Di Gioacchino il calzolaio, ho già raccontato qualcosa.
Una volta postai anche una foto del volantino che lui aveva appeso sulla porta della sua bottega, e che gli somigliava davvero:
“tra tasse e costi del cuoio ha perso casa, per molti mesi si è rifugiato dentro la sua minuscola bottega senza acqua corrente (il bagno glielo faceva usare il corniciaio di fronte).
Poi alla fine si è arreso e ha abbandonato Firenze, come hanno fatto tanti altri artigiani.”
Poi è morto anche il corniciaio; e mi dispiace, perché lui voleva sempre parlare con me, e io mi limitavo a salutarlo. Hanno sventrato la sua bottega, e credo che diventerà un altro localino trendy.
A volte, Gioacchino tornava, con la sua grande cagna bianca Tempra, un occhio rosso e uno blu, che occupava mezzo marciapiede.
Parlavamo spesso del suo mestiere e del destino degli artigiani, del saccheggio della città, della cacciata degli abitanti per far posto ai bed&breakfast.
E siccome tante cose che lui diceva riportavano lì, una volta gli regalai Picco per capre, e mi guardò perplesso, poi disse, “nessuno mi ha mai regalato prima un libro!” e sorrise.
Ma veniva preso sempre più dalla disperazione.
In quel momento, ho capito come non si nasca clochard.
Gioacchino aveva lavorato sodo tutta la vita, aveva messo su famiglia, manteneva gli impegni, rifletteva sul mondo…
Alla banca, gli proponevano prestiti, poi si tiravano indietro perché era nullatenente; all’associazione dei commercianti lo guardavano dall’alto in basso; al Comune, gli negavano aiuto perché aveva un lavoro e aveva due sorelle che avrebbero potuto occuparsi di lui. Solo che entrambe erano malate di tumore, e di tumore era morto anche il padre di Gioacchino.
A primavera, una sera, lo incontro, particolarmente sconvolto, mi dice che la sorella di Trieste è appena morta, mi abbraccia e scappa via.
Non l’ho visto più.
Poi l’altro ieri sera, sento un gran trambusto sotto casa.
Due ambulanze, una macchina dei carabinieri, il traffico bloccato.
Vedo che la saracinesca della piccola bottega di Gioacchino è aperta.
Da ora in poi, le mie scarpe vecchie dovranno andare nell’indifferenziato, perché non ci sarà nessuno in grado di aggiustarle;
ma quel locale, senza acqua, senza bagno, non potrà diventare un altro localino trendy.
“ma quel locale, senza acqua, senza bagno, non potrà diventare un altro localino trendy.”
Perché non potrà?
Con una piccola ristrutturazione, l’acqua si può portare nel locale. Se fossi il proprietario, lo farei. Sarebbe un ottimo investimento, il costo dell’allaccio alla rete pubblica e dell’impianto idraulico probabilmente sarebbe ripagato dall’affitto del locale in breve tempo.
San Frediano “Quartier più cul del mondo” .
Quante persone sconosciute sono state tritate per essere riusciti ad ottenere quel premio.
secondo me gli artigiani devono evolversi in artisti che, a differenza dei Fattoni da DAMS, sarebbero persone capaci … vedo in giro tante “installazioni” esteticamnte “lassative”;)
ma cosa gli e’ successo? non dirmi che si e’ sparato????
In realtà sui dettagli non sappiamo niente. Ma in casi del genere viene in mente solo o il gesto volontario o l’overdose (o una via di mezzo tra le due). Non risulta che si drogasse, in senso comunemente inteso… ma non mi stupirei se venisse fuori che prendeva farmaci invasivi, e che possa aver esagerato.
Mi dispiace molto.
Sono molto dispiaciuto.