamo superato i 20-25 anni come aspettativa di vita, i Romani non andavano molto più in là.
    Non siamo fatti per campare 80 anni in nessuna nostra componente, dalle articolazioni, ai denti, alla velocità dei processi mentali, all’usura dei dischi invertebrali, ecc, ecc…
    Prima di ragionarci sopra, vorrei sapere l’età di quei Pompeiani…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Supervice

      “Prima di ragionarci sopra, vorrei sapere l’età di quei Pompeiani…”

      Domanda interessante.

      Ho ricordi vaghi su questi temi: se prendiamo però una comunità qualunque del passato e togliamo la massa di bambini morti prematuri, quelli morti in battaglia, quelli morti di carestia o di parto, e prendiamo una persona che ha superato i primi anni di vita, penso che ci avviciniamo ai biblici settant’anni.

      • paniscus scrive:

        “se prendiamo però una comunità qualunque del passato e togliamo la massa di bambini morti prematuri, quelli morti in battaglia, quelli morti di carestia o di parto, e prendiamo una persona che ha superato i primi anni di vita, penso che ci avviciniamo ai biblici settant’anni.”
        ———-

        A quanto mi risulta, ai primi del 1300, Dante si dichiarava “nel mezzo del cammin di nostra vita” quando aveva circa 35 anni, quindi nel suo contesto l’idea di una vita media di circa 70 anni (per chi riusciva ad arrivare all’età adulta) era acquisito e condiviso. Che poi lui personalmente sia morto a meno di 60, è un altro discorso…

      • supervice scrive:

        L’età mediana di morte nel 1880 era di 48 anni.
        Un benestante poteva arrivare anche a 70 anni, protetto da servi, con cibo in quantità decente. Ma il corpo umano non si è evoluto in un contesto protetto e col cibo in dispensa cucinato dalle servette.
        L’età media delle varie epoche si avvicina a quelle che ho riportato io, non ai vaticini di Dante o agli sproloqui della Bibbia.

        • PinoMamet scrive:

          Mio trisnonno non aveva servi, faceva una vita piuttosto avventurosa (ricercato dalle forze dell’ordine) e non ho idea di cosa mangiasse.

          Ed è sempre morto a 97 anni, un bel signore alto 1,97, con folti baffoni.

      • supervice scrive:

        Nel 1880 in Italia: nella parte d’Europa già industrializzata all’epoca un po’ di più, in tante altre parti del mondo anche parecchio di meno.

    • PinoMamet scrive:

      Mmmm

      credo che su queste cose occorra fare un po’ di distinguo.

      Molte persone fanno già fatica a credere che mio trisnonno fosse morto a 97, e fosse alto 1,97;
      invece era effettivamente alto 1,97 (i metri esistevano anche allora…) ed era effettivamente morto a 97 anni (l’anagrafe idem).

      L’età media è un conto, l’età a cui può giungere un essere umano, in assenza di malattie, carestie, o guerre 😉 , è un altro…

      Gli ottuagenari, ed oltre, esistevano anche nell’antichità, non c’è motivo di dubitarne.

      Però:
      probabilmente è vero che, se la maggioranza della popolazione moriva prima, l’apparato dentale non abbia mai avuto nessun particolare motivo di venir selezionato per durare di più.

      Comunque lessi che per esempio il padre di Toro Seduto scelse di auto-immolarsi in battaglia perché non resisteva più al mal di denti.

      Ma, in questo caso, siamo di fronte a una popolazione che era diventata radicalmente carnivora in poco tempo, passando da una società agricola e semi-stanziale a una nomadica e dipendente dal bisonte con l’arrivo del cavallo: il tipo di alimentazione diverso credo abbia inciso parecchio.

      • PinoMamet scrive:

        Comunque secondo la Bibbia, dopo il Diluvio, l’età ideale massima dell’uomo è fissata a 120 anni.

        L’augurio ebraico, tuttora, è “ad meah ve’esrim” (“fino a centoventi”) ma leggo che il compianto rabbino Toaff precisava “ad meah ke’esrim” (“a cento anni come se fossero venti…”)

        • paniscus scrive:

          “Comunque secondo la Bibbia, dopo il Diluvio, l’età ideale massima dell’uomo è fissata a 120 anni.”
          ———

          Anvedi (come si dice a Roma): i record di longevità umana documentati scientificamente in epoca recente arrivano appena sotto quel limite… e l’unico caso riconosciuto per averlo superato di sicuro, è attualmente contestato. 🙂

          • Moi scrive:

            Eh, Prof. , perché lei dovrebbe collaborare con la collega di religione 😉 … secondo una vocalizzazione NON Masoretica ma che tanti Ebrei prendono per buona, gli Elohim decisero di NON proseguire oltre con gli interventi “barà” nelle “tselàm” degli “adam afar” e delle “hawah afar” che avrebbero garantito loro un’aspettativa di vita un po’più “olàm” !

            😉

          • Moi scrive:

            sì, insomma … non potevano non allontanarli dal Laboratorio “Gan-Eden”, dopo che il Professor Enki li rese fecondi !

            • Moi scrive:

              Confrontare con il “Culto Purificatorio” di Amon Min in Egitto … mediante il quale i Neteru rendevano più longevi i Faraoni Umani !

      • mirkhond scrive:

        Una trentina d’anni fa, nel Cicolano, oggi in provincia di Rieti, e terra d’origine del popolo italico degli Equi (gli Aequicolae da cui Cicolano), furono scavate delle tombe del I secolo a.C., in cui molti individui mostravano mancanza di denti.

  5. Miguel Martinez scrive:

    Vanno benissimo gli OT e i semi-OT di tutti i tipi, ma vorrei sottolineare che quando ho scritto questo post, non pensavo tanto nello specifico alle bevande zuccherate, quanto alla domanda più vasta:

    All’immensa crisi ambientale in corso, come reagiscono quelli che possono farci qualcosa, cioè le imprese? E quindi che futuro ci possiamo aspettare?

    • supervice scrive:

      Il fatto è che negli USA, se ti vuoi comprare della verdura fresca o prodotti non lavorati fuori dalle grandi città devi farti 50-80 km di viaggio in macchina.
      Se sommi tempo, benzina e sbatti-sbatti, visto poi che gli usani amano mangiare merda abbondante e soprattutto affogata in un condimento qualsiasi, è normale che il consumatore sia quello: obeso, coi denti cariati e automunito.
      Le imprese, nella crisi – che ripeto per l’ennesima volta, non è ambientale, è di risorse – non possono farci altro che perdere: diciamo che il green new deal è un’altra nicchia dei nostri tempi.
      Il problema di questa nicchia è che finora è stata finanziata dal debito pubblico.

    • roberto scrive:

      “All’immensa crisi ambientale in corso, come reagiscono quelli che possono farci qualcosa, cioè le imprese? ”

      reagiscono cercando di campare oggi che del doman non v’è certezza.

      In alcuni casi la reazione è come quella dell’AssoBibe (a proposito, tu che ami la coerenza e la logcia, non ti sembra molto coerente e logicamente ineccepibile quello che dice?), in altri cercano di trasformarsi in senso ecoologically correct. ma chiedere alle imprese di “farci qualcosa” è come chiederlo alle singole persone….anzi peggio ancora visto che per loro si tratta appunto di sopravvivenza

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “n alcuni casi la reazione è come quella dell’AssoBibe (a proposito, tu che ami la coerenza e la logcia, non ti sembra molto coerente e logicamente ineccepibile quello che dice?), ”

        Dipende quanto allarghi il contesto in cui inserisci la loro logica.

        Se esci dal testo del comunicato, trovi che:

        1) i soldi che la fiscalità toglierebbe da Assobibe li darebbe a me

        2) un topos della retorica degli Assobibe nel resto del mondo è che le tasse “per scoraggiare” non servono a niente, impoveriscono solo i poveri e il problema rimane; non è conciliabile con il discorso che le tasse porterebbero al calo delle vendite e quindi alla perdita di posti di lavoro.

        • supervice scrive:

          La proposta della Ruocco non la vedo tanto virtuosa: è un po’ come la Tobin Tax (quella originaria).
          Essendo un qualcosa di punitivo, se l’effetto fosse quello voluto gli introiti sarebbero uguali a 0, e quindi non ci potresti finanziare proprio niente.

          • Z. scrive:

            Tanto meglio, avremmo una popolazione più sana. Più posti liberi in ospedale e meno spese mediche.

            Ma non temere, Di Maio si è già rimangiato la proposta.

          • Francesco scrive:

            beh, potrebbe andare che la tassa un pò scoraggia e un pò incassa

            come accade sempre

            l’idiozia è collegare due cose che non c’entrano, secondo la pseudo-logica dei demagoghi

        • roberto scrive:

          “1) i soldi che la fiscalità toglierebbe da Assobibe li darebbe a me”

          assobibe però sostiene un’altra cosa
          “contrazione delle vendite pari al 30%, minori consumi finali per l’11% del valore, 10.000 occupati a rischio nelle imprese che operano a monte (fornitori agricoli e non), nella produzione-imbottigliamento, a valle (commercio). Con conseguente minor gettito Iva (-11%) e minor gettito da tasse da lavoro-reddito (-15%)”

          quindi seguendo il ragionamento di assobibe, se da una parte il fisco si arricchisce, dall’altra si impoverisce con risultato, a loro dire, negativo.

          ora, non so se abbiano ragione o no, ma miguelescamente ti faccio notare la logica formale dell’argomento (tu in casi simili diresti “ineccepibile” 😉 )

  6. mirkhond scrive:

    “Facce da latinos”

    In proposito da notarsi che non sono solo gli italiani a non insegnare la lingua (o il dialetto) avita ai propri figli usanizzati:

    https://youtu.be/06d9RTAqnOs

  7. Z. scrive:

    Una tabella che vi ho trovato con l’aspettativa di vita alla nascita.

    https://en.wikipedia.org/wiki/Life_expectancy#Variation_over_time

    Veh, veh come sono servizievole.

