Fisica o biologia?

La scuola innovativa dedica non poche risorse alla formazione e all’aggiornamento degli insegnanti, in un’ottica decisamente interdisciplinare e inclusiva.

Alle ore 12.08 di oggi, si leggeva ancora:

 

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25 risposte a Fisica o biologia?

  1. Roberto scrive:

    Una cosa mi chiedo: ma il tipo che ha scritto materialmente questa cosa, non ha un correttore automatico?
    Sono fatti apposta per chi scrive velocemente, per chi è distratto, per chi è pigro, per chi scrive sotto l’influsso di sostanze stupefacenti o senza aver dormito abbastanza (insomma per quelli come me)…astrofica sicuramente è sottolineato in rosso e probabilmente pure fica, e pure se sei abbastanza pigro da non rileggerti, insomma buttare un occhio sulle parole sottolineate in rosso non è un gran lavoro

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me il suo correttore automatico è stato “abituato” a riconoscere fica e addirittura astrofica (per esempio “hai visto che astrofica quella bionda?”)

      Forse avrà un secondo lavoro come scrittore erotico, chissà.

      • roberto scrive:

        ok, vedo ora che il mio correttore (word) non corregge né “astrofica” né “fica”. se il secondo è comprensibile, francamente il primo no

        l’iphone invece me li corregge tutti e due

      • PinoMamet scrive:

        Ahhh forse, e sottolineo forse, esiste in italiano “astròfica” (“una poesia astròfica”?) e questo potrebbe spiegare la mancanza di correzione automatica dell’errore.
        L’errore stesso, così ripetuto, rimane invece piuttosto… singolare.

  2. Si riaprono le scuole
    si accende il lampadario…

  3. Ugo Bardi scrive:

    Ah…. mi ci era voluto un attimo per vederlo. Si vede che ho un correttore automatico in testa che funziona al contrario!

    • Peucezio scrive:

      Io invece ho capito che voleva dire “fisica” solo grazie ai commenti. Sarà che faccio fatica ad abbinare la fisica
      1) col “percorso concettuale” (o coi percorsi in genere: in generale faccio fatica ad abbinare qualsiasi cosa che non sia la mia automobile con un percorso: l’associare la conoscenza – o la condizione esistenziale e morale – al movimento è un’altra di quelle amenità della contemporaneità: tutti stanno sempre facendo un percorso, non si capisce verso cosa (e per inciso il cattolicesimo postconciliare nel suo linguaggio e nella sua retorica fa un uso direi bulimico di queste metafore dinamiche);
      2) con la materia. Esiste una fisica dello spirito? Certo, c’è anche l’energia, ma per la fisica è materia sotto un’altra forma (o, per essere più precisi, viceversa): parlare di “fisica della materia” è come parlare di “botanica delle piante”.

      • Z. scrive:

        No, Peucè. E’ un modo per dire che si tratta di fisica delle particelle e non, ad es., di astrofisica 🙂

        E se vuoi qualcosa da associare a un percorso, anche concettuale, pensa a un processo. Quando lo studi, stai davvero seguendo un percorso. Processo civile, penale o amministrativo, sempre percorso è: ha un inizio, uno svolgimento e una fine, e forse per questo le materie processuali, che quasi tutti detestano, sono sempre state le mie preferite.

        Del resto, come disse un giudice di Bari ad un avvocato che a suo giudizio faceva troppe domande oziose: “avvocato, questo si chiama processo, e deve procedere” 🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “col “percorso concettuale” (o coi percorsi in genere: in generale faccio fatica ad abbinare qualsiasi cosa che non sia la mia automobile con un percorso: l’associare la conoscenza – o la condizione esistenziale e morale – al movimento è un’altra di quelle amenità della contemporaneità:”

        🙂

        Vero!

        • Z. scrive:

          Ma l’acquisizione di conoscenza, nonché di condizioni esistenziali e morali, non consiste precisamente in un percorso (di varia durata)?