    • Francesco scrive:

      e l’aspettativa di vita per chi ha superato i primissimi anni di vita?

      quella ce l’hai?

      • Z. scrive:

        Tutto io devo fare? Dov’è finita la Milano operosa di una volta?

        PELANDRONE!

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, quella è finita cinquant’anni fa, non ho fatto neanche in tempo a vederla.
          A Milano, quand seri piscinin, lavoraven domà i vegg, adess domà gli immigrati.

      • PinoMamet scrive:

        Trovo utili- quando disponibili- le spiegazioni come questa, che a volte aggiunge: “If a person survived to age 20, they could expect to live around 30 years more. Life expectancy was probably slightly longer for women than men.[18]”

        insomma, sfatiamo il mito “morivano tutti a trent’anni”.

        • supervice scrive:

          Ma sfatiamo anche il mito che prima si campava tanto bene perché si mangiava tanto bene.
          Prima stiantavi a qualsiasi età, e prima della Rivoluzione Industriale per una persona normale arrivare a 60 era l’eccezione, non la regola.

    • Peucezio scrive:

      Z.,
      ma si riferisce a chi arrivava comunque all’età adulta?
      Perché se si fa media con la mortalità infantile, tenendo conto che i bambini che morivano erano la maggior parte, verrebbero valori bassissimi, che non rispecchiano la realtà.

    • Peucezio scrive:

      https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3e/Countries_by_average_life_expectancy_%282015%29.png

      La Cina è messa molto meglio dell’ex URSS.
      Lì è colpa dell’alcol, è chiaro (conseguenze primarie e secondarie: fegato, ecc., ma anche risse, incidenti e via discorrendo).
      Mi sorprende che l’Argentina sia messa peggio del Messico (o uguale, non capisco bene). L’Argentina è sempre in crisi economica, am alla fin fine culturalmente è un paese europeo, invece il Messico uno se l’immagina come un’anarchia assoluta, in cui esci per strada e non sai se torni vivo.

    • Peucezio scrive:

      https://en.wikipedia.org/wiki/File:LifeExpectancyBetweenFemaleAndMales.jpg

      C.V.D.

      In Russia rimasi molto colpito dall’assenza di anziani di sesso maschile: un paese con le vecchie, ma senza vecchi.
      E’ sempre l’alcol: le donne bevono meno.
      Poi aggiungici le guerre, almeno nel corso del XX secolo (Afghanistan compreso).

  8. Moi scrive:

    Lo zucchero non mi piace … con il “sciugarfrì” 😉 quindi faccio poca fatica !

  9. Moi scrive:

    una donna non dovrebbe consumare più di 6 cucchiaini di zucchero al giorno, e un maschio non più di 9

    [cit.]

    ————————-

    … Anche tu fai il “Mangina”, adesso ? 🙁

  10. Moi scrive:

    A proposito di “cibi proteici sosteniBBili” …

    https://www.youtube.com/watch?v=Lv2jZOc9NHo

    Simone Cicalone se magna li bagarozzi ! 😉

  11. Z. scrive:

    Suggerimento ai trumpettini:

    per difendere i dazi contro i prodotti italiani potete dire che faranno bene all’ambiente 😀

    • Francesco scrive:

      ma ammettere che il problema sono i sussidi ad Airbus invece di cambiare discorso?

      e poi preoccuparsi della immane stupidità di chi ha i prodotti buoni e non sa venderli? il Parmesan non potrebbe mai fare concorrenza al Parmigiano, se il Parmigiano arrivasse sul mercato

    • Simone B. scrive:

      Qui nel chiantishire la notizia dei dazi sul vino francese e non su quelli locali ha fatto dormire molti beatamente stanotte.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Simone B.

        Perché, i dazi non dovrebbero colpire il vino italiano?

        Pur avendo degli amici che fanno i vignaiuoli nel Chianti, fa un po’ impressione pensare che il 10% dell’export italiano verso gli Stati Uniti consista in roba pesante come il vino, e che sia pure aumentato del 19% in un solo anno:

        http://www.gazzettinodelchianti.it/articoli/approfondimenti/21229/firenze-e-toscana/vino-esportazioni-chianti-guerra-dazi-usa-trump-coldiretti.php

        Provo una certa solidarietà per i vignaiuoli della California, che mi dicono sia diventati bravissimi.

        • Simone B. scrive:

          Trump e soci hanno deciso di daziare i francesi sul vino ma non sullo champagne ???.

          È la politica del divide et impera.

          Se l’export Chiantigiano aumenta mi fa piacere spero solo che non aumenti troppo altrimenti ci sono due rischi: la monocultura che per ora abbiamo evitato; ed il cambio radicale del sapore del vino e questo invece è già successo qualche anno fa quando andavano di moda i vini cosiddetti Supertuscan. Esistono ancora, piacciono agli americani ma fanno cacare ( quando ci vuole, ci vuole)

          ————-
          Confermo che i vini della California ma anche quelli dell’ Oregon son davvero buoni.

        • Miguel Martinez scrive:

          Vedo che in effetti sembra che i dazi non colpiranno il Chianti 🙂

          Ma la cosa interessante è che i vignaiuoli si lamentano dicendo, https://www.firenzetoday.it/economia/dazi-usa-agricoltura-toscana.html “l’agricoltura toscana rischia l’estinzione”.

          Cioè, in Toscana, i campi rimarranno incolti se a Los Angeles non fanno feste con vino esotico portato attraverso mezzo pianeta da navi e camion.

          Ah, oggi ho comprato pomodori e uva da un contadino toscano che lavora qualche chilometro fuori città, potrebbe essere un’attività alternativa interessante…

        • roberto scrive:

          “Perché, i dazi non dovrebbero colpire il vino italiano?”

          perché gli USA hanno scelto di daziare altre cose (ma può cambiare, in genere fanno appunto a rotazione per bastonare un po’ tutti e creare l’atmosfera del “bastona lui, no lui”)

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi, urgente!

    Poliziotto australiano palesemente moderno-coglione-americanizzato-tatuato, in libera uscita, ammazza a sassate un wombat e si fa l’immancabile video mentre lo fa.

    A chi lo accusa, risponde che ha un po’ di sangue aborigeno, e la legge australiana autorizza gli aborigeni a cacciare con metodi tradizionali.

    Da capire se farsi i video e postarli su Facebook, indossando pantaloncini e scarpe di plastica, faccia anch’esso parte dei diritti tradizionali degli aborigeni:

    https://www.dailymail.co.uk/news/article-7535997/Off-duty-cop-Waylon-Johncock-stoned-wombat-death-South-Australia-did-wrong.html?ito=facebook_share_fbia-top

  13. Miguel Martinez scrive:

    OT

    La bellezza di vivere a San Frediano, mi chiamano a venire in Piazza Tasso, e scopro che un gruppo molto eterogeneo di calcianti Bianchi di Santo Spirito, mamme e bambini, ecotoscanisti https://diversotoscana.blogspot.com/ , gente del mercato contadino oggi ha occupato simbolicamente, per qualche ora, un luogo che appartiene al Comune, chiuso da molti anni per una serie complessa di motivi.

    Misteriosamente, era sparito il lucchetto che chiudeva l’area.

    Poi ho incrociato qualche mamma con i figlioli che c’era rimasta male perché era arrivata troppo tardi 🙂

    • Z. scrive:

      Questi sono davvero contro la moneta unitaria: non sono solo no-Euro, sono anche no-lira!

    • Simone B. scrive:

      Ho aperto la pagina di Diversotoscana.

      Ho letto i nomi dei delegati che andranno alla manifestazione a Roma.

      Ho letto sopratutto un nome e mi sono venuti i brividi.

      Se imbarcano certa gente si autocondannano al ridicolo.

      • Simone B. scrive:

        Aggiungo che sono contento di avere Facebook.

        Mi è bastato vedere i commentatori/sostenitori della loro pagina e di quella del Comitato Libertà Toscana per perdere immediatamente ogni interesse.

        • Z. scrive:

          Ogni volta che entri nel Tomo de’ Ceffi dai il tuo piccolo contributo alla dissoluzione della civiltà.

          Sapévilo, sdrucciolamente sapévilo.

          🙂

  14. mirkhond scrive:

    Sono per il ritorno alla moneta del Granducato di Toscana?

    • Z. scrive:

      Dal link di Miguel (il maiuscolo è nel testo):

      “La ricostruzione economica e sociale, l’effettività dei servizi pubblici universali, la restituzione di dignità ai lavoratori pubblici, la manutenzione dei beni comuni, la conservazione dei beni culturali, la svolta ambientalista, tutto questo può essere realizzato solo da istituzioni locali forti, che si autogovernano, che possano anche stampare, se necessario, proprie MONETE LOCALI COMPLEMENTARI, DI SOLIDARIETA’ E PROSSIMITA’.”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        Sì, mi piace… no euro, no lira!

        🙂

        E poi hanno preso lo 0,81% alle elezioni per il sindaco di Firenze, mica briscole!

        Insomma il mio partito ideale, tanto che ovviamente li ho votati.

        • Miguel Martinez scrive:

          Da pensare anche al contesto del mercato contadino, con il tramonto striato di rosso, dove non c’è nessun cartello con i prezzi, perché è merce clandestina, e dove non sempre si distinguono venditori e clienti.

  15. Moi scrive:

    Cmq la Controversa Vigilia dei Tortellini al Pollo a Bologna ha messo in ombra quella che avrebbe dovuto essere la VERA notizia del giorno del 3 Ottobre 2019 …

    https://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/50-anni-fa-debuttava-l-uomo-tigre-il-wrestler-diventato-un-cult-dell-animazione-giapponese/344938/345521

    … il Cinquantenario dell’ Uomo Tigre !

  16. Miguel Martinez scrive:

    I “negatori” possono tirare un sospiro di sollievo.

    Riassumo: il traffico aereo è in crescita veloce e – per l’Europa – sta per diventare il primo settore di produzione di CO2, senza parlare di inquinamento, cementificazione, ecc.

    Il traffico aereo gode di esenzione dalle tasse sul carburante, a differenza di qualunque automobilista.

    Alcuni Stati europei, dopo aver mandato molti bacini ai manifestanti per il clima, si stanno avviando a introdurre piccole tasse (sui biglietti, non sul carburante).

    Adesso l’Icao, l’ente delle Nazioni Unite che si occupa del trasporto europeo, ha posto una sorta di veto su tale possibilità, stabilendo che l’unico contributo delle linee aeree deve essere tramite l’ “offsetting”.

    Da cui possiamo dedurre che lo scopo ultimo del complotto con cui le Nazioni Unite avrebbero costruito Greta consiste nel non fare assolutamente nulla:

    https://www.transportenvironment.org/press/un-aviation-agency-fails-again-climate

    UN aviation agency fails again on climate

    Exactly a week after half a million climate protesters marched outside its headquarters in Montreal, the UN aviation agency ICAO’s triennial assembly failed to take any significant steps to rein in the sector’s emissions. No progress was made on advancing a long-term emissions reduction target for the sector, almost four years after the Paris agreement introduced a clear demand for rapid cuts to global emissions.

    Eoin BannonOctober 4, 2019 – 21:08

    Interested in this kind of news?

    Receive them directly in your inbox. Delivered once a week.

    Instead ICAO moved to shut down action on airline emissions by its member states and regional blocs, including the EU. States passed a resolution designed to end measures like the inclusion of European flights in the EU’s emissions trading system, as well as ticket and fuel taxes. Green transport NGO Transport & Environment (T&E) said that even as public concern reached record levels, ICAO was still trying to block those states that want more to tackle airline emissions, which have more than doubled in the last 20 years.

    The ICAO resolution [1] calls for Corsia, a carbon offsetting scheme, to be the only ‘market based measure’ covering aviation emissions. It calls for no regional measures to be allowed. But if the EU bows to ICAO and industry pressure to drop EU flights from its ETS and rely on Corsia alone, airline emissions in Europe would soar by 683 million tonnes of CO2 over 10 years, according to independent research. That is equivalent to the overall annual carbon pollution of France and Poland combined.

    Andrew Murphy, aviation manager at T&E, said: “Today’s decision confirms once again that ICAO is no home for climate action. Europe must stay true to its commitments under the Paris agreement and press ahead with planned measures to rein in its aviation emissions, starting with ending the kerosene tax exemption.”

    T&E welcomed the verbal objection expressed by European transport officials after the motion was passed. However, EU officials should have formally ‘filed a reservation’, a simple move which would provide absolute confirmation of the bloc’s right to regulate aviation pollution in Europe through its emissions trading system as well as ticket and fuel taxes.

    Relying solely on the ICAO scheme, known as Corsia, will prevent the EU meeting its commitments under the Paris climate agreement. Corsia allows airlines to buy cheap carbon offsets that pay for emissions reductions elsewhere so they can continue growing theirs. T&E said that the use of carbon offsets, which already have a chequered history, will prevent the global economy from reaching net zero emissions by 2050 at the latest.

    Flying is one of the fastest growing sources of greenhouse gas (GHG) emissions and the most climate-intensive form of transport. Aviation is responsible for an estimated 4.9% of man-made global warming. If international aviation was a country, it would rank as a top-10 emitter globally.

    Note to editors:

    [1] Paragraph 18 of the ICAO resolution passed today states:

    “Determines that the CORSIA is the only global market-based measure applying to CO2 emissions from international aviation so as to avoid a possible patchwork of duplicative State or regional MBMs, thus ensuring that international aviation CO2 emissions should be accounted for only once;”

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    La prima edizione del Capitale di Marx in vendita all’asta a Londra a mezzo milione di sterline 🙂

  18. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “Da cui possiamo dedurre che lo scopo ultimo del complotto con cui le Nazioni Unite avrebbero costruito Greta consiste nel non fare assolutamente nulla”

    Lo capisci adesso?
    L’Occidente vive di simboli. Di parole, di slogan, di tabù linguistici, di proclami.
    Nell’Occidente il divorzio fra la parola e la realtà è avvenuto tanto tempo fa.
    E il Sessantotto (lato sensu) ha completato l’opera: in Italia abbiamo avuto milioni di giovani che a parole volevano applicare il modello URSS, negli anni in cui il capitalismo rompeva ogni residuo argine proprio grazie al loro consumismo, alla loro musica, ai loro blue jeans, ecc. ecc.
    Se in Occidente si dice “nero” è perché si fa “bianco”.

    Poi però c’è l’Asia.
    In Asia non si parla, si agisce.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Poi però c’è l’Asia.
      In Asia non si parla, si agisce.”

      Non lo so.

      Conosco il mondo arabo, che è costruito proprio sulla parola, che sia il Corano, la poesia, la retorica patriottica-militare… però si agisce anche, nel senso che se il Capo ha deciso che la banca centrale deve regalare cinquanta lingotti d’oro a suo cognato, la banca centrale glieli regalerà.

      Quindi, il problema forse è un altro: che in Occidente, i “contratti” di ogni sorta in cui tutti si trovano immersi sono talmente forti da impedire di agire; e quindi resta la retorica di cui parli.

      • Miguel Martinez scrive:

        Questo del “fare” lo conosco bene anche dal Messico.

        Esiste una tremenda, onnipresente retorica; ma quando il Presidente decide che vuole fare una diga, o che qualcuno deve morire, la diga si fa e qualcuno muore.

        In duecento anni, non so se sia mai fatto qualcosa di positivo, però a fare, s’è fatto 🙂

        • mirkhond scrive:

          Miguel

          Il Messico, insieme alla Colombia è uno dei paesi più violenti dell’America Latina.
          Questa violenza, almeno in relaziono al Messico, è già presente nel vicereame della Nuova Spagna, o si sprigiona in seguito ai moti indipendentisti iniziati nel 1810?

          • mirkhond scrive:

            relazione

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Credo che tutte le società di un tempo fossero violente, più che altro perché erano impostate su base familiare (quindi onore, faide, ecc.) e mancavano di un potere pubblico forte che potesse o volesse smantellare il sistema familiare. Ovviamente erano società meno interconnesse di quella moderna, per cui gli incendi tendevano a diffondersi meno e c’erano meno mezzi per farsi guerre in larga scala tra le famiglie (e, dove c’erano i mezzi, allora sì che intervenivano i pubblici poteri, più o meno efficacemente).
            Nei paesi del narcotraffico abbiamo una struttura sociale tradizionale, un pubblico potere debole (le famiglie, grazie ai soldi del narcotraffico, possono competere con il potere delle istituzioni statali) e mezzi e organizzazioni che permettono di fare guerre in grande stile. Dove prima c’era una faida tra qualche decina di persone oggi abbiamo guerre che ne coinvolgono migliaia.

            In casa abbiamo avuto dei piccoli esempi, per dire.

      • Peucezio scrive:

        Io con Asia pensavo più a Russia, Cina e India.
        Insomma, al mondo che ora sta crescendo, mentre noi siamo in decadenza verticale.
        Per tradizione l’Oriente probabilmente è ancora più retorico e meno pragmatico dell’Occidente, però oggi sono diventati molto più spicci e concreti loro di noi: probabilmente la concretezza dei poveri (fino a ieri e in parte a oggi).
        Poi ci sono anche tratti culturali storici: i popoli atlantici (prendi gli spangoli, gli anglosassoni) si nutrono di retorica, di sussiego, di perbenismo. I russi per niente, anzi, hanno spesso un umorismo cinico e realistico.

        Ti ho mai raccontato la storia dei rubli e del pedone?
        E’ un’espressione perfetta del čёrnyj jumor russo.

    • Miguel Martinez scrive:

      Comunque il punto per me è questo:

      1) Greta Thunberg parla davanti alle Nazioni Unite e dice che bisogna agire urgentemente e con forza.

      2) Il “complottista” dice, se l’hanno fatta parlare alle Nazioni Unite, è perché vogliono usare il clima come pretesto per imporre qualcosa di inaudito a tutta l’umanità.

      E’ un’ipotesi ragionevole, la cui veridicità dipende da ciò che effettivamente le Nazioni Unite faranno: se ad esempio ordinano la morte per fame di tutti gli abitanti dell’Africa, oppure dichiarano una guerra di tutto il mondo contro la Cina, i complottisti hanno probabilmente ragione.

      3) Se invece le Nazioni Unite, dopo aver applaudito Greta, decidono di continuare tutto come prima o quasi, vuol dire che il complotto non c’è, o non è quello ipotizzato dai complottisti.

      • Z. scrive:

        Io non ho ancora capito quale sarebbe il complotto ipotizzato, a dire il vero…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Io non ho ancora capito quale sarebbe il complotto ipotizzato, a dire il vero…”

          Infatti, non è facile ricostruirlo in base a indizi tipo:

          “io non me la bevo la bufala che Greta sarebbe solo una bambina preoccupata per il clima… tutti i poteri sono con lei… stanno creando il panico apposta, lo fanno sempre quando vogliono scatenare cose tremende”

          Io sono gentile e provo a dare a cose confuse una forma un po’ più elegante.