          Intendo, è davvero qualcosa di così bizzarro?

          • Peucezio scrive:

            Secondo me siamo in un’epoca di bulimia metaforica e astraente.
            Non sarebbe più semplice limitare il linguaggio dello spostamento nello spazio… allo spostamento nello spazio?
            Intendiamoci, possono capitare anche a me metafore di questo tipo, ma cerco di non indulgervi.
            Uno che acquisisce conoscenza, impara: aumenta il suo bagaglio di conoscenze. Mica si sposta. Al massimo si appesantisce, se proprio dobbiamo metaforizzare 🙂 Ha una valigia sempre più piena di cose.
            Se il concetto è che tali conoscenze lo cambiano (il che peraltro non è affatto scontato), perché non dire semplicemente che uno cambia, si trasforma, anziché dire che si sposta?
            Idem per le condizioni esistenziali e morali. Se uno diventa più sicuro di sé, più consapevole, più maturo, o più felice, non è che va da qualche parte, semplicemente muta.
            Peraltro uno può spostarsi per tutta la vita rimanendo uguale a sé stesso, quindi sono proprio due variabili indipendenti.

            Tra l’altro secondo me questo linguaggio metaforico e chi li propone non è innocente. Cerca di veicolare una retorica dello spostamento e del mutamento continuo, per cui tutto ciò che è statico è male e tutto ciò che è vivo e bello è dinamico, mutevole e mobile.

          • Peucezio scrive:

            Per carità, non ce l’ho col linguaggio metaforico e immaginifico in genere, che, anzi, è tipico di forme di linguaggio arcaiche e tradizionali.
            Ma con quello generico, che usa una metafora un po’ astratta o comunque vaga per un milione di aspetti della vita.
            Quello di un tempo era specifico e icastico.

          • Z. scrive:

            Peucè,

            — Secondo me siamo in un’epoca di bulimia metaforica e astraente —

            Qui non hai tutti i torti.

            Però trovo che il termine “percorso” riferito a esperienze e conoscenza non sia né raro né fuori luogo: “percorso universitario”, “curriculum vitae”, “cammino spirituale”. Rende l’idea, insomma 🙂

            • Peucezio scrive:

              Sui primi due d’accordo. L’idea è quella per cui ci sono delle tappe.
              Il terzo è molto comune ormai, ma mi dà di essersi originato in qualche ambiente mezzo esoterico/new age ante litteram e di essersi diffuso in ambito cattolico in tempi relativamente recenti: non so se un teologo dell’Ottocento l’avrebbe detto.
              Comunque sarebbe interessante studiare le prime attestazioni di questi usi, per collocarli storicamente.
              Non so se nel primo ‘900, per dire, si sarebbe detto “percorso universitario” (che comunque userei anch’io, perché davvero – ne convengo – non è un’espressione connotata).
              E’ interessante l’evoluzione del linguaggio nel senso di questo tipo di metafore.

              • Z. scrive:

                Può essere che l’origine della locuzione sia fricchettògena, anzi a naso mi sembra probabile 🙂

              • Peucezio scrive:

                Aggiungo che il concetto di salvezza o dannazione come esito di un cammino, di una strada, è antica. Ma credo si riferisse più all’idea di una direzione (se vado di qua, arrivo a Roma, se vado di là, vado a Milano, e così per il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio) che non di tappe e di progressione.

                Sarebbero cose da studiare comunque: l’evoluzione semantica e concettuale dei termini, delle metafore, ecc.

  4. Moi scrive:

    “A-stròphika” …” senza strofe”, già !

    … Ma vuoi mettere con “Astrofìca” , che fa pensare alla famosa scena del cult movie di fantascienza “retrofuturistica”erotica Barbarella con Ugo Tognazzi e Jane Fonda ?!

    https://www.youtube.com/watch?v=PWp4JDNRVog

    😉 😀 🙂

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