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        “la cui veridicità dipende da ciò che effettivamente le Nazioni Unite faranno:”

        Non sono proprio d’accordo su questo assunto.
        Una campagna può servire per cambiare la mentalità, far passare una sensibilità, una visione del mondo, un concetto di società, cambiare il costume, le abitudini…
        Qui lo scopo è tenere sotto ricatto la gente facendola sentire colpevole e quindi ottenendo il pretesto morale per imporle qualunque cosa e per chiederle qualunque rinuncia.
        Il capitale, diversamente da decenni fa, che funzionava garantendo il massimo benessere a tutti, per una serie di motivi funziona sulla precarizzazione, l’impoverimanto di interi ceti, l’erosione della classe media, del risparmio, ecc.
        Quindi la gente s’incazza e viene fuori il populismo, ecc.
        Si comincia dicendo che la democrazia è il contrario di sé stessa, con le acrobazie logiche per cui un largo consenso è una forma di plebiscitarimo e di dittatura (come dire che se nel mio condominio siamo tutti d’accordo nel mettere il custode, non va bene, se siamo d’accordo la metà, sì, anche se dal punto di vista del buon senso è peggio, perché qualunque cosa si decida scontentiamo metà dei condomini); la conclusione è che si chiama democrazia quella in cui il popolo non decide, perché se il popolo decide è una dittatura.
        Solo che la gente a una cosa così controintuitiva non ci crede e rimane un ritornello interno delle élite per autolegittimarsi.
        Ma l’ecologia è tutt’altra cosa, funziona molto meglio: stai dicendo alla gente che se non rinuncia a questo, a quello, a quell’altro gli salta il piane asotto il sedere.
        Ovviamente non ci sono tipi che si riuniscono, sono cose che vengono fuori un po’ da sé e sono anche il risultato di fattori e spinte concomitanti, a volte anche casuali. Ma quando qualcosa è funzionale, comunque sia nato, viene cavalcato.
        Ecco Greta alle Nazioni Unite.
        Poi non c’è solo quello, c’è il fatto che questi cominciano ad essere preoccupati davvero, perché anche il grande capitalista vive sul nostro stesso pianeta, respira la stessa aria, ecc.
        Poi c’è il fatto che l’ecologismo e in generale l’amore per la natura asseconda la misantropia dell’uomo contemporaneo, che vuole vivere in una bolla verde, per non incontrare i suoi simili.
        Insomma, sono fenomeni complessi e plurivoci.

        • mirkhond scrive:

          “c’è il fatto che questi cominciano ad essere preoccupati davvero, perché anche il grande capitalista vive sul nostro stesso pianeta, respira la stessa aria, ecc.”

          E dunque vuol dire che il problema esiste davvero, e non è un’invenzione dei gretini come pensano a destra…..

          • Peucezio scrive:

            Ah, ma su questo non ci piove!
            Poi non so dire quanto davvero il cambiamento climatico dipenda dal fattore antropico e quanto no, ma anche prescindendo da quello, ci sono mille altri problemi serissimi generati dall’inquinamento.

        • Oldboy scrive:

          Vedo che Peucezio ha già risposto alle solite obiezioni, dicendo cose che condivido (quasi) del tutto.

          Lo ringrazio: non mi andava di annoiare me stesso e il prossimo ripetendo per l’ennesima volta gli stessi concetti…

          Troppo spesso ognuno capisce solo quello che vuole capire.
          E soprattutto, come diceva Mark Twain:
          “E’ molto più facile ingannare la gente, piuttosto che convincerla che è stata ingannata”.

          • Oldboy scrive:

            mirkhond

            1) Destra e sinistra non c’entrano nulla.
            Fra l’altro le considero prigioni mentali, quindi secondo me non c’entrano nulla a prescindere…

            2) Quel paragrafo è forse l’unico su cui non sono d’accordo con Peucezio.

            • mirkhond scrive:

              Guarda che le critiche a Greta e a chi la segue, vengono soprattutto da destra.
              Almeno in Italia.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma pure all’estero: Trump, Macron e Putin non sono propriamente di sinistra

              • Oldboy scrive:

                1) “Destra” e “sinistra” sono parole vuote di senso, prigioni mentali funzionali solo a tenere in piedi il teatrino della politica.

                2) Una verità resta una verità, chiunque sia a dirla.

                3) Non credo che lo spirito critico sia prerogativa della cosiddetta “destra”, qualsiasi cosa il termine significhi.
                Anche il marxista Diego Fusaro non ha risparmiato critiche alla giovane attrice scandinava.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Fusaro è più che altro razzista, omofobo e sessista. In genere quando parla di questioni sociali lo fa per semplice benaltrismo.
                Infatti tende a piacere solo a quelli di destra.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Fusaro è più che altro razzista, omofobo e sessista. In genere quando parla di questioni sociali lo fa per semplice benaltrismo.”

                Io Fusaro lo seguo poco.

                Mi sembra che abbia ripreso alcuni temi del grande Costanzo Preve, che aveva comunque studiato con Althusser a Parigi; e li abbia concentrati su un unico scopo: dimostrare che qualunque cosa che fa “la sinistra” sarebbe di destra.

                Questo fa scena, scandalo ed esalta la gente di destra che ha un forte complesso di inferiorità nei confronti della sinistra.

                Nei suoi ragionamenti, ci sono elementi di verità, ovviamente, che però nascondono altro.

                Cito un esempio che onestamente non so se sia di Fusaro, ma potrebbe esserlo: tra i grandi promotori dell’emancipazione femminile negli anni Venti negli Stati Uniti, c’erano le aziende automobilistiche che avevano saturato il mercato maschile e puntavano a vendere la seconda macchina a ogni famiglia.

                Questa verità storica ci dimostra che le donne dovrebbero “stare ai fornelli”?

                No.

              • Miguel Martinez scrive:

                Io ho attribuito a Fusaro il ragionamento “femminismo creatura del capitalismo automobilistico USA”, che ripeto non so se lui l’abbia fatto; ma mettiamo per motivi discorsivi che lo abbia fatto.

                Il ragionamento vince perché la parte avversa intuisce il trucco, si inalbera subito e inizia a inveire, ma non entra nella sostanza del discorso.

                E quindi Fusaro ne esce come quello che ha detto una cosa vera, mentre gli altri sanno soltanto strillare.

              • Miguel Martinez scrive:

                D’altra parte, con i tempi delle “discussioni” di oggi, non è possibile ragionare seriamente sul rapporto tra femminismo e industria automobilistica negli Anni Venti.

                La gente vuole solo sapere, “è vero o no che le donne sono state strappate ai fornelli per far fare soldi alle ditte, e quindi per combattere i padroni bisogna rimandare le donne ai fornelli?”

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Fusaro è più che altro razzista, omofobo e sessista.”

                In effetti oggi occuparsi dei poveri e delle diseguaglianze sociali è politicamente scorretto.

              • Peucezio scrive:

                Oldboy,
                però il fatto che sul tema ecologico ci sia una fortissima polarizzazione proprio legata alla destra e alla sinistra è evidentissimo.
                Poi uno a livello individuale può distinguersi e dire che non mette minimamente insieme le due cose.
                Ma rimane un caso individuale, non unico, ma comunque molto minoritario.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “però il fatto che sul tema ecologico ci sia una fortissima polarizzazione proprio legata alla destra e alla sinistra è evidentissimo.”

                E’ una fortuna, direi 🙂

                1) Quelli di sinistra, che hanno alle spalle i ruderi inquinanti dell’URSS e l’idea che tutti dovrebbero avere accesso ai consumi, diventano ambientalisti perché “quelli di destra sono contro”

                2) Quelli di destra, almeno in Italia, vivono in una bizzarra situazione di complesso di inferiorità, per cui la parola “sinistra” è sinonimo di “buono”: “questi piddini non sono veramente di sinistra, perché tassano gli automobilisti! Questi radicalchic non sono di sinistra perché sono nemici della povera gente!”

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                però devi spiegarmi che cavolo c’entra Macron con Putin e Trump.
                Quindi Macron è di destra e Fusaro è razzista e omofobo.
                Rizzo immagino sia nazi-leghista e La Grassa fascista, razzista e magari anche antisemita (perché no?).
                Quindi i sostenitori dell’establishment alla Macron sono fascisti perché sono per l’establishment.
                Quelli alla Trump e alla Salvini sono fascisti perché sono populisti e non amano l’establishment.
                I cinesi sono fascisti perché hanno uno stato accentrato e autoritario.
                Maduro è fascista per lo stesso motivo.
                Ma anche Guaidó, perché è amico di Trump e Bolsonaro.

                … fai prima a dirmi chi non è fascista.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Io non ho usato la parola “fascista”. Io dico una cosa diversa: Macron, Trump e Putin sono accomunati dal non essere di sinistra (i primi due hanno abbassato le tasse ai ricchi, del terzo non so nulla, ma solo che piace a Salvini e Le Pen, quindi immagino non sia un comunista).
                Rizzo semplicemente non è.
                Poi se qualcuno degli attori da te citati dice che la Dalmazia ci spetta di diritto, che dobbiamo riconquistare l’Etiopia, che si devono sopprimere Cgil, Cisl e Uil e lasciare solo un unico sindacato filopadronale… boh, non saprei: mi fido di quello che dici.

              • Z. scrive:

                Rizzo mi fa molta pena. Un politico che è stato importante, che ha fatto strappi e scelte dolorose, e adesso si è ridotto a una macchietta da studio TV, invitato per ravvivare le serate noiose.

                “Guarda, un comunista, com’è pittoresco!”

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                lo so che non hai detto “fascista”: ironizzavo (amichevolmente, s’intende).

                L’impressione comunque è che tu, Z. e Roberto considerate fuori dal recinto del vostro concetto di rispettabilità politica chiunque non sia organico alla svolta operata dalla sinistra negli anni ’90 nel senso della totale adesione agli interessi del grande capitale a discapito dei ceti deboli.
                Mauricius, però nel tuo caso la cosa mi riesce meno comprensibile, perché poi sei anche critico verso la sinistra di governo apparentemente proprio per questo motivo, quindi non ho ancora capito quale sarebbe un politico che idealmente ti piacerebbe e cosa farebbe.

              • Z. scrive:

                Al di là degli slogan per semplici che curiosamente ripeti spesso, nonostante la tua invidiabile intelligenza e cultura, Rizzo era precisamente un esponente della sinistra italiana degli anni Novanta.

                Ora da molti anni non fa più il politico, ed è diventato una specie di fenomeno di costume, una specie di personaggio TV da carnevale fuori stagione.

                In questo non è il solo, naturalmente, ma nel suo caso mi mette particolare tristezza. Perché al di là delle sue idee, che si possono o meno condividere (e che non mancano di una certa coerenza, ad es. il rifiuto di inserire Berlinguer nel pantheon comunista), è stato un vero politico, che ha preso decisioni coraggiose.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                ma a me della sua persona non frega nulla, né della sua carriera e storia politica.
                M’interessa quello che dice e lo trovo condivisibile.

              • Z. scrive:

                Ma sì, i soliti slogan sulle periferie. Dove nessuno sa chi sia.

                Conosco due persone che l’hanno votato, ed entrambe me l’hanno detto ridendo.

                Ma la società dello spettacolo necessita di gente che faccia colore per gli spettatori, e in qualche modo si deve mangiare.

            • Oldboy scrive:

              Mauricius

              Fusaro è un pensatore molto interessante e fuori dal coro.
              La tua invettiva mi sembra a dir poco superficiale e prevenuta.

              Ma non è lui l’argomento di cui si sta parlando, se non sbaglio.

              • paniscus scrive:

                Fusaro è un pensatore molto interessante e fuori dal coro.
                ———-

                Che sia “interessante” è possibile, che sia “fuori dal coro” è un’opinione discutibile ma legittima… ma che sia un PENSATORE è veramente una parola troppo grossa.

              • Oldboy scrive:

                Capisco la battuta, ma chi svolge la sua professione è – tecnicamente parlando – un pensatore.
                (Viene pagato per elaborare il suo pensiero.)

                Che poi dica cose condivisibili è del tutto opinabile, ovviamente.

                Io ne condivido una buona parte, e mi fa piacere leggere ogni tanto una voce fuori dal coro.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “è un pensatore molto interessante e fuori dal coro”

                Anche i terrapiattisti lo sono. Anzi, sono anche molto più curiosi e originali.

              • Francesco scrive:

                Occasione
                Umilissimo
                Accordo
                con la
                Prof

                Fusaro è palesemente una presa in giro, se non un ologramma che parla per mix causali dei contenuti di assemblee studentesche degli anni ’80

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Insomma, sono fenomeni complessi e plurivoci.”

          Certo.

          Però c’è da chiedersi innanzitutto, la crisi (o imminente catastrofe) ambientale c’è o non c’è?

          Per Oldboy, non c’è, e quindi se si è deciso di lanciare una balla di queste proporzioni, un motivo recondito enorme ci deve essere.

          Per me (e per quasi tutti quelli che si occupano di queste faccende, a livello più serio del mio) la crisi (o imminente catastrofe) ambientale c’è.

          E quindi diventa interessante sapere come ognuno reagisce a questa crisi, come qualcuno la nega, qualcuno la cavalca, tutti si rincorrono per adottare un linguaggio che li mette “dalla parte giusta”…

          Non escludo che potrebbe fare comodo anche per imporre qualche tipo di “austerità”, ovviamente.

          Il problema è che le tracce sono poche: c’è una certa “austerità” nel propagandare la raccolta differenziata dei rifiuti, ci sono forse controlli più rigidi sulle discariche abusive, Macron ha provato a introdurre una piccolissima tassa sulla benzina a scopo esplicitamente ecologico, Renzi ha fatto imporre le buste solo teoricamente compostabili facendole pagare 0,05 euro l’una… ma nessun politico al mondo, che io sappia, ha osato dire che i tagli alla scuola pubblica o alla sanità o simili siano legati alla questione ecologica.

          Poi magari qualche furbo lo farà, ma non è certo per questo che è stato lanciato il panico ambientale.

          • Peucezio scrive:

            Ma implicito.
            E’ chiaro che se collegassero esplicitamente problema ecologico e tagli alla sanità, la gente li piglierebbe a sassate.
            Ma instillare il senso di colpa è tutt’altra cosa ed è molto più efficace.
            Anche perché è un senso di colpa esistenziale: l’idea è che l’homo sapiens è un fattore inquinante, perché è portato naturaliter ad essere homo faber, a modificare l’ambiente rompendone l’equilibrio, quindi la colpa di ognuno di noi è essere nati.
            Non dico sia davvero così, ma il messaggio instillato è implicitamente questo.

            Circa la questione se l’imminente catastrofe sia reale o meno, lasciami dire che è una questione vitale sul piano pratico, ma per me poco interessante, rispetto ai meccanismi che mi propongo di indagare.
            Cioè, sul piano pratico mi riguarda eccome, anche se non sono più giovanissimo, però non ho i mezzi tecnici e scientifici per appurarlo, mentre sul piano dei miei interessi culturali e sociologici ciò che conta è la percezione sociale, i meccanismi ad essa collegati, le implicazioni politiche, culturali, antropologiche, ecc.: io non sono un naturalista, m’interessano solo le cose umane. Della natura si occupi chi è esperto e mi venga a spiegare come funzionano le cose. Se mi dice che siamo sull’orlo della catastrofe ci credo anche, ma non posso farci granché.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “Cioè, sul piano pratico mi riguarda eccome, anche se non sono più giovanissimo, però non ho i mezzi tecnici e scientifici per appurarlo, mentre sul piano dei miei interessi culturali e sociologici ciò che conta è la percezione sociale, i meccanismi ad essa collegati, le implicazioni politiche, culturali, antropologiche, ecc.: io non sono un naturalista, m’interessano solo le cose umane.”

              In questo abbiamo una sensibilità molto simile.

              Ma proprio per questo, io noto che la questione ambientale è anche una straordinaria, unica occasione, perché l’umanità si occupi di una cosa totalmente diversa dalla Seconda Guerra Mondiale, che sfugge a ogni possibile schema dei combattenti di allora.

              • Peucezio scrive:

                Sempre che non trovi il modo di occuparsi della IIGM facendo finta di occuparsi dell’ambiente, perché in fondo chi inquina è un po’ fascista 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Sempre che non trovi il modo di occuparsi della IIGM facendo finta di occuparsi dell’ambiente, perché in fondo chi inquina è un po’ fascista ?”

                C… dei destri che continuano a esaltare l’inquinamento, portando sinistri altrettanto inquinanti dalla parte ambientalista.

              • Peucezio scrive:

                MIguel,

                “C… dei destri che continuano a esaltare l’inquinamento, portando sinistri altrettanto inquinanti dalla parte ambientalista.”

                Questo è verissimo!

    • PinoMamet scrive:

      Che poi Peucè i blue jeans di americano c’hanno solo il nome… e il fatto che gli americani sono convintissimi di averli inventati loro.
      Mentre hanno solo creato alcuni marchi, e inventato i rivetti di metallo che sono sulle cuciture di alcuni modelli.

      Io non li porto comunque quasi mai, perché sono scomodi, semplicemente. Hanno fatto eccezione, nei lunghi secoli della mia esistenza, solo un modello americano e uno italiano, di un marchio che inizialmente commercializzava in modo un po’ più appetibile le roba che smerciava alla Marina Militare (come appunto i jeans, parte dell’uniforme da lavoro), che ho trovato comodi e ragionevolmente morbidi.

      Credo comunque che i jeans (presentati semplicemente come pantaloni di tela di cotone, fustagno di cotone o altre diciture) siano in circolazione in Italia, come tenuta da lavoro, da ben prima che i fighetti americaneggianti sapessero il loro nome inglese…

      • Peucezio scrive:

        Però qui stiamo confondendo cose diverse, temo.

        Una cosa è che abiti da lavoro italiani di un tempo possano essere stati fatti di un materiale e di un colore simile ai jeans.
        Una cosa è che all’incirca dal ’68 c’è stata una rivoluzione nel modo di vestire, che è diventato casual e informale, e i jenas, quelli che conosciamo, con quello specifico taglio, ecc., si sono diffusi enormemente fra i giovani (e oggi fra tutti, perché i giovani di allora adesso hanno 70 anni).
        Gli studenti universitari degli anni ’70 e ’80 non erano portuali genovesi o qualcosa di simile: che motivo avrebbero avuto di indossare un pantalone da lavoro?

        Con ciò, io li porto per pura comodità: per una serie di motivi sono esentato dalla giacca e dalla cravatta, almeno per ora, e quindi porto roba comoda (anche se non riesco a rinunciare a camicie e polo: con la t-shirt mi sembra di essere vestito da casa, non riesco a metterla per andare in giro, tranne nei posti di mare, giusto per andare in spiaggia e poco altro).

    • PinoMamet scrive:

      “L’Occidente vive di simboli.”

      Questo è vero. Ma anche l’Oriente, probabilmente…

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “L’Occidente vive di simboli”

      Siamo esseri umani anche noi, no?

      • Peucezio scrive:

        Ma il problema è quando si vive SOLO di simboli.
        I simboli sono importantissimi, per carità!
        Ma si devono anche fare le cose.
        E se i simboli servono a non fare le cose o a nascondere che si fa l’opposto del simbolo, allora non va bene.
        Come la retorica delle parole politicamente corrette, in una società, come quella americana, che nella sostanza è ancora molto maschilista, razzista, ecc.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Ma il problema è quando si vive SOLO di simboli.
          I simboli sono importantissimi, per carità!
          Ma si devono anche fare le cose.”

          Sì, ma il dubbio è, perché non si possono fare le cose?

          Qui abbiamo un locale che appartiene al Comune, e che dovrebbe servire a tutto il quartiere; è stata anche inaugurata con una cerimonia pre-elettorale.

          Poi è passato un tecnico del Comune, e ha visto che il bagno – in perfette condizioni – ha il soffitto troppo basso di cinque centimetri.

          E quindi il posto è chiuso da due anni.

          Perché

          – esistono regole di sicurezza che vietano di fare microbagni con il soffitto che ti schiaccia, e bisogna pur mettere un numero preciso, altrimenti qualcuno bara;

          – il funzionario pubblico ha il dovere di non chiudere un occhio;

          – il giorno che qualcuno vorrà fare causa per il motivo più strano, il principale colpevole sarà chi non ha seguito le regole.

          – il politico, solo per il fatto di essere stato eletto, non può violare la legge.

          E quindi è molto più facile per il politico passare il proprio tempo a dire che lui è dalla parte delle Donne Vittime di Violenza o è per la Sicurezza delle Cittadine e dei Cittadini, o andare al corteo del 25 aprile; o viceversa fare chiacchiere trasgressive, inveendo contro l’Europa o gli immigrati.

          Perché non è possibile cambiare quasi nulla in un dispositivo tridimensionale di norme comunali, regionali, nazionali, europee o di contratti e trattati e accordi: e non si può cambiare, perché senza la “certezza del diritto” nessuna persona sana di mente fa investimenti.

          Diverso è il discorso del Messico o dell’Egitto (di Cina, non so dire nulla): se sei amico del sultano, e vuoi trasformare la stanzina in una sauna gay a pagamento, il funzionario certifica che è il soffitto è alto dieci centimetri più di quanto richiedano i regolamenti.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            la situazione che descrivi è specificamente italiana e, direi, in questa misura SOLO italiana.
            C’entra con ciò di cui parlo io, perché vi si somma, ma io mi riferisco soprattutto al fatto che l’Occidente vive sulla menzogna, sulla mistificazione e nel contempo – e in questo sta l’analogia con l’Italia – è un po’ paralizzato dai suoi scrupoli democratici, che in realtà, tradotto, significa in sostanza che gli stati sono troppo deboli per contrastare interessi economici forti.

  19. mirkhond scrive:

    L’america di oggi è maschilista?
    A me sembra che le donne statunitensi abbiano un grande potere, tipo mandare in galera un uomo con accuse di molestie sessuali spesso inventate……

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Diciamo che è bisessista (cioè tradizionale): sei una donna quindi sei sempre vittima, incapace di ricoprire una posizione di responsabilità, più adatta a curare la famiglia, ecc.

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      certo, è verissimo, però devi anche immaginarti come sono gli uomini americani (parlo del cozzzalo medio; poi c’è di tutto: io conosco persone squisite): violenti, ubriaconi, rozzi… anche banalmente dai film e da certa terminologia da caserma che vi si sente traspare un disprezzo per la donna che a noi italiani è del tutto ignoto.

  20. mirkhond scrive:

    Però ci sono donne ai vertici del potere economico, politico.
    Hillary Clinton per poco non diventava presidente degli USA.

    • Peucezio scrive:

      Beh, Obama, da mezzo negro, lo è diventato, eppure quanto contano davvero i negri là? Cioè in proporzione quanto conta un negro di un quartiere popolare rispetto a un bianco? Quante probabilità ha di accedere a certi posti o a un certo status?
      Con ciò, le donne ovviamente sono molto meno discriminate, ma tieni conto che nell’America profonda la forza fisica e la brutalità contano ancora, quindi, anche solo per questo, c’è una preponderanza maschile (che non c’è ovviamente nei quartieri alti di New York e di Los Angeles).

      • paniscus scrive:

        “Beh, Obama, da mezzo negro, lo è diventato, eppure quanto contano davvero i negri là?”

        Che c’entra Obama con le storie, le tradizioni e il vissuto sociale dei neri americani?

        • Peucezio scrive:

          Appunto.
          Mettono uno che non c’entra nulla con gli afroamericani storici, mezzo africano e mezzo non mi ricordo cosa, e lo fanno passare per l’esempio del grande riscatto dei negri in America.

    • paniscus scrive:

      E dai, questa è facile… già negli anni cinquanta questa argomentazione era stata già smascherata da Simone de Beauvoir come fallacia logica della “donna alibi”.

      Ovvero, prendere qualche singolo caso rarissimo e realmente eccezionale, per dimostrare che “se ce l’ha fatta lei, allora potrebbero farcela tutte” e che quindi non è vero che esiste discriminazione.

      Più o meno quello che si farebbe adesso prendendo a esempio, che so, Fabiola Gianotti, per dire che le donne hanno la stessa possibilità degli uomini di fare carriere prestigiose nel mondo della ricerca scientifica… eh no, non funziona così, moltissimi complimenti alla Gianotti ma bisognerebbe andare a contare quale è la proporzione nella fascia numerosissima dei ruoli intermedi, e quale è la probabilità di riuscire a passare da un livello all’altro!

      • Peucezio scrive:

        Sì, sono abbastanza d’accordo.

        Poi è vero che oggi, almeno in Occidente (in senso molto lato) effettivamente le donne si sono conquistate tantissimi spazi importanti, però è vero che sono circa la metà degli uomini e sono ancora sottorappresentate nei posti di potere (sia a livello spicciolo che, ancora di più, alto).
        Sarebbe da capire come mai.
        In parte probabilmente la preponderanza maschile del potere un minimo tende a perpetuarsi: se uno gruppo ha il potere, ha ancora in parte il potere di selezionare chi lo deve acquisire.
        Però penso che ormai questo fattore stia diventando sempre meno influente (anche se oggi è ancora operante, ritengo). Ci sono probabilmente anche altre ragioni.
        L’uomo è più individualista e aggressivo e questo in tutti gli ambiti professionali molto competitivi paga.
        E’ anche vero che la donna è più collaborativa, generalmente anche più affidabile e seria, diligente, meno estemporanea, quindi in altri tipi di ambiti, anche di grande responsabilità, c’è una sostanziale parità o addirittura una prevalenza femminile.
        Nell’ambito dell’insegnamento universitario (parliamo quindi di un ruolo non subalterno) per esempio ora come ora c’è una sostanziale parità numerica, che secondo me in prospettiva andrà nel senso di una prevalenza femminile, almeno in ambito umanistico (come succede da decenni nella scuola). D’altronde sono anni che le donne vanno meglio a scuola, proprio perché sono più diligenti e più portate allo studio degli uomini e meno inclini alla devianza sociale.

        Noto però d’altra parte come il luogo comune circa la volubilità e irrazionalità femminile, nato in epoche e contesti che erano tali da indurre nelle donne tali caratteristiche, sia ancora parzialmente vero in contesti geografici e sociali e presso generazioni che sono cresciute condizionate da un ambiente maschilista, con la frustrazione che questo comporta laddove il modello sociale dominante in Occidente era già invece quello dell’emancipazione femminile. Questo in ambito professionale.
        Nell’ambito dei rapporti personali e sentimentali forse è una cosa genetica: la donna temo (ma posso sbagliarmi: magari è culturale anche questo) sia costituzionalmente incapace di giocare a carte scoperte e sia molto più incline dell’uomo al gioco del dire il sì per il no, il no per il sì, ecc. ecc. Che è poi un po’ l’essenza del corteggiamento, che credo sia uno degli istituti sociali meno pratici, più disfunzionali e più inutili che l’umanità nella sua storia plurimillenaria abbia sviluppato.

  21. Z. scrive:

    MOI.

    Ti faccio una proposta: una moratoria sulle commistioni improprie tra Bibbia e alieni.

    Diciamo fino a Natale.

    Hai un governo a cui partecipano tutti quelli che detesti, puoi parlarne male ogni giorno a profusione, poi c’è anche la questione ambientale su cui sbizzarrirsi…

    Basta astronavi bibliche. Per favore.

    Non ti offro niente in cambio se non la mia gratitudine…

    (che poi, vuoi mettere, la mia gratitudine! mica brustulli)

    Per questo accettare sarebbe particolarmente magnanimo da parte tua.

    Deal?

  22. Miguel Martinez scrive:

    Lunedì inizia la Extinction Rebellion, in tutto il mondo ma con epicentro a Londra.

    Dietro ordini del “government” (che non so esattamente cosa significhi), la polizia ha sequestrato le cucine, i bagni pubblici e tutte le altre attrezzature del movimento, qui potete vedere la polizia che abbatte preventivamente le porte del deposito di XR:

    https://twitter.com/i/status/1180474119390928896

    e hanno già fatto nove arresti per “conspiracy to cause a public nuisance and conspiracy to obstruct the highway”:

    https://rebellion.earth/2019/10/05/extinction-rebellion-the-emergency-isnt-going-away-neither-are-we/

  23. Oldboy scrive:

    “E’ chiaro che se collegassero esplicitamente problema ecologico e tagli alla sanità, la gente li piglierebbe a sassate.

    Ma instillare il senso di colpa è tutt’altra cosa ed è molto più efficace.

    Anche perché è un senso di colpa esistenziale: l’idea è che l’homo sapiens è un fattore inquinante, perché è portato naturaliter ad essere homo faber, a modificare l’ambiente rompendone l’equilibrio, quindi la colpa di ognuno di noi è essere nati.
    Non dico sia davvero così, ma il messaggio instillato è implicitamente questo.”

    Il candidato sviluppi e analizzi questa riflessione di Peucezio.
    (Che rischiava di finire nascosta da centinaia di altri commenti meno interessanti.)

    Magari ragionando sulla base del “cui prodest”.

    Gli elaborati contenenti le parole “complotto”, “complottista” e simili saranno cestinati senza pietà alcuna. 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      per Oldboy

      “Il candidato sviluppi e analizzi questa riflessione di Peucezio.”

      Già fatto.

      In genere, la gente non si fa “sensi di colpa” su queste cose, accusa “i ricchi” e finisce lì.

      Il che non è sbagliato, ovviamente; è importante capire che l’azienda che disbosca l’Indonesia è colpevole, come lo è l’azienda che nella zona disboscata ci mette la piantagione che deve fornire biocarburanti per i trasporti aerei, come lo è lo str… che entra in Oltrarno con un SUV che sembra un carrarmato per farsi la movida notturna.

      Ma questo non toglie che siamo tutti – a partire da me – in qualche modo coinvolti, ed è bene che ce ne rendiamo conto. Perché siamo responsabili del fatto di vivere.

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        “In genere, la gente non si fa “sensi di colpa” su queste cose, accusa “i ricchi” e finisce lì.”

        Uhm…
        Sì e no.
        Lo fa meno di quanto dovrebbe secondo me.
        Invece tende a demonizzare gli automobilisti come i nuovi untori.
        E questo cambia profondamente la qualità della vita, perché in un mondo decentrato e non comunitario limitare radicalmente la libertà di movimento autonomo significa limitare la possibilità stessa dell’individuo di interagire con la società e di realizzarsi appieno.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Invece tende a demonizzare gli automobilisti come i nuovi untori.”

          Dividiamo intanto l’umanità tra automuniti e non: gli automuniti ovviamente non demonizzano gli automobilisti per il semplice motivo che sono gli automobilisti.

          Nemmeno io li demonizzo. Prendo semplicemente atto che a causa loro, ogni volta che esco di casa devo stare attento a non farmi ammazzare da centinaia e centinaia di missili dal peso di una tonnellata ciascuna, che monopolizzano qualunque spazio fuori dalla mia porta di casa.

          E questo ancora di più per i bambini, che crescono prigionieri.

          • Miguel Martinez scrive:

            Sempre sulle automobili… premesso che spesso fanno comodo (anche a chi ti chiede passaggi per la Certosa di Pavia e dintorni 🙂 ), il problema delle automobili è semplicemente che sono un problema:

            https://benzinazero.wordpress.com/2019/09/24/incidenti-stradali-in-italia-472-al-giorno-con-9-morti-e-oltre-600-feriti-gravi-molto-peggio-di-criminalita-incidenti-sul-lavoro-femminicidio-e-terrorismo/

            L’automobile resta la principale fonte di morte violenta in Italia, come nel resto del mondo. Secondo i dati Istat, nel 2018 ci sono stati 172.334 incidenti gravi, con 3.325 morti e 242.721 feriti. I morti conteggiati per incidente stradale sono quelli che muoiono entro 30 giorni dall’evento, per cui i morti effettivi sono probabilmente di più.

            Per fare un confronto con altri casi di morte violenta:

            Incidenti stradali: 3.325
            Incidenti sul lavoro: 1.133, alcuni dei quali in itinere, ovvero in auto o altri mezzi andando o tornando dal lavoro (dati Inail)
            Criminalità e violenza privata: 319, compresi femminicidi (periodo di 12 mesi da luglio 2017 ad agosto 2018)
            Femminicidio: 94 donne uccise, di cui 32 per femminicidio vero e proprio (dati della polizia)
            Terrorismo: zero (in Italia non ci sono stati episodi di terrorismo di rilievo nel 2018)

            Principali cause secondo l’Istat:

            Distrazione alla guida
            Mancato rispetto della precedenza
            Velocità troppo elevata (40,8% dei casi)

            • Peucezio scrive:

              Questo è vero ed è un problema grave. Molto grave, direi.
              Ma può essere risolto o grandemente ridimensionato investendo in sistemi di sicurezza (si sta già andando in quella direzione), quelli per cui se ti distrai un attimo e stai per fare un incidente, interviene il computerino collegato a tutti i sensorini e te lo evita prendendo il controllo del mezzo.

              Una cosa a margine: dire che un incidente avviene per velocità troppo elevata non vuol dire nulla, è un esempio di come la statistica, usata in un certo modo, diventi mistificazione.
              E’ chiaro che se si annoverano fra gli incidenti avvenuti a causa della velocità tutti quelli nei quali è coinvolto un mezzo che abbia superato il limite di velocità, il risultato è quello della statistica che hai citato, ma il problema è che la velocità in sé non è quasi mai la causa dell’incidente (lo è se mi metto a correre come un pazzo in una strada piena di curve): la causa quasi sempre è il mancato rispetto della distanza di sicurezza o altri comportamenti pericolosi.
              Per inciso in autostrada credo che in proporzione la quantità di morti in incidenti in cui non siano coinvolti i camion sia risibile e i camion sono i mezzi più lenti.

              Una grandissima parte invece degli incidenti anche mortali che coinvolgono pedoni invece è legata a comportamenti pericolosi e irregolari dei pedoni stessi, che in Italia credono, non solo di essere al di sopra del codice stradale, ma anche delle leggi fisiche. Poi, certo, uno andava a 53 km/h in una strada urbana col limite di 50, un pedone attraversa all’improvviso fuori dalle strisce alla cieca, viene preso in pieno e viene fatto passare per un incidente dovuto alla velocità dell’automobilista.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            ” gli automuniti ovviamente non demonizzano gli automobilisti per il semplice motivo che sono gli automobilisti.”

            Magari fosse così.
            Il moralismo è spessissimo una forma di tafazzismo. Quando non di vera e propria ipocrisia.

      • Peucezio scrive:

        Aggiungo che, diversamente dall’aeroplano, l’automobile non ti cala dal cielo in un contesto completamente diverso dall’altra parte del mondo,
        1) perché è attiva, cioè la guidi, ti muovi nel territorio, acquisisci il senso dello spazio, dei luoghi,
        2) ti consente comunque spostamenti relativamente limitati, cioè ti lega comunque al tuo contesto geografico (sia pure su una scala più ampia rispetto a quella di una comunità di tipo preindustriale, in cui addirittura c’erano identità di vicolo), non ti ci aliena.

        • paniscus scrive:

          “1) perché è attiva, cioè la guidi, ti muovi nel territorio, acquisisci il senso dello spazio, dei luoghi,”
          ————

          Ma per questo vale anche l’esatto contrario.

          Io, da quando ho cominciato a tenere l’automobile ferma il più possibile, e a girare a piedi in tratti di città che prima vedevo solo dalle strade asfaltate e seguendo i percorsi fatti solo per i veicoli a motore… ho acquisito un senso dello spazio, dei luoghi, dell’orientamento e della prospettiva che prima nemmeno mi sognavo.

          L’unica cosa di cui mi rammarico è di aver aspettato così tanto e di non averlo fatto prima.

          • Peucezio scrive:

            Questo è verissimo per le distanze molto piccole.
            Ma non per quelle medie, non copribili a piedi, quelle cioè che, se non usi la macchina, corpiresti coi mezzi, magari con la metropolitana, che ti fa entrare sottoterra e poi sbucare dall’altra parte della città senza avere la più vaga idea della topografia e della struttura urbanistica.

            Va da sé che una cosa non esclude l’altra: io ho sempre girato anche molto a piedi (oggi per esempio con un’amica ho camminato per Milano tutto il pomeriggio), oltre che perché mi piace camminare, anche per la banale ragione che non è che vai in un posto e trovi parcheggio lì sotto (non io almeno, che evito di parcheggiare in divieto, ammenoché proprio non c’è alternativa).

            • Z. scrive:

              Lo sai qual è la soluzione. Inizia per esse e finisce per cooter 😀

              • Peucezio scrive:

                E quando piove, fa freddo, ecc., ecc.?
                E se vuoi andare per esempio a un centinaio di chilometri da casa? In macchina ci metti un’oretta, ma con lo scooter…? Lo puoi fare?

              • Z. scrive:

                Quando piove, impermeabile e scooter.

                Quando fa freddo, tucano o leggings e scooter.

                Quando vuoi andare a cento chilometri da casa non è un mezzo adatto. Ma non ci andrai tutti i giorni. Se già si cominciasse a usare l’automobile qualche volta al mese non sarebbe male 🙂

              • Peucezio scrive:

                E quando farai vecchio? Te la sentirai ancora di andare in giro in scooter?

              • Z. scrive:

                Quando sarò troppo vecchio smetterò. Per ora non lo sono, non lo sei tu e non lo è gran parte della popolazione…

              • Peucezio scrive:

                Vabbè, ma io non sono uno sportivo come te.
                C’è chi ama il “comfort” e non è così avventuroso e temerario.

              • Z. scrive:

                Sei un debosciato, ecco cosa sei!

                😛

              • Peucezio scrive:

                E’ il contrario.

                Sei tu con con le due ruote sei un pericoloso centauro socialmente deviante! 😀
                Io sono un placido piccolo-borghese con la sua rassicurante automobile 😛 😛

    • Z. scrive:

      Ragionando “sulla base del cui prodest” le sinistre in Italia sono arrivate quasi a dare la colpa alla CIA del terremoto in Irpinia. Peucezio è arrivato a dire che i sostenitori del Remain hanno assassinato uno di loro per dare la colpa agli altri.

      Però qui almeno si capisce chi sarebbero (stati) i cospiratori, e quale sarebbe stato il loro obiettivo.

      Nella cospirazione per convincerci del riscaldamento globale, chi siano i cospiratori e quale sia il loro obiettivo non mi è chiarissimo.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Nella cospirazione”

        Le cospirazioni, i complotti esistono, anzi sono la sostanza della politica. Lo sono anche nel Quartiere Uno di Firenze, figuriamoci su scale più grandi…

        Quindi è sempre giusto parlare di complotti.

        Questo non vuol dire che i complotti siano sempre quelli che pensiamo noi; e non vuol dire che non esistano altri fattori nella storia che i complotti; o che esista un unico complotto – questi sono i tre errori fondamentali di quelli che si meritano, giustamente, l’appellativo di “complottisti”.

        • Z. scrive:

          Di solito le cospirazioni non si vedono. Mi viene da dire che, nel momento in cui sono scoperte, cessano di essere tali 🙂

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “Di solito le cospirazioni non si vedono. Mi viene da dire che, nel momento in cui sono scoperte, cessano di essere tali ?”

            Boh, immagina il consigliere di quartiere del PD, del tutto sconosciuto alla direzione del suo partito, che cerca di farsi strada facendosi amico uno del M5S che ha lo stesso problema, per cercare insieme di farsi un po’ di pubblicità sulla questione del parcheggio nella piazza.

            Questa è la matrice di tutti i complotti, solo le dimensioni lo distinguono da quello tra due aziende petrolifere rivali per scatenare una guerra nel mondo arabo.

            • Miguel Martinez scrive:

              ” immagina il consigliere di quartiere del PD”

              lo specifico esempio, mi sembra giusto precisare, è plausibile ma assolutamente inventato.

            • Z. scrive:

              Temo di non aver capito. I due consiglieri – del tutto immaginari – stanno cospirando?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Temo di non aver capito. I due consiglieri – del tutto immaginari – stanno cospirando?”

                Certo. Ognuno di loro racconta una cosa al mondo e un’altra al loro “complice”.

              • Z. scrive:

                Il fatto che due politici di due partiti rivali trovino terreno comune non mi sembra una cospirazione…

                ma forse mi manca qualche tassello, tipo cosa rappresenta per voi la questione del parcheggio nella piazza.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Il fatto che due politici di due partiti rivali trovino terreno comune non mi sembra una cospirazione…”

                E’che alla fine i “complotti” sono più o meno tutti così, credo – come il padrone della ditta “A” per cui facevo da interprete, che ogni volta che si profilava all’orizzonte un appalto internazionale, chiamava il padrone della ditta concorrente “B”, e decidevano chi dei due doveva vincerla quella volta:

                “Chiederete 200.000 euro? Bene, noi chiederemo 201.000 euro, così vincete voi”.

                Ovviamente il rischio era che “B”, saputo che “A” avrebbe chiesto 200.000 euro, avrebbe chiesto 199.000… E sarebbe ricominciata la guerra.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Già dieci arresti a Londra per “suspicion of conspiracy”, con sequestro di pentole, cuscini, gabinetti mobili e altri perché considerati “infrastruttura per commettere un delitto”.

    https://www.theguardian.com/environment/2019/oct/05/london-police-arrest-extinction-rebellion-activists-in-advance-of-environment-protest?CMP=share_btn_tw

  25. Miguel Martinez scrive:

    Un articolo interessante sulla questione Hong Kong…

    Ha il solito difetto di tutti gli articoli “controcorrente”, la prima metà (o anche più) consiste nel dire che “i media guardacaso non fanno mai sentire l’altra campana”, ecc., comunque alla fine ci sono un po’ di precisazione utili:

    http://contropiano.org/interventi/2019/10/06/hong-kong-la-storia-che-non-leggerete-0119347

    Non una parola viene sprecata per ricordare:

    a) che Hong Kong fa parte della Cina stessa dal 1997 dopo essere stata per oltre un secolo colonia inglese in conseguenza delle guerre vinte dalla Gran Bretagna nell’Ottocento in nome della libertà di vendere l’oppio a milioni di tossicodipendenti cinesi;

    b) che la Cina ha rispettato le istituzioni democratiche introdotte a Hong Kong dagli inglesi all’ultimo minuto prima della loro dipartita;

    c) che la maggioranza degli elettori della città sono pro -Cina e che i partiti anticinesi continuano a perdere consensi;

    d) che il trattato riguarda i reati comuni sopra i 7 anni di carcere (omicidi, rapine, stupri, etc.) puniti in entrambi i sistemi;

    e) che la Cina lamenta il fatto che Hong Kong ha firmato solo 20 trattati di estradizione con paesi esteri ed è diventata perciò un ricettacolo della delinquenza cinese e internazionale di ogni risma: dagli assassini di alto bordo ai contrabbandieri, dai politici corrotti ai mega-truffatori finanziari che risiedono sul posto imboscando il loro malloppo (Hong Kong è ancora uno dei massimi paradisi fiscali) – a proposito di quest’ultimo punto, è stato a Hong Kong che, da vicepresidente della commissione antimafia, il sottoscritto ha trovato le tracce, nel 1995, di qualche soldino depositato per conto di Bettino Craxi;

    f) che il vero problema che sta alla base del disagio degli abitanti di Hong Kong è il suo declino come centro finanziario rispetto alla crescita impetuosa della madrepatria e della zona confinante di Shenzhen dopo il 1997 – crescita dovuta allo sviluppo di una vasta industria manifatturiera che sta agli antipodi della finanza semi-criminale di Hong Kong, scavalcata ampiamente, tra l’altro, nella sua componente legale, dalle Borse di Shanghai e di Guangzhou.

    • mirkhond scrive:

      In sostanza dietro le proteste di “mancanza di democrazia” si nasconderebbe una crisi economica?

    • habsburgicus scrive:

      @Miguel e tutti
      a me H.K fa pensare istintivamente alla Polonia del 1830…
      anche allora, mutatis mutandis, i polacchi ottennero (nel 1815) grazie ad Alessandro I innumerevoli privilegi, che invero Nicola I (dal dic 1825) interpretò più restrittivamente ma nei fatti grosso modo mantenne..i polacchi non si accontentarono, vollero di più, ascoltarono le (interessate) sirene occidentali…si ribellarono..e persero tutto !
      anche ad Hong Kong andrà a finire così ! se continuano a dare ascolto a circoli occidentali…che poi li abbandoneranno ! come abbandonarono l’Ungheria nel 1956
      anziché chiedere, e pretendere, gli abitanti di Hong Kong dovrebbero riflettere..e ammettere l’amara verità che Hong Kong possiede tutto ciò che ha (ed è molto ! ogni cinese di Cina se lo sogna !) non tanto per via di trattati (son pezzi di carte, disse Bethmann-Hollweg :D) quanto per la GRAZIA della potentissima e invincibile Cina, non per bontà d’animo ma per mero tornaconto :D….infatti Pechino, al momento, ha maggior interesse a dare un po’ di libertà ad H.K anche per Taiwan ecc..però, se sfidata, potrebbe cambiare idea ! che ad H.K non si illudano e non prendano la ritrosia del PCC a usare sistemi maoisti come debolezza..
      sperano nell’America e nell’Occidente, gli illusi…che volete che possa fare l’America il giorno che il CC del PCC, dopo aver citato le divinità della religione marxista (Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao, cui oggi si aggiunge Xi), esasperato, decidesse una nuova Tiananmen a Kowloon ? NULLA !
      ci pensino ad Hong Kong..siano prudenti
      hanno solo da perdere..e poco da guadagnare
      saranno però saggi ?
      Confucio lo era….ma è ancora di moda ?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Habs

        “a me H.K fa pensare istintivamente alla Polonia del 1830…”

        Parallelo molto interessante! Non ci avevo pensato!

      • Peucezio scrive:

        Sì, infatti ogni volta che sento parlare della situazione da quelle parti, l’unica considerazione che mi viene è: “il giorno in cui i cinesi s’incazzano, finisce la festa e non si vedrà un solo ombrello né un solo maniefstante”.

        Quello che però mi chiedo è a che serva una legge di estradizione interna. Non si possono fare le carceri a Hong Kong? Che cambia?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Quello che però mi chiedo è a che serva una legge di estradizione interna. Non si possono fare le carceri a Hong Kong? Che cambia?”

          Non so come funzioni rispetto alla Cina continentale: le manifestazioni sono cominciate Hong Kong perché un hongonghese (?) è andato con la fidanzata a Taiwan, l’ha ammazzata e ha nascosto i pezzi. Tornato a Hong Kong, è stato arrestato, ha confessato ma non è stato possibile estradarlo. Il governo cinese ha sfruttato il fatto per dire, “è ora di farla finita con l’impunità”.

          • Peucezio scrive:

            Vabbè, ma non se lo possono tenere in carcere i cinesi, anche se ha commesso il reato a Taiwan?
            Quindi il problema riguarda l’estradizione in paesi terzi?
            Io se fossi il governo cinese mi fiderei di più delle carceri cinesi, che saranno un po’ più durette di quelle taiwanesi (Taiwan è pur sempre Occidente).
            Poi, vabbè, non vorranno spendere soldi. Ma per un caso così in un paese che ha la pena di morte uno si aspetta che venga applicata (fare a pezzi la fidanzata non è esattamente come mettere la macchina in divieto di sosta) e questo risolve alla radice il problema della spesa.

            • habsburgicus scrive:

              @Peucezio
              probabilmente, se non capisco male (non ho seguito), è proprio questo il problema
              ovvero, il tipo ha commesso il suo crimine a Taiwan [per Pechino, parte della Cina, dunque non un crimine “all’estero”] poi é tornato a H.K dove, forse, vi è una giustizia leniente
              i cinesi lo vorrebbero per processarlo e metterlo a morte, senza tante storie,in base alle leggi della Cina rossa (non un modello di garantismo :D)
              H.K non glielo dà, allegando problemi con la vecchia legge…donde il cambio di legge imposto da Pechino e strumentalizzato dai manifestanti..le proteste ecc ecc

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “che la Cina lamenta il fatto che Hong Kong ha firmato solo 20 trattati di estradizione…”

      Ma le autonomie sono proprio questo: fai quello che vuoi anche se non mi sta bene. Altrimenti è la tua libertà di fare quello che voglio io 😀

  26. mirkhond scrive:

    “da vicepresidente della commissione antimafia, il sottoscritto”

    ??????????????????

    • Z. scrive:

      L’articolista è Pino Arlacchi, non Miguel 🙂

      https://it.wikipedia.org/wiki/Pino_Arlacchi

      Effettivamente, lo stile non è molto diverso da quello di Miguel. Anch’io, quando ho letto quella riga, ho pensato per un attimo che Miguel parlasse in prima persona: tra tutte le vite che ha vissuto, magari c’era anche quella di funzionario antimafia!

      Arlacchi era una persona davvero importante, negli anni Novanta. Ricoprì cariche di vertice anche alle Nazioni Unite.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *